Alessandro “Alex” Zanardi compie 52 anni: auguri guerriero!

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La storia di Johnny: con ustioni sul 95% del corpo, sogna una carriera da modello

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Jeanne Louise Calment: l’essere umano più longevo della storia

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Le 10 invenzioni che più hanno cambiato la storia dell’umanità

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Il colpo di genio non è stato tanto inventare la ruota, bensì associare il concetto di ruota con quello di  Continua a leggere

Differenza tra distopia, utopia e ucronia: spiegazione e esempi

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Ho una brutta notizia da darti Neo…

Utopia

Con il termine “utopia” (pronunciato con l’accento sulla “i”) si intende un assetto politico, e/o sociale e/o religioso immaginario, che non trova riscontro nella realtà, ma che viene proposto come ideale e come modello, inteso nell’uso comune più come obiettivo puramente ideale che come una meta realmente raggiungibile. Un’utopia è per esempio l’idea di una società umana in cui tutti gli esseri viventi possano vivere senza alcuna patologia, senza guerre e senza povertà: società senz’altro auspicabile ma – nei fatti – di difficile se non impossibile realizzazione. L’utopia è, per certi versi, l’amplificazione di quel che c’è di buono nella nostra società attuale: ad esempio una persona che aiuta una anziana signora ad attraversare la strada, diventa – nell’utopia – una umanità fatta di persone che si aiutano tutte a vicenda, in modo disinteressato. Quello che per una persona è una utopia, può però non esserlo affatto per un’altra persona, pensiamo ad esempio ad un mondo interamente governato dal comunismo o ad un mondo dove non esiste più alcuna religione.
Una persona “utopista“, nel gergo comune, è generalmente colui che tende a credere nella reale possibilità del realizzarsi di una società perfetta e che nel suo piccolo prova ad impegnarsi per realizzarla. L’utopista è generalmente visto dalle altre persone, specie quelle più realiste e pessimiste, come una sorta di “sognatore”.

Distopia

Con il termine “distopia” (pronunciato “distopìa”) si intende invece un assetto politico, e/o sociale e/o religioso immaginario, che non trova riscontro nella realtà, ma che viene proposto come modello di società o comunità altamente indesiderabile o spaventosa, almeno dal punto di vista del cittadino “buono”: una distopia in cui si sviluppa ad esempio un totalitarismo politico potrebbe infatti essere altamente desiderabile dal dittatore che ne è a capo. Sinonimi di distopia sono vari altri termini, tra cui: antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia. Le distopie sono esattamente l’opposto delle utopie e sono un tema ricorrente nel filone cyberpunk. Per approfondire l’argomento, leggi anche: Distopia: definizione, significato, etimologia, esempi nei film

Ucronia

Con “ucronia” (pronunciata con l’accento sulla “i”)  si intende un genere di narrativa fantastica spesso fantapolitica basata sulla premessa generale che la storia del mondo – in un dato momento storico – abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale, per questo motivo viene anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria. Una ucronia classica è immaginare come sarebbe il mondo attuale se Hitler avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale (come accade in “Fatherland“, romanzo giallo fantapolitico del 1992 scritto da Robert Harris da cui è stato tratto il film “Delitto di stato” del 1994) o se Mussolini fosse sceso in guerra al fianco degli USA anziché con Hitler. Una ucronia è “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino che nel 2009 immaginava un mondo in cui Adolf Hitler e Joseph Goebbels muoiono assassinati dagli “Inglourious Basterds”, quando nella storia vera invece muoiono suicidandosi rispettivamente il 30 aprile ed il 1º maggio del 1945, pochi giorni prima della resa della Germania nazista. Altra ucronia cinematografica decisamente fantascientifica è quella rappresentata nel film “Iron Sky” del 2012 diretto da Timo Vuorensola che narra la storia di nazisti che, dopo essere stati sconfitti nel 1945, hanno creato una colonia sulla Luna dove hanno costruito una flotta di dischi volanti per conquistare la Terra. Una interessante ucronia è rappresentata nel film del 2006 “Fido” di Andrew Currie, dove si racconta come negli anni ’50, al termine della guerra degli zombie, questi ultimi siano stati sottomessi e trasformati dalla scienza in servitori.

Distopia o ucronia?

Non sono considerate ucroniche le storie ambientate in un’epoca futura rispetto a quella in cui sono state scritte, come ad esempio il romanzo 1984 di Orwell scritto nel 1948 che è invece una distopia. Altro esempio di distopia che apparentemente potrebbe sembrare una ucronia è il film “The Day After – Il giorno dopo” girato nel 1983, che ipotizza una improvvisa escalation di violenza nella guerra fredda, in cui Stati Uniti ed Unione Sovietica usano armamenti nucleari: lo stesso identico film girato oggi (quando sappiamo che la guerra fredda non terminò con bombardamenti nucleari) sarebbe considerato ucronia, ma siccome è stato girato quando gli eventi narrati erano ancora possibili nel prossimo futuro, si parla di distopia.
Un caso interessante è il capolavoro grottesco di Terry Gilliam “Brazil“, interpretato dal grande Jonathan Pryce. Il film esce al cinema nel 1985 ed è ambientato “da qualche parte nel Ventesimo Secolo”. Non essendo specificato l’anno ma solo il secolo (1900), potrebbe essere ambientato nel futuro rispetto all’anno di uscita del film, ad esempio nel 1995 ed essere considerato distopia, oppure essere ambientato nel passato rispetto al 1985, ad esempio nel 1980, ed essere considerato una ucronia.

La questione del tempo

Fin qui abbiamo parlato di “ucronia” come passato alternativo dove qualcosa è andata peggio di come i nostri libri di storia raccontano, mentre abbiamo relegato la “distopia” solo al futuro, ma è davvero così? E’ importante ricordare che, secondo alcuni, la distopia (così come l’utopia), non ha a che vedere tanto con il tempo, quanto con il tipo di società descritta, mentre solo con “ucronia” s’intende invece una catena di eventi alternativi a quelli reali e quindi necessariamente ambientata nel passato: in questo senso una realtà alternativa del passato non desiderabile, sarebbe considerata “ucronia distopica“, mentre una realtà alternativa del passato desiderabile, sarebbe considerata “ucronia utopica“. Ad esempio nel film Bastardi senza gloria Hitler viene ucciso anzitempo rispetto alla storia vera, quindi è una “ucronia utopica”, mentre nel film Fatherland Hitler vince la guerra, quindi è una “ucronia distopica”. Secondo alcuni quindi la distopia – pur essendo comunemente collocata nel futuro – non è necessariamente un termine correlato al tempo futuro, bensì potrebbe essere anche applicato al passato.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Christopher Reeve, l’incidente e quelle dita che si muovevano

MEDICINA ONLINE SUPERMAN DC MARVEL EROE HERO SUPEREROE SUPERHERO INCIDENTE CAVALLO HORSE Christopher D'Olier Reeve WALLPAPER ACTOR ATTORE STORIA VERTEBRE TETRAPLEGIA PARALISI CINEMA FILM MOVIE.jpgChristopher D’Olier Reeve, più conosciuto come Christopher Reeve o ancor più conosciuto come… Superman. Reeve è infatti famoso per aver interpretato nel corso degli anni ottanta il personaggio di Superman, eroe dei fumetti e icona della cultura pop statunitense, in ben quattro film a partire dal primo del 1978, diretto da Richard Donner e interpretato anche da Marlon Brando e Gene Hackman: film considerato un vero e proprio cult dagli appassionati di fantascienza di tutto il mondo.

L’incidente a cavallo

Nato a New York il 25 settembre 1952, l’uomo d’acciaio sembrava destinato ad una carriera sfavillante nel mondo del cinema, anche grazie alla bellezza del suo fisico che si innalzava a ben 193 cm di altezza per un peso di quasi 100 kg di muscoli ben allenati. Poi la tragedia: a 42 anni, il 27 maggio 1995, cadde da cavallo nel corso di una gara equestre a Charlottesville, nel parco Commonwealth a Culpeper, in Virginia. Christopher Reeve riportò lo spostamento traumatico di due vertebre cervicali, con seguente interessamento e lesione del midollo spinale: un trauma che quasi sempre conduce al decesso del paziente, ma non di Christopher. Come conseguenza del trauma subìto, Reeve restò vivo, ma riportò una paralisi permanente dal collo in giù (tetraplegia), perdendo l’uso di tutti gli arti ed anche la capacità di respirare autonomamente.

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Lo sconforto

Christopher Reeve subito dopo l’incidente lottò tra la vita e la morte, ma, quando si stabilizzò e tornò cosciente, presa coscienza dell’immobilità e dell’impossibilità totale di recupero funzionale, il suo primo desiderio fu di suicidarsi. All’ospedale, per aiutarlo emotivamente, si recò l’amico Robin Williams travestito da chirurgo, per farlo tornare a sorridere e fargli riacquistare la voglia di vivere, ma Reeve era sempre più depresso ed intenzionato all’eutanasia: proprio lui, così atletico ed appassionato di sport, emblema dell’uomo d’acciaio, era costretto per sempre all’immobilità. Fu la moglie di Reeve a salvargli la vita. Dana Morosini Reeve gli chiese infatti di fare con lei un patto per amore suo e dei loro figli: darle due anni di tempo durante i quali lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendergli la vita il più possibile confortevole e vivibile e – solo al termine dei due anni – decidere se optare o meno l’eutanasia. Christopher accettò e tutti sappiamo che, alla fine di quel patto, decise che la sua esistenza poteva e doveva avere un senso: sentiva forte il dovere di donare motivazione a chi era nelle stesse sue condizioni e di aiutare e spingere la ricerca scientifica nella giusta direzione.

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La fondazione Christopher Reeve

Quanto accadde in seguito è di pubblico dominio per la risonanza internazionale delle straordinarie iniziative per la ricerca, l’assistenza ed i sussidi alle persone con infermità neurologiche da parte della Christopher Reeve Paralysis Foundation (CRPF), del Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center e della National Organization on Disability, di cui l’ex-attore divenne vice-presidente. Trovata una ragione di vita nell’impegno civile a favore dei disabili e nel sostegno economico al progresso scientifico, l’ex-superman cinematografico divenne un testimonial straordinario per la ricerca scientifica, dettando innumerevoli discorsi per convegni, interventi parlamentari, trasmissioni televisive, e vari libri fra cui un’intensa, coraggiosa e commuovente autobiografia chiamata “Still Me” (che significa “Ancora me”) scritta nel 1998, che potete trovare a questo link: http://amzn.to/2D9rf7N

E’ importante però ricordare che l’impegno umanitario di Reeve NON fu conseguenza del suo incidente, ma – già ben PRIMA della tragica caduta da cavallo – l’attore aveva sfruttato la sua fama mondiale per sostenere battaglie a favore della pace: ad esempio nel 1987 si recò nel Cile di Pinochet per manifestare contro l’imprigionamento degli scrittori e intellettuali cileni.

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Reeve al Massachusetts Institute of Technology nel 2003

Quelle dita che si muovevano…

Quando nel 2000, a cinque anni di distanza dall’incidente, Christopher Reeve cominciò incredibilmente a muovere le dita della mano, non più solo per un riflesso locale ma anche per intenzione volontaria, fu lui a chiedere di essere studiato sperando in possibilità future per la ricerca e la terapia, come lui stesso scrive in Nothing Is Impossibile, pubblicato nel 2002, che potete trovare qui: http://amzn.to/2DaAwMW

Il fenomeno del movimento volontario delle dita in paziente tetraplegico, mai descritto prima in quelle condizioni, fu attribuito in via ipotetica ad uno stimolo alla neurogenesi (cioè alla nuova crescita nervosa) indotto dalla fisioterapia passiva cui era sottoposto quotidianamente. John McDonald, che seguiva Reeve per conto della CRPF, per cercare di accertare ipotetici fenomeni riparativi nel midollo spinale chiese la collaborazione del prof. Maurizio Corbetta, neurologo illustre formatosi a Milano e divenuto il maggiore esperto di risonanza magnetica nucleare (RMN) del sistema nervoso presso la Washington University. Corbetta era così scettico sulla possibilità di movimento di Reeve che, prima di verificarlo personalmente, non voleva neppure sottoporlo all’esame RMN. Proprio il medico italiano, professore di neurologia ed anatomia a St. Louis, è ancora oggi il miglior testimone della straordinaria voglia di vivere che animava l’ex-attore americano e che è stata motivo di incoraggiamento e speranza per tante persone affette da infermità motorie.

Un esempio per tutti noi

Come tutti sappiamo, nonostante la strenua resistenza, Reeve morì a New York, il 10 ottobre 2004 a 52 anni, mentre era ricoverato al Norther Westchester Medical Center di New York a causa di un attacco cardiaco complicato da una grave infezione provocata dalle piaghe da decubito di cui, nonostante la mobilizzazione giornaliera, purtroppo soffriva. Dal suo incidente fino al giorno della sua morte passò nove anni costretto su una sedia a rotelle e collegato a un respiratore artificiale, tuttavia la sua voglia di vivere ha vinto e la sua storia è ancora oggi un esempio ed una motivazione formidabile per tutti noi.

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Distopia in romanzi e film: cos’è e cosa significa

MEDICINA ONLINE MATRIX NEO MORPHEUS PILLOLA BLU ROSSA MACCHINE FILM CINEMA WALLPAPER TELEVISORE TRAMA SPEGAZIONE ROBOT FANTASCIENZACon il termine “distopia” (pronunciato “distopìa”) si intende invece un assetto politico, e/o sociale e/o religioso immaginario, che non trova riscontro nella realtà, ma che viene proposto come modello di società o comunità altamente indesiderabile o spaventosa. Sinonimi di distopia sono vari altri termini, tra cui: antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia. E’ esattamente l’opposto dell’utopia. La distopia è l’amplificazione di quel che c’è di negativo nella nostra società: ad esempio un poliziotto violento che ha malmenato un cittadino inerme col manganello, diventa – nella disopia – una polizia fatta interamente di persone violente che reprimono ogni minimo atto di ribellione al regime con atti aggressivi e sproporzionati nei confronti dei cittadini. La distopia porta quindi ad estremi ancora più negativi le tendenze sociali e politiche già avvertite come negative nel presente, ma può anche immaginare i risvolti negativi di una tendenza attualmente positiva, ad esempio immaginando come tecnologie che hanno migliorato la nostra vita possano in futuro crearci danno (televisori, smartphone, tablet, personal computer, robot…). Esempi classici di distopie sono presenti in numerose opere fantascientifiche, libri, film e serie tv, come ad esempio:

  • L’uomo che visse nel futuro (The Time Machine, 1960) scritto da Herbert George Wells, da cui è stato tratto anche un film;
  • Blade Runner, film del 1982, diretto da Ridley Scott e interpretato da Harrison Ford e Rutger Hauer;
  • Black Mirror, serie televisiva britannica prodotta da Charlie Brooker;
  • L’uomo che fuggì dal futuro (THX 1138), film del 1971 diretto da George Lucas;
  • 28 giorni dopo, film horror fantascientifico del 2002, diretto da Danny Boyle;
  • Equilibrium, film del 2002 scritto e diretto da Kurt Wimmer;
  • Io sono leggenda, romanzo del 1954 dello scrittore statunitense Richard Matheson, da cui è stato tratto il film omonimo con Will Smith;
  • Matrix, film del 1999 scritto e diretto dalle sorelle Larry ed Andy Wachowski;
  • Io, Robot, film del 2004 diretto da Alex Proyas;
  • Ritorno al futuro – Parte II, film del 1989 diretto da Robert Zemeckis;
  • Arancia meccanica (A Clockwork Orange) celebre film del 1971 diretto da Stanley Kubrick.

Il filone distopico è generalmente distinto in due grosse parti: c’è la tipologia dei “regimi politici totalitari” di cui è un chiaro esempio “1984” (Nineteen Eighty-Four, 1949) scritto da George Orwell, da cui è stato anche tratto il famoso film omonimo; l’altra tipologia è quella della “società post apocalittica” come quella di “The Road” film del 2009 diretto da John Hillcoat.

Regime totalitario distopico

Nel tipico regime totalitario distopico è presente una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali sono rigide e insormontabili; la propaganda del regime e i sistemi educativi costringono la popolazione al culto dello Stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l’unico (o il migliore) possibile; il dissenso e l’individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante. Si assiste a una depersonalizzazione dell’individuo e le pene, in risposta a qualsiasi atto di ribellione, sono spropositate e non tengono conto dei diritti dell’individuo.
Lo Stato è spesso caratterizzato da corporazioni economiche o religiose al cui comando c’è  un leader carismatico adorato dalla gente e oggetto di culto della personalità, che non deve MAI essere messo in discussione. Notate come molte di queste caratteristiche sono presenti attualmente in una vera nazione del mondo, considerata in effetti una distopia reale: la Corea del Nord.

Società post apocalittica distopica

Nella distopia post apocalittica, le persone sono sopravvissute ad un qualche tipo di disastro (esplosione nucleare, meteorite che colpisce la terra, virus…) ma a che prezzo? La popolazione umana è infatti ridotta ai minimi termini. Pochissime persone sono riuscite a salvarsi dal cataclisma e le relazioni umane sono dettate esclusivamente dal dogma della sopravvivenza individuale in un mondo scarsissimo di risorse. I raggruppamenti umani esistono, ma soltanto in forme primitive e degradate che fanno spesso uso della forza bruta per sopravvivere. Non esiste più legge, non esistono forze dell’ordine. Gli individui sopravvissuti a disastri nucleari sono spesso malati a causa delle mutazioni indotte dalle radiazioni oppure sono diventati sorta di zombie a causa del propagarsi di un virus misterioso.

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“Instagram mi ha salvato dall’anoressia”: la storia di Emelle

MEDICINA ONLINE ANORESSIA Emelle Lewis Instagram saved my life Anorexic whose weight plummeted to just FIVE stoneÈ viva per “miracolo” Emelle Lewis, una studentessa di psicologia 22enne di Huddersfield, Gran Bretagna, così ossessionata dal suo peso corporeo da finire nell’incubo dell’anoressia e arrivare a pesare appena 31 kg.

Mi sentivo grassa e brutta

Emelle aveva solo 15 anni quando ha iniziato a dimagrire perché si sentiva “grassa e brutta”. Ha eliminato drasticamente le calorie e ha iniziato a frequentare ossessivamente la palestra.
“Tutto è iniziato al liceo – ha raccontato Emelle al Daily Mail – Mi sentivo troppo grassa. Le mie amiche erano fidanzate. Io, invece, non riuscivo a trovare un ragazzo”. Da quel momento è caduta nella trappola: si nutriva di gallette di riso, insalata e cereali. Si rifiutava di farsi curare e pensava che il resto del mondo le volesse rovinare la vita.
Era così magra che doveva indossare i suoi vestiti da bambina, ma era convinta di dover bruciare costantemente le calorie e di non poter stare mai seduta: “Quando ero malata, non pensavo di essere io il problema. Credevo di poter condurre una vita normalissima, nonostante la mia magrezza”.

Adesso sto bene: non sprecate la vita!

Poi è arrivata la svolta: “Mi ricordo che, un giorno, ero coricata e pensavo che sarei morta da un momento all’altro. Mi sono detta: ‘Non ti sei ancora realizzata. È veramente questa la fine che vuoi fare?’ No, non era quella… È stato molto difficile, ma da quel momento qualcosa nella mia testa è cambiato”. Emelle è riuscita a riprendersi, anche con l’aiuto delle storie di ragazze come lei su Instagram. Sul loro esempio ha provato a raccontarsi e a cercare di guarire.
Ora Emelle sta meglio e ha deciso di raccontare la sua storia per sensibilizzare l’opinione pubblica e persuadere altre ragazze come lei: “Adesso sto bene con me stessa. Mi piace il mio corpo. Anche se per un po’ di tempo ho dovuto ignorare la mia mente. Sono una persona più forte di prima e vedo il mondo con occhi diversi. La vita è troppo breve, non sprecatela”.

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