Operazione all’avanguardia: cambiato il DNA di un paziente

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI DNA RNA GENI CROMOSOMI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESI MICROBIOLOGY WALLPAPERScienziati statunitensi hanno modificato i geni di un paziente direttamente all’interno del suo corpo per cambiarne il DNA in modo permanente con l’obiettivo di curare una malattia. L’esperimento è statoportato a termine il 13 novembre scorso ad Oakland (California) su Brian Madeux, un 44/enne affetto da una rara malattia metabolica, la Sindrome di Hunter, che colpisce meno di 10.000 persone al mondo. Tra 3 mesi se il trattamento è riuscito, nel frattempo la tecnica verrà testata per anche altre malattie, inclusa l’emofilia.

Una nuova tecnica

Su Madeux è stata sperimentata una tecnica chiamata “nucleasi delle dita di zinco”, forbici molecolari che cercano e tagliano uno specifico pezzo di Dna. Le istruzioni per intervenire sul Dna sono poste in un virus che viene alterato per non causare infezioni e per portare le informazioni dentro le cellule. Miliardi di copie di questo vengono iniettate in vena. Il virus viaggia fino al fegato, dove le cellule usano le istruzioni per costruire le “dita di zinco” e preparare il gene correttivo. Le dita tagliano il Dna, permettendo al nuovo gene di inserirsi. Questo poi fa sì che la cellula produca l’enzima che manca al paziente.

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Differenza tra genotipo e fenotipo

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Dietologo Nutrizionista Roma Cavitazione Pressoterapia Linfodrenante Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Testicoli Laser Sesso Seno Mammella Capezzolo Filler Rughe Botulino TERAPIA GENICA BLOCCA CANCROSi chiama GENOTIPO l’insieme dei geni che compongono il corredo cromosomico di un organismo. Tenendo in considerazione un solo genotipo, ad esempio quello che determina il colore di un fiore, la proteina che darà il colore del fiore deriva dalla combinazione di due geni, uno sul cromosoma paterno e uno materno. I tipi di alleli di quel gene corrispondono al fenotipo per quel carattere (e per carattere in questo caso indichiamo il colore del fiore).

Il FENOTIPO è la manifestazione finale di quel genotipo (nell’esempio precedente: il colore del fiore).

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Differenza tra cellula aploide e diploide con esempi

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Cellula diploide (a sinistra) e aploide (a destra)

Il materiale genetico presente nelle cellule eucariotiche è organizzato in cromosomi, strutture a forma di bastoncino in cui il DNA è associato a proteine. Nelle cellule diploidi, ogni cromosoma è presente in due copie aventi la stessa forma e le stesse dimensioni; ciascuna copia proviene da uno dei genitori. Le cellule aploidi, invece, possiedono soltanto una copia di ogni cromosoma.

Nella specie umana, la maggior parte delle cellule è diploide e possiede un corredo cromosomico pari a 46 cromosomi, corrispondente a due serie complete di 23 cromosomi (23 x 2= 46). Le uniche cellule aploidi del tuo corpo sono i gameti (gli spermatozoi nel maschio e le cellule uovo nella femmina), cellule speciali deputate alle riproduzione
sessuata. Le cellule destinate a diventare gameti subiscono un processo chiamato meiosi in seguito al quale il numero dei cromosomi viene ridotto a metà (nel caso della specie umana, 23). Il fenomeno della meiosi è sempre legato alla riproduzione sessuata. Il numero di cromosomi tipico della specie si ripristina con la fecondazione,
che dà origine a una nuova cellula diploide, chiamata zigote, dalla quale si svilupperà il nuovo individuo. Nella specie umana, quindi, lo stadio diploide (l’intero organismo) prevale su quello aploide (rappresentato dai gameti). In altri casi, come per esempio nelle piante, all’interno dello stesso ciclo vitale possono esistere sia individui aploidi sia
diploidi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra gene e allele

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Peso Dietologo Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Obesità Cancerogeni Cancerogenesi e CancroI geni sono sequenze nucleotidiche situate in posizioni fisse e specifiche del cromosoma. Non sono altro che una serie di nucleotidi con una specifica sequenza che servirà poi, mediante il processo di TRASCRIZIONE E TRADUZIONE, a generare una proteina (e non solo, in realtà il prodotto può essere anche un tRNA o rRNa ad esempio).

Per ogni gene esistono alleli differenti. Considerando per semplicità un unico cromosoma , ad esempio il cromosoma 7 umano, se su questo cromosoma esiste un gene che codifica per una proteina, entrambi i cromosomi 7 avranno questo gene che codifica per quella proteina. La differenza sta nel fatto che ogni gene può però subire delle mutazioni nel corso dell’evoluzione. E quindi per via di mutazioni casuali in quel gene si possono generare ALLELI differenti, ovvero forme alternative di quel gene. Negli esempi di Mendel delle piante e dei fiori con colori o forme differenti, il motivo di tali differenze era dovuto ad alleli differenti di uno stesso gene: uno codifica per una proteina che ha un pigmento rosso e una che codifica per il colore bianco ad esempio. In realtà il motivo per cui un fiore è bianco in molti casi è dovuto ad una proteina non funzionale, che quindi non codifica per nessun pigmento e il risultato è un fiore bianco. E’ quindi da tenere presente che una mutazione in un gene può far si che si produca una proteina che esprime una caratteristica diversa o anche che esprime una proteina che non funziona più. Quindi ogni cellula porterà due geni dello stesso tipo, uno sul cromosoma paterno e uno materno, ma questi possono essere differenti perchè sono differenti le forme alleliche che portano il cromosoma materno e quello paterno. Un gene dobbiamo immaginarlo come una sequenza di nucleotidi.

Ad esempio possiamo avere lo stesso gene che ha due alleli che differiscono per un nucleotide: uno ha una guanina in posizione 7 e l’altro ha un’adenina. Ovviamente un gene ha una sequenza di molti più nucleotidi, ma non è raro che due alleli differiscano per un singolo nucleotide, e per quanto possa sembrare di non molta importanza una differenza cosi piccola in realtà molte malattie gravi (come l’anemia falciforme) sono dovute ad una singola sostituzione nucleotidica.

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Sindrome di Bloom: cause, sintomi, diagnosi e terapia

SINDROME DI BLOOM CAUSE SINTOMI DIAGNOSI TERAPIA GENETICA FOTO IMMAGINI DNA MALATTIA.jpgLa sindrome di Bloom è una malattia autosomica recesssiva caratterizzata da eritema teleangiectasico del volto, fotosensibilita, nanismo ed altre anomalie.

Segni e sintomi

Le tipiche lesioni cutanee sono teleangiectasiche eritematose, appaiono in infanzia al volto, con tipico aspetto a farfalla, ma occasionalmente si riscontrano anche ai dorsi delle mani e dei piedi. Queste aree sono sensibili al sole, e peggiorano dopo l’esposizione. L’ altra caratteristica fondamentale della malattia e la bassa statura, soprattutto prenatale all’esordio, ma che persiste anche in infanzia e in eta adulta. La maggior parte degli individui rimane al di sotto dei 148 cm.
I maschi sono sterili con azospermia, mentre le femmine possono essere fertili.
Altre caratteristiche sono: macchie caffelatte, microcefalia, dolicocefalia, faccia stretta, naso e/o orecchie prominenti, la tipica tonalita alta della voce, l’ipertrigliceridemia. L’intelligenza e normale. Le infezioni sono frequenti, a causa dell’immunodeficienza, e possono essere minacciose per la vita.

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Storia naturale

La sindrome di Bloom e un disordine genetico che predispone al cancro. Infatti, quasi la meta dei pazienti sviluppano almeno una neoplasia (10% dei quali hanno piu di una neoplasia primitiva, il che e proprio tipico di questa sindrome); l’eta media di insorgenza del primo tumore e di 25 anni (range 2-49 anni).  Dopo i trent’anni si manifestano leucemie acute (ALL e ANLL) nel 15% dei casi e linfomi pure nel 15% dei casi. Carcinomi (una grande varieta di tipi) si sviluppano nel 30% dei casi, perlopiu dopo i 20 anni.
A parte le malattie neoplastiche, le complicanze maggiori dal punto di vista medico sono la malattia polmonare cronica e il diabete mellito (nel 10% dei pazienti).
L’incidenza della sindrome e di circa 2/100.000 nati tra gli Ebrei Ashkenazi e tra i Giapponesi (effetto del fondatore: le persone affette derivano da un antenato comune); per il resto e molto rara.

Eziologia

La sindrome di Bloom e trasmessa con modalita autosomica recessiva. Il gene e stato mappato: location 15q26.

Diagnosi

Fa diagnosi il riscontro (patognomonico) di un alto numero di scambi spontanei di cromatidi fratelli (90 per cellula, piu di 10 volte maggiore che nel normale); in alcuni pazienti, il riscontro di una sottopopolazione con basso numero di scambi suggerisce una ricombinazione tra alleli materni e paterni (con mutazioni differenti), che da origine ad un gene selvaggio funzionante. Gli eterozigoti, invece, non si possono investigare con studi citogenetici.

Terapia

Non esistono cure definitive. L’ormone della crescita è controindicato nelle sindromi in cui vi e un aumentato rischio di rotture cromosomiche, come appunto la sindrome di Bloom. Controlli frequenti assicurano la diagnosi precoce dei tumori associati alla sindrome di Bloom. Gli individui affetti da questa patologia devono evitare i raggi X, gli agenti chemioterapici ed altre esposizioni ambientali che possono provocare danni ai loro cromosomi particolarmente fragili.

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Quanti cromosomi hanno esseri umani, scimmie, cani, gatti e topi?

Nelle cellule umane (diploidi) ci sono 46 cromosomi:

  • 44 cromosomi sono detti somatici o autosomi e sono disposti in 22 coppie;
  • 2 cromosomi sessuali (XX o XY).

I 44 cromosomi somatici determinano le caratteristiche fisiche del soggetto.
I 2 cromosomi sessuali sono quelli che invece determinano il sesso e sono uguali nella donna (tutti e due del tipo X, detti così a causa della forma) mentre l’uomo possiede un solo cromosoma sessuale del tipo X mentre l’altro è del tipo Y.


Nei gameti (spermatozoi ed ovocellule, che sono cellule aploidi), il corredo cromosomico è dimezzato rispetto alle cellule diploidi:

  • 22 cromosomi sono detti somatici;
  • 1 cromosoma sessuale (X nell’ovocita mentre Y o X negli spermatozoi).

Nelle cellule delle scimmie ci sono 48 cromosomi:

  • 46 cromosomi sono detti somatici o autosomi e sono disposti in 22 coppie;
  • 2 cromosomi sessuali (XX o XY).

I primati possiedono quindi 2 cromosomi somatici in più rispetto all’essere umano.


Il cane ha 78 cromosomi, mentre il gatto ne ha 38 ed il topo 40. Ecco il numero di cromosomi di alcune specie, in questa tabella:

MEDICINA ONLINE QUANTI CROMOSOMI ESSERE UMANO SCIMMIE CANE GATTO TOPO ANIMALI DIFFERENZE.jpg

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Quanti cromosomi ha chi è affetto da Sindrome di Down?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare La molecola che spegne la sindrome di DownUn soggetto sano possiede 46 cromosomi (44 somatici e 2 sessuali). Un individuo con Sindrome di Down ha invece 47 cromosomi:

  • 45 cromosomi somatici;
  • 2 cromosomi sessuali (XX se femmina o XY se maschio).

Il fatto che il soggetto con tale sindrome abbia un cromosoma in più (45 e non i normali 44) dipende dalla presenza di una terza copia (o una sua parte) del cromosoma 21. Mentre un soggetto sano ha una coppia di cromosomi 21, il soggetto con Sindrome di Down ha invece 3 cromosomi 21, motivo per cui tale sindrome è anche conosciuta come “Trisomia 21” o come cariotipo 47,XX,+21 per le femmine e cariotipo 47,XY,+21 per i maschi.

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Cos’è un tumore? Perché viene il cancro? Quali sono le cause?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME OBIETTIVO SEMEIOTICA FONENDOSCOPIO ESAME (3)Le parole “cancro” e “tumore” sono conosciute da ognuno di noi come patologie spesso molto insidiose, tuttavia non tutti sanno esattamente cosa siano: cerchiamo di capirlo oggi, in generale e senza entrare nello specifico di un singolo tipo di tumore.

Cos’è un tumore?

Un tumore (dal latino tumor, “rigonfiamento”), anche chiamato neoplasia (dal greco νέος nèos, “nuovo”, e πλάσις plásis, “formazione”), è una massa di tessuto anormale che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo.
Semplificando: il tumore è un insieme di cellule che si moltiplicano senza fermarsi, al contrario dei tessuti sani che invece sono composti da cellule che hanno una proliferazione controllata e limitata.

Leggi anche: Che differenza c’è tra tumore benigno o maligno, neoplasia, cancro?

Quali sono i medici che si occupano di tumori?

La branca della medicina che si occupa di studiare i tumori sotto l’aspetto eziopatogenetico, diagnostico e terapeutico è chiamata oncologia, tuttavia, potendosi i tumori formare in qualsiasi tessuto, qualsiasi medico può occuparsene. Ad esempio un tumore della pelle sarà probabilmente diagnosticato da un dermatologo, un tumore delle ossa da un ortopedico, un tumore del sangue da un ematologo, un tumore al seno da un senologo o da un chirurgo generale, un tumore del cervello da un neurologo o da un neurochirurgo, un tumore al rene da un urologo, un tumore ai polmoni da uno pneumologo o da un chirurgo toracico, un tumore al colon da un gastroenterologo o da un chirurgo generale. Tutti questi specialisti si servono anche dell’aiuto di professionisti che lavorano nella medicina di laboratorio, nella diagnostica per immagini (ad esempio radiologi) e di patologi, figure necessarie per la diagnosi di certezza di un tumore. La cura di un tumore si serve spesso di un equipe di medici che coinvolge oncologi e chirurghi.

Da cosa origina un tumore?

Può sembrare incredibile, eppure qualsiasi tumore, anche il più pericoloso, origina da una sola cellula iniziale mutata. Nei tessuti normali le cellule si riproducono dividendosi, per far crescere l’organismo o rimpiazzare le cellule morte: tale processo è finemente controllato da messaggi chimici inviati da una cellula all’altra e dai geni che si trovano nel loro DNA. Nei tumori, tale processo di controllo è alterato e la cellula iniziale, mutata per varie cause, continua a riprodursi senza freni e vengono meno anche i processi con cui le cellule danneggiate vanno incontro all’apoptosi, cioè alla morte programmata.

Leggi anche: Come nasce un cancro? Cosa sono i cancerogeni e come avviene la cancerogenesi?

In cosa consiste il danno della cellula iniziale?

La singola cellula iniziale che dà il via al tumore, ha una o più mutazioni geniche che fanno saltare i meccanismi di controllo della replicazione cellulare. La cellula mutata ha vari sistemi di riparazione genica, tuttavia, quando tali sistemi non sono sufficienti e più errori si accumulano, la cellula può iniziare a replicarsi senza controllo e dare avvio al tumore. Alcune di queste mutazioni geniche sono ereditarie (nell’uomo la trasmissione di un tumore da un individuo ad un altro è un evento rarissimo, ma non impossibile), mentre altre – più frequenti – sono provocate da fattori esterni, come sostanze chimiche o radiazioni, che vengono dette “cangerogene”, in quanto sono capaci di generare un cancro.

Quali sono i cancerogeni più diffusi?

Il fumo di sigaretta contiene più di 50 sostanze riconosciute come cancerogene, tra cui nitrosammine e di idrocarburi policiclici aromatici, ed infatti il fumo è responsabile di circa un terzo di tutte le morti per cancro nei paesi sviluppati e circa uno su cinque in tutto il mondo. Decenni di ricerche hanno dimostrato il legame tra il fumo e le neoplasie del polmone, della laringe, della testa, del collo, dello stomaco, della vescica, dei reni, dell’esofago e del pancreas. Per approfondire, leggi: Quali sostanze nocive e cancerogene contiene il fumo di una sigaretta?

L’esposizione prolungata all’amianto è una delle principali cause di mesotelioma, un tipo di tumore maligno del polmone. Altre sostanze catalogabili in questa categoria sono la wollastonite, l’attapulgite, la lana di vetro e la lana di roccia. Si ritiene che queste possano avere un effetto simile all’amianto e tipicamente l’essere umano è esposto ad esse per cause professionali. Materiali particellari non fibrosi che causano il cancro sono: la polvere di cobalto, il nichel metallico e la silice cristallina (quarzo, cristobalite e tridimite). Di solito, gli agenti fisici cancerogeni devono penetrare all’interno del corpo (ad esempio tramite inalazione di piccole parti) e richiedono anni di esposizione prima di sviluppare un tumore. Anche le bevande alcoliche aumentano il rischio di contrarre molti tipi di cancro, fra cui quello al seno, all’esofago, al colon, al pancreas, al cervello e alla gola. Anche l’inquinamento ambientale è cancerogeno.
Fino al 10% delle neoplasie maligne sono legate all’esposizione alle radiazioni ionizzanti (quelle a cui si sottopone il corpo durante una radiografia o una TAC). Le radiazioni ionizzanti possono provocare il cancro in molte parti del corpo ed a qualsiasi età. Ovviamente l’esposizione necessaria a sviluppare un cancro deve – nella maggioranza dei casi – essere prolungata: non basta ad esempio sottoporsi ad una singola radiografia per sviluppare un tumore.
L’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti provenienti dal sole può portare allo sviluppo di melanoma e tumori maligni della pelle. Prove evidenti stabiliscono che le radiazioni ultraviolette siano la causa della maggior parte dei tumori della pelle non-melanomi, che sono le forme più comuni di cancro in tutto il mondo. Altre radiazioni non ionizzanti, come le frequenze radio utilizzate dagli smartphone, la trasmissione di energia elettrica, e altre fonti simili sono ritenute come possibili agenti cancerogeni dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Alcuni ormoni sono correlati allo sviluppo di neoplasie, promuovendo la proliferazione cellulare. I tumori la cui nascita è maggiormente influenzata dagli ormoni sono quelli legati al sesso come il cancro della mammella, dell’endometrio, della prostata, dell’ovaio e del testicolo, oltre ai tumori della tiroide e delle ossa.
Anche traumi fisici, specie se ripetuti, possono dare origine ad un tumore, anche se molto più raramente rispetto a sostanze chimiche e radiazioni. Una causa accettata dalla comunità scientifica è l’applicazione a lungo termine di oggetti caldi sul corpo. Ripetute bruciature sulla stessa parte del corpo, come quelle prodotte dagli scaldamani a carbone, possono condurre allo sviluppo di neoplasie della pelle, specialmente se sono presenti anche cancerogeni chimici. L’assunzione di bevande calde può creare delle scottature che favoriscono neoplasie esofagee.

Leggi anche: È vero che i campi elettromagnetici causano tumore e cancro?

Il ruolo dei geni

Alla base della patogenesi del tumore c’è la mutazione di determinati geni:

  • i proto-oncogeni,
  • i geni oncosoppressori,
  • i geni coinvolti nella riparazione del DNA.

Questi ultimi sono quelli che garantiscono la stabilità genetica perché se altri geni sono mutati per azione per esempio di agenti cancerogeni, questi riparano il DNA prima che vada incontro alla replicazione, prima cioè che queste mutazioni diventino stabili. Il cancro può colpire persone di ogni età, ma le persone anziane sono colpite con maggiore frequenza, perché i danni genetici tendono ad accumularsi con il tempo. Le mutazioni necessarie che una data cellula deve accumulare per dare origine a un cancro sono le seguenti, e sono comuni a tutti i tipi di cancro:

  • acquisizione dell’autonomia moltiplicativa per sopravvenuta incapacità a sottostare ai meccanismi regolatori della proliferazione cellulare;
  • assenza di inibizione dipendente dalla densità (le cellule normali si moltiplicano fino a una definita densità cellulare, raggiunta la quale diventano quiescenti);
  • ridotta capacità di adesione con altre cellule o componenti tissutali;
  • assenza di matrice extracellulare (spesso digerita da proteasi) che favorisce l’invasione di tessuti normali adiacenti;
  • angiogenesi: formazione di nuovi vasi sanguigni per fornire ossigeno e fattori nutritivi alle cellule tumorali;
  • riduzione o perdita della capacità differenziativa;
  • acquisizione della capacità di replicazione illimitata per effetto dell’espressione della telomerasi o con sistemi alternativi chiamati “ALT” (Alternative Lengthening of Telomeres);
  • riduzione o perdita della possibilità di andare incontro a morte cellulare programmata (apoptosi).
  • perdita della cosiddetta inibizione da contatto.

Oltre a queste possono verificarsi (e di solito si verificano) anche altre mutazioni, dipendenti dal particolare tipo di cellula originaria e dalla esatta sequenza dei danni genetici.

Leggi anche: Cosa sono le metastasi? Tutti i tumori danno metastasi?

Angiogenesi

Come qualsiasi altro tessuto, per svilupparsi il tumore ha bisogno di ossigeno e sostanze nutritive: per questo produce sostanze capaci di stimolare l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni, che vadano a irrorare il nuovo tessuto in crescita.

I fattori di rischio per il tumore

Molto raramente un tumore ha una unica causa. Molto più spesso un tumore è causato da vari fattori di rischio che agiscono in modo sinergico. Alcuni fattori di rischio non modificabili, sono:

  • età avanzata (alcuni tipi di tumore);
  • giovane età (alcuni tipi di tumore);
  • sesso (ad esempio il tumore al seno è molto più diffuso nel sesso femminile che in quello maschile);
  • familiarità (parenti con tumori);

Alcuni fattori di rischio modificabili, sono:

  • vita sedentaria;
  • sovrappeso e obesità;
  • alimenti ricchi di grassi e calorie;
  • fumo di sigaretta;
  • inquinamento atmosferico;
  • agenti infettivi (virus e batteri);
  • esposizione a sostanze chimiche;
  • esposizione prolungata al sole;
  • esposizione ripetuta a radiografie e tac.

Leggi anche: Come prevenire i tumori ed il cancro? I 10 cambiamenti consigliati

Stadiazione

L’estensione della maggior parte dei tumori maligni nell’organismo (espressa dalla “stadiazione”) viene classificata, in genere, attraverso la Classificazione TNM, proposta e mantenuta aggiornata dalla Union for International Cancer Control. Per approfondire, leggi: Stadiazione e classificazione TNM: cancro curabile o terminale?

Tumore benigno o maligno

In base al comportamento biologico i tumori si classificano in:

  • tumori benigni: sono costituiti da cellule che mantengono in parte le loro caratteristiche morfologiche e funzionali, pur esibendo autonomia moltiplicativa. Essi sono caratterizzati da un tipo di sviluppo detto espansivo, perché comprime i tessuti vicini senza distruggerli: i tumori benigni che originano dall’epitelio ghiandolare (adenomi) sono spesso avviluppati da una capsula di tessuto connettivo fibroso che li delimita nettamente dai tessuti confinanti, coi quali assumono un rapporto di contiguità. Sono meno gravi dei tumori maligni.
  • tumori maligni o cancro: sono costituiti da cellule che appaiono morfologicamente e funzionalmente diverse dalle corrispondenti normali. L’atipia morfologica, che è tanto maggiore quanto più indifferenziato è il tumore, si manifesta con mancanza di uniformità nella forma e nelle dimensioni delle cellule (polimorfismo) e degli organi cellulari, in particolare del nucleo, che è frequentemente ipercromico ed in fase mitotica. I tessuti vicini al tumore maligno vengono invariabilmente infiltrati e distrutti dalle cellule tumorali che si sostituiscono a quelle normali, fenomeno questo caratteristico della malignità e noto col termine “invasività neoplastica”. L’invasività si verifica anche a distanza, poiché un tumore maligno – al contrario del benigno – può dare origine a metastasi. Sono più gravi dei tumori benigni. In caso di tumore maligno, è importante intervenire al più presto con la terapia adeguata allo stato di diffusione della malattia, ad esempio con chirurgia, chemioterapia o radioterapia. In caso di tumore benigno, invece, la tempestività è molto meno importante ed anzi spesso il medico, anziché decidere per la sua asportazione, opta per una osservazione attenta e periodica e solo se il tumore benigno dovesse mutare caratteristiche (ad esempio: lipoma che aumenta in dimensioni) allora sceglierà di asportarlo chirurgicamente.
  • borderline: in alcuni casi i tumori presentano un comportamento intermedio fra la malignità e la benignità (tumori “borderline”) o risultano inclassificabili (tumori a comportamento biologico incerto). In questi casi, generalmente la frequenza delle metastasi è molto bassa e il decorso è lento. Un esempio è il tumore stromale gastrointestinale.

La pericolosità di un tumore non dipende solo dalla sua natura, ma da molte altre caratteristiche come grandezza, tessuto di origine ed invasione o meno dei linfonodi.

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