Encefalopatia ipercalcemica
Livelli sierici estremamente elevati di calcio (> 15 mg/dl) si associano a confusione, sonnolenza, deficit dell’attenzione e coma. Concentrazioni più Continua a leggere
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La sindrome da perdita di sali cerebrale (o CSWA, acronimo dall’inglese Cerebral salt-wasting syndrome, CSWS) è una endocrinopatia rara caratterizzata da iponatremia (bassa concentrazione di sodio nel sangue) e Continua a leggere
La sindrome da inappropriata secrezione di ADH (o SIADH) è una patologia caratterizzata da un’elevazione patologica della secrezione dell’ormone antidiuretico Continua a leggere
Nel nostro organismo sono presenti alcuni sali minerali, in quantità molto piccole e tuttavia necessarie al corretto funzionamento di Continua a leggere
Vi presentiamo una classifica di alimenti che contengono varie quantità di sodio espresso in milligrammi per 100 grammi di parte edibile, dal più Continua a leggere
Nelle prossime righe sfateremo una credenza diffusa: la Mortadella fa ingrassare. Ebbene, non è così. Come dovrebbe insegnare il buonsenso, tutto sta nella moderazione. Se la tua dieta è ipercalorica, con poche vitamine e povera di calcio e sali minerali, anche la Mortadella potrebbe far male alla tua salute.
Per esempio, lo sai che un etto di Mortadella Bologna IGP contiene solo 288 calorie, meno di un piatto di pasta e le stesse di una mozzarella fior di latte o di un formaggio da spalmare? Non è tutto, però, perché la Mortadella ha 70 milligrammi di colesterolo per 100 grammi di prodotto, come la carne bianca, da molti ritenuta più dietetica – a torto, evidentemente.
E poi ci sono le vitamine, come la vitamina B1, utile per trasformare il glucosio in energia, e la vitamina B2, o Riboflavina, indispensabile per attivare diverse funzioni del nostro metabolismo. Vogliamo parlare della Niacina. Anche questa vitamina è presente nella Mortadella. La Niacina, o vitamina PP, utile per la trasformazione degli zuccheri, degli acidi grassi e degli aminoacidi.
E le proteine? Sì, nella Mortadella ci sono anche loro. Ma solo proteine “nobili” – in un etto di Mortadella ci sono 16 grammi di proteine. La Mortadella è ricca di sodio, potassio e fosforo, ferro e zinco.
La vera Mortadella Bologna IGP è senza polifosfati. I suoi ingredienti? Carne di puro suino italiano, spezie e aromi naturali.
Quindi, ti abbiamo convinto? Una bella michetta milanese, croccante fuori e morbida dentro, e qualche fetta di Mortadella è una merenda sana e buona. L’hai mai servita come antipasto? Tagliala a cubetti, non più di due centimetri per lato, e abbinala a uno spumante classico della Franciacorta, se prediligi i bianchi, o a un Lambrusco di Sorbara o di Castelvetro, se preferisci i rossi.
Un accostamento originale? Prova la Mortadella con le pere, sia intere che ridotte a mousse, con un’insalata di patate o con la glassa di Aceto Balsamico: basta tagliare delle fette di salume, alte un centimetro circa, farle dorare sulla griglia, o in una padella antiaderente per pochi minuti, e cospargerle di glassa. L’effetto tipo hamburger piacerà anche ai tuoi bambini.
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Sale e sodio sono entrambi termini piuttosto comuni che ricorrono nella vita di tutti i giorni, specie da un punto di vista culinario. Ma sono realmente la stessa cosa oppure si differenziano l’uno dall’altro?
Scientificamente parlando, il sale è composto da sodio e cloruro di sodio. Negli alimenti, però, esistono altre forme di sodio, tra cui il bicarbonato di sodio e gli additivi alimentari, come glutammato monosodico, nitrito di sodio e benzoato di sodio. Qualsiasi sia la forma di sodio consumata, essa si aggiunge all’apporto giornaliero complessivo, ma il sale costituisce circa il 90% del sodio che consumiamo.
Il corpo umano ha bisogno di sodio per funzionare correttamente. Il sodio contribuisce a regolare la pressione e il volume sanguigni, l’equilibrio di altri fluidi presenti nell’organismo e favorisce il corretto funzionamento di nervi e muscoli.
Tuttavia, il corpo, per funzionare propriamente, necessita di una quantità giornaliera di sodio che varia dai 180 mg ai 500 mg. Tale quantità è inferiore ad un quarto di cucchiaino di sale.
Solo il 6% circa dell’apporto quotidiano di sodio proviene dal sale aggiunto alle pietanze mentre si è a tavola. Un altro 5% proviene dal sale aggiunto agli alimenti durante la cottura. Il rimanente 77% circa deriva dai cibi lavorati. Il modo più semplice per ridurre l’assunzione di sodio è quello di consumare una maggiore quantità di alimenti cucinati in casa utilizzando ingredienti freschi.
Il problema più grande che può provocare una dieta ricca di sodio è l’ipertensione, più comunemente conosciuta come “pressione alta”. Più l’apporto di sale è elevato, maggiore sarà la pressione sanguigna. L’ipertensione, inoltre, aumenta il rischio di ictus, problemi renali, insufficienza cardiaca, cecità e attacchi di cuore.
E’ possibile contrastare gli effetti di una dieta ricca di sale praticando attività fisica. Gli studi dimostrano che più si è attivi fisicamente, minore sarà l’aumento della pressione sanguigna in risposta ad una dieta ricca di sale. Di conseguenza, affermano i ricercatori, se il vostro stile di vita è sedentario, è necessario che prestiate particolare attenzione a ridurre il consumo di sale.
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Qual’è la quantità giornaliera di sodio raccomandata?
La National Academy of Science’s Institute of Medicine raccomanda agli adulti sani di limitare il consumo di sodio a meno di 2.300 mg al giorno, ovvero 1 cucchiaino di sale da tavola (che è circa il 40% di sodio). In media, gli occidentali consumano invece più di 3.400 mg di sodio al giorno, che corrisponde a 1 cucchiaino e mezzo di sale.
Alcuni gruppi di persone sono più soggetti all’ipertensione e ai suoi effetti rispetto ad altri. Per queste persone, tra cui i soggetti di età superiore ai 51 anni o gli individui che soffrono di pressione alta, diabete o malattia renale cronica, la quantità giornaliera di sodio raccomandata è di 1.500 mg. Altre persone potrebbero necessitare di limitare ulteriormente tale quantità.
Falso – Gli uomini consumano una quantità maggiore di sodio semplicemente perché mangiano di più. In media, l’uomo occidentale consuma dai 3.100 mg ai 4.700 mg di sodio al giorno, mentre la donna ne consuma dai 2.300 ai 3.100 mg.
Il sodio si trova allo stato naturale nella maggior parte dei cibi e può svolgere diverse ed importanti funzioni all’interno della catena alimentare. Il sale e le altre forme di sodio vengono utilizzati per legare e stabilizzare gli ingredienti oppure come conservanti, esaltatori di sapidità o esaltatori di colore.
La farina di norma può non contenere sodio, ma la farina autolievitante contiene un’elevata quantità di sodio sotto forma di bicarbonato di sodio e sale. Ecco perché molti prodotti da forno sono sorprendentemente ricchi di sodio.
Secondo gli esperti, questa tipologia di prodotti apporta 354 mg di sodio al giorno. Altre fonti di sale includono i prodotti lattiero-caseari, le zuppe in scatola, le salse e le verdure in scatola (una tazza di salsa di pomodoro in scatola può contenere fino a 1.284 mg) e i salumi (due fette di salame contengono 822 mg).
E’ necessario un po’ di tempo per adattarsi ad una dieta povera di sale. Il sale è un gusto acquisito e la maggior parte di noi lo acquisisce durante l’infanzia. Una volta adulti, essendo abituati da parecchi anni a consumare cibi ricchi di sale, è necessario uno sforzo non indifferente per abituare il palato a diverse abitudini. Gli esperti affermano che in media servono dalle 8 alle 12 settimane.
Falso – Il sale da cucina, il sale marino e il sale kosher sono tutti la stessa cosa, ovvero cloruro di sodio, e tutti hanno il medesimo contenuto di sodio (40%). Essi differiscono principalmente nella consistenza e nel gusto.
Il sale da tavola è a base di salgemma proveniente da depositi interni (con l’aggiunta a volte di iodio come nutriente extra). La provenienza del sale kosher è simile, ma di solito non vengono aggiunti additivi e la sua consistenza è più grezza (grani grossi). Il sale marino, lo dice il nome stesso, viene ricavato dall’acqua di mare vaporizzata. Di conseguenza, il suo sapore è leggermente diverso. In ogni caso, tutti questi tipi di sale contribuiscono allo stesso modo al consumo complessivo di sodio.
Vero – La maggior parte delle bevande sportive contiene elettroliti, ovvero minerali che si trovano nel sangue, tra cui sodio, potassio e calcio. Gli elettroliti presenti nelle bevande sportive hanno lo scopo di reintegrare le sostanze perse mediante sudorazione, che avviene mentre si pratica attività fisica. Ma se queste bevande vengono consumate in assenza di sudorazione, si corre il rischio di aumentare l’apporto di sodio.
Falso – Le normative inerenti l’etichettatura dei prodotti alimentari consentono fino a 5 mg per porzione in un prodotto etichettato come “privo di sodio”. I prodotti con dicitura “a bassissimo contenuto di sodio” sono autorizzati a contenere fino a 35 mg per porzione; quelli etichettati con la scritta “povero di sodio” ne possono contenere fino a 140 mg; la dicitura “a ridotto contenuto di sodio” significa che il contenuto abituale di sodio del prodotto in questione è stato ridotto di almeno il 25%. Infine, in presenza di diciture come “senza sale” e “senza sale aggiunto” significa che il prodotto non contiene sale aggiunto oltre alla quantità presente nell’alimento allo stato naturale.
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Prima di iniziare la lettura, ti consiglio di leggere: Pressione alta (ipertensione arteriosa): sintomi, cause, valori e cure
Per abbassare la pressione arteriosa (ipertensione e pre-ipertensione) è necessario intervenire su più fronti. Anzitutto, se possibile, risulta indispensabile rimuovere l’agente scatenante primario; in caso contrario, è necessario ricorrere alla terapia farmacologica sotto controllo medico. In entrambe le situazioni, è sempre consigliabile abbattere l’indice di rischio cardiovascolare complessivo intervenendo anche su eventuali fattori di rischio collaterali, come la dieta e lo stile di vita.
In definitiva, se la pressione alta è dovuta esclusivamente ad una condizione fisica, dietetica e dello stile di vita, gli interventi prioritari sono:
In genere, questo tipo di pressione alta insorge con l’avanzare dell’età e proporzionalmente all’aumento del grasso corporeo; tuttavia, in occidente, si assiste sempre più alla manifestazione di ipertensione precoce (pubertà). Al contrario, se si evince una base ereditaria talmente forte da prescindere da qualunque altro fattore di rischio, l’intervento farmacologico è pressoché inevitabile. Tra le varie molecole si utilizzano (da sole o in associazione): diuretici, inibitori adrenergici, calcio antagonisti, inibitori del sistema renina-angiotensina, vasodilatatori ad azione diretta.
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Come anticipato, la pressione alta è il frutto di un profondo scompenso metabolico.
A volte è sufficiente intervenire ESCLUSIVAMENTE in maniera “naturale” e senza l’utilizzo dei farmaci che, in genere, una volta assunti NON possono essere interrotti ma solo diminuiti! Tuttavia, tale approccio necessita due requisiti imprescindibili: una base genetica debole ed il totale rispetto delle seguenti strategie:
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