Benching: quando piaci ma non troppo e vieni messo in panchina

Donna triste e sola seduta su una panchina mentre guarda il mare

Il benching è una modalità relazionale in cui una persona, il “bencher”, inizia a frequentare un nuovo potenziale partner – la vittima del benching – che trova interessante ma di cui non è convinta al 100%. Il bencher, a questo punto, anziché iniziare una relazione col nuovo partner o dirgli di no, lo “mette in attesa”. Il bencher quindi si prende del tempo per decidere, continuando però a guardarsi attorno e flirtando con altre persone per cercare altri potenziali nuovi partner “migliori” di quello messo in attesa. In questo periodo di “limbo”, tuttavia, attraverso qualche rara telefonata, messaggio o “like” sui social network (una pratica che prende il nome di “cushioning“), il bencher non fa perdere alla vittima una flebile scintilla di speranza che il rapporto sentimentale possa effettivamente iniziare da un momento all’altro. Al termine di questo periodo di attesa, che può durare anche settimane o mesi, il bencher può comportarsi in due modi distinti:

  • se nel frattempo ha trovato un nuovo partner “migliore” rispetto a quello messo in attesa, “scarica” quest’ultimo, spesso con modalità “ghosting”, cioè sparendo nel nulla e senza dare alcuna informazione alla vittima del benching;
  • se nel frattempo il bencher non ha trovato “di meglio”, può decidere di “accontentarsi”, almeno per il momento, di iniziare una relazione amorosa con chi era stato precedentemente messo nella cartella dei “forse”. In questo caso il bencher è solo apparentemente il “vincence” della situazione, in quanto soffre comunque di una profonda frustazione, perché di fondo gli rimane la convinzione di “essersi accontentato” e di meritare comunque di più.

Spesso un solo bancher ha “in panchina” non solo un potenziale partner, ma più di uno (in alcuni casi numerosi…).

Significato del termine

Il termine “benching” in italiano può essere tradotto con “tenere in panchina” (“bench” significa “panchina”), espressione mutuata dal mondo dello sport: è quando l’allenatore manda in campo a giocare i titolari della squadra, ma – se pensa che un titolare non stia giocando all’altezza della sua bravura – manda in campo un giocatore che fino ad allora era stato in attesa, seduto appunto “in panchina”.

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Uomo o donna?

Il bencher, così come la vittima, può essere sia uomo che donna. Il fenomeno è andato aumentando negli ultimi anni grazie all’avvento delle app di dating e dei social network con relative chat, che hanno permesso agli utenti – soprattutto femminili – di accedere ad un’ampia platea di potenziali partner con cui chattare e flirtare in contemporanea. In effetti, molti dati sembrano andare nella direzione di un fenomeno più femminile che maschile, dal momento che per una donna, mediamente, soprattutto sui social, è molto più facile avere un più elevato numero di pretendenti rispetto alla controparte maschile. In parole semplici la donna media ha “l’imbarazzo della scelta”, che l’uomo medio non possiede.

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La scorrettezza del benching

Il benching è una modalità di relazione nella maggioranza dei casi definibile decisamente scorretta, sia verso l’ignaro partner potenziale messo “in panchina”, sia verso i nuovi partner potenziali, che in genere non sono a conoscenza del fatto che c’è un’altra o altre persone “messe in pausa”. Il benching permetterebbe almeno due vantaggi per il bencher: prima di tutto, conoscere nuovi potenziali partner può aiutare il bencher a chiarirsi le idee su quale sia la relazione migliore da intraprendere, quella che ha possibilità di funzionare; secondariamente, parlando in modo cinico, il bencher è pronto ad accogliere il partner messo in attesa come reale nuovo partner, appena si accorge che “è il migliore sulla piazza a cui può aspirare”, risparmiandosi la fatica di attivare o ripristinare gli eventuali account delle varie app di incontri.

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Perché il bencher si comporta così?

Nella maggioranza dei casi il bencher ha scarsa autostima ed è segnato da profonda paura e insicurezza: forse ha avuto numerose relazioni che sono finite in malo modo quindi si convince che – scegliendo accuratamente il miglior partner possibile grazie al benching – migliora le possibilità che la sua storia possa funzionare. In altri casi il bencher è semplicemente egoista, opportunista, narcisista, calcolatore e dotato di scarsa empatia: vede i rapporti umani e le persone come oggetti da sfruttare a proprio piacimento, quando è propizio il momento per sfruttarli. Non di rado l’uomo o la donna bencher hanno tratti narcisisti di personalità.

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Conseguenze nella vittima

La vittima del benching rimane per settimane o per mesi in attesa che il bencher “si faccia vivo” per dare una risposta definitiva.Il bencher poi, subdolamente e ben poco empaticamente, alterna in genere momenti di apparente vivo interesse e attenzione verso la vittima (magari con messaggi e like sui post dei social network), a freddi atteggiamenti di indifferenza, assenza oppure persino di rifiuto (ma mai del tutto netto!). Il suo comportamento appare quindi ambiguo, vago, evasivo, portando la vittima a dubbi e “paranoie”, al totale disorientamento ed all’impossibilità di “chiudere la porta” e cercare altre potenziali relazioni, visto che in lui rimane viva la possibilità che il bencher “decida prima o poi per un si”.
Di fatto, chi cade nella trappola del benching, diventa un passivo spettatore, manipolato e manipolabile, emozionalmente esposto ed indifeso, dipendente in tutto e per tutto dalle mosse e dalle intenzioni del bencher, che rimangono volutamente ambigue.
Non sapere se la storia inizierà o meno, catapulta la vittima per lunghi periodi in un limbo molto doloroso, soprattutto se – alla fine – il bencher darà una risposta negativa o – più spesso – sparirà nel nulla, “ghostando” la vittima. Quest’ultima può perdere fiducia nelle relazioni successive, inoltre nei casi più gravi può isolarsi e diventare profondamente diffidente nei confronti del prossimo. Tutto questo sempre se la persona NON scopre della macchinazione operata dal bencher ai suoi danni. Scoprire, infatti, di essere stato “messo speranzoso in panchina”, mentre l’oggetto dell’amore nel frattempo flirtava con tanti altri alla ricerca di un potenziale partner migliore di noi, può far scaturire altro dolore ed insicurezza, a cui si associa la tristezza per aver creduto che il bencher fosse il partner perfetto e averlo magari per mesi idealizzato, mentre invece si è rivelato qualcuno capace di un comportamento molto gretto e scorretto nei nostri riguardi. La vittima di benching può sentirsi profondamente svalutata poiché può percepire sé stessa solo come un ripiego, come una “ruota di scorta”, costretta a elemosinare amore, attenzione e interesse. Nei casi più gravi, a causa della scoperta di aver subito il benching e per il dolore dell’inganno emotivo, la vittima potrebbe aver bisogno di un supporto da parte di uno psicoterapeuta. Nel caso in cui, dopo il periodo di benching, la vittima invece diventi effettivamente il partner del bencher, è solo in apparenza “vincente”, perché nella maggioranza dei casi è destinato ad una relazione poco profonda e destinata a vita breve.

Se credi di essere intrappolato o intrappolata in una relazione tossica o che tu sia o sia stata vittima del benching o di altro tipo di manipolazione, prenota subito la tua visita e, grazie a colloqui riservati, ti aiuterò a gestire ed a superare questa situazione.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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