Bootstrap paradox e paradosso della predestinazione: spiegazione ed esempi nei film

MEDICINA ONLINE RITORNO AL FUTURO 1 Back to the Future 1985 American science-fiction Robert Zemeckis Bob Gale Michael J. Fox Marty McFly Christopher Lloyd Dr. Emmett Doc Brown FILM CINEC’è un uomo che ha una macchina del tempo ed è appassionato della musica di Ludwig van Beethoven. Usa la sua macchina del tempo per andare a trovarlo nella Germania del XVIII secolo. Eppure l’uomo non riesce a trovare Beethoven. Nessuno lo ha mai sentito nominare: letteralmente non esiste. Il viaggiatore del tempo è nel panico: non può esistere un mondo senza la musica di Beethoven. Per fortuna ha portato con sé tutti gli spartiti da far autografare. Così li copia uno per uno, e li fa pubblicare diventando egli stesso Beethoven. La domanda è: chi ha composto la musica di Beethoven? 

L’aneddoto viene raccontato in “Doctor Who” (stagione 09, episodio 04) ed è un tipico esempio di “Bootstrap paradox” anche chiamato “Casual loop” o “Loop casuale”. Lo avete “subìto” in diversi film, come l’Esercito delle 12 scimmie, Arrival, Looper, L’inquilino del terzo piano, Synchronicity, Project almanac, Terminator, ma anche nel cartone “Futurama” nell’episodio in cui Fry diventa il nonno di sé stesso. Qualcuno potrebbe spiegarlo con una sola frase:

E’ nato prima l’uovo che ha generato la gallina o la gallina che ha generato l’uovo?

Cerchiamo di capirci qualcosa elencando varie tipologie di paradossi temporali, avvertendo il lettore che il resto dell’articolo è ricolmo di SPOILER!

Ritorno al futuro (Robert Zemeckis – 1985)

In “Ritorno al Futuro” Marty McFly torna indietro per salvare il matrimonio dei genitori che, minacciato, minaccia a sua volta l’esistenza di Marty stesso e dei suoi fratelli. Se lo scopo del viaggio nel tempo fosse stato opposto, cioè se il figlio avesse voluto impedire il matrimonio e la propria nascita, mettendo pertanto in dubbio non solo la propria esistenza ma anche il viaggio temporale stesso, avremmo avuto una variante del cosiddetto “Paradosso del nonno”, volto appunto a dimostrare la presunta impossibilità del viaggio nel tempo: se torni indietro ed uccidi tuo nonno, tu non puoi nascere e se non nasci non puoi neanche tornare indietro nel tempo ad uccidere tuo nonno. Questo è un paradosso temporale che potrebbe farci pensare al fatto che esistano molteplici universi paralleli, che si creano in continuazione ad ogni bivio delle esistenze di ogni essere vivente, come in un enorme diagramma di flusso.

Un sensazionale paradosso a loop di Ritorno al futuro è la canzone “Johnny B. Goode“: l’ha inventata davvero Chuck Berry, o Chuck Berry l’ha soltanto “copiata” dopo averla al telefono sentita suonare a Marty? Ma come faceva Marty a suonarla se per inventarla Chuck Berry doveva prima sentirla suonare a Marty che per suonarla aveva bisogno che Chuck l’avesse prima inventata? Questo è un paradosso simile a quello citato dal Doctor Who su Beethoven, ricordato all’inizio di questo articolo.

Il nome del protagonista di Ritorno al Futuro è – secondo alcuni – esso stesso un paradosso: il fatto che si chiami “Marty” è una decisione della madre, ma la causa della decisione della madre è molto probabilmente il fatto che Marty sia andato indietro nel tempo e – conoscendola – le abbia ispirato questo nome. Ma come poteva ispirarle il nome se non era ancora nato e quindi in quell’universo non era potuto ancora andare indietro nel tempo ad ispirare questo nome alla madre? Insomma, la causa di un evento è determinata dall’evento stesso che però non può esistere senza la causa: ciò interferisce con il nostro rapporto causa-effetto. Tuttavia, quando il Doctor Who ne parla, sembra voler comprendere sotto tale denominazione un altro paradosso, un’implicazione del primo: se l’aver interferito con la linea temporale NON impedisce al corso degli eventi di procedere come sempre, come lo si conosceva prima del viaggio temporale, parliamo di “Predestination Paradox”. In altre parole gli eventi sono già scritti e tutto quello che farai nel passato non modificherà il futuro ed anzi probabilmente saranno proprio le tue azioni, che svolgerai nel tentativo di impedire l’evento, ad innescare una serie di eventi che condurranno proprio a quell’evento.

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Terminator (James Cameron – 1984)

Kyle Reese proviene da un futuro devastato dalla guerra nucleare, dove a comandare sono i robot, e fa parte della resistenza capeggiata da John Connor, faro e guida di chi ha ancora speranza e forze per lottare. Kyle si offre volontario per una missione nel passato il cui scopo è salvare la madre di Connor, Sarah, dal Terminator, a sua volta inviato nel passato ad ucciderla. Ora, benché non lo si veda, quel John Connor è il perno del paradosso: avvertita la minaccia per sua madre e quindi per se stesso, fa in modo che ad andare indietro nel tempo sia… il suo futuro padre. Nel passato, infatti, come ben si sa, Kyle si innamorerà di Sarah e le darà un figlio di nome John: il bambino diventerà proprio quel comandante che Kyle tanto rispetta e ama. Potremmo parlare di un paradosso simile a quello di Marty e dei suoi genitori, un altro “Paradosso del nonno al contrario”, ma di certo è più gradevole – e più corretto – riconoscere in “Terminator” un bell’esempio di “Causal loop”. John Connor è la “causa” dell’esistenza di sua madre che, a sua volta, è la “causa” della nascita e dell’educazione di John Connor.

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Alfonso Cuarón – 2004)

Ecco lo strumento per viaggiare nella quarta dimensione: la giratempo. Harry e Hermione interferiscono con la propria linea temporale per salvare non solo l’ippogrifo Fierobecco, ma anche Sirius Black, fuggito dalla prigione di Azkaban. E l’ippogrifo viene dunque portato via appena prima della sua esecuzione, e Sirius, fatto evadere dalla torre di Hogwarts in cui era temporaneamente rinchiuso, gli viene messo in groppa per volare lontano, in un luogo sicuro. Solo in apparenza, però, il presente, che prevedeva nere conseguenze sia per l’uomo che per la creatura magica, viene fatto deviare dal suo corso originale: si rivela essere, al contrario, immutato, e anzi ciò che ne è origine e causa nasce proprio dalla piccola avventura di Harry e Hermione. L’esempio più adatto è l’ormai classica scena del primo Patronus di Harry: il giovane mago salva il se stesso del passato eseguendo un incantesimo, di cui non ha ancora piena padronanza, con una sicurezza concessa unicamente dall’essersi visto, nel passato, nel bel mezzo della suddetta evocazione, impeccabile ed efficacissima.

Harry: “Avevi ragione, Hermione! Non era mio padre che avevo visto! Ero io! Ho visto me stesso mentre evocavo il Patronus, prima. Sapevo di farcela, stavolta, perché… l’avevo già fatto!Per te ha senso?”

Hermione: “No!”

Tutto questo gioca evidentemente con il concetto di predestinazione, di impossibilità effettiva di modificare il destino di ognuno: in questo caso parliamo allora, innanzitutto, di “Predestination Paradox”.

Kimagure orange road (Izumi Matsumoto)

Nel manga Kimagure orange road di Izumi Matsumoto (tradotto in italiano con “È quasi magia Johnny“) il protagonista, Kyōsuke Kasuga (Johnny nell’edizione italiana) è un ragazzo quindicenne dai poteri paranormali, innamorato della sua compagna di classe Madoka Ayukawa (Sabrina). In un episodio del manga, trasposto anche nell’anime, Kyōsuke parte dal 1987 (cioè il suo presente) e torna indietro nel tempo di sei anni (nel 1981) e conosce la Madoka bambina, salvandole la vita. Ma come faceva Madoka ad essere viva nel presente (1987) PRIMA che Kyōsuke tornasse nel passato a salvarla, se – senza il suo intervento – lei sarebbe morta sei anni prima? Inoltre nel manga Madoka si ricorda che qualcuno le ha salvato la vita PRIMA che Kyōsuke partisse (ma ovviamente lei non conosce i poteri di Kyōsuke quindi razionalmente scarta l’ipotesi che sia stato lui viaggiando nel tempo a salvarla). Quindi è tutto già scritto? Andare nel passato serve solo a ribadire (anzi a far accadere) le cose già successe e non a cambiarle? E come fanno ad essere già successe se la persona che le faceva succedere non esisteva ancora? Secondo alcuni ciò è possibile perché nel presente di Kyōsuke questo avvenimento era già accaduto in quello che era il suo futuro, in una tesi condivisa non solo da molti appassionati da fantascienza, ma anche da alcuni fisici. E’ un concetto presente in molte altre opere, basti pensare al Dottor Manhattan, sensazionale personaggio della serie a fumetti Watchmen o a quello che accade nell’antologia di racconti Storie della tua vita di Ted Chiang, da cui è stato tratto il celebre film Arrival. Secondo questa visione del tempo, la linea temporale della nostra esistenza si estenderebbe contemporaneamente sia “indietro” (il passato) che “avanti” (il futuro) quindi, per ogni istante del presente di Kyōsuke, lui esiste anche in ogni istante che compone il suo futuro e il suo passato facendo di essi il “presente” di ognuno. In pratica nell’oggi di Kyōsuke è già “incluso” il fatto che avesse salvato Madoka, prima ancora che partisse per il passato. Ovviamente sono solo supposizioni: solo inventando una vera macchina del tempo potremmo – forse – sapere la verità!

Leggi anche: Arrival (2016): trama, recensione e spiegazione del film

Predestination (Michael e Peter Spierig – 2014)

Non soltanto basato su, ma interamente costituito da un paradosso è invece il nostro terzo film, quello più adatto a concludere un articolo del genere. Un clamoroso SPOILER, per chi non lo ha visto, da qui in poi: proseguite a vostro rischio! In predestination il protagonista è una donna che

  1. diventa un uomo (cambiando sesso);
  2. torna nel passato;
  3. mette incinta sé stessa quando era ancora una donna.

Già a questo punto la trama è interamente un paradosso geniale, ma il bello deve ancora venire, perché il protagonista prende il frutto di questo auto-incesto, una bambina, e la trasporta indietro nel passato in un orfanotrofio. La neonata altri non è che il/la protagonista stesso/a che è contemporaneamente madre, padre e figlia di questa singolare famiglia basata su quello che reputo il re dei paradossi.

Il Bootstrap paradox è abbastanza evidente: come faceva la protagonista a mettere al mondo una bambina, se per farlo la protagonista doveva esistere e per esistere doveva essere prima stata messa al mondo, e per essere messa al mondo doveva necessariamente partorire sé stessa? Chi ha dato origine a questo serpente che si morde la coda? Apparentemente niente è nessuno: la protagonista è letteralmente frutto del “nulla esistente“.

La pellicola è una piccola opera d’arte, complicata ma nitida e chiara. Condurre lo spettatore con così tanta attenzione e premura attraverso il nodo di un Bootstrap paradox d’antologia, nella sua forma assoluta, è una dimostrazione di abilità notevoli (nonché di un certo ordine mentale). Ed è una minuscola e deliziosa gioia perdersi in ragionamenti del genere, talmente intricati e – proprio per questo – così affascinanti.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra raggi infrarossi, ultravioletti e visibili

MEDICINA ONLINE SPETTRO ELETTROMAGNETICO LUCE VISIBILE RAGGI RADIAZIONE SOLARE INFRAROSSI ULTRAVIOLETTI COLORE SOLE LUNGHEZZA D'ONDA FREQUENZA ONDA OZONO NUVOLE ACQUA.jpgIn fisica lo spettro elettromagnetico indica l’insieme di tutte le possibili frequenze delle radiazioni elettromagnetiche. Pur essendo lo spettro continuo, è possibile una suddivisione puramente convenzionale ed indicativa in vari intervalli o bande di frequenza, dettata a partire dallo spettro ottico. L’intero spettro è suddiviso nella parte di spettro visibile che dà vita alla luce e le parti di spettro non visibile a lunghezza d’onda maggiori e minori dello spettro visibile. Le onde di maggiore lunghezza d’onda dal visibile alle onde radio hanno poca energia e risultano scarsamente dannose, le radiazioni comprese tra l’ultravioletto ed i raggi gamma invece hanno più energia, sono ionizzanti e quindi possono danneggiare gli esseri viventi. Dalla parte dello spettro, dove la luce ha lunghezza d’onda maggiore, cioè oltre il rosso, si trova la zona denominata infrarossa. Quest’ultima va da 0,7 µm a 0,4 mm. Quindi, viene la zona delle microonde, con lunghezze d’onda da 0,4 mm a 100 cm. Oltre a questa, vi sono tre campi di onde radio: onde corte da 1 m a 100 m; onde medie da 200 m a 600 m; onde lunghe superiori a 600 m. Le onde radio possono essere generate da scariche che producono onde elettromagnetiche.

Le radiazioni visibili, ovvero la luce , occupano la piccolissima zona dello spettro elettromagnetico compresa tra la radiazione ultravioletta e la radiazione infrarossa. Le sue lunghezze d’onda variano tra 400 e 750 nm. Il nostro occhio percepisce le diverse lunghezze d’onda come differenti colori:

  • il rosso (con lunghezza d’onda tra 750 e 640 nm);
  • l’arancio (tra 640 e 580 nm);
  • il giallo (tra 580 e 570 nm);
  • il verde (tra 570 e 490 nm);
  • il blu (tra 490 e 450 nm);
  • l’indaco (tra 450 e 420 nm);
  • il violetto (tra 420 e 400 nm).

Al di fuori di queste lunghezze d’onda l’occhio umano è “cieco”: al di sotto del rosso (lunghezza d’onda maggiore) vi sono gli infrarossi, mentre sopra il violetto (lunghezza d’onda minore) vi sono gli ultravioletti.

Le radiazioni ultraviolette, o raggi ultravioletti (UV), fanno parte di quella regione dello spettro elettromagnetico che si estende dai raggi X alla radiazione visibile e che comprende lunghezze d’onda che vanno da circa 4 a 400 nm, quindi frequenze comprese tra circa 107 GHz e 7,5.105 GHz. Per rivelare i raggi UV si usano speciali lastre fotografiche. Le radiazioni ultraviolette sono emesse da corpi molto caldi, come le stelle, o prodotte artificialmente attraverso apposite lampade a incandescenza o tubi a scarica a bassa pressione. Sono radiazioni dal forte potere ionizzante e favoriscono le reazioni fotochimiche. Il sole emette radiazioni ultraviolette con lunghezze d’onda comprese tra 0,25 e 0,36 m; la banda compresa tra 0,25 e 0,31 m comprende le radiazioni più energetiche, e le più dannose per gli organismi viventi. Gran parte di queste radiazioni provenienti dal sole viene però assorbita dallo strato di ozono (una forma allotropica dell’ossigeno) presente nella nostra atmosfera a una quota compresa tra 25 e 40 km circa. Gli UV meno energetici, invece, le cui lunghezze d’onda sono comprese tra 0,31 e 0,36 m, sono responsabili dell’abbronzatura della pelle perché attivano la melanina.

Le radiazioni infrarosse (IR) coprono lunghezze d’onda comprese tra 0,75 m e 1 mm. Le radiazioni IR sono invisibili all’occhio umano, ma possono impressionare pellicole fotografiche opportunamente trattate. Vengono emesse da qualunque corpo caldo, anche dal corpo umano, e la loro emissione aumenta all’aumentare della temperatura. Quando un corpo assorbe radiazioni infrarosse si scalda, quindi a esse è associato il trasporto di calore. Per esempio, la maggior parte dell’energia emessa da una lampadina è rappresentata da radiazioni IR. Le radiazioni IR emesse dal Sole scaldano la Terra e costituiscono la principale fonte di energia dei processi biologici. Le radiazioni IR hanno numerosissime applicazioni. Poiché impressionano apposite pellicole fotografiche, vengono usate per realizzare particolari fotografie che forniscono una mappa dello stato termico del corpo fotografato. Molte immagini da satellite, per esempio, sono all’infrarosso e forniscono mappe che vengono usate nei più svariati campi: in campo militare per localizzare aerei, navi o depositi di armi, in campo agricolo per censire le colture e in campo meteorologico per determinare la temperatura delle masse d’aria. In ambito medico diagnostico le applicazioni della radiazione IR riguardano la misurazione a distanza della temperatura della pelle e della zona sottostante, per rivelare processi infiammatori, infettivi o tumorali.

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Differenza tra fisica classica e meccanica quantistica

MEDICINA ONLINE ALBERT EINSTEIN PROF LESSON TEACHERLa fisica classica raggruppa tutti gli ambiti e i modelli della fisica che non considerano i fenomeni descritti nel macrocosmo dalla relatività generale e nel microcosmo dalla meccanica quantistica, teorie che definiscono invece la cosiddetta fisica moderna. Per tale motivo è possibile classificare come fisica classica tutte le teorie formulate prima del XX secolo, all’iniziare del quale apparvero i primi lavori di Max Planck basati sull’ipotesi dei quanti. Alcune teorie successive, come la relatività ristretta, possono essere considerate classiche o moderne. Sono quindi comprese nella fisica classica le teorie sulla meccanica, inclusa l’acustica, sulla termodinamica, sull’elettromagnetismo, inclusa l’ottica, e la gravità newtoniana.

La meccanica quantistica (anche detta fisica quantistica o teoria dei quanti) è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica. Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeno ondulatorio che come entità particellare, al contrario della meccanica classica, dove per esempio la luce è descritta solo come un’onda o l’elettrone solo come una particella. Questa inaspettata e contro intuitiva proprietà, chiamata dualismo onda-particella, è la principale ragione del fallimento di tutte le teorie classiche sviluppate fino al XIX secolo nella descrizione degli atomi e delle molecole. La relazione fra natura ondulatoria e corpuscolare delle particelle e della radiazione è enunciata nel principio di complementarità e formalizzata nel principio di indeterminazione di Heisenberg.

La meccanica quantistica rappresenta assieme alla relatività un punto di svolta rispetto alla fisica classica, portando alla nascita della fisica moderna. Esistono numerosi formalismi matematici equivalenti della teoria, come la meccanica ondulatoria e la meccanica delle matrici; al contrario esistono numerose e discordanti interpretazioni della meccanica quantistica riguardo l’essenza ultima del cosmo e della natura. La meccanica quantistica è a fondamento di molte altre branche della fisica moderna come la fisica atomica, la fisica della materia condensata, la fisica nucleare e subnucleare e la fisica delle particelle: queste ultime sono basate sulla meccanica quantistica relativistica e sulla teoria quantistica dei campi, generalizzazioni della formulazione originale che includono il principio di relatività ristretta.

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Il mio professore era Albert Einstein

MEDICINA ONLINE ALBERT EINSTEIN PROF LESSON TEACHER.jpgUna rara fotografia di Albert Einstein mentre da lezioni sulla Teoria della relatività, negli anni ’20.

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Differenza tra orbita e traiettoria

MEDICINA ONLINE STELLA PIANETA NANO GIOVIANO TERRESTRE SATELLITE NATURALE ARTIFICIALE METEROIDE METEORITE METEORA STELLA CADENTE SOLE LUNA TERRA FANTASCIENZA MARTE PIANETA SISTEMA SOLARE SOL SPACE WALLPAPER HD PIC PHOTO PICCon “orbita” in fisica ed astronomia si intende il percorso incurvato dalla gravitazione di un oggetto attorno a un punto nello spazio, ad esempio l’orbita di un pianeta attorno al centro di un sistema stellare, come il Sistema Solare. Le orbite dei pianeti sono normalmente ellittiche. L’attuale comprensione della meccanica del moto orbitale è basata sulla teoria della relatività generale di Albert Einstein, che spiega come la gravità sia dovuta alla curvatura dello spazio-tempo, con orbite che seguono le geodetiche. Per comodità di calcolo, la relatività è di solito approssimata con la legge di gravitazione universale, basata sulle leggi di Keplero relative al moto dei pianeti.

Con “traiettoria” si indica in geometria il luogo geometrico delle posizioni assunte dal centro di massa di un corpo in moto. In meccanica classica è in generale una curva continua e derivabile nello spazio euclideo tridimensionale. Può essere ricavata a partire dalla legge oraria, separandola nelle equazioni parametriche nel tempo delle tre coordinate estrinseche, mentre non è possibile il contrario poiché nella traiettoria non sono presenti informazioni sulla velocità.

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Differenza tra massa e peso in fisica ed in medicina

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA MASSA PESO FISICA MEDICINA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgQual è la differenza tra massa e peso nell’ambito della fisica?
Masse e peso sono spesso usati come sinonimi, mentre in realtà non lo sono affatto, basti pensare che su in questo preciso momento voi foste sulla luna, la vostra massa rimarrebbe la stessa che sulla terra, ma pesereste circa un sesto del vostro peso “terrestre”!
Mentre il peso rappresenta la forza di attrazione di un corpo verso il centro della Terra (o di qualsiasi altro pianeta in cui si trovi), la massa corrisponde esattamente alla quantità di materia di un corpo.
Al contrario del peso, la massa è una proprietà intrinseca di un corpo, cioè non varia al variare del luogo in cui si trova.  Il peso, invece, può cambiare perché dipende dal valore dell’accelerazione di gravità; quest’ultima varia perfino spostandosi da un punto all’altro della Terra (ad esempio dai poli all’equatore), perciò anche il nostro peso subisce variazioni minime sullo stesso pianeta Terra. Essendo quest’ultima un ovale schiacciato sui poli, il vostro peso sarebbe lievemente più alto al Polo Nord ed al Polo Sud (punti più vicini al centro della terra), mentre sarebbe più basso lungo la linea dell’equatore (punto più lontano dal centro della terra. Mediamente l’accelerazione terrestre corrisponde a 9.81 m/s2.
Variazioni più consistenti di peso si hanno passando da un pianeta all’altro (o su un satellite, come nel caso della luna citato all’inizio dell’articolo), poiché il valore dell’accelerazione di gravità cambia di molto.
Mentre l’unità di misura della massa è il chilogrammo (kg), l’unità di misura del peso è il newton (simbolo N). Il newton è infatti l’unità di misura della forza, che nel caso del peso si chiama “forza-peso” (Fp).  Dunque il peso di un corpo deve essere espresso in newton;  anche se nell’esperienza comune si usano i kg, questi devono essere usati per la massa, non per il peso.

Massa e peso in medicina
Le cose si complicano un po’ nell’ambito della medicina. Quella che la fisica chiama massa (espressa in kg), corrisponde a quello che in medicina viene comunemente chiamato “peso” (espresso in kg), cioè quello che viene rilevato quando vi pesate sulla bilancia. In medicina si usa il termine “massa” relativamente alla massa grassa ed alla massa magra, valori che possono essere rilevati con una plicometria o con una bioimpedenziometria.

Per scoprire cosa sono la massa magra e quella grassa, vi consiglio di leggere: Cosa sono e qual è la differenza tra massa magra e massa grassa? Tutte le percentuali di grasso, ossa e muscoli

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Teoria del Tempo Fantasma: 297 anni di storia non sono mai esistiti, ora siamo nel 1717

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO OROLOGIO TEMPO MINUTI ORE RITARDO (2)Ognuno di noi, fin dalla propria nascita, dà per scontato il calendario. Non viene messo mai in discussione: la data che Continua a leggere

L’equazione di Dirac: quando la fisica diventa romantica

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo EQUAZIONE DI DIRAC FISICA Amore Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Sesso HD Laser Filler Rughe Botulino

Immagine solo dimostrativa: questa non è la vera equazione di Dirac

L’equazione di Dirac è senza dubbio considerata dai profani, come la più bella e romantica equazione della fisica. Ideata dal grande scienziato Paul Adrien Maurice Dirac, fisico teorico britannico, che già a soli 12 anni masticava matematica presso il Merchant Venturers Technical College in una maniera che molti noi “adulti” ci possiamo solo sognare. Dirac fu premio Nobel per la fisica nel 1933, formulò l’equazione di cui stiamo per parlare nel 1928.
Per i più “temerari” si tratta di una equazione d’onda, formulata per ovviare agli inconvenienti generati dall’equazione di Klein-Gordon, che descrive il moto dei fermioni, particelle che formano la massa di cui siamo composti noi ed il nostro universo. L’equazione descrive le particelle mediante uno spinore composto da quattro funzioni d’onda ed è stato uno degli step fondamentali verso una teoria unificata dei principi della meccanica quantistica e della relatività ristretta, permettendo di definire una densità di probabilità positiva.

MEDICINA ONLINE VERA Equazione di Dirac REALE real Dirac equation Ecuación de Equació Gleichung Εξίσωση Ντιράκ.jpg

La vera equazione di Dirac

L’equazione dell’amore

Per i più “romantici” tale equazione afferma – semplificando – che se due sistemi vengono a contatto per un certo periodo di tempo, anche se poi vengono separati continuano ad influenzarsi a vicenda, per cui non possono più essere considerati come due sistemi distinti. Come due persone che, dopo essersi amate, anche dopo la separazione continuano – nel bene e nel male – a conservare dentro di se una parte dell’altra persona. Per sempre. Non so se Dirac, a mio avviso tra i più geniali fondatori della fisica quantistica, quando ha scritto questa formula abbia pensato in qualche modo al lato “filosofico” dei suoi complicati calcoli, ma i più associano la sua equazione all’amore, effettivamente come non essere d’accordo?

Nessuna storia è inutile: se non ti ha dato ciò che volevi, ti ha insegnato ciò che dovevi imparare

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