Differenza diottrie, gradi e decimi

MEDICINA ONLINE OCCHIO OCCHI COLORE ETEROCROMIA OCCHI CON COLORE DIVERSO DIVERSITA CIGLIA PELI AZZURRI CASTANI CHIARI SCURI BIOTIPO FOTOTIPO SOLE PELLE SGUARDO VISTA VISIONE CIECO.jpgDiottria: è l’unità di misura del potere (cioè della “forza”) di una lente e dunque dell’entità del difetto che quella lente corregge; se ho bisogno di un occhiale da quattro diottrie significa dunque che ho una miopia (o ipermetropia o astigmatismo) pari a quattro diottrie.

Decimi: si misura in decimi il visus, cioè la capacità visiva dell’occhio, la sua prestazione finale con o senza occhiali; un occhio sano ha un visus naturale (cioè non corretto da lenti) di 10/10; un occhio p.es. miope di quattro diottrie può (con le lenti) raggiungere anch’esso i 10/10; altri occhi invece non superano pochi decimi (con o senza lenti) a causa di lesioni o patologie più o meno gravi (cataratta, ambliopia, danni retinici ecc.)

Gradi: non misurano né la quantità del difetto né la forza delle lenti, ma in effetti descrivono unicamente l’asse dell’astigmatismo, cioè un particolare tecnico molto specifico che riguarda oculisti e ottici. Dunque non dovremmo usare questo termine, per non ingenerare confusione.

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Differenza tra miopia, astigmatismo, ipermetropia e presbiopia

MEDICINA ONLINE CRISTALLINO ACCOMODAZIONE MIOPIA IPERMETROPIA ASTIGMATISMO MIDRIASI MIOSI ANISOCORIA PUPILLA IRIDE RETINA VISTA OCCHIO OCCHI COSTRIZIONE LUCE FISSA DROGHE FARMACOLOGIA MOMiopia e astigmatismo spesso vengono confuse. O per l’esattezza la persona non riesce a capire bene come distinguerle. In realtà questi due difetti della vista sono molto diversi tra loro, così come parzialmente diversi sono i sintomi. Come distinguerli?

Miopia

La miopia è un difetto della vista dovuto al fatto che i raggi luminosi non si focalizzano correttamente sulla cornea ma davanti a essa; nei soggetti miopi il bulbo oculare è più lungo rispetto alle dimensioni normali; come conseguenza l’individuo ha una marcata difficoltà a mettere a fuoco le immagini a distanza, mentre può vedere bene da vicino.

Astigmatismo

L’astigmatismo è un difetto della vista dovuto al fatto che la forma della cornea non perfettamente sferica. La conseguenza è che l’individuo non riesce a mettere a fuoco correttamente né le immagini vicine né le immagini lontane. Questo è il motivo per cui miopia e astigmatismo possono essere confuse da chi soffre di tali sintomi. Sia miopia che astigmatismo possono essere facilmente corretti utilizzando opportuni occhiali o lenti a contatto.

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Ipermetropia

L’ipermetropia è un difetto visivo riguardante la capacità di vedere bene gli oggetti vicini, in cui i raggi di luce provenienti da oggetti distanti, anziché arrivare correttamente sulla retina dell’occhio, si focalizzano oltre di essa, rendendo quindi sfocata la visione a tutte le distanze. Tuttavia quando il difetto è lieve, l’occhio, fino a 40 anni circa, riesce a correggere naturalmente il difetto attivando perennemente il meccanismo di accomodazione; in questo modo la visione risulta chiara e nitida come in un occhio normale (emmetrope), anche se questo continuo sforzo della vista spesso affatica gli occhi.

Presbiopia

La presbiopia è una condizione patologica oculistica quasi fisiologica dell’apparato visivo, non appartenente ai difetti di rifrazione, non fa quindi parte delle ametropie. Si tratta di un calo del potere di accomodazione dell’occhio al di sotto delle 4 diottrie, dovuto a un progressivo irrigidimento del cristallino. La presbiopia, in un occhio finora non affetto da altri difetti visivi, si manifesta come difficoltà a mettere a fuoco da vicino: si ha difficoltà a leggere, a lavorare al computer, ecc. Questo avviene perché il livello di accomodazione disponibile è diventato insufficiente per garantire una buona messa a fuoco alle brevi distanze. Insorge per lo più tra i 40 ed i 50 anni (a seconda degli individui) e, secondo diversi studi, è minore in abitanti delle basse latitudini. Fino a 65 anni circa il potere accomodativo continuerà a diminuire notevolmente, per poi stabilizzarsi. All’inizio, quando è presente ancora una ridotta capacità di accomodazione, si può ovviare al difetto visivo allontanando dagli occhi ciò che si legge (allungare le braccia); tuttavia dopo i 50 anni diventa indispensabile l’uso di lenti correttive per la lettura da vicino, poiché il livello di accomodazione residuo è ormai estremamente ridotto, e qualsiasi tentativo di mettere a fuoco naturalmente può creare affaticamento visivo, bruciori agli occhi e mal di testa, soprattutto in assenza di una forte illuminazione.

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Presbiopia associata a difetti della vista

Nei soggetti che presentano una miopia lieve o moderata, la presbiopia non viene sempre avvertita perché un occhio miope è già naturalmente focalizzato sulle brevi distanze, e raramente fa uso del meccanismo di accomodazione, pertanto la visione resta pressoché invariata ad occhio nudo (sfocata e confusa da lontano ma nitida da vicino) ; tuttavia, con l’insorgere della presbiopia, il miope si renderà conto che con le sue lenti correttive per vedere bene da lontano, non sarà più in grado di vedere correttamente anche da vicino, pertanto sarà sempre obbligato a toglierle. Chi è affetto da una miopia notevole, invece, non dovrà togliere completamente gli occhiali per leggere da vicino (in tal caso dovrebbe avvicinarsi eccessivamente a ciò che legge), ma farne un altro paio con gradazione inferiore rispetto a quella per lontano, in modo da ottenere una visione nitida a distanza di lettura (30-40cm). Diversamente nei soggetti ipermetropi, la presbiopia può influire molto sulla capacità visiva, poiché gli occhiali per la visione da lontano diventano insufficienti per vedere nitidamente da vicino, rendendo necessario l’uso di lenti ancora più forti per la lettura; per le ipermetropie latenti (fino a +1.50 diottrie), l’arrivo della presbiopia piano piano smaschera il difetto di ipermetropia, fino ad allora occultato dalla continua accomodazione della vista, perché dapprima si manifesta la visione sfuocata da vicino, ma nel giro di 2-3 anni si iniziano ad avere piccole difficoltà di messa a fuoco anche da lontano, con conseguente affaticamento della vista; anche in questo caso sarà necessario un paio di occhiali per la visione da lontano (correzione ipermetropia) ed uno più forte per la visione da vicino (correzione ipermetropia + correzione presbiopia).

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Che cos’è la diottria?

La diottria è la unità di misura con cui é possibile stabilire il potere di refrazione di una lente. Questa unità è usata anche per misurare i difetti di refrazione dell’occhio: miopia, ipermetropia e astigmatismo. In questo caso, le diottrie rappresentano la quantità di correzione che il paziente, affetto da uno o da vari difetti visivi, ha bisogno nelle lenti degli occhiali per normalizzare la vista. Per approfondire, leggi: Cosa significa “diottria”? Che significa avere 10/10 di vista?

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Retinopatia ipertensiva: cause, sintomi e terapie

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRESSIONE ALTA IPERTENSIONE ARTERIOSA SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie CapillariÈ una malattia oculare che coinvolge le arterie e le vene della retina, il nervo ottico e la coroide (strato del bulbo oculare ricco di vasi sanguigni). Può provocare, nei casi più gravi e avanzati, un peggioramento della visione perché altera il corretto funzionamento della retina.

Retinopatia ipertensiva: quali sono le cause?

La causa di questa patologia è la pressione arteriosa troppo alta. Infatti, chi ha una pressione del sangue al di sopra dei valori normali (80 mmHg per la minima e 120 mmHg per la massima) col passare del tempo soffre di alterazioni dei vasi retinici ossia:

  1. riduzione della dimensione (calibro) delle arterie, che si restringono progressivamente;
  2. dilatazione delle vene, che tendono ad assumere un decorso tortuoso;
  3. formazione di incroci artero-venosi ad angolo retto.

Questo tipo di evoluzione della malattia porta alla formazione di aree in cui manca l’apporto di ossigeno e di nutrienti (aree ischemiche della retina): all’esame del fondo oculare potrebbero essere presenti essudati duri, molli (anche a forma di batuffolo di cotone) e piccole emorragie (disposte nello strato delle fibre nervose). Anche la coroide va incontro alla formazione di aree non irrorate, mentre il nervo ottico – almeno nelle forme più avanzate della malattia – si può sollevare a causa della presenza di un certo grado di èdema papillare. Queste alterazioni sono lente e progressive, ma alla lunga possono compromettere la normale capacità visiva.

Retinopatia ipertensiva: quali sono i sintomi?

Nelle forme lievi non sono presenti disturbi (retinopatia ipertensiva asintomatica), mentre nelle forme avanzate di retinopatia ipertensiva la visione può risultare annebbiata e le immagini distorte.

Retinopatia ipertensiva: come fare la diagnosi?

La diagnosi avviene attraverso l’esame del fondo oculare, previa instillazione di un collirio per la dilatazione delle pupille. È possibile, in questo modo, valutare dimensione e decorso dei vasi sanguigni, eventuale presenza di emorragie, essudati ed edema maculare. A seconda del grado di alterazione arterioso e venoso nonché della presenza di lesioni (emorragie, zone ischemiche) si determina lo stadio della malattia. Una fluorangiografia (si inietta per via endovenosa una sostanza fluorescente e si eseguono delle fotografie della retina in tempi diversi) può essere utile per evidenziare alterazioni precoci dei vasi retini e poter studiare l’evoluzione della patologia.

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Retinopatia ipertensiva: terapie

La terapia si basa esclusivamente sul controllo, attraverso opportune cure, dell’ipertensione arteriosa sistemica (pressione alta). È importante, quindi, l’esame semestrale del fondo oculare dall’oculista in chi è iperteso, anche per verificare il grado di efficacia della terapia e valutare lo stadio della malattia retinica. Può accadere che si scopra di essere ipertesi soltanto dopo una visita oculistica, quando il medico rileva la presenza dei segni iniziali della retinopatia ipertensiva.

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Retinopatia ipertensiva: la terapia sta funzionando?

Mediante il controllo periodico del fondo oculare si possono evidenziare le alterazioni retiniche a carico del microcircolo, contribuendo così alla diagnosi precoce di uno stato ipertensivo latente e consentendo – con l’ausilio del cardiologo o dell’internista – un trattamento farmacologico adeguato. In questo modo si potrà formulare un giudizio sull’efficacia della terapia antipertensiva in atto. È evidente, quindi, che un controllo periodico della condizione del fondo dell’occhio, potrà fornire un’informazione accurata sulla evoluzione di eventuali alterazioni retiniche causate dall’ipertensione.

Ho la pressione alta: che fare?

La pressione arteriosa al di sopra della norma, in particolare quella diastolica (la minima), provoca danni ai vasi sanguigni degli occhi. Più a lungo è alta la pressione arteriosa e più grave il danno rischia di essere. È consigliato quindi, in questi casi, farsi seguire da un cardiologo o da un internista, i quali hanno le competenze più adeguate. Un’opportuna terapia farmacologica, associata a una dieta corretta (poco sale e pochi grassi) e a uno stile di vita meno sedentario (attività fisica), possono portare a un miglioramento del quadro clinico.

Nota: La pressione alta degli occhi (ipertensione oculare) è soltanto marginalmente legata alla pressione sanguigna: non necessariamente chi soffre di pressione arteriosa elevata ha valori elevati di quella oculare (o viceversa).

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Esame del fondo oculare: a che serve, come si esegue, come ci si prepara?

MEDICINA ONLINE RETINA DISTACCO FOVEA MACULA UMOR PUPILLA IRIDE ANATOMIA CONI BASTONCELLI VISTA CHIASMA CERVELLO NERVO OTTICO CELLULEL’esame del fondo oculare è un esame diagnostico che viene utilizzato per visualizzare le strutture interne del bulbo oculare (soprattutto corpo vitreo, retina e testa del nervo ottico). Si effettua durante una visita oculistica dopo aver dilatato la pupilla mediante instillazione di speciali colliri (detti “colliri midriatici”, che inducono “midriasi”, cioè appunto la dilatazione della pupilla). Si esegue in ambiente scarsamente illuminato, seduti o distesi.

Oftalmoscopio diretto e indiretto

L’esame del fondo oculare è eseguito dall’oftalmologo cmediante uno strumento chiamato “oftalmoscopio”. Con l’oftalmoscopio diretto la fonte luminosa viene proiettata direttamente nell’occhio dell’esaminato e non si può apprezzare la periferia retinica, mentre con l’oftalmoscopio indiretto si utilizza una lente tra l’apparecchio e la persona, consentendo una visione più ampia della retina. In quest’ultimo caso si ottiene il tipico riflesso rosso. Inoltre, la lampada a fessura consente l’esame del segmento posteriore (corpo vitreo e fondo oculare) utilizzando lenti addizionali che permettono di visualizzare anche la retina.

Quando è indicata?

Una persona dovrebbe sottoporsi all’esame del fondo dell’occhio se:

  • ha eventuali fattori di rischio (ad esempio avere un famigliare con malattie della vista);
  • ha una età avanzata (soprattutto dopo i 40 anni);
  • ha sintomi e segni che potrebbero suggerire la presenza di malattia oculare;
  • ha patologie dell’organismo che possono alterare le strutture dell’occhio, come diabete ed ipertensione arteriosa;
  • ha una malattia oculare conclamata.

Ogni quanto tempo effettuare un esame del fondo oculare?

La periodicità con cui un individuo dovrebbe sottoporsi ad un esame del fondo dell’occhio, è molto variabile in base a fattori soggettivi. In assenza di problemi alla vista, di sintomi relativi alla vista e di fattori di rischio, un individuo sano che abbia meno di 40 anni, potrebbe anche non effettuare alcun esame del fondo oculare. Soggetti che non hanno alcun disturbo specifico ed hanno più di 40 anni, possono sottoporsi all’esame una volta ogni 3/ 4 anni. Per chi è affetto da miopia o da patologie oculari non gravi, l’esame può essere effettuato una volta ogni 1/2 anni.
Chi ha problemi retinici gravi e/o soffre di diabete, ipertensione arteriosa o altra patologia che può determinare danni alla retina o ad altra struttura oculare, dovrà sottoporsi a controlli ravvicinati, la cui cadenza esatta deve essere decisa dall’oculista. Comunque è importante sottoporsi a un esame del fondo oculare anche quando si vedono per la prima volta dei lampi luminosi (fosfeni) o miodesopsie (mosche volanti o ragnatele). Nel primo caso il corpo vitreo potrebbe esercitare una trazione sulla retina, con rischio di un suo distacco.

Cosa permette di osservare?

L’esame del fondo oculare permette di osservare lo stato del corpo vitreo (il gel che riempie il bulbo oculare) e le sue eventuali degenerazioni. Inoltre consente la visualizzazione dell’albero vascolare arterioso e venoso retinico, di cui si può valutare il decorso e la dimensione. Permette, soprattutto, di osservare la macula, la zona centrale della retina che consente la visione frontale. Infatti, eventuali degenerazioni e anomalie (distrofie) possono essere diagnosticate e monitorate con tale esame. Si può valutare la conformazione della testa del nervo ottico individuando eventuali patologie (anche generali o sistemiche).

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Per quali malattie viene usata?

In molte malattie che interessano la vista e nel diabete e nell’ipertensione arteriosa cronici. Il diabete o l’ipertensione sono patologie che colpiscono i vasi: ciò che accade nell’occhio avviene, ad esempio, anche nel rene e nel cuore. Il vantaggio è che, con il fondo dell’occhio, si riescono a visualizzare le vene e le arterie con sistemi non invasivi. Per quanto riguarda le patologie oculari il semplice esame del fondo dell’occhio ci permette di prevenire alcune patologie oculari, consentendo di seguire terapie che possono scongiurare patologie gravi e irreversibili.

Controindicazioni

Generalmente non ha controindicazioni. Tuttavia, bisogna stare attenti se si è affetti da glaucoma (per ostacolo alle vie di deflusso dell’umore acqueo) e se la camera anteriore dell’occhio (spazio compreso tra l’iride e la cornea) è poco profonda. In tali casi l’esame viene effettuato con la pupilla non dilatata, esplorando in tal modo esclusivamente il polo posteriore della retina. Inoltre possono presentarsi reazioni avverse ai colliri che si usano per la dilatazione: possono andare da una semplice reazione allergica a fenomeni sistemici più gravi. Tali effetti sono molto rari e, comunque, controllabili. I midriatici (gocce per dilatare le pupille) sono molti; nel caso in cui vi siano effetti collaterali è bene ricordare quale tipo di farmaco abbia creato problemi, comunicandolo tempestivamente all’oculista. Infine bisogna far passare un lasso di tempo sufficiente a riacquistare la visione che precedeva la dilatazione della pupilla: non ci si può mettere subito alla guida per motivi di sicurezza, dato che si vede annebbiato.

Retinografia

Il fondo oculare può essere “fotografato” grazie all’uso di un’apparecchiatura chiamata “retinografo”. La retinografia è appunto l’esame che permette di documentare lo stato del fondo oculare grazie a una foto a colori digitale.

Altri esami

Altri esami, a volte associati con l’esame del fondo oculare, sono:

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Se uso gli occhiali per la presbiopia poi non ne potrò più fare a meno?

MEDICINA ONLINE OCCHIO EYE MIOPIA ASTIGMATISMO IPERMETROPIA PRESBIOPIA VISTA VEDERE DIOTTRIA CONI BASTONCELLI CERVELLO SENSOLa comparsa di difficoltà nella di lettura o di sdoppiamenti delle lettere, con sensazione di stanchezza agli occhi sono tutti i sintomi della presbiopia incipiente e l’uso dell’occhiale per vicino si rende “fisiologicamente” necessario nei soggetti normali oltre i 40-45 anni di età (e per i più “duri” finché le braccia sono sufficienti). Non vi è nessun beneficio nel sottoporre l’apparato visivo ad inutili affaticamenti cercando di rimandare nel tempo l’uso degli occhiali. Se, pur superata questa età, il paziente non avverte nessun disturbo nella visione da vicino, è probabile che abbia un buona capacità accomodativa o che sia leggermente miope e in tale caso l’uso degli occhiali per vicino potrà essere procrastinato nel tempo. In effetti, generalmente dopo i 40 anni, il meccanismo di messa a fuoco per vicino (di cui l’animazione al link accomodazione), incomincia a non essere così efficiente per perdita progressiva dell’elasticità del cristallino (con il passare degli anni si ha una progressiva e fisiologica perdita della capacità accomodativa dalle oltre 10 diottrie a 8 anni a 1 diottria a 60-65). Dapprima si avverte che ci vuole più tempo per la messa a fuoco nella lettura, poi si incomincia ad allontanare gli oggetti per vederli a fuoco, infine quando le braccia non sono più sufficienti ci si reca dall’oculista. La perdita di elasticità del cristallino rende impossibile l’aumento del suo potere diottrico (la sua capacità di assumere la forma sferica) e per tornare a vedere nitidamente abbiamo necessità di aggiungere al davanti dell’occhio delle lenti convergenti (positive) come quelle dell’ipermetropia. La comparsa dell’affaticamento nella visione per vicino varia anche in rapporto all’attività svolta (passare molte ore davanti al computer è ovviamente più affaticante rispetto a chi fa il rappresentante e utlizza prevalentemente la visione per lontano) e a difetti di vista associati come la miopia, ipermetropia, o l’astigmatismo , nonché alla presenza di disturbi della motilità oculare (come ad esempio, la frequente insufficienza di convergenza). Nel momento in cui quindi, ci si rende conto della crescente difficoltà alla lettura, è consigliabile effettuare una visita oculistica e su consiglio oculistico farsi prescrivere gli occhiali per vicino più adatti per le funzioni da svolgere da vicino (lettura, uso del computer, lavori manuali) per evitare lo sforzo visivo nella lettura prolungata, lo sdoppiamento delle lettere e gli altri sintomi di affaticamento visivo (bruciori, irritazione e arrossamento degli occhi sino alla cefalea). Infine la perdita di elasticità al di sopra i 65 anni, può cominciare ad associarsi alla perdita di trasparenza del cristallino (cataratta).

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Pucker maculare: cause, sintomi e terapie

MEDICINA ONLINE RETINA DISTACCO FOVEA MACULA UMOR PUPILLA IRIDE ANATOMIA CONI BASTONCELLI VISTA CHIASMA CERVELLO NERVO OTTICO CELLULEIl pucker maculare (membrana epiretinica) è un’alterazione anatomica dell’interfaccia tra il corpo vitreo e la retina: consiste nello sviluppo di una sottile membrana traslucida sopra la macula (zona centrale della retina). Quando tale membrana si contrae e si arriccia causa una deformazione e una progressiva distorsione della macula stessa, con conseguente peggioramento della visione centrale.

Sintomi di pucker maculare

Al momento della comparsa i sintomi sono rappresentati da una lieve distorsione delle immagini e, soprattutto, dei testi scritti con i caratteri più piccoli (le righe appariranno ondulate). Quando la trazione esercitata dalla membrana sulla macula aumenta, allora ci si accorge che la lettura dei testi con l’occhio interessato diventa sempre più difficile. L’evoluzione della malattia porta, infine, alla visione di una macchia che impedisce la visione centrale.

Cause di pucker maculare

Nella maggior parte dei casi si forma spontaneamente per ragioni ancora non note. Tra le altre cause ci sono soprattutto i processi infiammatori (edema maculare dopo lungo tempo) o la complicanza di trattamenti laser retinici (particolarmente panfotocoagulazioni in pazienti affetti da retinopatia diabetica).

Diagnosi di pucker maculare

La diagnosi viene fatta grazie all’esame del fondo oculare, che permette di visualizzare la membrana. Tuttavia, la conferma deve essere ottenuta tramite OCT (esame che consente di analizzare la retina, in particolare la macula), il quale permette di valutare l’entità della trazione e, inoltre, aiuta a controllare nel tempo la sua evoluzione.

Leggi anche: Tomografia ottica computerizzata (OCT): cos’è, come si legge il risultato, perché farla

Terapie per il pucker maculare

Inizialmente si valuta l’evoluzione dello sviluppo della membrana, senza effettuare un’azione diretta, ma eseguendo soltanto dei controlli frequenti (ogni 3 mesi) del fondo oculare e l’OCT. Nel momento in cui la trazione comporta una riduzione dell’acuità visiva rilevante si rende necessario l’intervento chirurgico di rimozione della membrana (vitrectomia con peeling maculare). Questa operazione permette di bloccare i meccanismi di trazione e, in alcuni casi, di appianare la retina, con un possibile miglioramento della sintomatologia (la distorsione viene ridotta). E’ comunque un intervento molto delicato, in quanto si agisce direttamente sulla parte più importante dell’occhio (macula) e non sempre consente di ottenere il risultato sperato.

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Cosa sono le miodesopsie (mosche volanti) e perché si muovono?

MEDICINA ONLINE OCCHIO EYE EYES MIODESOPSIE MOSCHE VOLANTI PRETINA FOVEA CORPO VITREO CORNEA VISTA VISION SCLERA COROIDE MACULA CRISTALLINO MELANOMA NEVO MIOPIA DALTONISMO PRESBIOPIA STRABISMO WALLPAPER HI RES PHOTO PICTULe miodesopsie (o “mosche volanti”) sono addensamenti del vitreo (una specie di “gelatina” che riempie l’occhio) che proiettano delle ombre mobili sulla retina e, quindi, si presentano nel campo visivo sotto forma di punti, filamenti, tralci a S, C, J…, veli, macchie, greche, serpentine, ragnatele di varie fattezze e dimensioni, grumose o gommose, chiare o scure, che si muovono avanti e indietro, fluttuando (gli anglosassoni li definiscono “floaters, galleggianti”), percepite tanto più nitidamente quanto maggiore è il contrasto (ad esempio quando si guarda una superficie luminosa, tipicamente il cielo azzurro e lo schermo chiaro di un computer), mentre scompaiono in penombra o indossando occhiali da sole. Le miodesopsie, entro un certo grado, sono normali e non sono indice di patologia. Per avere un esempio di mosche volanti, basta guardare il cielo della foto in alto.

Perché si formano le miodesopsie?

Le cause dell’insorgenza delle miodesopsie si riconducono principalmente ma non esclusivamente all’invecchiamento. Il corpo vitreo è composto per la stragrande maggioranza da acqua e per il restante da collagene, zuccheri, cellule vitree, proteine, acido ialuronico, elettroliti ed altri componenti ancora i quali, tutti insieme, ne costituiscono l’impalcatura. La degenerazione dell’impalcatura comincia con la fluidificazione della sua componente gelatinosa: le fibre di collagene iniziano a frammentarsi e formano filamenti di svariate forme che talvolta possono intrecciarsi tra loro e proiettare così un’ombra sulla retina, che viene percepita dal paziente come un’opacità o, appunto, una “mosca volante”. Questo processo, per quanto una graduale disidratazione sia del tutto fisiologica, può essere acuito dalla miopia, specie se piuttosto elevata, da traumi violenti alla testa, dall’utilizzo di particolari colliri a base di cortisonici per lunghi periodi di tempo ma anche dalla disidratazione dovuta ai mesi estivi o a regimi alimentari sbagliati (come ad esempio diete drastiche o digiuni). Anche la presenza di una pressione intraoculare elevata può essere concausa, nell’esperienza degli oculisti, di miodesopsie. A prescindere dalla presenza dei vari fattori di rischio, la degenerazione dell’acido ialuronico diventa evidente intorno ai 40-50 anni di vita, mentre in condizioni adeguate le miodesopsie possono manifestarsi anche molto prima, intorno ai 20-30 anni di vita.

Perché le miodesopsie si muovono?

Le miodesopsie seguono i movimenti oculari: se si cambia la posizione dello sguardo, i corpi mobili seguono il cambiamento di posizione per poi fermarsi in contemporanea all’occhio. Questo può, a volte, disturbare la lettura, in quanto le miodesopsie sono piuttosto visibili sulle pagine della carta stampata e possono arrivare a nascondere i caratteri tipografici. Questo avviene a causa dei movimenti del gel vitreo e dei suoi addensamenti.

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L’occhio quando fissa è fermo? Cosa sono i movimenti saccadici?

MEDICINA ONLINE OCCHIO EYE MIOPIA ASTIGMATISMO IPERMETROPIA PRESBIOPIA VISTA VEDERE DIOTTRIA CONI BASTONCELLI CERVELLO SENSOIl nostro occhio “vede nitidamente” solo in una piccolissima area all’interno della macula detta “fovea” per cui non sta mai fermo compiendo velocissimi micromovimenti (detti “movimenti saccadici” o “saccadi“), non percepiti consciamente, che “scandagliano” rapidissimi l’oggetto della nostra osservazione e solo la successiva elaborazione cerebrale ci ricostruisce integralmente l’immagine “vista” nel nostro cervello. Tali rapidissimi movimenti oculari sono necessari per portare porta una regione inizialmente periferica, al centro del campo visivo (nella fovea).

Quando la nostra attenzione viene attratta da una particolare immagine, per esempio un viso, i nostri occhi ci sembrano fissi su un punto, ma in realtà viaggiano velocemente esplorando prima le caratteristiche più importanti (occhi, bocca, naso) trascurando tratti privi di interesse come la fronte e le guance, per poi tornare ad i tratti salienti con più attenzione. La durata delle pause nell’osservazione è in relazione all’attenzione che suscita l’immagine ed è diversa fra l’uomo e la donna.

Le saccadi servono per portare le varie zone di interesse di una immagine a coincidere con la fovea, la regione centrale della retina, dotata di massima acutezza visiva. I movimenti sono molto rapidi e vengono eseguiti in media 3-4 volte al secondo. In media, durante la veglia, vengono eseguite circa 150.000 saccadi in un giorno. I movimenti saccadici sono “movimenti coniugati“, cioè – salvo patologie –  vengono effettuati da entrambi gli occhi in modo sincrono. I movimenti saccadici seguono traiettorie rettilinee per i movimenti orizzontali e traiettorie curve per quelli verticali ed obliqui.

I movimenti saccadici hanno solitamente una ampiezza massima di 20°. Sono molto rapidi: la loro massima velocità angolare può raggiungere i 900 gradi al secondo. La latenza di un movimento saccadico è di circa 2oo millisecondi: tra la comparsa del bersaglio e l’inizio del movimento dell’occhio passano circa 200 ms.

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