Io, sinceramente, no; la vita perderebbe il suo lato più terrorizzante ma che è anche il lato più bello: l’imprevedibilità! E voi che ne pensate? Viene chiamato il “test della morte“, ed è un esame del sangue che permetterebbe di predire le possibilità che una persona, anche apparentemente non malata, possa morire per qualche problema di salute entro i prossimi cinque anni. A metterlo a punto è stato un gruppo di scienziati estoni e finlandesi: intervistati dal quotidiano inglese Telegraph, hanno dichiarato che si tratta di una scoperta eccezionale perché un semplice esame del sangue può prevedere future possibilità di morte.
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I BIOMAKER ESAMINATI
Lo studio, pubblicato dalla rivista Plos Medica, si è concentrato su quattro biomarker, molecole biologiche che si possono trovare nel sangue o nei liquidi corporei e che possono essere spie della presenza di qualche processo anomalo. Se presenti in contemporanea e in elevate quantità nel corpo umano, indicano un certo livello di fragilità: sono l’albumina, l’alfa 1 glicoproteina acida, il citrato e le lipoproteine, particelle legate a disfunzioni di fegato e reni, nonché a infiammazioni, infezioni, metabolismo e salute vascolare.
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I RISULTATI DEI TEST
Degli oltre 17 mila soggetti studiati in cinque anni per un totale di oltre 100 biomarkers analizzati, 684 persone sono morte per le più svariate malattie: tutti coloro che hanno perso la vita però avevano in corpo le stesse quattro molecole biologiche in simili livelli. Un partecipante su cinque è deceduto nel primo anno di ricerca ed era tra coloro che presentavano il più alto punteggio di albumina, alfa 1 glicoproteina acida, citrato e lipoproteine.
AMPIA PLATEA DI SPERIMENTAZIONE
I primi ricercatori ad arrivare a individuare i quattro biomarkers sono stati gli estoni testando 9.842 soggetti, ma i risultati sono stati ritenuti così sorprendenti che gli scienziati hanno chiesto aiuto ai colleghi finlandesi per ulteriori test su 7.503 persone. Essendo associati a condizioni specifiche, non è stato ancora scoperto un biomarker in grado di predire con esattezza il rischio di malattia o di morte, ma lo studio finlandese ha verificato che le combinazioni delle quattro molecole analizzate dagli estoni erano corrette, arrivando a risultati identici. I ricercatori hanno dichiarato che in futuro questo particolare esame del sangue potrà individuare ogni rischio di salute individuale, anche se i soggetti studiati hanno sofferto di così tante malattie diverse che non è ancora stato possibile stabilire l’effettivo collegamento che c’è tra i quattro biomarkers. Tranne, appunto, la morte.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Un «mini-rene» costruito in laboratorio grazie alle cellule staminali. È lo straordinario risultato ottenuto dai ricercatori dell’Università del Queensland, in Australia, che hanno messo a punto una tecnica in grado di «coltivare» organi interi.
Dalla sua scoperta negli anni ’60 gli scienziati hanno creduto che il Dna fosse “solo” il codice delle “istruzioni” necessarie alle cellule per produrre le proteine. Ma ora è stato scoperto un secondo codice all’interno del Dna. È quanto riferisce la rivista Science sottolineando che la novità potrebbe avere grandi implicazioni nell’uso del genoma dei malati per fare diagnosi. Il nuovo codice è “scritto” proprio sopra quello conosciuto e decodificato ma piuttosto che occuparsi delle proteine, quest’ultimo fornisce alle cellule le istruzioni per controllare i geni.
Una versione in miniatura del cervello umano è stata ottenuta in provetta dopo anni di ricerche. Il cervello è stato costruito a partire da cellule staminali umane pluripotenti, ossia cellule immature in grado di svilupparsi in ogni direzione. Di appena quattro millimetri, è frutto di uno studio guidato dall’Istituto di Biotecnologie molecolari dell’Accademia austriaca delle scienze, insieme alle Università di Edimburgo e Londra e all’Istituto Sanger, della Wellcome Trust. I ricercatori, coordinati da Madeline Lancaster e Juergen Knoblich, osservano: “Siamo fiduciosi che questo metodo permetterà di studiare una varietà di malattie legate allo sviluppo neurologico”. Il cervello in miniatura si è rivelato uno strumento unico per studiare l’intero processo di sviluppo del cervello umano: “Lo sviluppo delle regioni della corteccia – dicono i ricercatori riferendosi al mini cervello artificiale – avviene secondo un’organizzazione simile a quella che si osserva nei primi stadi di sviluppo del cervello umano”.
Ricercatori della Oregon Health and Science University hanno testato un nuovo vaccino su scimmie infettate dal Siv (Simian Immunodeficiency Virus). Il Siv è per le scimmie l’equivalente dell’Hiv umano. In 9 dei 16 macachi rhesus in cui è stato testato il vaccino ha completamente eradicato il virus. La ricerca pubblicata su Nature e ha esaminato una forma aggressiva di virus chiamato SIVmac239, 100 volte più letale di Hiv. I ricercatori hanno “arruolato” un altro virus, il citomegalovirus (Cmv), della stessa famiglia dell’herpes, istruito per riconoscere l’antigene del virus delle scimmie e stimolare il sistema immunitario a combatterlo. Il citomegalovirus, infatti, è un ottimo vettore, perché ha un’elevata capacità di diffusione nell’organismo. Resta da capire perché alcune delle scimmie trattate non sono guarite. I ricercatori, guidati da Louis Picker, del Gene and therapy institute dell’Oregon Health and Science University, sperano ora di passare alla sperimentazione sull’uomo.