Maltrattamenti dei bambini e fallimento dell’attaccamento

MEDICINA ONLINE BAMBINO BIMBO PEDIATRIA PEDAGOGIA TRISTE NERO DEPRESSIONE TRISTEZZA SOLITUDINE BULLISMO DIVORZIO FAMIGLIA SEPARAZIONE ORSETTO GIOCATTOLO.jpgNegli Stati Uniti, in qualsiasi anno considerato, circa il 3% dei bambini soffre di negligenza o subisce maltrattamenti fisici o abusi sessuali e, in base ai Continua a leggere

Situazione sconosciuta, attaccamento sicuro e insicuro, conseguenze nei figli

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I modelli operativi interni dell’attaccamento

Di fatto tutti i bambini passano attraverso la sequenza che per porta dal preattaccamento all’attaccamento, ma la qualità dell’attaccamento che formano nei confronti dei genitori è differente. Secondo la terminologia dello psicologo, medico e psicoanalista britannico John Bowlby, i bambini creano differenti modelli operativi interni del loro rapporto con i genitori e con altre persone significative. Tra gli elementi che costituiscono questo modello operativo interno dei rapporti di attaccamento vi sono la fiducia del bambino (o la sua mancanza) nella disponibilità o affidabilità della figura di attaccamento, l’aspettativa di essere rifiutato o amato e la certezza che l’altro sia una base sicura per l’esplorazione.
Il modello interno comincia a formarsi quando il bambino ha quasi un anno e diviene sempre più elaborato e stabile nel corso dei primi 4 o 5 anni. A 5 anni, la maggior parte dei bambini ha modelli interni chiari della madre (o di chi lo accudisce), un modello di sé e un modello dei rapporti. Una volta che si sono formati, tali modelli plasmano e spiegano le esperienze e influenzano la memoria e l’attenzione.
Noi notiamo e ricordiamo le esperienze che si adattano al nostro modello e non consideriamo o dimentichiamo quelle che non gli si adattano. Per dirla con Piaget, noi assimiliamo con maggiore sollecitudine i dati che si adattano al modello. Ma, ciò che più conta, il modello condiziona il comportamento del bambino; egli, in sostanza, cerca di ricreare lo schema che gli è familiare, in ogni nuovo rapporto.

Attaccamento sicuro e insicuro

Tutti gli studiosi che seguono questo approccio teorico condividono l’opinione che il primo rapporto di attaccamento è il fattore che ha maggiore impatto sulla creazione del modello operativo del bambino. Attualmente, le variazioni di questo primo rapporto di attaccamento vengono descritte quasi sempre utilizzando la classificazione della psicologa canadese Mary Ainsworth, allieva di Bowlby, in cui si distingue tra attaccamento sicuro e due tipi di attaccamento insicuro, valutati con una procedura chiamata “Situazione sconosciuta“.
La Situazione sconosciuta consiste in una serie di otto episodi messi in scena in un laboratorio. All’inizio il bambino è con la madre, poi con la madre e un estraneo, quindi viene lasciato solo con l’estraneo e poi completamente solo per alcuni minuti. A questo punto il bambino viene riunito alla madre, poi di nuovo lasciato solo, infine riunito prima all’estraneo e poi alla madre. Secondo Ainsworth, le reazioni dei bambini a questa situazione possono essere classificate in tre gruppi:

  • di attaccamento sicuro;
  • di attaccamento insicuro/sfuggente;
  • di attaccamento insicuro/ambivalente (o resistente).

Nella seguente tabella ho elencato alcune caratteristiche dei diversi gruppi:

  • Attaccamento sicuro. Il bambino mostra un livello di ricerca della vicinanza con la madre basso o moderato e non evita né oppone resistenza al contatto quando è lo madre a cercarlo. Quando lo madre torna, dopo essere stata assente, lo saluta con atteggiamento fiducioso e si lascia consolare se è ansioso. Preferisce, in modo evidente, lo madre agli estranei.
  • Attaccamento insicuro: distaccato/sfuggente. Il bambino evita il contatto con lo madre, specialmente quando torna dopo essere stata assente. Non oppone resistenza agli sforzi della madre di stabilire un contatto, ma non lo cerca. Si comporta quasi allo stesso modo sia verso lo madre sia verso gli estranei.
  • Attaccamento insicuro: resistente/ambivalente. Entra subito in ansia quando viene separato dalla madre, ma la madre, quando torna, non riesce a confortarlo. Al momento dell’incontro, è probabile che il bambino sia adirato con la madre, ma rifiuta di essere confortato o di avere contatti con gli estranei.
  • Attaccamento insicuro: disorganizzato/disorientato. Comportamento disordinato o timoroso. Il bambino può manifestare un rifiuto deciso e subito dopo cercare con forza la vicinanza; può mostrare contemporaneamente degli schemi contraddittori, ad esempio andare verso la madre distogliendo lo sguardo ed esprimere emozioni in un modo che alle persone presenti non sembra appropriato.

Questi tipi di attaccamento sono stati oggetto di ricerche effettuate in molti paesi differenti e, in ognuno, l’attaccamento sicuro è lo schema più comune, che si verifica nel 60-65% di tutti i bambini studiati, mentre si riscontrano differenze tra una cultura e l’altra nella relativa incidenza dei due tipi di attaccamento insicuro.
In ogni cultura, la probabilità che un bambino sviluppi un attaccamento insicuro è molto più alta tra i bambini cresciuti in famiglie povere, in quelle con un passato di maltrattamenti o in cui la madre soffre di grave depressione.

L’analisi della stabilità dell’attaccamento

Uno dei nodi della questione è la stabilità nel tempo della sicurezza dell’attaccamento. Un bambino che a 12 mesi è attaccato alla madre in modo sicuro, mostrerà ancora lo stesso tipo di attaccamento a 24 o a 36 mesi? E nell’età scolastica? Questo è un interrogativo particolarmente importante per quei ricercatori e quei terapeuti che sonò preoccupati per la possibile permanenza degli effetti causati dai maltrattamenti, dalla negligenza o da altre fonti di attaccamento insicuro sperimentati dai bambini piccoli. Possono riprendersi i bambini che hanno subito trattamenti simili da piccoli? E un iniziale attaccamento sicuro può salvaguardare il bambino, in modo permanente, dagli effetti di situazioni difficili future? La risposta è, come al solito, sì e no. Quando l’ambiente familiare del bambino o le circostanze della vita sono sufficientemente costanti, la sicurezza o l’insicurezza dell’ attaccamento restano stabili.

Le origini dell’attaccamento sicuro e insicuro

Per lo sviluppo di un attaccamento sicuro, i comuni denominatori sono sia l’accettazione del bambino da parte dei genitori che la disponibilità contingente dei genitori nei confronti del figlio. Disponibilità contingente non significa solo amare il bambino o accudirlo nel modo giusto, ma piuttosto che i genitori, nei loro rapporti con il figlio, sia quando si prendono cura di lui che in altri momenti, si dimostrino sensibili ai suoi segnali e rispondano in modo appropriato, come sorridere quando il bambino sorride, parlargli quando vocalizza, prenderlo in braccio quando piange e così via. È anche probabile che i genitori dei bambini che mostrano un attaccamento sicuro siano emotivamente più espressivi degli altri verso i loro figli: che sorridano di più, che usino la loro voce in modo più espressivo e che li tocchino più spesso. Al contrario, le madri dei bambini classificati insicuri/sfuggenti hanno probabilmente una «indisponibilità psicologica» nei confronti dei loro figli, mostrando uno schema di tipo introverso o negligente per motivi diversi, ma avendo un fattore in comune, la depressione. Il bambino classificato insicuro/ambivalente ha spesso una madre che risponde ai suoi segnali in modo incoerente, cioè, ai suoi tentativi di comunicare con lei, alcune volte risponde in modo negativo, altre volte in modo positivo.

Le conseguenze a lungo termine dell’attaccamento sicuro e insicuro

Una delle ragioni per cui mi sono soffermata così a lungo a parlare di attaccamento sicuro e insicuro è che questa classificazione si è dimostrata estremamente utile nel pronosticare una gamma straordinariamente ampia di altri comportamenti, nella seconda e nella terza infanzia, come si può riscontrare nel conciso elenco della tabella di seguito riportata.

I bambini che da piccoli hanno formato un attaccamento sicuro, in età successive, manifestano alcune caratteristiche:

  • Socievolezza. Se la cavano meglio con i coetanei, sono più popolari e hanno più amici. Con gli estranei sono più socievoli e meno timorosi.
  • Autostima. Hanno una maggiore autostima.
  • Rapporti con i fratelli. Hanno un rapporto migliore con un fratello o una sorella, specialmente se hanno entrambi un attaccamento sicuro. Se due fratelli hanno entrambi un attaccamento insicuro, il loro rapporto è soprattutto antagonistico.
  • Dipendenza. Generalmente non cercano di attirare l’attenzione dell’insegnante o di altre persone aggrappandosi a loro o comportandosi male.
  • Capricci e comportamento aggressivo. Manifestano un comportamento meno aggressivo e indisciplinato.
  • Compiacenza e buona condotta. Non richiedendo controlli molto evidenti da parte dell’insegnante, sono facili da trattare, ma senza essere troppo docili.
  • Empatia. Mostrano maggiore empatia verso gli altri bambini e verso gli adulti. Non godono delle difficoltà degli altri, sentimento abbastanza comune tra i bambini schivi.
  • Problemi del comportamento. I risultati sono eterogenei ma, secondo diversi studi, i bambini che da piccoli hanno formato un attaccamento sicuro hanno meno probabilità di avere problemi di comportamento nelle età successive.
  • Soluzione dei problemi. Nel gioco libero dimostrano una maggiore capacità di attenzione, una maggiore sicurezza quando tentano di risolvere dei compiti con degli attrezzi e utilizzano la madre o l’insegnante come fonte di aiuto, in modo più efficace.

I bambini classificati con attaccamento sicuro alle loro madri si sono dimostrati più socievoli, più positivi nei comportamenti verso gli altri e più emotivamente maturi nei loro approcci alla scuola e ad altri ambienti non familiari.

Le connessioni con l’attaccamento degli adulti

I ricercatori che studiano l’attaccamento hanno iniziato a farsi nuove domande sulle conseguenze a lungo termine dei modelli iniziali di attaccamento: il modello di attaccamento interno del genitore, che è presumibilmente il prodotto delle prime esperienze della sua vita, influenza la sicurezza dell’attaccamento del bambino?
Alcuni ricercatori americani hanno progettato una intervista per misurare la sicurezza dell’attaccamento degli adulti, nella quale vengono formulate delle domande relative alle loro esperienze infantili e al rapporto attuale con i genitori. In una domanda si chiede agli adulti di scegliere cinque aggettivi con cui descrivere il loro rapporto con ognuno dei genitori e di spiegare la scelta di ogni aggettivo, inoltre si chiede loro se durante l’infanzia si siano mai sentiti rifiutati e quale sia il loro attuale sentimento nei confronti  dei genitori. Sulla base di questa intervista è stato possibile individuare tre categorie di modelli operativi  interni per quanto riguarda l’attaccamento dell’adulto:

  • Sicuro autonomo. Questi individui danno importanza ai rapporti di attaccamento e considerano influenti le loro prime esperienze, ma sono obiettivi nel descrivere sia le buone che le cattive qualità. Molti ricordano le prime esperienze positive, ma anche chi ha avuto esperienze negative è possibile che raggiunga questo tipo di modello più tollerante e obiettivo.
  • Negato. Questi adulti minimizzano l’importanza o gli effetti delle loro prime esperienze. E’ possibile che idealizzino i loro genitori, ma hanno un debole ricordo della loro infanzia, negando le esperienze e le emozioni negative. Essi enfatizzano le loro forze personali.
  • Preoccupato. Questi adulti sono ancora fissati con il loro rapporto con i genitori, stanno ancora lottando attivamente per piacere loro o sono ancora molto adirati con loro. Sono confusi e indecisi, ma ancora impegnati moralmente.

Quando i modelli di questi adulti vengono collegati al tipo di attaccamento mostrato dai loro figli, emerge lo schema previsto: gli adulti che hanno un modello di attaccamento ai loro genitori di tipo sicuro hanno generalmente a loro volta bambini con attaccamento sicuro; quelli che lo negano hanno di solito bambini con attaccamento rifiutante, mentre quelli con attaccamento preoccupato hanno spesso bambini con attaccamento ambivalente. Uno schema del genere è stato anche riscontrato in uno studio in cui il modello di attaccamento della madre era stato valutato prima che desse alla luce il suo primo figlio.
In uno studio che illustra come il modello interno della madre possa influenzare il suo comportamento, due ricercatrici americane hanno osservato alcune madri con i figli in un ambiente dove i bambini stavano giocando liberamente. Nel bel mezzo del gioco, le madri hanno lasciato soli i loro bambini e sono tornate dopo alcuni minuti. Le madri il cui modello di attaccamento era stato valutato come sicuro hanno preparato i figli un momento prima della separazione, hanno avuto meno difficoltà a separarsi da loro e, al momento del rientro, si sono dimostrate più disponibili a rispondere al bambino con il contatto fisico e, generalmente, non sono state rifiutate. Le madri preoccupate hanno manifestato, loro stesse, più ansia per la separazione dal bambino e lo hanno preparato meno. Anche le madri che negavano l’attaccamento con i genitori hanno preparato poco il bambino, ma lo hanno lasciato senza difficoltà e, al rientro nella stanza dei giochi, sono rimaste fisicamente distanti dal figlio.

Favorire l’attaccamento sicuro con il marsupio

In molte parti del mondo, ma in particolare nel terzo mondo, le madri non si separano quasi mai dai propri figli e li portano con sé usando una specie di tracolla o di scialle che trattiene il bambino contro il loro corpo come fanno le madri Masai. Variazioni di questa tecnica si sono cominciate a vedere abbastanza spesso, negli ultimi anni, anche nei paesi occidentali dove si possono incontrare mamme o papà con un bambino piccolo accoccolato contro il petto, sostenuto da una specie di morbido marsupio. Questo sistema
non solo permette al genitore di avere le mani libere per lavorare o spostarsi tenendosi vicino il bambino, ma sembra anche favorire un attaccamento più sicuro.
Mary Ainsworth aveva riscontrato un collegamento del genere nelle sue ricerche svolte in Uganda e gli attuali dati sperimentali rilevati negli Stati Uniti dimostrano lo stesso effetto.
Alcuni ricercatori presero in considerazione un gruppo di madri che non avevano grandi possibilità economiche e, subito dopo la nascita del loro figlio, fecero un regalo a ognuna di esse. Metà delle madri ricevette un marsupio, l’altra metà un seggiolino di plastica ed entrambi i gruppi furono incoraggiati a usare questo oggetto giornalmente, ed effettivamente la maggior parte delle madri, almeno per un certo periodo, lo utilizzò. A 13 mesi, i bambini di questi gruppi, furono sottoposti al test della Situazione Sconosciuta e si riscontrò che l’87% di quelli che erano stati trasportati con il marsupio dimostravano un attaccamento sicuro, contro il 38% di quelli le cui madri avevano ricevuto il seggiolino. Poiché le madri erano state assegnate alle due situazioni a caso, possiamo essere sicuri dell’esistenza di un legame causale tra l’aumentato contatto fisico favorito dal marsupio e l’attaccamento sicuro dei bambini.
L’applicazione alla vita di tutti i giorni risulta chiara: un maggiore contatto fisico tra il bambino e i genitori è benefico e il marsupio è un modo particolarmente valido per ottenere tale contatto. Ed è anche piacevole!

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Attaccamento: legame genitori e figli, comportamenti interdipendenti, rapporto padre/bambino

MEDICINA ONLINE COMPLESSO DI EDIPO BAMBINO BIMBO MASCHIO FIGLIO MADRE MASCHIETTO AMORE SIGMUND FREUD FASE ORALE ANALE FALLICA FAMIGLIA PADRE UOMO DONNA PSICOLOGIA PEDAGOGIA SCUOLA MENTEIl processo di attaccamento è a doppio senso. Sia il bambino che i genitori svilup-
pano legami reciproci e noi dobbiamo comprendere entrambi i processi.
Cominciamo dai genitori .

Il legame dei genitori con i figli

Vi sarà certamente capitato di leggere, specialmente sulla stampa popolare, qualche articolo che dichiara che le madri (o i padri) devono avere un contatto immediato con il loro bambino appena nato, una sorta di “imprinting“, se vogliono instaurare con lui un legame corretto. Questa convinzione si è basata principalmente sull’ipotesi che le prime ore dopo la nascita sono un «periodo critico» per lo sviluppo di un legame della madre con il proprio bambino. Le madri a cui è impedito di avere un contatto immediato formano probabilmente legami più deboli e sono più a rischio per una serie di problemi relativi all’educazione dei figli. Questa ipotesi è uno dei molti fattori che hanno portato a cambiamenti significativi nelle abitudini del parto, compresa la ormai normale presenza del padre, ma sembra che oggi il contatto immediato non risulti essere né necessario né sufficiente per la formazione di un legame affettivo stabile e duraturo tra i genitori e il bambino.

Sincronia e comportamenti di attaccamento interdipendenti

Perché i genitori stabiliscano un legame con il figlio, è molto più importante che
entrambi abbiano l’opportunità di sviluppare uno schema di comportamenti di
attaccamento, reciproci e interdipendenti. Il bambino segnala i suoi bisogni piangendo o sorridendo, risponde all’abbraccio calmandosi o mettendosi in posizione
rilassata e guarda i genitori quando essi lo guardano. I genitori, a loro volta, partecipano a questa “danza” con il loro repertorio di comportamenti (forse istintivi) che
manifestano prendendosi cura del bambino: lo prendono in braccio quando piange, rispondono ai suoi segnali di fame o di altre necessità, gli sorridono quando sorride, lo guardano fisso negli occhi quando li guarda. Alcuni ricercatori hanno descritto questo processo come lo sviluppo della sincronia.
Una delle cose più interessanti di questo processo è che sappiamo tutti come comportarci in questa danza particolare e lo facciamo in maniera molto simile. Alla presenza di un bambino piccolo, la maggior parte degli adulti -anche di nazionalità e culture molto diverse – mostrerà automaticamente uno schema fisso e caratteristico di comportamenti interattivi, come sorridere, alzare le sopracciglia, spalancare gli occhi e utilizzare particolari intonazioni di voce. Tuttavia, pur potendo interpretare tutti questi comportamenti di attaccamento con molti bambini, noi non instauriamo un legame con ogni bambino con cui «scherziamo» nel negozio del droghiere. Per gli adulti, l’elemento importante per la formazione di un legame sembra essere l’opportunità di sviluppare una reale reciprocità o sincronismo – praticare la danza finché i partner non rispondono l’uno all’altro con facilità e con piacere. In questo processo, che richiede tempo e molte prove, alcuni genitori (e bambini) diventano più abili di altri e, generalmente, più facile e prevedibile diventa, più i genitori provano soddisfazione e il loro legame con il figlio si rafforza. Per instaurare un legame forte con il bambino, questa seconda fase risulta essere molto più importante dell’immediato contatto al momento della nascita. Anche questo processo, però, può fallire con conseguenze anche drammatiche (ad esempio maltrattamenti sui bambini).

I legami padre/bambino

La maggior parte delle ricerche sui neonati storicamente ha avuto come oggetto di studio le madri, tuttavia molti degli stessi principi restano validi anche per i padri. Il legame di padre e bambino è in genere tanto più forte quanto più il primo si prende cura del secondo: genitori maschi che vengono coinvolti nella cura giornaliera del figlio (ad esempio cambiare il pannolino o dare da mangiare), ottengono lo ricompensa di un attaccamento più forte da parte del bambino, rispetto a quelli che non vengono coinvolti in tale cura. Il legame del padre, come quello della madre, risulta dipendere più dallo sviluppo della reciprocità, che dall’immediato contatto dopo la nascita. Favorendo lo sviluppo di tale reciprocità i padri dimostrano di avere lo stesso repertorio di comportamenti di attaccamento delle madri, infatti, durante le prime settimane di vita del bambino, lo toccano, gli parlano e lo cullano allo stesso modo della madre.
Ma trascorse queste prime settimane, nei rapporti dei genitori con i figli, osserviamo i segnali di una sorta di specializzazione dei comportamenti. I padri trascorrono più tempo giocando con il bambino e i loro giochi sono più rumorosi e di tipo
fisico (ad esempio correre, “fare a botte”), mentre le madri trascorrono più tempo accudendolo, gli parlano e gli sorridono di più, inoltre i loro giochi sono mediamente più di tipo intellettuale (ad esempio disegnare o guardare insieme un libro di illustrazioni). Questo non significa che i padri abbiano un legame affettivo più debole con il bambino, ma che i comportamenti di attaccamento che manifestano sono generalmente diversi da quelli che mostrano le madri. Ancora non sappiamo se tali differenze nei comportamenti dei genitori siano conseguenze delle definizioni dei ruoli su base culturale o se siano differenze istintive o innate: probabilmente entrambi i fattori sono presenti contemporaneamente.

Lo sviluppo dell’attaccamento del bambino verso i genitori

Come il legame genitore-figlio, anche l’attaccamento del bambino emerge gradualmente. Secondo lo psicologo, medico e psicoanalista britannico John Bowlby (Londra, 26 febbraio 1907 – Isola di Skye, 2 settembre 1990), i bambini nascono con una serie di modelli innati di comportamento che li orientano verso gli altri e segnalano i loro bisogni. La psicologa canadese Mary Ainsworth, allieva di Bowlby, li definisce comportamenti che «promuovono la vicinanza», che guidano, cioè, le persone a stare più vicine. Come sapete, i neonati piangono, stabiliscono contatti con lo sguardo, si aggrappano, si fanno coccolare e rispondono alle premure di cui sono oggetto placandosi. Ma all’inizio, come afferma Ainsworth, «questi comportamenti di attaccamento vengono semplicemente espressi, anziché essere diretti verso una persona specifica».
A 3 mesi il bambino inizia a orientare i suoi comportamenti di attaccamento in
modo un po’ più circoscritto e diretto più in esclusiva ad alcuni: egli sorride con maggiore sollecitudine alle persone che si curano regolarmente di lui che agli estranei ma, nonostante il cambiamento, l’attaccamento non è ancora in atto. Nei comportamenti del bambino che «promuovono la vicinanza», vi sono ancora diverse persone preferite e nessuna che, secondo Bowlby, sia diventata la «base sicura»: soltanto a 6 mesi circa il bambino dimostra, infatti, un vero attaccamento. In questo periodo, il bambino cambia la modalità predominante del comportamento di attaccamento e passa dall’uso prevalente di segnali del tipo «vieni qui» (quelli che promuovono la vicinanza) a ciò che Ainsworth chiama la «ricerca della vicinanza», ovvero i comportamenti del tipo
«vado là». Poiché a 6-7 mesi è in grado di spostarsi più liberamente strisciando e andando carponi, il bambino può andare verso la persona che lo accudisce e anche attrarla verso di lui. Inoltre, a questa età, il bambino utilizza la «persona più importante» come base sicura da cui esplorare il mondo che lo circonda – uno dei segnali importanti che ci fa capire che esiste un attaccamento. Dovrei far notare, a questo punto, che non tutti i bambini hanno un’ unica figura di attaccamento, neanche in questo periodo iniziale. È possibile che alcuni manifestino un forte attaccamento nei confronti di entrambi i genitori oppure di un genitore e di un’altra persona che lo accudisce, ad esempio una baby-sitter o un nonno, ma anche questi bambini, quando sono sotto stress, tra tutte le persone a cui sono attaccati, mostrano generalmente di preferirne soprattutto una.

La paura nei confronti degli estranei e le proteste per la separazione

Paura nei confronti degli estranei e proteste per la separazione sono due forme di angoscia insolite prima dei 5-6 mesi ed aumentano di frequenza fino ai 12-16 mesi circa per poi calare gradatamente. I risultati delle ricerche non sono del tutto costanti, ma pare che normalmente compaia prima la paura per gli estranei, mentre l’ansia per la separazione inizia un po’ più tardi, ma continua a manifestarsi per un periodo più lungo. Questo incremento della paura e dell’ ansia è stato osservato in bambini appartenenti a differenti culture e, negli Stati Uniti, sia in quelli cresciuti a casa che in un nido, e tutto questo fa pensare che alla radice di questo schema ci siano dei programmi di sviluppo cognitivo di base o altri relativi all’età; ma mentre i tempi generali di questi due fenomeni possono essere praticamente comuni a tutti i bambini, l’intensità della reazione di paura non lo è. I bambini differiscono molto nella quantità di paura che mostrano verso gli estranei o verso situazioni nuove. Alcune di queste differenze possono riflettere fondamentali variazioni di temperamento, un argomento che prenderò in considerazione fra un momento. L’elevata paura può anche essere una risposta ad uno sconvolgimento recente o a una situazione stressante nella vita del bambino, come un trasloco, un divorzio, la morte di un nonno o il cambiamento di lavoro di un genitore. Qualunque sia l’origine di tali variazioni della paura, lo schema può scomparire col tempo praticamente in tutti i bambini, generalmente a metà del secondo anno.
A partire dai 7-8 mesi, quando si osservano per la prima volta forti attaccamenti, i bambini preferiscono il padre o la madre a un estraneo. Infatti, quando il padre e la madre sono presenti, il bambino sorriderà o si avvicinerà a entrambi o a uno dei due, ad eccezione, però, di quando è impaurito o sotto stress, situazioni in cui, specialmente tra gli 8 e i 24 mesi, si rivolge generalmente alla madre anziché al padre. Come è presumibile, la forza dell’ attaccamento del bambino al padre, a questa età, è legata alla quantità di tempo che il padre ha trascorso con il figlio.

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Teoria dell’attaccamento e John Bowlby: la tendenza innata al legame tra figli e genitori

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