Diagnostica per immagini nell’aneurisma cerebrale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Nella maggior parte dei casi gli aneurismi cerebrali vengono scoperti solo quando già si sono rotti e quindi vanno trattati come emergenze, tuttavia l’aneurisma può essere anche scoperto per caso quando ci si sottopone ad esami di diagnostica per immagini alla testa per altri motivi. Se all’improvviso il paziente inizia ad avere un forte mal di testa o altri sintomi collegabili alla rottura di un aneurisma, dovrà sottoporsi a una serie di esami per capire se ha avuto un’emorragia nello spazio tra il cervello e i tessuti circostanti (emorragia subaracnoidea) o un altro tipo di problema. Se c’è stata emorragia il personale sanitario capirà se la causa è da imputare alla rottura di un aneurisma. Gli stessi esami andranno svolti anche se si soffre dei sintomi di un aneurisma silente, ad esempio di male dietro all’occhio, di anomalie nella visione e di paralisi in un lato del volto.

Tra gli esami diagnostici ricordiamo:

  • Tomografia computerizzata (TAC). Di solito è il primo esame radiografico usato per capire se si è verificata o meno un’emorragia cerebrale. L’esame produce immagini a due dimensioni di sezioni del cervello. Durante l’esame, può essere iniettato un mezzo di contrasto che facilita l’osservazione della circolazione nel cervello e può indicare la posizione dell’aneurisma. Questa variante dell’esame è detta TAC angiografia.

  • Puntura lombare. Intervento di estrazione del liquido cefalorachidiano dalla colonna vertebrale con una siringa. Se si ha avuto un’emorragia subaracnoidea, con ogni probabilità ci saranno dei globuli rossi nel liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalorachidiano).

  • Angiogramma o arteriogramma cerebrale. Durante quest’intervento, il medico inserisce un tubicino flessibile (catetere) in una delle arterie principali (di solito nella zona inguinale) e lo guida verso il cuore e poi nelle arterie cerebrali. Uno speciale mezzo di contrasto iniettato nel catetere attraversa le arterie e raggiunge il cervello. La serie di radiografie che vengono scattate, poi, può scoprire dettagli relativi alla condizione delle arterie e alla posizione dell’aneurisma che si è rotto. Questo esame è più invasivo rispetto ai precedenti e di solito è eseguito quando gli altri non sono sufficienti.

  • Risonanza magnetica (MRI). La risonanza magnetica usa un campo magnetico e le onde radio per creare immagini dettagliate del cervello, in due o in tre dimensioni. La risonanza magnetica con mezzo di contrasto (angiografia con mezzo di contrasto) migliora la qualità delle immagini dei vasi sanguigni e del sito in cui l’aneurisma si è rotto. Con questa tecnica diagnostica, le immagini possono risultare migliori rispetto a quelle della TAC.

In generale gli esami di diagnostica per immagini non sono consigliati quando si tratta di prevenire e tenere sotto controllo gli aneurismi silenti, ma sono necessari degli esami di screening se in passato si è verificata la rottura di un aneurisma in un genitore o fratello e/o se si soffre di un disturbo congenito che fa aumentare il rischio di aneurisma cerebrale. Lo screening dell’aneurisma può essere definito come screening iniziale (ad es. di un gruppo di pazienti considerati ad alto rischio) o di follow-up di screening in soggetti selezionati. Lo scopo ultimo dello screening non è soltanto quello di individuare o curare le lesioni, ma piuttosto quello di aumentare il numero di anni con una buona qualità della vita per il paziente.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Differenza tra toracentesi, paracentesi e rachicentesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TORACENTESI PARACENTESI RACHI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon i termini “toracentesi”, “paracentesi” (anche chiamata peritoneocentesi) e “rachicentesi” (chiamata anche puntura lombare) si indicano tre tecniche chirurgiche diagnostiche e terapeutiche che vengono condotte introducendo un ago sottile, di solito sotto guida ecografica, rispettivamente nel torace, nell’addome e nella cisterna lombare.

  • Con la toracentesi si preleva del liquido dalla cavità pleurica, il sottile spazio virtuale compreso tra la pleura viscerale e parietale dei polmoni, mentre il paziente sta seduto e piegato in avanti;
  • con la paracentesi si effettua la stessa operazione ma nella cavità peritoneale che si trova tra i visceri addominali, quando il paziente è sdraiato sulla schiena o su un fianco. Talvolta può essere lasciato un tubicino che continua a drenare liquido nei giorni successivi;
  • con la rachicentesi si estrae il liquido cefalorachidiano, prodotto dai plessi corioidei, che scorre nel canale midollare della colonna vertebrale, negli spazi subaracnoidei e nei ventricoli cerebrali. Il fluido cerebrospinale può essere raccolto con maggiore sicurezza nella cisterna lombare, dove il midollo spinale termina nella cauda equina, subito al di sotto del livello della prima (L1) o seconda (L2) vertebra lombare. La cisterna lombare si estende poi nell’osso sacro.

Per approfondire:

Nelle cavità pleuriche e peritoneali normalmente si trova solo un sottile velo di liquido: il suo accumulo in una quantità superiore al normale prende il nome a livello toracico di “versamento pleurico” ed a livello addominale di “ascite“. Il liquido può essere essudato (edema infiammatorio) o trasudato (edema non infiammatorio).

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Perché si effettuano?
Dopo il prelievo del liquido, quest’ultimo viene inviato al laboratorio analisi in modo da capire la causa che ha determinato questo accumulo, che può dipendere da un tumore oppure da malattie di altra natura (come una pleurite nel caso della toracentesi o una cirrosi nel caso di una paracentesi). Oltre che a scopo diagnostico, la procedura può essere effettuata per ridurre la pressione determinata sugli altri tessuti dal liquido in eccesso, che può alterare il funzionamento di alcuni organi, ostacolare la respirazione o causare dolore.
La rachicentesi è utile nella diagnosi di varie patologie, in particolare quelle che colpiscono il cervello, le meningi ed il midollo spinale, come ad esempio: meningite, encefalite, meningoencefalite, mielite, neoplasie, leucemie, emorragie subaracnoidee, varie malattie neurodegenerative.
La rachicentesi può essere considerata urgente nel caso il sospetto clinico indirizzi verso una diagnosi di meningite/meningoencefalite, oppure di emorragia subaracnoidea con un primo riscontro di TAC negativa.

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Elastografia epatica (FibroScan) per cirrosi: valori, preparazione all’esame, risultati

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ELASTOGRAFIA EPATICA FIBROSCAN VALORI FEGATO CIRROSI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie.jpgLa prognosi e la gestione clinica dei pazienti affetti da malattia cronica di fegato è largamente influenzata dall’accumulo di fibrosi e dalla sua progressione nel tempo e le stesse scelte terapeutiche sono condizionate da questo parametro. Ciò enfatizza la necessità di una diagnosi precoce allo scopo di prevenire le complicanze. Sino a pochi anni fa la biopsia epatica rappresentava l’unico strumento di valutazione della fibrosi. Tuttavia la biopsia è procedura invasiva che talora può essere dolorosa ed indurre complicanze e ciò può scoraggiare alcuni a sottoporsi a questa valutazione. In conseguenza di ciò molti pazienti, soprattutto negli ultimi anni, sono stati trattati con farmaci antivirali senza che si conoscesse la reale gravità di malattia ed altri, invece, non hanno mai potuto giovarsi di una terapia, perché timorosi di sottoporsi a questa procedura. Peraltro l’accuratezza della biopsia epatica è influenzata dall’errore di campionamento e dalla variabilità di interpretazione. Queste limitazioni possono portare alla sottostima della cirrosi, specialmente se il campione bioptico è piccolo o frammentato. Ciò ha portato ad una nuova tecnica che ovviasse a questi problemi: l’elastografia epatica.

Cos’è l’elastografia epatica o fibroscan?
L’elastografia epatica (conosciuta anche con il nome commerciale FibroScan o più semplicemente fibroscan) è una metodica diagnostica utile a quantificare la fibrosi epatica, vale a dire il fenomeno di cicatrizzazione che consegue a malattie come l’epatite virale e che può portare alla cirrosi epatica.

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Come è fatto l’apparecchio?
L’apparecchio è costituito da una sonda ad ultrasuoni montata su un sistema vibrante, a prima vista simile a quella dei comuni ecografi. La sonda contiene un vibratore a bassa frequenza che genera un’onda elastica ed un trasduttore a singolo elemento che lavora a 5 MHz. La sonda del fibroscan viene applicata sulla cute del costato a destra: l’impulso che genera determina la propagazione di un’onda elastica attraverso il fegato, la cui velocità, misurata per mezzo degli ultrasuoni, è direttamente correlata alla sua rigidità (a sua volta dipendente dalla quantità di fibrosi).

A che serve l’elastografia epatica?
Per le sue caratteristiche, dunque, il fibroscan, è particolarmente utile per un monitoraggio nel tempo delle malattie epatiche, della loro evoluzione e della risposta al trattamento.

Chi è il paziente ideale?
Chiunque può essere sottoposto a questa indagine su indicazione da parte del medico curante, o di un medico specialista. Essendo una tecnica basata su ultrasuoni (al contrario della radiografia e della TAC) può essere eseguita anche in donne durante gravidanza ed allattamento.

Come ci si prepara all’esame?
È richiesto il digiuno. L’esatta modalità di preparazione viene comunicata al momento della prenotazione dell’esame. Non è necessario sospendere eventuali terapie farmacologiche in atto.

Come si svolge l’esame?
Semplicemente il medico applica gel per ecografia e la sonda del fibroscan sulla cute del costato a destra. Modificando la posizione della sonda, sullo spazio intercostale prescelto, si possono effettuare diverse misurazioni della durezza del fegato esplorato. Il fibroscan è una procedura ambulatoriale che dura al massimo 15 minuti. Al termine dell’esame si rimuove il gel dalla cute, ci si riveste e si può tornare alle normali attività.

Il fibroscan è doloroso o pericoloso?
No, non è doloroso né pericoloso, come una qualsiasi ecografia.

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I vantaggi del fibroscan
L’elastografia epatica è un esame rapido, indolore, non pericoloso, senza effetti collaterali, facilmente ripetibile nel tempo e rappresentativa di un campione di tessuto epatico almeno cento volte maggiore rispetto a quello ottenuto di una tipica biopsia epatica. Inoltre l’elastografia presenta vantaggi anche nei confronti dei biomarker poiché fornisce una misura più diretta della fibrosi, non influenzata dalla presenza di malattie concomitanti ed è teoricamente applicabile a qualsiasi malattia cronica di fegato. Infatti il fibroscan è stato utilizzato per la valutazione della fibrosi anche in altre malattie come l’epatite B, la coinfezione, le malattie colestatiche croniche e più recentemente nell’epatite alcolica e nella NASH in cui ha evidenziato una performance diagnostica simile a quella osservata nell’epatite C. Ciò nonostante, almeno in uno studio prospettico che ha riguardato 183 pazienti affetti da epatite C, la combinazione Fibroscan-Fibrotest ha fornito la migliore performance diagnostica soprattutto in relazione alla fibrosi significativa. L’unico inconveniente risiede nel fatto che – come tutte le tecniche diagnostiche basate su ultrasuoni – l’elastografia è operatore dipendente, quindi per dare risultati attendibili deve essere effettuato da un medico esperto.

Elastografia epatica: valori ed interpretazione
Il fibroscan valuta la fibrosi del fegato misurandone la sua durezza che viene espressa in kPa. Il dispositivo misura la rigidità di una sezione cilindrica tessuto epatico di 4 cm di lunghezza e di 1 cm di diametro che si trova ad una profondità di 2.5 cm al di sotto della superficie cutanea.
Per valori di liver stiffness al di sotto di 7 kPa è probabile che la fibrosi sia minima o assente, mentre quando tale valore è maggiore di 10 la fibrosi è probabilmente severa ed infine per valori superiori a 14 kPa si è in presenza di cirrosi.
Riguardo alla diagnosi precoce di cirrosi epatica, con un valore > 13 kPa il valore predittivo che identifica la cirrosi è del 97% anche in assenza di sintomi conclamati.
L’elastografia risulta infine altamente predittiva di fibrosi anche nella steatosi epatica, consentendo con un cut-off di 8.75 kPa una sensibilità dell’81% ed una specificità del 78%.

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Coronarografia: cos’è, come si fa, preparazione all’esame e pericoli

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CORONAROGRAFIA COSE COME FA PREPARAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa coronografia è un esame radiologico invasivo che consente di visualizzare immagini dei vasi arteriosi che avvolgono il cuore e che portano il sangue al muscolo cardiaco, chiamati appunto coronarie. E’ una tecnica procedura diagnostica che viene condotta attraverso l’introduzione di un mezzo di contrasto nel circolo sanguigno, utile a rendere visibili le coronarie al macchinario. La coronografia prevede l’introduzione di un catetere, un tubicino sottile e flessibile che viene fatto avanzare nei vasi sanguigni fino al punto in cui deve rilasciare il liquido di contrasto. Grazie all’avvento delle tecnologie digitali, oggi è possibile ottenere immagini della funzionalità circolatoria minimizzando l’uso del mezzo di contrasto.

A cosa serve la coronarografia?
La coronografia è un esame indicato per valutare la funzionalità cardiaca. Consente di stabilire se le coronarie sono libere (pervietà) oppure ostruite da coaguli, restringimenti (stenosi) o placche di colesterolo (ateromi).

Quando è indicata la coronarografia?
È indicata quando il paziente riferisce:

  • angina pectoris (dolore al torace) o dolore anginoso al braccio;
  • un difetto genetico dalla nascita (cardiopatia congenita);
  • difetti a carico di una valvola cardiaca;
  • insufficienza cardiaca;
  • traumi.

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L’angiografia permette di programmare un intervento chirurgico. Ad esempio può precedere o essere associata a un intervento di angioplastica, che prevede l’introduzione di uno stent per ripristinare il flusso in un vaso occluso. A tal proposito leggi anche: Differenza tra coronarografia ed angioplastica
É utile per valutare le possibili complicazioni di un intervento chirurgico.
È anche un metodo diagnostico per monitorare i risultati di un intervento (follow up) come nel caso di un bypass.

Come ci si prepara ad una coronarografia?
La coronarografia non necessita di alcuna preparazione specifica, si esegue a digiuno e viene effettuata in regime di ricovero.

Quali sono i candidati ideali?
Pazienti che non hanno allergie al mezzo di contrasto. Il mezzo di contrasto potrebbe infatti provocare dei fenomeni allergici, ma la percentuale di queste reazioni è molto bassa. In ogni caso i medici forniranno le indicazioni più opportune. Generalmente si pone particolare attenzione allo stato delle donne in età fertile.

La coronografia è dolorosa o pericolosa?
La coronografia è un esame invasivo, tuttavia l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate riduce di gran lunga i rischi. Il dolore legato all’iniezione dei liquidi di contrasto o del catetere è minimizzato dall’anestesia locale. Si avverte solitamente una sensazione di calore in seguito all’introduzione del liquido.

Come si svolge la coronografia?
La coronarografia viene eseguita mediante l’introduzione di un catetere, generalmente dall’arteria femorale oppure da quella radiale (polso) o dalla brachiale (gomito). Nel punto di entrata del catetere nell’arteria si effettua un’anestesia locale. Si predilige come sede di introduzione quella femorale perché è grande e il catetere può passare attraverso un sistema di dilatazione, senza bisogno di isolare l’arteria e quindi di tagliare la cute. Si risale poi fino al cuore e si posiziona il catetere all’imbocco della coronaria, si inietta nel catetere il mezzo di contrasto, così da opacizzare completamente il decorso dell’arteria stessa e permettere la visualizzazione delle eventuali ostruzioni. La visualizzazione della procedura viene seguita su uno schermo.
Una volta tolto il catetere bisogna operare una compressione sull’arteria femorale per fermare il sangue e permettere il formarsi di un coagulo che chiude il piccolo foro di ingresso utilizzando una benda elastica. Non sono necessari punti. Il paziente viene dimesso nel giro di 24 ore.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Ecografia della tiroide: a cosa serve, come si svolge e come ci si prepara all’esame

MEDICINA ONLINE TIROIDE NODULO IPOTIROIDISMO IBSA EUTIROX ORMONI TIROIDEI METABOLISMO BASALE COLLO GOZZO SINTOMI PARATIROIDI TIROIDECTOMIA TOTALE PARZIALE CHIRURGIA OBESITA INGRASSARE PESO PONDERALE CHIRURGIA ECOGRAFIAL’ecografia della tiroide è senza alcun dubbio l’esame diagnostico più importante per lo studio della morfologia della ghiandola tiroidea. Come tutte le tecniche ecografiche, si basa sulla differente capacità dei tessuti di riflettere gli ultrasuoni emessi da una sonda. L’apparecchio è in grado di registrare l’intensità delle onde riflesse, convertendole sullo schermo in segnali luminosi che ricostruiscono in tempo reale l’aspetto anatomico della tiroide.

L’ecografia tiroidea è dolorosa? Esistono effetti collaterali, rischi o controindicazioni?
L’ecografia tiroidea è un esame del tutto  indolore, inoltre tale indagine è assolutamente priva di rischi, effetti collaterali o controindicazioni. Può essere effettuato anche nelle donne in gravidanza.

L’ecografia tiroidea è dannosa per la salute?
No, è un esame sicuro e del tutto indipendente da radiazioni ionizzanti (quelle impiegate nelle radiografie) o sostanze radioattive. Gli ultrasuoni, dotati di un’altissima frequenza e non udibili all’orecchio umano, non determinano alcun danno ai tessuti umani.

Come si svolge e quanto dura una ecografia tiroidea?
L’ecografia tiroidea è un esame nella maggioranza dei casi molto rapido (dura mediamente dai 10 ai 15 minuti). Il medico vi inviterà a sdraiarvi sul lettino, a pancia in su e con lo sguardo rivolto all’indietro. Una volta in posizione sul lettino, una speciale sonda viene fatta scorrere lungo la regione anteriore del vostro collo (posizionato in iperestensione) preventivamente cosparso di una piccola quantità di gel.

Come ci si prepara all’ecografia della tiroide?
Prima dell’esame non è richiesta alcuna preparazione particolare; sarà semplicemente necessario rimuovere oggetti metallici come ad esempio gioielli portati al collo.

A che serve l’ecografia della tiroide ed a che serve il doppler?
L’ecografia tiroidea tiroide si rivela particolarmente utile nel definire il volume della ghiandola (gozzo), la presenza di processi infiammatori (tiroiditi), l’eventuale presenza di noduli e le loro particolari caratteristiche. In assenza di un nodulo rilevabile alla palpazione, l’ecografia tiroidea va eseguita nei soggetti in cui vi sia un sospetto di tireopatia, cioè di una patologia legata alla tiroide, o se esistano fattori di rischio genetico o ambientale per lo sviluppo di una patologia di tale natura. Associando la tecnica doppler all’ecografia è anche possibile studiare la vascolarizzazione della tiroide o di un singolo nodulo, traendone importanti informazioni circa la funzionalità e l’attività metabolica.

Quali sono i limiti dell’ecografia tiroidea?
L’ecografia della tiroide fornisce informazioni sulla morfologia e sulla struttura della tiroide, ma non sulla sua funzione. In parole povere l’ecografia ci può dire se una tiroide è piccola o grande, se contiene noduli o meno, se è infiammata od omogenea ma non può dire se la tiroide ha un deficit/eccesso funzionale (ipotirodismo o ipertiroidismo) o se ha una normale funzionalità (eutiroidismo). Pertanto la decisione se intraprendere o modificare una terapia tiroidea in atto NON può esser presa solo dopo una valutazione ecografica.

Quali altre tecniche diagnostiche della tiroide sono disponibili?
L’ecografia della tiroide è un indagine importantissima per quel che riguarda le patologie della tiroide, ma non è l’unica dal momento che – come abbiamo visto nel capitolo precedente – è una indagine che ha dei limiti. Gli aspetti funzionali della ghiandola, ad esempio, possono essere indagati attraverso un ulteriore esame diagnostico, chiamato scintigrafia tiroidea, mentre per cercare conferme al sospetto di malignità è necessario valutare il campione cellulare aspirato sotto guida ecografica (biopsia). Per approfondire:

L’ecografia della tiroide è una tecnica accurata?
L’accuratezza diagnostica dell’ecografia tiroidea è estremamente variabile, dipende essenzialmente dall’apparecchio utilizzato e da limiti tecnici paziente-correlati. La variabile più importante, essendo una tecnica diagnostica operatore-dipendente, è rappresentata dall’abilità e dall’esperienza del medico che la esegue.

Cosa succede alla fine dell’ecografia?
Terminata l’ecografia della tiroide, il gel viene rimosso ed il paziente può riprendere tranquillamente le proprie attività.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Differenze tra risonanza magnetica, TAC, PET, MOC, radiografia, ecografia ed endoscopia

MEDICINA ONLINE MORTE CLINICA BIOLOGICA MORTE CEREBRALE END LIFE OSPEDALE LETTO VENTILATORE MECCANICO STACCARE LA SPINA BRAIN DEATH ELETTROENCEFALOGRAMMA PIATTO FLAT EEG SNC CERVELLO TERMINALE MALATO COMA STATO VEGETATIVOTutte le tecniche menzionate nel titolo appartengono al campo della diagnostica per immagini; sono tecniche attraverso il quale è possibile osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno e vengono utilizzate per lo studio di varie patologie. La radiologia è la branca della medicina che principalmente si occupa di tutto ciò. Cominciamo con un lungo elenco di tecniche di diagnostica per immagini.

MEDICINA ONLINE TAC TC TOMOGRAFIA ASSIALE COMPUTERIZZATA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI RADIAZIONI IONIZZANTI MDC MEZZO DI CONTRASTO.jpg

TC

TC (Tomografia computerizzata)

La TC o Tomografia computerizzata (chiamata anche “TAC” da “tomografia assiale computerizzata”) si serve di un fascio di elettroni, per produrre delle radiazioni (fotoni X) che originano esternamente al corpo del paziente per vedere visualizzare una mappa di densità di tessuti ed organi. Quindi a differenza della PET, nella quale è il paziente ad essere radioattivo, nella TC la radiazione proviene da fuori. Quando le radiazioni attraversano il distretto del corpo umano in esame (mettiamo il torace, in caso di TC torace), esse vengono fissate su una virtuale “lastra” che si trova dalla parte opposta del corpo e ne creano una immagini fotografica. Il principio è lo stesso di una radiografia, solo che con la TC le immagini vengono acquisite a 360° intorno al corpo (da cui il termine “tomografia”). Ogni tessuto presenta un diverso indice di attenuazione delle radiazioni trasmesse da fuori, e così la “foto” ottenuta mostra una sostanziale ricostruzione della morfologia dei tessuti ed organi in esame. In complesso la TC è una metodica morfologica. La possibilità di iniettare endovena oppure per via orale delle sostanze (mezzi di contrasto), che cambiano l’attenuazione dei distretti dove di vanno a collocare, permette di aumentare l’accuratezza della TC nel differenziare i tessuti anche in parte dalla loro vascolarizzazione. Poiché la tomografia computerizzata, in tutte le sue varianti, impiega raggi X, l’esame è controindicato in gravidanza, specie se l’area da indagare è l’addome. In questi e in altri casi (per esempio in soggetti giovani), in cui è importante evitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti, si preferisce ricorrere alla risonanza magnetica (o RM) che non comporta questo rischio oppure se possibile l’ecografia.
Molti pazienti infine temono di sottoporsi all’indagine per paura di soffrire di claustrofobia, come poteva accadere quando per l’esecuzione dell’esame il lettino su cui è adagiato il paziente entrava in una sorta di tunnel. Oggi il problema è superato perché le apparecchiature moderne sono aperte e il lettino, muovendosi, passa attraverso un cerchio di una profondità non superiore ai 50 cm. In caso di necessità è comunque possibile chiedere agli operatori un sedativo che aiuti a restare fermi per tutto il tempo necessario all’esecuzione dell’esame.

MEDICINA ONLINE CARDIOMEGALIA CANE RX HEART RAGGI X LASTRA RADIOGRAFIA SINTOMI DIAGNOSI TORACE COSTE GABBIA TORACICA IMMAGINI CUORE POLMONI TERAPIA CURA INSUFFICIENZA CARDIACA INFARTO

Radiografia del torace

Radiografia

Per radiografia (RX) si può intendere l’immagine radiografica, o radiogramma, oppure la tecnica radiografica utilizzata per ottenere il radiogramma stesso. Tale tecnica si basa sull’interazione tra un fascio di fotoni (raggi X) diretti da una sorgente a un recettore, e la materia interposta, solitamente un corpo biologico. Gli atomi di tale corpo interferente impediscono al fotone di raggiungere il detettore, che quindi riprodurrà un’immagine fedele del corpo “in negativo”, essendo impressi sulla pellicola i fotoni che invece non vengono assorbiti. Poiché la radiografia usa radiazioni ionizzanti, deve essere sostituita – se possibile – dall’ecografia in donne incinte.

SENOLOGIA MAMMOGRAFIA SENO MAMMELLA

Mammografia

Mammografia

La mammografia è un tipo di radiografia in cui si comprime il seno tra due lastre per individuare la presenza di formazioni potenzialmente tumorali. Per approfondire: La mammografia: un esame rapido che può salvarti la vita

MEDICINA ONLINE SCINTIGRAFIA TIROIDEA COSTO RISULTATI NODULI CALDI FREDDI DIFFERENZA Thyroid scintigraphy

Scintigrafia tiroidea

Scintigrafia

La scintigrafia è un esame di medicina nucleare ottenuto mediante la somministrazione di un tracciante radioattivo che consente di evidenziare, a mezzo di particolari strumenti (gamma camera), l’accumulo preferenziale del tracciante nel tessuto che si intende studiare. I traccianti utilizzati possono essere costituiti da soluzioni saline di radioisotopi o da specifici radiofarmaci costituiti da molecole farmacologicamente attive alle quali viene legato il radioisotopo. La scintigrafia è utile per ottenere informazioni sulla fisiologia di alcuni organi, per esempio cuore, polmone, tiroide, circolazione sanguigna, oppure per individuare tessuti anomali come le metastasi. La generazione delle immagini sulle quali è basata la diagnosi, avviene in tempo reale sul monitor della consolle di acquisizione, ma le immagini spesso necessitano una successiva elaborazione e miglioramento che non ne permette l’esame immediato.
Nel caso della scintigrafia ossea, il radiofarmaco (metilendifosfonato, MDP, marcato con 99mTc) si concentra a livello del tessuto osseo in modo proporzionale all’attività osteoblastica locale, quindi è più concentrato nelle parti dove questa è più elevata, per es. fratture, traumi, metastasi osteoblastiche. Gli altri radiofarmaci principalmente usati sono il (Tallio 201), nella scintigrafia miocardica, il (Tc-99m pertecnetato), nella scintigrafia tiroidea ed il (99mTc-DMSA acido dimercaptosuccinico) nella scintigrafia renale.

Leggi anche: Scintigrafia tiroidea: risultati, captazione, noduli, costo

MOC (Mineralometria ossea computerizzata)

La Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) è una tecnica diagnostica utilizzata per valutare la mineralizzazione delle ossa. Misurando la densità della massa ossea può rilevare un’eventuale degenerazione dell’osso. La MOC è la tecnica di riferimento per prevenire, diagnosticare e controllare l’evoluzione dell’osteoporosi. Per approfondire: Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC), a cosa serve, come si interpretano i risultati?

MEDICINA ONLINE Tomografia ad emissione di positroni PET Positron Emission Tomography tumori TAC TC CANCRO TUMORE DIAGNOSTICA PER IMMAGINI RISONANZA MAGNETICA

PET

PET (Tomografia ad emissione di positroni)

La PET (Tomografia ad emissione di positroni) è una metodica medico-nucleare, che adopera la radioattività di alcune sostanze per vedere la distribuzione della stessa nell’organismo del paziente al quale viene iniettata la sostanza. I traccianti utilizzati per la PET sono di diverso tipo, ma ognuno presenta delle caratteristiche tali che li permettono di vedere alcune funzioni particolari del corpo umano oppure dei vari tessuti. Esempio, il FDG (fluorodesossiglucosio) marcato con il fluoro 18 (radioattivo) serve per vedere il metabolismo dei glucidico, quindi le immagini PET con FDG ci daranno una mappa di distribuzione del tracciante e conseguentemente la mappa dell’attività metabolica dei vari tessuti. La PET è una metodica funzionale, cioè che “vede” la funzione dei tessuti ed organi e non solo la loro anatomia. Per approfondire:

MEDICINA ONLINE RISONANZA MAGNETICA

Risonanza magnetica

Risonanza magnetica

La RM o Risonanza Magnetica, dal termine stesso utilizza la risposta tissutale a vari stimoli elettromagnetici prodotti da un magnete esterno. La risposta ai vari stimoli è diversa per ogni tipo di composizione tissutale e permette quindi di fare una ricostruzione anche in questo caso delle morfologia ed in parte della funzione degli organi e tessuto corporei. Anche in tale caso è possibile utilizzare dei mezzi di contrasto, che presenteranno conseguentemente caratteristiche “magnetiche” diverse, e che permetteranno di vedere aumentare l’accuratezza della RM nel differenziare i tessuti anche in parte dalla loro vascolarizzazione. L’esecuzione di una risonanza magnetica non è mai dolorosa, se si esclude la piccola puntura richiesta dall’eventuale iniezione di mezzo di contrasto nella vena del braccio.
Gli unici fastidi che si possono avvertire durante l’esecuzione dell’esame derivano dal forte rumore provocato dalla macchina e dal senso di claustrofobia provocato dal fatto di rimanere chiusi in un grande cilindro per una certa quantità di tempo.

Per approfondire: Risonanza magnetica con e senza contrasto: come funziona ed effetti collaterali

Ultimamente si stanno diffondendo dei macchinari aperti di risonanza magnetica:

MEDICINA ONLINE Chirurgo Roma DIFFERENZA RISONANZA MAGNETICA APERTA O CHIUSA RAGGI X Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee Pene

Risonanza magnetica aperta

L’unico possibile rischio nel corso della risonanza magnetica è una reazione allergica alla sostanza usata come mezzo di contrasto, il gadolinio. Controindicata ai portatori di pacemaker. Leggi anche: Qual è la differenza tra risonanza magnetica aperta e chiusa?

MEDICINA ONLINE ECOGRAFIA ADDOME ADDOMINALE GASTROSCOPIA STOMACO GRAVIDANZA ESOFAGO FEGATO PANCREAS INTESTINO CRASSO ILEO CIECO INCINTA APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE RETTO ANO COLONSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORE

Ecografia del feto su donna incinta

Ecografia

L’ecografia o ultrasonografia è una metodica che permette di ottenere immagini degli organi interni del corpo umano utilizzando delle onde sonore che, però, non sono udite dall’orecchio umano e perciò sono chiamate ultrasuoni. Gli ultrasuoni partono dalla sonda situata all’esterno del corpo (o all’interno usando particolari sonde), si spostano come onde d’acqua prodotte da un sasso gettato in uno stagno e, come queste, se trovano un ostacolo, tornano indietro. Questi echi sono diversi in base al tessuto incontrato e sono interpretati dal computer che, in base ad essi, restituisce una immagine. Le ossa riflettono completamente gli ultrasuoni che tornano indietro tutti appena ne incontrano la superficie. Una cisti ripiena di liquido, invece, non fa resistenza alcuna ed è attraversata facilmente dalla onde ultrasonore. Tra questi due estremi c’è un’ampia varietà: ci sono strutture del corpo umano che lasciano passare una certa quota di ultrasuoni e ne rimandano indietro altri, come avviene, per esempio per il fegato, muscoli, tiroide e altri. La sonda, come prima accennato, udirà echi di ritorno più o meno forti. Il software interno della macchina trasforma gli echi in puntini più o meno scuri, in base alla intensità dell’eco, che formeranno le immagini che visibili sullo schermo.

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Ecografia mammaria

Le immagini ecografiche mostrano molti tipi di tessuti. Un grande pregio della ecografia rispetto ad altre metodiche è che permette di visualizzare una struttura in tempo reale con molti vantaggi (si pensi ad esempio alla visualizzazione di una articolazione in movimento). Inoltre l’ecografia non utilizza radiazioni ionizzanti come invece avviene con la TC e con la radiografia, ciò la rende utile nello studio di tessuti in una donna incinta. 

Leggi anche: Cos’è una ecografia, a che serve e quali organi può indagare?

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Ecografia transvaginale

L’ecografia transvaginale è un tipo di ecografia (spesso eseguita in associazione all’ecografia pelvica) necessaria per studiare il collo dell’utero, l’utero stesso o le ovaie. La sonda, anziché essere “esterna” al corpo, viene rivestita di una sorta di profilattico ricoperto di gel e viene introdotta nella vagina. L’esame serve a trovare le possibili cause di infertilità , di sanguinamenti o di dolori pelvici. Inoltre è utile per studiare la natura delle cisti ovariche o delle formazioni uterine, e anche per individuare l’eventuale presenza di tumori. Per approfondire: L’ecografia transvaginale esplora gli organi genitali interni femminili

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Ecografia transrettale della prostata 

L’ecografia prostatica transrettale è una ecografia della prostata che, anziché essere effettuata con una sonda esterna – come avviene per la maggior parte delle ecografie – viene effettuata con una sonda interna che viene inserita nel retto tramite l’ano. In pratica la prostata è osservata dall’interno e non dall’esterno e ciò permette di analizzare le dimensioni e la morfologia della prostata in modo più accurato rispetto ad una ecografia “esterna”. Il “prezzo” di questa maggiore qualità diagnostica è però una procedura senza dubbio più fastidiosa e rischiosa per il paziente, rispetto alla classica ecografia, meno invasiva e rischiosa, per cui l’ecografia prostatica transrettale dovrebbe essere eseguita solo qualora l’ecografia standard abbia restituito una diagnosi dubbia. Per approfondire: Ecografia prostatica transrettale: come si svolge, è dolorosa, a che serve?

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Ecocolordoppler

Ecocolordoppler

L’ecocolordoppler è un tipo di ecografia è indicato per lo studio delle strutture vascolari e del loro flusso. Infatti, grazie alla colorazione effettuata mediante calcolatore, si può studiare il movimento e la direzione del flusso sanguigno. Il principio si fonda sulla associazione in tempo reale di una immagine ecografica bidimensionale con un segnale Doppler pulsato. Convenzionalmente, il colore rosso è attribuito alle strutture in avvicinamento alla sonda, mentre il blu per quelle in allontanamento.

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Endoscopia

Infine quando si parla di gastroscopia, colonscopia, cistoscopia o broncoscopia si intende una tecnica diagnostica endoscopica, cioè che prevede l’uso di un un endoscopio. Quest’ultimo è un tubo ottico munito di microcamere che trasmettono le immagini in uno schermo. Parlando di colonscopia (una delle tecniche endoscopiche più diffuse) occorre innanzi tutto distinguere tra la rettosigmoidoscopia, che esamina solo gli ultimi 50-60 cm circa del tratto digestivo, costituiti dal retto e dalla parte finale del colon chiamata “sigma”, e la pancolonscopia, con cui invece si risale con uno strumento più lungo e flessibile lungo tutto l’intestino crasso fino a raggiungere, quando possibile, l’ultimo tratto dell’intestino tenue.
In entrambi i casi il paziente viene fatto sdraiare sul fianco sinistro, con le cosce flesse sul bacino e le ginocchia piegate. L’esame si esegue introducendo nel canale anale un tubo flessibile (sonda), collegato a una fonte di luce che consente di esaminare le alterazioni della superficie intestinale. Per approfondire: La colonscopia: cos’è, quando si fa, che rischi comporta, come ci si prepara ad affrontarla

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Broncoscopia

Quando l’endoscopio è usato per indagare le vie aeree più profondi, si parla di “broncoscopia”: in questo caso il broncoscopio è introdotto attraverso la bocca o il naso e può essere usato anche per prelevare un campione di tessuto. Per approfondire, leggi: Broncoscopia polmonare con biopsia: a cosa serve, fa male, è pericolosa?

Colonscopia virtuale

Negli ultimi anni sta prendendo piede una tecnica relativamente nuova chiamata colonscopia virtuale. La colonscopia virtuale sfrutta una tecnica chiamata TC spirale multistrato ed un software, in costante aggiornamento, capace di ricostruire sullo schermo le pareti coliche. La colonscopia virtuale usa radiazioni ionizzanti (non usate nella colonscopia tradizionale), in compenso però non è invasiva come la tradizionale. Per approfondire: Colonscopia tradizionale o colonscopia virtuale?

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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