Dopammina: biosintesi, rilascio nello spazio sinaptico e degradazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 10 DOPAMMINA BIOSINTESI RILASCIO DEGRADA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgmedicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-10-dopammina-biosintesi-rilascio-degrada-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecoLa dopammina è biosintetizzata soprattutto nel tessuto nervoso e nel midollare del surrene. La biosintesi di questo importante neurotrasmettitore è divisa in varie fasi. In primo luogo avviene l’idrossilazione dell’amminoacido L-tirosina (un amminoacido normalmente presente nella dieta) in L-DOPA attraverso l’enzima tirosina 3-monoossigenasi, rappresentato dall’aggiunta di un secondo ossidrile all’anello benzenico della tirosina. In seguito avviene la decarbossilazione della L-DOPA da aromatici L-ammino acido decarbossilasi (spesso definito come dopa decarbossilasi), rimuovendo il gruppo carbossilico (-COOH) dalla catena laterale della DOPA. In alcuni neuroni, la dopammina viene trasformata in noradrenalina da parte della dopammina β-idrossilasi. Nei neuroni, la dopammina è confezionata dopo la sintesi, in vescicole sinaptiche che vengono poi rilasciate nelle sinapsi in risposta a un potenziale d’azione presinaptico.

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Immagazzinamento nelle vescicole sinaptiche e rilascio nello spazio sinaptico di dopammina

La dopammina sintetizzata nel citoplasma viene catturata e concentrata all’interno delle vescicole sinaptiche. L’immagazzinamento dentro le vescicole ha lo scopo di proteggere la molecola dalla degradazione a opera della monoamminossidasi, ed è indispensabile per il processo di liberazione del neurotrasmettitore nello spazio sinaptico da parte dell’impulso nervoso. All’arrivo di questo, le vescicole per effetto dell’onda di depolarizzazione, fondono la loro membrana con quella del neurone e si aprono, liberando il loro contenuto nello spazio sinaptico. In generale, gli antagonisti dopamminergici inibiscono, mentre gli agonisti aumentano, il rilascio di dopammina dalla terminazione nervosa.

Degradazione

L’azione della dopammina rilasciata nello spazio sinaptico viene rapidamente ricaptata da parte della terminazione nervosa da cui è stata liberata; una volta ricatturata, la dopammina viene degradata attraverso due principali diversi meccanismi:

  • La dopammina(DA) viene deamminata dalla MAO e diventa 3,4-diidrossifenilacetaldeide (DHPA), è quindi convertita a opera di un’aldeide deidrogenasi in acido 3,4-diidrossifenilacetico (DOPAC). Successivamente viene trasformata in acido omovanillico (HVA) al di fuori del neurone mediante una doppia conversione enzimatica tramite la catecol-O-metiltrasferasi (COMT) prima e la MAO poi.
  • La dopammina viene metilata in posizione 3 dell’anello benzenico dalla COMT e trasformata in 3-metossitirammina, (3MT). Questa viene poi deamminata dalla monoamminossidasi e forma la 3-metossi-4-idrossifenilacetaldeide (3MHPA), la quale viene trasformata dall’aldeide deidrogenasi in HVA.

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Giunzione neuromuscolare (placca motrice) cos’è ed a che serve?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PLACCA MOTRICE GIUNZIONE NEURO MUSCOLARE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

1) fibra motrice e sue ramificazioni terminali;
2) bottone sinaptico;
3) sarcolemma;
4) miofibrille.

La giunzione neuromuscolare (o placca motrice) è la sinapsi che il motoneurone forma con il muscolo scheletrico, cioè un “anello di congiunzione” tra il sistema nervoso ed i muscoli. Fra nervo e muscolo c’è uno spazio sinaptico. Il nervo è pre-sinaptico e il muscolo è post-sinaptico.

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In prossimità della giunzione neuromuscolare, la fibra motrice perde il suo rivestimento di mielina e si divide in 2-300 ramificazioni terminali che si adagiano lungo la doccia sinaptica sulla superficie del sarcolemma. In anatomia, il sarcolemma è la membrana cellulare delle fibre del tessuto muscolare striato, di origine connettivale. La membrana ha la funzione di ricevere e condurre stimoli. Le alterazioni della stabilità e del sistema di riparazione della membrana sarcolemmale possono portare alla distrofia muscolare.

La membrana plasmatica della fibra muscolare è notevolmente invaginata e forma numerose pliche giunzionali per aumentare la superficie di contatto fra nervo e muscolo.

Nei terminali assonici sono presenti molte vescicole sinaptiche contenenti acetilcolina (ACh), il mediatore chimico della placca motrice, sintetizzata in periferia del neurone.

Quando il potenziale d’azione raggiunge la parte terminale dell’assone si aprono canali potenziale elettrico-dipendenti per il Ca2+ (presenti nei bottoni sinaptici). Siccome la concentrazione extracellulare di Ca2+ è maggiore di quella interna il Ca2+ entra nella cellula secondo il gradiente di concentrazione. Inoltre è attratto nello spazio intracellulare anche dalla polarità negativa della membrana. Quindi è spinto a entrare da un doppio gradiente. Il suo ingresso permette la liberazione di ACh nello spazio sinaptico: la membrana della vescicola si avvicina alla membrana della sinapsi, le due membrane si fondono e viene rilasciata ACh.

Sulla membrana del muscolo ci sono molecole recettoriali con grande affinità per ACh: si tratta di canali attivi che si aprono in seguito al legame con ACh. A differenza dei canali voltaggio-dipendenti questi canali sono aspecifici, cioè consentono il passaggio di ogni tipo di ione. All’apertura di questi recettori-canale il Na+ entra all’interno del muscolo spinto sia dalla forza chimica sia da quella elettrostatica e K+ esce fuori dal muscolo spinto dalla forza chimica. Questo passaggio di ioni avviene contemporaneamente. (Durante il potenziale d’azione entra prima il Na+ e poi esce il K+ in maniera sequenziale, non contemporanea). Si ha quindi una depolarizzazione di membrana, perché entra più Na+ spinto da una forza maggiore di quella che spinge il K+ fuori dalla cellula. Il potenziale elettrico di membrana (Em) a riposo del muscolo è −90 mV; dopo l’apertura dei recettori-canale ACh-dipendenti e il flusso di ioni, l’Em del muscolo diventa −40 mV.

Questo valore è maggiore del valore soglia, ma non scatena un potenziale d’azione (quindi è un elettrotono), perché lungo la doccia sinaptica sulla superficie del sarcolemma non ci sono canali voltaggio-dipendenti per il Na+. Il potenziale di placca dunque, come tutti gli elettrotoni, è un potenziale locale, ma per potersi propagare lungo tutta la fibra muscolare deve essere trasformato in potenziale d’azione. Le regioni del sarcolemma adiacenti alla doccia sinaptica hanno canali voltaggio-dipendenti per il Na+; tra la regione della placca (in cui Em = −40 mV) e la regione contigua (in cui Em = −90 mV) c’è una differenza di potenziale, perciò si verifica uno spostamento di carica che forma un circuito di corrente capace di depolarizzare la regione di membrana su cui sono presenti i canali voltaggio-dipendenti per il Na+ generando un potenziale d’azione (anche questo preceduto da un elettrotono depolarizzante, quello della placca). Il potenziale d’azione si propaga lungo tutto il muscolo provocandone la contrazione.

Il potenziale di placca ha sempre un valore sufficiente per scatenare il potenziale d’azione. Quindi questa è una sinapsi “1:1”, cioè in cui il potenziale di placca scatena il potenziale d’azione. Fra neuroni le sinapsi sono del tipo “molti:1”, cioè occorrono più potenziali d’azione pre-sinaptici per scatenare un potenziale d’azione nel neurone post-sinaptico.

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Sinapsi chimica ed elettrica: cosa sono ed a che servono?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINAPSI CHIMICA ELETTRICA COSO SONO SERV Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.gif

Una sinapsi chimica

La sinapsi (synapse in lingua inglese) è una struttura altamente specializzata che consente la comunicazione dei neuroni tra loro con altri tipi di cellule. Attraverso la trasmissione sinaptica, l’impulso nervoso (potenziale d’azione) può viaggiare da un neurone all’altro o da un neurone ad una fibra p. es. muscolare (giunzione neuromuscolare). La sinapsicazione può essere di vario tipo, si possono distinguere:

  • sinapsi asso-dendritiche in cui l’assone di un neurone contatta l’albero dendritico di un altro neurone;
  • sinapsi asso-assoniche in cui due assoni sono a contatto;
  • sinapsi asso-somatiche, che si stabiliscono tra l’assone di un neurone e il corpo cellulare (soma) di un secondo neurone;
  • autosinapsi: l’assone di un neurone forma una sinapsi con il dendrite o il soma dello stesso neurone.

Dal punto di vista funzionale, esistono due tipi di sinapsi: le sinapsi elettriche e le sinapsi chimiche. Nell’uomo prevalgono le sinapsi di tipo chimico.

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Sinapsi elettrica
Nella sinapsi elettrica, una cellula stimolabile e un neurone sono tra loro connesse mediante una giunzione comunicante detta anche gap junction. Le giunzioni comunicanti consentono il rapporto tra cellule per passaggio diretto di correnti elettriche da una cellula all’altra, quindi non si verificano ritardi sinaptici. In genere le sinapsi elettriche, al contrario di quelle chimiche, consentono la conduzione in entrambe direzioni. Esistono sinapsi elettriche che conducono preferenzialmente in una direzione piuttosto che nell’altra: questa proprietà prende il nome di rettificazione. Le sinapsi elettriche sono particolarmente adatte per riflessi (dette anche azioni riflesse) in cui sia necessaria una rapida trasmissione tra cellule, ovvero quando sia richiesta una risposta sincronica da parte di un numero elevato di neuroni, come ad esempio nelle risposte di attacco o di fuga. Le particelle intermembranarie delle giunzioni comunicanti sono costituite da 6 subunità che circondano un canale centrale. Le 6 subunità sono disposte a esagono e formano una struttura chiamata “connessone”. Ciascuna subunità è formata da una singola proteina, la connessina. Attraverso i connessoni passano molecole, soluzioni idrosolubili e ioni il cui passaggio determina una corrente elettrica.

Sinapsi chimica
Una sinapsi chimica è formata da tre elementi: il terminale presinaptico, o bottone sinaptico, spazio sinaptico (detto anche fessura inter-sinaptica o vallo sinaptico) e membrana post-sinaptica. Il terminale presinaptico è una area specializzata, nell’assone del neurone presinaptico (il neurone portatore del messaggio), che contiene neurotrasmettitori incapsulati in piccole sfere chiamate vescicole sinaptiche. Il terminale presinaptico include la membrana pre-sinaptica dotata di canali per lo ione Ca2+ al passaggio del quale si crea un potenziale d’azione e le vescicole sinaptiche si fondono con la membrana, rilasciando il neurotrasmettitore nello spazio sinaptico. Qui il neurotrasmettitore entra in contatto con la membrana postsinaptica ove sono presenti specifici recettori o canali ionici. Il neurotrasmettitore in eccesso viene riassorbito nella membrana presinaptica (ricaptazione), o scisso in parti inerti da un apposito enzima. Tali parti possono poi essere riassorbite dalla membrana presinaptica permettendo, all’interno del terminale presinaptico, una resintesi del neurotrasmettitore.

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Mediatori chimici 

Monomeri

  • L’acetilcolina (Ach) è l’unico mediatore che agisce nella giunzione neuromuscolare, ma agisce anche nelle sinapsi del SNC e del SNP. Le sinapsi il cui mediatore è l’ACh sono dette colinergiche. L’acetilcolina viene distrutta dall’enzima acetilcolinesterasi (acetil-colina-esterasi).
  • Le monoammine sono mediatori che presentano il gruppo funzionale (–NH2). Dopamina (DA), noradrenalina (NA) e adrenalina sono caratterizzate dal catecolo, perciò sono dette catecolammine, e sono presenti nelle sinapsi di SNC e SNP. Il Parkinson è dovuto a una degenerazione dei neuroni dopaminergici. Sia l’adrenalina (detta anche epinefrina) sia la noradrenalina (norepinefrina) si ritrovano nel circolo sanguigno, agendo anche come ormoni. I neuroni che utilizzano le monoammine sono detti aminergici e le monoamine vengono distrutte dal complesso delle Monoaminossidasi (MAO). La serotonina o 5-idrossitriptamina deriva dal triptofano ed è utilizzata in alcune regioni del SNC come quella ippocampica.
  • Amminoacidi come Glutammato, glicina e acido γ-idrossibutirrico o GABA (che deriva dal glutammato per perdita di COOH). Glicina e GABA sono inibitori a livello delle sinapsi del SNC, si legano sempre a una classe di recettori che provoca effetti inibitori.

Polimeri
I Peptidi neuroattivi sono polimeri di un numero limitato di amminoacidi (da 7 a 33-34). Questi peptidi neuroattivi sono sintetizzati all’interno del soma (a differenza dei monomeri di minute dimensioni). Questi sono trasportati lungo l’assone fino al bottone sinaptico. Alcuni sono prodotti nelle cellule nervose, altri in altre cellule. Il peptide inibitore gastrico è prodotto da una parte delle cellule intestinali, funziona come ormone ma ha anche funzione neuroattiva. Ogni neurone può produrre una classe di mediatori a piccola molecola (liberati anche solo con un potenziale d’azione) e uno o più peptidi neuroattivi (liberati dopo più potenziali d’azione a elevata frequenza).

Neurotrasmettitori

Sono più di cinquanta le sostanze chimiche di cui è stata dimostrata la funzione di neurotrasmettitore a livello sinaptico. Ci sono due gruppi di trasmettitori sinaptici:

  • trasmettitori a basso peso molecolare e a rapida azione;
  • neuropeptidi di dimensioni maggiori e ad azione più lenta.

Il primo gruppo è composto da trasmettitori responsabili della maggior parte delle risposte immediate del sistema nervoso, come la trasmissione di segnali sensoriali al cervello e di comandi motori ai muscoli. I neuropeptidi sono, invece, implicati negli effetti più prolungati, come le modificazioni a lungo termine del numero di recettori e la chiusura o l’apertura prolungata di alcuni canali ionici.
I neurotrasmettitori a basso peso molecolare vengono sintetizzati nel citosol della terminazione presinaptica e, successivamente, mediante trasporto attivo, sono assorbiti all’interno delle numerose vescicole presenti nel terminale sinaptico. Quando un segnale giunge al terminale sinaptico, poche vescicole alla volta liberano il loro neurotrasmettitore nella fessura sinaptica. Tale processo avviene in genere nell’arco di un millisecondo.
I neuropeptidi, invece, vengono sintetizzati come parti di grosse molecole proteiche dai ribosomi del soma neuronale. Tali proteine sono subito trasportate all’interno del reticolo endoplasmatico e quindi all’interno dell’apparato del Golgi, dove avvengono due cambiamenti. Dapprima, la proteina da cui originerà il neuropeptide viene scissa enzimaticamente in frammenti più piccoli, alcuni dei quali costituiscono il neuropeptide come tale oppure un suo precursore; successivamente, l’apparato di Golgi impacchetta il neuropeptide in piccole vescicole che gemmano da esso. Grazie al flusso assonale le vescicole sono trasportate alle estremità delle terminazioni nervose, pronte per essere liberate nel terminale nervoso all’arrivo di un potenziale d’azione. In genere i neuropeptidi vengono liberati in quantità molto minori rispetto ai neurotrasmettitori a basso peso molecolare, ma ciò è compensato dal fatto che i neuropeptidi sono assai più potenti.

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Dopammina: cos’è ed a che serve?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaLa dopammina è un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolammine. All’interno del cervello questa feniletilammina funziona da neurotrasmettitore, tramite l’attivazione dei recettori dopamminici specifici e subrecettori.

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La dopammina è prodotta in diverse aree del cervello, tra cui la substantia nigra e l’area tegmentale ventrale (ATV). Grandi quantità si trovano nei gangli della base, soprattutto nel telencefalo, nell’accumbens, nel tubercolo olfattorio, nel nucleo centrale dell’amigdala, nell’eminenza mediana e in alcune zone della corteccia frontale. La dopammina è anche un neuro ormone rilasciato dall’ipotalamo. La sua principale funzione come ormone è quella di inibire il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell’ipofisi. A livello gastrointestinale il suo effetto principale è l’emesi. Per approfondire, leggi: Quali sono le funzioni della Dopammina?

La dopammina può essere fornita come un farmaco che agisce sul sistema nervoso simpatico, producendo effetti come aumento della frequenza cardiaca e pressione del sangue. Gli antagonisti dopamminergici sono farmaci che trovano ampio utilizzo come neurolettico in ambito psichiatrico, mentre agonisti dopamminergici sono usati sia come terapia di prima scelta nella malattia di Parkinson, sia -in misura minore- come antidepressivi e contro la dipendenza. Va considerato che si possono avere gravi effetti collaterali, come indicato nei foglietti illustrativi solamente dal 2007, quali bulimia, ipersessualità, gioco compulsivo (gioco d’azzardo), acquisti compulsivi in circa l’8% di coloro che sono affetti dalla malattia di Parkinson.

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Com’è fatto il cervello, a che serve e come funziona la memoria?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COME FATTO CERVELLO SERVE FUNZIONA MEMORIA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene.jpgIl cervello è l’organo più importante del sistema nervoso centrale (SNC), presente in tutti gli animali a simmetria bilaterale, compreso ovviamente l’uomo.

A che serve il cervello?

Il cervello controlla tutte le funzioni del nostro corpo; quelle che permettono di restare in vita, poi le attività psichiche, motorie e sensoriali. Molte di queste funzioni sono sotto il controllo della volontà, mentre altre sono del tutto “autonome” (respiro, battito cardiaco, attività digestive ecc.). Nell’essere umano, inoltre, il cervello è la sede di funzioni cosiddette “superiori”, come il pensiero, il linguaggio, l’apprendimento ecc. Le funzioni “volontarie” del cervello si dividono in tre gruppi: quelle motorie (come camminare, deglutire, afferrare), quelle sensitive (cioè legate ai 5 organi di senso) e quelle cognitive (linguistiche, mnemoniche, logiche e di giudizio). Fra tutte le funzioni cognitive quelle più soggette all’invecchiamento sono quelle legate alla memoria.

Leggi anche: Sistema nervoso: com’è fatto, a che serve e come funziona

Quanto pesa un cervello?

Il peso è piuttosto variabile, normalmente non supera i 1500 grammi ed ha un volume compreso tra i 1100 e i 1300 cm³, tenendo presente la possibilità di significative variazioni tra individuo e individuo oltre al sesso (il cervello maschile è mediamente più grande di quello femminile) ed ovviamente all’età.

Qual è la differenza tra cervello ed encefalo?

L’encefalo (dal greco ἐγκέφαλος, enképhalos, “dentro la testa”, composto di ἐν, en, “in” e κεϕαλή, kephalè, “testa”) è quella parte del sistema nervoso centrale (SNC) completamente contenuta nella scatola cranica e divisa dal midollo spinale. L’encefalo è composto da tre parti:

  • tronco encefalico (diviso in bulbo, ponte e mesencefalo);
  • cervelletto;
  • cervello.

Da ciò si intuisce come l’encefalo sia la parte del SNC che è nel cranio, mentre il cervello è una parte dell’encefalo stesso.

Leggi anche: Tronco cerebrale (mesencefalo, ponte e bulbo) anatomia e funzioni in sintesi

Com’è fatto un cervello?

Il cervello è diviso in due parti:

  • Telencefalo (la porzione più superficiale dell’encefalo, costituito dagli emisferi cerebrali e dai nuclei della base. Il telencefalo è estremamente sviluppato e può essere suddiviso in quattro aree o lobi: lobo frontale, lobo parietale, lobo occipitale, lobo temporale. Il telencefalo include anche la corteccia cerebrale che è importantissima a livello funzionale essendo sede delle “funzioni cerebrali superiori”, quali il pensiero e la coscienza.
  • Diencefalo: posto internamente alla sostanza bianca telencefalica, è costituito da cinque porzioni (talamo, epitalamo, metatalamo, ipotalamo, subtalamo) strutturalmente e funzionalmente legate ai nuclei della base. Si trova in continuazione, caudalmente, con il mesencefalo tramite i due peduncoli cerebrali.

Leggi anche: Cervello maschile e femminile: quali sono le differenze?

Cos’è la “plasticità cerebrale”?

Il cervello possiede una proprietà straordinaria, chiamata “plasticità cerebrale”. Si tratta della capacità di modificare la propria struttura e la propria funzionalità in base all’attività dei neuroni e di rispondere all’esperienza o di essere addirittura modificato da quest’ultima. Nei primi tre anni di vita la plasticità cerebrale è altissima, ma anche il cervello adulto, sulla base delle ultime scoperte scientifici che, è in grado di rimodellarsi continuamente sulla base delle nuove esperienze, formando nuovi circuiti sinaptici o ristrutturando gli esistenti. Oggi sappiamo infatti che il cervello dell’uomo non è una struttura rigida e determinata dalla nascita ma può ancora crescere e cambiare la sua struttura fisica anche in età adulta. E siamo proprio noi, con le nostre abitudini di vita e le esperienze, a forgiare la nostra mente in un modo piuttosto che in un altro.

Leggi anche: Mark Sloan e il recupero fittizio: il mistero del cervello pochi attimi prima di morire

Cos’è la memoria?

La memoria è una delle funzioni principali del cervello. Essa consiste nella capacità di immagazzinare, mantenere e richiamare determinate informazioni. L’encefalo è in grado di elaborare impressioni figurate, verbalizzare quanto appreso e associarlo a informazioni precedenti. Maggiori sono le possibili associazioni, più è facile ricordare per tempi più lunghi quanto appreso.

Vari tipi di memorie

Classicamente si distinguono vari tipi di memoria. Uno dei criteri più frequentemente utilizzati è quello per cui, a seconda del carattere fugace o duraturo delle informazioni immagazzinate, si distinguono una memoria a breve termine (o immediata) e una memoria a lungo termine. La prima è quella che trattiene una bassa quantità di dati per pochi secondi o pochi minuti. La seconda invece consente di mantenere una maggiore quantità di informazioni per un periodo di tempo più duraturo (potenzialmente illimitato). Tutti hanno esperienze di memorie a lungo termine in cui i ricordi si associano a emozioni forti vissute in una determinata circostanza. Nella memoria a lungo termine si possono poi distinguere una memoria episodica che riguarda le esperienze personali o i ricordi e che dipende dal contesto, soprattutto affettivo, con cui sono state vissute e una memoria semantica che si riferisce ai ricordi dei fatti e alla conoscenza degli oggetti e del mondo (la cui rievocazione non riguarda il contesto spazio-temporale in cui queste informazioni sono state immagazzinate). Per esempio, ricordare che nell’estate di un tal anno siamo stati a Parigi riguarda la memoria episodica, ma sapere che Parigi è la capitale della Francia è conservato nella memoria semantica. Infine, con la memoria procedurale ci si riferisce alla capacità di ricordare una serie di movimenti che si compiono per svolgere un’azione automaticamente, senza averne una continua consapevolezza. Per esempio allacciarsi le scarpe, farsi il nodo alla cravatta ecc. Quest’ultima, a differenza delle altre due, è molto più resistente all’usura del tempo e al danno cerebrale. L’incapacità di ricordare si definisce invece “amnesia”. Si distinguono l’amnesia anterograda, quando non si riescono a immagazzinare nuovi dati dopo un trauma (per esempio uno shock psico- fisico, un lutto, un incidente) e l’amnesia retrograda quando non si ricordano più eventi accaduti immediatamente prima di un trauma (un fenomeno tipico degli incidenti e dei traumi cranici). Per approfondire, leggi anche:

Come funziona la memoria?

Nell’encefalo non esistono singole zone deputate alla memorizzazione dei singoli dati. Ogni informazione, infatti, viene distribuita attraverso un complesso di cellule deputate alla memorizzazione. Il funzionamento della memoria non è stato ancora del tutto chiarito: nuove memorie vengono immagazzinate all’interno di nuovi circuiti neuronali (ogni nuovo dato crea dei nuovi collegamenti nel nostro cervello). Continua la lettura con questo articolo: Come funziona la nostra memoria e come facciamo per aumentarla: guida per prendere trenta e lode agli esami universitari

Integratori per il cervello e la memoria

Prodotti ottimi per contrastare la stanchezza mentale e migliorare memoria e concentrazione, sono:

Per approfondire: Gli integratori per allenare il tuo cervello e sviluppare una memoria prodigiosa

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Internet sta cambiando il tuo cervello, ecco come

MEDICINA ONLINE UFFICIO STUDENTE SOCIAL PC COMPUTER PORTATILE SCRIVANIA LAVORO SEDIAInternet sta cambiando il nostro cervello e i comportamenti: il cervello non è più usato come memoria per immagazzinare conoscenze per le quali ci si affida alla rete, inoltre si fa meno riferimento agli altri per informarsi di qualcosa e si ha la presunzione di sapere tante cose, solo perché quando ci serve un’informazione la cerchiamo in un click su Google o su Wikipedia. A spiegare questa metamorfosi attivata su di noi da internet è sul magazine Scientific American lo psicologo Adrian Ward della University of Colorado a Boulder, che delinea rischi e opportunità del trasferimento di memoria e conoscenza dalla mente umana a memorie digitali e virtuali.

Continua la lettura su https://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/stilidivita/2013/11/21/Cosi-internet-sta-cambiando-cervello-comportamenti-umani_9658940.html

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Creato un mini cervello in laboratorio

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO LABORATORIO MICROSCOPIOUna versione in miniatura del cervello umano è stata ottenuta in provetta dopo anni di ricerche. Il cervello è stato costruito a partire da cellule staminali umane pluripotenti, ossia cellule immature in grado di svilupparsi in ogni direzione. Di appena quattro millimetri, è frutto di uno studio guidato dall’Istituto di Biotecnologie molecolari dell’Accademia austriaca delle scienze, insieme alle Università di Edimburgo e Londra e all’Istituto Sanger, della Wellcome Trust. I ricercatori, coordinati da Madeline Lancaster e Juergen Knoblich, osservano: “Siamo fiduciosi che questo metodo permetterà di studiare una varietà di malattie legate allo sviluppo neurologico”. Il cervello in miniatura si è rivelato uno strumento unico per studiare l’intero processo di sviluppo del cervello umano: “Lo sviluppo delle regioni della corteccia – dicono i ricercatori riferendosi al mini cervello artificiale – avviene secondo un’organizzazione simile a quella che si osserva nei primi stadi di sviluppo del cervello umano”.

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L’uomo è un animale sociale perchè possiede “neuroni specchio”

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CERVELLO INTELLIGENZALe scienze cognitive classiche hanno puntato l’attenzione in particolar modo sul chiarire le regole formali che strutturano una mente individualistica, trascurando il contesto interpersonale in cui questa si sviluppa. In realtà è bene tenere presente che l’uomo non è alienato dal significato delle azioni, emozioni e sentimenti altrui non solo perché li condivide ma soprattutto perché ha in comune i meccanismi nervosi che le sottendono. I meccanismi nervosi alla base della capacità dell’uomo di porsi in relazione con l’altro possono essere spiegati attraverso una specifica classe di neuroni, recentemente scoperti da un gruppo di neuroscienziati presso il Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma, definiti “neuroni specchio”. Durante la registrazione di singoli neuroni posti nella corteccia premotoria di un macaco (area F5), è stato individuato un unico sistema di neuroni premotori che sembravano attivarsi sia quando la scimmia eseguiva un’azione che quando stava immobile ad osservare un’altra persona che svolgeva un’azione. L’osservazione di un’azione induce l’attivazione dello stesso circuito nervoso deputato a controllarne l’esecuzione, quindi l’automatica simulazione della stessa azione nel cervello dell’osservatore. È stato proposto che questo meccanismo di simulazione possa essere alla base di una forma implicita di comprensione delle azioni altrui. Attraverso tecniche di brain imaging è stata eseguita una chiara localizzazione dei neuroni specchio nell’uomo ed è stato osservato che viene coinvolta una rete più ampia di regioni del cervello tra cui il lobo parietale inferiore, il solco temporale superiore e le regioni del sistema limbico. Pertanto il sistema corticale dei neuroni specchio è formato da due principali regioni: la corteccia premotoria ventrale ed il lobo parietale inferiore.

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La simulazione incarnata

Negli esseri umani si ipotizza che i neuroni specchio non solo spieghino gli aspetti fisici di un’azione ma anche le intenzioni e i sentimenti che hanno motivato l’azione stessa probabilmente attraverso connessioni con regioni del cervello come il sistema limbico. I neuroni specchio sono, dunque, in grado di programmare lo stesso atto motorio in maniera differente sulla base dello scopo dell’azione in cui tale atto motorio viene inserito. Sulla base di tale prospettiva la comprensione delle azioni e delle intenzioni che le motivano potrebbe essere ricondotta allo stesso meccanismo funzionale, quello della “simulazione incarnata”. L’esperienza interpersonale non si esaurisce nella sola azione ma implica la condivisione di emozioni e sensazioni. Recenti evidenze empiriche dimostrano che le stesse strutture nervose implicate nell’analisi di sentimenti ed emozioni esperite in prima persona sono attive anche quando il soggetto si limita ad osservarle negli altri.

Senso di identità e reciprocità

La scoperta dei neuroni specchio ha consentito, dunque, di individuare per la prima volta i meccanismi neurofisiologici che sottendono numerosi aspetti della cognizione sociale. Questi meccanismi sono in gran parte responsabili di molte delle convinzioni implicite che il soggetto automaticamente attiva ogni qualvolta entra in relazione con l’altro. Questi processi di simulazione sono importanti nel generare il senso di identità e reciprocità con gli altri che sono alla base dell’esperienza sociale. I meccanismi di simulazione non forniscono solo un modello di potenziale interesse per la comprensione di come le relazioni interpersonali o lavorative potrebbero essere disfunzionali, ma mostrano un interessante applicazione anche nel campo della psicoanalisi.

Per approfondire, leggi: Neuroni: cosa sono, dove si trovano ed a che servono

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