Con “epiglottite” (pronuncia “epiglottìte”, anche chiamata “epiglottidite“) in medicina si intende l’infiammazione acuta che interessa la porzione alta della laringe ed in particolare l’epiglottide, le vallecule, le aritenoidi e le pliche ari-epiglottiche. La vaccinazione contro l’Haemofilus Influentiae di tipo B, il batterio responsabile da solo di ben un quarto dei casi totali di epiglottite, ha ridotto l’incidenza della malattia del 90%. Può verificarsi a qualsiasi età anche se colpisce più frequentemente in età pediatrica, dai 2 ai 7 anni.
Cause e fattori di rischio
L’infiammazione della epiglottide è causata nella maggioranza dei casi da una infezione virale o batterica. L’infezione è più spesso determinata dal batterio Haemofilus Influentiae (25% dei casi totali) o da Streptococcus Pneumoniae o ancora da Streptococchi del Gruppo A, tuttavia i microrganismi responsabili possono essere vari, compreso alcuni virus e funghi, inoltre nulla esclude che una infezione virale sia complicata da una infezione batterica (sovrainfezione).
In rari casi l’epiglottite può essere non infettiva e quindi non provocata da alcun microrganismo: può essere conseguente all’utilizzo di marijuana e crack o dovuta ad ustione per ingestione di latte troppo caldo mediante biberon nel neonato; in altri casi può essere provocata dall’ingestione di caustici, corpi estranei, traumi, cibi “taglienti” o troppo caldi, interventi chirurgici o farmaci, come quelli chemioterapici.
Sintomi e segni
I sintomi e segni dell’epiglottite si sviluppano solitamente in modo violento nel corso di poche ore e si caratterizzano principalmente per la comparsa di:
- malessere generale;
- astenia (mancanza di forze);
- febbre, anche alta ( > 39°);
- dispnea (difficoltà respiratoria);
- disfagia (difficoltà a deglutire);
- odinofagia (dolore durante la deglutizione);
- faringodinia (mal di gola);
- scialorrea.
Nel caso si tratti di un bambino, il piccolo paziente è spesso molto agitato e non vuole essere messo in posizione supina. Nelle fasi iniziali il paziente presenta una voce molto bassa e difficilmente comprensibile; nelle fasi avanzate il paziente è incapace di parlare normalmente e si osserva stridore durante l’inspirazione. La compromissione dello stato generale è marcata e rapida, fino a veri e propri stati di shock tossico. Si sviluppa, più o meno rapidamente, un progressivo distress respiratorio, con dispnea grave e tachipnea (aumento della frequenza respiratoria). Altrettanto tipica è l’assunzione di una posizione obbligata: a sedere, in posizione eretta, con collo, capo e mascella tesi in avanti. La voce è afona, la tosse, quando presente, è modesta.
Diagnosi
La diagnosi di questo tipo di patologia si basa sulla storia clinica (anamnesi) e sull’esame obiettivo del paziente da parte del pediatra, dell’otorinolaringoiatra o dello pneumologo. All’esame obiettivo il medico osserva:
- accentuazione inspiratoria dei rientramenti a livello giugulare, intercostale ed epigastrico;
- calo del rumore respiratorio (il paziente ha difficoltà a ventilare, a causa dell’ostacolo al livello laringeo);
- ronchi all’auscultazione.
Per la diagnosi di certezza, soprattutto nel bambino, può essere opportuno eseguire una radiografia del collo in proiezione latero-laterale la quale, tipicamente, evidenzia la tumefazione della regione sopraglottica. Molto utile è il tampone faringeo che permette di individuare il patogeno responsabile dell’infezione. Importante è la laringoscopia indiretta che deve essere eseguita in presenza di rianimatori: in condizioni di epiglottite, infatti, la procedura può determinare lo spasmo riflesso della glottide (laringospasmo), con conseguente insufficienza respiratoria acuta. Solo in caso di dubbio diagnostico possono essere eseguiti altri esami, tra cui:
- emocromo (esami del sangue);
- radiografia del torace;
- analisi colturale dell’espettorato (catarro);
- TAC;
- ecografia (ad esempio della tiroide);
- test per intolleranze ed allergie;
- tracheoscopia;
- ossimetria tramite saturimetro da dito;
- emogasanalisi;
- spirometria;
- broncoscopia;
- biopsia polmonare.
Ovviamente non tutti gli esami sono sempre necessari: spesso una buona anamnesi ed un attento esame obiettivo sono sufficienti per raggiungere la diagnosi. Il medico deve comunque avere abbastanza esperienza per riuscire a differenziarlo dall’edema angioneurotico e dalla laringite acuta ipoglottica (pseudocroup).
Rischi
Pur non essendo generalmente una patologia particolarmente grave, se non riconosciuta e trattata in modo rapido ed efficace, l’epiglottite può portare a gravi complicanze come la disseminazione sistemica dell’infezione, specie nei bambini e negli individui già debilitati, fino anche al decesso del paziente. In caso di forte sospetto di epiglottite è quindi sempre opportuno suggerire il rapido ricovero del paziente, specie se bimbo o anziano. Complicanze possibili dell’epiglottite, sono:
- atelettasie focali;
- polmoniti;
- encefalopatia ipossico-ischemica;
- edema polmonare;
- sindrome da shock tossico;
- pneumotorace.
E’ molto importante ricordare che l’epiglottide, a causa dell’infiammazione, può gonfiarsi e bloccare il flusso aereo tracheale, con rischio di soffocamento nei casi più gravi. Tale fenomeno è particolarmente rischioso nei bambini, in quanto i diametri laringei e tracheali dei bimbi sono ovviamente minori rispetto a quelli di un adulto. Il soffocamento è ovviamente un grave rischio per il paziente, perfino mortale se non trattato rapidamente.
Terapia
La terapia nella maggioranza dei casi ha l’obiettivo di curare l’infezione batterica che ha causato l’epiglottite: in questo caso il trattamento si basa sulla somministrazione di antibiotici, nei casi più gravi anche per via endovenosa. Tale trattamento è però è inutile se la causa è virale o non infettiva. Se l’epiglottide è talmente gonfia da rendere difficoltosa la respirazione, può essere necessaria la somministrazione di farmaci antinfiammatori steroidei per via endovenosa, che in pochi minuti “sgonfiano” l’epiglottide infiammata e permettono la normale respirazione. La terapia di questo tipo di affezione può prevedere – nei casi più gravi – il ricovero ospedaliero e in una buona percentuale di casi viene eseguita direttamente in sala operatoria dove, in caso di necessità, è più semplice controllare l’eventuale insufficienza respiratoria acuta. Nei casi più gravi è necessario intubare il paziente o, qualora non si riesca a procedere all’intubazione, procedere a tracheotomia di urgenza.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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