La Sindrome del cuore infranto colpisce anche se muore il cane

MEDICINA ONLINE SINDROME DEL CUORE INFRANTO CARDIOMIOPATIA TSKOTSUBO CANE CANI ANIMALI PRESSIONE ARTERIOSA ALTA IPERTENSIONE ARITIMIA CARDIOPATICO GRAVIDANZA FETO DANNI INCINTA ULCERA PEPTICA.jpgFino ad oggi si sapeva che la perdita di un proprio caro poteva provocare la “Sindrome del cuore infranto”, un insieme di sintomi del tutto simili ad un attacco cardiaco. Ma da oggi sappiamo che anche la perdita del proprio animale domestico, può provocare tale sindrome. Lo ha dimostrato il caso di una donna texana descritto dal New England Journal of Medicine. La donna, di 62 anni, si è svegliata una mattina pochi giorni dopo la morte del proprio cane con un forte dolore al petto e altri sintomi che facevano pensare ad un infarto. Una volta arrivata al Texas Medical Center di Houston però gli esami hanno escluso che ci fosse un attacco cardiaco in corso, e i medici hanno formulato una diagnosi di “cardiomiopatia di Takotsubo“, una sindrome talvolta mortale che appunto imita in tutto un infarto e che è scatenata solo nelle donne da eventi drammatici, come la morte del marito o di un figlio.

“A scatenare l’evento è stata la morte del mio Yorksire Terrier, Meha – racconta Joanie Simpson, la paziente, al Washington Post -. Ero inconsolabile, mi ha veramente colpito molto”. L’episodio conferma i risultati di diversi studi secondo cui il rapporto con il proprio animale domestico può diventare in tutto e per tutto simile a quello con un parente stretto. Secondo una ricerca pubblicata da poco su Veterinary Record, ad esempio, chi ha un cane o un gatto malato ha gli stessi segni di stress di chi deve accudire un congiunto. In Italia inoltre da poco è stata riconosciuto ad una lavoratrice il diritto di avere dei giorni di permesso retribuito a causa di un grave problema di salute del proprio cane.

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Differenza tra cardiomiopatia e cardiopatia con esempi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CICLO CARDIACO CUORE FASI DURATA SPIEGO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneCardiopatia e cardiomiopatia sono termini simili, usati spesso come sinonimi, anche se in verità non lo sono affatto.

Con il termine “cardiopatia” (in inglese “cardiopathy”) si intende un generico gruppo di patologie a carico del cuore. Ad esempio sono cardiopatie: le patologie delle valvole (stenosi, insufficienza, prolasso…), gli scompensi, le aritmie (extrasistole, tachicardie…), gli infarti, le sindromi malformative congenite e tutte quelle patologie che possono portare ad una alterazione del fisiologico funzionamento della pompa cardiaca.

Con il termine “cardiomiopatia” (in inglese “cardiomiopathy”) si intende invece uno specifico gruppo di patologie del cuore (cardiopatie) che colpiscono selettivamente il miocardio (cioè la componente muscolare del cuore). Esempi di cardiomiopatie sono: cardiomiopatia dilatativa, restrittiva, ipertrofica e ventricolare destra aritmogena .

Quindi mentre “cardiopatia” indica genericamente una malattia che riguarda il cuore, “cardiomiopatia” si riferisce specificamente alle patologie che riguardano il miocardio, cioè il muscolo cardiaco. Tutte le cardiomiopatie sono cardiopatie, mentre non tutte le cardiopatie sono cardiomiopatie.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Dolore toracico: infarto o altre cause? Quando chiamare il medico

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma RICONOSCERE INFARTO DEL MIOCARDIO Vita Cuore HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaIl dolore toracico è un fastidio od un dolore che colpisce la parte anteriore alta dell’organismo, tra il collo e l’addome inferiore. Molti di coloro che soffrono di male al torace temono un infarto, tuttavia il dolore toracico può avere molte altre cause diverse: alcune di esse non sono pericolose, mentre altre possono essere gravi o addirittura letali. Il dolore può irradiarsi nel torace dal collo, dall’addome e dalla schiena e la causa può essere legata a uno qualsiasi degli organi della zona toracica:

  • cuore,
  • polmoni,
  • esofago,
  • muscoli,
  • costole,
  • tendini,
  • nervi,
  • pelle della zona.

Si tratta di un sintomo piuttosto comune, che tuttavia non deve essere mai essere sottovalutato per non rischiare ritardi nel caso di emergenze mediche; in particolare si consiglia di chiamare immediatamente il 118 nel caso in cui il dolore:

  • si presenti come una forte pressione o sensazione di costrizione,
  • duri più di 15 minuti,
  • si irradi verso braccia, schiena o mascella,
  • sia accompagnato da mancanza di fiato, nausea, sudorazione o tosse con sangue.

Particolare cautela va posta nei soggetti affetti da malattie coronariche o che presentano fattori di rischio cardiovascolari come

  • fumo,
  • obesità,
  • pressione alta,
  • diabete,
  • colesterolo alto.

Cause cardiache

L’infarto è sicuramente la causa più temuta tra quelle in grado di spiegare un dolore al petto; i sintomi in questo caso possono essere in parte variabili da un soggetto all’altro, alcuni addirittura non manifestano alcun sintomo, alcuni solo un po’ di fastidio al braccio, mentre altri possono sviluppare:

  • dolore o disagio in altre zone del parte superiore del corpo, tra cui braccia, spalla sinistra, schiena, collo, mandibola, stomaco,
  • difficoltà di respirazione o fiato corto,
  • sudorazione (eventualmente “sudore freddo”),
  • senso di pienezza, indigestione, o sensazione di soffocamento (descritto a volte come “bruciore di stomaco”),
  • nausea o vomito,
  • stordimento, vertigini, debolezza estrema o ansia,
  • battiti cardiaci accelerati o irregolari.

Un disturbo simile è l’angina, che è il nome di un sintomo e non di una malattia; si tratta di un dolore toracico causato da un’insufficiente afflusso di sangue e ossigeno al cuore. Si presenta in genere come un senso di pressione o costrizione, un dolore acuto caratterizzato da senso di pesantezza, formicolio o indolenzimento al torace, che talvolta si può irradiare verso spalle, braccia, gomiti, polsi, schiena, collo, gola e mandibola. È in genere legata a un disturbo alle coronarie, le arterie che portano il sangue ossigenato che serve al cuore per espletare le sue funzioni, che per qualche ragione si restringono diminuendo l’afflusso. La differenza principale rispetto all’infarto è che il dolore al petto causato dall’angina tende ad essere innescato da attività fisica o da uno stress emotivo e migliora con il riposo entro pochi minuti. I sintomi di un attacco cardiaco, al contrario, tendono a durare più di 15 minuti, si verificano anche a riposo e possono includere sudorazione fredda e vomito. Se c’è già stata una diagnosi in passato di angina l’assunzione dello specifico farmaco è in genere sufficiente ad alleviare i sintomi, eventualmente una seconda dose può essere presa dopo cinque minuti se la prima dose non sia risultata efficace. In caso di persistenza dei sintomi si raccomanda di chiamare il 118.

Tra gli altri disturbi cardiaci legati a un dolore al petto ricordiamo:

  • La dissecazione aortica è una lacerazione della parete dell’aorta, la grande arteria che trasporta il sangue dal cuore al resto dell’organismo: questo disturbo provoca un dolore improvviso e molto intenso nella zona del torace e nella parte alta della schiena. Si tratta di una malattia vascolare particolarmente grave, caratterizzata da un’elevata mortalità in assenza di trattamento chirurgico immediato.
  • La pericardite è un’infiammazione (rigonfiamento) della membrana che circonda il cuore: causa un forte dolore al centro del torace.

Come si fa a distinguere un infarto?

Può essere difficile o addirittura impossibile capire quali siano le cause del dolore al torace in base alla sola visita. I sintomi dell’infarto variano considerevolmente da paziente a paziente, e rendono molto difficile o impossibile capire se il disturbo è causato da un infarto o da qualche altro disturbo. Chi ha avuto un infarto in passato può non rendersi conto che è in corso un altro infarto, perché i sintomi potrebbero essere completamente diversi. Non tutti gli attacchi di cuore iniziano con un improvviso e schiacciante dolore al petto come si vede nei film, molti pazienti addirittura non manifestano alcuna forma di dolore (capita spesso in soggetti anziani, di sesso femminile o diabetici).

  • Gli attacchi cardiaci possono iniziare lentamente, causando solo un lieve fastidio o disagio. In altri casi il dolore è più intenso e improvviso. I sintomi possono anche andare e venire per diverse ore.
  • Le donne manifestano più spesso respiro corto, nausea e vomito, stanchezza (a volte dura per giorni) e dolore a schiena, spalle e mascella.

I sintomi premonitori a cui prestare attenzione sono:

  • Dolore o fastidio al petto. La maggior parte degli infarti causa fastidio nel centro o sul lato sinistroo. Il disagio di solito dura più di pochi minuti, oppure va e viene. Si può avvertire e descrivere come pressione, spremitura, pesantezza o vero e proprio dolore. In alcuni casi sembra il classico bruciore di stomaco o senso di indigestione. La sensazione può essere lieve o grave.
  • Il dolore inizia nella parte superiore del corpo. Si può accusare dolore o fastidio in una o entrambe le braccia, schiena, spalle, collo, mandibola o nella parte superiore dello stomaco (sopra l’ombelico).
  • Fiato corto. In alcuni casi questo è l’unico sintomo, che può verificarsi prima o insieme al dolore/fastidio al petto. Si può verificare sia in condizione di riposo che di attività fisica.

Negli uomini il più comune sintomo attacco cardiaco è il dolore o fastidio toracico, mentre nelle donne è più frequente la manifestazione di alcuni o tutti i sintomi visti in precedenza. Altri segni e sintomi comuni sono:

  • sudore freddo,
  • sensazione di inspiegabile stanchezza, a volte per giorni (soprattutto nelle donne),
  • nausea (sensazione di malessere allo stomaco) e vomito,
  • vertigine improvvisa,

Più segni/sintomi sono presenti, più è probabile un attacco di cuore.

Cause digestive

Sono numerose le patologie legate all’apparato digerente in grado di causare dolore al petto, che spesso viene scambiato per un infarto. Tra le più comuni ricordiamo per esempio:

  • spasmi o restringimento dell’esofago (il tubicino che fa passare gli alimenti dalla bocca allo stomaco),
  • calcoli biliari, che causano un dolore che si aggrava dopo i pasti (soprattutto se ricco di grassi),
  • reflusso gastroesofageo (GERD),
  • ulcera gastrica o gastrite (il bruciore si presenta a stomaco vuoto e tende a migliorare a stomaco pieno).

Concentriamoci in particolare sul reflusso e sul bruciore di stomaco, due disturbi tanto comuni quanto molto spesso scambiati per infarto, tanto che in alcuni casi anche i medici sono costretti a fare ricorso a esami del sangue per escludere con certezza un interessamento cardiaco. Imparare le differenze tra il bruciore di stomaco e i disturbi più gravi può essere questione di vita o di morte, cerchiamo quindi di capire come distinguerli.

Che cos’è il bruciore di stomaco?

Il bruciore di stomaco non è una malattia, ma un sintomo. Tra le caratteristiche del bruciore di stomaco ricordiamo:

  • si presenta soprattutto dopo i pasti oppure quando si sta sdraiati o chinati,
  • la durata è molto variabile,
  • la sensazione di bruciore di stomaco può iniziare nella parte alta dell’addome e irradiarsi verso il collo in caso di reflusso gastroesofageo,
  • gli acidi gastrici che refluiscono nell’esofago possono lasciarvi un gusto acido in bocca, soprattutto se siete sdraiati.

L’esofago è il tubo che collega lo stomaco alla bocca e, normalmente, il passaggio del cibo avviene solo verso il basso; quando la valvola che impedisce la risalita del cibo verso l’alto non funziona correttamente, il contenuto dello stomaco (cibo e acidi gastrici) può risalire verso la bocca e irritare il tubo digerente, causando la comparsa di dolore al petto.

Cause polmonari

Tra i problemi polmonari in grado di provocare il dolore toracico ricordiamo:

  • L’embolia polmonare è il blocco di un’arteria polmonare, il vaso sanguigno che trasporta il sangue dal cuore ai polmoni; l’ostruzione è in genere causata da un coagulo di sangue trasportato da altre parti del corpo e si tratta di una condizione potenzialmente fatale; oltre al dolore (che peggiora con la respirazione), possono comparire
    • mancanza di fiato, improvvisa o che compare gradualmente,
    • tosse, spesso secca, talvolta con presenza di sangue,
    • sensazione di svenimento e/o di vertigini.
  • Lo pneumotorace, ossia un improvviso collasso del polmone causato dalla fuoriuscita dell’aria nello spazio pleurico, è caratterizzato da un dolore improvviso e in grado di durare diverse ore.
  • La pleurite (infiammazione della membrana che circonda il polmone) può provocare un dolore toracico acuto, che in molti casi si aggrava quando si fa un respiro profondo o si tossisce,
  • La polmonite causa un forte dolore toracico che in molti casi si aggrava quando si fa un respiro profondo o si tossisce; è spesso accompagnato da:
    • tosse, spesso produttiva con catarro giallo-verde e/o con sangue,
    • febbre,
    • brividi,
    • mancanza di fiato.

Cause muscolari

Alcune forme di dolore toracico sono legato a infiammazioni muscoloscheletriche, ricordiamo per esempio:

  • la costocondrite, ossia l’infiammazione della cartilagine tra le costole e lo sterno,
  • dolori muscolari più o meno gravi, causati da eventi traumatici (stiramenti, traumi, …) o da patologie sottostanti (ad esempio la fibromialgia),
  • costola rotta/incrinata, in seguito a traumi, cadute,
  • dolori intercostali.

Altre cause

Ricordiamo infine altre possibili cause:

  • attacchi di panico, che spesso si manifestano con un’improvvisa accelerazione del respiro,
  • fuoco di Sant’Antonio, che provoca un dolore acuto e bruciante nella fascia che va dal torace alla schiena e può causare un’eruzione cutanea.

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Quando chiamare il medico

È necessario farsi portare immediatamente al pronto soccorso in caso di un dolore al torace diverso dal solito, soprattutto nel caso di

  • precedenti di infarto,
  • cardiopatia,
  • diabete,
  • sovrappeso,
  • colesterolo alto.

È necessario chiamare l’ambulanza il prima possibile, perché la diagnosi immediata e una terapia tempestiva potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte.

Chiamate il 118 o farsi portare al Pronto Soccorso anche se:

  • all’improvviso avvertite una stretta al petto, un dolore schiacciante o una sensazione di forte pressione al torace.
  • Il dolore si irradia (si diffonde) verso la mascella, il braccio sinistro o tra le scapole.
  • Avete la nausea o le vertigini, iniziate a sudare, avete il cuore che batte forte o avete problemi a respirare.
  • Già sapete di soffrire di angina e il dolore toracico si intensifica, anche dopo attività fisiche leggere, oppure dura più a lungo del solito.
  • I sintomi dell’angina si verificano quando siete a riposo.
  • Avvertite un dolore acuto e improvviso al torace, accompagnato da difficoltà respiratorie, soprattutto dopo un lungo viaggio, dopo un periodo di inattività forzata (ad esempio dopo un intervento chirurgico), in particolar modo se una gamba è gonfia o più gonfia dell’altra. In questo caso potrebbe trattarsi di un embolo.

Se soffrite di bruciore di stomaco e questo

  • sembra peggiore o diverso dal solito,
  • si verifica durante l’attività fisica
  • o è accompagnato da problemi respiratori, sudorazione, capogiro, nausea o dolore che si irradia verso la spalla e il braccio,

andate IMMEDIATAMENTE al pronto soccorso. Questi sintomi potrebbero indicare un infarto.

Diagnosi

Se pensate di essere in una situazione di emergenza, andate immediatamente al pronto soccorso. Il medico vi visiterà e controllerà i parametri vitali (temperatura, battito cardiaco, frequenza respiratoria, pressione). La visita si concentrerà sul torace, sui polmoni e sul cuore. Il medico vi rivolgerà domande di questo genere:

  • Ha male tra le scapole? Ha male sotto lo sterno? Il dolore si sposta? È da un solo lato?
  • Come descriverebbe il dolore (Dolore grave, strappo, dolore acuto, pugnalata, bruciore, compressione, stretta, pressione, dolore schiacciante, dolore persistente, dolore sordo, dolore forte)?
  • Il dolore si è presentato all’improvviso? Compare tutti i giorni alla stessa ora?
  • Il dolore peggiora con il passare del tempo? Quanto dura?
  • Il dolore si irradia verso la spalla, il braccio, il collo, la mascella o la schiena?
  • Il dolore peggiora quando fa un respiro profondo, tossisce, mangia o si china?
  • Il dolore peggiora dopo l’esercizio fisico? Tende a migliorare dopo il riposo? Sparisce completamente o si attenua soltanto?
  • Il dolore migliora dopo aver assunto la nitroglicerina? Migliora dopo aver bevuto del latte, assunto gli antiacidi o aver ruttato?
  • Soffre anche di altri sintomi?

Gli esami da effettuare dipendono dalla causa presunta del dolore. In molti casi, per prima cosa, saranno eseguiti uno o più degli esami seguenti:

  • esame della troponina, per escludere l’infarto,
  • elettrocardiogramma,
  • ecocardiografia,
  • TAC toracica,
  • radiografia toracica.

Cura e terapia

In caso di dolore toracico, indipendentemente dalla causa, è consigliabile rivolgersi al medico prima di ricorrere a qualsiasi rimedio pratico.

Se avete uno strappo muscolare causato da un trauma, dal sovraccarico o dalla tosse, il torace è dolorante al tatto in caso di pressione sulla zona di origine del dolore (per esempio con un dito o con la mano). La cura degli strappi muscolari è molto semplice, e prevede il riposo, l’assunzione di paracetamolo o ibuprofene, la borsa dell’acqua calda o del ghiaccio. Se sapete di avere l’asma o l’angina, seguite le istruzioni del vostro medico e assumete i farmaci con regolarità, per evitare che i disturbi si riacutizzino.

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Differenza tra pacemaker e bypass

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONEIl pacemaker è uno strumento elettronico capace di monitorare il battito del nostro cuore e di erogare un impulso elettrico se rileva una frequenza bassa o molto bassa. In pratica serve per risolvere quei blocchi cardiaci che causano una bradicardia patologica (ritmo cardiaco molto lento, causa di vertigini o svenimenti). Il pacemaker viene inserito attraverso un’incisione sotto la clavicola.

Il bypass aorto-coronarico serve invece a portare il sangue nei territori cardiaci che ne ricevono poco a causa delle ostruzioni coronariche, situazione tipica dell’infarto del miocardio.

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Differenza tra coronarografia e scintigrafia

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONECon “angiografia” si intende una tecnica di diagnostica per immagini e radiologia interventistica che permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico. Le tecniche angiografiche comprendono la radiografia (specificamente nella tecnica dell’angiografia sottrattiva, o DSA da Digital Subtraction Angiography), la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, l’ecografia. Un tipo particolare di angiografia è la coronarografia (o angiografia coronarica) che permette di indagare le coronarie.

La scintigrafia miocardica è una metodica diagnostica incruenta che consente di valutare la perfusione del muscolo cardiaco e, in alcuni casi, la sua funzione. Ne esistono diversi tipi, ma tutti sono caratterizzati sostanzialmente dalla necessità di iniettare una sostanza particolare, il cosiddetto tracciante radioattivo, e dalla misurazione di come questo sia captato dal cuore. Nella maggior parte dei casi è necessario eseguirla sia a riposo che dopo sforzo. La quantità di sostanza radioattiva iniettata è modesta e quindi non pericolosa. In ogni caso il minimo rischio è giustificato dalle importanti informazioni che possono essere ottenute con questo esame. Intendiamoci, a differenza dell’ECG da sforzo, si tratta di un esame costoso, sia per la strumentazione utilizzata e sia per il costo del tracciante. Per pinta è necessaria la presenza di più figure professionali: il medico specialista in medicina nucleare, il cardiologo, l’infermiere e il tecnico di radiologia. L’uso di traccianti radioattivi impone, peraltro, alcuni obblighi nella costruzione dei locali e nello smaltimento dei rifiuti che incidono sui costi.

COME SI ESEGUE? Nella modalità più comune al paziente viene fatto compiere uno sforzo pedalando su una bicicletta. Al picco dello sforzo si inietta il tracciante radioattivo che verrà catturato bene nelle regioni ben irrorate del cuore e meno bene nelle regioni mal irrorate. Nelle regioni in cui c’è stato un infarto il tracciante non verrà catturato per nulla. Dopo un certo periodo di tempo (in genere quattro ore), e mentre il paziente è a riposo, si esegue una seconda misurazione della captazione del tracciante da parte del cuore. Se esistono differenze tra le due misurazioni si può diagnosticare una ischemia da sforzo che apparirà come una zona che non cattura il tracciante dopo lo sforzo mentre lo cattura in condizioni di riposo.

Alcuni pazienti non sono in grado di compiere uno sforzo? Ebbene, in essi, anziché sfruttare l’attività fisica per identificare la presenza della malattia coronaria, si può infondere prima dell’esame un farmaco che fa lavorare il cuore come se fosse sottoposto ad uno sforzo o che modifica le modalità di perfusione del cuore. In questo modo è possibile eseguire l’esame anche se il paziente non è in grado per qualunque motivo di pedalare. La captazione del tracciante si misura con uno strumento definito “gamma camera”. Si tratta in sostanza di un cilindro che viene avvicinato al torace e che raccoglie i fotoni emessi dalla sostanza iniettata nel paziente e “catturata dal cuore”. Il confronto tra le immagini acquisite al picco del test e quelle acquisite in condizioni di riposo consente di evidenziare 3 situazioni diverse: assenza di difetti di captazione (ciò che equivale alla certificazione di uno stato di normalità); difetto di captazione nella fase di sforzo che scompare o si attenua a riposo (cioè un’ischemia); difetto di captazione dopo test provocativo che non si modifica a riposo (cioè necrosi).

I segmenti ipoperfusi ma vitali (espressione di cellule sofferenti che lavorano con difficoltà e che potrebbero giovarsi di una rivascolarizzazione) possono essere individuati con un’ulteriore dose di tracciante a riposo (reiniezione) o un’acquisizione più tardiva (a 24 ore). Con l’aiuto di computers riusciamo anche a calcolare con buona approssimazione se il territorio ipoperfuso è dipendente da un ramo coronarico o da un altro. Se la scintigrafia miocardica da sforzo sarà positiva, cioè con difetti di perfusione reversibili, a quel punto sarà indicata la coronarografia che potrà con precisione informarci sulla sede precisa della stenosi e sulla sua entità. E’ solo così che potrà essere valutata con precisione la situazione coronarica e quindi potranno essere presi i provvedimenti necessari per risolvere la situazione. Questo molto spesso è oggi possibile con la cardiologia interventistica (angioplastica e stent) che in tanti casi può evitare l’intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica (by-pass).

MOLTI SINONIMI. Scintigrafia perfusionale, angiocardioscintigrafia al primo passaggio o all’equilibrio, scintigrafia miocardica con tallio o con tc-99msestamibi, scintigrafia a riposo e/o dopo sforzo, scintigrafia dopo stress farmacologico. Si tratta di nomi che esprimono diverse forme di scintigrafia tutte accumunate dalle caratteristiche che abbiamo appena descritto ma che si differenziano per il tipo di tracciante utilizzato e/o per la metodologia con cui si raccolgono i rilevamenti o per il modo con cui viene “stressato” il cuore del paziente. È il medico a scegliere l’esame più opportuno per dare risposta al quesito clinico che il paziente gli pone.

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Differenza tra cuore e miocardio

MEDICINA ONLINE CUORE SANGUE CIRCOLAZIONE ATRIO VENTRICOLO SINISTRA DESTRA DIFFERENZA HEART HUMAN VALVOLE CARDIACHE AORTA VASI VENE ARTERIECon “cuore” si intende l’organo muscolare cavo a forma di tronco di cono che costituisce il centro propulsore del sangue all’interno dell’apparato circolatorio, posto al centro della cavità toracica, precisamente nel mediastino anteriore fra i due polmoni, dietro lo sterno e le cartilagini costali, che lo proteggono come uno scudo, davanti alla colonna vertebrale, da cui è separato dall’esofago e dall’aorta, e appoggiato sul diaframma, che lo separa dai visceri sottostanti. Il cuore è rivestito da una membrana, il pericardio, ed è formato da un particolare tessuto chiamato miocardio.

MEDICINA ONLINE PERICARDIO STRATO SIEROSO FIBROSO FOGLIETTO VISCERALE EPICARDIO E PARIETALE VANO PERICARDICO SACCO PERICARDICO LIQUIDO LIQUOR PERICARDICO STRATI DEL CUORE.

Con “miocardio” si intende il potente muscolo cardiaco, che forma il cuore e permette la sua azione propulsiva. È composto per il 70% da fibre muscolari, mentre il restante 30% è costituito principalmente da tessuto connettivo e da vasi. Il miocardio è un ibrido dei due tessuti muscolari presenti nel corpo umano; riconosciamo, infatti, caratteristiche appartenenti al tessuto muscolare scheletrico (tessuto muscolare striato) e altre caratteristiche del tessuto muscolare liscio. Fondendo insieme caratteristiche di entrambi i tessuti, il cuore può raggiungere le migliori prestazioni per quanto riguarda la sua funzione di pompa, cioè possiede capacità di contrazione rapida e potente, pur rimanendo resistente e performante sul “lungo periodo”. Il miocardio è lo strato più spesso della parete cardiaca ed è composto dal cosiddetto “miocardio di lavoro”, cioè la parte pulsante, e dal “miocardio di conduzione”, ovvero la parte trasmittente l’impulso. La struttura del miocardio è rivestita internamente da endotelio chiamato endocardio mentre, per la parte esterna, da una membrana sierosa detta pericardio.

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Differenza tra cateterismo cardiaco e coronarografia

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONEIl cateterismo cardiaco è uno dei test invasivi utilizzati in cardiologia, per lo studio del cuore e del suo funzionamento, utile soprattutto nella diagnosi e lo studio di varie patologie, come:

  • difetto settale interventricolare;
  • tetralogia di Fallot;
  • stenosi mitralica;
  • stenosi aortica;
  • shunt;
  • insufficienza valvolare.

Attraverso l’impiego di un catetere, flessibile e di varie forme, si raggiunge il cuore attraverso i vasi, arterie e vene, per poter osservare e studiare al meglio le cavità cardiache e i grandi vasi presenti. In realtà il cateterismo isolato del ventricolo destro è ormai relegato a pochissime situazioni, mentre lo studio del ventricolo sinistro è associato allo studio delle arterie coronarie. A seconda della tecnica scelta, brachiale o percutanea, viene introdotto il catetere venoso nel vaso prescelto e, sotto controllo radioscopico, viene sospinto in atrio destro dove verrà prelevato un campione di sangue per misurare la saturazione d’ossigeno. Successivamente, con manovre specifiche, il catetere avanzerà attraverso il ventricolo destro sin all’arteria polmonare e da qui sino all’incuneamento dello stesso, in tal modo si potrà misurare la pressione di incuneamento capillare polmonare, che è un valore indiretto della pressione atriale sinistra, difficilmente valutabile con altre tecniche. Verranno prelevati diversi campioni di sangue per controllare l’ossigenazione, così da individuare eventuali anomalie in genere legate alla presenza di shunt.

La coronarografia (o angiografia coronarica) è un tipo particolare di angiografia che permette di indagare le coronarie, tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico.

Semplificando: la coronarografia permette di studiare le coronarie (i principali vasi del muscolo cardiaco), mentre il cateterismo cardiaco permette invece lo studio delle cavità cardiache (atri e ventricoli).

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Differenza tra pacemaker e defibrillatore ICD

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Qual’è la differenza tra un pacemaker e un defibrillatore?

Il pacemaker è uno strumento elettronico capace di monitorare il battito del nostro cuore e di erogare un impulso elettrico se rileva una frequenza bassa o molto bassa. In pratica serve per risolvere quei blocchi cardiaci che causano una bradicardia patologica (ritmo cardiaco molto lento, causa di vertigini o svenimenti).

Il defibrillatore ICD, oltre ad essere un pacemaker a tutti gli effetti, e quindi con la capacità di regolare i ritmi lenti del cuore, può riconoscere una aritmia cardiaca a ritmi elevati ed iniziare una terapia elettrica per risolverla prima che diventi pericolosa per il paziente.
La modalità ATP (Anti Tachi Pacing) spesso riesce a risolvere la tachicardia ventricolare senza che il paziente lo avverta. Nei casi di aritmia ventricolare più pericolosi, il defibrillatore eroga uno shock (una scarica elettrica) che azzera l’attività del cuore e consente il ripristino del ritmo naturale. In questo caso il paziente avverte un colpo, una scossa più o meno forte al centro del petto o una sensazione simile.

Semplificando: il pacemaker ripristina un ritmo cardiaco normale quando esso è troppo lento, il defibrillatore lo ripristina quando è troppo lento e quando è molto alterato (come nel caso di tachicardia ventricolare, cioè arresto cardiaco potenzialmente mortale).

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