Differenza tra ateo, agnostico e ignostico

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Il Pensatore, di François-Auguste-René Rodin (Parigi, 12 novembre 1840 – Meudon, 17 novembre 1917)

La parola ateismo deriva dal greco ἄθεος, àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio; invece la agnostico deriva dal greco α- privativo, senza, e γνῶσις sapere, letteralmente senza sapere.
Spesso le due parole vengono confuse tra loro ed usate come sinonimi, in modo errato visto che significano due cose totalmente diverse. La differenza sta nel fatto che, mentre l’agnostico afferma semplicemente l’impossibilità di conoscere la verità sull’esistenza di dio o di altre forze soprannaturali, l’ateo invece non crede nell’esistenza di alcun dio o qualsiasi altro tipo di entità o forza superiore.
L’ateo è sicuro che non esista nessun dio, mentre l’agnostico – non avendo la certezza sull’esistenza o no di dio – sospende il giudizio, in attesa di avere prove a sostegno o a confutazione dell’esistenza di dio.
Esiste anche una terza posizione concettuale chiamata “ignosticismo” in cui la questione dell’esistenza di Dio non ha senso, poiché non ha conseguenze verificabili o controllabili dall’uomo.

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Sul perché non c’è bisogno di dimostrare la non esistenza di Dio

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE DIMOSTRARE NON ESISTENZA DI DIO  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgVedo che molte persone atee o agnostiche, si impegnano a trovare dei sistemi, dei sillogismi, delle logiche, alcuni addirittura delle formule matematiche, per dimostrare il fatto che non esista alcun dio, per rispondere a tono alla marea di fallacie logiche che il credente elenca ogni volta in ogni discussione sull’esistenza o non di dio. Certamente ne può venir fuori un interessante allenamento intellettuale, tuttavia – essendomi anche io posto il problema e non volendo perdere intere giornate a dimostrare razionalmente e con logica un fatto irrazionale ed illogico – sono arrivato alla seguente, facile conclusione: non c’è da dimostrare niente (letteralmente).

Infatti già i latini sostenevano che:

Affirmanti incumbit probatio

ed anche:

Onus probandi incumbit ei qui dicit, non ei qui negat

Sono principi giuridici tutt’ora attuali ed importantissimi, traducibili rispettivamente con “la prova tocca a chi afferma” e “l’onere della prova è a carico di chi afferma qualche cosa, non di chi lo nega“. La necessità di portare prove dell’esistenza di una divinità invisibile ed extraterrena è dunque sulle spalle del credente. È lui che afferma l’esistenza di una o più divinità intangibili e tocca quindi a lui dimostrare tale esistenza.

Il non credente afferma che esiste l’universo, il credente afferma che esiste l’universo e – in aggiunta – Dio: fornire verifica di quell’aggiunta è suo compito.

La situazione è paragonabile ad una causa giudiziaria: è l’accusa che, in un tribunale, deve condurre delle prove a sostegno della propria tesi; la difesa deve al massimo invalidare le suddette prove, non di certo fornire alla giuria una dimostrazione di innocenza nei confronti di un’accusa non prima dimostrata e quindi infondata. Se non fosse così, io potrei dire che tu che stai leggendo hai appena ucciso una persona e tocca a te dimostrare che non sia vero: sarebbe impossibile farlo! È di conseguenza necessario – secondo questo principio – che prima ancora di dimostrare che Dio non esista, siano gli stessi credenti a dimostrare che lui esista, altrimenti paradossalmente chiunque potrebbe dire che esiste qualsiasi cosa che non esiste. Per esempio il mio miglior amico e dio è Dumbo Jumbo, lo vedo qui di fronte a me in questo momento e vuole i miei soldi per salvarmi dall’inferno degli elefanti volanti (se lo pensassi veramente sarei nel reparto di psichiatria: i credenti non lo sono solamente perché sono troppi ed è consuetudine reputarli sani). E non basta dire che Dumbo è presente in un libro scritto da qualcuno migliaia di anni fa, né che milioni di persone credano in Dumbo e nei suoi miracoli, per dire che il grazioso animale esista realmente, altrimenti basterebbe prendere come prova migliaia di fumetti e film su l’Uomo Ragno per poter asserire che l’Uomo Ragno esista realmente.

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Gli atei (e per ovvi motivi ancor di più gli agnostici) non hanno tendenzialmente problemi a riconoscere il fatto che non è possibile dimostrare l’inesistenza di Dio: anche perché, come scrive Richard Dawkins:

Non si può dimostrare in maniera incontrovertibile l’inesistenza di niente

La prossima volta che un credente vi chiederà di dimostrare che Dio non esiste, chiedete voi a lui di dimostrare la non esistenza di Dumbo o di Superman. Oppure ditegli che il vostro dio è Zeus (si, proprio il capo dell’Olimpo degli antichi greci) e, quando lui si metterà a ridere, chiedetegli di dimostrare che Zeus non esista, poi osservate la sua espressione ed i suoi tentativi di arrampicarsi sugli specchi della logica. Non c’è nulla da fare: la fede deve essere per forza irrazionale, perché la razionalità porta a dire che:

Ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova – Euclide

Il ragionamento è abbastanza semplice: tutto quello che vedi esiste, tutto quello che non vedi non esiste. Poi se i batteri non si vedono e tu sei però convinto che loro esistano, tocca a te inventare il microscopio e dimostrare che sono davvero lì nel nostro corpo: finché non ci riesci, la tua rimane una idea e non un fatto oggettivo e se qualcuno viene da te – prima della dimostrazione – e ti dice “I batteri non si vedono quindi non esistono”, tu devi semplicemente dargli ragione. L’onere della prova è di chi afferma, non di chi nega.

Inoltre subentra anche il principio dell’incredibilità/plausibiltà dell’affermazione. Ad esempio, se mi dici che in Thailandia piove, posso crederti anche senza il bisogno di prove, perché l’affermazione è di alta possibilità. Se mi dici che lungo la linea dell’Equatore nevica, già dovresti quantomeno iniziare a fornirmi un indizio che mi possa far credere che sia così, visto che la cosa diventa statisticamente molto meno probabile. Ma se mi dici che hai in giardino un drago viola invisibile che si masturba, allora la prova dev’essere schiacciante e ben documentata, altrimenti resta oggettivamente una fantasia, pur se creduta da molte persone.
Se poi mi dici qualcosa di ancora più incredibile, ovvero che esiste una divinità invisibile che ha creato l’intero universo, che ha plasmato l’uomo ed addirittura si è incarnato in quest’ultimo morendo e resuscitando, per poi salire alla destra di sé stesso per controllare quante volte ti masturbi (e si masturba il drago viola invisibile in giardino), allora mi devi fornire il quintuplo delle prove, e devono essere razionali e logiche secondo un carattere prettamente scientifico. Altrimenti non parli di qualcosa di oggettivo, ma stai raccontando solo una storia fantasy creata dall’uomo, al pari de Il Signore degli Anelli.

Dimostrare che qualcosa NON esiste è possibile? No, perché altrimenti certe discipline scientifiche devono cessare di esistere seduta stante. Ad esempio, la Storia. Gli storici possono confermare quello che possono dimostrare, poi possono sollevare ipotesi in base ai rilievi archeologici. Ma non possono passare la loro vita a smentire tutti coloro che parlano di alieni in riferimento alle piramidi, oppure dimostrare che Napoleone non era un lupo mannaro. Per questo l’onere della prova è sempre una responsabilità di chi afferma e non di chi nega.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Più il nostro quoziente intellettivo è alto e meno crediamo in Dio: gli atei sono più intelligenti dei credenti?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO CHE PREGA IN CHIESA RELIGIONE CATTOLICASta facendo enormemente discutere, e non poteva essere altrimenti, lo studio del dipartimento di analisi dell’Università di Rochester di New York pubblicato sul sito del noto quotidiano The Independent e dedicato alla relazione tra il cervello umano e l’esistenza di Dio. I risultati dello studio infatti dicono che gli atei sono mediamente più intelligenti di chi ha una qualche fede religiosa.

Premesse importanti

Anticipando le possibili fallacie logiche di qualche lettore, vi comunichiamo che questo studio e questo articolo NON vogliono dire:

  • che tutti gli atei siano “intelligenti”;
  • che tutti i credenti siano “non intelligenti”;
  • che “basta” essere atei per diventare “intelligenti”;
  • che “basta” essere credenti per diventare “non intelligenti”;
  • che non possa esistere un “non intelligente” che sia ateo;
  • che non possa esistere un “intelligente” che sia credente.

Già ora possiamo quindi avvertire il lettore che il tirar fuori una lista di grandi studiosi o geni credenti, dicendo: “Quei famosi premi Nobel credono in Dio, quindi tutto lo studio è necessariamente falso” è una chiara fallacia logica, come lo è anche dire: “Quei famosi premi Nobel NON credono in Dio, quindi tutto lo studio è necessariamente vero”. Una lista di geni credenti non inficia né scredita i risultati dello studio, come una lista di geni non credenti non lo conferma. Inoltre, per definizione, il parere personale non può in alcun modo sminuire i risultati di uno studio scientifico, specie di questa portata, quindi dire “mio zio crede in dio ed è un genio, quindi lo studio è per forza falso” non ha alcun senso logico, come non lo ha dire “mio zio è ateo ed è un genio, quindi lo studio è per forza vero”. L’unico modo che ha il lettore che non sia d’accordo con questo studio, di contraddire i suoi risultati, è quello di presentare i risultati di un altro studio altrettanto autorevole che abbia risultati opposti. Tutto il resto è opinione personale e, ripeto, non smonta un bel nulla: la scienza non si fa con le opinioni né con le esperienze personali, bensì con la ricerca scientifica.

Il lettore valuti inoltre che:

  1. no, non è una fake news: che siate d’accordo o no con i suoi risultati, sappiate che lo studio è vero ed è stato riportato su riviste scientifiche internazionali ed autorevoli. Chi dice che “questo articolo è basato su una notizia falsa”, sta oggettivamente dicendo una falsità;
  2. lo studio è del 2013, quindi se state leggendo questo articolo nel 2026, considerate che potrebbe essere considerato già “vecchio” e sorpassato da altri studi più recenti;
  3. quanto detto al punto precedente non significa che questo studio, essendo del 2013, sia falso o necessariamente non più valido: esistono studi scientifici effettuati decenni fa che sono ancora validi perché nel frattempo nessun altro studio è riuscito a contraddirli;
  4. valutare l’intelligenza umana è estremamente difficile, anche perché esistono vari tipi di intelligenze e svariati modi per misurarle: lo stesso QI viene da anni messo in discussione;
  5. se letto questo articolo andrete su Facebook a litigare con qualcuno unicamente sulla base delle vostre e delle sue credenze personali, sbagliate di grosso: ci auguriamo che nessuno usi questo post per generare inutili flame;
  6. il titolo di questo articolo, considerato “acchiappaclick” da un famoso sito, descrive con esattezza la situazione evitando di fare clickbait (senza considerare che il sito in questione usa si lui stesso spesso palesi titoli “acchiappaclick”).

Siti che si scagliano a favore o contro questo articolo, senza considerare tali informazioni e raccogliendone i risultati in modo superficiale per dare valore alla propria tesi, fanno unicamente disinformazione o cercano notorietà usando questo articolo come leva. Finita questa lunga ma doverosa premessa, veniamo ora a parlarvi della ricerca vera e propria.

Molti studi sembrano confermarlo

La ricerca del team dello stimato professor Miron Zuckerman, si è avvalsa – tra gli altri – di tre psicologi che hanno condiviso la definizione di intelligenza come capacità di:

  • ragionare;
  • pianificare;
  • risolvere i problemi;
  • pensare astrattamente;
  • comprendere idee complesse;
  • imparare in fretta;
  • imparare dall’esperienza.

La ricerca ha comparato più di 63 precedenti studi sul tema, in quella che viene chiamata “meta-analisi” cioè un potente strumento di ricerca matematico-statistico il cui scopo è quello di riassumere i dati provenienti da diversi altri strumenti di ricerca, molto usato anche in campo medico. L’obiettivo di questa integrazione è ottenere un unico indice quantitativo di stima che permetta di trarre conclusioni più forti di quelle tratte sulla base di ogni singolo studio. Ebbene su 63 studi Miron Zuckerman ed il suo team di ricercatori ha verificato che ben 53 giungono alla medesima conclusione, e cioè che le persone più sono religiose e meno sono intelligenti.

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Lo studio che mette insieme tanti studi

Pubblicato sulla prestigiosa “Personality and Social Psychology Review“, lo studio del professor Zuckerman prende in esame molte ricerche effettuate negli ultimi 90 anni, in molte università del mondo, su migliaia e migliaia di “cavie”. La più “antica” iniziò nel 1921 per proseguire per anni su 1.500 persone che da piccole avevano un quoziente intellettivo superiore a 135, bambini superdotati insomma: questi bambini, seguiti poi per decenni fino alla vecchiaia, avevano mostrato un più basso – molto più basso – livello di credenza religiosa. Le analisi comparate, di cui appunto solo 10 su 63 dicono che il credente è più intelligente dell’ateo, hanno fatto desumere all’equipe dell’Università di Rochester che è più probabile che i bambini più intelligenti si allontanino dalla religione.

Ma è davvero così?

Ovviamente questa affermazione non implica il fatto che un credente NON possa essere intelligente e la prova è la lunga lista di geni in vari campi dello scibile umano, che credono o hanno creduto in una religione. Inoltre il vero nucleo di questo studio potrebbe indicare qualcosa di lievemente diverso e cioè che chi è poco intelligente tende ad uniformare la propria opinione a quella comune, a conformarsi alle convenzioni sociali, quindi fra i credenti vengono conteggiati tutti i poco intelligenti che credono in Dio solo perché lo fanno tutti gli altri. Seguendo questo ragionamento, paradossalmente se fossimo in una società in maggioranza atea lo studio forse ci direbbe che mediamente gli atei sono meno intelligenti dei credenti. In pratica il risultato dello studio non implica che chi crede in Dio sia automaticamente poco intelligente ma solo che chi è intelligente tende più facilmente crescendo a staccarsi dalle convenzioni sociali e farsi un’idea propria. Bisogna infine considerare che avere una grande intelligenza non implica necessariamente una consapevolezza sul tema e molti “geni” potrebbero essere diventati atei solo per rifiuto verso le convenzioni sociali e non a seguito di una reale e profonda riflessione.

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Non accontentarsi di un dogma “fantasy”

Da qui in poi farò una serie di considerazioni personali, scaturite dal risultato di questa meta-analisi. Prendetelo come uno sfogo personale derivato da anni di discussioni con fanatici religiosi, quindi se eravate solo interessati alla ricerca citata nell’articolo, potete anche evitare di andare oltre.
Quando due esseri umani si pongono la domanda “da dove veniamo?” lo scienziato si sforza di elaborare delle tesi, come per esempio quella del Big Bang, e successivamente cerca con fatica delle prove a sostegno di una data ipotesi piuttosto che un’altra. Quando alla fine la tesi del Big Bang sarà quella più probabile MA NON LA TESI “CERTA”, lo scienziato ammetterà umilmente di non avere la “Verità” in tasca, ma solo delle teorie che si prestano alla smentita da parte di successivi scienziati che si impegneranno con fatica in nuove e più complesse ricerche. Invece il credente si “accontenterà” di sapere di Adamo ed Eva, cioè una storia oggettivamente di fantasia (e che presume anche una serie di incesti), preconfezionata, ipse dixit, senza mettere in discussione questa “Verità”. Per quanto poi tale metafora si presti a interpretazioni magari anche meno fantasiose, rimane comunque un dogma. Molto comodo, poco umile, perché presume di conoscere la risposta a domande a cui in realtà nessuno – neanche “l’infallibile” papa – può dare spiegazione certa.

Zeus, Babbo Natale e Gesù

Mentre lo scienziato arriverà a dire: non so per certo come questo dato fenomeno sia avvenuto e continuerò per sempre a cercare di capirne il perché, il credente si accontenta invece di una storia “fantasy” che fornisce tutte le risposte necessarie, ma esse appaiono (o dovrebbero apparire) all’uomo del 2000, palesemente grottesche ed inventate, tra angeli volanti, soli che si fermano nel cielo, arche-zoo improbabili, bambini primogeniti uccisi, streghe, maschilismi inaccettabili e diavoli con zoccoli e forconi che prendono possesso delle persone, insomma cose che potevano essere credute al tempo del Malleus Maleficarum e dello stigma diaboli, ma a cui oggi potrebbe credere solo uno schizofrenico delirante, ritenute accettabili solo perché ce le hanno ripetute ed inculcate fin da bambini, come amava ripetere Bertrand Russell, a partire dalla violenza del pedobattesimo in poi. Pensateci bene: da piccoli ci dicono che esiste Dio e che esiste Babbo Natale, due figure che non possiamo vedere. Poi cresciamo e ci dicono che Babbo Natale non esiste, mentre continuano a dirci che esiste Dio, ma se continuassero a dirci che esiste anche Babbo Natale, noi continueremo per sempre a credere che esiste un tizio obeso e probabilmente diabetico che vive in Lapponia e – non si sa bene perché – ad un certo punto della sua vita, aiutato dai sui amici elfi, sale su delle renne volanti e commette svariate violazioni di domicilio per dare regali alla gente senza motivo, storia comunque più plausibile di un uomo che muore, resuscita e poi vola in cielo dal padre che in realtà è sé stesso ed ha messo incinta la sua stessa madre vergine, storia che è per forza vera dal momento che la propria religione è sempre e comunque l’unica che dice la verità, mentre le altre migliaia di religioni esistenti ed esistite sono tutte bugie ridicole messe in giro dal diavolo per “sviarci”.
Vorrei poi nuovamente eliminare ogni possibilità di fallacia logica: la ricerca citata nell’articolo NON DICE che I CREDENTI NON SIANO INTELLIGENTI, semmai asserisce che è più probabile che una persona atea sia intellettivamente più capace di una credente esattamente come è statisticamente più facile che chi si sia messo a cercare i motivi fisici dell’esistenza dei fulmini sia stato intellettivamente più capace (o almeno più curioso, concedetemelo) rispetto a chi credeva che i fulmini sulla terra li mandasse un Zeus adirato. Ah, a proposito: c’è qualche credente all’ascolto che mi sa dire che differenza c’è tra il dio cattolico e Zeus? E non datemi la solita risposta, che “Dio esiste mentre Zeus non esiste“, perché a quel punto io potrei chiedervi, come fate sempre voi, di dimostrarmi la NON esistenza di Zeus e siccome non si può dimostrare la NON esistenza di nulla a questo mondo, non vorrei lasciarvi in tilt logico per alcune ore (anche se, per un credente, la logica ha ben poco peso…).

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Umili dubbi

Quello che penso è che la scienza si fa delle domande e prova a darsi delle risposte con fatica, ricercando con pazienza tramite esperimenti, mettendo sempre in dubbio con nuove scoperte la “verità” scoperta dagli scienziati precedenti, ammettendo a sé stessi con umiltà che anche la “verità” scoperta da noi, potrebbe non essere la vera “verità”. Amo pensare che il bello della conoscenza sia quello di colmare la nostra mente seminandovi dei dubbi, non riempendola di certezze, anche perché le certezze non appartengono alla nostra piccola esistenza e – probabilmente – mai le avremo, anche continuando a cercarle per sempre. Questa è la bellezza della scienza: spingere l’essere umano verso la curiosità, inseguire domande ed usare il cervello (quello stesso cervello che ci avrebbe dato un fantomatico dio, lo vogliamo usare o no?) per trovare risposte, in una continua lotta contro il dogma preconfezionato, contro un’arcaica verità, storicamente imposta con la politica, la forza, la violenza della (ben poco “santa”) inquisizione, le guerre ed il sangue innocente di “streghe” e di brillanti liberi pensatori marchiati a fuoco come “eretici”, contro ogni schema applicato da altri, partendo dal basso, dalla concezione di essere piccoli insiemi di molecole pensanti dispersi su un insignificante granello di polvere che galleggia nell’oscuro universo (quasi certamente colmo di altre forme di vita) e non certo le creature più importanti di esso, le predilette di una divinità invisibile, che ha ben poche differenze con il fantasioso (e più credibile) Sauron de “Il signore degli anelli“.

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La religione esiste solo perché abbiamo paura

Preghiamo soprattutto quando siamo in difficoltà e quando ci troviamo di fronte a situazioni che non capiamo e che vorremmo controllare ma non ci riusciamo. L’uomo vede i fulmini e ne ha paura, quindi inventa Zeus, che è nel cielo ed è lui a mandarli. Perché lo crea? Perché sente la necessità di immaginarsi un omino nel cielo, che non può vedere? Per tre motivi:

  1. si rende un evento inspiegabile… spiegabile. Si riesce finalmente a dare una spiegazione ad un evento incomprensibile, visto che la scienza duemila anni fa non poteva ancora spiegare il fatto che il fulmine fosse una semplice scarica elettrica instaurata fra due corpi con altissima differenza di potenziale elettrico. Un evento pauroso, capace di distruggere un raccolto, potenzialmente mortale e senza senso, diventa spiegabile e basta questo per far meno paura;
  2. si rende un evento imprevedibile… prevedibile. Se l’essere umano si comportava male con gli dei, Zeus inviava i fulmini, quindi il fulmine diventava un effetto di una causa ben specifica e riconosciuta, in una sola parola: prevedibile. Se una cosa è prevedibile, fa molta meno paura di un evento imprevedibile;
  3. si rende un evento incontrollabile… controllabile. Se l’essere umano si comportava bene con gli dei, pregandoli con rituali prestabiliti ed offrendo animali sacrificali, Zeus NON inviava i fulmini. Il fulmine, da elemento incontrollabile, diventava un evento evitabile grazie alla preghiera, ai rituali ed ai doni.

In pratica la religione fornisce una risposta rassicurante, ma con elevatissima probabilità falsa, alla paura dell’uomo per i fulmini. La scienza invece cosa fa? Si impegna, sperimenta, prova, riprova, finché capisce cos’è il fulmine ed impara a controllarlo con un parafulmine, controllandolo per davvero e non per finta con una inutile preghiera o un grottesco rituale in stile “danza della pioggia”. Ho fatto l’esempio dei fulmini, ma potete sostituirli con qualsiasi fenomeno, come i terremoti, le eclissi, le convulsioni di un epilettico, le stelle, la nascita di gemelli siamesi, l’aurora boreale… Se ci pensate, qualsiasi religione fornisce risposte facili, di immediata comprensione per chiunque (anche per chi ha è ignorante) e mediamente piacevoli, a qualsiasi paura umana. Paura della siccità (prega e dio manda la pioggia), dell’eclisse di sole (prega e dio fa riapparire il sole) delle malattie (prega e dio ti guarisce), di morire (prega e dio non ti fa morire) e della morte (prega e dio ti manda nel paradiso eterno). Ma soprattutto le religioni forniscono risposta a due delle più grandi domande dell’umanità: cosa c’è dopo la morte e perché esistiamo. Sono domande a cui, probabilmente, non avremo mai risposta. Sono domande che ci fanno paura, soprattutto quando ci avviciniamo al trapasso, perché una possibile risposta potrebbe essere “dopo la morte diventiamo polvere, dopo un paio di generazioni nessuno si ricorderà di noi e la nostra esistenza non ha alcun senso”. E’ vero: anche la scienza esiste perché abbiamo paura di ciò che non conosciamo, ma essa ha l’obiettivo di rispondere in modo razionale e non con favole e – se proprio non riesce a trovare una risposta scientificamente rilevante – ammette la sua ignoranza e non inventa facili e ridicole risposte.

La religione è controllo sociale, politico ed economico

In soldoni, la scienza prova a dare risposte, ma non lo fa in modo rassicurante. Non ci dice che c’è un paradiso dopo la morte, ma solo polvere. Non ci dice che siamo il popolo eletto di dio, ma solo che siamo una forma di vita nata per una serie di incredibili coincidenze, che naviga su un granello di sabbia in uno spazio oscuro, forse infinito e che per noi non ha neanche un punto di riferimento, ad esempio non ha né un sopra né un sotto. La scienza non si piega a facili risposte rassicuranti disegnate per colmare la paura della morte, delle malattie e dell’inutilità delle nostre incomprensibili esistenze. Al contrario la religione “regala” risposte anestetizzanti create con l’unico scopo di istituire un potere economico e politico basato sull’ignoranza e su una manipolazione che tanto somiglia alla circonvenzione di un incapace, magari quando l’essere umano è più debole, ad esempio quando è disperato per una malattia terminale e quindi più facilmente plagiabile. Una bieca manipolazione che inizia fin da quando siamo dei neonati e non possiamo difenderci dal vedere la nostra testa bagnata da fantomatiche acque sante (motivo per cui non ho battezzato i miei figli: da grandi e consapevoli del gesto, se vorranno, lo faranno loro). Una manipolazione che ha storicamente sempre elevato il clero oltre meriti reali, permettendogli di restare SEMPRE impunito di fronte a crimini indicibili e di possedere 2 mila miliardi di euro solo in immobili, alla faccia della povertà auspicata (per gli altri, non per sé stessi). Una associazione piramidale, ipocrita, falsamente umile, storicamente distopica, che crea buchi fenici nelle mani di manigoldi prima osteggiati dalla chiesa e poi usati come carta di credito e che ostenta sangue non newtoniano da mescolare all’occorrenza, per vendere santini, medagliette, acqua “santa” e paccottiglia a caro prezzo in stile Wanna Marchi. Una associazione che prende cadaveri di poveri ragazzini, li imbalsama con cera e silicone, gli mette una tuta da ginnastica con l’etichetta di “santo” e li ostenta come feticci alla necrofilia del credente. Un gruppo composto da numerosi individui senza scrupoli che non vede l’ora di trovare il portafoglio nelle nostre tasche e che gode nel nostro piegarsi davanti a persone vestite da carnevale e che parlano in latino per darsi un tono di santità, ma che all’interno in realtà sono più atee del sottoscritto. Individui che non vedono l’ora di trovare il morbido della società dove affondare il colpo, e quel morbido è chiamato ignoranza, motivo per cui la scienza, la razionalità, la possibilità di studiare e di accedere alla cultura, sono da sempre i naturali nemici alle religioni tutte. Non smettiamo mai di studiare e di usare il nostro cervello! Senza aspettare qualcosa dopo la morte, ma vivendo pienamente la nostra vita consci del fatto che – probabilmente – sarà l’unica a disposizione. Vivendo in armonia con gli altri perché lo sentiamo dentro di noi e non per paura di un improbabile inferno che ci aspetta. Senza essere condizionati nelle nostre scelte, di vita, di aborto, di eutanasia, di legami, di sessualità, da interferenze inaccettabili per uno stato laico ed aconfessionale come (dovrebbe essere) l’Italia, da parte del Vaticano che, di fatto, è uno Stato straniero a cui le leggi italiane si devono piegare da decenni.

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La religione è psichiatria elevata a convenzione sociale

In tutto ciò vorrei farvi notare un fatto curioso: come facciamo noi medici a distinguere uno schizofrenico che vede e parla con una persona invisibile, da un credente che vede e parla col suo dio invisibile? Dobbiamo pur avere un criterio per distinguere i malati dai sani. Ebbene, semplificando, chi crede in una divinità invisibile non viene considerato un malato mentale fondamentalmente solo perché – in base alla cultura ed alla società in cui vive – crede in qualcosa in cui credono troppe persone, quindi diventa una convenzione sociale il fatto che sia considerato sano. Se arriva da me un paziente italiano che crede (lui da solo) nel dio Ngalyod (il “serpente arcobaleno”), che parla con lui, lotta contro il Sole e crea montagne, giudicando chi vìola le leggi, lo potrei considerare come psichiatrico, mentre se giunge da me un paziente aborigeno australiano, che crede nello stesso identico dio, lo dovrei giudicare come sano perché, per la sua cultura di riferimento, è da sani credere nel serpente arcobaleno. Ripeto il concetto: se arriva una persona all’ospedale che dice di parlare con una persona invisibile che vive ovunque e gli appare davanti agli occhi e parla con lui, noi medici dobbiamo avere un criterio per dire se quella persona ha assunto droghe oppure se è probabilmente uno schizofrenico che ha allucinazioni uditivo-visive o se è sano di mente. Se in quell’omino invisibile credono miliardi di persone, allora è sano. Se in quell’omino invisibile ci crede solo lui, allora è malato. E’ una semplificazione estrema, ma concettualmente è così. La differenza tra religione e psichiatria, fondamentalmente, è solo il numero di persone che crede in quella religione ed il fatto di essere inseriti in una certa cultura piuttosto che in un altra e in un certo periodo storico piuttosto che in un altro. Ha fatto scalpore ad esempio il conduttore televisivo Paolo Brosio che alcuni anni fa asserì di vedere la Madonna e di averla fotografata; se Brosio avesse detto: “Ho visto l’unicorno volante”, avrei dovuto indagare su una sua possibile malattia psichiatrica o sull’uso di stupefacenti, ma visto che ha detto “Ho visto la Madonna”, allora devo reputarlo sano, perché è un fatto comune pensare che qualcosa che in base all’esperienza empirica oggettivamente non esiste, come la Madonna, in realtà esista. Se tuttavia fra qualche anno esistesse “la religione dell’unicorno volante” e miliardi di persone credessero che l’unicorno volante esista e che il dio cattolico non esista, dovrei considerare sani i moltissimi credenti nell’unicorno volante e potrei considerare schizofrenici le due o tre persone che ancora dicono di parlare col dio cattolico. Eh si, perché le convenzioni sociali per definizione cambiano nel tempo e nello spazio: se viene da me un tizio che dice che esiste Zeus che manda i fulmini e che lui gli parla ogni giorno da una nuvola, lo considero “pazzo” solo perché siamo in Italia nel 2020 e non in Grecia nel 300 avanti cristo. Nel 4000 ad esempio il dio cattolico potrebbe con buone probabilità essere considerato pura mitologia, come viene oggi considerato mitologia Zeus. Le religioni, proprio perché storie di fantasia, evolvono nel tempo e cambiano in base alle esigenze sociali contingenti. Per approfondire questo argomento, vi consiglio la lettura di: Sindrome di Lasègue-Falret (disturbo psicotico condiviso): quando la follia è “a due”

La mia è l’unica Verità vera

Le convenzioni sociali e le verità “dogmatiche” accettate cambiano anche semplicemente da un gruppo di persone di riferimento all’altro. Pensiamo ad esempio agli adepti di Scientology, che legittimamente credono in questa storia descritta dallo scrittore di fantascienza L. Ron Hubbard:

Xenu era il feroce governatore supremo della Confederazione Galattica (fondata 95 milioni di anni fa) che, circa 75 milioni di anni fa, si rese autore di un genocidio galattico portando sulla Terra centinaia di miliardi di alieni facendoli viaggiare su velivoli simili ai nostri DC-8. Queste astronavi venivano adoperate in quel periodo per trasportare gli individui sui vari pianeti di cui faceva parte la Confederazione e per ucciderli all’interno di diversi vulcani usando delle bombe ad idrogeno. Gli spiriti di questi alieni sono presenti oggi e vivono attaccati ai corpi delle persone causando loro danni spirituali.

Perdonate eventuali errori nella storia: se ci fosse qualche lettore di Scientology all’ascolto, scriva un messaggio per correzioni. Nel gruppo degli appartenenti a Scientology, di cui fa parte anche l’attore Tom Cruise, questa storia ha perfettamente senso, mentre la storia del dio cattolico è stata totalmente inventata ed è probabilmente considerata inverosimile e sciocca. Nel gruppo dei cattolici, al contrario, la storia di Xenu governatore della Confederazione Galattica è considerata totalmente inventata, inverosimile e sciocca, mentre la storia di Gesù crocefisso, del dio cattolico, dell’inferno, della Madonna vergine e degli angeli ha perfettamente senso. Se chiedi ad un membro dei due gruppi, ognuno ti dirà che le cose in cui egli crede siano l’unica Verità, mentre quello che dicono gli altri milioni di credi diffusi sulla testa, siano solo menzogne. E se prendessi un credente per ognuna delle circa 3000 religioni attualmente esistenti ed ognuno potesse dire che il suo dio è l’unico realmente esistente? Chi ha ragione? E se non avesse ragione nessuno? E se la Verità non fosse di questo mondo?

Il punto di domanda

Umiltà, curiosità, assenza di Verità precostituite ed apertura mentale ci hanno permesso di avanzare nel progresso scientifico ed aumentare la nostra aspettativa di vita da 30 a 80 anni: se Albert Bruce Sabin, anziché inventare il celebre vaccino che ha salvato la vita a milioni di bambini, avesse passato la vita a pregare, quei bambini ora sarebbero morti, tra l’altro in teoria per volontà di quello stesso dio che il credente ringrazia quando “salva la vita” ma non incolpa mai quando “fa ammalare”, con la tipica coerenza che lo contraddistingue. Ed è sempre “grazie a dio” e mai grazie al chirurgo che ha passato magari 40 anni di vita a studiare per togliere a vostro figlio quel maledetto tumore al cervello, tumore che in teoria dio stesso ha fatto venire a vostro figlio oppure – nel migliore dei casi – ha previsto ma senza fare un bel nulla per evitarlo, condannando un innocente bambino al dolore e alla morte senza alcun motivo, il tutto spiegabile dal prete di turno con un abilissimo “le vie del signore sono sconosciute all’uomo…”. Lo stesso prete che poi, diventato papa, quando una bimba gli chiede “chi ha creato dio?”, fa finta di nulla e non risponde perché sa benissimo che qualsiasi sua risposta non avrebbe senso, come nessun senso ha la sua religione tutta. Che poi, davvero questo dio che ha, almeno previsto la formazione del tumore, non fa nulla per impedirlo se non viene prima almeno un po’ pregato di farlo? Un dio piuttosto egocentrico e narcisista, direi! Ma a questo punto quando state male, andate in chiesa e non al Pronto Soccorso: una preghiera da recitare a memoria senza neanche capirne le parole dedicata al vostro santo preferito (che “intercede” con dio, con una sorta di “raccomandazione divina”) ed il vostro cancro al colon sparirà per “miracolo”! E, rimanendo in tema, come fate a non capire che sarebbe molto più utile passare un’ora a fare volontariato, piuttosto che passare la stessa ora in chiese (sempre più vuote per fortuna) a sonnecchiare e far finta di ascoltare e capire fiabe ridicole ed anacronistiche su Farisei e Samaritani, scritte migliaia di anni fa da uomini misogini? Come fate inoltre a non capire che i “miracoli” sono semplicemente dei fatti che la scienza non è riuscita ANCORA  a spiegare? Alcuni episodi considerati “miracoli” mille anni fa, ad esempio, oggi sono spiegabilissimi, perché la scienza è “andata avanti”. Per la religione le eclissi solari erano la rappresentazione dell’ira di dio e mettevano paura: ora – grazie alla scienza – non ci fanno più paura.
La scienza ci ha fatto progredire anche perché chiunque può farne parte: se arrivasse un bambino di 11 anni e riuscisse a dimostrare scientificamente che Einstein si sbagliava, la scienza sarebbe costretta ad accettare la nuova tesi senza alcun timore reverenziale. La ricerca sfida l’autorità, non si mette all’ombra di un albero a cullarsi comodamente sulla verità provata o detta da altri 2000 anni prima, altrimenti la Terra sarebbe ancora piatta ed al centro dell’universo, col Sole che ci gira attorno. La religione invece non si pone domande ma accetta dei dogmi – oggettivamente irrazionali e usciti da un racconto fantasy – per fede, dando alle persone una “Verità” arbitraria che non può essere messa in discussione, MAI, altrimenti qualche anno fa si finiva per esser torturati, imprigionati ed uccisi bruciati vivi, mentre oggi si finisce per essere ostracizzati dalla società e dal mondo del lavoro, come successo a tanti miei colleghi.
La ricerca scientifica è un fiume in piena inarrestabile che spinge l’uomo a nuotare ingegnandosi verso posti sconosciuti, mentre la religione è un rassicurante lago fermo lì da migliaia di anni, con mezzo metro di profondità, che addomestica l’uomo trattandolo da decerebrato, cullandolo in una ciambella di piacevoli menzogne, rendendolo comfortably numb ed allontanando dalla sua mente la paura delle malattie e della morte, ottenendo da ciò uno smisurato potere economico, sociale e politico: l’unico prezzo da pagare per galleggiare nelle placide acque tiepide della piacevole ignoranza, è il rispetto per sé stessi e la propria intelligenza ed in molti questo dazio lo pagano volentieri, specie nell’Italia “orgogliosamente” prima per analfabetismo funzionale.

La parola di Dio è un punto esclamativo che chiude la nostra mente e ci lascia fermi su una falsa linea di arrivo. La scienza è un punto di domanda che rimette tutti sulla linea di partenza e ci apre la mente alla luce dell’infinito.
Non so come la pensiate voi, ma io preferisco i punti di domanda.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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