Il cibo sano è troppo caro: solo i ricchi possono permetterselo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SUPERMERCATO MARKET CIBO SPESA CIBO CARRELLO COMPRARE ETICHETTA ALIMENTI DIETAUna dieta sana deve essere economicamente accessibile a tutti i gruppi di cittadini? La domanda è al centro del dibattito sia negli Stati Uniti sia in altri Paesi industrializzati. In Italia, il Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) è stato tra i primi a evidenziare criticamente il problema attraverso la pubblicazione della Doppia Piramide 2012. Se da un lato si afferma che per vivere in salute è indispensabile consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, preferire cereali integrali, carni magre e limitare il consumo di alimenti ad alto contenuto energetico (che oltre ad avere un’elevata quantità di grassi saturi spesso presentano una qualità nutrizionale molto bassa), non è scontato che tutti possano fare queste scelte.

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Caffè amaro: con la crisi scattano i rincari

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CAFFE CAFFEINA TAZZINA COLAZIONEDa dicembre a Genova una tazzina al bancone costerà 1,20 euro. Per un cappuccino, invece, il rincaro toccherà quota 1,60. Tutta colpa della crisi, hanno provato a spiegare i commercianti, aggravata dall’impennata delle tasse comunali, e degli affitti. E così, dopo cinque anni di blocco dei prezzi pure il caffè al bar diventa un lusso. Solo qualche settimana fa, quasi scusandosi con i clienti, in alcuni bar del centro di Gorizia campeggiavano cartelli che avvisavano degli imminenti aumenti: da 1 a 1,10 euro per una tazzina di caffè. E non solo gli unici casi. Stando alle cifre della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, elaborate dall’Osservatorio prezzi su dati Istat e relative al mese di luglio, il prezzo medio di una tazzina al bancone oscilla da 77 centesimi di Bari a 1,04 di Torino. Oltre al capoluogo piemontese, supera la soglia dell’euro anche Bologna dove il prezzo può arrivare, in alcuni casi, a 1,30 euro. Tra le città più convenienti si piazzano Catania (0,80), Roma (0,83 di media), e Cagliari (0,85). Prezzi in linea con quelli di Napoli (0,84), dove si va di norma dagli 80 ai 90 centesimi. Si sale invece a Milano dove una tazzina di caffè costa, a seconda degli esercizi, da 90 centesimi ad 1 euro.

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Sempre meno sesso: colpa di crisi economica, incertezze e social network

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COPPIA AMORE SESSO RAPPORTO INNAMORATIUno studio svolto dal NatCen Social Research e dai ricercatori dell’University College di Londra ha messo a confronto le abitudini della popolazione sessualmente più attiva (tra 16 e 44 anni) oggi e negli anni novanta: si è scoperto così che la media dei rapporti mensili delle coppie eterosessuali era vent’anni fa di di circa sette, mentre oggi non va sopra i quattro. Le cause? Secondo lo studio sarebbero crisi economica, assenza di certezze per il futuro e sempre maggiore presenza dei social network nella vita quotidiana.

Il Dr Cath Mercer, dell’University College di Londra, ha affermato: “Le persone sono preoccupate per i loro posti di lavoro, preoccupate per i soldi e non sono in vena di sesso. Non solo, però, se si pensa che generalmente le coppie prima di addormentarsi invece che dedicarsi a coccole e carezze finisco sotto alle coperte con il tablet e lo smartphone in mano per dare un’ultima sbirciata a Twitter e Facebook o per rispondere alle e-mail.”

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L’Italia è la nazione dove si fanno meno figli al mondo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SBADIGLIO NEONATO BAMBINO SONNO DORMIRESempre meno bimbi in Italia. Ogni anno ci sono più morti che nascite. La popolazione italiana continua a crescere unicamente grazie all’immigrazione, col risultato che – se non si invertirà la tendenza – tra poche decine di anni in Italia sarà difficile trovare un “italiano di settima generazione”! Gli italiani over 65 anni sono in aumento e rappresentano ben un quinto della popolazione italiana, anche i cittadini stranieri sono in costante aumento e costituiscono circa l’8% del totale, sono i giovanissimi che invece diminuiscono drammaticamente di numero.

Non solo il nostro Paese è all’ultimo posto nella classifica mondiale della natalità: sta anche diventando la patria dei figli unici. Da un indagine Istat il 47% delle famiglie italiane ha solo un figlio, il 43% ne ha due e solo il 10% ha 3 o più figli. Si può quindi sostenere che l’Italia è diventata il paese dei figli unici. Le ragioni sono molteplici, dipendono sia dalla crisi economica che ha colpito le famiglie italiane già da diversi anni, sia dal fatto che le donne in Italia tendono ad avere il primo figlio sempre più tardi e questo riduce la possibilità di un secondo figlio. Inoltre in Italia mancano i supporti sociali per le famiglie e ci sono liste di attesa per gli asilo nidi.

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La crisi economica ci rende più stupidi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO TRISTE TRISTEZZA SUICIDIO DEPRESSIONE PAURA AIUTOL’Huffington Post ci parla di una ricerca condotta dall’università di Harvard, negli Usa, che dimostra come la povertà non intacchi solo la vita materiale degli individui ma danneggi anche la loro salute al punto da “stancare” il cervello e riducendo la sua attività.

IL DEFICIT COGNITIVO SCATENATO DALLA POVERTA’

A quanto pare le difficoltà economiche e le riflessioni su come sbarcare il lunario richiedono una tale energia mentale da ridurre le capacità di pensiero. Le preoccupazioni di carattere finanziario scatenano un deficit cognitivo quantificabile in una perdita di tredici punti di quoziente intellettivo -QI-, un dato uguale a coloro che passano la notte in bianco. Secondo gli scienziati i troppi pensieri “intasano” il cervello stancandolo e non permettendo più alla persona di poter valutare razionalmente le situazioni limitando la sua capacità di riflessione. Ed ecco perché chi è indebitato continua a contrarre prestiti, scatenando un circolo vizioso.

I POVERI NON SONO PIU’ STUPIDI

Il professore di economia dell’università americana e curatore dello studio, Sendhil Mullainathan, ha spiegato che il risultato dimostra che “quando si vive in povertà, la capacità cognitiva si riduce. Non è vero che i poveri siano più stupidi. Abbiamo solo dimostrato che la stessa persona, più povera, ha maggiori difficoltà nell’elaborare un pensiero rispetto a quando è economicamente soddisfatta”. Per arrivare a questo risultato il professor Mullainathan ha condotto una serie di esperimenti tra Usa ed India per far luce sui costi mentali della povertà scegliendo a caso persone povere e chiedendole come avrebbero pensato di risollevare la loro situazione finanziaria.

LA RICERCA

Contestualmente, i volontari si sono sottoposti ad un esame del quoziente intellettivo. Il gruppo è poi stato diviso tra “ricchi” e “poveri” in base al loro stipendio annuo, compreso tra 20 mila e 70 mila dollari. I risultati hanno dimostrato che non c’è molta differenza tra coloro che stanno bene e quelli che soffrono di piccoli problemi. Se invece venivano messi di fronte ai loro guai, ecco che il risultato è peggiorato. Secondo i ricercatori, la reazione del cervello è legata ad un processo scatenato dalla “scarsezza” di risorse, siano queste economiche, alimentari e sociali.

UNA VITA PRIVA DI ALTERNATIVE

Secondo il professor Eldar Shafir, membro del team di studiosi, la povertà ha un impatto a lungo termine sulla mente umana: “Quando sei povero non puoi dire di averne abbastanza, di dimenticare il proprio pasto o di non dar da mangiare ai figli o pagare l’affitto. Questi pensieri, messi insieme, non fanno altro che appesantire il cervello anche perché le soluzioni sono molto limitate, quando non ci sono proprio. Per questo -conclude Shafir- le persone, messe con le spalle al muro, cercano soluzioni immediate sbagliando perché non riescono a valutare le conseguenze”.

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Ticket elevato e attese infinite: per le visite mediche gli italiani scelgono il privato

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME FONENDOSCOPIOGli effetti della crisi economica si fanno sentire sulla sanità pubblica. E’ quanto emerge da una ricerca di RBM Salute-Censis sugli scenari evolutivi del welfare, promossa in collaborazione con Previmedical, presentata a Roma al terzo ”Welfare Day”. Chi può si rifugia nel servizio privato, magari grazie a un fondo integrativo, mentre gli altri fanno i conti con ticket sempre più alti e liste d’attesa, o addirittura rinunciano alle cure. La fuga verso il privato vale ormai per 12,2 milioni di persone, e la ragione principale riportata dagli intervistati è la lunghezza delle liste d’attesa (per il 61,6%) oltre alla convinzione che ‘se paghi vieni trattato meglio’ (per il 18%). Ha un peso notevole anche la constatazione, fatta dal 27% del campione, che il costo del ticket è così elevato che la stessa prestazione da un privato costa in maniera simile.

Continua la lettura con https://www.lettera43.it/sanita-fuga-dal-pubblico-122-milioni-si-rivolgono-ai-privati/amp/?__cf_chl_tk=DsjtqwQSHNevcDd7tcqK7rimzTfgW80J.8lWiPrZ1UE-1652771722-0-gaNycGzNDf0

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A farci dimagrire ci penserà la crisi?

supermercato spesaIl 57 per cento degli italiani ha ridotto la spesa al supermercato per effetto della crisi. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati di una indagine Coldiretti-Swg su come sono cambiati i comportamenti d’acquisto con la crisi, dalla quale si evidenzia che ben tre italiani su quattro (72 per cento) prestano una maggiore attenzione alla spesa rispetto al passato. Tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 47 per cento lo ha fatto – sottolinea la Coldiretti – facendo la spesa in modo più oculato, il 31 per cento riducendo le dosi acquistate, il 24 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 per cento guardando con più attenzione alla data di scadenza. Si tratta – sostiene la Coldiretti – di una tendenza positiva in un Paese come l’Italia dove a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate per un valore stimato in 37 miliardi. Dopo anni – continua la Coldiretti – si inverte la tendenza e aumenta il tempo dedicato dalla maggioranza degli italiani (55 per cento) a fare la spesa. Il 61 per cento degli italiani – precisa la Coldiretti – confronta con più attenzione i prezzi, il 59 per cento guarda alle offerte 3 x 2 ma ben il 43 per cento si accerta comunque della qualità dei prodotti e una percentuale analoga verifica la provenienza. Emerge una tendenza alla ricerca del miglior rapporto prezzo qualità per l’alimentazione davanti alla vastità dell’offerta sugli scaffali ma – continua la Coldiretti – solo l’16 per cento degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari. La consapevolezza dell’importanza dell’alimentazione è evidente, se confrontata ad altri beni di consumo come – precisa la Coldiretti – l’abbigliamento, per il quale ha ridotto la spesa il 51 per cento, o le vacanze (50 per cento) o, ancora, i beni tecnologici (34 per cento).

In Italia la tavola è – sottolinea la Coldiretti – una componente importante della spesa familiare con un valore per famiglia che è stato di 467 euro al mese nel 2011, pari al 19 per cento del totale. Non sprecare il cibo, in tempo di crisi è una scelta di sobrietà che – continua la Coldiretti – non solo è un modo per risparmiare senza rinunciare ad ingredienti di qualità, ma è anche un impegno concreto per l’ambiente con una minore produzione di rifiuti, il cui smaltimento rappresenta oggi uno dei principali problemi delle economie sviluppate. I piatti antispreco che è possibile realizzare aguzzando l’ingegno – sostiene la Coldiretti – sono tanti, basta solo un po’ di estro e passione per la buona tavola per ottenere ottimi risultati.

Con gli scarti degli alimenti per esempio è possibile realizzare squisite portate, si va da un gustoso risotto cucinato con i gambi e foglie di carciofo ad un succulento sformato di finocchi che utilizzale foglie esterne e i ciuffi verdi dei finocchi da unire ad un po’ di formaggio grattugiato e mollica di pane che di solito viene buttata via. Se avanza del pane, invece, si può optare per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti sempre presenti in ogni casa come pomodoro olio e sale o bollirlo insieme a della verdura per realizzare un tradizionale pane cotto e rape, tipico della cucina meridionale. E ancora si può cucinare senza spreco un’ottima frittata di maccheroni che unisce ai carboidrati della pasta avanzata dal giorno prima le proteine dell’uovo per un piatto unico, molto nutriente o classiche polpette recuperando della carne macinata avanzata semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio o la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia e per non buttare via la frutta basta cuocerla e trasformarla in marmellata o semplicemente comporla in una squisita macedonia. Alcuni piatti poi – conclude la Coldiretti – come la tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo, i canederli trentini o la pinza veneta rappresentano non solo una valida soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato con ricette storiche divenute simbolo della cultura enogastronomica e del territorio italiano.

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