State per sorseggiare il vostro caffè, cosa scegliete tra zucchero bianco, zucchero di canna (grezzo o integrale), fruttosio e dolcificante? Sapete realmente in cosa differiscono tra di loro? Continua a leggere
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Come coltivare la stevia a casa in un vaso
Semina a marzo. Versa della terra fine e umida in un vaso non molto grande. Distribuisci i semi in superficie e ricoprili con uno strato di terreno. Posiziona il vaso in una zona soleggiata. Umidifica la terra con un nebulizzatore per evitare di rimuovere i semi. Già dopo una settimana dalla semina c’è la germinazione e dopo una decina di giorni compariranno le prime foglie. Non appena le piantine raggiungono una certa altezza, suddividile in vasi più grandi e, quando vedrai spuntare il terzo paio di foglie, vorrà dire che a le piante saranno adulte. Limitati ad innaffiarle tutti i giorni stando attenta però che non si creino dei ristagni d’acqua. È importante che il terreno risulti sempre umido; è fondamentale la scelta del terreno: se è argilloso, le foglie saranno più piccole e meno dolci, se è sabbioso, otterrai delle foglie più grandi e molto dolci.
Quando si avvicina l’autunno ricopri la base della pianta con del materiale per tenere al caldo le radici e tienila al riparo. Anche se la stevia appassirà ugualmente – in inverno va in riposo vegetativo – con il metodo della pacciamatura rispunterà nuovamente in primavera.
Le piante vanno potate prima e dopo la fioritura. La prima potatura – con taglio netto e al di sopra della gemma – devi farla quando la pianta raggiunge i 12 cm d’altezza. In questo modo la stevia tenderà a crescere in larghezza. La seconda potatura falla da ottobre in poi, dopo la fioritura e dopo che hai raccolto tutti i semi, cioè nel momento in cui i fiori iniziano a seccare. Come vedi il processo non è poi così complesso; per coltivare la stevia in casa bastano solo piccoli accorgimenti. Cosa puoi farci con la stevia? Dato che è un dolcificante naturale, puoi usarlo in alternativa allo zucchero e impiegare le sue foglie anche per la preparazione di una grappa.
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Dolcificanti artificiali: fanno male alla salute e alzano il rischio di obesità
Se lo zucchero è considerato uno dei principali killer dei nostri tempi, insieme al fumo e alla sedentarietà, i prodotti pensati per sostituirlo non godono certo di una buona fama. I ricercatori dell’Università di Manitoba a Winnipeg, in Canada, hanno condotto una revisione sistematica di 37 studi sui dolcificanti che hanno coinvolto complessivamente 400 mila persone per una media di 10 anni. Non tutti i lavori presi in considerazione erano svolti in base ai medesimi criteri, e solo 7 di loro erano studi controllati randomizzati, lo standard dell’eccellenza nella ricerca clinica.
Scoperte spiacevoli
Non solo gli studi analizzati non hanno mostrato una significativa perdita di peso in coloro che utilizzavano dolcificanti artificiali in sostituzione dello zucchero, ma anzi gli studi di più lunga durata hanno evidenziato un collegamento tra questi e un rischio relativamente più alto di aumento di peso e obesità. E non solo: aumentava anche il rischio di pressione alta, diabete, malattie cardiache e altri disturbi. Sembrerebbe perciò che il consumo dei sostituti dello zucchero porti alla lunga agli stessi identici problemi per i quali lo zucchero è finito giustamente sul banco degli imputati. Ciò che stupisce gli autori è prima di tutto la scarsità di studi clinicisu questi prodotti che pure sono consumati quotidianamente da milioni di persone. “Abbiamo scoperto che i dati degli studi clinici non confermano in maniera chiara i benefici che ci si attendono dai dolcificanti per quel che riguarda la gestione del peso”, riassume con un eufemismo la questione Ryan Zarychanski, tra gli autori del lavoro.
Dalla mamma al feto
Intanto Meghan Azad, autrice principale dello studio, invita alla cautela in attesa di capire quali siano davvero gli effetti a lungo termine del consumo di questi prodotti. Certo c’è poco da stare allegri dal momento che un’altra ricerca condotta da lei e dal suo team del Children’s Hospital Research Institute di Manitoba e pubblicata nel 2016 aveva già appurato che il consumo bevande dolcificate artificialmente da parte delle donne in gravidanza è legato a un indice di massa corporea più elevato nei bambini. Ora, grazie all’arrivo di altri fondi, Azad potrà intraprendere una nuova ricerca per capire quali siano le ragioni biologiche di questa associazione, analizzando il possibile ruolo del microbioma intestinale. “Dato l’uso diffuso e crescente di dolcificanti artificiali e l’attuale epidemia di obesità e malattie correlate, sono necessari ulteriori studi per determinare i rischi e i benefici a lungo termine di questi prodotti”, ha dichiarato Azad.
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Il diabetico può mangiare lo zucchero di canna? Quanti carboidrati e calorie ha?
Lo zucchero di canna contiene mediamente 370 calorie per 100 grammi e circa 98 grammi di carboidrati. Lo zucchero di canna è un alimento sconsigliato, tuttavia può essere saltuariamente assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate, lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico. Sarebbe comunque preferibile sostituirlo con altri dolcificanti, come lo zucchero di canna integrale o la stevia.
Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.
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Diabete: con cosa posso sostituire lo zucchero?
Nell’alimentazione moderna i dolcificanti o gli edulcoranti sono sempre più diffusi e utilizzati. Negli ultimi anni il mercato propone i dolcificanti naturali come validi sostituti acalorici dello zucchero senza i potenziali effetti tossici degli edulcoranti chimici. Ma è realmente così? Gli studi sperimentali sono ancora agli albori perciò la cautela deve essere massima.
Miele
Il miele è molto simile allo zucchero per quantitativo di zuccheri semplici, calorie e indice glicemicorendendo difficoltoso il controllo della glicemia in modo analogo allo zucchero bianco. Rispetto al saccarosio da cucina apporta una maggiore varietà di zuccheri come maltosio, saccarosio, glucosio, fruttosio e destrosio insieme convitamine e minerali.
Per il diabetico è un alimento da utilizzare con moderazione calcolando il carico glicemico complessivo del pasto in cui si assume miele.
Fruttosio
Il fruttosio è lo zucchero naturalmente presente nella frutta e in altri vegetali. Spesso viene consigliato ai soggetti diabetici come dolcificante per il suo basso indice glicemico ma molti studi mostrano come, ad alti dosaggi e con una somministrazione continuativa o cronica, questo zucchero porti a una serie di alterazioni metaboliche, come la produzione di prodotti della glicazione avanzata (AGEs), insulino-resistenza, sintesi ex-novo di trigliceridi e acidi grassi.
Il fruttosio non abbassa i livelli dell’ormone della fame, predisponendo di fatto a patologie croniche come ledislipidemie, ipertensione, obesità.
L’associazione statunitense “The American Diabetes Association” sconsiglia l’uso di fruttosio come dolcificante ma precisa che non c’è ragione di evitare la quantità di fruttosio naturalmente presente negli alimenti come frutta e vegetali. La porzione come sempre fa la differenza.
Zucchero di canna integrale o panela
E’ diverso dallo zucchero di canna che si è abituati a conoscere (più simile allo zucchero raffinato) e rappresenta il primo prodotto estratto dal succo di canna senza subire ulteriori processi chimici di raffinazione. Si presenta granuloso, umido, di colore marrone e dal retrogusto di liquirizia. Contiene sostanze che vengono allontanate nei successivi passaggi chimici per ottenere lo zucchero bianco come zinco, cromo, ferro, potassio, magnesio, selenio, vitamine e fibra. La presenza di minerali e vitamine fa si che lo zucchero di canna integrale sia un valido sostituto dello zucchero bianco.
Ha un indice glicemico medio-basso e può essere consumato dai diabetici in alternativa allo zucchero raffinato ricordando di moderarne il consumo e di calcolare sempre l’apporto di zuccheri totali fatto con la dieta.
Sciroppo d’acero e succo d’agave
Sono dolcificanti estratti dalla linfa di queste piante. Oltre agli zuccheri sono ricchi di oligoelementi e vitamine. Possiedono un sapore caratteristico che può essere più o meno adatto in varie situazioni.
Questi sciroppi possono rappresentare una valida alternativa allo zucchero per i diabetici ma se ne raccomanda un uso moderato e controllato come per tutti gli alimenti zuccherati. In particolare è l’elevata percentuale di fruttosioche potrebbe essere dannosa nell’uso eccessivo e cronico (vedi la voce precedente).
Inoltre lo sciroppo d’acero è particolarmente ricco di sostanze antinfiammatorie e polifenoli, potenti antiossidanti, sui quali la scienza sta verificando la potenziale azione positiva sulla prevenzione del diabete di tipo 2 e sulcontrollo della glicemia.
Stevia
La stevia è un dolcificante estratto dalle foglie della pianta Stevia rebaudiana, in commercio in Europa dal 2011 quando l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito che l’estratto non è tossico e/o cancerogeno.
In realtà sarebbe più corretto parlare di glicosidi steviolici, ai quali è legata l’azione dolcificante e per i quali si è inserito il codice E960 tra gli additivi alimentari. Il parere dell’EFSA è che nella dose giornaliera ammissibile(DGA) di 4 mg/kg/giorno i glicosidi steviolici non risultano genotossici o cangerogenici.
Non ci sono molti studi sulla tossicità nell’uso cronico anche se si evidenzia una tossicità molto bassa. Ad oggi è considerato sicuro ma la cautela dovrebbe essere sempre massima davanti a un prodotto i cui effetti non sono del tutto chiari o controversi.
A livello metabolico il dolcificante a base di stevia sembrerebbe essere particolarmente indicato per coloro che soffrono di ipertensione, diabete di tipo 2 e/o insulino-resistenza in quanto sembrerebbe favorire il trasporto dello zucchero dentro le cellule con una riduzione dell’insulino-resistenza e un effetto ipoglicemico.
Succo d’uva concentrato
Il succo d’uva concentrato è un dolcificante naturale che condensa gli zuccheri naturalmente presenti nella frutta. Guardando la tabella nutrizionale si scopre che può arrivare a contenere il 50 % di zuccheri semplici. La quantità di zuccheri presenti suggerisce un consumo moderato e controllato, soprattutto per chi soffre di sovrappeso,sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e insulino-resistenza.
I vantaggi potenziali derivano dalla presenza di antiossidanti come polifenoli e licopene e dalla presenza di micronutrienti oltre agli zuccheri.
Non ci sono molti studi scientifici sul consumo specifico di questo dolcificante tra i diabetici pertanto se ne consiglia un uso moderato.
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Stevia: tutta la dolcezza che vuoi a “calorie zero” e senza alterare la glicemia
La Stevia è una pianta erbacea arbustiva perenne, della famiglia delle Asteraceae (Compositae), cresce in piccoli cespugli su terreni sabbiosi ed in montagna. E’ originaria di una zona a cavallo del confine tra il Paraguay ed il Brasile ed è conosciuta da millenni dai popoli Indiani Guaranti del Sud-Americana per potere dolcificante delle sue foglie e per le proprietà medicinali. Deve la sua diffusione in Europa ad un botanico svizzero, Moisè Giacomo Bertoni (15 Giugno 1857 – 19 Settembre 1929) che, dopo averla identificata e analizzata, ne studiò le caratteristiche e gli usi.
Zero calorie
L’utilizzo della Stevia e dei suoi derivati, inizialmente bandito, è stato ammesso dalla Unione Europea, come per l’Italia (Regolamento UE N. 1131/2011 della Commissione dell’11 Novembre 2011) ed ora rappresenta una grossa fetta del mercato erboristico europeo e italiano. La Stevia non altera la glicemia e può essere impiegata come dolcificante a zero calorie sotto forma di foglie fresche o essiccate, foglie tritate in polvere (20/30 volte più dolci dello zucchero), estratto in polvere (300 volte più dolce dello zucchero), concentrato liquido da estrazione acquosa e/o idroalcolica (circa 70 volte più dolce dello zucchero). Essendo un sostituto dello zucchero industriale sta spopolando in erboristeria, per tisane e alimenti, ma nonostante sia un dolcificante naturale si consiglia di non esagerare nell’uso, specie in gravidanza e per gli alimenti destinati ai bambini, inoltre dobbiamo stare attenti a non cadere in inganni tattici dell’industria, che addizionando un prodotto con un dolcificante naturale cerca di farlo apparire più sano, non è necessariamente così.
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Perché è stata inizialmente bandita?
La stevia è stata bandita per lungo tempo con la seguente motivazione:
non è possibile affermare con “assoluta certezza” che i prodotti della Stevia non siano dannosi per la salute dell’uomo e perciò dovranno essere effettuate ulteriori ricerche in questo senso
Ciò è stato visto come una forma di boicottaggio verso una possibile alternativa dello zucchero, che sarebbe andata così a danneggiare un mercato globale, potente e insano come quello dello zucchero di canna, il che è probabile, d’altra parte è però vero che si tende alla commercializzazione su larga scala anche in questo caso. Come sempre il punto è nella fiducia che possiamo riporre nel venditore e nel nostro grado di informazione.
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Nuovo studio italiano assolve l’aspartame: non è cancerogeno
Chi è a dieta spesso e volentieri cerca di evitare lo zucchero e sceglie prodotti light ricchi di dolcificanti naturali e a basso contenuto calorico. Il più diffuso? Senza dubbio l’aspartame, che vanta un alto potere edulcorante (addirittura 200 volte superiore rispetto allo zucchero), ma che però nel corso degli anni è stato al centro di dibattito sui suoi presunti effetti cancerogeni. Adesso un nuovo studio revisionale tutto italiano riabilita l’aspartame: si tratta di un dolcificante sicuro che non ha alcun tipo di effetto cancerogeno.
Lo studio
Lo studio italiano, pubblicato sulla rivista Food and Chemical Toxicology e condotto da Marina Marinovich, tossicologa, e Carlo La Vecchia, epidemiologo, ha preso in considerazione tutti gli studi sull’aspartame che sono stati effettuati nel corso degli ultimi 22 anni. I dati della ricerca revisionale non hanno messo in evidenza alcun tipo di correlazione fra lo sviluppo di forme di cancro, malattie cardiovascolari o parti prematuri riconducibili al consumo dell’aspartame.
Pareri da sempre contrastanti
Nel corso degli ultimi tempi era stato uno dei servizi di Report a riportare l’attenzione sulla pericolosità dell’aspartame e dei suoi effetti mettendo in evidenza una serie di studi condotti Fondazione Ramazzini, un istituto di ricerca sui tumori di Bologna, che dimostravano la pericolosità di questo edulcorante anche assunto in piccole dosi. Contrario il giudizio dell’Efsa (Autorità per la sicurezza alimentare europea) che confermava la non pericolosità dell’aspartame, ribadendo la dose giornaliera massima tollerata dall’uomo (40 mg/kg di peso corporeo). Adesso il nuovo studio revisionale italiano dovrebbe fare ulteriore chiarezza e mettere forse fine all’annosa e discussa questione anche se altri studi precedenti avevano spesso e volentieri messo in evidenza la pericolosità dell’assunzione, anche minima, di dosi di aspartame potesse essere pericolosa. Nel dubbio, legittimo nonostante lo studio revisionale, è anche possibile tentare di ridurre il consumo di prodotti light: meglio prediligere un’alimentazione equilibrata e sana ricca di frutta e verdura.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Zucchero o aspartame: quali sono le differenze?
La differenza tra zucchero e aspartame è una delle domande che molte volte ci si pone (in particolar modo negli ultimi anni) quando si è a dieta. Nell’ultimo periodo, le ricerche condotte sull’aspartame, hanno fatto affiorare una serie di dubbi: ma è tossico oppure o no? Può prendere il posto dello zucchero? Secondo gli studi sembrerebbe addirittura cancerogeno, secondo altri pareri non sarebbe così pericoloso, dato che la sua presenza nelle bibite, nei dolcificanti, e nei prodotti dietetici c’è ancora. Allora dobbiamo scegliere, magari per ridurre il contenuto calorico, zucchero o aspartame? Quali sono i rischi per la salute?
Continua la lettura con: https://www.tantasalute.it/articolo/zucchero-o-aspartame-quali-sono-le-differenze/40481/
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