Dai tempi del celebre scienziato Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642), l’uso dell’esperimento si è diffuso in tutto l’ambito delle scienze naturali. Il principio del “metodo scientifico” (o “metodo sperimentale”), tramite il quale la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile, consiste nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare con successiva analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati, associando cioè, come enunciato per la prima volta da Galilei, le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia la sperimentazione alla matematica.
Per verificare l’effetto di un determinato fattore, dobbiamo escludere l’influenza di tutti gli altri eventuali elementi causali. Se vogliamo conoscere la relazione tra la massa di un corpo e la velocità con cui cade, dobbiamo fare in modo che né la velocità e la direzione del vento né la forma degli oggetti possano incidere sull’effetto osservato. Quindi dobbiamo scegliere una giornata senza vento e preparare dei corpi di forma identica che si distinguano soltanto per la massa. A questo punto, saliamo sulla torre di Pisa, facciamo cadere gli oggetti preparati e misuriamo.
Il compito di scegliere i fattori esterni da tenere sotto controllo (il vento, per esempio), può presentare dei problemi notevoli. Tale difficoltà – relativamente facile da affrontare in un laboratorio – diventa molto più evidente quando si tratta di esperimenti svolti per indagini psicologiche o sociologiche. Per arrivare a conclusioni generali sulla vita del gruppo sociale, occorre la selezione di persone senza caratteristiche particolari. I soggetti, rigorosamente di buona salute, non devono ad esempio essere né troppo ricchi né troppo poveri, non devono aver subito delle discriminazioni a causa del colore della pelle ecc. – perché in tutti questi casi si presume che, segnati dalla loro esperienza, si comportino in modo particolare e che ciò possa influire sul comportamento del gruppo. Secondo il criterio dell’esclusione di fattori incontrollabili, i gruppi sperimentali sono composti da persone che non si conoscono. Ciò pregiudica, per esempio, le ricerche sulle decisioni nel gruppo: nella vita quotidiana, le decisioni vengono prese da persone che si conoscono a vicenda, che forse subiscono delle pressioni e che spesso hanno paura di perdere la faccia se la loro decisione risulta sbagliata.
Il reclutamento – spesso tramite annunci sul giornale e dietro un piccolo compenso – di uomini e donne disposti a partecipare a un esperimento psicologico comporta una selezione parziale: nei laboratori di psicologia probabilmente non troveremmo mai un impiegato in carriera, una dirigente d’azienda o il genitore di un lattante: queste persone semplicemente hanno altro da fare. Inoltre, la maggior parte degli studi sperimentali sul comportamento in gruppo sono stati condotti negli USA con gruppi composti spesso da studenti del college che, dal punto di vista dell’ educazione e della formazione sono difficilmente paragonabili a liceali o giovani universitari europei o asiatici.
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