Doping nei bambini: perché è così diffuso e quali farmaci vengono usati

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICO.jpgDoping è un termine inglese che tradotto in italiano significa “fare uso di droghe o sostanze stupefacenti”. Nell’ambito sportivo significa usare sostanze o procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento in occasione di una gara sportiva.I composti chimici utilizzati illecitamente nello sport sono molti, con diversi meccanismi d’azione e diverso grado di pericolosità.
Oggi il doping è diventato un fenomeno sociale preoccupante, non più circoscritto alla sola cerchia degli atleti professionisti e non più limitato al giorno prima della gara, ma esteso a vasti strati della popolazione sportiva con coinvolgimento dilagante dei più giovani e fin anche dei bambini.

Perché è così diffuso?

Per un giovane la ricerca del successo può essere così attraente e irresistibile che può perdere di vista che cosa sia giusto e cosa no ed essere più importante della prospettiva di seri danni alla salute da abuso di farmaci. Per qualcuno l’incentivo principale può essere quello economico.
Negli U.S.A. (Denver, Colorado) uno studio condotto nel 1995 ha evdenziato che l’età media in cui gli studenti iniziano ad usare steroidi anabolizzanti è di 14 anni (range 8-17 anni); un questionario somministrato in tale ambito rilevò l’assoluta mancanza di informazioni degli utilizzatori circa gli effetti dei farmaci da loro utilizzati e il desiderio di solo il 18% di ricevere qualche informazione dal medico di loro riferimento.
Nel 1993 il “Canadian Center for Drug-free Sport” ha stimato che il 2,8% di bambini/adolescenti con un’età compresa fra gli 11 e i 18 anni avevano usato steroidi anabolizzanti nei precedenti 12 mesi, stimando così la presenza di 83.000 utilizzatori fra gli scolari canadesi. Analogamente, in Europa venne condotto uno studio nel 1998 su 1.000 scolari inglesi. Emerse che gli steroidi anabolizzanti dopo i cannabinoidi e le amfetamine erano la droga più comunemente offerta; al 6,4% dei bambini e all’1,3% delle bambine era stato proposto l’uso degli steroidi anabolizzanti.

Quali sostanze vengono utilizzate e quali sono i rischi per la salute?

Il doping ormonale include l’ormone maschile testosterone ed i composti chimici a questo affine. I rischi per la salute legati all’abuso di questi farmaci sono molteplici. Oltre a difetti nella struttura del tessuto muscolare che predispongono a rottura dei tendini sotto sforzo, possono essere epatotossici; nei giovani in fase pre-pubere o appena post-pubere determinano un’accelerazione della maturazione scheletrica con arresto prematuro della crescita, nelle ragazze l’abuso di ormoni androgeni comporta irsutismo e irregolarità dei cicli mestruali o vera e propria virilizzazione a seconda della entità e della durata dell’abuso.
Determinano inoltre un aumento della pressione arteriosa, che si traduce in un aumentato rischio per eventi cardiovascolari (infarto miocardio, ictus cerebrale) e causano gravi sintomi psicotici quali stati maniaco-depressivipsicosi paranoidi e aggressività.
Vi sono inoltre segnalazioni di tumori al fegato e alla prostata in atleti che facevano uso indiscriminato di anabolizzanti. L’ormone della crescita è una proteina secreta in maniera pulsatile dall’ipofisi e viene utilizzato per la terapia dei bambini con deficit di tale ormone.
Oggi è un farmaco in gran voga fra coloro che abusano di sostanze per migliorare la propria performance atletica, non solo nelle specialità di potenza (velocità, lanci, sollevamento peso, ecc.) come nel caso degli steroidi anabolizzanti, ma anche in quelli a più alto impegno del metabolismo aerobico, quali per esempio gare di endurance.
Quando l’ormone della crescita viene somministrato a lungo termine in soggetti che non ne sono carenti provoca i segni ed una serie di patologie come gigantismo (se somministrazione avviene prima dello sviluppo) o acromegalia (se avviene al termine dello sviluppo). Il doping è un fenomeno dilagante non soltanto fra gli adulti: sempre più minorenni finiscono vittime del doping. La fascia di età a rischio si è abbassata progressivamente arrivando ad interessare i bambini/adolescenti di 8-17 anni.

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Il ruolo del medico

L’utilizzo di sostanze che migliorano la performance fisica da parte dei giovanissimi è un problema nuovo che non solo il pediatra, ma l’intera società si trova a dover affrontare per i notevoli risvolti morali che tale abuso comporta.  Il ruolo del pediatra e del medico sportivo in tal senso è “prezioso”: possono fornire informazioni reali sugli effetti positivi in termini di rendimento fisico e sulle conseguenze mediche derivanti dall’uso di sostanze “dopanti”, e possono consigliare come alternativa per raggiungere una performance atletica ottimale un “sano” allenamento e un’alimentazione bilanciata.
Il tentativo di scoraggiare il giovane tramite informazioni inesatte che sminuiscano la reale efficacia dei farmaci riduce soltanto la credibilità del medico e non aiuta nella lotta al doping. Un’azione contro il doping richiede necessariamente una comprensione delle motivazioni psicologiche e sociali che portano un bambino o un adolescente ad abusare di farmaci e dovrebbe essere rivolta anche agli adulti, allenatori, organizzatori di eventi sportivi, genitori di bambini/adolescenti sportivi.
La pratica del doping ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi. È questa la ragione per cui in tutto il mondo si cerca di debellarla. Le metodiche punitive antidoping non hanno dato ad oggi i risultati attesi. Nell’ambito di un fenomeno endemico che affonda le sue radici nella società e che al momento non trova ostacoli al suo diffondersi, il ruolo del medico appare cruciale.
Come sottolineato dalla Società Americana di Pediatria, la prevenzione tramite l’istruzione appare il primo strumento da utilizzare. È compito poi del medico identificare i giovani a rischio, comprenderne le motivazioni e tentare di allontanarli dal doping; compito del medico è anche quello di seguire clinicamente colui che ha fatto uso di doping, prescindendo dai propri pregiudizi ed impostando un piano diagnostico e terapeutico come per qualunque altro paziente.

Come prevenire e contrastare il doping?

La società americana di pediatria ha emanato una serie di raccomandazioni per guidare il pediatra nei casi certi o sospetti per doping e soprattutto per prevenire l’avvicinamento dei giovanissimi a tale pratica:

– l’utilizzo delle sostanze volte a migliorare la performance fisica deve essere fortemente sconsigliato;
– i genitori devono assumere una posizione forte e convincente contro il doping e quando possibile devono richiedere che gi allenatori vengano adeguatamente informati circa gli eventi avversi del doping;
– la scuola, i comitati organizzativi sportivi devono scoraggiare attivamente il doping e provvedere a programmi educativi volti a formare gli allenatori, i genitori e gli atleti;
– programmi educativi che incoraggino una competizione agonistica senza doping devono essere propagandati. Tali programmi devono sottolineare la validità di una alimentazione corretta, di un allenamento sano rispetto ad un abuso di farmaci che comporta danni fisici ancora non completamente noti. Una formazione di tipo psicologico deve essere fornita al giovane per aiutarlo a non cedere alle pressioni che lo portano verso il doping;
– la scuola, le squadre devono promuovere la discussione aperta dell’utilizzo dei farmaci in ambito sportivo. Devono propagandare il concetto che il doping va evitato non per la paura di essere scoperti ai test antidoping, ma perché è immorale voler vincere a tutti costi sugli altri facendo il ricorso a farmaci;
– domande circa l’uso dei farmaci dopanti devono essere poste nel corso della visita medica, nello stesso modo con cui si chiede circa l’uso del tabacco e dell’alcol;
– coloro che ammettono di far ricorso al doping devono essere adeguatamente informati circa i benefici in ambito sportivo, gli effetti avversi noti e la mancanza attuale di dati sugli effetti a lungo termine nei giovani utilizzatori. Fondamentale è individuare la sostanza di cui il giovane abusa per poter instaurare se necessario un programma diagnostico e terapeutico;
– il pediatra che segue un giovane che ammette di utilizzare sostanze doping deve tentare di capirne le motivazioni, deve valutare la possibilità di abuso di altre sostanze illecite quali stupefacenti, e deve tentare di proporre come valide alternative salutari e moralmente corrette nel raggiungimento degli obiettivi sportivi;
– i non-utilizzatori di sostanze doping devono essere incoraggiati nella loro scelta, instaurando così con loro un dialogo aperto sull’argomento.
– I pediatri, infine, devono promuovere lo sport fra i giovanissimi, fornendo informazioni sugli effetti benefici dell’attività fisica in un organismo in crescita, sull’importanza di una sana alimentazione, su come mantenere un peso corporeo adeguato, su come prevenire le lesioni da sport.

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Il doping nei bambini e negli adolescenti: il ruolo dei genitori

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOSe ne parla ancora troppo poco, ma sono tantissimi i bambini e gli adolescenti che fanno uso di sostanze dopanti per migliorare le prestazioni sportive o, ancora più grave, sostenuti e incitati dai genitori a farne uso, pur di vincere. Questi aspetti sono estremamente dannosi per il fisico e per la psiche dei ragazzi coinvolti.

Con la parola doping si intendono tutte quelle sostanze che aumentano in maniera artificiale le prestazioni ed il rendimento fisico, muscolare, sia in termini di forza che di durata. Le sostanze dopanti aiutano a ridurre la percezione della fatica, migliorano le prestazioni sotto vari punti di vista, vanno ad intervenire sull’apparato cardiovascolare e respiratorio, sulla forza muscolare e anche sul peso corporeo. Il problema è che se somministrati in bambini e adolescenti in piena fase di sviluppo psico-fisico, si rischia di creare danni permanenti, come un arresto della crescita prematuro. Spesso vanno ad intaccare il ciclo mestruale nelle ragazze e i testicoli nei ragazzi, favorendo l’atrofizzazione, aumentando quindi il rischio di impotenza ed infertilità. Il doping ha effetti importanti anche da un punto di vista psicologico: la presenza di alcuni ormoni, aumenta l’aggressività e favorisce sbalzi dell’umore con presenza di sintomi depressivi. Un recente studio condotto su 2793 adolescenti di età media di 14,4 anni, ha rilevato che, gli adolescenti maschi del campione intervistato utilizzano per il 34,7% proteine in polvere, il 10% altre sostanze per accrescere la muscolatura e circa il 6% steroidi, mentre le femmine, il 21.2% proteine, il 5,5% altre sostanze e il 4,6% steroidi (Eisenberg et al. 2012).

Spesso sono gli stessi ragazzi che sfruttano la rete o conoscenze personali, per impossessarsi di queste sostanze; altre volte sono gli allenatori che stilano piani alimentari e consigliano quelli che chiamano “integratori”. In questi casi i genitori sono spesso assenti o poco presenti nella vita dei figli, non fanno caso ai loro cambiamenti di umore o li attribuiscono a problemi scolastici, o alla adolescenza stessa. Non si accorgono delle modificazioni corporee troppo repentine dei figli che non possono essere attribuite solo alla alimentazione. In questi casi è importante fare molta attenzione alla fissazione per il fisico e per il corpo del ragazzo, alla ossessione per l’alimentazione e alla eccessiva attività sportiva. Attenti anche alle amicizie, spesso, durante le fasi della crescita, queste cose si fanno in gruppo perché deresponsabilizza e facilita. È importante che parliate con loro, domandategli cosa sta succedendo e come mai stanno indirizzando tutta questa attenzione al corpo. Controllate se vi chiedono soldi per comprare integratori o quant’altro e chiedete di visionare i prodotti che acquistano. Se non siete sicuri rivolgetevi ad uno specialista.

Altre volte, però, sono gli stessi genitori che non concedono ai figli il diritto di NON essere campioni e vogliono che vincano a tutti i costi, mettendo a repentaglio anche la salute e il benessere psico-fisico. Nel febbraio 2014, il tribunale di Treviso, ha tolto la patria potestà ai genitori di un quattordicenne, affidando il minore ai servizi sociali, perché lo obbligavano a doparsi per vincere. In tal modo, per i genitori, la fissazione di voler trasformare il proprio figlio per forza in un campione li porta a perdere di vista il benessere del figlio, la salute e l’educazione. In questo modo si insegna al figlio che nella vita bisogna vincere per forza, che sei accettato solo se sei un vincente. Si trasmette al figlio una pesantezza psichica notevole, che trasforma lo sport da divertimento e scarico, a stress. Il figlio vive uno stato emotivo caratterizzato dalla paura di fallire, di non essere all’altezza, di deludere o, nel caso contrario, si rischia di stimolare talmente tanto la competitività che si apprende l’insegnamento sbagliato: “pur di vincere, si può anche annientare l’avversario”. La competizione diventa quindi prevaricazione e può dar luogo anche ad episodi di bullismo, che si possono riproporre anche in ambito scolastico e relazionale. In questo modo NON si vince, ma si perde il reale significato dello sport.

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Doping sempre più diffuso tra i giovani, anche sotto i 12 anni

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOIl doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi non sono sottoposti a controlli, forse sono già  sottoposti a questo tipo di sollecitazioni.  A lanciare l’allarme è Francesco Botrè, direttore del Laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI).

Quanto è diffuso il fenomeno e quali sono le sue radici?
Purtroppo non ci sono dati sugli adolescenti, perché in laboratorio analizziamo i campioni in maniera assolutamente anonima, senza nemmeno sapere a quale sport si riferiscano. Però chiaramente il pericolo esiste. Nello sport agiscono le stesse sollecitazioni che si incontrano in altri campi: l’uso di sostanze e farmaci inizia come “aiutino” alla prestazione, per fare meglio, ma anche per essere “in” a scuola, con gli amici. È a rischio soprattutto chi non è in grado di raggiungere un livello che è considerato accettabile di prestazione con i propri mezzi. Dopodiché diventa indispensabile. I luoghi più a rischio (palestra,  piscine…) sono quelli nei quali la pratica sportiva diventa assidua e il bisogno di gareggiare e vincere ‒ ma anche di costruirsi un fisico “speciale” ‒ supera le altre motivazioni, quelle più sane e più corrette, basate sulla fiducia nei propri mezzi e sul confronto leale e aperto con gli avversari. Il punto è che però il doping non è una scorciatoia, è una deviazione. Se la società è basata solo sul risultato e non sul percorso che si fa per ottenerlo, è chiaro che qualsiasi strada lecita o illecita che permette di raggiungere l’obiettivo diventa appetibile.

Quali sono i rischi per la salute?
L’abuso prolungato, ad esempio degli anabolizzanti, comporta in un primo tempo alterazioni reversibili che si ripercuotono spesso anche sull’umore, ma che più avanti diventano irreversibili e mettono a dura prova il lavoro del fegato e dei reni i cui valori di funzionalità risultano alterati agli esami del sangue.

Servono più controlli?
Va tenuta alta la soglia di attenzione sulla necessità  di proteggere i giovani da una stimolazione eccessiva verso la prestazione. Non è però facendo tanti controlli sui ragazzi che si risolve la situazione: è soprattutto un problema di prevenzione e di educazione.

Cosa può fare il pediatra?
Il pediatra è un osservatore privilegiato, arriva dove l’allenatore, il genitore, l’insegnante o il parroco non possono arrivare. È essenziale che i pediatri siano sensibilizzati. Innanzitutto sui rischi sanitari, e poi su quelli etici. Intanto l’auto-somministrazione di sostanze dopanti, vietata per legge, provoca alterazioni che possono non essere così facilmente evidenti (stanchezza, irritabilità, disattenzione, calo dell’autostima, calo o aumento dell’appetito e del peso, aggressività, insonnia). Il pediatra ha un ruolo fondamentale perché è in grado di cogliere, se preparato, i cambiamenti del ragazzo, di parlare con lui e con i genitori, di correggere la situazione e di ristabilire una giusta scala di priorità nelle aspettative del ragazzo e dei suoi genitori, prima che sia troppo tardi.

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Proviron ® Mesterolone: effetti, dosaggi ed effetti collaterali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma IO DICO NO AL DOPING IN PALESTRA SEMPRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneProviron ® è il nome commerciale di uno steroide anabolizzante orale, il mesterolone (1 metil-diidrotestosterone). Questo ormone si distingue per la sua elevata attività androgena a cui contrappone una bassissima tendenza alla conversione in estrogeni. In ambito medico il Proviron ® viene generalmente usato per trattare disfunzioni sessuali come quelle causate da un ridotta produzione di testosterone. Questo steroide anabolizzante non stimola il corpo a produrre più testosterone ma si sostituisce ad esso mimandone l’attività. I suoi effetti anabolici sono tuttosommato ridotti in quanto a livello muscolare il mesterolone viene rapidamente ridotto in un metabolita inattivo. Il Proviron ha una elevata affinità per le SHBG, proteine plasmatiche che fungono da trasportatori di ormoni steroidei nel torrente circolatorio.

Di tutto il testosterone prodotto dal corpo umano soltanto una piccola quota circola nel sangue in una forma libera. All’interno del torrente circolatorio, così come succede per molti altri ormoni, il testosterone si trova legato in gran parte (c.a 98%) a specifiche proteine plasmatiche (Sex Hormon Binding Protein) che lo inattivano temporaneamente. In base alle richieste metaboliche una piccola quota di questi legami può rompersi, lasciando il testosterone libero di migrare nelle cellule e regolare la trascrizione genica.

Per legarsi a tali proteine il Proviron ® rompe il legame steroidi-SHBG  rendendo liberi tali ormoni e migliorando di conseguenza gli effetti anabolici. Anche per questo motivo viene spesso associato ad altri steroidi anabolizzanti (in modo da migliorare l’effetto complessivo dello stack). Il mesterolone viene inoltre utilizzato per la sua azione inibitoria sull’enzima aromatasi. Grazie a tale caratteristica viene fortemente ridotta la conversione in estrogeni di testosterone e derivati (compresi buona parte degli steroidi anabolizzanti). Il Proviron viene quindi utilizzato per prevenire ritenzione idrica, ginecomastia ed aumento del tessuto adiposo. Per amplificare tali effetti nei cicli di massa (quando i culturisti utilizzano grossi quantitativi di steroidi anabolizzanti aromatizzabili come dianabol e testosterone), il Proviron ® viene spesso associato al Nolvadex ®, un farmaco in grado di bloccare a livello tissutale il legame tra estrogeni e recettori. Nei periodi pregara il Mesterolone viene utilizzato per aumentare il rapporto tra androgeni ed estrogeni migliorando così la definizione muscolare e riducendo ritenzione idrica e masse adipose.

EFFETTI COLLATERALI

Se vengono rispettati i livelli di assunzione consigliati il Mesterolone è generalmente ben tollerato. Alcuni soggetti predisposti possono tuttavia accusare i tipici disturbi associati ad un aumentato livello androgeno (acne, alopecia, eccessiva peluria, sensibile incremento di aggressività e libido). Tali effetti sono dose dipendenti e aumentano se il Proviron viene abbinato ad altri anabolizzanti androgeni. In virtù di tali effetti collaterali, comuni anche al Nolvadex ®, attualmente l’Arimidex ® – un antiestrogeno altrettanto potente ma privo di effetti androgeni – viene considerato una valida alternativa ai tradizionali antiestrogeni. Pur essendo uno steroide anabolizzante orale il Mesterolone non rientra nella categoria dei 17-alfaalchilati e come tale non è tossico per il fegato.

MODALITÀ D’ASSUNZIONE (penalmente perseguibile e associata a gravi e numerosi effetti collaterali)

Come sostanza anabolizzante nel bodybuilding: il Proviron ® viene assunto a dosi di 25-100 mg al giorno (1-4 compresse). Le donne utilizzano quantitativi inferiori nell’ordine dei 25 mg al giorno per non più di 4-5 settimane, onde evitare un’eccessiva virilizzazione (abbassamento del tono della voce, irregolarità mestruali, irsutismo, ipertrofia clitoridea).

EFFETTI ANABOLIZZANTI: 100-150*

EFFETTI ANDROGENIZZANTI: 30-40*

ATTIVITÀ ESTROGENICA: nessuna

ATTIVITÀ PROGESTINICA: non rilevante

* l’ormone di riferimento è il testosterone (100/100)

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Accertati di essere a conoscenza degli effetti collaterali e delle ripercussioni legali derivanti dall’utilizzo degli steroidi anabolizzanti (regolamentate dalla legge in materia antidoping 14 dicembre 2000, n. 376 e successivi aggiornamenti, e dalla legge in materia di disciplina degli stupefacenti D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e successivi aggiornamenti).

Tale farmaco è uno dei prodotti più contraffatti. Oltre a sconsigliarne l’acquisto in assoluto, se ne sconsiglia in particolare il suo acquisto via internet o dal mercato nero, per evitare farmaci contraffatti estremamente pericolosi per la salute.

Tali indicazioni hanno esclusivamente scopo informativo e NON intendono in alcun modo sostituirsi al parere di un medico o favorire l’utilizzo di steroidi anabolizzanti, né tanto meno promuovere specifici prodotti commerciali, eventualmente indicati a puro scopo informativo. Il ricorso agli steroidi anabolizzanti al di fuori dell’ambito medico è una pratica pericolosa ed aberrante dalla quale ci discostiamo CONDANNANDOLA E SCORAGGIANDOLA nella maniera più assoluta.

Fonte: my-personaltrainer.it

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Le 20 giustificazioni più assurde per i casi di doping nello sport

MEDICINA ONLINE BICI CICLISMO BIKE MOUNTAIN BIKE ROAD SPEED CASCO BICICLETTA DA CORSA CORRERE CIRCUITO MONTAGNA SENTIERO STRADA SPORT SPORTIVO CALORIE WALLPAPER PICS PICTURE PHOTO HI RESI tortellini della mamma di Sara Errani sono solo l’ultima delle giustificazioni per i casi di doping. Stravaganze e casi limite più o meno accettate dai vari tribunali antidoping: tra improbabili caramelle sudamericane, dosi massicce di carne rossa, effusioni varie e chi più ne ha più ne metta, riviviamo i casi più clamorosi nella storia recente di tutti gli sport.

Javier Sotomayor (atletica)

Nel 1999 risulta positivo alla cocaina dopo aver vinto l’oro ai Giochi Panamericani: lo stesso Fidel Castro interviene affermando che i test sono stati alterati per danneggiare Cuba e la sua reputazione comunista. Sotomayor viene ammesso alle Olimpiadi di Sydney 2000, ma l’anno dopo risulta nuovamente positivo al nandrolone e costretto al ritiro.

Mark Bosnich (calcio)

Il portiere australiano risulta positivo alla cocaina nel 2002, quando milita nel Chelsea, in Premier League. Si difende affermando di aver fatto utilizzo di droga per sensibilizzare la moglie, la super-modella Sophie Anderton, che ne è grande consumatrice: “Le ho detto che, per ogni striscia che si fosse fatta, io me ne sarei fatte due. E così è successo”. Il matrimonio naufraga poco tempo dopo e, qualche anno dopo, dichiarata bancarotta, Bosnich ammette di aver fatto uso di cocaina a lungo, e di aver speso anche 5.000 dollari a settimana per acquistarla.

LaShawn Merritt (altetica)

Dopo essere risultato positivo a uno steroide anabolizzante nel 2009, Merritt afferma di aver fatto utilizzo di un prodotto per aumentare le dimensioni del pene, responsabile dei valori alterati del sangue. “La squalifica che riceverò non potrà mai superare l’imbarazzo e l’umiliazione che provo – dichiara -. Sono diventato oggetto di barzellette tra i miei compagni”.

Daniel Plaza (atletica)

Vincitore dell’oro olimpico nella marcia 20 km a Barcellona, quattro anni dopo risulta positivo agli steroidi. Replica dicendo di aver fatto maratone di sesso orale con la moglie incinta e di aver ingerito grandi dosi di testosterone prodotto in eccesso dalla stessa compagna nel corso dei numerosi cunnilingui.

Melky Cabrera (baseball)

Risultato positivo al testosterone nel 2012, investe 10.000 dollari per creare un sito internet per pubblicizzare la vendita di un prodotto fasullo che – stando ai suoi piani – avrebbe assunto alterando i valori sanguigni. Viene smascherato poco dopo dagli agenti investigativi federali.

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Petr Korda (tennis)

Positivo al nandrolone nel 1998 dopo aver vinto l’Australian Open, si difende dicendo di aver consumato grandi quantità di carne di vitello allevato con anabolizzanti. La Federtennis internazionale replica affermando che, per raggiungere una concentrazione tale di nandrolone nel sangue, avrebbe dovuto mangiare 40 vitelli al giorno per 20 anni.

Dennis Mitchell (atletica)

Oro olimpico nel 1992 nella 4×100, risulta positivo nel 1998 al testosterone. Risponde affermando che, la sera prima del test, avrebbe bevuto 5 birre e fatto una maratona di sesso con la moglie per festeggiare il suo compleanno. Viene squalificato per due anni.

Floyd Landis (ciclismo)

Positivo al testosterone nel 2006, cerca di difendersi con una lista di scuse: una nottata a base di whisky, iniezioni di cortisone per placare dolori all’anca, medicine per la tiroide e problemi naturali di metabolismo. Squalificato per due anni, Landis ammette nel maggio del 2010 di aver fatto uso di sostanze dopanti.

Justin Gatlin (atletica)

Nell’aprile 2006, tre mesi dopo aver segnato il record del mondo nei 100 metri a Doha, risulta positivo al testosterone: replica accusando il massaggiatore, con cui avrebbe avuto uno screzio, di aver utilizzato una crema al testosterone per vendetta. Viene squalificato per otto anni, pena poi dimezzata, ma evita la sospensione a vita per aver collaborato con le autorità.

Richard Gasquet (tennis)

Nel marzo 2009 si ritira improvvisamente dal torneo di Miami, e due mesi dopo riceve una squalifica di due anni per cocaina. Si difende dicendo che, la sera precedente, in discoteca, avrebbe baciato una ragazza che aveva assunto la sostanza e che gliela “avrebbe” passata attraverso la saliva. La Federtennis internazionale accetta la sua versione e lo riammette nel circuito a luglio.

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Gilberto Simoni (ciclismo)

Nel 2002 risulta positivo alla cocaina e costretto a ritirarsi dal Giro d’Italia. Si difende dicendo di aver consumato caramelle balsamiche e analgesiche per il mal di gola acquistate dalla zia in un viaggio in Perù, che contengono cocaina in piccole dosi. Viene scagionato dopo il test del Capello, che dimostra come non abbia mai sniffato cocaina.

Raimondas Rumsas (ciclismo)

Positivo all’EPO, e trovato in possesso di un arsenale di medicinali vietati nella macchina affidata alla moglie, il ciclista lituano si difende affermando di aver acquistato i farmaci per curare la matrigna, molto malata, e di aver incaricato la moglie di consegnarglieli.

Dieter Baumann (atletica)

Nel 1999 risulta positivo al nandrolone e riceve una squalifica di due anni. Dopo una serie di test ripetuti, emerge che i valori risultano molto differenti a seconda dei momenti della giornata in cui vengono effettuati: la difesa sostiene che il nandrolone si trova nel dentifricio utilizzato dall’atleta, appositamente iniettato da qualcuno con una siringa.

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La squadra di ciclismo PDM

Durante il Tour de France del 1992, la squadra francese PDM si ritira in blocco dalla corsa a tappa alla vigilia di un controllo antidoping. La scusa ufficiale? Intossicazione alimentare e problemi intestinali dovuti all’aria condizionata dell’albergo in cui avevano alloggiato la sera precedente.

Christian Bucchi e Salvatore Monaco (calcio)

Alla fine dello scorso millenio in Italia scoppiò il caso narndrolone. I due giocatori, all’epoca al Perugia, furono tra i primi a risultare positivi. La giustificazione anche in questo caso fu alimentare: eccessivo consumo di carne di cinghiale dopo una grigliata.

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Alberto Contador (ciclismo)

Dal cinghiale alla carne di vitello. Di nuovo. Nel 2010 è il campione spagnolo Alberto Contador a venir trovato positivo al clenbuterolo e la giustificazione ufficiale fu anche in questo caso legata al consumo di carne. Contador fu prima smentito dalla associazione di allevatori spagnoli e successivamente condannato dal TAS di Losanna a 2 anni di squalifica.

Marco Borriello (calcio)

C’è chi è stato più fortunato. Da una gran mangiata a una gran maratona… Nel 2007, Marco Borrielo, all’epoca al Genoa, venne squalificato per 3 mesi per positività ai metaboliti del cortisone. Belen Rodriguez, all’epoca fidanzata del calciatore, corse in aiuto giusticando il fidanzato costretto a ricorrere a una pomata per guarire un’infezione causata da rapporti sessuali. Ci sono state scuse peggiori insomma…

Shane Warne (cricket)

Nel 2003 il giocatore di cricket australiano Shane Warne saltò il mondiale – che per altro l’Australia vinse – dopo la positività a un diuretico. Le autorità non credettero alla versione ufficiale: ovvero mamma Warne, che vedendo il figlio leggermente in sovrappeso, pensò bene di dare al figlio un paio di pillole delle sue. L’antidoping disse che il diuretico era per corprire ben altro e Warne si beccò 12 mesi di squalifica.

Tyler Hamilton (ciclismo)

Concludiamo con il fantasioso Hamilton, in cui nel suo sangue furono trovate tracce non appartenenti al suo DNA, evidente segnale di doping sanguigno. L’americano fu strepitoso: le ‘cellule straniere’ trovate nel suo sistema sanguigno erano frutto di una Chimera, ovvero un organismo con due o più popolazioni di cellule geneticamente distinte, prodotto da un fratello gemello che è morto prima della nascita. Si beccò 2 anni di squalifica.

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Io dico NO al doping in palestra, sempre e comunque

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma IO DICO NO AL DOPING IN PALESTRA SEMPRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLettori del sito, amici e frequentatori della mia palestra, mi chiedono spesso cosa ne penso del doping usato per aumentare la massa muscolare a livello dei bodybuilder professionisti. Sto parlando di farmaci e non certo di integratori di creatina o aminoacidi (che assume anche il sottoscritto e sono cose assolutamente diverse dal doping, cosa non sempre molto chiara ai non addetti ai lavori).
La mia opinione, in sintesi, è scritta nel titolo ed è anche la mia risposta quando qualcuno che conosco mi chiede aiuto per ottenere alcuni farmaci “particolari”: sono assolutamente contrario, in QUALSIASI caso e senza alcuna eccezione.

Pur senza arrivare ai livelli grotteschi e del tutto anti-fisiologici visibili della foto in alto, uno o più cicli farmacologici sono sempre estremamente pericolosi per la salute – oltre che illegali! – e portano cronicamente il corpo a soffrire di patologie anche estremamente gravi. Usare alcune sostanze con la speranza che gli effetti collaterali peggiori tocchino ad altri, è come giocare con la roulette russa pensando che “tanto a me non può succedere”. Inoltre – dove non arriva la malattia organica – la dipendenza psicologica da alcune sostanze, può portare un “atleta” (le virgolette non sono messe a caso: chi è dopato per me non si può fregiare del titolo di “atleta”) a dei veri e propri circoli viziosi da cui è estremamente difficile uscire, specie se il soggetto è giovane, e non parlo per sentito dire ma per ripetute esperienze professionali mie e di molti colleghi medici e psicologi. Al termine dell’assunzione dei farmaci, pur continuando a nutrirsi ed allenarsi adeguatamente, una buona parte dei risultati (cioè i muscoli eccezionalmente ipertrofici) tende a svanire, mentre ciò che non svanisce per anni è:

  • il disagio psicologico di non vedersi più “grossi” come una volta;
  • un aumentato rischio di soffrire di patologie anche gravi ed irreversibili, specie a livello cardiovascolare, endocrino e riproduttivo.

Ne vale davvero la pena? Davvero volete buttare via la vostra salute per due soldi, qualche integratore gratis, la foto da “rimorchioni” in spiaggia da vantare su Instagram scrivendo grottesche definizioni, stile “natural riso e pollo con ottima genetica”? NO. Non ne vale la pena.

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Il problema è poi in rapida espansione tra i giovanissimi dal momento che, grazie ad internet, diventa sempre più facile per un minorenne – che crede di poter diventare grosso in un mese – trovare farmaci ed assumerli con schemi “fai da te”, facendo un doppio errore anche perché – contrariamente a quello che molti pensano – il doping non è assolutamente una bacchetta magica che ti trasforma senza sforzi in Arnold Schwarzenegger. Senza considerare l’effetto distruttivo a livello psico-fisico che certe sostanze possono determinare in un soggetto molto giovane, con un quadro ormonale ancora in via di assestamento.

Ogni volta che mi esprimo in questo modo, trovo sempre qualcuno che ribatte con un:

Ognuno col suo corpo ci fa quello che vuole

Certo, ognuno ha la libertà di trattare il proprio corpo come lo desidera. Ma se vedeste per strada una persona, magari un ragazzino, che sta cercando di tagliarsi un braccio con un coltello, non cerchereste di fermarlo? Allo stesso modo dovreste cercare di impedire ad una persona di doparsi, specie se giovane. Pensate che siano cose così diverse? Entrambe sono condotte che portano ad un danno irreversibile per l’organismo: nel doping questo danno – pur se apparentemente inesistente o al massimo sottostimato – è reale ed è solo posticipato. Se ribattette con un “di qualcosa bisognerà pur morire“, beh… questa è una affermazione talmente stupida che non vale neanche la pena di rispondervi.

Ognuno col suo fisico ci fa quello che vuole, è vero, però bisogna inoltre ricordare che il doping porta a patologie che hanno un costo sociale (penso alle famiglie dei soggetti che si dopano) e soprattutto ad un costo economico per la sanità e quindi per le tasche di tutti che la sostengono con le tasse (per lo stesso motivo dovreste auspicare – ad esempio – che tutti smettano di fumare e bere alcolici all’istante). Ah a proposito chi vi parla non beve, non fuma e non assume droghe, quindi non ribattete col solito “dici a me di non doparmi e poi sei il primo che si fuma mille sigarette“, perché, oltre ad essere una argomentazione basata su una fallacia logica, con me non funziona.

Infine legittimare sui social network ed invogliare l’uso di sostanze illegali per le competizioni, oltre ad essere un reato ed essere antisportivo, è altamente diseducativo: è far credere ad un giovane che esiste una scorciatoia per raggiungere un obiettivo o – peggio – è come invogliare una ragazza ad essere anoressica per essere più bella e raggiungere l’insalubre bellezza di alcune modelle. Il doping inoltre spinge più in alto l’asticella del canone di “bellezza muscolosa”: molti giovanissimi “naturali”, vedendo che con gli integratori ed il duro lavoro non riescono comunque a raggiungere i livelli dei loro idoli, saranno portati a:

  1. se “ingenui”: deprimersi, pensando di avere una cattiva genetica o di stare sbagliando tutto quando invece magari hanno ottima genetica e si allenano benissimo;
  2. se “non ingenui”: usare alcuni farmaci “per mettersi almeno in pari con gli altri” (frase che mi ha detto un 17enne che voleva da me consigli su come doparsi!).

E’ questa l’educazione che vogliamo dare ai giovani? E’ questo il modello di vita che vogliamo dare ai nostri figli?

E quando sto sui gruppi Facebook, non posso neanche ribellarmi quando vedo foto di “atleti” che hanno più in farmaci in corpo della farmacia sotto casa mia, perché mi si chiede “che ci stai a fare su un gruppo di palestra se vedi un dopato e non lo apprezzi?“. Ma perché, non posso essere appassionato di palestra e di fitness ed odiare contemporaneamente certi soggetti dopati fino ai capelli? No, evidentemente non si può. Proprio per questo motivo ho fondato un gruppo chiamato “Malati di di fitness e di palestra, non di doping“, perché si, si può amare la palestra e trovare rivoltante il doping e le due cose per me non solo sono compatibili, ma anche assolutamente correlate logicamente: amo la palestra perché amo la mia salute e se amo la mia salute non posso che trovare rivoltante il doping. Io mi alleno in palestra da quando avevo 12 anni ed ora ne ho 40: ho sempre amato la palestra e il doping mi ha sempre fatto schifo.

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Io, al contrario di altri individui “guru” su You Tube, con lauree finte in omeopatia, che dicono “doparsi fa male ma vi diciamo qual è la maniera migliore per doparvi perché, se proprio lo volete fare, almeno fatelo nel modo corretto” non vi darò alcuno schema perché non esiste nessuna maniera corretta per evitare i danni distruttivi a livello della vostra mente e della vostra salute. Sarebbe come dirvi qual è la maniera migliore per farvi una iniezione di eroina. Da medico, una cosa del genere, non la farò mai.

La mia opinione – da persona di buon senso prima ancora che da medico – è:

Amo la palestra alla follia e proprio perché la amo io dico NO al doping, sempre e comunque.

PS Chi difende il doping, con frasi tipo “Doparsi poco non fa male; si fa male solo chi si dopa male o troppo; se ti fai seguire da un esperto preparatore rischi poco; basta fare il ciclo giusto e la salute non ne risente minimamente; gli effetti collaterali sono solo leggende”, compie un grosso e pericolosissimo errore: il doping è SBAGLIATO SEMPRE E COMUNQUE e non esiste un doping “buono” o che “non faccia male”, neanche se il preparatore è esperto, tanto che muoiono “atleti” di 20 anni anche con preparatori esperti. Dire frasi come quelle di prima non fanno altro che minimizzare il problema ed invogliare un inesperto a iniziare a doparsi, cosa che porta spesso in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Ecco come funzionano i controlli antidoping: il caso Schwazer

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PRELIEVO SANGUE LABORATORIO ANALISI DEL SANGUE ANEMIAShock nel mondo dell’atletica leggera italiana. In pieno fermento pre-Olimpiadi (i giochi cominceranno a Rio il 5 agosto prossimo), una bufera si è appena abbattuta, per la seconda volta, sul marciatore altoatesino Alex Schwazer. Stando a quanto ha riportato oggi La Gazzetta dello sport, infatti, lo sportivo – già squalificato per 3 anni e 9 mesi per la positività all’Epo riscontrata prima dei Giochi di Londra 2012 e da poco tornato ad allenarsi e gareggiare in vista delle Olimpiadi di Rio – sarebbe risultato nuovamente positivo a un controllo antidoping, effettuato a Vipiteno il primo gennaio scorso su disposizione della International Association of Athletic Federations (Iaaa), l’ente internazionale che si occupa di atletica leggera.

Continua la lettura su https://www.wired.it/scienza/medicina/2016/06/22/caso-schwazer-controlli-antidoping/

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Come si svolgono i controlli
Appena l’atleta viene informato di essere stato selezionato per un controllo, questi viene identificato e affiancato, fino al termine dei prelievi dei campioni, da un funzionario del Nado incaricato di vigilare sulla condotta corretta (per evitare che, per esempio, l’atleta possa inquinare il campione, o sostituirlo, o ritardare troppo il prelievo).

I prelievi dei campioni di sangue e urina sono strettamente regolamentati in modo tale da non compromettere la sicurezzadell’atleta e, contemporaneamente, l’affidabilità dei test. Le modalità di prelievo del sangue, in particolare, sono descritte in estremo dettaglio: “Il Bco provvede a detergere l’epidermide utilizzando un batuffolo d’ovatta imbevuto con disinfettante sterile in corrispondenza di una zona che non influisca negativamente ai fini della prestazione dell’atleta, applicando, ove necessario, un laccio emostatico. Il Bco procede al prelievo del campione ematico da una vena collocata in superficie, facendo defluire il sangue nel contenitore di raccolta definitivo. Il laccio emostatico, ove applicato, deve essere rimosso non appena l’ago è penetrato”.

Qualche numero
Ogni anno, la Sezione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive del ministero della Salute pubblica un rapporto sui risultati dell’attività antidoping svolta nei dodici mesi precedenti. Stando all’ultimo rapporto, nel 2015 sono stati eseguiti 177 controlliprogrammati, che hanno coinvolto 860 atleti, di cui 591 maschi (68,7%) e 269 femmine (31,3%) con un’età media di 27,6 anni (28,2 per i maschi e 26,1 per le femmine). Di questi, 25 sono risultati positivi, con una sostanziale differenza di genere, pari al 3,4% per gli uomini e 1,9% per le donne. La percentuale più elevata di principi attivi rilevati dai controlli appartiene alla classe degli agenti anabolizzanti (vedi sotto), con il 34,1%, seguiti da diuretici e agenti mascheranti (14,6%) e corticosteroidi (14,6%).

Le sostanze
La categoria più diffusa di sostanze dopanti è quella dei cosiddetti agenti anabolizzanti, tra i quali spiccano testosterone e derivati (nandrolone e stanozololo su tutti), che aumentano massa muscolare potenza mimando il comportamento naturale dell’ormone sessuale maschile.

Le prestazioni possono aumentare fino al 40%, ma gli effetti collaterali comprendono crescita anomala delle ossa lungheazoospermiaimpotenzaipervirilizzazione, danni al sistema cardiocircolatorio e tumori al fegato. Esistono poi gli ormoni proteici (di cui fa parte l’Epo, o eritropoietina),  sostanze che stimolano la produzione di globuli rossi, migliorando così la disponibilità di ossigeno nel sangue e la resistenza fisica, ma aumentando contemporaneamente il rischio ictus infarto. E ancora, gli stimolanti, i narcotici e le enmotrasfusioni, che rispettivamente agiscono sul sistema nervoso centralediminuiscono la soglia del dolore e aumentano l’emoglobina nel sangue.

Infine, una menzione particolare è da riservare alla nuova frontiera del doping genetico, la modifica del DNA degli atleti per migliorarne le prestazioni. Un settore di cui ancora si sa molto poco, ma che potrebbe rivelarsi particolarmente pericoloso nel prossimo futuro.

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Un bodybuilder muore e un altro è grave: inchiesta a Foggia

MEDICINA ONLINE INIEZIONE OLIO SYNTHOL PALESTRA MORTO ALLENAMENTO PESI MUSCOLI PALESTRA DOPING PROTEINE MORTE INTEGRATORE BODY BUILDING 14 FARMACI ILLEGALI PROIBITI ANFETAMINE TREMBOLONELa Procura di Foggia ha disposto perquisizioni in alcune palestre della città pugliese dopo che un culturista, il 30enne Gianni Racano, è morto e un altro è ricoverato in gravi condizioni. Il sospetto è che i due atleti possano avere assunto sostanze dopanti in vista di una gara di body building che si disputerà tra qualche giorno. nell’inchiesta sono indagati i titolari di due palestre.

Racano è morto il 17 aprile, dopo una settimana di coma farmacologico indotto. I suoi genitori hanno immediatamente presentato una denuncia. Gli inquirenti sospettano sia stato immesso sul mercato illegale un lotto di medicinali dopanti e pericolosi. Il timore è che possano provocare altri danni a persone che ne facciano uso.

Le condizioni dell’altro culturista coinvolto, ricoverato a Foggia, sono stabili. L’uomo è fuori pericolo. Nel corso di perquisizioni, condotte anche in palestre e abitazioni private, sono stati sequestrati prodotti medicinali su cui sono in corso accertamenti.

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