Con l’espressione “ciclo dell’abuso” (anche detto “ciclo di abuso” o “ciclo della violenza“; in inglese “cycle of abuse” o “the battering cycle” o “battered woman syndrome“.) si intende una teoria criminologica sviluppata nel 1979 dalla psicologa statunitense Lenore E. Walker (nata a New York il 3 ottobre 1942) per indicare i modelli di comportamento che si verificano in una relazione abusiva. L’espressione viene anche usata più in generale per descrivere qualsiasi insieme di condizioni che perpetuano relazioni abusive e disfunzionali, come pratiche abusive di allevamento dei figli o all’interno di rapporti sociali. Inizialmente, Walker affermava che il ciclo dell’abuso potesse descrivere il controllo patriarcale del comportamento maschile, soprattutto da parte di quegli uomini che percepivano l’abuso come un mezzo per ottenere il controllo sulle proprie compagne. L’abusatore, così come la vittima, in realtà può essere indistintamente di sesso maschile e femminile: non è quindi vero – come alcuni pensano – che il ciclo dell’abuso sia riferibile solo ad un uomo che abusa di una donna, ma anche al caso contrario.
La ricerca
La psicologa Lenore E. Walker, intorno alla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, ha intervistato 1.500 donne che avevano subito violenza domestica e ha scoperto che – nella maggioranza di questi casi – esistesse un modello simile di abuso, che ha elaborato e denominato “ciclo dell’abuso”. Inizialmente, Walker propose che il ciclo di abusi descrivesse il comportamento patriarcale di controllo degli uomini che si sentivano autorizzati ad abusare delle loro mogli per mantenere il controllo su di loro. Walker, nelle sue ricerche, ha usato anche le espressioni “ciclo di violenza“, “ciclo delle percosse” e “sindrome della donna maltrattata“. Il concetto di ciclo di abuso è oggi ampiamente utilizzato nei programmi sulla violenza domestica, in particolare negli Stati Uniti. I critici hanno sostenuto che la teoria è errata in quanto non si applica universalmente come suggerito da Walker, non descrive accuratamente o completamente tutte le relazioni abusive e potrebbe enfatizzare presunzioni ideologiche piuttosto che dati empirici.
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Fasi del ciclo dell’abuso
La relazione abusiva è caratterizzata da reiterati atteggiamenti di abuso, psicologico e somatico, accompagnati da acquiescenza della vittima. Il ciclo dell’abuso segue una progressione ben precisa, e si protrae finché il conflitto non termina, ad esempio quando la vittima trova la forza per abbandonare la relazione o – nei casi più tragici – quando la vittima viene uccisa e/o quando l’abusatore viene arrestato. Il ciclo può reiterare centinaia e centinaia di atti di violenza durante la relazione, e può riattivarsi nel giro di ore, giorni o anni.
1) Costruzione della tensione
La prima fase del ciclo dell’abuso, detta “fase della costruzione della tensione” (in inglese “tension building“), è caratterizzata da un sovraccarico negativo del rapporto di coppia come, ad esempio poca e/o cattiva comunicazione tra le parti, ipotesi aggressione frustrazione, paura per un eventuale scoppio d’ira, ecc. La durata può variare da un paio d’ore a qualche mese.
2) Abuso
Durante la seconda fase, talvolta denominata “fase dell’abuso vero e proprio” (in inglese “incident)”, l’abusatore tenta di dominare la vittima tramite violenza psicologica o forza fisica o abuso di eventuali prerogative concesse dalla legge (mezzi di correzione e di disciplina, potestà genitoriale, sentenze di tribunali…). Talvolta l’abusatore può ricorrere ad atti sessuali o alla minaccia delle armi. La vittima può essere colpita al punto tale da richiedere l’assistenza al pronto soccorso, ma spesso senza riuscire a trovare una via d’uscita dal ciclo.
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3) Riconciliazione
La terza fase del ciclo dell’abuso, detta “fase della riconciliazione” (in inglese “reconciliation“), è caratterizzata da una serie di riavvicinamenti, segna un termine apparente della violenza, laddove l’aggressore finge di assumere sensi di colpa o rimorsi per quanto accaduto. Spesso l’aggressore avanza false promesse di cambiamento del proprio comportamento, magari corrompendo la buona fede della vittima con regali e quanto altro possa rabbonirla. La forza di volontà della vittima può risultare indebolita a seconda del protrarsi del ciclo.
4) Latenza
Nella “fase di latenza”, anche detta “fase di calma” (in inglese “calm“), la relazione è apparentemente calma e serena. Le difficoltà interpersonali, comunque, inevitabilmente si aggravano conducendo ad una nuova riattivazione della tensione. Ad ogni rinnovarsi del ciclo, generalmente, la fase di latenza divene via via più breve dal punto di vista temporale.
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Controversie
Alcuni critici suggeriscono che la teoria del ciclo dell’abuso sia basata su criteri di ricerca inadeguati e non possa quindi essere generalizzata. Dutton e Golant, hanno notato che le prime ricerche erano basate essenzialmente su racconti ed aneddoti delle vittime, quindi “indizi di parte”, piuttosto che sulle rilevazioni campionarie oggettive vere e proprie. La stessa autrice ha ammesso che la selezione del campione non è stata casuale e che non era possibile considerarla una base legittima sulla quale formulare delle ipotesi valide.
Altri ricercatori hanno avanzato dei dubbi sui limiti metodologici alla rilevazione e alla diagnosi del problema. Mentre la teoria copre l’esperienza aneddotica di molti partner nella relazione abusiva, ci sono situazioni che richiedono strumenti di prognosi che attualmente non è sempre possibile garantire. Nel campo dell’auto aiuto, ad es., non è vista con favore l’eventuale scissione di una relazione e che si preferisce progettare interventi di recupero delle relazioni patologiche.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Salve
….”che il ciclo dell’abuso sia riferibile solo ad un uomo che abusa di una donna, ma anche al caso contrario”….Dice l’articolo. Ma va notato che l’incidenza % di uomini che abusano delle donne è indiscutibilmente SUPERIORE non solamente in Italia ma nel mondo, a quello delle donne ! E questo ritengo sia necessario affermarlo.
Grazie per le vostre pertinenti, più che chiare informazioni.
Un cordiale saluto de Bruxelles AP