Tumore alla vescica: terapie, asportazione, si può guarire?

MEDICINA ONLINE APPARATO URINARIO RENI URETRA URETERI URETERE DIFFERENZA URINA AZOTEMIA PENE VAGINA ORIFIZIO SCORIE VESCICA TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI CISTOSCOPIA ECOGRAFIA UOMO DONNALa vescica è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina filtrata dai reni. Nella maggior parte dei casi, il tumore alla vescica ha inizio nelle cellule che compongono il suo rivestimento interno. Le cause di questa malattia non sono sempre chiare: lo sviluppo del tumore è stato messo in relazione, ad esempio, con il fumo, le infezioni da parassiti, l’esposizione alle radiazioni e a sostanze chimiche. Quel che è certo è che la neoplasia si presenta quando alcune cellule della vescica smettono di funzionare correttamente e iniziano a crescere e a dividersi in maniera incontrollata, arrivando a formare il tumore. Esistono diversi tipi di tumori alla vescica:

  • il carcinoma a cellule di transizione è il più diffuso e nasce nelle cellule che compongono il rivestimento interno dell’organo;
  • il carcinoma squamoso primitivo colpisce le cellule squamose, è raro e sembra particolarmente legato alle infezioni da parassiti;
  • l’adenocarcinoma ha inizio nelle cellule delle ghiandole presenti nella vescica e costituisce una forma molto rara.

Fattori di rischio

Alcuni fattori possono aumentare il rischio di tumore alla vescica.
Tra questi:

  • età: si tratta di un tumore raro prima dei 40 anni
  • razza: la bianca è più colpita delle altre
  • sesso: gli uomini sono considerati più a rischio
  • fumo, a causa delle sostanze chimiche che si accumulano nell’urina dei fumatori
  • esposizione a sostanze chimiche quali l’arsenico e i prodotti utilizzati nella lavorazione della gomma, della pelle, delle vernici e nell’industria tessile
  • alcuni farmaci utilizzati nel trattamento del cancro, quali la ciclofosfamide
  • esposizione a radiazioni in seguito a un trattamento di radioterapia nella regione pelvica
  • infiammazioni croniche della vescica quali infezioni urinarie o cistiti, causate ad esempio da parassiti diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente (Schistosomiasi)
  • familiarità: presenza di casi di tumore alla vescica in famiglia

Si può prevenire il tumore della vescica?

Al di là della non esposizione ad alcuni fattori di rischio sopra citati (fumo e sostanze chimiche) e della cura delle infezioni della vescica, non esiste una specifica strategia di prevenzione del tumore della vescica.

Classificazione dei tumori vescicali

I carcinomi della vescica vengono divisi in:

  • Tumori uroteliali (a cellule transizionali) a crescita:
    • papillare
      • Papilloma esofitico
      • Papilloma invertito
      • Neoplasie papillari uroteliali a basso potenziale di malignità (PUNLMP)
      • Carcinoma non invasivo (basso grado o alto grado)
      • Carcinoma invasivo papillare
    • non-papillare
      • Neoplasia intraepiteliale (basso grado o alto grado)
      • Carcinoma invasivo non papillare
  • Carcinoma a cellule squamose
  • Carcinoma misto
  • Adenocarcinoma
  • Carcinoma a piccole cellule

Mentre i carcinomi uroteliali, che costituiscono il 95% di questa casistica, originano dall’epitelio di transizione che costituisce la tonaca mucosa, gli adenocarcinomi, del tutto simili a quelli presenti nel tratto gastrointestinale, originano da residui dell’uraco siti a livello della cupola vescicali e nei tessuti periureterali. Una variante rara ed estremamente maligna dell’adenocarcinoma vescicale è rappresentata dal carcinoma a cellule con castone. Il carcinoma a piccole cellule della vescica (SCCB) del tutto simile al carcinoma polmonare a piccole cellule è estremamente raro (<1%) e connesso con prognosi infausta e sopravvivenza a 5 anni di circa il 16-20%.

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Sintomi del tumore vescicale

La macroematuria (urine a lavatura di carne) è il reperto tipico di carcinoma vescicale esofitico. La presenza di una massa intravescicale può favorire il ristagno di urina con sviluppo di quadri infettivi a livello di vescica e ureteri con conseguenti sintomi, quali:

  • disuria;
  • stranguria;
  • pollachiuria;
  • tenesmo vescicale.

L’invasione della giunzione uretero-cistica può esitare verso ostruzione ureterale e provocare intenso dolore ai fianchi. Nel soggetto di età superiore a 50 anni, metodiche ecografiche sovrapubiche attuate per l’indagine di ostruzione urinaria da ipertrofia prostatica benigna possono mettere in luce lesioni asintomatiche papillari che protrudono in vescica. L’invasione dei plessi nervosi può provocare intenso dolore o disfunzioni erettili. Fistole enteriche, anali o vaginali sono rare e indice di malattia avanzata. Molto raramente i primi sintomi sono dovuti alle lesioni metastatiche.

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Diagnosi del tumore vescicale

Una diagnosi precoce e accurata di tumore della vescica è essenziale ai fini dell’efficacia del trattamento: può ampliare lo spettro di opzioni terapeutiche a disposizione e quindi aumentare le probabilità di guarigione. La presenza di macroematuria, soprattutto in presenza di coaguli, è un indice sensibile di sanguinamento a livello delle vie escretrici. In questo senso, una volta esclusa la cistite benigna e la litiasi urinaria, il carcinoma della vescica deve essere sempre sospettato, soprattutto in soggetti di età superiore a 50 anni, fumatori e di sesso maschile. Deve essere eseguita un’ecografia renale, utile per escludere alterazioni renali e della pelvi, e un esame citologico delle urine. Quest’ultimo esame presenta un’elevata sensibilità e permette di identificare le cellule neoplastiche di sfaldamento; in caso di positività si deve procedere alla cistoscopia, metodica in grado di evidenziare la massa neoplastica e di prelevare campioni bioptici. La ecotomografia, la TC e la RMN sono utili per evidenziare il grado di invasione parietale, l’infiltrazione degli organi viciniori e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali. Una scintigrafia ossea risulta invece utile per indagare la presenza di metastasi ossee.

  • Ecografia dell’apparato urinario: è l’indagine di prima istanza in caso di un sospetto tumore vescicale (presenza di ematuria, micro o macroscopica, o altri segni e sintomi di pertinenza urologica). E’ un esame non invasivo, attendibile per l’accertamento del tumore della vescica e utile per il monitoraggio di possibili recidive.
  • Esame citologico delle urine: è la ricerca nelle urine della presenza di cellule tumorali di origine vescicale. La sensibilità della metodica aumenta proporzionalmente con l’aumentare dell’aggressività biologica della neoplasia. L’esame citologico è ripetibile anche durante i controlli in pazienti che abbiano già avuto un tumore vescicole, allo scopo di diagnosticare con una certa celerità l’eventuale presenza di recidiva di malattia.
  • Cistoscopia: consiste nell’introduzione di un sottile strumento flessibile (cistoscopio) attraverso il canale per l’escrezione delle urine (uretra). L’estremità dello strumento è munita di un apparato illuminante costituito da lenti speciali e fibre ottiche, che permette al medico di ispezionare visivamente l’uretra e la vescica. La cistoscopia con flessibile, di ridotta invasività, risulta di estrema utilità soprattutto nel follow up dei pazienti con storia pregressa di tumore vescicale.
  • Tecniche radiodiagnostiche avanzate: l’uro-TAC e l’urografia-RM (uro RM) sono tecnologie consolidate per la valutazione delle vie urinarie e permettono al medico di servirsi di un set più preciso di strumenti diagnostici per valutare lo stato del paziente.
    La capacità della TAC di rappresentare le strutture anatomiche ha fatto sì che progressivamente abbia sostituito l’urografia convenzionale nella stadi azione del tumore vescicale.
    L’urografia RM costituisce una tecnica radiodiagnostica alternativa non invasiva per i bambini e le donne in gravidanza; non è utilizzata tanto quanto l’urografia TAC, anche se le nuove macchine e le innovazioni tecnologiche che ne migliorano l’efficienza e la risoluzione hanno suscitato un maggiore interesse per le tecniche di urografia RM.
  • PET: la tomografia a emissione di positroni (PET) è una moderna tecnica diagnostica che utilizza un radiofarmaco che si accumula nelle lesioni neoplastiche caratterizzate da elevato metabolismo, permettendone l’identificazione sulle immagini analizzate dai medici. Per le neoplasie vescicali l’applicazione di questa metodica può essere limitata dall’eliminazione urinaria di parte del radiofarmaco

Tumore maligno alla vescica: si può guarire?

L’efficacia del trattamento del tumore della vescica e le possibilità di guarigione sono strettamente connesse alla somma di molti fattori spesso legati alla diagnosi precoce o non del tumore, tra cui soprattutto il tipo e lo stadio evolutivo del tumore, oltre che l’eventuale presenza di metastasi a distanza (fattore prognostico estremamente negativo) l’età e lo stato di salute del paziente. Secondo i dati relativi alla prognosi, la sopravvivenza a 5 anni in caso di tumore vescicale è in media: dell’85% per il grado Ta, del 70% per il grado T1, del 60% per il grado T2, del 30% per il grado T3, fra lo 0 e il 5% per il grado T4. Se vi è interessamento linfonodale, le possibilità di sopravvivenza si riducono: sopravvive a un anno il 54%, il 20% a 2 anni, il 15% a 5 anni. Particolarmente grave è purtroppo la prognosi per i pazienti con metastasi polmonari, epatiche, ossee ed encefaliche.

Trattamento del tumore vescicale

In base alle variabili appena esposte, la scelta della terapia ricade su una cura specifica, tra cui:

Chirurgia
La chirurgia è il trattamento primario per il tumore della vescica. In base al bisogno clinico del paziente, la chirurgia del cancro della vescica può prevedere:

  • asportazione del tumore dalla parete vescicale per via cistoscopia (TUR-V);
  • asportazione dell’intera vescica (cistectomia radicale).

Rimozione della vescica
I pazienti sottoposti a cistectomia radicale possono essere candidati all’intervento di ricostruzione della vescica e delle vie urinarie oppure essere sottoposti a urostomia che permette il passaggio di urina verso l’esterno, in caso di rimozione della vescica. Per approfondire leggi:

Immunoterapia
In relazione al tipo di tumore, a seguito di TUR-V, può essere necessario effettuare cicli di instillazione endovescicale di chemio o immunoterapici. Nella maggioranza dei casi, si inietta una soluzione con il bacillo di Calmette-Guerin (BCG), composta di batteri poco aggressivi in grado di provocare la reazione del sistema immunitario

Chemioterapia
Per i pazienti con malattia avanzata (tumore che si è diffuso in altre sedi oltre la vescica), il medico può suggerire la chemioterapia sistemica, anche come opzione terapeutica esclusiva. In casi selezionati, può essere appropriata anche una combinazione di radioterapia e chemioterapia dopo l’intervento di asportazione parziale della vescica.

Radioterapia
La radioterapia può essere effettuata anche in associazione alla chemioterapia o in sostituzione della chirurgia nei soggetti affetti da carcinoma vescicale e non operabili per comorbidità.

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Papilloma vescicale: virus, sintomi, vaccino e cure

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA URETRA URETERE VESCICA RENI URINA SPERMA USCITAIl papilloma è un tumore benigno superficiale che può svilupparsi non solo nella vescica, ma anche altri tessuti, ad esempio nella cute (verruca) o nella mucosa della laringe. Dal punto di vista anatomo-patologico questo tumore è costituito da una proliferazione epiteliale su un supporto connettivo vascolarizzato. Strutturati con delle proiezioni digitiformi e solitamente hanno un rivestimento epiteliale, mentre al centro di essi si trovano dei vasellini e tessuto connettivo che serve a nutrire queste papille.

Cause

Il papilloma vescicale è causato dal virus del papilloma umano (HPV), un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola. In una minoranza di casi invece provoca delle lesioni a livello del collo dell’utero. La maggior parte di esse guarisce spontaneamente, ma alcune, se non curate, progrediscono lentamente verso forme tumorali. Il virus si contrae generalmente attraverso rapporti sessuali con partner sconosciuti o frequentando ambienti con scarsa igiene, ma non si possono escludere vie indirette dell’infezione come bocca e unghie.

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio del tumore alla vescica ci sono:

  • fumo: è il principale fattore di rischio per questo tipo di tumore, quindi i fumatori corrono un rischio di ammalarsi maggiore rispetto a chi non fuma;
  • rapporti sessuali non protetti e con sconosciuti;
  • alcune sostanze chimiche con cui si viene a contatto sul posto di lavoro: possono essere a rischio operai dell’industria chimica, tessile e metallurgica, macchinisti, tipografi, imbianchini, parrucchieri, camionisti. Anche l’arsenico può favorire l’insorgere del papilloma vescicale: questa sostanza velenosa può essere presente nell’acqua, ma in molti Paesi la quantità massima di arsenico presente nell’acqua potabile è limitata per legge;
  • precedenti famigliari o personali di tumore alla vescica;
  • terapie antitumorali effettuate con alcune categorie di farmaci come, ad esempio, la ciclofosfamide o tramite radioterapia all’addome o alla zona pelvica.

Leggi anche: Sangue nelle urine (ematuria): iniziale, terminale, microscopica e macroscopica asintomatica

Sintomi e segni

I sintomi ed i segni sono identici per gli uomini e per le donne. Un segno precoce del tumore alla vescica è il sangue nelle urine (che però è un sintomo comune ad altre patologie e quindi non è automaticamente sinonimo di tumore). E’ possibile avere anche bruciore durante la minzione, dolore al basso ventre, necessità di urinare in maniera più frequente e con urgenza, maggior facilità a contrarre infezioni del tratto urinario, sensazione di non aver svuotato completamente la vescica. Per approfondire:

Diagnosi

Per la corretta diagnosi è necessario farsi visitare da uno specialista che potrà richiedere degli accertamenti come esami di laboratorio delle urine, Pap-test; urografia endovenosa, cioè un particolare tipo di radiografia che permette di vedere in maniera dettagliata tutto l’apparato urinario; l’ecografia e la cistoscopia, un esame che consiste nell’introduzione all’interno della vescica di uno strumento che permette di vederne l’interno ed eventualmente di prelevare dei campioni di tessuto da analizzare. Una lista degli strumenti diagnostici utili per individuare la patologia e per la diagnosi differenziale, è la seguente:

Leggi anche: Il Pap test: un esame che può salvarti la vita

Quali sono i vaccini disponibili?

In base al nuovo Piano nazionale prevenzione, il vaccino prevede due dosi fino a 13-14 anni e tre dosi oltre questa età. Al momento non è contemplata la possibilità di sottoporsi a un richiamo: i ricercatori hanno evidenziato che il vaccino induce una risposta immunitaria forte e rapida in caso di esposizione simulata a questi virus. In pratica, ha dimostrato di poter continuare a difendere l’organismo anche nel lungo termine. I vaccini disponibili oggi sono due: bivalente che è efficace contro i tipi 16 e 18 e quadrivalente utile contro i tipi 6, 11, 16 e 18. C’è molta attesa però per il vaccino nona valente che sta per arrivare proprio in questo periodo. Rispetto agli altri, questo è attivo verso i ceppi 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58 e garantirà una protezione pari a oltre il 90% contro le forme tumorali Hpv-correlate.

Leggi anche: Come prevenire i tumori ed il cancro? I 10 cambiamenti consigliati

Prognosi

La prognosi è buona, tuttavia si deve ricordare che nella specie umana i papillomi della vescica possono avere un’evoluzione (cosiddetta “progressione”) da benigna a maligna.

Cura

La possibilità di trattamento chirurgico di un tumore della vescica comprendono la resezione transuretale, per neoplasie di piccole dimensioni non infiltranti, trattamento spesso risolutivo, e la cistectomia (asportazione dell’organo) parziale o totale, a seconda dello stadio clinico, dell’aggressività e del tipo di tumore.

Per approfondire:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Trattamento del Virus del papilloma (HPV)

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA DIFFERENZA LABORATORIO ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI BIl Papilloma Virus Umano o HPV è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita; solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola specie se il sistema immunitario è ben funzionante; solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

Nei casi di infezione persistente del collo uterino, non esistono attualmente trattamenti non invasivi di elevata efficacia. Nel caso l’infezione sia associata a modificazioni precancerose dell’epitelio, possono essere prese in considerazione la laserterapia o la conizzazione, ossia la resezione di una piccola parte della cervice uterina per asportare una lesione che potrebbe essere maligna o che già lo è, ma di dimensioni ridotte. Per la rimozione dei condilomi acuminati della vulva, pene o perineo si può ricorrere al laser, all’elettrocoagulazione, alla crioterapia o ad applicazioni di podofillina. Le lesioni genitali ed anali (per esempio i condilomi) da virus HPV possono essere trattate in diversi modi. Sono disponibili anche creme ad uso locale (imiquimod) con una buona efficacia. Recentemente è stata scoperta una molecola che permette il trattamento del virus HPV, anche nella sua forma cutanea esterna (Verruca). Il farmaco prodotto si chiama Cidofovir, ed è un potente antivirale a largo spettro, maggiormente efficace perfino dell’Aciclovir. Il Cidofovir viene utilizzato principalmente in soggetti con problemi al sistema immunitario (come persone affette da HIV) nella formulazione liquida per via endovenosa, ma sono in produzione anche formulazioni per uso topico esterno (pomate) che non sono ancora diffuse in Italia. Purtroppo allo stato attuale non esistono studi relativi agli effetti del cidofovir nelle donne in gravidanza.

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Come si contrae il Virus del papilloma (HPV)?

TESTA DONNA TRISTE MAL DI TESTAIl Papilloma Virus Umano o HPV è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita; solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola specie se il sistema immunitario è ben funzionante; solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

Come si contrae il Virus del papilloma?

Gli HPV si contraggono tramite contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo) o in luoghi poco puliti (ad esempio bagni pubblici non disinfettati a norma). Non sono presenti in liquidi biologici quali sangue o sperma. Il rischio di contrarre una infezione da HPV aumenta con il numero dei partner sessuali, ed è massimo tra i giovani adulti (20-35 anni). Il virus è più frequentemente trovato tra le popolazioni promiscue e in condizioni precarie di igiene. L’uso del profilattico non pare avere azione protettiva completa in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e del perineo. L’infezione da HPV è asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, si può invece manifestare con condilomi acuminati in sede genitale (pene e vulva, perineo). Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test, la colposcopia o tecniche di patologia molecolare, e le lesioni del pene mediante la penescopia. Ogni anno, in Italia, sono circa 3.500 le donne che si ammalano di cancro del collo dell’utero. Si stima che il 75% della popolazione entri in contatto con il virus almeno una volta durante la sua vita.

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Infezione da Virus del papilloma, gravidanza e problemi al feto

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA INCINTA DIARREA FECI LIQUIDE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINOIl Papilloma Virus Umano o HPV è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita; solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola specie se il sistema immunitario è ben funzionante; solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

È possibile che una donna contragga l’infezione da HPV in gravidanza, con conseguente preoccupazione circa l’andamento dell’infezione e la trasmissione al feto. Il rischio di contrarre l’infezione in gravidanza non è diverso rispetto alla non-gravidanza, e la distribuzione dei tipi virali ad alto e basso rischio non presenta differenze. L’infezione può tuttavia comparire la prima volta in gravidanza e dare origine a lesioni genitali che possono assumere aspetti aberranti, molto estese, giganti e friabili.

L’infezione non determina generalmente alcun problema al feto durante la gravidanza. La trasmissione materno fetale è invece possibile a livello del canale del parto e può provocare papillomatosi respiratoria ricorrente giovanile e condilomatosi genitale nel nato, tuttavia in questi casi il taglio cesareo non è indicato a meno che non siano presenti lesioni molto estese che ostruiscano il canale del parto.

Nei casi di infezione persistente del collo uterino, non esistono attualmente trattamenti non invasivi di elevata efficacia. Nel caso l’infezione sia associata a modificazioni precancerose dell’epitelio, possono essere prese in considerazione la laserterapia o la conizzazione, ossia la resezione di una piccola parte della cervice uterina per asportare una lesione che potrebbe essere maligna o che già lo è, ma di dimensioni ridotte. Per la rimozione dei condilomi acuminati della vulva, pene o perineo si può ricorrere al laser, all’elettrocoagulazione, alla crioterapia o ad applicazioni di podofillina. Le lesioni genitali ed anali (per esempio i condilomi) da virus HPV possono essere trattate in diversi modi. Sono disponibili anche creme ad uso locale (imiquimod) con una buona efficacia. Recentemente è stata scoperta una molecola che permette il trattamento del virus HPV, anche nella sua forma cutanea esterna (Verruca). Il farmaco prodotto si chiama Cidofovir, ed è un potente antivirale a largo spettro, maggiormente efficace perfino dell’Aciclovir. Il Cidofovir viene utilizzato principalmente in soggetti con problemi al sistema immunitario (come persone affette da HIV) nella formulazione liquida per via endovenosa, ma sono in produzione anche formulazioni per uso topico esterno (pomate) che non sono ancora diffuse in Italia. Purtroppo allo stato attuale non esistono studi relativi agli effetti del cidofovir nelle donne in gravidanza.

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Virus del papilloma (HPV): tipi più pericolosi ed a basso rischio

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI DNA RNA GENI CROMOSOMI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESI MICROBIOLOGY WALLPAPERIl Papilloma Virus Umano o HPV è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose. Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita; solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola specie se il sistema immunitario è ben funzionante; solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino. Il virus si contrae generalmente attraverso rapporti sessuali, ma non si possono escludere vie indirette dell’infezione come bocca e unghie.

I tipi di virus del papilloma umano possono venir suddivisi in:

  • HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute (6, 11, 42, 43, 44);
  • HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68).

I tipi pericolosi di HPV (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68) si differenziano da quelli innocui (6, 11, 42, 43, 44) sia in base al sito di azione (i primi attaccano le mucose e i secondi la cute) sia in base ad alcune mutazioni dell’oncoproteina E7 (early 7). Questa differente pericolosità è dovuta al fatto che le mucose sono molto più sensibili della pelle alle infezioni di HPV perché la minore robustezza delle membrane cellulari delle cellule delle mucose facilita l’ingresso dei virus all’interno delle stesse, ed in più le oncoproteine E7 dei Papilloma Virus pericolosi hanno delle mutazioni amminoacidiche che permettono un legame e un’inibizione migliore del retinoblastoma rispetto agli E7 dei tipi non pericolosi. Per esempio la differenza amminoacidica principale tra l’E7 dell’HPV 16 (pericoloso) e 6 (non pericoloso) è un acido aspartico in posizione 21 presente nel primo invece di una glicina presente nel secondo; questa sola differenza fa sì che la prima proteina abbia una capacità ligante (e quindi di causare il cancro) del 41% superiore alla seconda.

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Tumore al polmone in chi non fuma: da cosa viene causato?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TUMORE AL POLMONE CHI NON FUMA DA COSA E CAUSATO  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgIl tumore polmonare è una delle patologie che causa più decessi nel mondo: 1,6 milioni di morti anno (con una previsione di raddoppio nel 2035), è al primo posto fra le cause di morte per cancro negli uomini e al terzo posto fra le donne. Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio principale ed è la causa di almeno l’80 per cento dei casi, tuttavia quasi un tumore al polmone su cinque si sviluppa in chi non ha mai fumato in vita sua. Un mistero che secondo Harald zur Hausen, premio Nobel per la Medicina nel 2008 per aver scoperto il legame fra il Papilloma Virus Umano o HPV (acronimo di “Human Papilloma Virus” ) ed il tumore della cervice uterina, potrebbe essere almeno in parte spiegato da infezioni virali, batteriche o fungine che potrebbero favorire il cancro, indipendentemente dalle sigarette.

Ipotesi allo studio
L’esperto ha parlato in occasione della conferenza internazionale dell’International Association for the Study of Lung Cancer, a Vienna, invitando a concentrare le ricerche sugli effetti di ambiente e germi sul tumore al polmone. Per il momento non si sa molto sulle cause che portano alla comparsa del carcinoma polmonare in chi non fuma: si è verificato che in una buona percentuale di casi c’è una familiarità e in alcuni pazienti è evidente la correlazione con l’esposizione a inquinanti ambientali, ma il quadro complessivo ancora sfugge e gli oncologi vogliono vederci chiaro, perché i carcinomi nei non fumatori sono in lieve ma continuo aumento, così come quelli nei soggetti più giovani. Il meccanismo possibile, secondo zur Hausen, implica che alcuni virus o batteri presenti negli animali (e per loro innocui) una volta nell’uomo diventino cancerogeni provocando mutazioni. «Le infezioni virali in se stesse non sono sufficienti a determinare il tumore, servono modifiche genetiche perché il cancro si sviluppi», ha sottolineato il tedesco.

Infezioni e infiammazione
Alcuni tumori, come quello della cervice uterina, sono certamente indotti da virus; per altri, come il tumore al polmone, è lecito sospettarne la possibilità ma non esiste per ora un’esatta correlazione provata dagli studi scientifici. La possibilità teorica che da un’infezione si possa arrivare al tumore tuttavia esiste: l’infezione infatti provoca uno stato di infiammazione che può diventare cronica e agire su geni oncosoppressori, facilitando il passaggio da cellula sana a cellula con displasie e da questa a una cellula tumorale. I meccanismi che dall’infiammazione cronica portano a un aumento della probabilità di tumori sono assodati, tanto che sono molti gli studi di chemioprevenzione con aspirina nei quali si mira a ridurre il rischio neoplastico proprio diminuendo lo stato infiammatorio. I virus possono modificare il DNA delle cellule e questo può attivare oncogeni o alterare la cellula in senso tumorale; tuttavia servono ulteriori studi per capire quali possano essere i microrganismi coinvolti e come.

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Papilloma Virus: sintomi, test e vaccino per difendersi dal cancro del collo dell’utero

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE CONSULTO DIAGNOSI MEDICO DI BASE FAMIGLIA ANAMNESI OPZIONI TERAPIE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO PARERE IDEA RICHIESTA ESAME LABORATORIO ISTOLOGICO TUMORE CANCROSi identifica con la sigla HPV il virus genitale a trasmissione sessuale Papilloma Virus, pericoloso nella donne perché può produrre un’alterazione maligna delle cellule del collo dell’utero e della cervice, sfociando in un cancro. I rapporti sessuali non protetti sono la via di contagio dell’HPV, motivo per cui è fondamentale che una donna viva in maniera consapevole la propria vita intima proteggendosi sempre con il preservativo. Attualmente, però, il miglior sistema di prevenzione è rappresentato dal vaccino, consigliato a tutte le bambine e le adolescenti, mentre le donne non vaccinate devono comunque tenersi sempre sotto controllo sottoponendosi ogni tre anni al Pap Test combinato con l’HPV Test, in modo da rilevare immediatamente la presenza del virus. Ma vediamo in cosa consiste esattamente il test HPV e come si fa.

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HPV Test, cos’è e come si effettua

Il Test HPV viene normalmente prescritto nella donne il cui Pap test sia risultato inconcludente o “borderline“, quando, cioè, le cellule cervicali prelevate e sottoposte ad analisi citologica non abbiano una natura (normale o alterata) chiaramente identificabile. In questo caso la donna si sottopone ad un nuovo prelievo delle sue cellule cervicali – proprio come per un normale Pap Test – e il materiale organico viene sottoposto ad analisi del DNA (Digene HPV Test) per riscontare la presenza, o meno, del Papilloma Virus. Questo esame in particolare permette di individuare, o meno, un HPV ad alto rischio (di sviluppare un tumore). Anche se, dopo un test HPV risultato positivo, saranno necessari ulteriori esami di approfondimento per scoprire a quali ceppi appartiene il Papilloma virus contratto. Naturalmente le donne già sottoposte al vaccino non necessitano di sottoporsi all’HPV Test, mentre per tutte le altre, anche se hanno già effettuato il Pap Test, è sempre consigliabile richiedere anche questo ulteriore esame, perché i due test combinati sono in grado di scoprire praticamente il 100% delle patologie cervicali in stadio avanzato. Ma quali sono i sintomi del virus HPV?

HPV: i sintomi del contagio

Quali sono i segni e i sintomi che ci possono spingere a fare un Test HPV per vedere se siamo stati contagiati dal Papilloma Virus? In moltissimi casi si tratta di un virus asintomatico, ma a volte ci sono delle manifestazioni fisiche. Ad esempio, tra i sintomi dell’HPV negli uomini e nelle donne, c’è la formazione di verruche genitali, che possono spuntare anche settimane o mesi dopo il rapporto a rischio, ma che una normale visita ginecologica o andrologica è in grado di scoprire. Come ormai già tantissime donne hanno imparato, il Papilloma Virus può causare molti tipi di tumore all’utero e alla cervice, ma non solo. Anche la gola può essere colpita da tumori causati dall’HPV, ecco perché il Test è così importante da effettuare in chi abbia avuto rapporti intimi a rischio. Ricordiamoci, infine, che si può essere contagiati da più tipi di Papilloma Virus contemporaneamente. Una buona notizia riguarda il vaccino HPV e le recidive del tumore all’utero. Vediamo meglio.

HPV: il vaccino protegge dal tumore all’utero e dalle recidive

Buone notizie per le donne che hanno sconfitto il tumore alla cervice, secondo varie ricerche il vaccino contro il Papilloma virus protegge dalle recidive, che purtroppo sono un problema ancora molto grave con cui si devono fare i conti dopo aver sconfitto un cancro. Una ricerca ha dimostrato che il vaccino contro il Papilloma virus previene le recidive. La ricerca è stata effettuata dai medici dell’Università dell’Alabama, presentato al meeting della Society of Gynecological Oncologists a Chicago. Il vaccino è stato somministrato a 17mila donne tra i quindici e i ventisei anni di età, di queste molte erano già state operate per un tumore all’apparato genitale o per lesioni di tipo precanceroso. Dopo 3,8 anni il rischio di recidive si era abbassato del 40%, tanto che Warner Huh, uno dei medici che hanno condotto lo studio, ha potuto dichiarare: “Questo studio suggerisce che il vaccino aiuta con tutte le modifiche causate dal virus e può essere offerto come protezione post operatoria“.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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