Dave Wottle: quel cappello bianco e l’importanza di non mollare mai

MEDICINA ONLINE Dave Wottle 800 metri mt finals XX Munich Olympic Game Olympics NEVER GIVE UP ATLETA OLIMPIADI CORSA 800 METRI PIANI FINALI GARA VITTORIA SPORT LEGGERA STORIA TATTICA.jpgDavid James “Dave” Wottle, nato a Canton nell’Ohio (USA) il 7 agosto 1950 è un ex mezzofondista statunitense, diventato famoso per come Continua a leggere

Michael Phelps: biografia del più grande olimpionico di tutti i tempi

MEDICINA ONLINE NUOTO OLIMPIADI FOTO MEDAGLIE MEDAGLIERE ORO NUOTA Michael Fred Phelps II (born June 30, 1985) is an American former competitive swimmer the most decorated Olympian of all time, with a total of 28 medals.Il grande nuotatore statunitense Michael Phelps nasce a Baltimora (Maryland, USA) il giorno 30 giugno 1985. E’ l’atleta più titolato nella storia delle Olimpiadi moderne: con 23 medaglie d’oro è l’olimpionico più vincente (davanti a Larisa Latynina, detentrice anche del precedente primato di podi, 18, Paavo Nurmi, Mark Spitz e Carl Lewis, che ne hanno vinte 9); agli ori si aggiungono tre medaglie d’argento e due di bronzo, per un totale di 28 podi. Delle 23 vittorie, 13 sono individuali (un record) e 10 in staffetta; dei 28 podi, 16 sono individuali (altro record, davanti ai 14 di Larisa Latynina). Conquistando otto ori a Pechino 2008 ha raggiunto il più alto numero di medaglie d’oro vinte da un atleta in una singola edizione dei Giochi olimpici, superando il primato di sette ori vinti da Mark Spitz a Monaco di Baviera 1972; quattro anni prima, ad Atene 2004, aveva mancato questo record fermandosi a sei ori e due bronzi.

Come atleta professionista il suo esordio internazionale arriva alle Olimpiadi di Sydney del 2000: dal 1932 il giovanissimo Phelps, a solo quindici anni, è il più giovane nuotatore statunitense a prendere parte ai Giochi Olimpici. In quella edizione dei Giochi non vince nessuna medaglia: inizierà da lì a poco l’interminabile raccolta di successi in ambito mondiale.

A cinque mesi di distanza dagli eventi di Sidney, batte il record del mondo dei 200 farfalla. Lo migliora ulteriormente nel 2001 ai Campionati mondiali di Fukuoka (in Giappone). Nel 2002 ai campionati nazionali statunitensi di Fort Lauderdale, ottiene il record del mondo nei 400 misti, oltre ai record nazionali nei 100 farfalla e nei 200 misti.

L’anno seguente migliora il proprio record sui 400 misti e nel mese di giugno ottiene anche quello dei 200 misti. Non si ferma: nel luglio del 2004 ritocca nuovamente il suo record sui 400 misti durante le selezioni olimpiche americane, che avrebbero portato gli atleti verso i Giochi Olimpici di Atene 2004.

Ed è proprio ad Atene che ha la ferma intenzione di scolpire il proprio nome nella storia dello Sport. Il ragazzo è conscio che in questa disciplina il suo è uno strapotere: nessuno nasconde i paragoni con l’altro grande nuotatore statunitense di sempre, Mark Spitz, che nel 1972 – alle Olimpiadi di Monaco – vinse ben sette medaglie d’oro, un record mai eguagliato da nessuno. Phelps arriva dunque in Grecia con l’intenzione di infrangere il record di Spitz, forte dell’appoggio della squadra statunitense che nelle staffette è da sempre protagonista.

Gareggia in otto specialità diverse: 200 stile libero, 100 e 200 farfalla, 200 e 400 misti, e nelle staffette 4×100 stile libero, 4×200 stile libero e 4×100 misti. Compie un’impresa, ma arriva solo vicino al record di Mark Spitz: vince 6 medaglie d’oro e 2 bronzi (nei 200 stile libero e nella 4×100 stile libero). Con un totale di otto medaglie in una sola olimpiade Phelps eguaglia il record del ginnasta russo Aleksandr Dityatin, ottenuto alle Olimpiadi di Mosca nel 1980.

Relativamente agli eventi di Atene è doveroso riportare alcune annotazioni importanti: nei 400 misti sigla il nuovo record del mondo; nella finale dei 100 farfalla batte il connazionale Ian Crocker per soli quattro centesimi di secondo; il nuotatore che si piazza meglio nella gara individuale è solito compiere la corrispondente frazione nella staffetta 4×100 misti, ma Phelps esausto per le molte gare cede la frazione a farfalla a Crocker: la squadra statunitense vincerà la gara stabilendo il record del mondo, ma poiché, anche mancando nella finale, aveva partecipato alle gare di qualificazione della staffetta mista, a Phelps viene assegnata la medaglia d’oro assieme ai compagni che hanno disputato la gara finale.

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Nel 2005 partecipa ai campionati mondiali di Montreal, Canada, vincendo quattro titoli: due individuali (200 stile libero e 200 misti) e due in squadra (4×100 e 4×200 stile libero).

Due anni dopo (2007) ai mondiali di nuoto di Melbourne in una sola settimana di gare stabilisce cinque primati mondiali: nei 200 stile libero (frantuma il precedente primato dell’australiano Ian Thorpe), nei 200 farfalla , nei 200 misti, nella staffetta 4×200 stile libero, e infine nei 400 misti. Altre due medaglie d’oro giungono dai 100 farfalla e dalla staffetta 4×100 stile libero. In totale porta a casa un numero complessivo di sette medaglie d’oro conquistate. L’obiettivo dichiarato delle otto medaglie d’oro sfuma a causa della squalifica della squadra americana dalla staffetta 4×100 misti, avvenuta nella batteria di qualificazione per una partenza anticipata di Ian Crocker.

La sua rincorsa a Mark Spitz è uno dei temi più forti delle Olimpiadi cinesi di Pechino 2008. Il 10 agosto vince l’oro nei 400m misti stabilendo il record del mondo. Si ripete il giorno dopo con la vittoria ed il record del mondo nella staffetta 4x100m stile libero. Il 12 agosto vince l’oro nella prova dei 200m stile libero, segnando un nuovo tempo mondiale. Due ori il giorno successivo, sia nei 200m farfalla sia nella staffetta 4x200m stile libero: ancora con due nuovi record del mondo. Il 15 agosto domina la finale dei 200m misti conquistando anche in questa gara oro e primato mondiale. Il giorno dopo vince i 100m farfalla per un solo centesimo (questa volta senza record del mondo). Con questa medaglia eguaglia l’incredibile primato che era di Spitz. Ma il 17 agosto arrivano un nuovo record e l’ottavo oro nella finale della 4x100m misti.

Michael Phelps entra definitivamente nell’albo delle leggende olimpiche come l’atleta che ha vinto più medaglie d’oro in una singola olimpiade. Diventa anche l’atleta ad aver vinto più medaglie olimpiche in carriera (sedici), superando il ginnasta sovietico Nikolay Andrionov.

Un po’ di clamore ha suscitato poi la sua rivelazione che la sua dieta conta circa 12000 calorie giornaliere, quasi sei volte la quantità standard di un uomo adulto.

Un record che gli è sempre sfuggito è quello dei 100 metri farfalla: arriva finalmente nel mese di luglio 2009, nel corso dei campionati americani, quando Phelps ferma il cronometro sui 50″22. Il precedente primato mondiale era del 2005 e apparteneva a Ian Crocker (anch’egli statunitense).

Alle Olimpiadi di Londra 2012 infrange un altro record: il 31 luglio ottiene un oro nei 4×200 stile e un argento nei 200 farfalla, raggiunge la quota totale di 19 medaglie olimpiche vinte in carriera entrando nella storia dei Giochi e dello sport come l’atleta più medagliato di sempre; incrementa poi il suo record nei giorni successivi portando il totale delle medaglie a 22.

Nel settembre del 2014 viene fermato e arrestato per guida in stato di ubriachezza: in seguito a questo fatto viene sospeso per sei mesi dalla federazione nuoto statunitense; per effetto della sospensione salterà i mondiali di nuoto del 2015 (6 anni prima venne fotografato mentre fumava uno spinello e venne sospeso per tre mesi).

Torna alle Olimpiadi nel 2016 a Rio de Janeiro. Vince tre altre gare consolidando ancor più la sua leggenda: 22 ori olimpici in carriera. Quarto oro di fila, in quattro edizioni delle Olimpiadi consecutive, nei 200 misti.

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Abebe Bikila, l’uomo che vinse la maratona correndo senza scarpe

MEDICINA ONLINE ABELE BIKILA UOMO VINSE MARATONA SCALZO SENZA SCARPE.jpgFiglio di un pastore, lavorava come agente di polizia per mantenere la famiglia, ma di sogni nel cuore Abebe Bikila ne aveva molti, primo tra tutti quello di portare sul tetto del mondo la sua Africa, la sua Etiopia. Non basta però ricordare che nell’Olimpiade del 1960 corse in terra romana conquistando il podio più alto; non basta dire che fu il primo africano di colore ad aggiudicarsi un oro olimpico; Abebe Bikila vinse in un modo tutto suo, un modo che l’ha reso, agli occhi di tutti, il simbolo di libertà per quella terra lontana, schiava del colonialismo europeo: correndo 42 chilometri scalzo, senza le “scomode scarpe” consegnategli prima della gara.

Ricorda un po’ l’impresa di quel Filippide che corse da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei Greci contro i Persiani. Dopo più di 2000 anni da quell’evento il mondo è tornato a stupirsi di fronte ad un epilogo che ha dell’incredibile. Abebe Bikila non era tra i favoriti: correva nelle competizioni di atletica da soli 4 anni; prese parte alla nazionale olimpica in sostituzione di un compagno, Wami Biratu, ritiratosi per un infortunio. Nessuno avrebbe mai immaginato che un giovane sconosciuto ventottenne potesse resistere alla fatica per 2 ore, 15 minuti e 16 secondi correndo a piedi nudi, superando per primo l’Arco di Costantino, traguardo di quella XVII edizione dei Giochi.

Corse di nuovo quattro anni dopo, nell’Olimpiade di Tokyo, nonostante l’operazione di appendicite a quaranta giorni dalla gara, e per la prima volta un atleta vinse due ori consecutivi nella maratona olimpica.

Pare quasi che le disgrazie piombino su coloro che hanno il coraggio, la forza e la volontà di affrontarle. E Abebe di animo ne aveva tanto quanti i sogni che alla fine raggiunse. Nel 1969, a pochi anni da quando gli invincibili piedi nudi solcarono l’arrivo di un lungo viaggio verso la libertà, la vittoria, la storia divenuta leggenda, un incidente d’auto privò Abebe Bikila proprio di quelli, di quelle gambe d’oro, ma non certo della grinta che le faceva correre. E così partecipò ad un’altra Olimpiade, questa volta un’Olimpiade con un para davanti, questa volta gareggiando nel tiro con l’arco, correndo, anche questa volta, anche se in un modo diverso.

“Se sono libero è perché continuo a correre”, diceva Jimi Hendrix, e l’emorragia che colpì Abebe Bikila l’anno seguente fermò il suo respiro, non la sua corsa. Tutti, guardando la sfida della vita di quel giovane etiope, hanno sudato insieme a lui, poggiato i piedi sull’asfalto rovente, lottato, sognato la libertà che Abebe, a piedi nudi e con un cuore vestito di un sogno, raggiunse.

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Usain Bolt: biografia dell’uomo più veloce del mondo

MEDICINA ONLINE Usain Bolt's Olympic Smile Mid-RaceUsain Bolt nasce a Trelawny (Giamaica) il giorno 21 agosto 1986, da Jennifer e Wellesley Bolt. Il suo nome completo è Usain St. Leo Bolt. Per il suo talento, in accordo al suo cognome, è soprannominato “Lightning Bolt“, termine che in lingua inglese significa fulmine o saetta. Le sue grandi doti atletiche si fanno notare fin dai primi anni: giovanissimo pratica diversi sport, soprattutto il cricket. Entrato nella William Knibb Memorial High School, l’allenatore di cricket nota le doti da velocista che Usain possiede, così decide di farlo partecipare alle gare di atletica leggera. Va sottolineato come in Giamaica tutti i ragazzini corrano per diventare velocisti, al pari di quanto in Italia i giovanissimi sognano una carriera da calciatore e negli U.S.A. un futuro da cestista.

Usain Bolt è stato il primo uomo nella storia delle Olimpiadi a vincere, nel 2008, sia i 100 che i 200 metri realizzando tempi record. Quattro anni più tardi, il velocista giamaicano è stato il primo atleta a riuscire a vincere due medaglie d’oro in due Olimpiadi consecutive ed il primo uomo nella storia a raggiungere tre record del mondo in un unico appuntamento dei Giochi Olimpici. Nato in Giamaica il 21 agosto 1986, fin da piccolo gioca a cricket e corre veloce.

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Bolt comincia a concentrarsi sullo sprint sotto la guida di Pablo McNeil, ex atleta Olimpico. Già a 14 anni, conquista i primi fan correndo alla velocità della luce; nel 2001 vince la sua prima medaglia d’argento in un campionato del liceo correndo i 200 metri. All’età di 15 anni, Usain Bolt si affaccia sulla scena mondiale: ai Campionati del Mondo Junior del 2002 a Kingston, in Giamaica, vince i 200 metri. Diventa così la più giovane medaglia d’oro juniores mondiale. Le gesta di questo ragazzino impressionano il mondo di atletica, che gli affibbia il soprannome “Lightning Bolt“.

Nonostante un fastidioso infortunio al bicipite femorale, Bolt viene scelto come membro della squadra giamaicana per le Olimpiadi di Atene 2004, ma viene eliminato al primo turno dei 200 metri. Usain Bolt si rifa subito dopo, raggiungendo il vertice delle classifiche mondiali nel 2005 e 2006. Nel 2007 batte il record nazionale di 200 metri e guadagna due medaglie d’argento ai Mondiali di Osaka, in Giappone. Alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, Bolt vince la gara dei 200 metri e corre in scioltezza anche i 100 sbaragliando tutti: è suo il record del mondo con 9,69 secondi.

Alle Olimpiadi del 2012, tenutesi a Londra, Bolt si ripete: dopo i 200, ottiene la sua quarta medaglia d’oro olimpica nella gara dei 100 metri maschile, con un tempo di 9,63 secondi, nuovo record olimpico. Usain Bolt conquista di nuovo il titolo mondiale dei 100 metri l’11 agosto 2013, dopo che aveva perso lo stesso titolo nel 2011. Nel corso del 2015 ha qualche problema fisico che condiziona il suo rendimento, ma riesce comunque a vincere i 100 metri nella gara di celebrazione dei Giochi Olimpici di Londra.

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Alex Zanardi e lo scandalo italiano

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ALEX ZANARDI SCANDALO ITALIANO Paraolimpiadi Riabilitazione Nutrizionista Dieta Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Pressoterapia Linfodrenaggio.jpgAlessandro “Alex” Zanardi è sempre stato un esempio di forza di volontà inossidabile per me. Atleta famoso in tutto il mondo e non solo per il terribile incidente di cui è stato lo sfortunato protagonista: è famoso perché è forte. E’ famoso perché è imbattibile in tutto quello che fa. Nonostante quel maledetto incidente.

Alex partiva ventiduesimo nella gara di quel 15 settembre 2001 in Germania. Riuscì a recuperare posizione su posizione, portandosi al primo posto grazie alla straordinaria tenacia che l’ha sempre contraddistinto. A tredici giri dalla fine, dopo aver compiuto la sua ultima sosta uscendo dai box, perse improvvisamente il controllo della vettura per la presenza di olio sulla traiettoria, ed andò in testacoda. Proprio in quel momento la vettura di Alex Tagliani stava arrivando a tutta velocità e colpì perpendicolarmente la vettura del pilota bolognese all’altezza del muso, dove erano alloggiate le gambe.

Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva in pratica amputato entrambi gli arti inferiori di Alex. Il pilota rischiava di morire dissanguato, per fortuna il medico Steve Olvey riuscì miracolosamente a bloccare l’emorragia causata dalla lesione completa delle arterie femorali. Non tutti sanno che Alex ricevette l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica direttamente sul luogo dell’incidente. La vita del pilota era in bilico tra la vita e la morte.

Fu portato all’Ospedale di Berlino dove rimase in coma farmacologico per circa tre giorni e gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio sinistro, irrimediabilmente compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite Zanardi poté lasciare l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione. Tutto sembrava ormai finito, e forse per una persona comune sarebbe stato così. Ma Alex non è una persona comune. La carriera sportiva di Alex non era affatto finita, come tutti pensavano.

Veniamo ad oggi. Alle Paraolimpiadi di Rio, dopo l’oro di nella prova a cronometro di ieri, Alex è medaglia d’argento nella gara individuale in linea di Handbike H5. Il “miracolo”, come Alex Zanardi definiva l’ipotesi di confermare i due ori e l’argento di Londra, si sta già avverando. E tuttavia in pochi, tra i mezzi di informazione tradizionali (giornali e tv) ne stanno parlando, veramente pochi, mentre invece storie come queste andrebbero raccontate nelle scuole, per far capire che niente è veramente impossibile, se si vuole davvero. Ed invece di Alex se ne parla sempre sottovoce. Lo scandalo è tutto qui. Perché in Italia la disabilità è troppo spesso dimenticata. Perché in Italia la disabilità fa ancora paura. Perché in Italia conta più il quinto posto di un italiano alle olimpiadi per “abili” che una medaglia d’oro ed una d’argento di un italiano alle olimpiadi per disabili.

Grazie Alex, sei un campione…

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Almaz Ayana riscrive la storia dell’atletica: oro e record nei 10.000 metri

MEDICINA ONLINE Almaz Ayana riscrive la storia oro e record nei 10.000 OLIMPIADI GAMES ATLETICA RECORD MONDIALE CORSARIO DE JANEIRO –  Il primo acuto di questi Giochi. Assoluto. Stupefacente. L’atletica si presenta con un colpo da maestra, di quelli che addirittura dispiace arrivino così presto, di mattina, in uno stadio mezzo vuoto. E oltretutto quel po’ gente che c’era non dava l’impressione di apprezzare adeguatamente lo spettacolo, come se i presenti, chiassosi ma distratti, non si rendessero conto di ciò che stava accadendo sotto i propri occhi, di cosa stava maturando un giro dopo l’altro, del fatto che una ragazza etiope di 24 anni stava cucendo la storia su questa pista, colpa anche dell’altoparlante che continuava a invitare a prestare attenzione all’eptathlon (non ce ne vogliano Ennis e compagne).

Continua la lettura su https://www.repubblica.it/speciali/olimpiadi/rio2016/discipline/atletica-leggera/2016/08/12/news/atletica_subito_da_record_ayana_mondiale_nei_10000_donne-145869376/

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Dimagrire guardando una partita di calcio in tv

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO DONNA COPPIA DIVANO AMORE ABBRACCIATI GUARDANO LA TV CINEMA TELEVISIONE FILM SERIE TVMentre si guarda in tv una gara sportiva i muscoli si mettono in allerta, aumentano il battito del cuore, il respiro, la sudorazione ed il flusso del sangue cutaneo. Le reazioni dell’organismo durante l’attività fisica altrui osservata attraverso un video sono state misurate dai ricercatori della University of Western di Sydney, Australia. Lo studio è stato pubblicato su Frontiers in autonomic neuroscience. “Con l’impiego di microelettrodi inseriti nel nervo personale comune abbiamo registrato le reazioni dell’attività nervosa simpatica dei muscoli – spiega Vaughan Macefield, autore dello studio, in una nota stampa dei giorni scorsi – “Dopo 22 minuti di gare di corsa o di sport vigorosi, guardati in tv stando comodamente seduti in poltrona, i nervi reagiscono e inducono ad un aumento del battito cardiaco, della la respirazione, del flusso sanguigno cutaneo e della sudorazione”.

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