Differenza tra glucosio e glicemia

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA DIFFERENZA LABORATORIO ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI BChe differenza c’è tra glucosio e glicemia? Nonostante la loro radice ‘gluco-‘ (dolce) sia la medesima, i due sostantivi indicano due cose completamente differenti ma comunque correlate tra di loro. Andremo ad analizzare entrambi nello specifico per carpire, e capire, ogni singola informazione ad essi legata.

Quale differenza c’è tra glucosio e glicemia, l’andremo a delucidare partendo dall’etimo dei due termini. Il termine glucosio è un derivato di ‘gluco-‘ addizionato col suffisso ‘-osio’, esso è chiamato anche glicosio o glucoso, e risale all’anno 1869. Il vocabolo glicemia è un composto derivante da ‘glico-‘ e il suffisso ‘-emia’ che risale al 1918.

Il glucosio è lo zucchero più diffuso in natura sia allo stato libero (come nella frutta), sia combinato nei polisaccaridi (come nell’amido) e nei glicosidi. Chimicamente è un aldosio a sei atomi di carbonio con formula CH2OH(CHOH)4CHO; è una molecola chirale di vitale importanza come fonte di energia per il metabolismo cellulare.

Il glucosio, chiamato anche destrosio, quando non è metabolizzato si accumula nel fegato sotto forma di glicogeno, un polisaccaride con molecola a struttura ramificata formata da una serie numerosa di unità di glucosio. È largamente usato nell’industria alimentare, farmaceutica ma anche in terapia e in tintoria. Come possiamo notare, il glucosio ha molteplici usi.

La glicemia, invece, indica il contenuto in glucosio nel sangue e la sua concentrazione è espressa in mg/dl o mmol/l. La regolarità del suo valore è correlata all’assunzione dei pasti, ragion per cui, una sua anormalità viene valutata attraverso l’utilizzo di tre metodiche che prelevano il sangue venoso.

È controllata quasi direttamente dai seguenti tessuti: fegato, pancreas, sistema nervoso, ipofisi, tiroide e reni, ciascuno dei quali svolge una propria funzione per cercare di mantenere un determinato equilibrio glicolico, all’interno dell’organismo ospite. La glicemia deve corrispondere a 5 grammi, superata tale soglia, il corpo va in overdose di zuccheri.

Questa è la reale differenza che c’è tra glucosio e glicemia. Il primo rappresenta la principale fonte di energia per tutti gli organismi viventi. Il secondo indica la concentrazione di glucosio nel sangue e se si presenta alta, con valori uguali o superiori a 126 mg/dl, sono da considerarsi probabili sintomi di diabete, quella patologia causata da un aumento di glucosio nel sangue e legata a una scarsa produzione di insulina da parte del pancreas.

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Diabete mellito gestazionale: cause, diagnosi e trattamento

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA DIABETE GESTAZIONALE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA VERDURA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINO DIGESTIONE STOMACO CALORIE METABOLISMOIl diabete mellito gestazionale è una condizione caratterizzata da valori di glicemia oltre la norma, suggestivi di diagnosi di diabete, che si instaura durante la gravidanza in donne che, prima di essa, non erano diabetiche. L’International diabates and Pregnancy Study Groups raccomanda che il diabete diagnosticato nella prima visita prenatale venga classificato come diabete franco.

Epidemiologia

Il diabete gestazionale si riscontra nel 7% circa delle gravide negli Stati Uniti. La maggior parte delle donne dopo la gravidanza ritorna alla normalità, ma rimane il rischio (dal 30 al 60%) che sviluppino diabete mellito nei successivi 10-20 anni.

Eziologia

La resistenza insulinica è associata alle alterazioni metaboliche caratteristiche delle fasi finali della gravidanza e l’aumentato bisogno di insulina (dovuto ai fabbisogni metabolici del feto) può indurre tolleranza glucidica nella madre e, talora, diabete. Durante la seconda metá della gravidanza l´insulinoresistenza aumenta e con essa i livelli di zuccheri e aminoacidi nel sangue. Questo sembra dovuto ad aumenti dei livelli di cortisolo e progesterone. Gli zuccheri ed amminoacidi vengono utilizzati dal feto per crescere.

Diagnosi

Il controllo glicemico deve essere effettuato dalla donna alla prima visita ginecologica. Una glicemia a digiuno superiore a 92-126 mg/dl pone diagnosi di diabete gestazionale. Se la paziente al primo controllo ha valori glicemici inferiori a 92 mg/dl si esclude tale diagnosi. La paziente dovrà successivamente essere sottoposta tra la 24ª e la 28ª settimana di gestazione a un test di carico orale di glucosio ( 75 g di glucosio per os e controllo della glicemia a tempo 0′, 60′, 120′). Valori di glicemia >92,> 180 >153 mg/dl, rispettivamente, consentono di porre diagnosi di diabete gestazionale.

Trattamento

Nei casi non gravi di diabete mellito gestazionale la terapia è dietetica: prevede la riduzione dell’apporto glucidico. In caso di patologia avanzata o complessa si ricorre, oltre al regime alimentare ipoglucidico, esclusivamente alla somministrazione di insulina data l’impossibilità di utilizzo di ipoglicemizzanti orali.

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Glicemia alta o bassa: valori normali, che patologie indica e come si controlla nei diabetici

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PSICHIATRIA MEDICINA DELLE DIPENDENZE DIRETTORE MEDICINA ONLINE GLICEMIA IPERGLICEMIA IPOGLICEMIA DIABETE INSULINA PANCREAS FEGATO METABOLISMO SANGUE PREDIABETE EMOGLOBINA GLICAIl glucosio è il principale zucchero contenuto nel sangue, origina dal cibo ingerito ed è la principale fonte di energia dell’organismo. Il sangue trasporta il glucosio a Continua a leggere

Proprietà delle mele: un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MELE FRUTTA NATURA VITAMINE BUCCIA (5)Lo ammetto, insieme alla banana, la mela è uno dei miei frutti preferiti. E’ uno degli alimenti più importanti per la nostra alimentazione, basti pensare che la mela è uno dei primi frutti che viene utilizzato nello svezzamento, non solo per la facilità con cui può essere schiacciato per renderlo deglutibile, ma anche per il sapore gradevolmente dolce e aromatico che è fonte di piacevoli sensazioni gustative. Dal punto di vista della nutrizione del bambino questo frutto in particolare e i pomi in genere (mela e pera) uniti con il succo di agrumi, per prevenire l’imbrunimento della polpa, sono un’ottima fonte di nutrimento per l’elevato contenuto di acqua con zuccheri, acidi organici, vitamine, sali minerali e fibra, svolgono un ruolo importante anche nella regolazione della funzione intestinale. Vediamo oggi quali immensi tesori nasconde questo frutto semplice e meraviglioso.

Calorie, fruttosio e diabete

La mela, come tutta la frutta, rappresenta un alimento importante per ogni età. Il contenuto calorico della mela sbucciata è infatti di sole 50 Kcal in 100 g, ed è dovuto prevalentemente a zuccheri semplici (14 g/100 g di cui 8 g di fruttosio).
Gli zuccheri “semplici” diversamente dagli zuccheri “complessi” (amido, glicogeno, ecc.) non richiedono digestione e pertanto vengono assorbiti rapidamente per essere utilizzati a scopo energetico. Gli zuccheri sono importanti per la contrazione muscolare ed in particolare per il funzionamento di altri due tipi di cellule: quelle del cervello e dei globuli rossi del sangue che utilizzano prevalentemente il glucosio per il loro metabolismo. La presenza di fruttosio in quantità significative nei pomi (mela e pera) è di estrema importanza non tanto per il maggior potere dolcificante rispetto al glucosio, quanto per il fatto che il fruttosio non stimola direttamente la produzione di insulina e quindi influisce in modo marginale sulla glicemia. Per questo motivo i pomi possono essere consumati, in quantità adeguate, anche dai diabetici. Recenti studi dimostrano inoltre che una piccola dose di fruttosio, come quella assumibile da una porzione di frutta (150 g), in un pasto a base di cibi ad alto indice glicemico (dolci, pane, riso, pasta, ecc.) tende a ridurre la risposta glicemica poiché favorisce l’utilizzo del glucosio da parte del fegato.
Il glucosio è lo zucchero metabolico per eccellenza, presente nei cereali (nella forma polimerica di amido) e anche negli ortaggi e nella frutta (sia pure in minore quantità). La sua importanza nel metabolismo cellulare è tale che la quantità di glucosio presente nel circolo sanguigno viene mantenuta costante (70-120 mg/100 ml) mediante l’azione di ormoni tra di loro antagonisti: insulina e glucagone, entrambi prodotti dal pancreas. Dopo un pasto ricco di zuccheri si evidenzia una maggiore produzione cerebrale di serotonina che agisce sulla sensazione di benessere e svolge un’azione antidepressiva; questa situazione favorevole all’organismo, soprattutto al nostro umore, è dovuta al coinvolgimento dello zucchero nel trasporto del triptofano (precursore della serotonina) attraverso la barriera ematoencefalica e non si verifica dopo un pasto ricco di proteine.
È questo un buon motivo per mantenere le nostre abitudini alimentari mediterranee che si basano su di un regolare consumo di alimenti di origine vegetale ed in particolare di frutta e ortaggi.

Leggi anche: Mangia più mele e farai un sesso più appagante

Acidi organici e tannini

Interessante risulta essere anche la presenza nella mela di piccole quantità di acidi organici (0,25-0,5 g %): tra questi predomina l’acido malico (90%), mentre l’acido citrico contribuisce solo per il 10% e scarsa è la quantità di acido ascorbico che varia tra 5 e 20 mg % a seconda della varietà di mela. Queste quantità, anche se modeste, rappresentano nell’alimentazione giornaliera un’ottima fonte di micronutrienti (vitamine e sali minerali) soprattutto se la mela viene consumata fresca. Gli acidi organici insieme ai tannini (composti polifenolici) contribuiscono non solo alle proprietà organolettiche della mela, ma anche ai suoi effetti benefici sulla salute dell’uomo. I primi infatti sono importanti per la loro azione regolatrice sull’equilibrio acido-base del sangue e sulla tipologia dei microrganismi che popolano la flora batterica intestinale, mentre i secondi per le proprietà astringenti ed antiossidanti.

Leggi anche: La frutta è meglio sbucciarla o mangiarla intera? Come lavarla per eliminare batteri e pesticidi?

Fibra solubile ed insolubile

La polpa della mela contiene anche fibra, componente non nutriente in quanto non digeribile, ma che svolge un effetto protettivo sul nostro organismo regolando il tempo di transito intestinale del bolo alimentare, l’assorbimento di taluni nutrienti (glucosio, colesterolo, ecc.) e fornendo materiale nutritivo alla flora batterica intestinale. La fibra della frutta è costituita da due frazioni: quella insolubile (cellulosa, emicellulosa e lignina) che trattiene acqua e gas prodotti nell’intestino, aumentando così la massa fecale e velocizzando il transito; quella solubile (pectine), che nella mela è circa il 25% del totale, forma nell’intestino una massa gelatinosa che intrappola il glucosio modulandone l’assorbimento e quindi riducendo il picco glicemico dopo il pasto. Durante il transito nell’intestino la fibra solubile viene metabolizzata dalla flora batterica ottenendo due importanti risultati:
1) la proliferazione di microrganismi “buoni” favorevoli al nostro organismo e perciò detti “probiotici
2) la produzione di acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) che abbassano il pH del colon neutralizzando le fermentazioni putride delle proteine indigerite e forniscono nutrimento per l’epitelio del colon.
La buccia della mela, contrariamente a quanto comunemente affermato, non ha un contenuto in nutrienti così importante da far preferire il consumo del frutto intero. La mela privata della buccia e del torsolo perde poco del valore nutritivo del frutto intero, solo una modesta parte di micronutrienti e di fibra, mentre mantiene il prezioso apporto in carotenoidi (circa 20 g/100 g).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Le mele: un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

Le mele un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

La mela è uno dei primi frutti che viene utilizzato nello svezzamento, non solo per la facilità con cui può essere schiacciato per renderlo deglutibile, ma anche per il sapore gradevolmente dolce e aromatico che è fonte di piacevoli sensazioni gustative. Dal punto di vista della nutrizione del bambino questo frutto in particolare e i pomi in genere (mela e pera) uniti con il succo di agrumi, per prevenire l’imbrunimento della polpa, sono un’ottima fonte di nutrimento per l’elevato contenuto di acqua con zuccheri, acidi organici, vitamine, sali minerali e fibra, svolgono un ruolo importante anche nella regolazione della funzione intestinale.

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Calorie, fruttosio e diabete

La mela, come tutta la frutta, rappresenta un alimento importante per ogni età. Il contenuto calorico della mela sbucciata è infatti di sole 50 Kcal in 100 g, ed è dovuto prevalentemente a zuccheri semplici (14 g/100 g di cui 8 g di fruttosio).
Gli zuccheri “semplici” diversamente dagli zuccheri “complessi” (amido, glicogeno, ecc.) non richiedono digestione e pertanto vengono assorbiti rapidamente per essere utilizzati a scopo energetico. Gli zuccheri sono importanti per la contrazione muscolare ed in particolare per il funzionamento di altri due tipi di cellule: quelle del cervello e dei globuli rossi del sangue che utilizzano prevalentemente il glucosio per il loro metabolismo. La presenza di fruttosio in quantità significative nei pomi (mela e pera) è di estrema importanza non tanto per il maggior potere dolcificante rispetto al glucosio, quanto per il fatto che il fruttosio non stimola direttamente la produzione di insulina e quindi influisce in modo marginale sulla glicemia. Per questo motivo i pomi possono essere consumati, in quantità adeguate, anche dai diabetici. Recenti studi dimostrano inoltre che una piccola dose di fruttosio, come quella assumibile da una porzione di frutta (150 g), in un pasto a base di cibi ad alto indice glicemico (dolci, pane, riso, pasta, ecc.) tende a ridurre la risposta glicemica poiché favorisce l’utilizzo del glucosio da parte del fegato.
Il glucosio è lo zucchero metabolico per eccellenza, presente nei cereali (nella forma polimerica di amido) e anche negli ortaggi e nella frutta (sia pure in minore quantità). La sua importanza nel metabolismo cellulare è tale che la quantità di glucosio presente nel circolo sanguigno viene mantenuta costante (70-120 mg/100 ml) mediante l’azione di ormoni tra di loro antagonisti: insulina e glucagone, entrambi prodotti dal pancreas. Dopo un pasto ricco di zuccheri si evidenzia una maggiore produzione cerebrale di serotonina che agisce sulla sensazione di benessere e svolge un’azione antidepressiva; questa situazione favorevole all’organismo, soprattutto al nostro umore, è dovuta al coinvolgimento dello zucchero nel trasporto del triptofano (precursore della serotonina) attraverso la barriera ematoencefalica e non si verifica dopo un pasto ricco di proteine.
È questo un buon motivo per mantenere le nostre abitudini alimentari mediterranee che si basano su di un regolare consumo di alimenti di origine vegetale ed in particolare di frutta e ortaggi.

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Acidi organici e tannini

Interessante risulta essere anche la presenza nella mela di piccole quantità di acidi organici (0,25-0,5 g %): tra questi predomina l’acido malico (90%), mentre l’acido citrico contribuisce solo per il 10% e scarsa è la quantità di acido ascorbico che varia tra 5 e 20 mg % a seconda della varietà di mela. Queste quantità, anche se modeste, rappresentano nell’alimentazione giornaliera un’ottima fonte di micronutrienti (vitamine e sali minerali) soprattutto se la mela viene consumata fresca. Gli acidi organici insieme ai tannini (composti polifenolici) contribuiscono non solo alle proprietà organolettiche della mela, ma anche ai suoi effetti benefici sulla salute dell’uomo. I primi infatti sono importanti per la loro azione regolatrice sull’equilibrio acido-base del sangue e sulla tipologia dei microrganismi che popolano la flora batterica intestinale, mentre i secondi per le proprietà astringenti ed antiossidanti.

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Fibra solubile ed insolubile

La polpa della mela contiene anche fibra, componente non nutriente in quanto non digeribile, ma che svolge un effetto protettivo sul nostro organismo regolando il tempo di transito intestinale del bolo alimentare, l’assorbimento di taluni nutrienti (glucosio, colesterolo, ecc.) e fornendo materiale nutritivo alla flora batterica intestinale. La fibra della frutta è costituita da due frazioni: quella insolubile (cellulosa, emicellulosa e lignina) che trattiene acqua e gas prodotti nell’intestino, aumentando così la massa fecale e velocizzando il transito; quella solubile (pectine), che nella mela è circa il 25% del totale, forma nell’intestino una massa gelatinosa che intrappola il glucosio modulandone l’assorbimento e quindi riducendo il picco glicemico dopo il pasto. Durante il transito nell’intestino la fibra solubile viene metabolizzata dalla flora batterica ottenendo due importanti risultati:
1) la proliferazione di microrganismi “buoni” favorevoli al nostro organismo e perciò detti “probiotici
2) la produzione di acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) che abbassano il pH del colon neutralizzando le fermentazioni putride delle proteine indigerite e forniscono nutrimento per l’epitelio del colon.
La buccia della mela, contrariamente a quanto comunemente affermato, non ha un contenuto in nutrienti così importante da far preferire il consumo del frutto intero. La mela privata della buccia e del torsolo perde poco del valore nutritivo del frutto intero, solo una modesta parte di micronutrienti e di fibra, mentre mantiene il prezioso apporto in carotenoidi (circa 20 g/100 g).

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