Albinismo: cause, sintomi, diagnosi, terapie, consigli e conseguenze sulla salute

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO ALBINISMOL’albinismo è un’anomalia congenita, ereditaria, caratterizzata dall’assenza della melanina, il pigmento, che conferisce colore alla pelle, alle mucose, ai peli, ai capelli e agli occhi. Gli albini soffrono di disturbi alla vista e hanno, inoltre, una predisposizione per i tumori della pelle. L’albinismo è presente nei popoli di tutte le razze.

Cause

L’albinismo è una condizione genetica causata da una mutazione di uno dei circa 18 geni, finora individuati, che al loro interno contengono le informazioni necessarie per la produzione di melanina in pelle e occhi. La melanina è un pigmento neri, bruno o rossastro, presenti in quantità variabile in vari distretti corporei, tra cui pelle, iride e capelli, in base all’etnia: la quantità di melanina presente determina la colorazione più o meno scura della cute.

Trasmissione

La maggior parte dei casi di albinismo, denominati albinismo oculocutaneo, ha una trasmissione genetica autosomica recessiva. Una malattia è detta a trasmissione autosomica recessiva quando l’allele alterato deve essere presente in coppia (omozigosi), cioè sono necessarie due copie dell’allele difettoso per far sì che la malattia si esprima, a prescindere dal sesso. Non basta un solo genitore portatore sano o malato, bensì entrambi i genitori devono essere portatori sani o malati. Il fenotipo quindi si esprime quando nel genotipo dell’individuo sono presenti entrambi gli alleli responsabili, fatto che spiega l’alta probabilità di sviluppare malattie genetiche in caso di incesto. Quindi:

  • un individuo che possegga entrambi gli alleli alterati: è portatore ed è malato;
  • un individuo che possegga solo un allele alterato: è portatore ma è sano;
  • un individuo che non possegga nessun allele alterato: NON è portatore ed è sano.

Essere portatore sano vuol dire quindi NON avere la patologia ma possedere nel proprio genotipo un allele mutato, che può essere trasmesso alle generazioni successive.

Dalla combinazione delle possibili condizioni di genitori sani, malati e portatori sani, deriva la distribuzione probabilità che la malattia sia trasmessa ai figli:

  • genitori malato-malato: la probabilità che il figlio/a nasca malato è del 100%;
  • genitori sano-malato: la probabilità che il figlio/a nasca portatore sano è del 100%;
  • genitori malato-portatore sano: la probabilità che il figlio/a nasca malato è del 50% e del 50% che nasca portatore sano;
  • genitori sano-portatore sano: la probabilità che il figlio/a nasca sano è del 50% e del 50% che nasca portatore sano;
  • genitori portatore-portatore: la probabilità che il figlio/a nasca portatore sano è del 50% mentre è del 25% che nasca sano o malato.

Se nessuno dei genitori ha un allele mutato, non c’è ovviamente alcuna trasmissione autosomica recessiva ed i figli saranno tutti sani e NON portatori dell’allele mutato.

Nell’immagine che segue, è raffigurata la tipica situazione in cui entrambi i genitori sono sani ma portatori dell’allele mutato:

  • un figlio su quattro avrà entrambi gli alleli alterati e sarà malato ed ovviamente portatore;
  • due figli su quattro avranno un allele normale ed uno alterato e saranno sani ma anche portatori;
  • un figlio su quattro avrà entrambi gli alleli normali e sarà sano e NON portatore.

Sintomi e segni

La pelle, i capelli e i peli degli albini hanno una funzionalità normale. Tuttavia, cambiano colore. La colorazione “tipica” dell’albinismo, totale, è il bianco. In realtà, però, esistono diversi “gradi” dell’anomalia congenita. In alcuni casi, infatti, pelle, capelli e peli tendono a scurirsi leggermente. Per questo, quindi, è erroneo considerare albino solo chi presenta pelle bianca, capelli bianchi e occhi rossi.

Diagnosi

La diagnosi avviene principalmente tramite anamnesi ed esame obiettivo. I test genici possono individuare i geni responsabili dell’albinismo.

Conseguenze per la salute

I principali problemi per la salute di un albino sono legati alla pelle e agli occhi. La melanina colora la pelle rappresentando uno degli “elementi”, visibili, della variazione umana ma, questo pigmento, svolge anche il ruolo di proteggere la pelle dai raggi, dannosi, del sole. Una prolungata esposizione al sole, infatti, determina un aumento della produzione di pigmento, l’abbronzatura, che funge da “filtro solare naturale”. Quando la pelle, però, è poco o per nulla pigmentata risulta priva di protezione. Questa condizione predispone a facili “scottature” – eritema solare – e, con maggiore rischio, a degenerazioni tumorali.

Gli occhi, senza una normale quantità di pigmento durante lo sviluppo embrionale e durante il primo periodo di vita, non si sviluppano bene e non funzionano bene. L’assenza del pigmento oculare – presente nell’iride e nella retina – determina, specifici, cambiamenti dell’occhio e dei nervi ottici:

  • l’iride si presenta trasparente lasciando passare la luce che, normalmente, entra soltanto attraverso la pupilla con, conseguente, ipersensibilità dell’occhio alla luce, fotofobia;
  • la retina, parte dell’occhio in cui sono localizzate le cellule che percepiscono lo stimolo visivo, manca di un’area piccola ma importante, la fovea, per cui si ha una riduzione dell’acuità visiva;
  • le connessioni nervose, addette al trasporto dello stimolo visivo dalla retina al cervello, seguono un percorso anomalo determinando, di conseguenza, una diminuzione della visione tridimensionale;
  • il nistagmo, movimento involontario degli occhi, generalmente, di tipo orizzontale, lo strabismo ed altri difetti oculari – errori di rifrazione – contribuiscono alla riduzione della visione.

L’entità di ognuno di questi disturbi è variabile in relazione alla quantità di pigmento presente durante lo sviluppo dell’occhio.

Conseguenze a livello psicologico

I soggetti con albinismo affrontano varie di discriminazione in tutto il mondo a causa del colore della pelle: come risultato il paziente tende ad isolarsi e può sviluppare depressione ed ideazioni suicidarie.

Terapie e consigli

Non esiste una terapia specifica per l’albinismo. I consigli, per i pazienti con albinismo, sono:

  • evitare la luce solare diretta;
  • utilizzare occhiali da sole;
  • indossare indumenti protettivi;
  • applicare schermi solari con un fattore di protezione superiore a 30 come  protezione contro i raggi UVA e UVB.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

La dieta genetica funziona davvero?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSODieci o quindici anni fa sarebbe sembrata un’utopia: «sbirciare» nel proprio genoma per decidere come cambiare la dieta per dimagrire, sapere qual è il tipo di attività fisica più adatta a noi, fare semplici scelte di vita quotidiana che migliorino la salute. Complice il crollo del prezzo per l’analisi del genoma (con un migliaio di dollari oggi si può sequenziare l’intero patrimonio genetico di un individuo), su internet basta sborsare due o trecento euro per avere la «dieta genetica» che sarebbe più adatta per perdere peso, capire quale dovrebbe essere lo sport in cui potremmo eccellere, o sapere se dovremmo preoccuparci del colesterolo alto o se è il diabete il nostro tallone d’Achille. Con il dilagare di sovrappeso e obesità sono soprattutto i test genetici che promettono di svelare l’alimentazione «bruciagrasso» ideale per ciascuno di noi ad andare per la maggiore: costo non proibitivo, procedura banale (basta raccogliere un po’ di saliva con un tampone, inviare il campione via posta e dopo un paio di settimane il referto con la dieta genetica arriva a casa), il tutto corredato da un’aura di scientificità a prima vista inoppugnabile.

Continua la lettura su https://www.corriere.it/salute/nutrizione/13_settembre_03/dossier-dieta-genetica_1c6dd874-14a8-11e3-9c5e-91bdc7ac3639.shtml

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Perché cadono i capelli? Quanti capelli al giorno è normale perdere? E’ vero che i calvi hanno più testosterone?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA BELLA ESTETICA CAPELLI OCCHI BELLEZZA COSMETICI PELLE RUGHE TRUCCO MAKE UP OCCHIALI DA SOLE COLORATIQuanti capelli al giorno è normale perdere?
Ogni giorno normalmente perdiamo da 50 a 80 capelli circa. Spesso non ce ne accorgiamo neppure, tranne quando li sottoponiamo a lavaggio o spazzolatura, perché in questo modo favoriamo il distacco di quelli “pericolanti”.

Perché in autunno e primavera si perdono più capelli?
La constatazione che in autunno ci sia un ingente aumento nel numero dei capelli che cadono è talmente comune da aver dato origine al detto popolare “cadono le foglie, cadono i capelli”. Solo recentemente, però, la scienza ha formulato delle precise ipotesi circa le cause di questo fenomeno tanto diffuso. Sembra che l’imputato numero uno sia la luce del giorno, o per meglio dire, il picco di ore di luce cui siamo sottoposti nel periodo estivo. Probabilmente anche la temperatura ambientale ha un suo ruolo, ma meno importante. In numerose specie animali la variazione delle ore di luce è un fattore critico nella “muta” del pelo, e determina la sostituzione del mantello estivo con quello invernale: nella specie umana si verifica un fenomeno simile, probabilmente come ricordo ancestrale. L’influenza della variazione della luminosità ambientale verrebbe esercitata attraverso gli occhi ed il sistema endocrino. Infatti anche i livelli plasmatici di ormoni androgeni sono soggetti a ritmi stagionali e gli ormoni giocano un ruolo di primo piano nella caduta dei capelli. I capelli, come i peli del corpo, raggiungono la massima velocità di crescita in estate, mentre la proporzione dei capelli in fase Anagen (fase di crescita) è più elevata in inverno, con un picco massimo nei mesi di dicembre e gennaio. In giugno, luglio e agosto si osserva, invece, la punta più alta di capelli in fase Telogen (fase di eliminazione): questi capelli cadranno dunque tre mesi dopo (settembre, ottobre e novembre), al termine della fase Telogen. Esiste anche un (minore) picco primaverile, che riguarda soprattutto chi soffre di alopecia andro-genetica, cioè di calvizie precoce.

Leggi anche:

Le cause della caduta sono le stesse per uomini e donne?
Alcune sì: le carenze alimentari, la stagionalità, alcune malattie o l’assunzione di certi farmaci provocano per entrambi i sessi un aumento nel numero di capelli che cadono.
Ma se ci soffermiamo sulle cause più frequenti, o sulla modalità con cui la caduta si manifesta, scopriamo grandi differenze tra uomini e donne.
La causa più frequente presso gli uomini è la cosiddetta “alopecia andro-genetica”, o calvizie precoce, che colpisce in modo più o meno accentuato circa il 50% degli uomini
sotto ai 50 anni; un ulteriore 30% si riscontra dai 50 anni in poi, portando all’80% il totale degli individui di sesso maschile alopecici. Questa forma di caduta, che colpisce in particolare alcune zone del capo, si aggrava progressivamente ed è irreversibile: si può, però, rallentare in modo significativo.
Nella donna, invece, la maggior parte delle forme di caduta è reversibile, e prende la forma di un diradamento omogeneo di tutta la capigliatura. Le cause più frequenti sono legate a brusche variazioni ormonali (il dopo-parto), a diete dimagranti particolarmente drastiche, a momenti di stress psicofisico acuto. Esiste anche una forma di alopecia andro-genetica, analoga a quella maschile, che si manifesta dopo la menopausa o come conseguenza di forti squilibri ormonali patologici.

Quali sono le malattie e le terapie farmacologiche che fanno cadere i capelli?
Alcune malattie possono provocare il Telogen effluvium, cioè il passaggio simultaneo di un elevato numero di follicoli dalla fase di crescita a quella di eliminazione; tra le più comuni si possono citare l’anemia, il diabete mellito, l’insufficienza epatica o renale, le malattie della tiroide, la pancreatite, la polmonite e gli interventi chirurgici. Tra i farmaci, invece, ricordiamo i chemioterapici, i contraccettivi orali, gli antitiroidei, gli antipertensivi, gli ipercolesterolemizzanti, il tallio, il mercurio, il litio, lo iodio, il selenio e la ciclosporina A.

Perché la calvizie precoce è definita “alopecia andro-genetica”?
Il nome deriva dal greco antico “alopex”, che significa “volpe”, perché questo animale perde il pelo in modo massiccio nella muta stagionale. “Andro ” sta per “maschile”, in quanto gli ormoni maschili (o, appunto, androgeni) sono fortemente implicati in questo fenomeno. Infine “genetica” sta ad indicare una predisposizione familiare ereditaria, che è un fattore decisivo nell’insorgenza della calvizie precoce.

Perché molti uomini perdono capelli quando sono ancora giovani e quale sarebbe il nesso tra testosterone e caduta di capelli?
Volendo estremizzare, potremmo dire che se un giovane perde molti capelli, la “colpa” è della loro mamma. Esiste, infatti, una tendenza ereditaria, che ha un esito più grave se proviene dal ramo materno. Ma che cosa si eredita, in particolare? Nel follicolo del capello esistono dei recettori ormonali, che reagiscono alla presenza degli ormoni androgeni (testosterone) nel sangue. Più i recettori sono sensibili, più basse saranno le quantità di ormoni capaci di stimolarli. Quello che si eredita è proprio il livello di sensibilità di questi recettori. Una maggiore quantità di recettori è concentrata nella regione frontale ed al vertice del cranio, zone tipiche della calvizie precoce; la nuca, invece, è la zona più risparmiata. Quindi perdere molti capelli non significa necessariamente avere molto testosterone, ma sicuramente avere una maggiore sensibilità al testosterone dei recettori ormonali del follicolo.
Per effetto degli ormoni androgeni, nelle zone del cranio a più alta concentrazione di recettori si avvia un processo progressivo di accorciamento del ciclo di vita del capello e di miniaturizzazione dei capelli, che si trasformano via via in peluria sottile. Al termine del processo, il follicolo avrà esaurito precocemente la sua “riserva” di nuovi capelli, e si atrofizzerà definitivamente.
Per semplificare, potremmo dire che l’alopecia andro-genetica comporta un’accelerazione estrema ed amplificata del processo di invecchiamento della radice, per cui uomini ancora giovani presentano uno stato di calvizie che, negli individui non alopecici, si manifesta in età molto avanzata.

A che età inizia il processo che porta alla calvizie precoce?
Questo processo inizia, negli individui predisposti, non appena l’attività ormonale si fa intensa, quindi già durante la pubertà. L’intensità e la gravità del fenomeno sono ereditarie, ma esistono mezzi per rallentare notevolmente l’evoluzione della calvizie: più precocemente si cominciano i trattamenti di prevenzione, maggiori sono le probabilità di conservare i capelli il più a lungo possibile.

Si possono far ricrescere i capelli nelle zone “pelate”?
Se i follicoli hanno già esaurito tutta la loro riserva di capelli, non esistono, ad oggi, trattamenti in grado di riattivarli. In questo caso l’unica soluzione soddisfacente è l’autotrapianto, che consiste nel prelevare i follicoli della nuca e reimpiantarli nelle zone diradate. Questo intervento, che deve essere eseguito da medici specializzati, dà oggi ottimi risultati estetici praticamente permanenti, perché i follicoli prelevati dalla nuca non sono soggetti alla caduta precoce. Risulta, però, difficile trattare zone troppo vaste.

La forfora o l’eccesso di sebo possono provocare la caduta?
Questi due fenomeni accompagnano spesso la caduta dei capelli, e certamente ne costituiscono dei fattori aggravanti, perché producono uno stato di micro-infiammazione del cuoio capelluto che accelera l’indurimento delle fibre di collagene che circondano la radice, soffocandola. I migliori trattamenti “anti-caduta”, infatti, contengono anche principi attivi sebonormalizzanti ed antiforfora.

È utile effettuare un trattamento quando la caduta dei capelli è solo episodica o stagionale?
Anche se questa forma di caduta è reversibile, un trattamento rinforzante anti-caduta può essere sicuramente utile per ridurne l’entità. Inoltre, dato che all’elevato numero di capelli che cadono corrispondono altrettanti “nuovi” capelli che si preparano a spuntare, un trattamento idoneo può aiutare le radici a produrre dei nuovi capelli più robusti, di migliore qualità e con una “speranza di vita” maggiore.

Come e quanto si può rallentare l’evoluzione della calvizie?
Per rallentare l’evoluzione della calvizie è possibile agire sostanzialmente in due modi: il primo consiste nel modificare l’effetto degli ormoni androgeni sul follicolo, il secondo nel prolungare la fase di crescita (Anagen) del capello. Il risultato è proporzionale alla precocità con cui si iniziano ad utilizzare i trattamenti, prima che il numero dei follicoli definitivamente atrofizzati sia eccessivo, ed alla costanza con cui si effettuano i trattamenti stessi. Nessun rimedio, infatti, dà risultati definitivi con un singolo ciclo di cura, ma risulta efficace solo finché viene utilizzato: infatti, il diradamento e la miniaturizzazione dei capelli sono fenomeni costanti e progressivi, e bisogna combatterli in modo continuativo.

I migliori prodotti per la cura del capello 
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere del capello sia femminile che maschile, in grado di migliorare forza, salute e bellezza dei tuoi capelli:

Lavaggio dei capelli

Cura dei capelli

Asciugatura ed acconciatura dei capelli

Tintura dei capelli, ciglia, sopracciglia

Eliminazione dei pidocchi

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Convivere con la lipodistrofia: avere 16 anni e dimostrarne 60

Difficile da credere eppure questa donna ha in realtà 16 anni

Difficile da credere eppure questa donna ha in realtà 16 anni

Zara Hartshorn è una ragazza inglese di Rotherharm, nel South Yorkshire, che anagraficamente ha 16 anni ma in realtà ne dimostra molto di più.

La ragazza risulta affetta da una rara patologia che si chiama lipodistrofia che la condanna all’aspetto di una donna di circa 60 anni. Si tratta di una patologia da cui sono affette circa 2000 persone in tutto il mondo, che la ragazza ha ereditato dalla madre Tracy e di cui soffrono anche i suoi fratelli, anche se in misura minore. Zara vive con disagio il rapporto col suo aspetto fisico che non esprime la delicatezza e lo sboccio ancora acerbo della bellezza in una ragazzina della sua età.

La ragazza ha patito anche le continue prese in giro e le battutine da parte dei suoi coetanei, e gli sguardi insistenti e incuriositi della gente che l’incrociavano per strada.

Un famoso chirurgo americano però dopo essere venuto a conoscenza del suo caso, si è offerto di operarla gratuitamente sottoponendola a un intervento di lifting all’avanguardia.

L’aspetto della ragazza è così ringiovanito, anche se l’intrervento non è definitivo perché Zara continuerà ad invecchiare, però ha acquistato maggiore fiducia nella vita e si è anche fidanzata. Insomma ha tratto notevole giovamento da questo intervento.

Questo è uno di quei casi che mi rende orgoglioso di occuparmi di medicina e chirurgia estetica: non per stravolgere i volti o i corpi delle persone, ma per curare quei difetti estetici che creano vero disagio nei miei pazienti.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il DNA umano può essere brevettato?

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MEDICINA ONLINE LABORATORIO RICERCA OSPEDALE SCIENZA SCIENZIATO MICROSCOPIO FARMACI CHIMICA TESTIl DNA umano non può essere brevettato. E’ questa la posizione definitiva della Corte Suprema degli Stati Uniti il relazione al caso Myriad Genetics, azienda che detiene i diritti degli esami genetici ai quali si è sottoposta recentemente Angelina Jolie per individuare eventuali mutazioni dei due geni Brca1 e Brca2 che fanno aumentare di decine di volte il rischio di ammalarsi di cancro del seno e delle ovaie.

Mentre l’Europa si è da sempre dimostrata molto ferma sulla questione, gli USA hanno impiegato più tempo per emettere la sentenza che, tra l’altro, risulta essere una vittoria per medici e pazienti per i quali la possibilità di brevettare il Dna umano interferisce con la ricerca scientifica e medica, sarà lecito, invece, farlo con quelli “sintetici”.

L’assenza di brevetti all’inizio degli anni ’50, per farvi capire l’importanza della notizia, ha permesso alla ricerca sui tumori di avere un impulso senza precedenti grazie alle ”cellule immortali” di Henrietta, la donna americana malata di tumore che ha donato alla ricerca le sue cellule, dalle quali sono state derivate le prime linee cellulari al servizio della ricerca sul cancro.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!