Come abbiamo visto in questo articolo, i termini tumore, neoplasia, eteroplasia, lesione eteroplastica e lesione eteroformativa, nel comune linguaggio medico, sono tutti tra loro sinonimi, cioè indicano tutti la stessa cosa. Sui referti consegnati ai pazienti dopo aver effettuato esami come TC, radiografie, ecografie e risonanze magnetiche, spesso si legge “tumore primitivo”, o Continua a leggere
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Significato di lesione eteroplastica, lesione eteroformativa, eteroplasia e lesione neoplastica
In medicina il termine “lesione” è usato per indicare genericamente una qualsiasi alterazione a carico di un tessuto o di un organo che comporti un cambiamento della loro forma, funzione e/o morfologia, causata da un danno di natura fisica, chimica e/o biologica. Il termine lesione deriva dal latino “laesus” che significa Continua a leggere
Differenza tra nodulo caldo e freddo della tiroide
L’esame più importante nello studio dei noduli tiroidei, dopo che sono stati individuati dal medico grazie alla Continua a leggere
Scintigrafia tiroidea: risultati, captazione, noduli, costo
La scintigrafia tiroidea (o “scintigrafia della tiroide”, in inglese “thyroid scintigraphy”) è un’indagine medico-nucleare che consente di Continua a leggere
Differenza tra gozzo e nodulo tiroideo
Nodulo tiroideo
Il nodulo tiroideo è una delle affezioni più comuni della tiroide, ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella nostra gola, che attraverso i due ormoni prodotti – la Tiroxina (T-4) e la Triodotironina (T-3) – regola moltissime funzioni fisiologiche, tra cui il metabolismo. I problemi alla tiroide, abbastanza comuni, Continua a leggere
Abbassamento della voce: cause, rimedi, quando andare dal medico
L’abbassamento della voce è un disturbo a carico delle corde vocali caratterizzato da alterazioni del tono, che diviene più basso, e del timbro della voce, che diviene più aspro. Il soggetto colpito dall’abbassamento della voce fatica a parlare con un tono naturale. La condizione è espressione di un’infiammazione della laringe che può a sua volta dipendere dalla presenza di alcune patologie.
L’abbassamento della voce indica malattia grave?
Non sempre l’abbassamento di voce è sintomo di una malattia grave. La causa potrebbe infatti risiedere anche in un mal di gola o nell’abuso della voce, in questi casi la condizione si risolve in pochi giorni, tuttavia potrebbe essere anche causato da un tumore della laringe, quindi – specie se il sintomo è prolungato nel tempo – non va mai sottovalutato.
Quali malattie possono causare un abbassamento della voce?
Le patologie che si possono associare all’abbassamento della voce sono le seguenti:
- infiammazioni della laringe;
- miastenia gravis;
- sindrome dell’ovaio policistico;
- tumori della laringe.
Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza del sintomo.
Quali sono i rimedi contro l’abbassamento della voce?
Non è semplice stilare i rimedi per trattare l’abbassamento della voce dal momento che non è una condizione a sé stante, ma è un sintomo che accomuna diverse patologie. È dunque necessario curare la malattia che ne è alla base. In generale, però, il riposo della voce migliora la condizione, indipendentemente dalla causa. Le persone con l’abbassamento di voce dovrebbero quindi per prima cosa non sovraffaticare evitando di parlare o sussurrare per lunghi periodi, successivamente, se il sintomo continua, il medico dovrà individuare e curare la malattia specifica a monte che genera l’abbassamento di voce.
Abbassamento della voce: quando rivolgersi al proprio medico?
In caso di abbassamento della voce è sempre bene rivolgersi al proprio medico, in particolare se affetti da una delle malattie correlate a questo disturbo (vedere elenco patologie associate).
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Come riconoscere un nodulo maligno del seno da uno benigno?
Sentire qualcosa sotto le dita quando si palpa il seno è sempre un elemento di ansia per una donna. Eppure i cosiddetti “noduli” non sono, nella maggior parte dei casi, sintomi preoccupanti. Come spiegano le linee guida della Società italiana di senologia, molto dipende dall’età di comparsa della formazione.
- Fra i 20 e i 30 anni sono molto comuni i fibroadenomi, duri e fibrosi, dovuti alle variazioni ormonali tipiche dell’età. Possono essere dolorosi, specie in alcune fasi del ciclo, e regrediscono o diminuiscono con le gravidanze e l’allattamento.
- Fra i 30 e i 50 anni, invece, sono comuni le cisti sierose, costituite da una capsula contenente liquido.
Fibroadenomi e cisti non devono essere confuse con tumore maligno, tuttavia per una donna è difficile con l’auto palpazione, capire la natura benigna o maligna di una formazione, per questo motivo, in caso di dubbio, è importante presto rivolgersi al medico, per una eventuale diagnosi il più precoce possibile, fatto questo che migliorerà la prognosi in caso di effettiva presenza di cancro.
Il medico esperto è capace, già alla palpazione, di distinguere una formazione benigna da una maligna. Una formazione benigna solitamente si muove se spostata con i polpastrelli, mentre una formazione maligna rimane aderente al piano sottostante. Inoltre fibroadenomi e cisti hanno un contorno regolare, mentre invece spesso le neoformazioni maligne hanno bordi irregolari. La diagnosi di certezza però deve essere effettuata solo con ulteriori esami come una ecografia (sotto i 35 anni) o una mammografia (sopra i 35 anni) o entrambe, spesso associate a biopsia ed indagine istologica.
Un nodulo che abbia caratteristiche maligne è tanto più probabile che sia un cancro, tanto più siano contemporaneamente presenti altre caratteristiche, come:
- un ispessimento diverso dagli altri tessuti della mammella,
- una mammella che diventa più grande o più bassa,
- un capezzolo che cambia posizione, morfologia o si ritrae (capezzolo introflesso),
- la presenza di una increspatura della pelle o di fossette, “pelle a buccia d’arancia”,
- un arrossamento cutaneo intorno a un capezzolo,
- una secrezione purulenta e/o ematica dal capezzolo,
- dolore costante in una zona della mammella o dell’ascella,
- un gonfiore sotto l’ascella o intorno alla clavicola.
Tutti i segni e sintomi finora elencati sono ancora più indicativi di cancro mammario, se il paziente presenta i seguenti fattori di rischio:
- sesso femminile (ricordiamo infatti che il cancro mammario può colpire anche l’uomo, ma molto più raramente);
- età avanzata (>30 anni, specialmente superati i 50 anni);
- fumo di sigaretta;
- genetica (altri casi in famiglia: madre, sorella…);
- mancanza di procreazione;
- esposizione ad inquinamento atmosferico;
- mancanza di allattamento al seno;
- elevati livelli di alcuni ormoni;
- dieta ricca di grassi;
- obesità.
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Terapia soppressiva con Eutirox per ridurre un nodulo tiroideo
Sono una donna di 37 anni, a ottobre scorso ho scoperto di avere un nodulo alla tiroide. Ho fatto l’ecografia, visite endocrinologiche, le analisi sangue, e l’agoaspirato. Analisi tsh 2,85, ft3 3,70, ft4 13,0, tireoglobulina 0,30, calcitonina 0,98, AbTg neg, AbTPO neg. La diagnosi è nodulo benigno Tir 2. A gennaio scorso ho iniziato la terapia soppressiva con eutirox con il tentativo di fare ridurre o quantomeno bloccare la crescita del nodulo (circa 1,6 cm). I valori ormonali dopo circa cinque settimane di assunzione di Eutirox 75 al giorno erano: TSH 0,03; FT3 5,20; FT4 11,8. L’endocrinologo alla visita di controllo mi ha ridotto la terapia, eutirox 75 per sei giorni a settimana. La settimana scorsa ho rifatto le analisi (in ospedale), dopo due mesi dalla riduzione del dosaggio. TSH 0,38 (Rif. 0,35-4,94) FT3 2,56 (Rif. 1,71-3,71) FT4 1,09 (Rif. 0,71-1,48) AAT 1,0 (Rif. 0-34) TPO 0,0 (Rif. 0-12). Non ho ancora fatto vedere le analisi al mio endocrinologo, mi consiglia di continuare con questo dosaggio di tiroxina?
Come già risposto ad analoghi quesiti, ribadisco che l’ utilità della terapia tiroxinica nella patologia nodulare benigna della tiroide èIn questo ambito è controversa In altri termini il rapporto costo/beneficio della terapia con tiroxina va valutato caso per caso ed oggi questa terapia è molto meno usata che nel recente passato. Il razionale della terapia consiste nel ridurre i livelli di Tsh, ormone ipofisario che stimola la tiroide, e di conseguenza ridurre il volume del nodulo o almeno ridurre il rischio di progressione volumetrica del nodulo. Di recente è stato anche ipotizzato che in questo modo si riduca il rischio di oncogenesi tiroidea e cioè di trasformazione maligna del nodulo. Di converso però la terapia tiroxina induce uno stato di ipertiroidismo subclinico con aumento del rischio di osteoporosi e di aritmie, particolarmente nei soggetti anziani o a rischio per queste patologie. Inoltre non ha senso utilizzare la terapia se già nella valutazione basale il Tsh è ridotto o nella porzione bassa del range. In definitiva un trial con bassa dose di tiroxina con l’ obiettivo di una semisoppressione del Tsh (come nel suo caso, alla dose attuale che appare approriata) è proponibile in casi selezionati, per esempio: nei pazienti giovani, in chi è stato irradiato al collo in età giovanile, nelle aree di endemia gozzigena, nei casi con documentata tendenza all’incremento volumetrico del gozzo e/o dei noduli.
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