Bronchiolite in neonato ed adulti: contagio, cura, quanto dura e ricadute

MEDICINA ONLINE PARTO DEPRESSIONE POST PARTUM BABY BLUE NEWBORN GRAVIDANZA INCINTA ACQUA LATTE MATERNO SENO MAMMA FIGLIO BAMBINO BIMBO NEONATO PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HDLa bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio, in particolare è  caratterizzata da una infiammazione dei bronchioli, i più piccoli passaggi di aria dei polmoni. Interessa soprattutto (ma non esclusivamente) dei bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo (epidemica in inverno). Il 90% dei casi riguarda bambini tra gli 1 e i 9 mesi. La bronchiolite è la causa più comune di ospedalizzazione durante il primo anno di vita.

Cause di bronchiolite e contagio

L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali). L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le aeree secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. L’infezione interessa bronchi e bronchioli innescando un processo infiammatorio, aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria.

Fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità nei bimbi:

  • prematurità,
  • età del bambino < 12 settimane,
  • cardiopatie congenite,
  • displasia broncopolmonare,
  • fibrosi cistica,
  • anomalie congenite delle vie aeree,
  • immunodeficienze primarie e secondarie.

Sintomi di bronchiolite

Generalmente esordisce con febbricola (o addirittura SENZA FEBBRE) e rinite (infiammazione nasale); successivamente possono comparire tosse insistente, che si aggrava gradualmente, letargia e difficoltà respiratoria – più o meno marcata – caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e da rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita. In bambini così piccoli è spesso presente un calo dei livelli di saturimetria (ossigeno nel sangue) e può osservarsi una disidratazione causata dalla difficoltà di alimentazione e dell’aumentata perdita idrica determinata dal lavoro respiratorio. Inoltre, nei pazienti nati prematuri o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata) e ne vanno pertanto controllati i parametri cardio-respiratori. La frequenza respiratoria generalmente supera i 70 atti respiratori al minuto.

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Diagnosi di bronchiolite

La diagnosi di bronchiolite è clinica, basata sull’andamento dei sintomi, sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Solo in casi particolari, ove ritenuto necessario dal medico, possono essere effettuati alcuni accertamenti di laboratorio e/o strumentali. Tra questi:

  • la ricerca dei virus respiratori sull’aspirato nasofaringeo,
  • la determinazione dell’ossigenazione tramite saturimetro (una saturazione arteriosa <92% è un indicatore di gravità e della necessità di ospedalizzazione),
  • l’emogasanalisi arteriosa (un esame che permette di valutare l’ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell’anidride carbonica, l’efficacia degli scambi gassosi).

Molto raramente si rende necessaria la radiografia del torace (si possono riscontrare addensamenti ed aree di assenza di aria in più zone dei polmoni dovute alla alterata ventilazione).

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Come prevenire la bronchiolite nei bimbi?

Alcune semplici norme igieniche possono ridurre il rischio di contrarre la bronchiolite o evitare infezione correlate che possono peggiorare il quadro clinico. Cercare sempre di:

  • evitare il contatto dei bambini più piccoli con altri bambini o adulti affetti da infezioni delle vie aeree;
  • lavarsi sempre le mani prima e dopo aver accudito il bambino;
  • favorire l’allattamento al seno e fornire una quantità adeguata di liquidi;
  • fare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica;
  • non fumare mai in casa, anche in ambienti diversi da quelli dove si trova il bambino.

Trattamento della bronchiolite

Un lattante senza difficoltà respiratoria, con SaO2 > 94 % in aria ed in grado di alimentarsi può essere trattato a domicilio sotto le attente cure del pediatra curante. Il paziente con bronchiolite viene in genere trattato con frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni e terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3%. Quest’ultima aiuta il piccolo a mobilizzare le abbondanti secrezioni mucose catarrali. È possibile utilizzare broncodilatori (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione) per via inalatoria per 3-4 volte al giorno se si è osservato un miglioramento clinico dopo una prima somministrazione “di prova” nell’ambulatorio pediatrico o a domicilio. La terapia va invece sospesa in mancanza di evidente efficacia. Talvolta viene prescritto il cortisone per bocca ma la più recente letteratura scientifica non dimostra che i bambini sottoposti a questa terapia vanno incontro ad un miglioramento. L’uso routinario degli antibiotici non è raccomandato, tranne in bambini immunocompromessi o in caso si sospetti un’infezione batterica concomitante. È utile frazionare i pasti aumentandone la frequenza e diminuendo le quantità.Quando occorre il ricovero ospedaliero, il bambino viene sottoposto ad una terapia di supporto per garantire:
– un’adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato (solo nei casi più gravi si somministra ossigeno ad alti flussi);
– un’adeguata idratazione, qualora l’alimentazione risultasse difficoltosa, attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa.

Durata della bronchiolite, ricadute e prognosi

La maggior parte dei bambini ha un singolo episodio di bronchiolite, altri hanno due o tre episodi di ricaduta a breve distanza, dovuti probabilmente ad agenti diversi; un buon numero presenta successivamente crisi di asma (intorno al 45%), situazione favorita indubbiamente dalla bronchiolite.
In un lattante eutrofico e peraltro in buona salute, la bronchiolite non presenta alcun rischio: essa giunge sempre a guarigione in circa 7/10 giorni. Ma in soggetti cardiopatici o che abbiano presentato un peso molto basso alla nascita o che presentino i segni toracici del rachitismo (eccessiva flessibilità delle coste), la bronchiolite può rappresentare una malattia gravissima, che dura molto più a lungo e purtroppo può mettere in pericolo la vita del bimbo.

Complicanze della bronchiolite

Le complicanze che possono insorgere in corso di bronchiolite sono rappresentate dall’insufficienza respiratoria (con aumento dell’ipercapnia oltre i 50 mmHg), dall’atelectasia, dalle infezioni batteriche secondarie, dallo pneumotorace e dallo pneumomediastino. Anche lattanti che abbiano superato bene la malattia, possono presentare successivamente, anche per qualche mese, un aumento della frequenza respiratoria, sia da svegli che nel sonno.

Bronchiolite: quando è necessario ricoverare il bambino?

In tutti i casi di cattiva ossigenazione o rifiuto dell’alimentazione il bambino, secondo le indicazioni del pediatra curante, dovrà essere valutato dal pediatra del Pronto Soccorso per un eventuale ricovero. Vengono considerati fattori di rischio aggiuntivi: la prematurità o l’età inferiore ai due mesi, la concomitanza di patologie croniche (broncodosplasia, cardiopatie congenite, immunodeficienze, patologie neurologiche), la minor reattività, la difficoltà assistenziale a domicilio da parte dei genitori.

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Differenza tra bronchite e polmonite

MEDICINA ONLINE TOSSE SECCA GRASSA PRODUTTIVA PERSISTENTE CONTINUA CRONICA DOLORE INFLUENZA FEBBRE RAFFREDDORE NASO CHIUSO PETTO RIMEDI CURE TEMPERATURA TOSSIRE FARMACI MUCOLITICO RESPIRO DISPNEALa bronchite è una patologia caratterizzata dall’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni. Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. A volte può coesistere un grado variabile di enfisema polmonare, lento processo di degenerazione del tessuto polmonare. La malattia acuta, nel giro di alcuni giorni guarisce, a meno che non sopravvengano complicazioni. In un paziente su due la bronchite cronica conduce a un’insufficienza respiratoria. La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo di sigaretta, inquinamento e altre condizioni. Mentre la bronchite acuta ha una durata limitata ad alcuni giorni, invece la bronchite cronica è invece caratterizzata e definita tale in presenza di una tosse produttiva che dura più di tre mesi all’anno per almeno due anni in assenza di altre patologie.

La polmonite è una malattia infiammatoria che colpisce uno o ambedue i polmoni a livello del parenchima polmonare. Se sono interessati anche i bronchi, si parla di “broncopolmonite“.

Quali sono le cause ed i fattori di rischio della bronchite acuta e cronica?

A causare la bronchite possono essere agenti diversi. Nel caso della bronchite acuta, la causa prevalente è un’infezione di origine virale. I virus più frequenti sono quelli comuni del raffreddore e dell’influenza. Solitamente l’infezione riguarda le prime vie aeree, laringe e trachea, per poi estendersi ai bronchi. In alcuni casi può instaurarsi una sovrainfezione batterica. La bronchite cronica è invece il risultato di una degenerazione graduale delle strutture bronchiali causata dal fumo, dallo smog o dall’inalazione di sostanze tossiche. La bronchite cronica è più pericolosa dell’episodio acuto, perché rappresenta un danno spesso definitivo e difficilmente reversibile.

Quali sono le cause ed i fattori di rischio della polmonite?

Molti microrganismi, come batteri, virus e funghi, possono causare la polmonite. Può anche dipendere dall’inalazione di un liquido o di un agente chimico. I soggetti più a rischio sono gli adulti oltre i 65 anni, i bambini sotto i 2 anni di età, le persone con AIDS.
La polmonite può essere favorita da tutte quelle condizioni in cui il corpo non riesce a filtrare i batteri dall’aria che viene respirata, ciò può succedere per esempio in soggetti impossibilitati a tossire, a seguito di un ictus o perché sedati; in mancanza di una tosse efficace, i batteri rimangono più facilmente nelle vie aeree. Il rischio di polmonite può infine aumentare in caso di esposizione ad alcuni agenti chimici e inquinanti, o a fumi tossici oppure in luoghi dove vari malati sono raggruppati e ravvicinati (polmonite nosocomiale).

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Quali sono i sintomi della bronchite e della polmonite?

I sintomi della bronchite, acuta o cronica, sono sovrapponibili a quelli di polmonite. Tra i sintomi più diffusi, comuni ad entrambe le patologie, ci sono:

  • malessere generale;
  • respiro sibilante;
  • fiato corto;
  • febbre;
  • brividi di freddo;
  • difficoltà a respirare (dispnea);
  • tosse persistente, secca o produttiva;
  • dolore durante la deglutizione
  • produzione eccessiva di muco, con catarro bianco o giallastro, con piccole perdite di sangue;
  • dolori articolari;
  • faringite;
  • raucedine;
  • oppressione al torace;
  • debolezza;
  • disturbi del sonno.

In caso di polmonite, sono frequenti:

  • febbre alta,
  • brividi squassanti.

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Bronchite e polmonite sono contagiose?

Sia la polmonite che la bronchite acuta è contagiosa, mentre la bronchite cronica è contagiosa solo se correlata a microrganismi. Generalmente, la trasmissione del virus avviene per via aerea, cioè principalmente con:

  • tosse;
  • starnuti.

Queste malattie infettive si possono trasmettere da un individuo ad un altro anche attraverso il contatto diretto, ad esempio si può verificare quando una persona infetta stringe la propria mano, contaminata con le secrezioni infette, a quella di una persona sana.

Per quanto tempo sono contagiose?

La trasmissione si può verificare da alcuni giorni ad una settimana dopo la comparsa dei sintomi e perdurano per tutta la durata di essi. Il contagio è comunque possibile anche quando i sintomi sono diminuiti o cessati da poco.

Diagnosi di bronchite e polmonite

La diagnosi e la diagnosi differenziale tra bronchite e polmonite, include diversi tipi di esami:

  • Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi;
  • Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre infezioni;
  • Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
  • TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in generale;
  • Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni;
  • Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata) che indica il livello di infiammazione.

Cura della bronchite acuta e cronica

Il trattamento della bronchite è diverso a seconda che si tratti di un episodio acuto o sia cronica e ancora che ci sia una sovrapposizione di un’infezione batterica. In tutti i casi la sospensione dal fumo deve essere totale. Generalmente, nel caso di un’infezione virale acuta basta un periodo di riposo a letto, una sufficiente idratazione, l’uso di antinfiammatori, antipiretici e mucolitici per il controllo dei sintomi. Se c’è una sovrainfezione batterica il medico indicherà la terapia con antibiotici più adatta.
La terapia della bronchite cronica, nel quadro complesso della BPCO, prevede un trattamento più articolato e di lunga durata che include farmaci per la broncodilatazione, a base di corticosteroidi, ossigenoterapia e una specifica terapia di riabilitazione polmonare.

Cura della polmonite

Il trattamento dipende dal tipo di polmonite, dal germe che ne è la causa e dalla gravità. La maggior parte dei soggetti affetti da polmonite acquisita in comunità (la forma più frequente) viene curata a casa. La terapia ha lo scopo di curare l’infezione e prevenire complicanze. La polmonite batterica viene trattata con antibiotici assunti come da prescrizione medica. Il paziente deve continuare la cura anche se può sentirsi meglio prima di aver completato il ciclo di antibiotico. Se il trattamento viene interrotto troppo presto, la polmonite può recidivare. La maggior parte dei soggetti migliora dopo 1 – 3 giorni di antibiotici. In pratica, il paziente si sente meglio e diminuiscono i sintomi come tosse e febbre. La polmonite virale NON viene curata con antibiotici (inefficaci in questo caso). Il trattamento può richiedere farmaci antivirali. La polmonite virale in genere migliora in 1 – 3 settimane.

Trattamento di sintomi gravi di bronchite e polmonite

Il ricovero ospedaliero può essere necessario se:

  • I sintomi sono gravi.
  • Il soggetto è a rischio di complicanze a causa di altri problemi di salute.
  • Se l’ossigenazione del sangue è bassa può essere praticata una terapia con ossigeno.
  • In caso di polmonite batterica, gli antibiotici possono essere somministrati per via endovenosa.

Stile di vita che favoriscono la cura di bronchite e polmonite

Una volta contratta la polmonite o la bronchite, esistono alcuni consigli che è preferibile seguire per guarire più rapidamente possibile dall’infezione ed evitare complicanze, tra cui:

  • Smettere ASSOLUTAMENTE di fumare e di frequentare luoghi inquinati.
  • Riposarsi molto.
  • Rispettare il piano di trattamento stabilito dal medico.
  • Assumere tutti i medicinali secondo quanto prescritto. Se sotto antibiotici, continuare la cura fino a guarigione completa. Si deve continuare la cura anche se ci si sente meglio prima di aver completato il ciclo di antibiotico. Se il trattamento viene interrotto troppo presto, l’infezione batterica e la polmonite possono recidivare.
  • Chiedere al medico quando sottoporsi a una visita di controllo. Il medico può raccomandare una radiografia toracica per controllare la guarigione dell’infezione.

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Differenza tra tosse e bronchite (acuta e cronica)

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Da cosa viene causata la tosse?

La tosse viene solitamente correlata a stati infiammatori/infettivi delle vie aeree superiori ed inferiori, che possono essere determinati da varie condizioni e patologie, come:

  • infezione virale o batterica (tipica di raffreddore ed influenza);
  • reazione allergica verso una o più sostanze;
  • ostruzione delle vie aeree da parte di oggetti più o meno grandi;
  • presenza di muco o catarro nelle vie aeree superiori ed inferiori;
  • passaggio di liquidi o materiali alimentari in trachea (“acqua o cibo di traverso”);
  • sindromi parainfluenzali;
  • croup (infiammazione virale acuta delle vie aeree superiori e inferiori, che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni);
  • irritazione delle mucose delle vie aeree causata da polveri ed altre sostanze irritanti.

Bronchite

La bronchite è l’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni. Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo, inquinamento e altre condizioni. Generalmente nella bronchite acuta l’infiammazione è scatenata da un virus che ha già colpito le prime vie aeree, come laringe e trachea, e si estende ai bronchi: l’infezione può essere provocata da virus comuni, come quelli del raffreddore o dell’influenza, o virus più difficili da trattare come il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus. L’episodio acuto è generalmente di breve durata (pochi giorni), se l’infiammazione si ripete e si protrae nel tempo è definita cronica. La bronchite cronica è la condizione tipica della Broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO).

La tosse nella bronchite acuta

La tosse negli episodi di bronchite è generalmente violenta, si presenta ad accessi che spesso lasciano senza fiato. A preannunciare il suo arrivo può essere un bruciore al petto, localizzato dietro lo sterno (se è interessata anche la trachea). All’inizio la tosse è generalmente secca e stizzosa, poi diventa profonda e con abbondante secrezione di catarro. In seguito all’infiammazione i bronchi si gonfiano e producono muco e pus. A volte si ha la febbre (non supera i 38,5°C e dura 3-5 giorni) e si respira con difficoltà: all’inizio in situazioni di sforzo, poi anche a riposo.

La tosse nella bronchite cronica

Nella bronchite cronica la tosse diventa insistente soprattutto al mattino, con emissione di muco scarso o abbondante, catarro in quantità che perdura anche oltre tre mesi l’anno. A ciò si associano affanno più o meno intenso e crisi asmatiche. A causa dell’infiammazione i bronchi si restringono o rimangono ostruiti, rendendo difficile il respiro e la circolazione del sangue nei polmoni. In molti casi succede che una o più volte all’anno si verifichino episodi di riacutizzazioni con aumento della tosse e dell’espettorato. Il risultato è un ostacolo più o meno grave al passaggio dell’aria nei bronchi e nei polmoni per provoca dispnea più o meno grave.

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Bronchite: durata, sintomi, cura, rimedi, è contagiosa? Per quanto tempo?

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Bronchite acuta e cronica

La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo, inquinamento e altre condizioni.
Generalmente nella bronchite acuta l’infiammazione è scatenata da un virus che ha già colpito le prime vie aeree, come laringe e trachea, e si estende ai bronchi: l’infezione può essere provocata da virus comuni, come quelli del raffreddore o dell’influenza, o virus più difficili da trattare come il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus. L’episodio acuto è generalmente di breve durata (pochi giorni), se l’infiammazione si ripete e si protrae nel tempo è definita cronica.
La bronchite cronica è la condizione tipica della Broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) ed è, al contrario della bronchite acuta, causato principalmente dal fumo di sigaretta. Inoltre, l’inalazione cronica di inquinanti dell’aria o fumi irritanti o polveri presenti in ambienti occupazionali (miniere di carbone, fabbriche tessili, silos e movimentazione di grano, allevamenti, stampaggio di metalli) può essere un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo di bronchite cronica.

Leggi anche: Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): sintomi, diagnosi e cura

Durata della bronchite acuta e cronica

Mentre la bronchite acuta ha una durata limitata ad alcuni giorni, invece la bronchite cronica è invece caratterizzata e definita tale in presenza di una tosse produttiva che dura più di tre mesi all’anno per almeno due anni in assenza di altre patologie.

Quali sono le cause della bronchite?

A causare la bronchite possono essere agenti diversi. Nel caso della bronchite acuta, la causa prevalente è un’infezione di origine virale, ma nel 10% dei casi l’origine è invece batterica. I virus più frequenti sono quelli comuni del raffreddore e dell’influenza (anche il coronavirus Covid 19) e solitamente l’infezione riguarda le prime vie aeree, laringe e trachea, per poi estendersi ai bronchi. In alcuni casi può instaurarsi una sovrainfezione batterica. La bronchite cronica è invece il risultato di una degenerazione graduale delle strutture bronchiali causata dal fumo, dallo smog o dall’inalazione di sostanze tossiche. La bronchite cronica è più pericolosa dell’episodio acuto, perché rappresenta un danno spesso definitivo e difficilmente reversibile.

Leggi anche: Asma bronchiale: spirometria e diagnosi differenziale

Quali sono i sintomi ed i segni della bronchite?

I sintomi e segni della bronchite, acuta o cronica, includono:

  • malessere generale;
  • respiro sibilante;
  • fiato corto;
  • febbre;
  • brividi di freddo;
  • difficoltà a respirare (dispnea);
  • tosse persistente;
  • dolore durante la deglutizione
  • produzione eccessiva di muco, con catarro bianco o giallastro, con piccole perdite di sangue;
  • dolori articolari;
  • faringite;
  • raucedine;
  • oppressione al torace;
  • debolezza;
  • disturbi del sonno.

La bronchite è contagiosa?

La bronchite acuta – poiché nella maggioranza dei casi è determinata da virus o, meno spesso, da batteri – è generalmente contagiosa. La bronchite cronica è contagiosa solo se correlata a microrganismi, tuttavia nella maggioranza dei casi è legata a smog, fumo di sigaretta ed inquinanti: in questi casi non è ovviamente contagiosa, anche se c’è da dire che ci vive vicino ad un fumatore ha un rischio più elevato di sviluppare bronchite rispetto alla popolazione generale, visto che è soggetto al fumo passivo e terziario. Nelle forme virali e batteriche, generalmente la trasmissione del microrganismo avviene per via aerea, cioè principalmente con:

  • tosse;
  • starnuti.

La bronchite acuta si può trasmettere da un individuo ad un altro anche attraverso il contatto diretto, ad esempio si può verificare quando una persona infetta stringe la propria mano, contaminata con le secrezioni infette, a quella di una persona sana. Anche usare oggetti contaminati (vestiti, asciugamani, spazzolino da denti…) può determinare il contagio.

Leggi anche: Differenza tra vie aeree superiori ed inferiori

Quanto dura l’incubazione?

I sintomi e segni di bronchite acuta compaiono dopo un periodo di incubazione variabile in base al tipo di microrganismo, che in genere dura da un paio di giorni fino ad una settimana. In questo periodo i sintomi e segni sono assenti, tuttavia il paziente è capace di infettare le altre persone.

Per quanto tempo è contagiosa la bronchite acuta?

La trasmissione ad altre persone si può verificare – oltre al periodo di incubazione – per tutta la durata dei sintomi ed è comunque possibile anche quando i sintomi sono diminuiti o cessati da pochi giorni.

Quanto dura una bronchite?

E’ impossibile fare una previsione, visto che i tempi di guarigione sono condizionati da numerosi fattori, come il tipo di microrganismo, lo stato di salute generale del paziente ed eventuali farmaci usati. In genere una bronchite acuta può durare da 5 giorni a 2 settimane. La bronchite cronica ha invece durata di mesi o anni.

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Come prevenire la bronchite acuta?

Per prevenire la bronchite acuta, è importante osservare regole di igiene quali lavare bene e con frequenza le mani, seguire un’alimentazione equilibrata e ricca di vitamine e sali minerali, ad esempio ricca di frutta e verdura di stagione. Utile è anche assumere ogni giorno un integratore multivitaminico multiminerale completo, come questo: https://amzn.to/3Xz3PNY

Per prevenire la bronchite, è anche importante idratarsi correttamente, bevendo la giusta quantità d’acqua al giorno. Ovviamente è importante evitare il contatto diretto e ravvicinato con persone che hanno bronchite acuta ed evitare di usare oggetti usati da loro e potenzialmente contaminati, come tovaglioli o asciugamani. Anche evitare ambienti troppo affollati può, statisticamente, diminuire il rischio di bronchite acuta: in questi casi meglio usare una mascherina. Se il soggetto è fumatore, dovrebbe smettere di fumare.

Come prevenire la bronchite cronica?

La prima prevenzione della bronchite cronica si attua non fumando. Il fumo di tabacco, sigaretta, sigari o pipa, irrita le mucose e favorisce l’instaurarsi dei processi infiammatori che portano alla bronchite cronica. Ugualmente bisognerebbe ridurre l’esposizione all’inquinamento e a sostanze tossiche, ad esempio mediante l’uso di mascherine nelle condizioni più a rischio, come alcune professioni che costringono il soggetto ad essere esposto a svariati tipi di sostanze chimiche. È necessario che gli ambienti domestici e lavorativi siano umidificati. Sono validi anche i consigli già visti per la prevenzione della bronchite acuta.

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Diagnosi di bronchite

La diagnosi di bronchite include diversi tipi di esami:

  • Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi;
  • Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre infezioni;
  • Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
  • TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in generale;
  • Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni;
  • Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata) che indica il livello di infiammazione.

Leggi anche: Differenza tra BPCO ed asma: terapia e sintomi comuni e diversi

Cure della bronchite

Il trattamento della bronchite è diverso a seconda che si tratti di un episodio acuto o sia cronica e ancora che ci sia una sovrapposizione di un’infezione batterica. In tutti i casi la sospensione dal fumo deve essere totale.

Trattamento della bronchite acuta

Il trattamento della bronchite acuta è principalmente sintomatico. La comune Tachipirina (paracetamolo) può abbassare la febbre, soprattutto se supera i 38°. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS, come l’ibuprofene contenuto nel Brufen o il ketoprofene contenuto nell’OKI) possono essere utilizzati per mal di gola e dolori generali. Mucolitici e sciroppi per la tosse possono essere utili in alcuni casi. Se la bronchite è causata da batteri, è possibile l’uso di farmaci antibiotici. Si tenga comunque presente che – anche senza alcun trattamento – la maggioranza delle volte la bronchite acuta si risolve rapidamente e spontaneamente. Nella maggior parte dei casi (90% circa) la bronchite acuta è causata da virus: per questo motivo un trattamento antibiotico non può essere raccomandato, in quanto inutile ed inefficace (gli antibiotici agiscono solo contro i batteri), se non addirittura controproducente, poiché ricorrere ad un trattamento antibiotico nei casi di bronchite ad eziologia virale promuove lo sviluppo di resistenza batterica contro gli antibiotici, il che può risultare pericoloso e, potenzialmente, comportare una maggiore morbilità e mortalità sul lungo periodo. Tuttavia, anche nel caso si sospetti una bronchite virale, in alcuni casi selezionati gli antibiotici potrebbero trovare comunque indicazione, in genere al fine di evitare l’insorgenza di possibili sovrainfezioni batteriche che non devono essere escluse. Smettere di fumare può velocizzare il periodo di guarigione.

Trattamento della bronchite cronica

L’evidenza suggerisce che il declino della funzione polmonare osservabile nei soggetti affetti da bronchite cronica può essere per prima cosa rallentata con la cessazione del fumo di sigaretta e dell’esposizione ad inquinanti. Il trattamento della bronchite cronica è sintomatico e può richiedere l’impiego di agenti terapeutici sia farmacologici che non farmacologici. I tipici approcci non farmacologici per la gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), e fra questi la bronchite cronica, possono includere: la riabilitazione polmonare, la chirurgica per la riduzione del volume polmonare, e – nei casi più gravi – il trapianto polmonare. L’infiammazione e l’edema dell’epitelio respiratorio possono essere ridotti con i farmaci corticosteroidi per via inalatoria. Il respiro sibilante e la difficoltà respiratoria possono essere trattate riducendo il broncospasmo (cioè lo spasmo, reversibile, che interessa i piccolo bronchi e che è secondario alla costrizione del muscolo liscio). Il broncospasmo viene trattato con broncodilatatori a lunga durata d’azione, per via inalatoria. Questi broncodilatatori sono farmaci agonisti del recettore β2-adrenergico (ad esempio il salmeterolo) oppure farmaci ad azione anticolinergica, assunti sempre per via inalatoria, quali l’ipratropio bromuro od il tiotropio bromuro. I farmaci mucolitici (conosciuti anche come espettoranti) possono avere un piccolo effetto terapeutico sulla riacutizzazione della bronchite cronica. L’ossigenoterapia è utilizzata per trattare l’ipossiemia (una situazione caratterizzata da una bassa ossigenazione del sangue) e ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti affetti da bronchite cronica. Si deve tenere presente che l’ossigenoterapia (supplementi di ossigeno per un certo numero di ore nel corso della giornata) può portare alla riduzione dello stimolo respiratorio, con conseguente aumento dei livelli ematici di anidride carbonica (ipercapnia) e acidosi respiratoria secondaria.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra ciglia e microvilli: struttura, movimento e funzioni

MEDICINA ONLINE CELLULA CIGLIA MICROVILLI FLAGELLI STEREOCIGLIA RIPRODUZIONE GAMETI CELL WALLPAPER PICS IMAGE PICTURE PIC HI RESOLITION HI RES TESSUTO LINFOCITI T B MACROFAGI IMMUNITA AULe superfici apicali delle cellule epiteliali possono presentare 3 tipi di specializzazioni:

  1. ciglia;
  2. microvilli;
  3. sterociglia.

In biologia, le ciglia sono degli organelli lunghi e sottili che si estendono dalla superficie di molte cellule eucariotiche. Queste sono per lo più corte e numerose. Le ciglia si originano, insieme ai flagelli, dal corpo basale, anche questo costituito da microtubuli, il cui numero e disposizione mostrano qualche differenza. La struttura delle ciglia è detta “9+2” poiché presenta un anello di nove doppiette di microtubuli tenute unite tra loro dalla nexina. Le ciglia mobili (vibratili) caratterizzano la superficie apicale delle cellule epiteliali che tappezzano le vie respiratorie e le vie genitali femminili: nel primo caso esse sono incaricate di spingere continuamente verso l’esterno lo strato di muco che ricopre l’epitelio e che contiene eventuali particelle solide penetrate accidentalmente con l’aria inspirata; nel secondo caso le ciglia vibratili con il loro movimento facilitano la progressione della cellula uovo dalla tuba verso l’utero. Tali strutture sono presenti anche in alcuni protozoi dove con il loro battito sincrono permettono la mobilità e il convogliamento di particelle alimentari verso l’apparato buccale.

I microvilli sono sottili estroflessioni digitiformi della membrana plasmatica; sono molto corti e difficilmente distinguibili singolarmente al miocroscopio ottico (al contrario di ciglia e microciglia che sono più lunghi e distinguibili). I microvilli sono appendici non mobili, come le stereociglia (al contrario delle ciglia che sono invece mobili). Se i microvilli sono particolarmente fitti e ordinati al microscopio ottico si osserva un orletto; l’orletto striato è caratteristico degli enterociti che rivestono i villi intestinali, mentre l’orletto a spazzola è caratteristico delle cellule epiteliali della porzione dei tubuli convoluti prossimali renali. Negli enterociti e nei tubili renali, i microvilli hanno la funzione di aumentare la superficie di scambio, importante nell’assorbimento/riassorbimento di acqua e nutrienti.

Le stereociglia sono, in sintesi, microvilli molto lunghi, facilmente visibili al microscopio ottico, non mobili. Si ritrovano nell’epitelio dell’epididimo e dell’orecchio interno. Si ritrovano sulla superficie apicale delle cellule ciliate uditive dell’organo di Corti, situato nell’orecchio.

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Bronchioli terminali: anatomia, posizione e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATI bronchioli terminali sono strutture anatomiche umane che rappresentano la parte terminale delle vie aeree e sono in assoluto i condotti di diametro minore della porzione dell’albero respiratorio. Essi sono dotati di semplice funzione di conduzione: oltre questo punto, infatti, le ulteriori ramificazioni cominciano ad essere coinvolte nello scambio e diffusione dei gas.

Ogni bronchiolo terminale si suddivide per formare ramificazioni corte e dalla parete sottile, i bronchioli respiratori, così denominati perché le loro pareti contengono un esiguo numero di alveoli. I bronchioli terminali sono le più sottili ramificazioni presenti nei lobi polmonari. Se ne possono contare tra i 6 e 15 per ogni ramificazione d’ordine superiore. Essi terminano nei setti intralveolari, che sono la parete comune di due alveoli polmonari.

Nella porzione più distale dei bronchioli l’epitelio va incontro a un’ulteriore transizione. La mucosa dei bronchioli terminali risulta infatti formata da cellule cuboidali e da un numero limitato di cellule ciliate mentre è priva di cellule caliciformi.

La mucosa contiene inoltre le cellule di Clara, cellule localizzate sulla superficie luminale delle vie aeree, che secernono proteine. Queste cellule hanno un aspetto arrotondato, con una caratteristica protrusione citoplasmatica a forma di cupola e non presentano cilia.

La funzione di queste cellule non è ancora completamente chiarita, ma man mano che ci si porta distalmente, esse diventano il tipo cellulare predominante.
Il prodotto della secrezione delle cellule di Clara è un composto proteico, non appiccicoso, la cui funzione è quella di mantenere le vie aeree pervie anche nei bronchioli più piccoli. Oltre alla funzione secretoria ed al ruolo xenobiotico (fagocitosi di tossine presenti nell’aria e distruzione delle stesse tramite gli enzimi del loro citocromo P-450 ed in particolare del CYP4B1), le cellule di Clara rappresentano la cellula progenitrice delle piccole vie aeree.

In caso di lesione delle vie aeree, le cellule Clara iniziano a proliferare in nicchie di cellule staminali. Successivamente migrano per ricostituire le cellule epiteliali differenziate che erano state lese e perse. La secrezione delle cellule di Clara unitamente a quella dei pneumociti di tipo II, dà origine al surfattante polmonare, una sostanza fondamentale nel ridurre la tensione di superficie, che permette ai bronchioli terminali di espandersi durante gli atti respiratori, prevenendone il collasso in fase di espirazione.

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Bronchioli e ramificazioni dell’albero bronchiale: anatomia e funzioni

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATIl bronchiolo è una delle ultime ramificazioni dell’albero bronchiale, parte finale delle vie respiratorie inferiori, del parenchima polmonare e, quindi, dell’apparato respiratorio. In particolare vengono chiamati bronchioli tutte le ramificazioni bronchiali del bronco lobulare all’interno del lobulo polmonare.

Ramificazioni e albero bronchiale

I bronchioli nascono dalle ramificazioni intralobulari dei bronchi lobulari che a loro volta costituiscono ramificazioni dei bronchi di second’ordine deputati alla ventilazione delle zone polmonari. Sono i bronchi di prim’ordine di numero uguale ai lobi in cui vanno poi ad impegnarsi che terminano nei bronchi zonali.

Ogni bronco lobulare si ramifica all’interno del lobulo formano da 3 a 5 bronchioli terminali (detti anche bronchioli minimi) che vanno a costituire l’acino polmonare. Ciascun bronchiolo terminale, poi, termina dividendosi in due bronchioli respiratori (detti anche bronchioli alveolari) che a loro volta si dividono in condotti alveolari (che possono essere da 2 a 10). Entrambe queste strutture sono caratterizzate dall’avere lungo le pareti delle estroflessioni sferiche, gli alveoli polmonari, che si fanno sempre più numerosi procedendo distalmente; i condotti alveolari, particolarmente, hanno la parete formata esclusivamente dalla successione di alveoli. L’ultima parte delle vie respiratorie è infine costituita dalle ramificazioni dei condotti alveolari che terminano in condotti dilatati a fondo cieco e la parete occupata da alveoli detti infundiboli o sacchi alveolari.

Struttura

La struttura dei bronchioli varia man mano che ci si addentra nel polmone. Per quel che riguarda la struttura della mucosa e della sottomucosa, questa non cambia molto rispetto ai bronchi più esterni, ma la tonaca di sostegno diventa, invece, sensibilmente diversa. In particolare, gli anelli cartilaginei vanno a ridursi a piccolissimi noduli isolati (detti placche cartilaginee bronchiali). Proseguendo verso i bronchi di diametro minore, le placche spariscono e la parete diventa esclusivamente di tipo fibro-muscolare. Quando ci si addentra ancora di più, nei lobuli, anche questa componente viene meno, sostituita da una mucosa e anche la componente ghiandolare scompare.

La mucosa risulta formata da un epitelio e da una tonaca fibromuscolare che, una volta persa la componente cartilaginea, rimane costituita da fibre elastiche, collagene e da fascetti muscolari che circondano il punto di attacco dell’alveolo alla parete. Nei condotti alveolari la componente muscolare rimane solo nei colletti degli alveoli insieme a qualche fibra elastica. L’epitelio, in particolare, è quello che subisce più variazioni:

  • nei bronchi lobulari e i bronchioli terminali è cilindrico semplice cigliato, presenta cellule caliciforme mucipare e le cellule di Clara, elementi cubici che producono un secreto che rende fluido il muco presente;
  • nei bronchioli respiratori è inizialmente cilindrico cigliato, ma si poi si fa cubico e senza ciglia; in ogni caso non sono più presenti cellule mucipare
  • i condotti alveolari, che hanno la parete ricoperta di alveoli, presentano nei condotti alveolari un epitelio cubico privo di ciglia che continua con l’epitelio alveolare.

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Bronchi polmonari: anatomia, posizione e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATOMIA FUNZIONI.jpgCon “bronco” in anatomia umana si intende ciascuna delle due ramificazioni terminali della trachea, il condotto che trasporta l’aria inspirata verso i polmoni e l’aria espirata verso l’esterno. La trachea si divide a livello della 4ª-5ª vertebra toracica formando il bronco sinistro e nel bronco destro. I due bronchi, di uguale struttura, si dirigono verso l’ilo polmonare dove si dividono ulteriormente per formare un’arborizzazione all’interno dei polmoni: l’albero bronchiale. I due bronchi principali e parte della prima ramificazione sono chiamati bronchi extrapolmonari, mentre la parte dell’albero dentro i polmoni bronchi intrapolmonari. In completa continuità con la trachea, permettono all’aria inspirata di arrivare ad entrambi i polmoni dopo essere passata per la faringe, la laringe e la trachea stessa.

Disposizione e rapporti

Subito dopo essere nati, all’altezza della 4ª-5ª vertebra toracica, i due bronchi si portano in basso e lateralmente in direzione dell’ilo polmonare. Il bronco sinistro si stacca formando, con l’asse longitudinale della trachea, un angolo di 40-50°, mentre il bronco destro presenta un angolo di 20°, donando all’angolo di biforcazione un valore di 70° circa. Visti il maggior volume e capacità respiratoria del polmone destro, il bronco destro presenta un calibro superiore del sinistro (15 mm e 11 mm rispettivamente), ma una lunghezza inferiore (2 cm e 5 cm rispettivamente).

I bronchi sono in rapporto con i vasi e nervi entranti e uscenti dai polmoni e quindi con le arterie polmonari, le vene polmonari, le arterie bronchiali, le vene bronchiali anteriori e posteriori, i rami bronchiali del vago e con il plesso cardiaco. Il bronco sinistro è scavalcato dall’arco dell’aorta, mentre la vena azigos descrive un arco sopra il bronco destro che è posto posteriormente alla vena cava superiore.

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Funzione

La funzione dei bronchi è quella di permettere il passaggio dell’aria dalla trachea ad entrambi i polmoni.

Albero bronchiale

I bronchi vanno incontro a suddivisioni successive intimamente collegate con l’organizzazione interna dei polmoni. Ogni bronco, poco prima di impegnarsi nei polmoni, si divide in bronchi di prim’ordine o bronchi lobari: il polmone destro presenta tre lobi, mentre il sinistro due quindi anche i bronchi corrispondenti si suddivideranno rispettivamente in tre e due bronchi lobari. Da questi si formano i bronchi di second’ordine (o bronchi zonali o bronchi segmentali) destinati alle zone polmonari. Le zone sono suddivise in lobuli che ricevono un’ulteriore ramificazione bronchiale, i bronchi lobulari che si suddividono poi in bronchioli intralobulari ed, infine, in bronchioli terminali. La diramazione è, quindi, la seguente:

  1. bronchi principali
  2. bronchi di prim’ordine o bronchi lobari
  3. bronchi di second’ordine o bronchi zonali o bronchi segmentali
  4. bronchi lobulari
  5. bronchioli intralobulari
  6. bronchioli terminali

L’albero bronchiale inizia quando iniziano i bronchi e termina nel parenchima polmonare come bronchioli terminali. Tutta la regione dell’albero che precede i bronchioli lobulari viene chiamata parte intrapolmonare dell’albero bronchiale, mentre le ramificazioni bronchiali all’interno del lobulo prendono il nome di parenchima polmonare.

Da ciascuno dei bronchi principali e per tutta la parte intrapolmonare dell’albero bronchiale si staccano ad angolo acuto alcuni rami collaterali che non fanno perdere al bronco la sua individualità, ma solo diminuire di calibro secondo la modalità di ramificazione detta monopodica. A livello dei bronchioli terminali, invece, la ramificazione diventa dicotomica in quanto ogni ramo si sdoppia in due rami di uguale calibro formanti fra loro un angolo ottuso o una divisione a T.

L’albero bronchiale è di fondamentale importanza per stabilire il decorso di vasi e nervi entranti e uscenti dal polmone: tutte le strutture vascolari e nervose, infatti, sono satelliti dei bronchi. Albero bronchiale e le strutture annesse formano un tutt’uno grazie al connettivo elastico che li avvolge.

Vascolarizzazione ed innervazione

I bronchi sono vascolarizzati dalle arterie bronchiali, rami dell’aorta, e dalle vene bronchiali. Dall’aorta originano tre arterie bronchiali: una per il bronco destro e due per il sinistro. Dopo aver dato rami per la formazione del peduncolo polmonare, le arterie penetrano nel polmone dove si ramificano seguendo l’albero bronchiale fino ai bronchioli intralobulari dove terminano con i rami più distali formando una rete capillare che è in comunicazione con i rami dell’arteria polmonare. Nella parete dei bronchi si vengono a formare due reti capillari, una superficiale per la mucosa e una profonda per muscoli e ghiandole. I capillari si riuniscono poi in vene che, se provenienti dai bronchi più sottili si aprono nelle vene polmonari, mentre se provengono da bronchi più grossi sboccano nelle vene bronchiali. Nelle vene bronchiali, prima di riunirsi uscendo dall’ilo in tronchi che sboccano poi nelle vene azigos ed emiazigos, si aprono anche rami venosi provenienti dalla parete dei vasi polmonari. Il drenaggio linfatico fa capo ai linfonodi cervicali profondi, tracheali e bronchiali. I bronchi sono innervati da nervi provenienti dai plessi polmonari anteriori e posteriori.

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Struttura

I bronchi, che condividono la struttura con la trachea, sono composti anelli cartilaginei incompleti posteriormente lasciando il posto alla parte membranosa della parete. Nel complesso sono formati da tre tonache (dall’esterno all’interno): fibrosa, sottomucosa e mucosa.

La tonaca mucosa è liscia in avanti, mentre posteriormente si solleva in pieghe longitudinali ed è formata da un epitelio di rivestimento cilindrico pluristratificato e una lamina propria connettivale ricca di fibre elastiche attraversata dai condotti escretori delle ghiandole e contenente noduli linfatici. L’epitelio di rivestimento presenta cellule con ciglia vibratili che permettono una corrente di muco dall’interno all’esterno. Intercalate a queste, sono presenti cellule caliciformi mucipare (anche se meno numerose rispetto alla trachea) e cellule con microvilli in superfici, probabilmente destinate all’assorbimento o alla funzione di chemorecettori. Nello strato basale si trovano cellule che ricevono fibre nervose formando giunzioni citoneurali che contengono granuli elettrondensi, le cellule P o cellule di Feyrter, che possono essere isolate o in piccoli gruppi chiamati corpi neuroepiteliali o NEB (neuroepithelial body). Questi granuli contengono serotonina e altri neuropeptidi (come sostanza P, CGRP o somatostatina) che vengono rilasciati in caso di ipossia adattando le pareti delle vie aeree all’aria respirata.

La tonaca sottomucosa è più spessa a livello della parte membranosa ed è formata da connettivo lasso con lobuli adiposi. Contiene i corpi delle ghiandole tracheali, cioè ghiandole tubulo-acinose composte a secrezione sierosa, mucosa e mista presenti in queste regioni. Nella parte membranosa, inoltre, sono presenti fascetti di fibrocellule muscolari lisce a decorso trasversale che si inseriscono sulla faccia interna degli anelli o dei legamenti tracheali. Posteriormente a questi si trovano altri fascetti a decorso longitudinale.

La tonaca fibrosa, più esterna, è formata da connettivo denso ricco di fibre elastiche. Avvolge gli anelli tracheali formati da cartilagine ialina fondendosi con il pericondrio e tra questi anelli forma i legamenti tracheali. Gli anelli cartilaginei sono in numero di 4-6 nel bronco di destra e 9-12 nel bronco di sinistra, hanno uno spessore di 1,5 mm e un’altezza di 3-4 mm. Sono incompleti posteriormente dove sono formano la parte membranosa e separati da legamenti anulari formati dalla tonaca fibrosa stessa. Nei bronchi le cartilagini hanno forme più irregolari che nella trachea e man mano che il diametro bronchiale diminuisce gli anelli sono sostituiti da placche isolate o isole cartilaginee. Ancora più all’esterno i bronchi sono avvolti, insieme ai vasi annessi, da un connettivo ricco di fibre elastiche.

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