Cos’è una galassia? Di cosa è fatta?

MEDICINA ONLINE POLAR STARS SPACE GALAXY GALASSIA MOON ECLIPSE LUNA STELLA POLARE TROVARE LUNA FACCIA LIGHT SIDE MOON APOLLO PIANETA LIGHT SPEED TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpgL’universo è tempestato da un impressionante numero di stelle, una quantità incalcolabile, considerando che anche con i più moderni telescopi, riusciamo ad osservarne soltanto una porzione limitata.

A causa della reciproca forza gravitazionale, ammassi e sistemi composti da milioni o miliardi di stelle, insieme al mezzo interstellare – formato da polveri e gas rarefatti – formano dei giganteschi agglomerati, meglio conosciuti come Galassie.
In altre parole una Galassia non è altro che un enorme insieme di corpi celesti e materiale rarefatto, tenuto insieme dalla gravità, che le conferisce anche una particolare morfologia.
Grazie all’astronomo statunitense Edwind Hubble, che nel 1923 scandagliò il cielo con il telescopio Hooker, oggi sappiamo che nel nostro universo esistono miliardi di galassie più o meno grandi, classificabili, a seconda della conformazione assunta, in base al sistema che porta il suo nome.
Considerandone la forma apparente, le galassie sono perciò suddivise in:

1) Ellittiche: consiste in un profilo a forma di disco ellissoidale ed è la forma più diffusa.

2) A spirale e spirale barrata: hanno forma di disco ma con delle spire che si diramano dal nucleo; nel caso della spirale barrata, un fascio di stelle attraversa il nucleo.

3) Peculiari: sono galassie dalla conformazione irregolare, la cui forma è provocata dall’interazione della forza di marea con le galassie vicine.

Le galassie e le stelle al loro interno sono sottoposte a due diversi tipi di moti, quello di rotazione e quello di traslazione. Mentre il primo consiste nella rotazione delle stelle intorno al nucleo – fortemente attrattivo data la sua elevata densità – il secondo si riferisce al graduale allontanamento delle galassie dalla Terra, uno spostamento recessivo che conferma la teoria dell’Universo in espansione. A prescindere dal tipo di moto, non si è ancora riusciti a scoprire la velocità reale né delle stelle, né delle galassie; un’avvincente sfida per l’astronomia, che ipotizza la presenza di materia oscura, dotata di massa – quindi di forza gravitazionale – ma invisibile, non essendo in grado di emettere ne riflette la luce.

Il termine galassia ha origine greca, deriva dalla parola “galaxias”, con significato di “latteo”. E non è certo un caso: Via Lattea è il nome della galassia per eccellenza, quella in cui è contenuto il Sistema solare, dove si svolge tutta la vita conosciuta. Oltre ad essa, è possibile osservare, senza l’utilizzo di strumenti particolari, anche le due “Nubi di Magellano” e la “Galassia di Andromeda”.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra stella, pianeta e satellite con esempi

MEDICINA ONLINE STELLA PIANETA NANO GIOVIANO TERRESTRE SATELLITE NATURALE ARTIFICIALE METEROIDE METEORITE METEORA STELLA CADENTE SOLE LUNA TERRA FANTASCIENZA MARTE PIANETA SISTEMA SOLARE SOL SPACE WALLPAPER HD PIC PHOTO PICUna stella viene definita in astronomia come un corpo celeste dotato di luce propria, formato da materia allo stato di plasma, che genera energia nel proprio nucleo attraverso processi di fusione nucleare, che liberano l’energia che noi vediamo sotto forma di luce stellare. La stella più vicina a noi è il Sole, che si trova ad una distanza media dalla Terra di 150 milioni di Km ed è al centro del nostro Sistema Solare; la maggior parte delle altre stelle risultano visibili soltanto durante la notte. Gruppi densi di stelle formano gli ammassi stellari, che a loro volta, raggruppati insieme a stelle singole, polveri e gas, formano le galassie.

Un pianeta viene definito come un corpo celeste che, a differenza di una stella, non produce energia tramite fusione nucleare, non brilla di luce propria ma di luce riflessa proveniente dalla stella attorno a cui orbita (nel caso della Terra ovviamente è il sole). Il pianeta ha una massa sufficiente a conferirgli una forma sferoidale. Le stelle producono luce e calore autonomamente, i pianeti vengono invece illuminati e riscaldati dalla stella: senza il sole – ad esempio – la Terra sarebbe buia e fredda. Un pianeta ha inoltre una massa relativamente piccola ed una temperatura minore di una stella; le alte temperature delle stelle permettono infatti di attivare le reazioni di fusione nucleare che generano energia e quindi luce.

Un satellite naturale – o talvolta, più impropriamente, luna (in minuscolo) – un qualunque corpo celeste che orbiti attorno ad un corpo diverso da una stella, come ad esempio un pianeta, un pianeta nano o un asteroide. Un esempio è la nostra Luna (scritto maiuscolo) che rappresenta il satellite naturale del pianeta Terra (Pianeta).
Giove è un pianeta che possiede un elevato numero di satelliti naturali, 69, che lo rendono il pianeta con il più grande corteo di satelliti con orbite ragionevolmente sicure del sistema solare. I maggiori, i satelliti medicei, sono stati scoperti nel 1610 e furono i primi oggetti individuati in orbita ad un oggetto che non fosse la Terra o il Sole, essi sono: Io, Europa, Ganimede e Callisto; Ganimede, in particolare, è così luminoso che se non si trovasse vicino a Giove sarebbe visibile anche ad occhio nudo, di notte, nel cielo terrestre. Prendono anche il nome di “satelliti Galileiani” poiché la prima osservazione di questi satelliti fu effettuata da Galileo il 7 gennaio 1610.
Semplificando: i pianeti ruotano attorno alle stelle, i satelliti naturali ruotano attorno ai pianeti.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Quante volte l’uomo è stato sulla Luna?

MEDICINA ONLINE LUNA FACCIA VISIBILE LIGHT SIDE MOON APOLLO 15 PIANETA STELLA TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpg

Foto della missione Apollo 15

Prima che l’uomo potesse mettere piede sulla Luna, questo immenso e misterioso satellite naturale veniva studiato attraverso l’impiego di sonde robotiche.
Le prime quattro furono lanciate dall’Unione Sovietica tra il 1959 e il 1966; poi fu la volta degli Stati Uniti, che risposero dieci anni dopo inaugurando l’allunaggio dell’uomo con la prima delle sette missioni inserite all’interno del celebre Programma Apollo.
Ognuna delle missioni del programma spaziale americano è identificata da un numero che ne determina la successione cronologica. Sebbene siano state totalmente sette, il numero reale di allunaggi umani è sei, vediamo perché:

1) Apollo 11: missione che segna il primo allunaggio umano della storia, avvenuto il 20 luglio del 1969 e trasmesso in diretta televisiva internazionale. Il suo equipaggio era composto dal comandante Neil Armstrong e dai piloti del modulo lunare e del modulo di comando Edwin Aldrin e Michael Collins. Prima di lasciare il satellite, gli astronauti collocarono sul suolo lunare una targa inossidabile che recita la scritta:
«Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio, 1969 d.C.Siamo venuti in pace per tutta l’umanità».

2) Apollo 12: è il secondo viaggio spaziale dell’uomo, quello con cui il comandante Pete Conrad, insieme ai piloti Alan Bean e Richard Gordon Jr., il 19 novembre del 1969 mette piede sulla superficie lunare.

3) Apollo 13: fecero parte del suo equipaggio il comandante James Lovell Jr, e i piloti Fred Haise Jr e John Swigert. La missione partì l’11 aprile del 1970, ma a causa di un guasto dovuto allo scoppio di un modulo di servizio, l’allunaggio non è mai avvenuto e gli astronauti fecero ritorno senza aver posato piede sulla Luna. La missione fu comunque definita un “fallimento di successo” per la capacità dimostrata dal controllo missione nel riportare a casa l’equipaggio in una situazione disperata e per la risonanza mediatica dell’evento, da qui è stato tratto anche il film Apollo 13.

4) Apollo 14: il 5 febbraio del 1971, dopo un violento temporale, venne lanciata la navicella spaziale con cui il comandante Alan Shepard e i piloti Edgar Mitchell e Stuart Roosa, presero parte alla terza esplorazione lunare.

5) Apollo 15: è la quarta ricognizione umana della Luna, avvenuta il 30 luglio del 1971, quando il comandante David Scott e i piloti James Irwin e Alfred Worden, atterrano sul cosiddetto “ruscello di Hadley”, situato tra gli Appennini lunari.

6) Apollo 16: quinta missione dell’uomo sulla Luna, conclusa il 21 aprile del 1972con l’allunaggio del capitano John Young, partito insieme ai piloti di modulo e di comando, Charles M. Duke e Thomas Mattingly.

7) Apollo 17: sesta ed ultima spedizione. Si compì l’11 dicembre del 1972, quando il comandante Eugene A. Cernan, accompagnato dai piloti Harrison Schmitt e Ron Evan, atterrò su suolo lunare. E’ perciò la missione più recente e rispetto alle precedenti presenta alcune peculiarità: le ricerche scientifiche intraprese furono più molto più intense, vennero raccolti campioni in numero più abbondante e gli astronauti, oltre ad essere partiti dalla Terra con un lancio notturno, rimasero sul suolo lunare per un tempo maggiore.

Le 6 missioni che hanno portato l’uomo a mettere piede sulla luna sono quindi l’Apollo 11, 12, 14, 15, 16, 17.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Diagnostica per immagini nell’aneurisma cerebrale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Nella maggior parte dei casi gli aneurismi cerebrali vengono scoperti solo quando già si sono rotti e quindi vanno trattati come emergenze, tuttavia l’aneurisma può essere anche scoperto per caso quando ci si sottopone ad esami di diagnostica per immagini alla testa per altri motivi. Se all’improvviso il paziente inizia ad avere un forte mal di testa o altri sintomi collegabili alla rottura di un aneurisma, dovrà sottoporsi a una serie di esami per capire se ha avuto un’emorragia nello spazio tra il cervello e i tessuti circostanti (emorragia subaracnoidea) o un altro tipo di problema. Se c’è stata emorragia il personale sanitario capirà se la causa è da imputare alla rottura di un aneurisma. Gli stessi esami andranno svolti anche se si soffre dei sintomi di un aneurisma silente, ad esempio di male dietro all’occhio, di anomalie nella visione e di paralisi in un lato del volto.

Tra gli esami diagnostici ricordiamo:

  • Tomografia computerizzata (TAC). Di solito è il primo esame radiografico usato per capire se si è verificata o meno un’emorragia cerebrale. L’esame produce immagini a due dimensioni di sezioni del cervello. Durante l’esame, può essere iniettato un mezzo di contrasto che facilita l’osservazione della circolazione nel cervello e può indicare la posizione dell’aneurisma. Questa variante dell’esame è detta TAC angiografia.

  • Puntura lombare. Intervento di estrazione del liquido cefalorachidiano dalla colonna vertebrale con una siringa. Se si ha avuto un’emorragia subaracnoidea, con ogni probabilità ci saranno dei globuli rossi nel liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalorachidiano).

  • Angiogramma o arteriogramma cerebrale. Durante quest’intervento, il medico inserisce un tubicino flessibile (catetere) in una delle arterie principali (di solito nella zona inguinale) e lo guida verso il cuore e poi nelle arterie cerebrali. Uno speciale mezzo di contrasto iniettato nel catetere attraversa le arterie e raggiunge il cervello. La serie di radiografie che vengono scattate, poi, può scoprire dettagli relativi alla condizione delle arterie e alla posizione dell’aneurisma che si è rotto. Questo esame è più invasivo rispetto ai precedenti e di solito è eseguito quando gli altri non sono sufficienti.

  • Risonanza magnetica (MRI). La risonanza magnetica usa un campo magnetico e le onde radio per creare immagini dettagliate del cervello, in due o in tre dimensioni. La risonanza magnetica con mezzo di contrasto (angiografia con mezzo di contrasto) migliora la qualità delle immagini dei vasi sanguigni e del sito in cui l’aneurisma si è rotto. Con questa tecnica diagnostica, le immagini possono risultare migliori rispetto a quelle della TAC.

In generale gli esami di diagnostica per immagini non sono consigliati quando si tratta di prevenire e tenere sotto controllo gli aneurismi silenti, ma sono necessari degli esami di screening se in passato si è verificata la rottura di un aneurisma in un genitore o fratello e/o se si soffre di un disturbo congenito che fa aumentare il rischio di aneurisma cerebrale. Lo screening dell’aneurisma può essere definito come screening iniziale (ad es. di un gruppo di pazienti considerati ad alto rischio) o di follow-up di screening in soggetti selezionati. Lo scopo ultimo dello screening non è soltanto quello di individuare o curare le lesioni, ma piuttosto quello di aumentare il numero di anni con una buona qualità della vita per il paziente.

leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Cosa si prova e cosa succede quando si rompe un aneurisma cerebrale?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Perchè è così difficile smettere di fumare Perchè mi sento depresso dopoPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Un aneurisma cerebrale può:

  • essere asintomatico, e quindi scoperto per caso in corso di accertamenti neuroradiologici eseguiti per altri motivi (es. mal di testa). Si stima che circa l’1% della popolazione abbia almeno un aneurisma cerebrale senza saperlo. La maggior parte degli aneurismi non si rompe e non crea problemi né sintomi per tutta la vita. In alcuni casi può essere necessaria una terapia per un aneurisma che è stato scoperto ma che non si è rotto, per prevenirne un’eventuale futura rottura;
  • causare sintomi aspecifici e segni neurologici per compressione meccanica di strutture adiacenti (es. vertigini, sguardo doppio, mal di testa etc.);
  • rompersi e causare emorragia cerebrale e subaracnoidea.

Cosa succede quando si rompe un aneurisma?
Il mal di testa forte e improvviso, descritto spesso come il colpo di un pugnale affilato in testa, è il principale sintomo della rottura di un aneurisma. Al mal di testa si associano:

  • nausea e vomito;

  • malessere generale;
  • irrigidimento del collo;

  • visione offuscata o doppia;

  • fotosensibilità;

  • convulsioni;

  • ptosi palpebrale (abbassamento eccessivo della palpebra superiore);

  • perdita di coscienza;

  • confusione.

Quando l’aneurisma cerebrale si rompe, l’emorragia di solito dura per un tempo molto variabile. Il sangue può danneggiare direttamente le cellule circostanti o addirittura causarne la morte, nonché aumentare la pressione all’interno del cranio. Se la pressione aumenta troppo può interrompersi la fornitura di sangue e ossigeno al cervello: si può perdere conoscenza e persino morire.

Tra le complicazioni che possono nascere dopo la rottura di un aneurisma ricordiamo:

  • Seconda emorragia. Un aneurisma che già si è rotto o fissurato rischia una seconda emorragia, in grado di provocare ulteriori danni alle cellule cerebrali.

  • Vasospasmo. Quando l’aneurisma si rompe i vasi sanguigni cerebrali possono iniziare a restringersi e allargarsi in modo anomalo (vasospasmo). In questo modo le cellule cerebrali ricevono meno sangue (ischemia): si verificano ulteriori danni e perdite di funzionalità.

  • Idrocefalo. Se, come avviene nella maggior parte dei casi, la rottura dell’aneurisma provoca un’emorragia nello spazio tra il cervello e il tessuto circostante (emorragia subaracnoidea), il sangue può bloccare la circolazione del liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalorachidiano). Come risultato si può verificare l’idrocefalo, cioè un accumulo di liquido cefalorachidiano che aumenta la pressione sul cervello e può danneggiare i tessuti.

  • Iponatremia. L’emorragia subaracnoidea provocata dalla rottura di un aneurisma cerebrale può causare uno squilibrio dei livelli sodio nel sangue, dovuto alla lesione dell’ipotalamo, una zona vicino alla base del cervello. Se i livelli di sodio si abbassano (iponatremia) le cellule cerebrali si ingrossano e subiscono danni permanenti.

In caso di rottura o sospetta rottura di aneurisma è necessario recarsi IMMEDIATAMENTE al pronto soccorso, dal momento che maggiore rapidità equivale a migliore prognosi.

Purtroppo circa il 15% dei pazienti muore prima di raggiungere l’ospedale, e più del 50% muore entro i primi 30 giorni dall’evento.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Tipi e grandezza degli aneurismi cerebrali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TIPI E GRANDEZZA ANEURISMI CEREBRALI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Comunemente gli aneurismi vengono classificati in base alla loro dimensione e alla loro morfologia. La classificazione riveste un ruolo importante per il neurochirurgo e il neuroradiologo per valutare il trattamento.

  • Aneurisma sacciforme miliare: aneurisma di piccole dimensioni e rotondeggiante, il suo diametro tipico è inferiore ai 2 cm. Si tratta del tipo più comune di aneurisma dovuto ad un difetto nello sviluppo anatomico della parete del vaso.

  • Aneurisma gigante: simile a quello miliare, ma di dimensioni maggiori (diametro superiore a 3 cm) e agisce come una lesione occupante spazio.

  • Aneurisma fusiforme: dilatazione irregolare della parete arteriosa di tutta la circonferenza, solitamente consegue ad aterosclerosi diffusa. Raramente va incontro a rottura.

  • Aneurisma traumatico: aneurisma che solitamente deriva dallo stiramento dell’arteria, ma che può essere causato anche da una lesione diretta. Si forma più comunemente a livello del circolo carotideo.

  • Aneurisma micotico: aneursma conseguente ad un’infezione fungina in cui emboli settici determinano linsorgenza di arterite.

  • Aneurisma di Charcot-Bouchard: aneurisma microscopico dovuto ad un’ipertensione, solitamente localizzato ai gangli della base o del tronco encefalico.

  • Aneurisma dissecante: si forma quando il sangue passa tra le pareti dell’arteria, separando la tonaca intima dello strato muscolare. Comunemente dovuto ad aterosclerosi.

Le dimensioni dell’aneurisma sono tradizionalmente segnalate come

  • piccolo se inferiore a 15 mm,
  • grande se 15-25 mm,
  • gigante se 25-50 mm,
  • supergigante se maggiore a 50 mm.

La maggior parte degli aneurismi riscontrati appartengono alla prima categoria, che è stata ulteriormente suddivisa in due sottocategorie: piccolo se inferiore a 5 mm e medio se 5-15 mm.

leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra ictus cerebrale ed attacco ischemico transitorio (TIA)

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MALFORMAZIONI ARTERO VENOSE CEREBRALI SINTOMIRiabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneL’attacco ischemico transitorio (o TIA) è un deficit neurologico temporaneo e reversibile, causato da una riduzione transitoria del flusso di sangue al cervello. Il TIA è molto simile, per cause, sintomi e segni, all’ictus cerebrale ischemico, con la sola differenza che il deficit neurologico non è permanente (come nell’ictus) ma transitorio e reversibile. Se i sintomi durano meno di una o due ore, l’episodio viene chiamato attacco ischemico transitorio (TIA).

I segni e i sintomi di un ictus e di un TIA possono sovrapporsi e comprendono tipicamente:

  • l’incapacità di muoversi o di percepire un lato del corpo,
  • problemi alla comprensione o all’esprimere parole
  • o la perdita di visione di una parte del campo visivo.

Un attacco ischemico transitorio, pur non causando danni permanenti al cervello, non va mai trascurato; esso, infatti, potrebbe essere il primo indizio di una predisposizione all’ictus, il cui esito può essere letale.

Per approfondire leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra emorragia cerebrale ed ictus

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma EMORRAGIA CEREBRALE CUSE SINTOMI PREMONITORI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneCon “emorragia cerebrale” si indica una fuoriuscita più o meno abbondante di sangue da un vaso arterioso o venoso dell’encefalo.

Con “ictus cerebrale” (anche chiamato “colpo apoplettico” o semplicemente “ictus”) si intende invece quella situazione in cui una scarsa perfusione sanguigna al cervello (ischemia) provoca la morte delle cellule celebrali (necrosi). La scarsa perfusione può essere determinata da:

  • una ostruzione a livello di un vaso cerebrale (tipicamente un trombo o un embolo) e prende il nome di ictus ischemico;
  • una emorragia a livello di un vaso cerebrale (tipicamente da rottura di aneurisma, ipertensione arteriosa o traumi) e prende il nome di ictus emorragico.

Si comprende quindi il legame tra i due termini: una emorragia cerebrale è una delle possibili cause che può determinare un ictus cerebrale. L’ictus da emorragia cerebrale determina non solo ischemia e necrosi del tessuto cerebrale da mancata perfusione ematica, ma anche indirettamente un danno alle strutture nervose vicine a causa dell’ematoma (la raccolta di sangue che si forma al di fuori dei vasi sanguigni) che determina compressione delle strutture cerebrali ed aumento della pressione intracranica.

Per approfondire, leggi:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!