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Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC o OCD acronimo dall’inglese obsessive-compulsive disorder), a volte chiamato anche “sindrome ossessivo-compulsiva”, è un disordine psichiatrico che si manifesta in una gran varietà di forme, tutte principalmente caratterizzate dall’anancasmo, cioè dall’incapacità del soggetto di evitare di compiere determinate azioni o di pensare determinati contenuti, solitamente in modo ripetitivo ed un numero di volte ben preciso, pena il verificarsi di una sensazione di ansia più o meno intensa. I pensieri ossessivi nel DOC sono quindi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l’ossessione e l’ansia che ne deriverebbe dalla mancata neutralizzazione.
Il disturbo ossessivo-compulsivo, pur essendo classificato tra i disturbi d’ansia dai manuali ufficiali delle malattie psichiatriche, è da molti considerato invece – in virtù della sua incerta rispondenza al trattamento con farmaci ansiolitici – come entità nosografica autonoma con un definito nucleo psicopatologico. Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d’ansia che non deve essere confuso con il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità (OCPD), patologia che appartiene invece ai disturbi di personalità. A tal proposito leggi: Disturbo ossessivo-compulsivo: ripetere, ripetere e ripetere ancora all’infinito un gesto. Differenze col disturbo di personalità ossessivo-compulsivo
La gravità del cosiddetto OCD, varia dai casi limite a base prevalentemente organica (squilibri neurobiologici che vengono trattati quasi esclusivamente attraverso la farmacoterapia), fino ad arrivare alle forme «sfumate» del disturbo, che colpiscono moltissime persone (pensiamo per esempio al timore di non aver chiuso la porta di casa, o la macchina, o al senso di «non aver finito» una determinata cosa – «not just right experience») e che rispondono anche a un trattamento esclusivamente psicoterapeutico. La struttura centrale del disturbo è la stessa, ma l’entità della sua gravità varia, e soprattutto varia la sua forma, in termini di tipologia di compulsione. Ecco le cinque forme ossessive-compulsive più diffuse:
1) Checkers
Queste persone sentono l’impulso irrefrenabile di controllare (to check) che qualcosa sia chiuso/bloccato: eseguire quella chiusura o quel gesto rituale, spazza via mentalmente la sensazione che qualcosa non sia finito o non chiuso.
2) Washers
Questi soggetti compulsivamente (si) lavano o puliscono la casa, gli oggetti e gli indumenti, raggiungendo una certa soglia di senso di pulizia e igiene, fugando il timore di essere contaminati o non perfettamente puliti.
3) Hoarders
Questi soggetti sono anche identificati col termine di «accumulatori», rappresentano una categoria laterale dei pazienti con disturbo DOC. Per approfondire leggi:
- Sindrome da accumulo: caratteristiche cliniche della disposofobia
- Sindrome da accumulo digitale: accumulare dati sul pc in modo ossessivo
4)Repeater
Si chiamano anche «thinking ritualizes», scacciano via i pensieri ossessivi ripetendo un gesto o un’azione, anche mentale (contare fino a 10, ripetere delle parole o dei mantra), fino al punto in cui sia raggiunto uno stato di tranquillità percepita.
5) Orders
Per ripulire la mente dai pensieri ossessivi, queste persone creano intorno a sé un ambiente perfetto, usando simmetria e rigore.
Le cause del DOC non sono attualmente del tutto note. La psichiatria biologica presume ci possa essere uno scompenso nel milieu neurotrasmettitoriale (in particolare in riferimento al livello di serotonina), e un comportamento difettoso entro alcuni circuiti che collegano zone antiche del cervello a zone più recenti; la teoria psicanalitica dà altre spiegazioni, la psicoterapia a matrice cognitivista ancora altre.
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Disturbo ossessivo compulsivo: il trattamento con farmaci e terapia cognitivo-comportamentale è la migliore scelta
Un team di psichiatri americani ha recentemente pubblicato uno studio su JAMA (Hirschtritt et al. 2017) che ha esaminato i lavori scientifici, pubblicati negli ultimi cinque anni, riguardanti il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo.
Gli autori hanno condotto una revisione degli articoli pubblicati su PubMed, EMBASE e PsycINFO per identificare studi controllati randomizzati (RCTs), meta-analisi e review sistematiche che trattavano il disturbo ossessivo compulsivo (tra soggetti con età superiore a 18 anni) e pubblicati tra il 1 gennaio 2011 e il 30 settembre 2016.
Tra i 792 articoli identificati ne sono stati selezionati 27 (11 RCT, 11 recensioni sistematiche o meta-analisi, e 5 recensioni-linee guida). Le meta-analisi e le revisioni sistematiche hanno avuto la priorità mentre case series e reports sono stati inclusi solo per gli interventi per i quali non erano disponibili RCTs.
La diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo, nei vari studi, era stata eseguita sulla base dei criteri pubblicati nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders Fifth Edition, che ha separato questo disturbo dal capitolo sui disturbi d’ansia in cui era presente nella precedente versione del DSM Fourth Edition.
I dati evidenziati mostrano come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), con o senza inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), rimanga una strategia di trattamento iniziale elettiva e come la letteratura a riguardo ne evidenzi sempre più l’efficacia. Le attuali evidenze sostengono inoltre che, tra i vari farmaci, gli SSRI sono da ritenersi una terapia farmacologica di prima linea, efficace e in generale ben tollerata.
Leggi anche: Farmaci Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI): cosa sono ed a che servono
Per i pazienti che non rispondono ai trattamenti di prima linea per il disturbo ossessivo-compulsivo, le prove emergenti suggeriscono, come approccio efficace, l’aumento di dosaggio di un SSRI e, per le forme più gravi e refrattarie ai trattamenti farmacologici, la neurochirurgia e la stimolazione cerebrale profonda. I risultati pubblicati da questo team di ricercatori statunitensi si allineano alle linee guida correnti per il disturbo ossessivo-compulsivo redatte dalla American Psychiatric Association e dall’Anxiety and Depression Association dell’American Clinical Practice Review for OCD.
I progressi del trattamento comprendono sempre più prove a sostegno dell’efficacia della diffusione on-line basata sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale, che hanno dimostrato una diminuzione clinicamente significativa dei sintomi OCD quando condotta da terapeuti formati. L’uso degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina rappresenta, tra i vari farmaci in commercio, la prima linea tra gli interventi farmacologici per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo; tuttavia, i dati più recenti supportano l’uso aggiuntivo di neurolettici, la stimolazione cerebrale profonda, e l’ablazione neurochirurgica nei casi resistenti al trattamento.
Leggi anche: Psicoterapia cognitivo-comportamentale: lo schema comportamentale diventa sintomo
Dati preliminari suggeriscono la sicurezza di altri agenti (ad esempio: riluzolo, ketamina, memantina, N-acetilcisteina, lamotrigina, celecoxib, ondansetron) sia in combinazione con gli inibitori della ricaptazione della serotonina o come monoterapia nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, anche se la loro efficacia non è ancora stata stabilita.
Infine, gli autori concludono che la diffusione della terapia cognitivo-comportamentale basata sul computer ha prove a sostegno che rappresenta un importante progresso nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo. Anche se la terapia cognitivo-comportamentale con o senza inibitori della ricaptazione della serotonina rimane una strategia di trattamento iniziale preferita, una crescente evidenza supporta la sicurezza e l’efficacia dei neurolettici e anche di approcci neuromodulatori nei casi resistenti al trattamento.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
Soffri di picacismo? Scopri cos’è e cosa rischi
Con il termine “picacismo” (o “allotriofagia“, in inglese “pica disorder“) si intende in campo psichiatrico un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive come ad esempio:
- sassi;
- sabbia;
- terra;
- carta;
- legno;
- tessuti;
- gesso;
- chiodi.
Un caso famoso è quello di Kerry Trebilcock, la 26enne che vedete in foto, che nella sua vita ha mangiato oltre 4000 spugne da cucina. Tale comportamento è tipico nei bimbi fino a circa i due anni di età; in questa fase ingerire oggetti non nutritive, non viene considerato una patologia dal momento che avvicinare qualsiasi cosa alla bocca rappresenta una normale esperienza con cui il bimbo esplora il mondo. Il picacismo viene diagnosticato quindi solo se il comportamento:
- si verifica in bambini più grandi di 24 mesi;
- se il soggetto continua ad ingerire oggetti nonostante gli sia detto che faccia male;
- se l’abitudine perdura per più di un mese.
Queste condizioni non sono applicabili a bambini o adulti affetti da ritardo mentale, né a individui appartenenti a culture che accettano tali pratiche per motivi sociali o religiosi. La sindrome interessa spesso anche le donne incinte dove si manifesta come desiderio di cibi nutritivi ma inappropriati, come per esempio la carne cruda.
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Sintomi del picacismo
Il picacismo appare di facile riconoscimento dal momento che l’ingestione di sostanze non alimentari, specie se molto piccole e non appuntite, può non dare sintomi per lungo tempo. Solitamente il picacismo si manifesta quando determina eventi acuti come una emorragia interna o una occlusione: i sintomi saranno quindi legati alla patologia causata dalla cronica ingestione di oggetti, quindi potranno essere variegati: stipsi, inappetenza, malessere generale, febbre, perdita di coscienza e coma.
Cause del picacismo
Alla base di questo pervertimento dell’appetito – tipico anche del mondo animale, come ad esempio tra i gatti – vi è quasi sempre un’anemia da carenza di ferro, e il disturbo regredisce con la correzione della carenza o, nel caso delle donne incinte, col termine della gravidanza. A volte nei bambini è il sintomo di una parassitosi intestinale o di una malattia celiaca, che hanno sempre come conseguenza un disturbo del metabolismo del ferro e di altri minerali. Il picacismo può essere ovviamente espressione di malattie psichiatriche come il disturbo ossessivo-compulsivo. Nella maggior parte dei casi, l’eziologia del picacismo rimane però sconosciuta (picacismo idiopatico).
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Picacismo: quali sono i rischi?
Sia nei bambini che tra gli adulti, il picacismo può determinare patologie anche gravi, tra cui:
- occlusioni del canale alimentare, specie a livello intestinale;
- intossicazioni nel caso d’ingestione di materiali tossici, come vernici (saturnismo);
- malnutrizione: nei casi più gravi lo stomaco del soggetto è talmente già pieno delle sostanze non alimentari da non lasciare spazio a quelle alimentari. Il soggetto in pratica smette di alimentarsi;
- infezioni, se gli oggetti sono contaminati;
- lesioni degli organi interni con emorragie, quando gli oggetti ingeriti sono appuntiti, come ad esempio chiodi o coltelli.
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Terapia del picacismo
Nel 75% dei casi risulta necessario l’intervento chirurgico che avrà l’obiettivo di estrarre, laddove possibile, gli oggetti o gli altri materiali ingeriti precedentemente. Il soggetto potrebbe giovare di psicoterapia per correggere l’abitudine malsana.
- Nel caso di psicoterapia sistemico-relazionale, il disturbo psicopatologico viene letto e interpretato alla luce della situazione familiare, come negli esempi sopra descritti, tale per cui sarà possibile dare un significato all’assunzione delle sostanze non alimentari e, sulla base di questo significato, si interverrà su tutto il sistema famiglia. I “significati” possibili sono infiniti, in alcuni casi, per esempio l’assunzione di sostanze non alimentari può essere visto come il tentativo di attirare l’attenzione dei genitori. In questo caso, il terapeuta familiare si occuperà di ristabilire la sana attenzione a ciascun membro della famiglia.
- Nel caso di soggetti più grandi potrà anche essere usato un approccio cognitivo-comportamentale in cui, dopo aver analizzato i pensieri sottostanti all’assunzione di sostanze non alimentari, si proverà a fare estinguere tali comportamenti attraverso esercizi e tecniche propri di questo approccio.
Tra le varie strategie cognitivo-comportamentali, molto efficace risulta essere l’utilizzo dei rinforzi e delle punizioni in seguito rispettivamente a comportamenti sani (come mangiare sostanze alimentari) e a comportamenti disfunzionali (come mangiare sostanze non alimentari). I rinforzi consistono nell’utilizzo di parole (come lodi e complimenti), oggetti (regalini di vario tipo) o comportamenti (come abbracci, sorrisi e concessioni) che, poiché valutati positivamente dal soggetto e associati al comportamento sano che li precede, servono ad incrementare l’assunzione di tali comportamenti sani. Al contrario, invece, le punizioni consistono in parole, oggetti o comportamenti che, valutati negativamente dal soggetto, servono ad estinguere il comportamento disfunzionale che li precede.
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Picacismo tra gli animali
Come già precedentemente accennato, il picacismo è noto anche come disturbo comportamentale diffuso tra gli animali, specie tra i gatti, nei quali si manifesta con una tendenza a succhiare abiti di lana, e in altri animali, come nel caso del cane, che può derivare da stress, vizi comportamentali, fino anche da processi neoplastici cerebrali, predispone a occlusioni esofagee, piloriche, intestinali o torsione gastrica, tutti quadri che necessitano di una terapia chirurgica a volte di estrema urgenza.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: cause, sintomi, cure e differenze col disturbo ossessivo-compulsivo
Cos’è il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità?
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità (da cui l’acronimo DOCP), in inglese “Obsessive–compulsive personality disorder” (da cui l’acronimo OCPD) è un disturbo di personalità caratterizzato da: preoccupazione per l’ordine e Continua a leggere