Le “dipendenze comportamentali” (anche dette “dipendenze patologiche comportamentali” o “dipendenze da comportamento” o “dipendenze senza sostanza” o “disturbi compulsivo-impulsivi“; in inglese “behavioral addiction” o “non-substance addictions” o “process addiction” o “non-substance-related addiction“) sono un insieme di comportamenti patologici caratterizzati dalla compulsione ad attuare un comportamento premiante (cioè che nel soggetto determina una “ricompensa naturale” che porta a piacere o annullamento dell’ansia) non connesso a sostanze (legali come farmaci o illegali come le droghe), nonostante le conseguenze negative psicologiche, fisiche, sociali, affettive, professionali, economiche e/o legali della persona. Con “compulsione” si indica una spinta incontrollabile che costringe chi ne è affetto a compiere determinate azioni, con il fine di placare – anche se solo temporaneamente – l’ansia. Nelle dipendenze comportamentali le compulsioni ricorrono in maniera insistente e progressivamente egodistonica dominando la vita psichica dell’individuo e rendendolo schiavo di quel dato comportamento. Le dipendenze comportamentali includono il disturbo da gioco d’azzardo, la cleptomania, la dipendenza dal sesso, lo shopping compulsivo, la dipendenza dal lavoro, la dipendenza dai videogiochi, la dipendenza patologica dal cibo e molti altri comportamenti.
Difficoltà nel trattamento del dipendente comportamentale
Nonostante i costi personali significativi conseguenti ai disturbi comportamentali, le ricerche evidenziano che solo una piccola percentuale dei dipendenti comportamentali richiede formalmente il trattamento in particolare perché il soggetto è a volte convinto di non avere alcun problema e non si rende conto di quanto sta investendo in termini di soldi, di tempo, di perdita di relazioni umane, di perdita delle performance lavorative e di perdita della qualità della vita in generale. Se anche intuisce di avere una dipendenza comportamentale, egli spesso:
- non crede di avere un problema;
- è convinto di riuscire a gestire il problema da solo;
- non sa a chi rivolgersi;
- ha un senso di vergogna per il proprio problema.
Nella maggior parte dei casi il decorso è cronico ed il paziente non riesce ad affrontare da solo il problema. Fortunatamente, esistono diverse terapie potenzialmente efficaci per questi pazienti, specie se messe in atto contemporaneamente, tra cui terapie psicosociali e farmacologiche.
Trattamenti
La dipendenza comportamentale è una condizione curabile, anche se spesso la terapia si protrae per lunghi periodi (anche anni) e sono frequenti le ricadute nei guariti, esattamente come avviene nelle tossicodipendenze. Le opzioni di trattamento più efficaci includono la psicoterapia, i farmaci o una combinazione di entrambe. Altre forme di terapia che possono essere associate a psicoterapia e farmaci, sono:
- i gruppi di supporto reciproco (ad esempio gli “alcolisti anonimi”),
- l’esposizione a segnali evocati,
- il colloquio motivazionale,
- strategie di medicina narrativa, di terapia espositiva e di terapia dell’esposizione narrativa,
- la terapia famigliare ed i SerD (acronimo di Servizi per le Dipendenze patologiche).
Psicoterapia
La psicoterapia cognitivo comportamentale (in inglese Cognitive Behavioral Therapy da cui l’acronimo CBT) è la forma più comune di terapia non farmacologica utilizzata nel trattamento delle dipendenze comportamentali. La CBT si concentra sull’identificazione di modelli che innescano comportamenti compulsivi e sull’apportare cambiamenti nello stile di vita per promuovere comportamenti più sani. Poiché la terapia cognitivo comportamentale è considerata una terapia a breve termine, il numero di sessioni di trattamento normalmente varia da cinque a venti, tuttavia può prolungarsi anche per tempi molto più lunghi. Durante la sessione, i terapeuti guideranno i pazienti attraverso i temi dell’identificazione del problema, diventando consapevoli dei propri pensieri che circondano il problema, identificando qualsiasi pensiero negativo o falso e rimodellando detto pensiero negativo e falso.
Farmaci
Attualmente, non ci sono farmaci approvati per il trattamento delle dipendenze comportamentali in generale, ma alcuni farmaci usati per il trattamento delle tossicodipendenze possono anche essere utili con specifiche dipendenze comportamentali. Ogni dipendenza comportamentale ha farmaci e schemi farmacologici che possono essere diversi. Di seguito riportiamo la terapia farmacologica di alcune tra le dipendenze comportamentali più diffuse.
Tra le terapie farmacologiche candidate alla cura del disturbo da gioco d’azzardo, ricordiamo:
- gli antagonisti degli oppioidi;
- i farmaci glutammatergici;
- gli antidepressivi;
- il litio;
- gli antiepilettici;
- gli antipsicotici atipici.
Finora, la classe farmacologica più studiata ed efficace nel disturbo da gioco d’azzardo è quella degli antagonisti degli oppioidi. Gli antagonisti degli oppioidi, come il naltrexone (approvato dalla FDA nel trattamento della dipendenza da alcol e nella dipendenza da oppiacei) e il nalmefene, bloccano i recettori mu (μ) oppioidi e modulano la trasmissione dopaminergica nelle vie mesocorticolimbiche.
La terapia farmacologica nelle dipendenze sessuali gravi include vari farmaci che si sono dimostrati utili nel trattamento. Il medico procederà per passi andando a modulare o sostituire il farmaco o i farmaci somministrati, fino a raggiungere il miglio effetto terapeutico con il minor numero di effetti non desiderati. Uno dei farmaci usati è il citalopram, che si è dimostrato in grado di indurre una riduzione moderata, ma significativa, della masturbazione e dell’uso di materiale pornografico (Muench et al., 2007; Tosto, Talarico, Lenzi e Bruno, 2008). Gli ansiolitici oltre agli SSRI e SNRI, possono essere utili per i pazienti con dipendenza sessuale in cui i comportamenti sessuali sono indotti dall’ansia. Le benzodiazepine vanno prescritte i con attenzione nei soggetti con disturbo comportamentale sessuale per la loro tendenza alle dipendenze multiple. L’esperienza clinica degli autori è a favore degli ansiolitici che non creano dipendenza, come il buspirone. Nel trattamento si deve tener presente, tuttavia, che, almeno teoricamente, il buspirone, un farmaco dopaminergico, può aumentare il desiderio sessuale. Gli antipsicotici possono essere indicati quando predominano sintomi quali interpretazione disturbata della realtà, disturbi del pensiero e agitazione grave. Questi farmaci possono essere utili nel ridurre desiderio sessuale, eccitazione e orgasmo.
La terapia farmacologica usata nei soggetti affetti da cleptomania è sintomatica ed ha l’obiettivo di bloccare o almeno diminuire l’impulso a rubare. In genere vengono usati farmaci con caratteristiche antiimpulsive o stabilizzanti, spesso associati ad ansiolitici. I trattamenti più promettenti includono la paroxetina, la fluvoxamina, l’escitalopram, una combinazione di sertralina e il metilfenidato stimolante, oppure di imipramina in combinazione con fluoxetina, ed acido valproico.
La terapia farmacologica usata per lo shopping compulsivo include farmaci farmaci antidepressivi, soprattutto della categoria SSRI, come la fluoxetina. Usata anche la nortriptilina (un antidepressivo triciclico) ed il bupropione (un inibitore selettivo del reuptake di dopamina e noradrenalina).
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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