La dipendenza da videogiochi (anche chiamata “dipendenza da videogame“) è un tipo specifico di dipendenza comportamentale in cui il soggetto diviene dipendente dall’uso di uno o più videogiochi, online od offline. Le “dipendenze comportamentali” (anche dette “dipendenze patologiche comportamentali” o “dipendenze da comportamento” o “dipendenze senza sostanza” o “disturbi compulsivo-impulsivi“; in inglese “behavioral addiction” o “non-substance addictions” o “process addiction” o “non-substance-related addiction“) sono un insieme di comportamenti patologici caratterizzati dalla compulsione ad attuare un comportamento premiante (cioè che nel soggetto determina una “ricompensa naturale” che porta a piacere o annullamento dell’ansia) non connesso a sostanze (legali come farmaci o illegali come le droghe), nonostante le conseguenze negative psicologiche, fisiche, sociali, affettive, professionali, economiche e/o legali della persona.
Differenze tra comportamento normale e dipendenza comportamentale
Salvo casi limite, non sempre è semplice distinguere un comportamento “normale” dal punto di vista psichiatrico, da una dipendenza comportamentale, perfino per il medico o lo psicoterapeuta. Le dipendenze comportamentali includono infatti una serie di comportamenti che, nella maggioranza dei casi, se compiute saltuariamente, sono definibili assolutamente normali. Ad esempio fare una partita ogni tanto ad un videogioco, che sia online od offline, o avere una passione per i videogiochi e tutto quello che ad esso è collegato (come pc da gaming o console) non significa necessariamente avere una dipendenza da videogioco. Un caso emblematico di frequente errore diagnostico da pare di medici e psicoterapeuti poco esperti di dipendenze comportamentali è il confondere una grande passione per i videogiochi con una dipendenza da videogiochi, quando non necessariamente è così: alcune persone sono appassionate di gaming ma sono in grado di gestire il tempo e l’intensità passati a videogiocare, al contrario dei dipendenti. Questi ultimi hanno letteralmente perso il controllo sulla propria capacità di dire no e di scegliere se passare del tempo videogiocando o no. Il dipendente comportamentale infatti – qualsiasi sia il comportamento da cui dipende – non può scegliere: sente di essere costretto e di dover portare avanti necessariamente il proprio comportamento, altrimenti avrà una sensazione implacabile di ansia. Il comportamento deve essere messo in pratica “per forza” anche se le circostanze renderebbero la sua attuazione inopportuna ed anche se ciò va ad interferire nella sfera relazionale, sociale e/o lavorativa. Sulla base di queste caratteristiche, dovrebbe essere quindi molto evidente la differenza tra un comportamento “normale” di un appassionato di videogiochi ed uno in cui la persona è dipendente dai videogiochi. Tutte le persone che si dedicano ai videogiochi dovrebbero preoccuparsi di sviluppare il disturbo? Ovviamente no: gli studi suggeriscono che la dipendenza da videogiochi colpisce solo una piccola percentuale di persone che si dedicano ad attività di gaming, tuttavia le persone che giocano frequentemente – specie se online – dovrebbero essere particolarmente attente alla quantità di tempo che dedicano alle attività di gioco, in particolare quando ciò avviene escludendo altre attività quotidiane, soprattutto se soffrono anche di altre dipendenze (da sostanza o da comportamento).
Criteri diagnostici generali
Per essere inquadrati come dipendenze, un comportamento deve avere determinate caratteristiche, che generalmente sono:
- il comportamento deve essere presente in modo intrusivo (cioè deve arrivare ad interferire con la vita sociale, professionale, relazionale e/o legale del soggetto);
- il comportamento deve essere presente da lungo tempo (ad esempio da almeno 6 mesi);
- il comportamento non deve essere meglio spiegato dall’uso di sostanze, da malattie psichiatriche (ad esempio disturbi di personalità o episodi maniacali nel disturbo bipolare) o da altre condizioni mediche.
In base al tipo specifico di dipendenza comportamentale, tali criteri possono essere diversi.
Diagnosi di dipendenza da videogiochi nel DSM-5
La dipendenza da videogiochi è stata inclusa nell’ultima versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (il DSM-5, del 2013) nella “Section III”, dedicata alle condizioni che necessitano di ulteriori studi ed approfondimenti. Nello specifico la troviamo sotto l’etichetta di “Internet Gaming Disorder” che comprende la dipendenza da videogiochi sia online ed offline. Secondo il DSM-5, per porre diagnosi di dipendenza da videogiochi, devono essere presenti per un periodo di 12 mesi, almeno 5 su 9 tra i seguenti criteri diagnostici:
- Preoccupazione eccessiva riguardo al gioco;
- Sintomi di malessere quando non si gioca o quando si è impossibilitati a giocare (astinenza);
- Tolleranza, ovvero necessità di aumentare il tempo impiegato a giocare;
- Tentativi numerosi, vani e infruttuosi di ridurre il gioco;
- Perdita di interesse nello svolgimento di attività prima piacevoli;
- Uso eccessivo dei giochi nonostante la consapevolezza delle problematiche psicosociali che comporta;
- Utilizzo dell’inganno sulla quantità di tempo impiegata a giocare;
- Utilizzo del gioco per allontanare uno stato d’animo negativo;
- Mettere a rischio relazioni, lavoro e opportunità formative a causa del gioco su Internet.
Diagnosi di dipendenza da videogiochi nell’ICD-11
La dipendenza da videogiochi è definita Gaming disorder nell’ultima revisione della Classificazione internazionale delle malattie (ICD-11) come un modello di comportamento di gioco (“gioco digitale” o “videogioco”) caratterizzato da un controllo compromesso sul gioco, crescente priorità data al gioco su altre attività nella misura in cui il gioco ha la precedenza su altri interessi e attività quotidiane, e la continuazione o l’escalation del gioco nonostante il verificarsi di conseguenze negative. Affinché il disturbo del gioco venga diagnosticato, il modello di comportamento deve essere abbastanza grave da risultare in una compromissione significativa del funzionamento di una persona in ambito personale, familiare, sociale, educativo, lavorativo o in altre aree importanti e dovrebbe essere stato normalmente evidente per almeno 12 mesi. La decisione di includere la dipendenza da videogiochi nell’ICD-11 si basa su revisioni delle prove disponibili e riflette un consenso di esperti di diverse discipline e regioni geografiche che sono stati coinvolti nel processo di consultazioni tecniche intraprese dall’OMS nel processo di sviluppo dell’ICD-11 . Ulteriori ricerche hanno dimostrato la necessità di standardizzare il disturbo del gioco.
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Per approfondire:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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