Differenza tra epifisi, diafisi, metafisi ed ipofisi

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE BACINO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALE.jpgEpifisi

L’epifisi (pronuncia “epìfisi”) è l’estremità tondeggiante delle ossa lunghe, come ad esempio il femore. Le due epifisi, che sono distinte in prossimale e distale, sono rivestite esternamente da tessuto osseo lamellare compatto, mentre contengono all’interno tessuto osseo lamellare spugnoso (le lamelle sono disposte parallelamente a formare spicole o trabecole collocate secondo le linee di forza che agiscono su quel segmento, formando un “labirinto” di spazi in cui è contenuto il midollo osseo rosso), di natura più elastica. In corrispondenza dell’articolazione mobile o diartrosi, l’epifisi conserva uno strato di cartilagine articolare, priva di pericondrio, bagnata dal liquido sinoviale, che permette di ridurre l’attrito con l’altro osso partecipante all’articolazione. Mentre il fronte di ossificazione diafisario parte dal centro della diafisi e procede longitudinalmente verso le due epifisi, quello epifisario parte dall’interno dell’epifisi e procede radialmente verso le estremità, bloccandosi però in corrispondenza della cartilagine articolare e della cartilagine metafisaria, che è raggiunta solo dal fronte di ossificazione diafisario. L’epifisi quindi possiede un proprio nucleo osseo e una propria vascolarizzazione differenti da quelle della rispettiva diafisi.

Leggi anche: I tipi di tessuto osseo: cellule, matrice, formazione e struttura

Diafisi

La parte centrale delle ossa lunghe è detta diafisi. La diafisi è formata da tessuto osseo lamellare compatto (le lamelle sono distribuite concentricamente attorno a piccoli canali, i canali di Havers, e formano gli osteoni o sistemi haversiani) e delimita al suo interno il canale midollare, cavità contenente il midollo osseo giallo, tessuto linfoide primario sede di maturazione pre-antigenica dei linfociti B. Tra epifisi e diafisi vi sono fisi o cartilagine di accrescimento o cartilagine metafisaria.

Leggi anche: Differenza tra osso compatto e spugnoso

Metafisi

La metafisi è costituita da vari tipi di cartilagine derivanti da altrettante alterazioni morfologiche e biochimiche della cartilagine ialina:

  • cartilagine a riposo o quiescente, immediatamente a ridosso dell’epifisi, non presenta peculiari modificazioni morfologiche rispetto alla comune cartilagine ialina;
  • cartilagine di accrescimento o seriata, costituita da condroblasti che in virtù di un elevato ritmo mitotico sostenuto dall’ormone somatotropo o somatotropina proliferano disponendosi in file di cellule impilate parallele all’asse maggiore dell’osso; questa cartilagine è responsabile dell’accrescimento longitudinale delle ossa lunghe e la sua ossificazione, a partire dai vent’anni di età, comporta la saldatura della diafisi con l’epifisi e l’impossibilità per l’osso di crescere in lunghezza;
  • cartilagine ipertrofica, in cui le cellule, non ricevendo più sostanze nutritive dal pericondrio (che per ossificazione perdicondrale è ormai divenuto un manicotto osseo) diventano ipertrofiche, sofferenti, rivelano all’analisi istologica segni evidenti di alterazione e iniziano a riassorbire la matrice extracellulare o condromucoide in cui sono immerse per trarne nutrimento, mentre la condromucoide va incontro a progressiva calcificazione;
  • cartilagine degenerata, immediatamente adiacente al fronte di ossificazione diafisario che avanza, in cui le cellule muoiono e la condromucoide è calcificata.

Leggi anche: Differenza tra osso fibroso e lamellare

Ipofisi

L’ipofisi (pronuncia “ipòfisi”) o ghiandola pituitaria, non è una parte di osso, bensì è una ghiandola endocrina situata alla base del cranio, nella fossa ipofisaria della sella turcica dell’osso sfenoide. Si può dividere in due lobi, strutturalmente e funzionalmente diversi, che controllano, attraverso la secrezione di numerosi ormoni, l’attività endocrina e metabolica di tutto l’organismo:

  • il lobo anteriore (adenoipofisi), nello sviluppo embrionale si forma per invaginazione dell’ectoderma dello stomodeo (membrana faringea);
  • il lobo posteriore (neuroipofisi), formazione neuro-ectodermica diencefalica.
    Essi sono divisi da una pars intermedia, piccola e poco vascolarizzata.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Osso sacro e coccige: dove si trovano ed a che servono?

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Il coccige è l’ultimo elemento della colonna vertebrale, si unisce al sacro e, come quest’ultimo, è il frutto della fusione di 4/5 vertebre.

Osso sacro e coccige, assieme alle due ossa iliache, formano il bacino che è strutturato dall’articolazione di:

  • due ossa iliache, che compongono la porzione antero-laterale del bacino e si articolano tra loro sulla linea mediana mediante la sinfisi pubica;
  • osso sacro, che chiude posteriormente il bacino e si articola ai lati con le ossa iliache nell’articolazione sacroiliaca;
  • coccige, che articolandosi con l’osso sacro chiude posteriormente la porzione inferiore del bacino ricevendo l’attacco di importanti muscoli e legamenti.

Il bacino o pelvi è situato all’estremità caudale della spina dorsale, ed ha varie funzioni:

  • funzione di trasferimento del peso corporeo della parte superiore del corpo sullo scheletro degli arti inferiori;
  • funzione di collegamento tra tronco ed arti inferiori;
  • funzione di sostegno degli organi addominali e pelvici, assieme ai muscoli perineali e addominali;
  • funzione di aiuto alla locomozione, assieme ai muscoli ed alle articolazioni delle gambe;

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Differenza tra osso sacro e coccige

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È il risultato della fusione di cinque segmenti ossei, si continua e si articola con l’ultima vertebra lombare e termina fornendo un apice al quale, a sua volta, si articolerà il coccige. Osso sacro e coccige, assieme alle due ossa dell’anca (ossa iliache), formano il bacino. Il coccige ha forma pressoché piramidale a base quadrata e questo consente di individuarvi 2 facce, anteriore e posteriore, due margini laterali, una base, posta superiormente a contatto con l’ultima vertebra lombare, ed un apice a contatto con il coccige. L’osso e percorso per tutta la sua lunghezza dal canale sacrale, ovvero dall’ultimo tratto del canale vertebrale. La faccia anteriore è concava e presenta quattro linee trasversali, all’incirca equidistanti, che indicano il punto di fusione (sinostosi), tra le vertebre che lo compongono.
Quelli che erano i processi costiformi, nelle vertebre lombari, nel sacro si fondono dando vita ai fori sacrali, punto di immissione nel canale sacrale per il passaggio dei rami anteriori dei nervi spinali sacrali. La faccia posteriore del sacro, convessa, è assai accidentata e, sulla linea mediana, presenta la cresta sacrale mediana, originata per fusione dei processi spinosi che generano il sacro. Negli ultimi segmenti sacrali, tuttavia, la cresta sacrale e le docce che le corrono accanto, non sono presenti, essendo sostituite dallo hiatus sacrale; ciò a causa della mancanza della porzione laminare in queste vertebre. Le facce laterali del sacro sono slargate in alto, dove presentano una superficie articolare per l’osso dell’anca, la faccetta auricolare. Al di dietro di questa è visibile la tuberosità sacrale, punto d’impianto di numerosi legamenti.

La base del sacro presenta una superficie ovale, punto in cui si articola con il corpo della quinta vertebra lombare. Ai lati della superficie articolare per il corpo della 5° vertebra lombare , scorgiamo due superfici lisce, di forma triangolare, rappresentano le ali del sacro. Il punto di articolazione con la base del coccige è fornito da una faccetta ellittica posta alla base dell’osso sacro.

Il coccige

È l’ultimo elemento della colonna vertebrale, si unisce al sacro e, come quest’ultimo, è il frutto della fusione di 4/5 vertebre. Fenomeno rilevabile dalla presenza di solchi sulle sue superfici. Completa l’ultimo tratto della parete posteriore della pelvi. Presenta una base, un apice, due facce e due margini. La base si articola o si fonde con l’apice del sacro. L’apice del coccige piega in basso ed anteriormente e, spesso, devia dalla sua linea mediana.

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I tipi di tessuto osseo: cellule, matrice, formazione e struttura

MEDICINA ONLINE OSSA OSSO SCHELETRO CANE UOMO DIFFERENZE TESSUTO SPUGNOSO TRABECOLARE COMPATTO CORTICALE FIBROSO LAMELLARE CARTILAGINE OSSO SACRO COCCIGE CERVELLO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO MIDOLLO OSSEO SPINALEIl tessuto osseo è un particolare tipo di tessuto connettivo costituito da cellule e da matrice extracellulare (ECM), definita matrice ossea o sostanza fondamentale.

Questa è costituita da una parte organica, che a sua volta presenta una componente fibrillare e una amorfa, e da una parte inorganica caratterizzata da un elevato grado di mineralizzazione.

L’osso è avvolto da una lamina di tessuto connettivo fibroso a fasci intrecciati, definita periostio. Questo è strettamente connesso al tessuto osseo sottostante grazie a fibre connettivali, denominate fibre perforanti. Le pareti interne delle cavità ossee sono rivestite da uno strato di connettivo fibroso, detto endostio, che possiede una struttura simile a quella del periostio. Entrambe queste strutture connettivali possiedono cellule osteoprogenitrici che possono indurre la formazione di nuovo osso. In corrispondenza delle superfici articolari l’osso è rivestito da uno strato di tessuto cartilagineo, la cartilagine articolare, costituita da tessuto connettivo.

Dal punto di vista dell’organizzazione strutturale macroscopica il tessuto osseo può essere classificato in compatto e osso spugnoso, mentre dal punto di vista istologico può essere suddiviso in lamellare e non lamellare.

Tessuto osseo compatto e spugnoso
In un osso sezionato si possono distinguere a livello macroscopico due tipologie di tessuto: osso compatto e osso spugnoso. Queste due tipologie di organizzazione strutturale hanno una diversa distribuzione topografica nelle ossa lunghe, corte e piatte.

Nelle ossa lunghe a livello delle diafisi è presente il tessuto osseo compatto. Questo circonda una cavità centrale, il canale midollare, in cui è presente nell’adulto il midollo giallo (midollo osseo in cui le cellule emopoietiche sono quasi totalmente sostituite da cellule adipose).
Le epifisi sono caratterizzate invece dalla presenza di tessuto osseo spugnoso, circondato da un sottile strato di tessuto osseo compatto. Tra le trabecole del tessuto osseo spugnoso è presente il midollo rosso (midollo osseo emopoietico con cellule staminali ed elementi del sangue in vari stadi di differenziamento) (Kuhn G. et al; 2007).

Le ossa brevi hanno una costituzione simile a quella delle epifisi delle ossa lunghe, essendo costituite da tessuto osseo spugnoso circondato da uno strato di tessuto osseo compatto (Kneser U. et al; 2006).

Le ossa piatte presentano due strati di tessuto osseo compatto tra cui è interposto il tessuto osseo spugnoso, in quantità variabile a seconda del tipo di osso, e nelle cui trabecole è presente il midollo rosso.

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Tessuto osseo lamellare
Il tessuto osseo lamellare è il tessuto osseo maggiormente presente nello scheletro. È inoltre dotato di estrema resistenza alla pressione, trazione e torsione, sia grazie alle proprietà fisiche della sostanza intercellulare sia grazie alla struttura lamellare della matrice ossea.

Le lamelle hanno uno spessore di 4,5-11 µm e sono costituite da cellule e fibre di collagene parallele tra loro e immerse nella matrice mineralizzata. Nelle lamelle sono contenuti gli osteociti disposti in file concentriche. Esse possono essere organizzate in modo da formare sia il tessuto osseo compatto che il tessuto osseo spugnoso. Ogni lamella è costituita da fibre di collagene a decorso parallelo e forma, con la lamella adiacente, un angolo di ampiezza varia.

Le lamelle, nella maggior parte dei casi, sono disposte in modo concentrico rispetto ai canali di Havers e costituiscono gli osteoni, unità morfologiche fondamentali. Esistono tuttavia anche lamelle interstiziali, disposte in modo da riempire gli spazi tra gli osteoni.
Occorre ricordare che, a causa del rimodellamento osseo, nello stesso osso coesistono sia osteoni in via di formazione, che presentano un canale di Havers ampio e una fila di osteoblasti attorno al canale, che osteoni maturi nei quali il canale appare di dimensioni più modeste e privo di attività osteoblastica. Tra le lamelle concentriche sono presenti le lamelle ossee che contengono gli osteociti.

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Tessuto osseo non lamellare
Il tessuto osseo non lamellare è ontogeneticamente e filogeneticamente più antico di quello lamellare e, a differenza di questo, possiede lacune ossee irregolari e voluminose.
In base alla diversa direzione delle fibre di collagene può essere di distinto in due tipi:

– a fibre intrecciate;
– a fibre parallelele.

Il tessuto a fibre intrecciate è caratteristico dello scheletro definitivo dei vertebrati inferiori e di quello primario dei mammiferi, nei quali viene sostituito durante lo sviluppo da quello lamellare. Rimane comunque presente nell’adulto a livello delle suture, nelle superfici articolari, nel cemento del dente, nelle zone d’inserzione dei legamenti o dei tendini. Va ricordato inoltre che l’osso non lamellare si forma anche nelle zone di neoformazione del tessuto osseo.
Il tessuto osseo a fibre parallele è visibile nei mammiferi solo transitoriamente a livello delle inserzioni tendinee, mentre è caratteristico dello scheletro osseo degli uccelli.

Tessuto osseo compatto lamellare
Il tessuto osseo compatto o corticale costituisce la zona periferica delle ossa brevi e la diafisi delle ossa lunghe. Nell’adulto tale tessuto è solido, compatto, con porosità minore del 10% (Kneser U. et al; 2006), ed è caratterizzato dalla presenza di lacune ossee con i relativi canali (Fig. 2). In particolare, a livello delle ossa lunghe, i canali di grosso calibro si differenziano in canali ad andamento parallelo all’asse maggiore dell’osso, detti canali di Havers, e in canali a decorso obliquo o trasversale, definiti canali di Volkmann. I canali di Harvers, con all’interno vasi e nervi, hanno forma cilindrica e possono avere ramificazioni trasversali oppure oblique per mezzo delle quali si anastomizzano tra loro (Vasciaveo F, Batoli E; 1961).

Le lamelle dell’osso compatto delle diafisi delle ossa lunghe dei soggetti adulti costituiscono tre sistemi strutturali differenti: possono essere costituite da lamelle ossee stratificate parallelamente alla superficie dell’osso (sistemi fondamentali), possono essere sottostanti al periostio (sistemi fondamentali esterni) oppure all’endostio (sistemi fondamentali interni).

Il sistema delle lamelle interstiziali è caratterizzato da lamelle parallele tra loro e poste tra gli  osteoni in modo da colmare gli spazi tra i sistemi concentrici (o di Havers) (Cohen J., Harris W.; 1957).

L’osteone ha una forma cilindrica e viene attraversato in lunghezza dal canale di Havers; le lamelle dell’osteone sono disposte concentricamente al canale di Havers in un numero minimo di 4 e massimo di 24. La lamella più profonda è quella di più recente deposizione.

Gli osteoni sono presenti in maggiore quantità nella zona mediana, rispetto a quella distale, delle dialisi ossee; si ha così una maggior concentrazione di canali nella zona centrale e soprattutto a livello sub-periostale, rispetto alla zona sub-endostale (Georgia R. et al; 1982). Le lamelle sono costituite da fibre parallele di collagene.

L’inclinazione delle fibre stesse rispetto all’osteone può essere diversa. Se l’angolo è di 90°, l’osteone viene definito a fibre piane; in questo caso nelle lamelle le fibre hanno un andamento quasi trasversale. Se invece l’angolo è di circa 0°, l’osteone è detto a fibre ripide, e le fibre hanno decorso quasi longitudinale. Le lacune che contengono gli osteociti possono essere inter- o intralamellari. Da esse dipartono canalicoli in varie direzioni (Brookes M.; 1963).

I canalicoli che partono dalle lacune più profonde si aprono frequentemente nel canale di Havers. Il sistema di canalicoli è ampiamente intercomunicante e in stretto rapporto con i vasi che percorrono il canale di Harvers, permettendo così gli scambi metabolici degli osteociti (Mohsin et al; 2002). La struttura delle singole lamelle rende il tessuto compatto adatto a resistere alla trazione e alla pressione.

Occorre osservare che se un osteone è soggetto a tali forze, le fibre delle lamelle contigue sono sollecitate diversamente in base al loro diverso orientamento e, dato che nelle diverse ossa o in osteoni differenti dello stesso osso il decorso delle fibre è variabile, risultano essere differenti anche le resistenze alla pressione, trazione, torsione e flessione dei vari segmenti ossei.

Tessuto osseo spugnoso lamellare
Il tessuto osseo spugnoso è poroso e strutturalmente disomogeneo: le lacune e gli osteociti in esso contenuti presentano infatti dimensioni varie. Esso è costituito da una serie di strati di lamelle che costituiscono trabecole di diverso spessore, le cavità midollari, nelle quali sono contenuti il midollo osseo, i vasi e i nervi. Cellule di rivestimento con probabili capacità ematopoietiche ricoprono le superfici delle trabecole e rivestono così le cavità midollari.

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Differenze anatomiche e funzionali tra uomini e donne

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCENTUALE DI GRASSO CORPOREO UOMO DONNA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneLa differenziazione sessuale negli esseri umani segue le tappe di sviluppo e di maturazione dell’organismo.
Nel neonato e nei primissimi anni di vita, le differenze sessuali sono visibili solo osservando il corpo a nudo, poiché i tratti della faccia e le proporzioni corporee sono antropologicamente neutri.
Solo nel periodo prepubere, che nella femmina inizia di norma intorno a dieci anni, e nei maschi circa a dodici anni, cominciano a verificarsi tutti quei cambiamenti connessi con l’avvento della crisi puberale che portano l’individuo alla maturità sessuale. Sotto la scarica degli ormoni sessuali responsabili di questi fenomeni, la morfologia corporea si rimodella, acquisendo, con i caratteri sessuali secondari, il definitivo status di uomo o donna. Durante le fasi dell’accrescimento, i fattori genetici che ne controllano tempi e modalità interagiscono in misura significativa con i fattori ambientali, non solo fisici, in primo luogo climatici, ma anche culturali in senso lato. Il tipo di alimentazione, lo status socioeconomico, l’ambiente familiare interagiscono contribuendo alla definizione dell’assetto morfofunzionale e psichico dell’individuo. Nelle società industriali i modelli femminile e maschile del corpo umano possono subire nell’arco di poche generazioni profondi cambiamenti sotto la spinta dei costumi sociali. Solo nelle società preindustriali, ancora molto legate alle proprie tradizioni culturali, gli originari modelli comportamentali si mantengono pressoché immutati.

Differenze anatomiche tra uomo e donna
Per quanto concerne lo scheletro, l’accrescimento termina nelle ragazze a circa 18-20 anni di età e nei ragazzi a 21-23 anni. Confrontando le caratteristiche scheletriche generali di soggetti adulti di sesso diverso, le principali differenze riguardano soprattutto la robustezza, la lunghezza e il grado di mineralizzazione delle ossa lunghe, che risultano maggiori nei maschi, nei quali anche le articolazioni e le superfici articolari sono più grandi: a causa della maggiore lunghezza delle ossa, l’uomo raggiunge una statura che in media supera quella della donna di circa 9-13 cm. Le differenze antropometriche riguardano anche le proporzioni tra i vari segmenti corporei. Anche la composizione corporea è generalmente diversa nei due sessi, particolarmente rispetto alla quantità di grasso corporeo (massa corporea grassa) e alla sua relazione con la massa corporea magra, quest’ultima rappresentata essenzialmente dai muscoli, dalle ossa e dagli organi interni. Il grasso corporeo si deposita in vari siti dell’organismo, ma è soprattutto quello sottocutaneo che contribuisce in modo determinante a rendere più palesi le differenze sessuali. Nella donna il grasso sottocutaneo si accumula nelle regioni del bacino e delle spalle, nelle mammelle e nella parte posteriore delle braccia. Complessivamente il grasso costituisce nella donna il 22-25% della massa corporea, nell’uomo il 13-15%. Per quanto riguarda la massa muscolare, mentre prima della pubertà non ci sono sostanziali differenze tra i sessi, successivamente queste diventano assai vistose. Nell’età adulta il maschio è dotato di una muscolatura maggiore di quella della femmina, ma non vi sono differenze qualitative nelle caratteristiche contrattili delle fibre che compongono il muscolo. Le maggiori dimensioni dello scheletro e della muscolatura del maschio contribuiscono in modo sostanziale alla differenza di peso mediamente riscontrabile tra individui di sesso diverso. L’uomo in media pesa circa 11-13 kg più della donna e, se si considera soltanto il peso della massa corporea magra, la differenza diviene ancora più evidente, assumendo il valore di 18-20 kg. Diversità anatomiche tra i sessi si riscontrano anche nelle dimensioni e nel peso di alcuni organi interni. Particolarmente rilevanti per le implicazioni funzionali a esse collegate sono le differenze riguardanti il cuore e i polmoni. In tutti i mammiferi il peso del cuore è in media direttamente proporzionale al peso corporeo e può essere calcolato moltiplicando quest’ultimo per il valore 0,0066; in accordo con il maggiore peso corporeo, il peso del cuore dell’uomo è maggiore di quello della donna. Nel rapporto tra peso corporeo e peso del cuore si rilevano però anche delle differenze in relazione all’età: nell’arco di vita compreso tra 12 e 60 anni, nelle donne il valore medio di tale rapporto è inferiore del 10-15% rispetto agli uomini, mentre dopo i 60 anni i valori divengono simili. Anche le dimensioni dei diametri cardiaci sono diverse tra i due sessi: per es., il diametro trasverso è mediamente di circa 12 cm nell’uomo e di 10,5 cm nella donna. Così come per il cuore, anche le dimensioni del polmone sono direttamente proporzionali alla taglia corporea, pertanto i polmoni della donna sono più piccoli di quelli dell’uomo. Tale differenza si riflette sul valore delle grandezze respiratorie e in modo particolare sulla capacità vitale, cioè sul volume di aria che può essere espirato con un’espirazione massimale dopo aver eseguito un’inspirazione massimale. In soggetti adulti giovani la capacità vitale è in media di 2-3 litri nella donna e di 3-4 litri nell’uomo. Tra le varie misure antropometriche l’area della superficie corporea è quella più attendibilmente correlata con la capacità vitale. Nell’adulto il rapporto tra capacità vitale e area della superficie corporea è 2,6 l/m2 nell’uomo e 2,7 l/m2 nella donna.

Differenze anatomiche tra uomo e donna
Le differenze strutturali sopra descritte svolgono un ruolo assai rilevante principalmente nel determinare quelle differenze funzionali che riguardano la capacità dell’individuo di eseguire un esercizio fisico intenso. Sebbene importanti fattori socioculturali possano essere almeno in parte considerati responsabili della diversa capacità fisica tra uomo e donna, è tuttavia ormai ben dimostrato che la capacità di lavoro muscolare della donna è approssimativamente minore del 20% rispetto a quella dell’uomo. Questa differenza viene in larga misura attribuita alle diversità di dimensioni e composizione corporea, mentre i meccanismi cellulari che controllano la maggior parte delle risposte fisiologiche e biochimiche all’esercizio fisico sono gli stessi per entrambi i sessi. Le differenze riscontrabili devono pertanto essere interpretate come dipendenti da fattori quantitativi piuttosto che qualitativi. Forza muscolare Prima dello sviluppo puberale non ci sono tra i due sessi sostanziali differenze nella forza muscolare ma, come comunemente dimostrato mediante test specifici, esse emergono chiaramente durante la pubertà, si mantengono nell’età adulta, e declinano nella vecchiaia. La differenza di forza è chiaramente correlata con lo sviluppo della massa muscolare, che nell’uomo, favorito dall’intensa azione anabolizzante del testosterone, può superare quella della donna perfino del 50%. Grazie alla maggiore massa muscolare, evidente soprattutto negli arti superiori, nelle spalle e nel tronco, l’uomo risulta avvantaggiato in tutte quelle attività fisiche che richiedono elevati livelli di forza, velocità e potenza. Esaminando la differenza di forza in termini assoluti, cioè senza considerare le diversità riguardanti la taglia fisica e la composizione corporea, risulta che nella donna la forza muscolare è pari a circa il 75% di quella dell’uomo. Si deve tuttavia tenere conto che la differenza può variare notevolmente a seconda dei gruppi muscolari considerati: generalmente essa è maggiore per i muscoli delle braccia che per quelli delle gambe.
Come per altre capacità funzionali, la differenza di forza tra maschio e femmina si riduce se viene rapportata ad alcune caratteristiche strutturali dell’individuo, quali la massa corporea totale o la massa corporea magra. Se si elimina l’influenza del primo fattore, cioè la differenza legata alla diversa taglia corporea, la forza muscolare della donna raggiunge l’80% di quella dell’uomo e la differenza si riduce ulteriormente se si rapporta la forza alla sola massa corporea magra. Infatti il rapporto tra la forza e la massa corporea totale è favorevole all’uomo non tanto a causa di una qualche differenza inerente il tessuto muscolare stesso, quanto, come indicato precedentemente, per la maggiore adiposità relativa della donna. Se si elimina anche l’influenza di questo fattore, sebbene permangano ancora differenze riguardanti la forza sviluppata dai muscoli degli arti superiori, esse si annullano completamente nel confronto tra i muscoli degli arti inferiori. Infine, prendendo in considerazione esclusivamente il rapporto tra la forza sviluppata da un muscolo e la sua dimensione, espressa come area della sua sezione trasversale massima, si rileva che la forza per unità di superficie è la stessa per l’uomo e per la donna e varia tra 4 e 8 kg/cm2 a seconda del muscolo considerato. Ciò indica che i processi funzionali che si attuano nella fibra muscolare per lo sviluppo della forza sono qualitativamente analoghi nei due sessi.

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Differenza ossa umane e animali

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Lo scheletro

È risaputo che lo scheletro è la struttura portante del corpo di molti esseri viventi, i vertebrati, che sono così chiamati proprio perché possiedono una struttura scheletrica ossea e/o di cartilagine. Sia il cane che l’uomo hanno uno scheletro composto da molte ossa e tessuto cartilagineo. Le ossa sono numerose in entrambi gli apparati scheletrici e si differenziano per forma e funzione. Mentre nello scheletro umano adulto si trovano 206 ossa (il neonato ne ha 270 alla nascita), in quello del cane ce ne sono 319. Una particolarità dello scheletro del cane è che gli esemplari maschi possiedono un osso in più, quello del pene.

Suddivisione dello scheletro

La prima differenza fra i due animali che balza subito agli occhi è che l’uomo è bipede mentre il cane è un quadrupede. Questa differenza si riflette naturalmente nella struttura dello scheletro. Lo scheletro del cane si può suddividere in due parti: gli arti e il tronco. Quello umano, invece, in 3: ossa del capo, ossa del tronco ed ossa degli arti.

Il cranio

La scatola cranica del cane contiene un cervelloche, proporzionalmente al cranio dell’uomo, è di gran lunga più piccolo: il cervello infatti occupa nel cranio umano uno spazio di gran lunga maggiore. L’uomo però non possiede gli stessi tratti facciali del cane, che è un carnivoro e in quanto tale il suo cranio deve ospitare una dentatura diversa: il canepossiede ben 42 denti, a fronte dei 32 dell’uomo; inoltre sono più appuntiti, essendo strutturati per lacerare la carne delle prede. Il cranio allungato tipico dei cani, poi, è fatto per ospitare il suo muso, sede del suo straordinario naso, organo sensoriale privilegiato del cane. Al di sotto del cranio, in entrambi gli apparati scheletrici, ci sono la mandibola e l’ossoioide; i tipi di ossa in cui è suddiviso il cranio (parietali, zigomatiche, etc.) sono le stesse in entrambe le specie, ma si differenziano molto nella forma. Infine la differenza più grande risiede nella posizione: il cranio dell’uomo si pone verticalmente sulla colonna vertebrale, mentre quello del cane vi si pone orizzontalmente.

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La colonna vertebrale

La colonna vertebrale dell’uomo è composta da 32 vertebre, delle quali 7 sono vertebre cervicali12 toraciche5 lombari e 5 dell’osso sacro, a cui si aggiungono 4 vertebre del coccigeLa particolarità della colonna vertebrale umana è che nel coccige il numero delle vertebre varia da 4 a 6 e sono molto diverse dal resto delle vertebre della colonna: sono infatti soltanto degli “abbozzi” di vertebra e sono ciò che rimane della coda che avevano i nostri antenati primati. La colonna vertebrale del cane, invece, è composta da un numero molto più variabile di vertebre; di queste, sono cervicali13 sono toraciche7lombari e 3 sacrali, ma le vertebre coccigeepossono variare in numero da 6 a 20, a seconda della lunghezza della coda del cane. La colonna vertebrale umana, dato che siamo bipedi e il nostro corpo si estende verticalmente dal suolo, agisce come una colonna che regge tutto l’apparato; quella del cane, invece, dato che il suo corpo si estende orizzontalmente, agisce come un ponte flessibile e presenta meno curve di quella umana.

Il torace

La gabbia toracica in entrambi gli apparati scheletrici ha la funzione di proteggere gli organi vitali che sono contenuti al di sotto di essa. Lo sterno è un osso piatto che si trova esattamente al centro del torace e tramite la cartilagine è connesso alle costole. Nell’uomo lo sterno è un singolo osso a cui sono collegate 10 delle 12 paia di costole di cui è dotato; l’undicesima e la dodicesima, più corte, si estendono da una vertebra ma non giungono fino allo sterno e sono chiamate costole fluttuanti. Anche il cane possiede 12 paia di costole, di cui le ultime due paia sono fluttuanti. L’osso dello sterno, a differenza di quello umano, è suddiviso in 8 segmenti ossei collegati con parte della cartilagine delle prime 9 paia di costole.

Le spalle

Dovendo sopportare il peso in modo diverso e svolgendo le nostre braccia e le loro zampe anteriori funzioni diverse, le spalle nei due apparati scheletrici sono molto differenti. Le scapole umane permettono all’uomo di estendere le braccia al di sopra della testa, un movimento che il cane non potrà mai compiere. Le scapole sono connesse alle ossa e alle articolazioni delle braccia nell’uomo; nel cane sono connesse alle ossa delle zampe anteriori, ma permettono a queste movimenti piùampi, concedendo al cane una maggiore flessibilità ed una grande libertà di movimento.

Braccia e zampe anteriori

Le ossa nel braccio umano sono 3l’omerol’ulna e il radio. Le ultime 2 compongono l’avambraccio. Il cane ha una struttura ossea delle zampe anteriori del tutto simile e la differenzasostanziale è nella forma e nel modo in cui le articolazioni permettono i movimenti degli arti. Mentre nell’uomo, poi, le braccia sono molto più corte delle gambe, nel cane le zampe (comprese le cosce) anteriori e quelle posteriori hanno quasi la stessa lunghezza.

Gambe e zampe posteriori

Le ossa della gamba umana sono 4femoretibiaperone e la rotula, che ospita i legamenti del ginocchioIl femore umano è l’osso più lungo del nostro corpo. Anche nel cane sono presenti queste ossa, ma il femore canino non è più grande dell’omero e delle altre ossa degli arti. L’angolazione degli arti del cane permette all’animale di compiere scatti e corse con sorprendente facilità.

Mani, piedi e zampe

Pur essendo di dimensioni più piccole rispetto alle altre parti dello scheletro, le mani ed i piedi umani contengono il numero maggiore di ossa, rispettivamente 54 e 52. Queste ossa minuscole si dividono nelle mani in ossa del carpo e del metacarpo e nel piede in ossa del tarso e del metatarsoA queste devono aggiungersi le ossa delle dita, le falangi, suddivise in falangi prossimaliintermedie distaliSorprendentemente, nonostante la diversa funzione, tutte e 4 le zampe del cane  si suddividono allo stesso modo, ma la gamba posteriore del cane termina all’altezza del garretto e dunque la sua zampa posteriore è molto più lunga di quella anteriore rispetto a quanto può esserlo il nostro piede in confronto con la mano. Inoltre il pollice della nostra mano è opponibile: è la caratteristica che ci ha differenziato dal resto del mondo animale, permettendoci di utilizzare utensili. Altra caratteristica interessante è il fatto che nell’uomo il piede poggia tutta la pianta al suolo, mentre il cane poggia soltanto le falangi. La densità delle ossa negli arti posteriori dei cani è sorprendente: comparate con i femori e gli omeri umani, sono un quarto di diametro più spesse. Le ossa del cane, inoltre, sono meno porose di quelle umane.

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Differenza tra ossa lunghe, corte, irregolari e piatte con esempi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma OSSA LUNGHE PIATTE IRREGOLARI CORTE MISTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgLe ossa umane possono essere distinte in vari tipi, in base alla loro morfologia: le ossa lunghe, le ossa corte, le ossa irregolari e le ossa piatte.

  • Ossa lunghe, (forma magra e lunga), composte da un corpo o diafisi e due estremità dette epifisi. Nell’infanzia e nell’adolescenza è possibile distinguere, tra epifisi e diafisi, le metafisi o cartilagini di accrescimento. All’interno della diafisi, vi è una cavità detta cavità diafisaria occupata interamente da midollo osseo giallo, per lo più adiposo, che non concorre all’emopoiesi. Le pareti della cavità sono costituite da tessuto osseo compatto. Le epifisi sono costituite da tessuto osseo spugnoso, reso più resistente da trabecole ossee. All’interno delle epifisi si trova il midollo osseo rosso, responsabile dell’emopoiesi.
  • Ossa corte, forma più o meno cuboide, costituite da tessuto osseo spugnoso circondato da uno strato sottile di tessuto osseo compatto; non contengono perciò midollo osseo.
  • Ossa irregolari, costituiscono raggruppamenti di ossa (vertebre, ossa facciali) con forme e dimensioni variabili; più nota è la rotula che appartiene alle ossa irregolari sesamoidi le quali si distinguono poiché sono isolate.
  • Ossa piatte, costituite da uno strato di tessuto spugnoso frapposto tra 2 lamine di tessuto compatto. Il tessuto spugnoso può presentare delle lacune più grosse contenenti residui di tessuto emopoietico (zona considerata per le punture lombari). Queste ossa hanno funzione protettiva, dato che hanno lo scopo di proteggere gli organi che si trovano subito dietro di esse. Esempi di ossa piatte sono quelle del cranio, che hanno lo scopo di proteggere il cervello, oppure lo sterno per proteggere il cuore e i polmoni, o ancora l’anca e il bacino che protegge da dietro gli organi dell’apparato escretore (come ad esempio la vescica).
    • sesamoidi, appiattite, piccole e tondeggianti e si sviluppano internamente ai tendini (es. patella);
    • wormiane o suturali, appiattite, piccole e con forma indefinita, si trovano nelle linee di sutura delle ossa del cranio.

Il midollo osseo occupa il canale delle ossa lunghe e gli spazi intertrabecolari delle ossa piatte e delle epifisi. Nella fase embrionale funge da organo emopoietico ed è di colore rosso vivo. Nell’adulto, solo il midollo del tessuto spugnoso mantiene tali caratteristiche, mentre il midollo della cavità diafisaria assume un colore giallognolo perché sostituito da tessuto ricco di sostanze lipidiche.

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Di cos’è fatto un osso, a che serve e perché è così resistente?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COSTOLA INCRINATA SINTOMI TEMPI DI RECUPERO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneUn osso (in inglese “bone”) è una componente anatomica del corpo umano ed insieme alle altre ossa costituisce lo scheletro umano.

Funzioni delle ossa
Pur essendo strutture anatomiche apparentemente semplici, le funzioni delle ossa -nel loro insieme – sono in realtà molteplici:

  • funzione di strutturale e di sostegno per l’intero corpo;
  • funzione di protezione degli organi interni (come nel caso di gabbia toracica, cranio e bacino);
  • funzione di inserzione dei muscoli;
  • funzione di articolazione;
  • funzione emopoietica (produzione di cellule del sangue: il midollo delle ossa lunghe ed il tessuto spugnoso delle ossa piatte contengono cellule staminali che generano i globuli rossi e i globuli bianchi);
  • funzione di riserva di grassi: il midollo giallo contiene molti acidi grassi che all’occorrenza vengono prelevati dal sangue.
  • funzione di magazzino per i sali minerali in relazione alle necessità dell’organismo, soprattutto sali di calcio e di fosforo;
  • funzione di riserva di fattori di crescita: la matrice ossea mineralizzata contiene quantità importanti di molti fattori di crescita, come il fattore insulinosimile e la proteina morfogenetica delle ossa. Oltre a fungere da riserva e quindi a mantenere costante la concentrazione sanguigna di questi fattori, essi vengono liberati localmente in caso di frattura, innescando e accelerando il processo di guarigione.
  • funzione di detossificazione: la parte inorganica delle ossa può assorbire molti metalli pesanti e altri elementi estranei, togliendoli dal circolo sanguigno e riducendo quindi il loro effetto nocivo sugli altri tessuti. Questi elementi vengono poi rilasciati lentamente per escrezione;
  • funzione di equilibrio acido-base: Grazie al grande contenuto di sali minerali, l’osso funge da tampone ematico, e riequilibra le variazioni di pH del sangue assorbendo o rilasciando sali minerali e ioni;
  • funzione di secrezione endocrina: l’osso controlla il metabolismo del fosforo secernendo FGF-23, il fattore di crescita dei fibroblasti, che riduce il riassorbimento renale degli ioni fosfato. Inoltre, tramite l’osteocalcina, abbassa la glicemia migliorando la sensibilità all’insulina, e riduce la crescita del tessuto adiposo;
  • funzione sensoriale: i tre ossicini dell’orecchio medico (martello incudine e staffa) trasmettono il suono agli organi interni dell’orecchio;
  • funzione di sistema di leve, sulle quali i muscoli esercitano la loro azione di movimento tramite le contrazioni muscolari.

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Di cosa sono fatte le ossa?
Le ossa sono costituite da tessuto osseo, un tipo di tessuto connettivo caratterizzato dalla mineralizzazione della sostanza fondamentale che presenta due tipi di struttura:

  • non lamellare (propria delle ossa in formazione nel feto e di quelle riparate in seguito a fratture);
  • lamellare.

La particolare composizione del tessuto osseo conferisce all’osso le sue caratteristiche di durezza e flessibilità (entro certi limiti fisiologici): ossa sottoposte a trattamenti proteolitici finalizzati ad eliminare la componente proteica dell’osso hanno prodotto ossa molto dure ma fragili, in seguito a decalcificazione le ossa invece divenivano molto elastiche e flessibili ma poco dure. Alla luce di ciò appare chiaro che:

  • la componente proteica garantisce all’osso una buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche;
  • la componente mineralizzata conferisce all’osso la caratteristica durezza.

La componente organica dell’osso (circa il 30% di esso) è costituita da:

  • collagene I;
  • osseina;
  • osteomucoide (una glicoproteina).

La componente mineralizzata – che nell’adulto costituisce circa il 70% dell’intero osso – è composta da:

  • fosfato di calcio in forma di cristalli di idrossiapatite (86% della componente mineralizzata) ;
  • carbonato di calcio (12%);
  • fosfato di magnesio (1,5%);
  • fluoruro di magnesio (0,5%);
  • ossido di ferro (0,1%).

Le cellule delle ossa
Nonostante siano in parte costituite da minerali, le ossa sono organi a tutti gli effetti: la loro parte minerale viene costantemente rinnovata da due tipi di cellule al loro interno, gli osteoclasti e gli osteoblasti. Grazie ad esse negli esseri umani, un osso normale viene distrutto e ricostruito completamente ogni due mesi circa. Per approfondire leggi anche: Differenza tra osteoblasti, osteoclasti ed osteociti

Periostio
Tutte le ossa sono ricoperte da una membrana fibrosa di colore biancastro molto vascolarizzata chiamata periostio da cui partono fasci di fibre connettive (fibre di Sharpey) che si estendono in profondità ancorando il periostio all’osso. Nei punti in cui l’osso si articola con altre ossa le fibre del periostio si intrecciano con quelle della capsula sinoviale, o nelle vertebre con quelle dei dischi intervertebrali. Il periostio si interrompe anche nei punti di inserzione della muscolatura lasciando il posto ai tendini. Le cavità interne dell’osso sono ricoperte da una membrana simile al periostio chiamata endostio e contengono il midollo osseo preposto all’emopoiesi, ossia la creazione di eritrociti, leucociti e piastrine.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari 
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