Il diabetico può mangiare le bacche di Goji?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI ZUCCHERO BACCHE DI GOJI BROCCOLI FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAPER.jpgIl Goji (Lycium Barbarum L.) è una pianta originaria degli altopiani asiatici di Cina, Tibet e Mongolia. I suoi piccoli frutti rossi sono apprezzati nel mondo per le loro riconosciute qualità terapeutiche e nutritive. Ricche di vitamine, sali minerali e aminoacidi, le bacche di Goji rappresentano un notevole energizzante naturale. La virtù principale del Goji risiede tuttavia nei suoi 4 polisaccaridi LBP (Lycium Barbarum Polysaccharides). Gli LBP sono unici al mondo, presenti esclusivamente in questa pianta, ed hanno notevoli proprietà antidegenerative. I polisaccaridi delle bacche di Goji sostengono e rinforzano specie il sistema immunitario.

Le bacche di Goji hanno un indice glicemico basso, questo vuol dire che la loro assunzione non influisce in modo negativo sulla concentrazione di glucosio nel sangue. Le bacche di Goji, infatti, contengono dei carboidrati unici, chiamati LBP (Lycium Barbarum Polysaccharides). A confermare questa teoria ci sono diversi studi, tra cui un’importante ricerca del 2010 condotta in Cina da un team di esperti nel settore. Sono stati valutati 67 pazienti affetti da diabete di tipo 2, suddividendoli in due gruppi. Ad uno dei due gruppi è stata somministrata una dose costante di 300 mg al giorno di LBP per un periodo di 3 mesi.
Al termine dello studio, è stato rilevato un aumento dell’indice insulinico, associato ad una significativa riduzione della glicemia nel campione di pazienti affetti da diabete di tipo 2.

L’efficacia delle bacche di Goji per contrastare gli effetti del diabete potrebbe essere potenziata anche da altri fattori, come ad esempio il loro elevato contenuto di fibre che è in grado di contrastare l’assorbimento dei carboidrati assunti durante i pasti. Anche il cromo, di cui le bacche sono ricche, potrebbe svolgere un ruolo nel mantenimento di valori costanti della glicemia.
Per questo motivo i pazienti affetti da diabete possono scegliere di integrare la propria dieta con un’assunzione regolare di bacche di Goji nelle giuste quantità. In ogni caso, soprattutto se state assumendo farmaci specifici, consigliamo sempre di consultare il medico prima di affidarvi a un consumo bacche di Goji, come ogni altro integratore o alimento.

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Il diabetico può mangiare le nespole? Quante calorie hanno?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO NESPOLE FRUTTA DIABETE BEVANDA CALORIE SODIO GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE DISTILLATA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTILe nespole contengono soltanto 47 calorie per 100 grammi, circa 12 grammi di carboidrati ed 1,7 grammi di fibra alimentare. Inoltre contengono tanta acqua, fibre, sali minerali (come potassio, fosforo, magnesio e calcio) e vitamine (vitamina C, vitamina B). Possono essere assunti dal diabetico, in dosi moderate e possibilmente lontano dai pasti principali.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Il prediabete porta sempre al diabete di tipo 2?

MEDICINA ONLINE DIABETE MELLITO TIPO 1 2 PREDIABETE PRE-DIABETE SANGUE VALORI GLICEMIA EMOGLOBINA GLICATA ZUCCHERI DIETA CARBOIDRATI PASTA PANE INSULINA RESISTENTE DIPENDENTE CIBO MANGIARE VERDURA FRUTTAIl riscontro di alterata glicemia a digiuno (valori di glicemia tra 100-125 mg/dl) e/o di ridotta intolleranza al glucosio (glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl) e/o di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol, configura il quadro di “prediabete”.

La condizione di prediabete rappresenta un più elevato rischio di sviluppo futuro di diabete di tipo 2 per il paziente, tuttavia il prediabete – pur sembrando implicitamente lasciare intendere che il passaggio al diabete tipo 2 sia obbligato – non conduce necessariamente al diabete conclamato. Il prediabete è infatti a volte reversibile, se vengono adottati in tempo particolari suggerimenti dietetici.

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Differenza tra glicemia e indice glicemico

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTALa glicemia è il valore della concentrazione di glucosio nel sangue. Un valore normale di glicemia a digiuno è compreso tra i 65-110 mg/dl. Un valore compreso tra i 110-125 mg/dl suggerisce il sospetto di alterata glicemia a digiuno (IFG). Valori superiori a 125 mg/dl permettono di fare diagnosi di diabete qualora tale condizione si verificasse nuovamente ad una seconda misurazione. Dopo un pasto la glicemia può elevarsi anche di molto, anche se valori superiori a 200 mg/dl, associati ad altri sintomi come polidipsia e poliuria, permettono di ipotizzare una diagnosi di diabete.

invece l’indice glicemico di un alimento indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di un quantitativo dell’alimento contenente 50 g di carboidrati: viene ottenuto misurando l’andamento della curva a campana dal momento dell’ingestione a due ore dopo. Questo parametro è espresso in percentuale sulla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio (standard di riferimento, valore GI = 100) o (meno usato e con diversa scala, essendo il glucosio 1,37 più attivo) di pane bianco[1]. Per convertire l’indice glicemico dal glucosio al pane bianco basta moltiplicare per 1,37 il valore , mentre viceversa basta dividere per la stessa cifra dal pane bianco al glucosio.

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Il diabetico può mangiare i wurstel? Quante calorie e carboidrati hanno?

MEDICINA ONLINE BERE GELATO WURSTEL FRUTTA SECCA NOCCIOLE NOCI CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTI.jpgI wurstel sono una specie di insaccato preparato con carni tritate bovine, avicole o suine e – pur con una grande variabilità tra i vari tipi – contengono mediamente 230 calorie per 100 grammi, circa 2,6 grammi di carboidrati ed 11 grammi di proteine.

I wurstel appartengono ad un gruppo di carni da evitare o da assumere solo occasionalmente. A tale gruppo appartengono anche:

  • carni grasse,
  • carne macinata,
  • hamburger confezionati,
  • coppa,
  • cotechino,
  • frattaglie,
  • mortadella,
  • pancetta,
  • pasticci di carne,
  • salsicce,
  • pollo con pelle,
  • paté,
  • salame.

Pur non rappresentando una fonte di proteine raccomandabile, possono essere certamente assunti dal diabetico, in dosi moderate e sotto controllo medico, ovviamente evitando di farcirlo con salse come la maionese.

Carni alternative da preferire sono: bresaola, cacciagione, coniglio, manzo magro, pollo, prosciutto crudo magro, speck, tacchino, vitello magro

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Diabete mellito: cause e fattori di rischio del tipo 1 e 2

Diabetic is doing a glucose level finger blood test.Il diabete mellito abbreviato DM è una forma di diabete ovvero un gruppo di disturbi metabolici accomunati dal fatto di presentare una persistente instabilità del livello glicemico del sangue, passando da condizioni di iperglicemia, più frequente, a condizioni di ipoglicemia.

Cause

Il diabete mellito può essere causato da una serie di fattori. Alcuni possono essere derivati da difetti dell’azione insulinica, come l’insulinoresistenza di tipo A, il leprecaunismo, la Sindrome di Rabson-Mendenhall e le sindromi lipodistrofiche; alcune malattie del pancreas possono essere causa del diabete, come nel caso della pancreatite, della fibrosi cistica, nell’emocromatosi e nel tumore del pancreas. Fra i farmaci che possono causare forme diabetiche si ritrovano il Vacor utilizzato come veleno per i topi, pentamidina, acido nicotinico, glucocorticoidi, ormoni tiroidei, diazossido, β-agonisti, tiazidici, fenitoina, interferon a, inibitori delle proteasi, clozapina, β-bloccanti). Alcune infezioni possono comportare l’insorgere di diabete come la rosolia congenita, il citomegalovirus e il coxackievirus. Fra le numerose patologie genetiche responsabili dello sviluppo del diabete si trovano la sindrome di Down, sindrome di Turner, sindrome di Klinefelter, corea di Huntington, sindrome di Laurence-Moon-Biedl, porfiria. L’esistenza di una predisposizione genetica è suggerita dal fatto che, nel caso di gemelli, il diabete Tipo 2 è presente in entrambi in una elevatissima percentuale, molto superiore rispetto a quanto accade per il diabete di Tipo 1. Probabilmente intervengono difetti a carico di più geni (malattia poligenica) coinvolti nella produzione di insulina e nel metabolismo del glucosio; il tipo di deficit varierebbe da un paziente all’altro, dal momento che fino ad oggi non è stato possibile identificare anomalie genetiche comuni a tutti i pazienti di Tipo 2. Malattie come acromegalia, sindrome di Cushing, ipogonadismo, glucagonoma, feocromocitoma, ipertiroidismo, somatostatinoma, aldosteronoma possono essere altre cause.

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Fattori di rischio del diabete mellito

Tra i fattori di rischio si riscontrano principalmente:

  • Obesità (BMI maggiore o uguale a 25 kg/m² per il DM2)
  • Inattività fisica
  • Ipertensione (pressione arteriosa maggiore o uguale a 140/90mmHg)
  • Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl)
  • Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl)
  • Ipogonadismo: in uomini ipogonadici l’assunzione di testosterone diminuisce l’insulinoresistenza e migliora il quadro glicemico
  • Disturbi del sonno, che favoriscono l’insorgenza della forma 2.

Anche l’età favorisce la comparsa del diabete, poiché essa si accompagna ad una riduzione fisiologica del testosterone e IGF-I e quindi a un diminuita sensibilità dei tessuti periferici all’insulina.

Differenze Diabete mellito tipo 1 Diabete mellito tipo 2
Età iniziale minore di 30 anni, anche se può presentarsi anche successivamente. Sopra la terza dècade
Onset drammatico lenta insorgenza
Obesità Non si presenta alcun’associazione Costituisce fattore di rischio
Livelli plasmatici di insulina endogena Irrilevanti Varia a seconda dell’insulina (resistenza – difetto di secrezione), può essere elevata
Rapporto con antigeni HLA-D SI NO
Rilevazione di anticorpi anti-insulae SI NO
In terapia efficacia dei farmaci ipoglicemizzanti orali L’iperglicemia non diminuisce Inizialmente si hanno effetti sull’iperglicemia
Rapporto con gemelli elevato (50% dei casi) quasi totale (90% dei casi)

Diabete di tipo 1

La forma di tipo 1 ha un’eziologia che si costituisce con il passare del tempo:

  • Predisposizione genetica, fra i vari geni responsabili quello localizzato nella regione HLA del cromosoma 6
  • Stimolo immunologico

Questa fase, nota come luna di miele, dura per alcuni mesi, dopodiché i sintomi si presentano nuovamente e permangono stabilmente dando luogo, definitivamente, allo stato di diabete. La spiegazione di questo fenomeno è da ricercarsi nell’iperproduzione compensatoria di insulina da parte delle cellule β del pancreas.

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 ha una eziologia multifattoriale, in quanto è causato dal concorso di più fattori, sia genetici che ambientali. Il riscontro di DM di tipo 2 è molto spesso casuale nel corso di esami di laboratorio a cui il paziente si sottopone per altri motivi, questo perché la patologia si instaura molto lentamente e occorre molto tempo prima che la sintomatologia possa divenire clinicamente manifesta; d’altro canto in molti pazienti sintomi di iperglicemia e glicosuria non compaiono mai. I fattori causali responsabili (eziologici) provocano la malattia attraverso il concorso di due meccanismi principali (patogenesi): l’alterazione della secrezione di insulina e la ridotta sensibilità dei tessuti bersaglio (muscolo, fegato e tessuto adiposo) alla sua azione (insulino-resistenza). Difetti della secrezione di insulina sono presenti non solo nei pazienti diabetici di Tipo 2, ma molto spesso anche nei gemelli sani e nei familiari di primo grado; in questi ultimi è stata rilevata frequentemente anche resistenza all’insulina. Si pensa pertanto che il diabete Tipo 2 sia preceduto da una fase prediabetica, in cui la resistenza dei tessuti periferici all’azione dell’insulina sia compensata da un aumento della secrezione pancreatica di insulina (iperinsulinemia). Soltanto quando si aggravano sia i difetti di secrezione insulinica sia l’insulino-resistenza (in seguito all’invecchiamento, alla obesità, all’inattività fisica o alla gravidanza), si renderebbe manifesta prima l’iperglicemia post-prandiale e poi l’iperglicemia a digiuno.

L’obesità viscerale (o centrale) riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all’insulina. Il tessuto adiposo è, infatti, in grado di produrre una serie di sostanze (leptina, TFN-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo della insulino-resistenza. Inoltre nell’obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica a bassa intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici, che aggravano la resistenza all’insulina. Di conseguenza, i markers di infiammazione, come interleuchina 6 e proteina C-reattiva, sono spesso elevati in questo tipo di diabete.

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Ho scoperto di avere il prediabete: cosa posso fare per evitare il diabete conclamato?

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTAIl riscontro di alterata glicemia a digiuno (valori di glicemia tra 100-125 mg/dl) e/o di ridotta intolleranza al glucosio (glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl) e/o di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol, configura il quadro di “prediabete”. Cosa fare se si scopre di essere “prediabetici”? Occorre in tal caso agire sulla causa che determina il rialzo dei valori glicemici (e che è la stessa che porta al diabete di tipo 2) e che è rappresentata nella maggior parte dei casi dall’eccesso di peso.

La terapia del prediabete consiste per prima cosa nel modificare lo stile di vita tramite un’alimentazione corretta e bilanciata, sempre associata a un’attività fisica regolare, volte alla diminuzione della glicemia, della percentuale di massa grassa corporea e del  calo ponderale. Utile in tal senso consultare un medico nutrizionista qualificato, per una dieta ipocalorica ipoglucidica adatta al vostro metabolismo.

In caso di scoperta di prediabete è anche importante controllare regolarmente (ed appuntarsi su un diario):

  • il peso corporeo;
  • i valori della pressione arteriosa;
  • i valori della glicemia.

Sono consigli che valgono per tutti, per garantirsi una buona qualità di vita, ma – se siete prediabetici – valgono ancora di più.

Il vostro medico vi fornirà tutte le raccomandazioni adeguate e personalizzate alle vostre specifiche necessità. Perché siano efficaci, è importante seguirle in modo scrupoloso. È in gioco la salute futura di ciascuno.

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I diabetici possono mangiare i kiwi?

MEDICINA ONLINE KIWI FRUTTA PROPRIETA CALORIE ZUCCHERI GRASSO DIMAGRIRE DIABETE INSULINA SANGUE GLICEMIAIl kiwi contiene mediamente 61 calorie per 100 grammi e circa 15 grammi di carboidrati. Il kiwii è un tipo di frutta che può essere assunta dal paziente diabetico, in dosi moderate, lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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