L’invecchiamento è un processo reversibile, a patto di intervenire in tempo. Si potrebbero riassumere così i risultati di uno studio condotto dall’Università del Nuovo Galles del Sud, in Australia, e pubblicata sulla rivista Cell, nella quale il professor David Sinclair e colleghi avrebbero individuato una delle cause reversibili dell’invecchiamento in un modello animale. La loro scoperta, sostengono gli autori, potrebbe aprire la strada a nuove cure per malattie legate all’età, compresi il cancro, il diabete di tipo 2, malattie infiammatorie e l’atrofia muscolare.
Tutto ruota intorno ai mitocondri, che sono la centrale elettrica delle cellule, alle quali forniscono l’energia necessaria per vivere, funzionare, riprodursi. All’interno della cellula una serie di eventi molecolari, individuati dai ricercatori, rendono possibile la comunicazione tra mitocondri e nucleo. Quando questa si inceppa comincia i declino dell’invecchiamento. Ristabilire la corretta comunicazione avrebbe quindi il potere di invertire il processo.
L’informazione da cui prende le mosse lo studio è che con il passare degli anni i livelli della molecola NAD, iniziatrice della comunicazione tra mitocondri e nucleo, calano. L’unico modo conosciuto fino ad ora per rallentare questo declino era l’abbinamento di restrizione calorica ed esercizio fisico intenso. Gli autori di questo studio sono riusciti a imitarne l’effetto grazie all’uso di un composto che le cellule sono in grado di trasformare in NAD, ripristinando così rapidamente la corretta comunicazione e la funzione mitocondriale.
Due team lavoravano separatamente a Boston e a Sydney, uno su tessuti muscolari in coltura, l’altro su modelli animali, ed entrambi hanno ottenuto gli stessi risultati. “Se il composto è somministrato abbastanza precocemente nel processo di invecchiamento, in una sola settimana i muscoli di un topo anziano erano indistinguibili da quelli di un topo giovane”, spiega Nigel Turner, coautore della ricerca. I topi maturi, di circa due anni, presentavano anche buoni valori per quel che riguarda l’infiammazione e l’insulino-resistenza, due parametri correlati all’invecchiamento. Il confronto è stato fatto con topi dell’età di sei mesi: “L’effetto è stato molto marcato”, spiega Turner. “E’ come un sessantenne che assomiglia a un ventenne per certi aspetti”.
I benefici però potrebbero riguardare anche i giovani adulti sani a giudicare dall’effetto che ha avuto lo stesso composto somministrato ai topi giovani. Ora i ricercatori si prefiggono di studiare gli effetti a lungo termine del composto sui topi prima di dare inizio ai primi trial clinici sull’uomo, cosa che contano di fare verso la fine del prossimo anno. Vogliono scoprire se, oltre agli effetti dimostrati sulla molecola HIF-1, di cui si conosce il ruolo nella genesi del cancro e che in questo studio si è scoperto essere coinvolta anche nell’invecchiamento, il composto che stimola la produzione di NAD possa essere usato per curare in modo sicuro alcuni rari disordini mitocondriali e altre malattie come il diabete.
“Chiaramente c’è ancora molto lavoro da fare”, ammette David Sinclair, che ha recentemente fondato una società, la Metrobiotech, per testare il composto, e che è anche consulente per molte altre aziende che lavorano nel settore biotech, tra cui colossi come GlaxoSmithKline. “Ma se i risultati reggono, allora l’invecchiamento potrebbe essere una condizione reversibile, se presa per tempo”.
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