L’espressione “pet therapy” (in italiano anche denominata “terapia con animali” o “IAA” acronimo per “interventi assistiti con animali”) indica una forma di terapia alternativa che si non sostituisce, bensì affianca le terapie mediche ed i trattamenti socio-sanitari tradizionali. Essa prevede la presenza, sul luogo dove risiede l’ammalato, di un animale domestico. Può essere impiegata su pazienti di qualsiasi età e affetti da diverse patologie con l’obiettivo di miglioramento della qualità di vita dell’individuo e del proprio stato di salute.
Quali animali vengono usati?
In genere per questo tipo di terapia vengono principalmente usati i cani, i cavalli ed i cani, tuttavia possono essere usati molti altri tipi di animali. Non qualsiasi animale va bene per qualsiasi soggetto; per la buona riuscita della pet therapy è invece fondamentale individuare l’animale corretto per il singolo paziente in base a vari parametri, tra cui:
- preferenze personali;
- tipo di patologia e condizione;
- capacità psico-fisiche;
- eventuali fobie specifiche;
- eventuali allergie (ad esempio allergia al pelo di gatto);
- risposta emotiva nelle prime sedute.
Per esempio nel caso si dispongano di più cani si deve definire l’abbinamento cane-paziente tenendo conto della taglia del cane, dell’indole, del tipo di pelo e così via. Viene evidenziata la necessità di utilizzare animali detti “da affezione” e non animali selvatici perché come stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’animale quest’ultimi si sono evoluti in ambienti naturali e non antropici come quelli in cui interviene la Pet Therapy, quindi l’utilizzo di animali non di affezione rappresenterebbe una privazione della libertà. Nella pet therapy è possibile utilizzare vari animali, come:
- cani (dog therapy): i cani sono senza dubbi gli animali più comunemente usati in tutto il mondo nella terapia con animali, poiché – grazie al suo temperamento sociale ed empatico – riesce a stimolare i pazienti all’interazione, offrendo loro compagnia e spingendoli al gioco, inoltre – rispetto ad altri animali usati nella pet therapy come cavalli ed asini – sono molto più pratici da mantenere ed economici, senza considerare che la maggioranza dei pazienti nella propria vita ha più facilmente già interagito con uno di essi piuttosto che con un cavallo;
- gatti (cat therapy): utilizzato come co-terapeuta per persone che vivono da sole, a causa di patologie o dell’età, e che mostrano difficoltà di spostamento, per cui il possesso di un cane, che necessita di avere maggiori interazioni, rappresenterebbe un problema. Valgono comunque le stesse considerazioni fatte per i cani: i gatti sono economici e pratici da mantenere, inoltre i pazienti in genere hanno già interagito nella loro vita con un animale comune come un gatto;
- cavalli (ippoterapia): l’ippoterapia può essere utilizzata per la riabilitazione di bambini con disturbi del neurosviluppo, ritardo mentale e disabilità in generale, ma anche con adulti che presentano problemi psicomotori o comportamentali;
- asini (onoterapia): è diffusa in particolare in Francia, Stati Uniti d’America e Svizzera, gli asini sono animali perfetti per il lavoro terapeutico-relazionale poiché da subito regalano tranquillità, accoglienza, protezione, sicurezza ed affidabilità al paziente. Inoltre, le caratteristiche fisiche proprie dell’asino quali la taglia ridotta, la pazienza, la morbidezza al tatto, la lentezza di movimento e tendenza ad andature monotone, consentono di entrare in comunicazione con il paziente attraverso il sistema asino-utente-operatore. L’asino è poco irruente nei confronti dell’uomo, si avvicina a lui con curiosità, con prudenza e con delicatezza, senza invadere il suo territorio. Un’altra caratteristica molto importante è che generalmente rimane fermo alla vista di un essere umano, senza scappare: questo aiuta il paziente ad avvicinarsi a lui con sicurezza e con tranquillità. L’asino ha anche il pelo che può essere toccato e accarezzato e queste azioni donano una sensazione di piacere. Toccare e ed essere toccati ricorda i nostri momenti di intimità con la figura di attaccamento e fisiologicamente ha una funzione tranquillizzante;
- criceti e conigli: possono aiutare i bambini ad attraversare momenti difficili della crescita, che prendendosene cura trovano conforto;
- pappagalli: sensibilissimi compagni di gioco che possono entrare in un’area tra gioco e realtà nel senso che lo psicoanalista Donald Winnicott definisce transizionale. L’unicità dei pappagalli è che hanno accesso alla parola, al canto e alla danza, spesso con effetti umoristici fortemente anti-depressivi come attestano numerosi video in circolazione sui social. Il pappagallo è l’unico animale che, una volta sistemato sulla spalla dell’uomo, offre la possibilità di un incontro immediato di occhi negli occhi;
- delfini: utilizzato per il trattamento della depressione, dei disturbi che interessano la sfera emozionale e per deficit che interessano la comunicazione e l’interazione sociale dei disturbi dello spettro autistico.
Altri animali usati nella pet therapy sono polli, tartarughe, maiali e pesci. Virtualmente qualsiasi animale esistente può essere usato, a patto che rientri in determinati requisiti comportamentali, sanitari e veterinari.
I requisiti degli animali usati nella pet therapy
Come avrete già intuito leggendo questo articolo fino ad ora, ovviamente non tutti gli animali esistenti possono essere usati nelle terapie con animali: estremizzando l’argomento, può essere usato un delfino ma non certo uno squalo, un gatto ma non certo una tigre, un cane domestico e non un cane selvatico. Gli animali che possono essere utilizzati negli interventi di pet therapy devono avere determinate caratteristiche, ad esempio devono essere domestici e non possono quindi essere impiegati animali selvatici, soprattutto per la loro scarsa o nulla capacità di relazione spontanea all’uomo, il che li rende di difficile uso nella terapia con soggetti fragili.
La condizione idonea dell’animale viene valutata dal veterinario del team medico/veterinario insieme al responsabile di progetto. Ai sensi del DM 26/11/2009 non è consentito impiegare animali che provengono da situazioni di abbandono e/o maltrattamento a meno che non seguano un percorso di rieducazione e socializzazione. Non possono essere utilizzate tecniche di addestramento non rispettose della dignità e del benessere fisico e psicologico dell’animale, nell’équipe è quindi prevista anche la presenza dell’etologo e del veterinario.
Gli esemplari devono essere adulti e le femmine non possono essere in stato di gravidanza o allattamento (in conformità a quanto previsto dal regolamento (CE) n.1/2005).
Per ogni animale il veterinario predispone una cartella clinica riportante il segnalamento dell’animale, l’anamnesi, lo stato sanitario, le profilassi seguite e le eventuali terapie. In base alle situazioni di rischio per il paziente, il veterinario valuterà ulteriori controlli clinico-diagnostici sull’animale.
È importante che l’animale venga preventivamente sottoposto a un controllo di tipo comportamentale da parte del veterinario dell’équipe. L’idoneità viene garantita solamente nel caso in cui l’animale non presenti patologie (in particolare comportamentali, ma anche ad esempio infettive) e che abbia le caratteristiche di socievolezza, capacità relazionale e docilità. Nella cartella clinica di ogni animale devono essere riportati gli esiti di periodiche valutazioni: un animale considerato inizialmente abile ad essere impiegato nella pet therapy, può essere successivamente escluso dal progetto se in lui si verifichino patologie o cambiamenti comportamentali non idonei.
Dal momento che gli animali non sono oggetti, bensì esseri viventi, quanto detto deve avvenire sempre e comunque nel rispetto del benessere dell’animale (Articolo 7 della Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia ratificata con la legge n. 201/2010). Se il benessere di un dato animale viene meno per qualsiasi motivo, quell’animale non potrà essere coinvolto nella pet therapy.
Per approfondire, leggi:
- Pet therapy: quando gli animali domestici diventano la migliore medicina
- Pet therapy in Italia: gli IAA (interventi assistiti con animali)
- Levinson e la pet therapy: quella volta in cui il cane Jingles curò un bambino autistico
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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