Come misurare la glicemia in modo semplice, rapido e sicuro

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA OBESITA GRASSO DIETA DIMAGRIRE PANCIACos’è un glucometro?

Lo strumento utilizzato per controllare la glicemia si chiama “glucometro” o “reflettometro” (i due Continua a leggere

Quando e quante volte al giorno misurare glicemia?

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA TERAPIA FARMACI STUDIO ANALISI SANGUEE’ importante da subito chiarire che non esiste un numero di misurazioni standard che valga per tutti i pazienti. Salvo diversa indicazione medica, generalmente il paziente diabetico effettua da 1 a Continua a leggere

Differenza tra insulina e glucagone nella regolazione della glicemia

MEDICINA ONLINE PANCREAS ADDOME TUBO DIGERENTE INTESTINO DUODENO DIABETE INSULINA GLUCAGONE SOMATOSTATINA POLIPEPTIDE PANCREATICO GHIANDOLA ENDOCRINA ESOCRINA ANFICRINA DOVE SI TROVA FUNZIONI DESTRA SINISTRAL’insulina è un ormone prodotto dalla porzione endocrina del pancreas, in particolare dalle cellule β delle isole di Langerhans. L’insulina ha la principale funzione di regolare i livelli di glucosio ematico riducendo la glicemia mediante l’attivazione di diversi processi metabolici e cellulari, quando il glucosio nel sangue è Continua a leggere

Glicolisi in biochimica: riassunto, schema, spiegazione semplice

Il glucosio (C6H12O6) è lo zucchero più diffuso nel nostro pianeta e gli esseri viventi sono in grado di metabolizzarlo attraverso la glicolisi (pronuncia corretta: “glicolìsi”), che rappresenta la prima via di Continua a leggere

Dolcificanti: cosa solo e classifica del potere dolcificante

MEDICINA ONLINE CUCINARE DOLCI ZUCCHERO CUCINA RICETTA DIETA LIGHT IMPASTO PASTICCERIA DONNA FORNELLI INGREDIENTI FARCITURA NUTELLA BISCOTTI TORTACosa sono i dolcificanti?

Con “dolcificante” (anche chiamato “edulcorante”) si intende un variegato gruppo di sostanze chimiche naturali o artificiali, capaci di conferire un sapore dolce agli alimenti, alle bevande o ad altre sostanze (farmaci, fitoterapici, integratori alimentari…). Alcuni dolcificanti, grazie al loro potere edulcorante associato però a basso indice glicemico, basse calorie e potere cariogeno nullo, sono spesso usati in Continua a leggere

Intolleranza al lattosio in adulti e bambini: sintomi e test

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOCon “intolleranza al lattosio” o “maldigestione di lattosio” in medicina ci si riferisce ad una condizione caratterizzata da disturbi gastrointestinali che insorgono dopo l’ingestione di alimenti contenenti lo zucchero disaccaride lattosio, generata dalla mancata produzione di Continua a leggere

Differenza tra latte, lattosio e rispettive intolleranze

MEDICINA ONLINE MILK LATTE VACCINO DI CAPRA PASTORIZZATO STERILIZZATO UHT ALTA QUALITA FRESCO LUNGA CONSERVAZIONE MICROFILTRATO INTERO PARZIALMENTE SCREMATO LIPIDI GRASSI COLESTEROLO BAMBINI NEONATI LATTANTI DIETA CALORIELatte

Il latte usato in campo alimentare è il prodotto ottenuto dalla mungitura alcuni di animali e può essere di vari tipi in base all’animale che lo ha prodotto, ad esempio latte di capra, di pecora o di vacca, quest’ultimo chiamato anche latte vaccino, quello più diffuso in Italia, tanto che nel linguaggio parlato con il termine “latte” ci si riferisce espressamente al

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Differenza tra recupero attivo e passivo nello sport: qual è migliore?

MEDICINA ONLINE FITNESS SEXY WOMAN PESI PALESTRA GIRL HP PESO ALTEZZA SPORT GINNASTICA STRETCHING GYM WORKOUT PROTEINE INTEGRATORI AMINOACIDI BCAA GLUTAMINA ALFA LIPOICO CARNITINA TERMOGENICO MUSCOLI MASSA GRASSA CARDIOIl recupero dopo uno sforzo fisico, spesso sottovalutato dai meno esperti, rappresenta invece un elemento importante della programmazione dell’allenamento, esso costituisce infatti il momento in cui avvengono tre componenti essenziali di un allenamento:

  • il superamento della fatica;
  • il ripristino delle capacità di prestazione;
  • la realizzazione degli adattamenti che porteranno a migliorare la prestazione sportiva, ad esempio aumentando la massa muscolare.

Gestire al meglio il recupero può, quindi, fare la differenza tra un allenamento di successo ad uno di scarsi risultati. Durante il recupero si sviluppano un certo numero di processi fisiologici, soprattutto energetici, che permettono al muscolo di restaurare la sua capacità di generare forza. Tali processi, oltre a dipendere dalla tipologia, dalla durata e dall’intensità relativa dell’attività fisica svolta, dipendono anche dal tipo di recupero che si mette in atto, che può essere essenzialmente di due tipi:

  • attivo: in cui l’atleta mantiene un’attività muscolare dinamica, anche se di bassa intensità;
  • passivo: l’atleta non svolge alcun tipo di attività muscolare.

Per comprendere meglio il meccanismo di recupero, è necessario ricordare il processo di eliminazione dell’acido lattico e di resintesi del glicogeno muscolare.

Eliminazione dell’acido lattico

L’esercizio fisico porta ad un aumento della produzione di acido lattico, che nel muscolo si dissocia rapidamente in lattato e H+. Il lattato viene poi eliminato attraverso diversi processi, quali: ossidazione nel muscolo scheletrico, conversione in glucosio e glicogeno a livello epatico, conversione in glicogeno a livello muscolare. L’ossidazione nel muscolo scheletrico è sicuramente il meccanismo più importante di eliminazione del lattato e, per questo motivo, il recupero attivo è in grado di aumentare la velocità di smaltimento del lattato, il recupero attivo, infatti, prevede un’attività muscolare dinamica di bassa intensità, quindi permette di avere una produzione minima di lattato, ma, al tempo stesso, di mantenere una frequenza cardiaca più alta rispetto al recupero passivo, un maggior afflusso sanguigno al muscolo, reclutamento delle fibre lente a carattere prettamente ossidativo e mantenimento di una richiesta energetica extra da parte del muscolo scheletrico. Questi fattori permettono in maniera diversa un miglioramento dei processi di eliminazione del lattato: l’aumento della frequenza cardiaca e del flusso sanguigno muscolare incrementano l’eliminazione del lattato dai tessuti che lo hanno prodotto, il reclutamento delle fibre ossidative con conseguente richiesta energetica proprio da parte di esse, facilita l’ossidazione del lattato a livello muscolare. Con il recupero passivo invece non vi saranno gli effetti appena descritti, per cui una grossa parte del lattato accumulato sarà comunque ossidata a livello muscolare, ma ad una velocità più bassa. L’andamento della lattatemia a seguito di un esercizio massimale cambia se viene eseguito un recupero attivo o passivo.

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Resintesi del glicogeno muscolare

Il glicogeno è la scorta di zuccheri delle cellule. Durante esercizio fisico intenso esso rappresenta la fonte primaria di energia per il muscolo scheletrico. Il glicogeno viene dunque consumato moltissimo durante l’esercizio fisico di alta intensità, e a seguito di esso deve essere risintetizzato. Gli effetti precedentemente descritti riguardo il recupero attivo rallentano la resintesi del glicogeno: le fibre muscolari attive tendono a consumare energia e non a risintetizzare le scorte energetiche, inoltre il lattato degradato per via ossidativa non potrà essere utilizzato per neoglicogenesi. In questo caso il recupero attivo tenderà a rallentare la resintesi del glicogeno, mentre il recupero passivo permetterà una resintesi più rapida. E’ bene precisare che per ottimizzare la resintesi del glicogeno sono fondamentali le quantità e le modalità di assunzione di carboidrati post-esercizio.

Qual è il recupero migliore?

Da quanto detto appare chiaro che:

  • il recupero attivo aumenta la velocità di eliminazione del lattato, ma rallenta la resintesi del glicogeno.
  • il recupero passivo rallenta l’eliminazione del lattato, ma accelera la resintesi del glicogeno.

Questi aspetti devono necessariamente essere presi in considerazione se si vuole ottimizzare il recupero muscolare. Si intuisce facilmente, come spesso accade, che la chiave vincente non sia rappresentata da nessuna delle due opzioni in solitaria, ma dalla giusta combinazione di entrambe in base alle esigenze richieste dall’atleta e dallo specifico periodo di allenamento.

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