Fa più ingrassare la pasta o il riso? Quale scegliere per dimagrire?

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Le frecce indicano il valore che risulta più elevato nel confronto

Tra pasta e riso, qual è quello con le migliori caratteristiche nutrizionali e con meno calorie? Quale scegliere per la nostra dieta, per dimagrire senza rinunciare al gusto?

La pasta ha più calorie del riso

La prima considerazione che va fatta è che la pasta ha un contenuto calorico leggermente superiore rispetto al riso, è più ricca di lipidi, proteine e fibre mentre è più povera di acqua e carboidrati, come possiamo notare osservando la tabella comparativa qui in basso. Il riso, pur avendo un contenuto proteico inferiore alla pasta, ha un indice chimico superiore che lo rende sotto questo punto di vista equivalente, se non addirittura superiore alla pasta. L’indice chimico è un valore che si ricava dal rapporto tra la quantità di un dato aminoacido in un grammo della proteina in esame e la quantità dello stesso aminoacido in un grammo della proteina di riferimento biologica (dell’uovo). Più è alto questo indice e maggiore sarà la percentuale di aminoacidi essenziali.

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Il riso è più digeribile della pasta

Il riso è anche più digeribile poiché l’amido di riso è composto da granuli di dimensioni inferiori ed è povero di amilosio (necessita solamente di 1 o 2 ore di attività gastrica contro le 3 o 4 ore della pasta). Il suo peso aumenta notevolmente durante la cottura, basti pensare che da 1 etto di riso crudo si ottengono circa 320 grammi di riso cotto. Per questo motivo ha un indice di sazietà superiore alla pasta.

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Usato dai celiaci

Il riso parboiled così come quello integrale, conserva intatte gran parte delle vitamine contenute nel chicco. Infine può essere utilizzato anche dai celiaci, poiché contiene poca prolammina, una sostanza che partecipa alla formazione del glutine.
Insomma, sebbene i due alimenti siano simili dal punto di vista nutrizionale, il riso vanta alcune caratteristiche che lo rendono, anche se di poco, migliore e più leggero della pasta. A me piacciono tantissimo entrambi, e voi quale preferite?

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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La frutta è meglio sbucciarla o mangiarla intera? Come eliminare i batteri ed i pesticidi?

Ammettiamolo, almeno una volta nella vita ci siamo fatti questa domanda esistenziale: buccia o non buccia? O meglio, la frutta è meglio mangiarla intera o sbucciata? Tanto per cominciare è meglio dire che – con o senza buccia che sia – la frutta è meglio mangiarla… sempre! Essa è un alimento prezioso ed indispensabile per l’alimentazione quotidiana ed è un alimento, che insieme alla verdura io consiglio sempre ai miei pazienti, ed in grande quantità. In qualunque momento della giornata, la frutta sarà un ottimo spuntino, poco calorico e ricco di sali minerali e vitamine. Addirittura se consumata durante i pasti, contribuisce all’assorbimento del ferro degli altri vegetali e a pulire la bocca dai grassi e dai residui di cibo. Il mio consiglio è quello di mangiare frutta almeno 5 volte al giorno.

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Frutta con buccia o senza buccia?

Passiamo ora alla domanda sopra esposta. In realtà se ci pensate bene non possiamo neanche immaginare di sbucciare tutta la frutta che mangiamo (pensiamo all’uva, alle ciliegie) e ci sono alcuni tipi di frutta e verdura che non hanno una vera e propria buccia (ad esempio tutti gli ortaggi a foglie, le fragole). La questione si pone quindi solo per alcuni tipi di frutta (come mele, pere, pesche…) e di verdure a frutto (come pomodori, cetrioli, peperoni, carote, patate). Il mio personale consiglio è quello di non sbucciare né la frutta né gli ortaggi per assumere una maggiore quantità di fibra e antiossidanti. Tuttavia è importante che la frutta sia biologica, possibilmente coltivata in zone a voi vicine: è solitamente più ricca di nutrienti e con minor rischio di sostanze nocive.  Suggerisco comunque di lavare molto bene questi cibi prima di consumarli, indipendentemente dal fatto che siano biologici o meno. Lavando bene la frutta si riducono infatti in maniera molto significativa sia i residui di fitofarmaci che i microorganismi eventualmente presenti sulla buccia della frutta e degli ortaggi.

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Come lavare frutta e verdura per eliminare i batteri?

Lavate la frutta e verdura in acqua e bicarbonato e sciacquate per bene.

Come lavare frutta e verdura per eliminare i pesticidi?

Aggiungete alcune dosi di limone e aceto all’acqua con cui laverete frutta e verdura, per ottenere una soluzione disinfettante.

Quali sono i frutti che contengono statisticamente meno pesticidi?

Prima di chiudere vorrei ricordare ai miei lettori che esistono dei frutti che possono essere consumati con maggior sicurezza poiché il loro processo di coltivazione prevede un trattamento “meno invasivo” degli altri. Questi frutti più “puri” sono: l’anguria, i pompelmi, i kiwi, il mango, l’avocado, l’ananas ed i meloni.

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Lo Staff di Medicina OnLine

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Le mele: un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

Le mele un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

La mela è uno dei primi frutti che viene utilizzato nello svezzamento, non solo per la facilità con cui può essere schiacciato per renderlo deglutibile, ma anche per il sapore gradevolmente dolce e aromatico che è fonte di piacevoli sensazioni gustative. Dal punto di vista della nutrizione del bambino questo frutto in particolare e i pomi in genere (mela e pera) uniti con il succo di agrumi, per prevenire l’imbrunimento della polpa, sono un’ottima fonte di nutrimento per l’elevato contenuto di acqua con zuccheri, acidi organici, vitamine, sali minerali e fibra, svolgono un ruolo importante anche nella regolazione della funzione intestinale.

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Calorie, fruttosio e diabete

La mela, come tutta la frutta, rappresenta un alimento importante per ogni età. Il contenuto calorico della mela sbucciata è infatti di sole 50 Kcal in 100 g, ed è dovuto prevalentemente a zuccheri semplici (14 g/100 g di cui 8 g di fruttosio).
Gli zuccheri “semplici” diversamente dagli zuccheri “complessi” (amido, glicogeno, ecc.) non richiedono digestione e pertanto vengono assorbiti rapidamente per essere utilizzati a scopo energetico. Gli zuccheri sono importanti per la contrazione muscolare ed in particolare per il funzionamento di altri due tipi di cellule: quelle del cervello e dei globuli rossi del sangue che utilizzano prevalentemente il glucosio per il loro metabolismo. La presenza di fruttosio in quantità significative nei pomi (mela e pera) è di estrema importanza non tanto per il maggior potere dolcificante rispetto al glucosio, quanto per il fatto che il fruttosio non stimola direttamente la produzione di insulina e quindi influisce in modo marginale sulla glicemia. Per questo motivo i pomi possono essere consumati, in quantità adeguate, anche dai diabetici. Recenti studi dimostrano inoltre che una piccola dose di fruttosio, come quella assumibile da una porzione di frutta (150 g), in un pasto a base di cibi ad alto indice glicemico (dolci, pane, riso, pasta, ecc.) tende a ridurre la risposta glicemica poiché favorisce l’utilizzo del glucosio da parte del fegato.
Il glucosio è lo zucchero metabolico per eccellenza, presente nei cereali (nella forma polimerica di amido) e anche negli ortaggi e nella frutta (sia pure in minore quantità). La sua importanza nel metabolismo cellulare è tale che la quantità di glucosio presente nel circolo sanguigno viene mantenuta costante (70-120 mg/100 ml) mediante l’azione di ormoni tra di loro antagonisti: insulina e glucagone, entrambi prodotti dal pancreas. Dopo un pasto ricco di zuccheri si evidenzia una maggiore produzione cerebrale di serotonina che agisce sulla sensazione di benessere e svolge un’azione antidepressiva; questa situazione favorevole all’organismo, soprattutto al nostro umore, è dovuta al coinvolgimento dello zucchero nel trasporto del triptofano (precursore della serotonina) attraverso la barriera ematoencefalica e non si verifica dopo un pasto ricco di proteine.
È questo un buon motivo per mantenere le nostre abitudini alimentari mediterranee che si basano su di un regolare consumo di alimenti di origine vegetale ed in particolare di frutta e ortaggi.

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Acidi organici e tannini

Interessante risulta essere anche la presenza nella mela di piccole quantità di acidi organici (0,25-0,5 g %): tra questi predomina l’acido malico (90%), mentre l’acido citrico contribuisce solo per il 10% e scarsa è la quantità di acido ascorbico che varia tra 5 e 20 mg % a seconda della varietà di mela. Queste quantità, anche se modeste, rappresentano nell’alimentazione giornaliera un’ottima fonte di micronutrienti (vitamine e sali minerali) soprattutto se la mela viene consumata fresca. Gli acidi organici insieme ai tannini (composti polifenolici) contribuiscono non solo alle proprietà organolettiche della mela, ma anche ai suoi effetti benefici sulla salute dell’uomo. I primi infatti sono importanti per la loro azione regolatrice sull’equilibrio acido-base del sangue e sulla tipologia dei microrganismi che popolano la flora batterica intestinale, mentre i secondi per le proprietà astringenti ed antiossidanti.

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Fibra solubile ed insolubile

La polpa della mela contiene anche fibra, componente non nutriente in quanto non digeribile, ma che svolge un effetto protettivo sul nostro organismo regolando il tempo di transito intestinale del bolo alimentare, l’assorbimento di taluni nutrienti (glucosio, colesterolo, ecc.) e fornendo materiale nutritivo alla flora batterica intestinale. La fibra della frutta è costituita da due frazioni: quella insolubile (cellulosa, emicellulosa e lignina) che trattiene acqua e gas prodotti nell’intestino, aumentando così la massa fecale e velocizzando il transito; quella solubile (pectine), che nella mela è circa il 25% del totale, forma nell’intestino una massa gelatinosa che intrappola il glucosio modulandone l’assorbimento e quindi riducendo il picco glicemico dopo il pasto. Durante il transito nell’intestino la fibra solubile viene metabolizzata dalla flora batterica ottenendo due importanti risultati:
1) la proliferazione di microrganismi “buoni” favorevoli al nostro organismo e perciò detti “probiotici
2) la produzione di acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) che abbassano il pH del colon neutralizzando le fermentazioni putride delle proteine indigerite e forniscono nutrimento per l’epitelio del colon.
La buccia della mela, contrariamente a quanto comunemente affermato, non ha un contenuto in nutrienti così importante da far preferire il consumo del frutto intero. La mela privata della buccia e del torsolo perde poco del valore nutritivo del frutto intero, solo una modesta parte di micronutrienti e di fibra, mentre mantiene il prezioso apporto in carotenoidi (circa 20 g/100 g).

Leggi anche: La frutta è meglio sbucciarla o mangiarla intera? Come lavarla per eliminare batteri e pesticidi?

FONTI DI QUESTO ARTICOLO:

FONTE 1

FONTE 2

FONTE 3

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