Differenza tra nodulo caldo e freddo della tiroide

MEDICINA ONLINE SCINTIGRAFIA TIROIDEA COSTO RISULTATI NODULI CALDI FREDDI DIFFERENZA Thyroid scintigraphyL’esame più importante nello studio dei noduli tiroidei, dopo che sono stati individuati dal medico grazie alla Continua a leggere

Visita senologica e palpazione della mammella femminile [VIDEO]

La visita senologica periodica è un importante strumento per la diagnosi precoce del tumore mammario dopo la quarta decade di vita. L’esame clinico mira ad identificare eventuali lesioni o noduli sospetti della mammella e del cavo ascellare ed indirizza nella scelta delle indagini strumentali (ecografia e mammografia) per l’approfondimento diagnostico. Inoltre il senologo potrà richiedere esami del sangue ed una radiografia del torace, per valutare ed indagare in maniera più efficace una situazione clinica sospetta. La palpazione e l’ispezione del cavo ascellare sono parti estremamente importanti della visita senologica e si svolgono come mostrato nei video che possono essere visionati seguendo QUESTO LINK e QUESTO LINK.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Noduli al seno: quando preoccuparsi ed andare dal medico?

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA UOMO QUADRANTI Q1 Q2 Q3 Q4 FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIAQuando si scopre una formazione sospetta nel proprio seno, è importante ricordarsi che non tutti i noduli al seno indicano cancro: ad esempio i fibroadenomi sono molto diffusi e benigni. La presenza di una formazione, tuttavia, non va mai sottovalutata, specie se è comparsa dal nulla, tende ad ingrandirsi e contemporaneamente sono presenti una serie di altri segni e sintomi che potrebbero rafforzare il sospetto di cancro alla mammella, tra i quali:

  • un ispessimento diverso dagli altri tessuti della mammella,
  • una mammella che diventa più grande o più bassa,
  • un capezzolo che cambia posizione, morfologia o si ritrae (capezzolo introflesso),
  • la presenza di una increspatura della pelle o di fossette, “pelle a buccia d’arancia”,
  • un arrossamento cutaneo intorno a un capezzolo,
  • una secrezione purulenta e/o ematica dal capezzolo,
  • dolore costante in una zona della mammella o dell’ascella,
  • un gonfiore sotto l’ascella o intorno alla clavicola.

La presenza di dolore (“mastodinia“) può essere indicativo sia di tumore ma anche di altre patologie. I sintomi sono tanto più indicativi di malattia maligna quanto più si presentano monolateralmente (cioè ad una sola mammella e non ad entrambe). Di tanto in tanto, il tumore alla mammella si presenta come malattia metastatica che corrisponde alla diffusione del cancro oltre all’organo di origine. I sintomi in caso di tumore metastatico dipenderanno dalla localizzazione delle metastasi le cui sedi più comuni sono ossa, fegato, polmoni e cervello. Una inspiegabile perdita di peso può talvolta preannunciare un tumore alla mammella occulto, così come la presenza di febbre o brividi. Dolori alle ossa o alle articolazioni possono a volte essere manifestazioni della presenza di metastasi, così come l’ittero o sintomi neurologici. Questi sintomi sono definiti non-specifici, nel senso che potrebbero essere anche manifestazioni di molte altre malattie.

La maggior parte dei sintomi correlati alla mammella, tra cui la maggior parte dei noduli, non risultano poi essere indice di un tumore sottostante. Meno del 20% dei noduli, per esempio, sono cancerogeni e le patologie mammarie benigne, quali mastiti e fibroadenoma della mammella sono le cause più comuni dei sintomi. Tuttavia, la comparsa di un nuovo sintomo deve essere presa seriamente in considerazione sia dal paziente che dal medico, per via della possibilità di incorrere in un tumore alla mammella a qualsiasi età.

Tutti i segni e sintomi finora elencati sono ancora più indicativi di cancro mammario, se il paziente presenta i seguenti fattori di rischio:

  • sesso femminile (ricordiamo infatti che il cancro mammario può colpire anche l’uomo, ma molto più raramente);
  • età avanzata (>30 anni, specialmente superati i 50 anni);
  • fumo di sigaretta;
  • genetica (altri casi in famiglia: madre, sorella…);
  • mancanza di procreazione;
  • esposizione ad inquinamento atmosferico;
  • mancanza di allattamento al seno;
  • elevati livelli di alcuni ormoni;
  • dieta ricca di grassi;
  • obesità.

Va infine ricordato che la presenza dei segni e sintomi elencati non assicurano una diagnosi corretta: quest’ultima si dovrà infatti avvalere di esami strumentali (ecografia, mammografia, biopsia…) e di laboratorio.

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Come riconoscere un nodulo maligno da uno benigno?

Sentire qualcosa sotto le dita quando si palpa il seno è sempre un elemento di ansia per una donna. Eppure i cosiddetti “noduli” non sono, nella maggior parte dei casi, sintomi preoccupanti. Come spiegano le linee guida della Società italiana di senologia, molto dipende dall’età di comparsa della formazione. Fra i 20 e i 30 anni sono molto comuni i fibroadenomi, duri e fibrosi, dovuti alle variazioni ormonali tipiche dell’età. Possono essere dolorosi, specie in alcune fasi del ciclo, e regrediscono o diminuiscono con le gravidanze e l’allattamento. Fra i 30 e i 50 anni, invece, sono comuni le cisti sierose, costituite da una capsula contenente liquido. Il medico esperto è capace, già alla palpazione, di distinguere una formazione benigna da una maligna. La prima in genere si muove se spostata con i polpastrelli, mentre una formazione maligna rimane aderente al piano sottostante. Inoltre fibroadenomi e cisti hanno un contorno regolare, mentre spesso le neoformazioni maligne hanno bordi irregolari.

Perdita di peso immotivata

La maggior parte delle donne potrebbe essere davvero felice di perdere peso senza ragione e, soprattutto, senza fatica. Rimane il fatto che se fluttuazioni di piccola entità sono normali e possono dipendere da fattori stagionali, ormonali o persino emotivi, legati allo stress, un dimagrimento di cinque o più chilogrammi in un mese (o del cinque per cento del proprio peso in sei mesi, o meno) in assenza di una dieta o di un aumento sostanziale dell’esercizio fisico e quindi del metabolismo basale, merita una visita di controllo. Le cellule cancerose sono infatti dotate di un metabolismo molto attivo e un aumentato consumo energetico da parte dell’organismo è un segno che qualcosa non va per il verso giusto. Attenzione però: prima di pensare a un tumore, bisogna escludere altre condizioni o patologie più comuni, come un disturbo della tiroide (ad esempio ipertiroidismo, molto frequente nel sesso femminile) oppure una patologia gastrointestinale che interferisce con l’assorbimento delle sostanze nutritive, oppure l’anoressia nervosa. Anche iniziare a fumare o l’uso di droghe può determinare perdita di peso. Per capire la causa della perdita di peso, il medico potrà prescrivere alcuni esami del sangue, che verificheranno la presenza di carenze, di anemia o di infiammazione in corso. Inoltre verranno valutati i livelli degli ormoni tiroidei. Solo se gli esami del sangue non saranno risolutivi e se la perdita di peso continuerà ad aumentare, il medico ricorrerà a esami strumentali come ecografie, radiografie e TC.

Cambiamenti a carico del seno

La maggior parte delle donne conosce bene la conformazione del proprio seno anche quando non ha l’abitudine di praticare l’autopalpazione. Gli esperti segnalano però un’eccessiva attenzione alla presenza di noduli e formazioni solide e una scarsa attenzione ad altre manifestazioni che possono essere indicative di un cancro del seno come un arrossamento persistente della cute in una determinata zona della mammella e un ispessimento della pelle (che talvolta assume il tipico aspetto a buccia d’arancia). In ambedue i casi questi sintomi potrebbero essere un segnale di una forma di neoplasia con una forte componente infiammatoria. Anche cambiamenti a carico del capezzolo meritano una visita dal medico: modifiche della forma (retrazioni o protrusioni inusuali), così come la perdita di sangue, siero o latte (ovviamente in un momento in cui non si sta allattando) vanno verificate con un esperto. Questi procederà a esaminare il seno al tatto, farà alcune domande riguardanti la salute della donna in generale e il suo stato ormonale in particolare. In caso di perdite dal capezzolo vengono richiesti anche alcuni esami del sangue, tra i quali la misurazione della prolattina, un ormone che stimola la produzione di latte e che può aumentare anche in alcuni tumori benigni o in seguito ad alcune terapie farmacologiche. In caso di sospetto, il medico generalmente prescriverà, a seconda dell’età e del sintomo, una ecografia (sotto i 35 anni) o una mammografia (sopra i 35 anni) o entrambe.

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Sanguinamenti non comuni

Perdere sangue (tranne ovviamente durante il ciclo mestruale) è sempre un segno di qualcosa che non va. E se la perdita ematica con le feci, specie se rossa, è quasi sicuramente dovuta a emorroidi infiammate (ma merita, almeno fino alla diagnosi, un controllo più approfondito), la presenza di sangue nelle urine richiede un esame delle stesse e un’ecografia renale. Nel primo caso il sangue potrebbe nascondere un cancro del colon, in costante aumento anche tra le donne perché legato a scorrette abitudini di vita. In questo caso è spesso utile ricorrere alla ricerca del sangue occulto nelle feci anche se si è al disotto dei 50 anni di età, momento a partire dal quale questo esame è consigliato pur in assenza di sintomi. La tappa successiva è l’ecografia addominale o più spesso, la colonscopia, che permette di fugare ogni dubbio. L’esame delle urine e l’eventuale analisi di cellule epiteliali staccatesi dalla parete della vescica permette di diagnosticare eventuali infezioni e di escludere un cancro della vescica. L’ecografia renale studia invece l’intero decorso dell’apparato urinario e può mettere in luce anche la presenza di calcoli renali.

Dolore

Si dice sempre che se fa male, non è un cancro. Una voce popolare non priva di fondamento che però non tiene conto di alcuni casi nei quali un dolore sordo e persistente può essere un campanello d’allarme per una malattia neoplastica. Il dolore al seno è infatti spesso presente nel tumore mammario, così come il dolore osseo, specie alla schiena, merita sempre un approfondimento se non scompare nel giro di qualche settimana o con l’aiuto di farmaci antinfiammatori, dal momento che potrebbe indicare metastasi. Il dolore è un sintomo molto complesso da inquadrare, poiché può avere molte cause, quindi la presenza di dolore non indica necessariamente cancro o metastasi.

Linfonodi ingrossati

È bene ricordare che, quando si nota un linfonodo ingrossato, nella maggioranza dei casi la causa del disturbo è infettiva. Questi piccoli noduli posti nelle intersezioni strategiche del corpo umano (alla base del collo, sotto le ascelle, nell’inguine, nel torace tra i due polmoni) hanno infatti il compito principale di filtrare gli agenti infettivi e favorire la produzione di anticorpi in grado di combatterli. Trovare un linfonodo ingrossato è quindi un’evenienza piuttosto comune. I linfonodi sono anche importanti in un gran numero di malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico, e ciò proprio per il loro ruolo di sentinelle del sistema immunitario. Quando bisogna preoccuparsi? Secondo gli esperti dell’ASCO, bisogna far valutare dal medico qualsiasi linfonodo che non diminuisca di volume nel giro di una decina di giorni. Inoltre se un linfonodo ascellare continua ad aumentare di volume, è necessaria una ecografia di controllo ed eventualmente una biopsia. I linfonodi possono aumentare di volume sia per neoplasie del sistema linfatico stesso (come le leucemie) sia per invasione da parte di cellule maligne provenienti da neoformazioni di organi vicini.

Febbre persistente

La febbre non è un sintomo tipico delle malattie oncologiche, almeno in fase iniziale: è più comune nelle forme metastatiche e per questo in genere non la si considera allarmante. Nonostante ciò è possibile che in alcuni casi un tumore alteri i sistemi di controllo della temperatura corporea. Può accadere, per esempio, nel caso di tumori del fegato e del pancreas.

Stanchezza inspiegabile

Una stanchezza anomala che perduri a lungo può essere provocata da carenze nutrizionali o da anemia. Ma anche l’anemia stessa è un sintomo che può fungere da campanello d’allarme per una malattia oncologica, non solo della mammella. Ecco perché qualsiasi senso di spossatezza che duri oltre due settimane in assenza di una malattia o di una situazione oggettiva che lo giustifichi deve essere riferita al medico, che valuterà la necessità di procedere con altri esami.

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Come riconoscere un nodulo maligno del seno da uno benigno?

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA UOMO QUADRANTI Q1 Q2 Q3 Q4 FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIASentire qualcosa sotto le dita quando si palpa il seno è sempre un elemento di ansia per una donna. Eppure i cosiddetti “noduli” non sono, nella maggior parte dei casi, sintomi preoccupanti. Come spiegano le linee guida della Società italiana di senologia, molto dipende dall’età di comparsa della formazione.

  • Fra i 20 e i 30 anni sono molto comuni i fibroadenomi, duri e fibrosi, dovuti alle variazioni ormonali tipiche dell’età. Possono essere dolorosi, specie in alcune fasi del ciclo, e regrediscono o diminuiscono con le gravidanze e l’allattamento.
  • Fra i 30 e i 50 anni, invece, sono comuni le cisti sierose, costituite da una capsula contenente liquido.

Fibroadenomi e cisti non devono essere confuse con tumore maligno, tuttavia per una donna è difficile con l’auto palpazione, capire la natura benigna o maligna di una formazione, per questo motivo, in caso di dubbio, è importante presto rivolgersi al medico, per una eventuale diagnosi il più precoce possibile, fatto questo che migliorerà la prognosi in caso di effettiva presenza di cancro.

Il medico esperto è capace, già alla palpazione, di distinguere una formazione benigna da una maligna. Una formazione benigna solitamente si muove se spostata con i polpastrelli, mentre una formazione maligna rimane aderente al piano sottostante. Inoltre fibroadenomi e cisti hanno un contorno regolare, mentre invece spesso le neoformazioni maligne hanno bordi irregolari. La diagnosi di certezza però deve essere effettuata solo con ulteriori esami come una ecografia (sotto i 35 anni) o una mammografia (sopra i 35 anni) o entrambe, spesso associate a biopsia ed indagine istologica.

Un nodulo che abbia caratteristiche maligne è tanto più probabile che sia un cancro, tanto più siano contemporaneamente presenti altre caratteristiche, come:

  • un ispessimento diverso dagli altri tessuti della mammella,
  • una mammella che diventa più grande o più bassa,
  • un capezzolo che cambia posizione, morfologia o si ritrae (capezzolo introflesso),
  • la presenza di una increspatura della pelle o di fossette, “pelle a buccia d’arancia”,
  • un arrossamento cutaneo intorno a un capezzolo,
  • una secrezione purulenta e/o ematica dal capezzolo,
  • dolore costante in una zona della mammella o dell’ascella,
  • un gonfiore sotto l’ascella o intorno alla clavicola.

Tutti i segni e sintomi finora elencati sono ancora più indicativi di cancro mammario, se il paziente presenta i seguenti fattori di rischio:

  • sesso femminile (ricordiamo infatti che il cancro mammario può colpire anche l’uomo, ma molto più raramente);
  • età avanzata (>30 anni, specialmente superati i 50 anni);
  • fumo di sigaretta;
  • genetica (altri casi in famiglia: madre, sorella…);
  • mancanza di procreazione;
  • esposizione ad inquinamento atmosferico;
  • mancanza di allattamento al seno;
  • elevati livelli di alcuni ormoni;
  • dieta ricca di grassi;
  • obesità.

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Patologie della tiroide: possono far veramente ingrassare?

MEDICINA ONLINE PESO TIROIDE IPOTIROIDISMO PARATIROIDI NODULI BILANCIA MASSA  INDICE CORPOREA COCALORIE BASMATI BIANCO INGRASSARE DIETA COTTO CRUDO PIATTO CUCINA LIGHT MANGIARE DIMAGRIRE GRASSO DIABETE CARBOIDRATI GLICEMIA.jpgSe recentemente hai notato un cambiamento nel tuo corpo e la bilancia segna qualche chilo di troppo, potrebbe essere a causa di uno stile di vita sbagliato, ad esempio l’alimentazione scorretta e la sedentarietà. Ma se nonostante una dieta equilibrata o addirittura ipocalorica e l’esercizio fisico non riesci a mantenere il tuo peso forma o a perdere i chili in eccesso, la colpa potrebbe essere di una ipofunzione della ghiandola tiroidea.

Se la tiroide non funziona correttamente, uno dei sintomi più comuni è proprio l’aumento di peso o la difficoltà a dimagrire.

La tiroide si trova nella parte anteriore della gola e produce ormoni in gran parte responsabili del nostro metabolismo, il processo con cui il corpo digerisce il cibo e lo trasforma in energia. Quando la tiroide smette di secernere ormoni correttamente, un sorprendente numero di processi interni va letteralmente in tilt.

In condizioni di ipotiroidismo si bruciano meno calorie e quanto non viene smaltito è immagazzinato nel corpo come grasso. La stanchezza avvertita si traduce in svogliatezza e pigrizia. Per svolgere le le normali attività quotidiane, ed ovviamente per praticare dello sport, il corpo deve avere energia sufficiente.

E’ quindi ovvio che le cellule non possono funzionare correttamente senza il “carburante” di cui hanno bisogno: il cuore non può battere, i polmoni non possono respirare, e lo stomaco non può digerire il cibo. La tiroide è essenziale per garantire le funzioni vitali, ovvero quei processi che continuano a funzionare nel nostro organismo anche quando ci troviamo in condizioni di riposo e relax (ad esempio quando siamo seduti sul divano a guardare la televisione) o, addirittura, quando stiamo dormendo.

Se la tiroide non funziona in modo ottimale, l’organismo non riceve abbastanza energia e, conseguentemente, ci si sente sempre stanchi e privi di forza.

La malattia della tiroide può essere congenita o derivare da una risposta auto-immune che induce gli anticorpi ad attaccare i tessuti sani dell’organismo. Le due condizioni più diffuse sono l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo. Potrebbe anche accadere che un paziente non si renda conto di avere un deficit tiroideo in quanto, apparentemente si sente vitale per tutto il giorno, e non riscontra  alcuna difficoltà a svolgere le attività quotidiane (lavoro, faccende domestiche…).

In questo caso, in realtà, l’energia che si sta utilizzando è quella prodotta dalle ghiandole surrenali: in altre parole, adrenalina. Pur non avvertendo fatica, se la tiroide è poco attiva, si ha la necessità di assumere più caffeina , di introdurre più zuccheri o di fumare di più rispetto al normale.

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Tiroide: la verità su proteine, carboidrati, grassi e salute

Chi soffre di disturbi della tiroide, è spesso confuso rispetto all’alimentazione da seguire, su ciò che dovrebbe mangiare e, in particolare, sulla giusta quantità di proteine, carboidrati e grassi da assumere attraverso gli alimenti.  Quale dieta si dovrebbe seguire?   Qui entra in gioco, come spesso in verità accade, il buon senso.

La prima regola è quella di non prestare troppa attenzione ai rapporti tra proteine, carboidrati e grassi. Piuttosto, si dovrebbe cercare di seguire una dieta composta principalmente di cibi integrali, che riduca al minimo i cibi raffinati e gli zuccheri.  Carne biologica (se non siete vegetariani), frutta e verdura  fresca, noci, semi e altri cibi ricchi di fibre, costituiscono una dieta  sana ed equilibrata.

Quando ci si concentra sull’assunzione di un solo tipo di cibo (ad esempio proteine) e si eliminano altri alimenti essenziali (grassi o carboidrati), questo si traduce spesso in un piano alimentare sbilanciato, dunque in una dieta scorretta che può generare numerosi problemi di salute. Seguire una dieta “equilibrata” di per sé non significa necessariamente garantire la salute ottimale della tiroide ma è tuttavia vero che una dieta sana e bilanciata, può contribuire a mantenere l’organismo in buona salute, rafforzando il sistema immunitario.

Questo a sua volta contribuirà a garantire un corretto funzionamento della ghiandola tiroidea e ridurrà al minimo le probabilità di sviluppare una condizione autoimmune. A volte i chili di troppo sono dovuti alla tiroide che fa ingrassare anche se si è a dieta, ma una corretta ed equilibrata alimentazione rappresenta sempre il primo passo di ogni trattamento e cura.

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