Catfishing: usare un profilo falso sui social per raggirare altre persone

Con “catfishing” (dall’inglese “catfish“, che in italiano è traducibile con “pesce gatto“) si intende un tipo di attività ingannevole sui social network caratterizzato dalla creazione, da parte del “catfish” o “catfisher“, di un account “fake” (con falsa identità, falso nome e false foto profilo), allo scopo di raggirare altri utenti. L’account fake prende il nome di “sockpuppet“, che significa letteralmente “burattino fatto con un calzino“, sottintendendo che nel calzino si cela una mano, come quando il burattinaio o il ventriloquo si crea un alter ego con cui finge di dialogare. Per rendere più verosimile l’account falso agli occhi dell’ingannato, il catfish lo crea usando foto prese da Google (a volte modificate o create dal nulla grazie a programmi di intelligenza artificiale) ed arriva a dialogare con “lui” sui social usando il proprio profilo reale. Tramite il profilo “fantoccio”, il catfish può instaurare con la vittima o con le vittime vere e proprie relazioni virtuali, che possono durare mesi ed apparire perfettamente verosimili, soprattutto agli utenti più ingenui. Al termine di questa “luna di miele”, il catfish nella maggioranza dei casi ricatta la vittima.

Origine del nome

Il termine “catfishing” deriva da una pratica messa in atto da alcuni pescatori che consiste nel mettere i pesci pescati in vasche insieme ad alcuni pesci gatto: quest’ultimi infastidiscono i pesci pescati mordendo loro la coda e così il pescato si mantiene attivo e fresco più a lungo.

Per quale motivo il catfish si comporta così?

Non c’è una motivazione unica: alcuni catfish semplicemente passano il tempo così, per noia, trollando altri utenti o usando l’account fantoccio per aver ragione in una discussione particolarmente animata, mostrando agli altri utenti che c’è effettivamente qualcuno che gli dà “man forte” e supporta le sue teorie. Un catfish può usare una falsa identità per interagire con altre persone perché può aver paura di non essere accettati per come si è (ad esempio per l’aspetto estetico) e per l’insoddisfazione riguardo alla propria vita reale e al proprio status: il profilo fantoccio può infatti essere ciò che si vuole, ad esempio belli, giovani, di un sesso diverso rispetto a quello a cui si appartiene, ricchi e con un lavoro invidiabile. Usare un profilo falso per interagire con gli altri, cela spesso un profondo senso di solitudine ed un bisogno di gratificazione inappagato, che sono le spie di un problema psicologico di fondo non risolto. Il catfish e vittima spesso condividono un tratto importante: una bassa autostima, derivante nella maggioranza dei casi da un attaccamento insicuro. Non sempre dietro il catfishing c’è quindi la volontà di truffare altre persone, tuttavia, anche in questo caso, la persona che fa catfishing non solo infrange la “netiquette“, ma è perseguibile penalmente. In altri casi invece il catfishing è direttamente collegato a una truffa ed è un reato a maggior ragione.

Il catfishing usato per ricattare la vittima

In altri casi – purtroppo ben più frequenti – l’intento del catfishing ha ben poco a che vedere con problemi psicologici ed è invece una vera e propria truffa: raggirare altre persone con scopi criminali. A tal proposito è bene ricordare che il catfishing si diffonde soprattutto sui social network e all’interno delle applicazioni o di appuntamenti, come Tinder. Un catfish ad esempio ruba l’identità di una persona giovane e bella e “fa innamorare” un utente, con lo scopo di farsi inviare dalla vittima denaro o informazioni riservate. In alcuni casi il catfish invia false foto intime alla vittima e chiede a quest’ultima alcune sue foto intime, ad esempio di nudo: una volta che la vittima invia le proprie foto intime, il catfish può ricattarla, chiedendo soldi per non rendere pubbliche le foto o per evitare di mandare tali foto (e relative chat) alla moglie o al marito della vittima. In altri casi ancora il catfish usa foto di un nostro conoscente (ad esempio un amico o un parente) aper contattare la vittima e farla cadere nella trappola: se siamo convinti di parlare con una persona che conosciamo anche nella realtà, infatti, ci sono maggiori probabilità che prestiamo una minore attenzione alle richieste che ci vengono fatte, come ad esempio la richiesta di inviare soldi o dire particolari intimi.

Come capire se stiamo interagendo con un profilo fantoccio?

Se stiamo chattando da tempo con una persona sui social e ci viene il dubbio che sia un profilo “fake”, c’è un sistema per me infallibile per “beccarlo”: chiediamogli improvvisamente di fare una videochiamata e se la persona si rifiuta categoricamente, magari usando palesi scuse, è probabile che siamo vittime di catfishing, soprattutto se sul suo profilo sono presenti poche amicizie e poche foto personali, in particolari se in queste poche foto non sono presenti né taggate altre persone. Una ricerca per immagini su Google di tali foto, può aiutarci a capire l’inganno.

Conseguenze nella vittima

Subire un catfishing è un duro colpo per la vittima: quando capisce di essere stato raggirato, magari per mesi, la persona può avere un brusco calo di autostima e di fiducia nelle relazioni successive e nelle persone in generale. La vittima può isolarsi e diventare profondamente diffidente nei confronti del prossimo. A ciò si associa il dolore per aver perso un partner virtuale che sembrava perfetto e che invece si è rivelato un profilo falso. In alcuni casi la vittima chiede l’intervento delle Forze dell’Ordine, ma – in altri casi – cede al ricatto, pagando al criminale la somma richiesta o cedendogli informazioni riservate. Nei casi più gravi, a causa del catfishing, la vittima potrebbe soffrire di un disturbo da stress post-traumatico o di depressione ed aver bisogno di un supporto da parte di uno psicoterapeuta.

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Per approfondire:

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Salute del fisico, benessere della mente, bellezza del corpo. Articoli monotematici di medicina, scienza, cultura e curiosità. Direttore: dott. Emilio Alessio Loiacono – Medico Chirurgo

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