
La dopammina è biosintetizzata soprattutto nel tessuto nervoso e nel midollare del surrene. La biosintesi di questo importante neurotrasmettitore è divisa in varie fasi. In primo luogo avviene l’idrossilazione dell’amminoacido L-tirosina (un amminoacido normalmente presente nella dieta) in L-DOPA attraverso l’enzima tirosina 3-monoossigenasi, rappresentato dall’aggiunta di un secondo ossidrile all’anello benzenico della tirosina. In seguito avviene la decarbossilazione della L-DOPA da aromatici L-ammino acido decarbossilasi (spesso definito come dopa decarbossilasi), rimuovendo il gruppo carbossilico (-COOH) dalla catena laterale della DOPA. In alcuni neuroni, la dopammina viene trasformata in noradrenalina da parte della dopammina β-idrossilasi. Nei neuroni, la dopammina è confezionata dopo la sintesi, in vescicole sinaptiche che vengono poi rilasciate nelle sinapsi in risposta a un potenziale d’azione presinaptico.
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Immagazzinamento nelle vescicole sinaptiche e rilascio nello spazio sinaptico di dopammina
La dopammina sintetizzata nel citoplasma viene catturata e concentrata all’interno delle vescicole sinaptiche. L’immagazzinamento dentro le vescicole ha lo scopo di proteggere la molecola dalla degradazione a opera della monoamminossidasi, ed è indispensabile per il processo di liberazione del neurotrasmettitore nello spazio sinaptico da parte dell’impulso nervoso. All’arrivo di questo, le vescicole per effetto dell’onda di depolarizzazione, fondono la loro membrana con quella del neurone e si aprono, liberando il loro contenuto nello spazio sinaptico. In generale, gli antagonisti dopamminergici inibiscono, mentre gli agonisti aumentano, il rilascio di dopammina dalla terminazione nervosa.
Degradazione
L’azione della dopammina rilasciata nello spazio sinaptico viene rapidamente ricaptata da parte della terminazione nervosa da cui è stata liberata; una volta ricatturata, la dopammina viene degradata attraverso due principali diversi meccanismi:
- La dopammina(DA) viene deamminata dalla MAO e diventa 3,4-diidrossifenilacetaldeide (DHPA), è quindi convertita a opera di un’aldeide deidrogenasi in acido 3,4-diidrossifenilacetico (DOPAC). Successivamente viene trasformata in acido omovanillico (HVA) al di fuori del neurone mediante una doppia conversione enzimatica tramite la catecol-O-metiltrasferasi (COMT) prima e la MAO poi.
- La dopammina viene metilata in posizione 3 dell’anello benzenico dalla COMT e trasformata in 3-metossitirammina, (3MT). Questa viene poi deamminata dalla monoamminossidasi e forma la 3-metossi-4-idrossifenilacetaldeide (3MHPA), la quale viene trasformata dall’aldeide deidrogenasi in HVA.
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La dopammina è un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolammine. All’interno del cervello questa feniletilammina funziona da neurotrasmettitore, tramite l’attivazione dei recettori dopamminici specifici e subrecettori.
Il cervello è l’organo più importante del sistema nervoso centrale (SNC), presente in tutti gli animali a simmetria bilaterale, compreso ovviamente l’uomo.
Internet sta cambiando il nostro cervello e i comportamenti: il cervello non è più usato come memoria per immagazzinare conoscenze per le quali ci si affida alla rete, inoltre si fa meno riferimento agli altri per informarsi di qualcosa e si ha la presunzione di sapere tante cose, solo perché quando ci serve un’informazione la cerchiamo in un click su Google o su Wikipedia. A spiegare questa metamorfosi attivata su di noi da internet è sul magazine Scientific American lo psicologo Adrian Ward della University of Colorado a Boulder, che delinea rischi e opportunità del trasferimento di memoria e conoscenza dalla mente umana a memorie digitali e virtuali.
Una versione in miniatura del cervello umano è stata ottenuta in provetta dopo anni di ricerche. Il cervello è stato costruito a partire da cellule staminali umane pluripotenti, ossia cellule immature in grado di svilupparsi in ogni direzione. Di appena quattro millimetri, è frutto di uno studio guidato dall’Istituto di Biotecnologie molecolari dell’Accademia austriaca delle scienze, insieme alle Università di Edimburgo e Londra e all’Istituto Sanger, della Wellcome Trust. I ricercatori, coordinati da Madeline Lancaster e Juergen Knoblich, osservano: “Siamo fiduciosi che questo metodo permetterà di studiare una varietà di malattie legate allo sviluppo neurologico”. Il cervello in miniatura si è rivelato uno strumento unico per studiare l’intero processo di sviluppo del cervello umano: “Lo sviluppo delle regioni della corteccia – dicono i ricercatori riferendosi al mini cervello artificiale – avviene secondo un’organizzazione simile a quella che si osserva nei primi stadi di sviluppo del cervello umano”.
Le scienze cognitive classiche hanno puntato l’attenzione in particolar modo sul chiarire le regole formali che strutturano una mente individualistica, trascurando il contesto interpersonale in cui questa si sviluppa. In realtà è bene tenere presente che l’uomo non è alienato dal significato delle azioni, emozioni e sentimenti altrui non solo perché li condivide ma soprattutto perché ha in comune i meccanismi nervosi che le sottendono. I meccanismi nervosi alla base della capacità dell’uomo di porsi in relazione con l’altro possono essere spiegati attraverso una specifica classe di neuroni, recentemente scoperti da un gruppo di neuroscienziati presso il Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma, definiti “neuroni specchio”. Durante la registrazione di singoli neuroni posti nella corteccia premotoria di un macaco (area F5), è stato individuato un unico sistema di neuroni premotori che sembravano attivarsi sia quando la scimmia eseguiva un’azione che quando stava immobile ad osservare un’altra persona che svolgeva un’azione. L’osservazione di un’azione induce l’attivazione dello stesso circuito nervoso deputato a controllarne l’esecuzione, quindi l’automatica simulazione della stessa azione nel cervello dell’osservatore. È stato proposto che questo meccanismo di simulazione possa essere alla base di una forma implicita di comprensione delle azioni altrui. Attraverso tecniche di brain imaging è stata eseguita una chiara localizzazione dei neuroni specchio nell’uomo ed è stato osservato che viene coinvolta una rete più ampia di regioni del cervello tra cui il lobo parietale inferiore, il solco temporale superiore e le regioni del sistema limbico. Pertanto il sistema corticale dei neuroni specchio è formato da due principali regioni: la corteccia premotoria ventrale ed il lobo parietale inferiore.