
Il cushioning è una modalità relazionale in cui una persona, il “cushioner”, nonostante abbia una relazione stabile con un partner, mantiene un canale di comunicazione virtuale o fisico con altri potenziali partner, che vengono tenuti “in attesa” come “partner di riserva” e “utilizzati” nell’eventualità che la relazione “principale” termini. L’atto di mettere in attesa altri partner, prende il nome di “benching”. Il termine “cushioning” in italiano può essere tradotto con “fare da cuscinetto” (“cushion” significa “cuscino”), nel senso che – se la relazione principale finisce, il cushioner “atterra sul morbido” del cuscino grazie al fatto che una nuova relazione è già “pronta all’uso”. La relazione col partner “principale” può essere in salute (apparentemente) o in crisi, nelle fasi inziali o in fase di chiusura. La relazione, o le relazioni, “di scorta”, può essere mantenuta in stand by, ad esempio tramite flirt che avviene via chat, o può – più raramente – essere portata su livelli fisici, ad esempio con rapporti sessuali veri e propri. I partner “cuscinetto” possono essere o – più spesso – non essere a conoscenza di aver intrapreso una relazione con una persona già impegnata.
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Uomo o donna?
Il cushioner, così come la vittima di cushioning, può essere sia uomo che donna. Il fenomeno è andato aumentando negli ultimi anni grazie all’avvento dei social network e delle relative chat, che hanno permesso agli utenti, soprattutto femminili, di accedere ad un’ampia platea di potenziali partner con cui chattare e flirtare in contemporanea. In effetti, molti dati sembrano andare nella direzione di un fenomeno più femminile che maschile, dal momento che per una donna, mediamente, soprattutto sui social, è molto più facile avere un più elevato numero di pretendenti rispetto alla controparte maschile. Secondo un sondaggio di One Poll condotto su un migliaio di donne, la metà aveva un partner di riserva nel caso in cui la loro relazione attuale non funzionasse ed una donna su quattro ha confessato che il suo attuale partner conosceva il suo partner “sostituto”. Altre ricerche, tuttavia, sembrano propendere invece verso una distribuzione più paritaria del fenomeno, equamente distribuito tra uomo e donna.
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La scorrettezza del cushioning
Il cushioning è una modalità di relazione nella maggioranza dei casi scorretta, sia verso il partner principale, sia verso i partner di scorta (qualora non siano a conoscenza dell’esistenza di una relazione principale). Il cushioning, tuttavia, non è necessariamente una cosa negativa, in particolare se la relazione fin da subito è accettata come “aperta” da entrambe le parti o qualora se si fosse all’inizio di una relazione che ancora non ha acquisito carattere di esclusività. Nei casi in cui, invece, entrambi i partner siano convinti dell’esclusività del rapporto o se ci siano dei vincoli più forti del semplice “stare insieme”, come il matrimonio, tenersi aperte le strade per avere un “paracadute” in caso di fine della storia, anche senza avere effettivamente rapporti sessuali con i “sostituti”, è sinceramente qualcosa di estremamente vicino ad un tradimento. Secondo alcune interpretazioni del fenomeno, il cushioning permetterebbe almeno due vantaggi per il cushioner: prima di tutto, il partner cuscinetto può aiutare il cushioner a chiarirsi le idee e magari ad interrompere definitivamente una relazione che non funziona; secondariamente, parlando in modo cinico, il cushioner è pronto ad accogliere il nuovo partner appena è single, risparmiandosi la fatica di attivare o ripristinare gli eventuali account delle varie app di incontri. Tra le braccia di un nuovo partner, è certo più facile elaborare il dolore di una rottura.
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Perché il cushioner si comporta così?
Nella maggioranza dei casi il cushioner ha scarsa autostima ed è segnato da profonda paura e insicurezza: se una persona teme che la sua relazione sia inevitabilmente destinata a finire, magari a causa di numerose relazioni precedenti finite male, potrebbe tenersi aperte delle opzioni che permettono di “ammortizzare” il trauma che potrebbe causare la rottura. In altri casi il cushioner è semplicemente egoista, opportunista e dotato di scarsa empatia: vede i rapporti umani e le persone come oggetti da sfruttare a proprio piacimento. Un articolo del ricercatore di psicologia evolutiva dell’Università del Texas David Buss ha individuato esigenze “biologiche” nel cushioning operato da una donna: le donne sarebbero programmate, fin dalla preistoria, ad avere maschi di riserva nel caso in cui il loro partner originale si ammali o muoia, in modo da garantire sicurezza e cibo per sé e per la prole.
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Conseguenze nella vittima
Scoprire di essere un “partner di riserva” non è, nella maggioranza di casi, una esperienza piacevole. La vittima del cushioning, magari certa di avere l’esclusività con il cushioner, quando scopre di essere una ruota di scorta, può vedere di molto abbassata la propria autostima. Può chiedere chiarimenti al partner, ma le sue risposte appariranno probabilmente evasive o illogiche. La vittima può perdere fiducia nelle relazioni successive, inoltre nei casi più gravi può isolarsi e diventare profondamente diffidente nei confronti del prossimo. A ciò si associa il dolore per aver creduto che il cushioner fosse il partner perfetto e averlo magari per mesi idealizzato, mentre invece si è rivelato qualcuno capace di tradire il proprio partner. Nei casi più gravi, a causa dell’aver subito il cushioning e per il dolore dell’inganno emotivo, la vittima potrebbe aver bisogno di un supporto da parte di uno psicoterapeuta.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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