Sindrome da defecazione ostruita: sintomi, cause e terapie

MEDICINA ONLINE ENTEROCLISMA PERETTA CLISTERE EVACUATIVO PULIZIA COLON MICROCLISMA INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE FECALOMA FECI DURISSIME TAPPO DIGIUNO DEFECAZIONE DIARREA ODORE CIBO TEMPO ESPULSO DIGESTIONE COPROFAGIA.jpgCol termine ‘sindrome da ostruita defecazione’ si definisce una patologia nella quale è impossibile svuotare completamente l’ ampolla rettale mediante la defecazione in presenza di stimolo.

Sintomi

I sintomi che caratterizzano questa sindrome non sono sempre espressi chiaramente dal paziente in occasione della prima visita ed in genere il paziente riferisce di essere affetto da emorroidi o stipsi, è compito quindi dello specialista indagare adeguatamente mediante un’ accurata anamnesi ed individuare i seguenti sintomi caratteristici:

  • eccessiva spinta per evacuare
  •  dolore alla defecazione
  • tempo eccessivo trascorso in bagno tentando di scaricarsi
  • senso di fastidio e peso perineale in stazione eretta
  • sensazione di evacuazione incompleta
  • tenesmo
  • defecazione frammentata
  • necessità di stimolare digitalmente il retto o la vagina per permettere un’ evacuazione adeguata
  • uso ed abuso di lassativi e clisteri.

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Cause

Le cause possono essere distinte in funzionali e meccaniche.

Le funzionali comprendono:

  • stipsi da rallentato transito intestinale dove il maggior ostacolo all’ evacuazione è costituito da feci piccole e dure
  • deficit della sensibilità o della motilità rettale primitivi o secondari all’ assunzione di farmaci
  • la cosiddetta dissinergia pelvirettale ovvero un rilasciamento assente o insufficiente o una contrattura paradossa del sistema muscolare responsabile della defecazione

Le meccaniche invece sono associate a:

  • presenza di prolasso rettale interno eventualmente associato a rettocele
  • prolasso pelvici complessi dove la deformazione rettale è secondaria al prolasso di organi adiacenti quali ad esempio l’ intestino tenue (enterocele), il sigma (sigmoidocele) o l’ apparato genitourinario. In queste situazioni, paradossalmente, il prolasso degli organi adiacenti può favorire l’ evacuazione e ridurre i sintomi.

Nei pazienti affetti da defecazione ostruita frequentemente è possibile apprezzare un prolasso rettale interno e un rettocele alla visita proctologica. In questi casi è giustificato un approfondimento diagnostico in previsione di una eventuale terapia chirurgica.

E’ opportuno eseguire una colonscopia preliminare per escludere malattie infiammatorie intestinali o neoplastiche. La terapia conservativa (dieta, regolarizzazione intestinale mediante lassativi e clisteri, ginnastica e rieducazione del pavimento pelvico, biofeedback) in molti pazienti permette di migliorare significativamente i sintomi. Nei restanti casi, ove è presente una alterazione morfologica tipo prolasso interno o rettocele può essere considerata una terapia chirurgica. La rigorosa selezione dei pazienti da sottoporre a chirurgia è fondamentale per ottenere buoni risultati.
E’ indispensabile infatti che la sintomatologia sia tale da motivare il paziente verso una soluzione chirurgica dopo il fallimento delle terapie conservative sopra elencate. Nei casi ove esiste una presenza di sintomi tali da definire la sindrome ed un alterazione morfologica rettale è proponibile l’ intervento di STARR ovvero resezione rettale transanale con stapler ideata da Antonio Longo. In presenza di alterazioni extrarettali associate è opportuna invece una valutazione multidisciplinare preliminare in collaborazione con urologo e ginecologo per valutare l’ eventuale indicazione a correzioni associate. La valutazione oggettiva e quantitativa dei sintomi viene posta correttamente utilizzando i cosiddetti score, ovvero l’ attribuzione di un punteggio in presenza di sintomi variabile in base alla loro gravita’ per utilizzare dati confrontabili da diversi osservatori, il più utilizzato è il cosiddetto score di Longo specifico per l’Ods.

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L’iter diagnostico deve poi comprendere i seguenti accertamenti:

  • La defecografia o meglio cisto colpo defecografia è l’ esame fondamentale e permette di valutare la morfologia e la funzione del retto e degli organi adiacenti durante l’ atto defecatorio, mediante l’ esecuzione di video ed immagini radiologiche dopo aver somministrato del mezzo di contrasto. Il quadro morfologico tuttavia non sempre è coerente con i sintomi riferiti, la valutazione deve quindi sempre essere complessiva.
  • Anche la risonanza magnetica viene utilizzata nello studio dei disturbi delle defecazione, senza pero’ avero sostituito la defecografia che rimane l’ esame di scelta.
  • Nei casi ove si evidente o presunto un difetto di continenza fecale, la manometria anorettale e l’ ecografia transanale sono utilizzate per determinare l’ aspetto e la funzione del sistema sfinteriale.

Completato l’iter diagnostico, esistono una serie di criteri di esclusione da rispettare prima di proporre l’ intervento. Sono considerate controindicazioni assolute le seguenti patologie:

  • infezione anorettali in atto;
  • patologie severe anorettali in corso;
  • proctite da malattia infiammatoria o da raggi;
  • enterocele stabile (condizione nella quale alcune anse ileali sono posizionate nello scavo pelvio adiacenti al retto);
  • diarrea cronica.

Sono invece controindicazioni relative, le seguenti patologie.

  • presenza di corpi estranei adiacenti al retto (materiale protesico utilizzato in chirurgia uroginecologica) ;
  • precedente chirurgia transanale maggiore (ad esempio anastomosi colorettali);
  • patologie psichiatriche.

Terapie

Durante il colloquio preoperatorio col paziente deve essere sottolineato come la correzione del difetto anatomico, non sempre si accompagna ad una corrispondente correzione della funzione, sottolineando al paziente che la garanzia di efficacia dell’intervento, pur ottenibile nella stragrande maggioranza dei casi, non può essere fornita. E’ anche indispensabile sottolineare che si tratta di un intervento complesso di chirurgia maggiore che, come ogni procedura, anche in mani esperte può essere gravato da complicanze che in rari casi possono essere serie. A discrezione dell’operatore, l’intervento può essere eseguito mediante l’ utilizzo di due suturatici meccaniche (intervento di STARR), oppure utilizzando una nuova suturatrice ricaricabile che permette, quando indicato e necessario di asportare eventualmente una maggior quantità di tessuto malato (intervento di TRANSTAR). Entrambi gli interventi, ideati e proposti da un chirurgo italiano, Antonio Longo, prevedono un iter formativo complesso per i chirurghi ed un training continuo affinché la procedura venga eseguita correttamente cosi’ da ottenere migliori risultati e poche complicanze. L’intervento viene eseguito in anestesia generale o locoregionale, richiede uno o più giorni di degenza ed un periodo postoperatorio caratterizzato da una cosiddetta fase di adattamento durante la quale frequentemente si presenta il fenomeno della ‘urgency’ ovvero lo stimolo ad evacuare che deve essere seguito da una scarica alvina in tempi rapidi, anche più volte al giorno.  Questo periodo transitorio in genere dura alcuni mesi fino a quando si stabilizza permettendo una evacuazione fisiologica. L’utilizzo della nuova suturatrice permette di modulare con precisione il tessuto che deve essere rimosso rendendo l’ intervento modificabile in base alla situazione del singolo paziente.

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Dopo quanto tempo il cibo ingerito viene espulso con le feci?

MEDICINA ONLINE APPARATO DIGERENTE INTESTINO DIGIUNO ILEO DUODENO STOMACO ESOFAGO FEGATO PANCREAS DIGESTIONE FECI CRASSO COLON RETTO CROHN COLITE DIARREA VOMITO DIGERIRE SANGUE CIBO MANGQuesto dato dipende molto dalla variabilità individuale del soggetto, dal tipo di alimentazione e dalla presenza di eventuali patologie. In un individuo sano, con alimentazione bilanciata, ci vogliono dalle 2 alle 8 ore circa affinché il pasto attraversi i 7 metri di intestino, dove subisce una serie di trasformazioni chimiche per essere assimilato dall’organismo. Nell’intestino tenue enzimi e succo pancreatico trasformano chimicamente le molecole, in modo che la parete intestinale possa assorbirle. Ciò che avanza prosegue verso il colon, dove, prima dell’espulsione, viene disidratato e poi concentrato, dando forma al materiale fecale vero e proprio. In generale la maggioranza dei cibi ingeriti è pronta per essere espulsa dopo circa 6 ore dal pasto, anche se – come già prima ricordato – tale dato varia molto in funzione di vari fattori, come tipo di cibo ingerito, età del soggetto, stato di salute del soggetto ed eventuali patologie che rallentino o accelerino il transito intestinale.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Manovre ed altri accorgimenti per facilitare l’evacuazione

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  • rilassare lo sfintere anale esterno e stimolare la peristalsi intestinale;
  • diminuire la grandezza della massa fecale in modo da facilitare l’espulsione.

Le tecniche evacuative più diffuse sono:

  • il massaggio intestinale manuale, mediante un movimento lento e circolare, nel senso di svuotamento del colon (orario), per tempi prolungati;
  • le stimolazioni digitali, effettuate a livello dello sfintere anale esterno (mediante dito guantato e lubrificato, per determinare il rilassamento dello sfintere striato) e a livello dell’ampolla rettale (da parte del personale infermieristico);
  • l’introduzione di supposte o di microclismi di glicerina;
  • l’attivazione del torchio addominale (“spingere” con i muscoli dell’addome);
  • l’introduzione di supposte di glicerina;
  • la frantumazione digitale feci;
  • lo svuotamento manuale dell’ampolla rettale.

Ricordiamo che le stimolazioni digitali, come pure lo svuotamento manuale dell’ampolla rettale, devono essere effettuate con estrema prudenza sia da parte del paziente che del personale sanitario: infatti la parete anale non consente di percepire con chiarezza eventuali segnali di “pericolo” quali stiramenti eccessivi, lesioni della mucosa, irritazione del canale anale che a lungo andare possono provocare l’insorgenza di complicanze fastidiose e potenzialmente gravi.

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Feci dure, stitichezza e dolore defecazione: cause e cure

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDELa frequenza delle evacuazioni intestinali fra le persona sane varia notevolmente: da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.
Di norma le feci vengono espulse senza sforzo, senza fastidio e senza eccessiva tensione addominale.

Per stitichezza o stipsi quindi si intende un numero ridotto di evacuazioni o la difficoltà ad espellere le feci.

Poiché la funzione principale dell’intestino crasso (colon) è quella di riassorbire l’acqua presente al suo interno, un rallentato transito del cibo digerito lungo il colon determina un maggior riassorbimento d’acqua con indurimento delle feci e di conseguenza minor numero di evacuazioni, cioè stitichezza.

Se trascorrono più di tre giorni senza defecare, il contenuto intestinale può indurirsi al punto che una persona non solo ha difficoltà ma ha anche dolore all’espulsione del materiale fecale.
Può essere considerata stipsi anche il forte sforzo necessario ad evacuare nonché la sensazione di svuotamento incompleto del retto (tenesmo).

Esistono molte false convinzioni circa il corretto funzionamento dell’intestino. Una di queste è che si debba evacuare ogni giorno. Un’altra è le scorie alimentari, trattenute più a lungo nel corpo, vengano riassorbite e siano pericolose per la salute, producano malattie o accorcino la vita.
Queste false credenze hanno portato all’eccesivo utilizzo e all’abuso di lassativi o addirittura a procedure meccaniche quali l’irrigazione del colon.
Va sottolineato che l’uso continuo di lassativi stimolanti può causare dipendenza e che sottoporsi frequentemente ad irrigazioni coliche può essere all’origini di serie complicanze.

Anche se può essere estremamente fastidiosa, la stitichezza di per sé non è un problema serio. Comunque, se essa si manifesta improvvisamente, può essere il campanello di allarme e l’unico sintomo di un problema importante quale il cancro del colon-retto.
La stipsi nel tempo può essere all’origine di complicanze come le emorroidi (dovute a sforzo eccessivo) o a ragadi (dovute al passaggio di feci dure che stirano gli sfinteri anali). Ambedue queste situazioni causano sanguinamento anale con emissione di sangue rosso vivo che tinge le feci.

Le ragadi possono essere molto dolorose e a loro volta possono aggravare la stipsi che è alla loro origine.
Le feci dure possono incastrarsi nel canale anale sia nei bambini che nei vecchi e ciò può essere causa di perdita di controllo dell’evacuazione con fuoriuscita di liquidi dal retto che passano attorno all’impatto fecale.
Talvolta uno sforzo eccessivo determina la fuoriuscita dal retto di parete intestinale, chiamata prolasso rettale, ed essa può essere accompagnata da secrezione di muco che macchia la biancheria intima.

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COS’E’ LA STITICHEZZA ?

Essa consiste nell’avere meno di tre defecazioni alla settimana. Quando questo fatto dura tre o più settimane, viene considerato stitichezza cronica. Circa il 16% degli occidentali adulti, e circa un terzo degli adulti sopra i 60 anni soffrono di stitichezza cronica.I sintomi possono variare da soggetto a soggetto.

I sintomi più caratteristici della stitichezza cronica sono:

  •  Defecazione forzata (ponzamento).
  • Senso di defecazione incompleta (tenesmo).
  • Defecazione prolungata.
  • Evacuazione con feci dure e/o a palline (caprine).
  • Ragadi o lacerazioni della mucosa anale.
  •  Dolori addominale, rigonfiamento e/o malessere.

CAUSE
La stitichezza cronica è un disturbo comune che annovera numerose cause possibili. In molti casi la causa principale è sconosciuta.
Nella maggior parte dei casi la stipsi è un sintomo, non una malattia.
Come la febbre la stitichezza può essere causata da molte situazioni diverse.
Quasi tutti hanno provato episodi occasionali di stitichezza che si è risolta nel tempo e con qualche accorgimento dietetico.

Le cause più comuni sono::

  • Dieta inadeguata. Ricca di grassi animali (carne, latticini e uova), di zuccheri (torte e dolciumi vari), ma povera di fibre (verdura, frutta e cereali integrali), soprattutto povera di fibre insolubili che determinano le normali contrazioni peristaltiche intestinali e così aiutano la massa fecale a progredire nell’intestino e ad essere poì espulsa.
    Tutti gli studi nel settore hanno stabilito che una dieta ad alto contenuto di fibre determina un aumento della massa fecale che a sua volta porta a svuotamenti più frequenti e a minor stipsi.
  • Sindrome dell’Intestino Irritabile. Questa sindrome è spesso accompagnata da stipsi.
    Le eccessive contrazioni o spasmi della muscolatura del colon rallentano il percorso del materiale fecale all’interno del viscere, si ha così anche un aumentato riassorbimento di acqua che causa feci sempre più dure e conseguente stipsi.
    La stipsi nell’intestino irritabile è diversa da quella funzionale in quanto è accompagnata da dolore addominale.
  •  Cattive abitudini comportamentali. Un individuo può diventare stitico se ignora o reprime lo stimolo ad andare di corpo.
    Questo succede quando non si vuole utilizzare bagni pubblici per questioni igieniche o per troppa ressa.
    Dopo un po’ di tempo lo stimolo non è più percepito e ciò porta a stipsi. I bambini reprimono lo stimolo se impegnati in giochi o per non frequentare toilette non famigliari (a scuola) e ciò porta a essere stitici anche in età adulta.
    Numerose ricerche hanno evidenziato che sopprimere lo stimolo alla defecazione può portare ad un rallentamento del transito intestinale e a determinare un rilassamento incompleto dei muscoli del pavimento pelvico, con conseguente spinta all’indietro delle feci.
  • Rilassare il pavimento pelvico è fondamentale per favorire una buona evacuazione.
    Questo avviene quando si è posizionati bene sulla tazza del water e l’angolo formato fra le gambe ed il busto è inferiore all’angolo retto. La posizione ideale è quella che si ha nei gabinetti cosiddetti “alla turca”. Nelle normali tazze di ceramica purtroppo la posizione è quasi ad angolo retto e quindi non funzionale ad una buona evacuazione. Si può ovviare a ciò acquistando uno speciale sgabello da posizionare davanti al water, che si chiama “squatty potty” (tazza accovacciata), facilmente reperibile in internet, o molto più semplicemente posizionando due grossi libri ai piedi della tazza su cui appoggiare i piedi.  Questo consente di appoggiarli piedi più in alto e quindi far sì che gambe e tronco del corpo assumano una posizione ad angolo acuto. In tale posizione il muscolo pubo-rettale si rilassa, il colon sigmoideo si raddrizza e l’evacuazione viene favorita.
  • Pseudo-stipsi. E’ la falsa convinzione di un soggetto di essere stitico in quanto (secondo lui) non evacua adeguatamente. Bisogna spiegare a queste persone che non evacuare ogni giorno non è stipsi, a patto che ciò avvenga senza sforzo e con feci morbide. Un’altra situazione è quella in cui il soggetto tenta di evacuare senza riuscirci, ma troppo prematuramente in quanto le feci non hanno ancora raggiunto l’ampolla rettale per essere così espulse.
  • Viaggi. La gente spesso diventa stitica durante i viaggi.
    Ciò è dovuto ai cambiamenti di vita, degli orari, dell’alimentazione, del tipo di acqua e la difficoltà a trovare una toilette adeguata.
  • Gravidanza. La stipsi in gravidanza è frequente ed è dovuta ai cambiamenti ormonali di questo stato.
  • Ragadi ed Emorroidi. Sono situazioni che comportano dolore al canale anale e producono uno spasmo dello sfintere anale che può posticipare la defecazione.
  • Farmaci. Molti farmaci sono causa di stitichezza. In particolare i farmaci antidolorifici a base di oppioidi, gli antiacidi contenenti alluminio o calcio, gli antispastici, gli antidepressivi, i tranquillanti, il ferro, gli anticonvulsivanti per l’epilessia, quelli usati nel Parkinson, i farmaci per il cuore o per la pressione a base di calcio-antagonisti.
  • Disturbi della motilità del colon. In questi casi il tubo digerente del paziente digerisce il cibo più lentamente del normale.
    Perciò ci vuole più tempo perché le feci si formino, avanzino lungo l’intestino e quindi vengano espulse.
    La maggioranza di questi soggetti sono donne e circa la metà delle persone con stitichezza funzionale hanno questo problema.
  • Disfunzione del pavimento pelvico. In questi casi i muscoli responsabili della defecazione (muscoli del pavimento pelvico) non lavorano adeguatamente.
    Essi non si rilassano a dovere per consentire alle feci di uscire dal corpo.
    In altri casi essi possono non essere sufficientemente contratti da far progredire le feci lungo il colon.
    Un soggetto con questi problemi necessita di molto tempo e di notevoli sforzi per riuscire a defecare.
  • Abuso di lassativi. Le persone che abitualmente assumono grosse quantità di lassativi stimolanti ne divengono dipendenti e possono aver bisogno di aumentarne progressivamente la dose fino a che l’intestino diventa insensibile e smette di funzionare.
  • Disturbi ormonali. Una scarsa funzionalità della tiroide può essere causa di stitichezza.
  • Malattie particolari. La sclerodermia, il Lupus, la Sclerosi multipla, il Parkinson e l’ictus possono essere causa di stipsi.
  • Perdita di Sali corporei. La disidratazione con perdita di Sali come nel vomito o nella diarrea possono essere alla base di una successiva stipsi.
  • Compressione meccanica. Stenosi cicatriziali postoperatorie, infiammazione cronica dei diverticoli, tumori e cancro possono causare delle compressioni dell’intestino e quindi stitichezza.
  • Danni nervosi. Traumi o tumori della spina dorsale possono essere causa di stitichezza per lesione dei nervi che comandano la muscolatura responsabile della defecazione.

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STIPSI NEI BAMBINI
La stitichezza è molto frequente nei bambini e può essere dovuta a tutte le cause descritte sopra. In pochi casi vi può essere un difetto congenito delle terminazioni nervose dell’intestino (morbo di Hirschprung) o una scarsa funzionalità della tiroide che stanno alla base della stipsi.

Nella maggior parte dei casi comunque la stitichezza del bambino è dovuta ad una cattiva educazione comportamentale.
Molti bambini grandicelli affetti da stitichezza hanno fin da piccoli evacuato feci molto dure, questo indipendentemente dalla dieta e dalla educazione all’evacuazione.
In questi casi bisogna essere ancora più rigorosi imponendo una dieta ricca di fibre e perseverare nell’educare rigorosamente allo svuotamento intestinale.

La stipsi può portare dolore al momento della defecazione, causare ragadi anali dolorose e/o sanguinamento che porta il bambino a trattenere le feci, aggravando così la stitichezza.I bambini trattengono le feci anche per altri motivi.
Alcuni si rifiutano di andare in bagno fuori casa.

Stress emotivi come crisi famigliari o difficoltà scolastiche possono spingere a trattenere le feci con conseguente carenza di evacuazione anche per una o due settimane. In questi casi si verificano ostruzioni fecali che non si risolvono spontaneamente.

STIPSI NEGLI ANZIANI
I vecchi soffrono di stipsi molto più dei giovani adulti.
Una dieta inadeguata, la scarsa introduzione di liquidi, lo scarso movimento fisico, molti farmaci e comportamenti errati portano alla stitichezza.
La dieta e le abitudini alimentari hanno un ruolo importante nell’insorgenza della stipsi.
Uno scarso interesse per il cibo, tipico delle persone anziane sole, porta a ingerire cibi poveri di fibre.

Una dentatura inadeguata porta ad ingerire cibi morbidi, molto lavorati, ovviamente poveri di fibre.
I maschi anziani con problemi alla prostata bevono meno acqua per non dover urinare troppo e con difficoltà.
L’acqua e gli altri liquidi aggiungono massa alle feci e le rendono morbide e più facili da espellere.
L’allettamento prolungato, soprattutto nelle case di riposo o per un incidente o per una malattia e la mancanza di esercizio fisico son anch’essi alla base della stipsi.I vecchi assumono molti farmaci per i loro disturbi cronici: antidepressivi, antiacidi a base di alluminio o di calcio, antistaminici, diuretici e anti parkinsoniani.

Tutti posso essere causa di stitichezza.La paura di diventare stitici può portare ad un uso cronico eccessivo di lassativi stimolanti che nel tempo diventano inefficaci e portano all’effettuazione di clisteri che a loro volta contribuiscono alla perdita di una normale funzione intestinale.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO
Avvertire il medico di famiglia quando la stitichezza insorge in breve tempo, dura da più di tre settimane, è ostinata e severa, ed è associata a perdita di peso e/o dolori addominali.
Questi sintomi sono da considerare con più attenzione se il paziente ha più di 45 anni.
Una visita specialistica gastroenterologica è sempre consigliabile prima di effettuare indagini invasive e rischiose, quali la colonscopia, la Tac o la Risonanza magnetica.

COME SI CURA
Prima di intraprendere la cura della stipsi bisogna sempre tener presente che la frequenza normale delle defecazioni può variare ampiamente: da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.
Ciascun individuo deve stabilire cosa è normale per lui per evitare un inutile uso di lassativi che creeranno dipendenza.
Brevi periodi di stipsi sono frequenti anche nelle persone sane e giovani.
Minimi cambiamenti dietetici e delle abitudini di vita possono aiutare a risolvere la stitichezza senza che vi sia la necessità di ricorrere al medico o assumere farmaci.
Questi sono i suggerimenti:

  • Assumere maggiori quantità di cibi ad alto contenuto di fibre come cereali integrali, frutta e verdura.
  • Trovare il tempo per fare esercizio fisico moderato, come camminare velocemente o andare in bicicletta. Gli esperti raccomandano di effettuare almeno 2+1/2 ore di attività fisica alla settimana (circa una mezz’ora al giorno). Saranno necessari dei particolari esercizi fisici per tonificare i muscoli addominali dopo una gravidanza o quando questi siano troppo lassi.
  • Bere molti liquidi (non zuccherati), meglio se durante i pasti. Le donne dovrebbero ingerire almeno 2 litri al giorno, mentre gli uomini almeno tre litri.
  • Trovare il tempo di recarsi alla toilette dopo un pasto (meglio se dopo la colazione del mattino o dopo il pranzo), cioè quando è più probabile che avvenga una defecazione a causa dell’aumento delle contrazioni dell’intestino determinate dello riempimento dello stomaco (riflesso gastro-colico).
  • Non avere fretta e non essere disturbati.
  • Non ignorare o reprimere lo stimolo a defecare.

Se la stitichezza peggiora o non si risolve entro 3 settimane è meglio recarsi da uno specialista Gastroenterologo.
Egli dovrà raccogliere un racconto accurato dei disturbi (anamnesi) ed eseguire una visita completa (esame obiettivo).
Non scordarsi di comunicare al medico se in famiglia vi sono stati casi di cancro del colon-retto o altre importanti malattie.
Prima di andare a fondo sulle cause della stitichezza, il medico dovrebbe prescrivere dei prodotti a base di fibre o blandi lassativi per vedere di risolvere il problema con rimedi semplici.
A seconda dell’età e della storia clinica il Gastroenterologo prescriverà alcune indagini diagnostiche (esami del sangue come l’emocromo, la sideremia, la VES o in alcuni casi la colonscopia).
Se gli esami saranno risultati normali (cioè negativi) la diagnosi sarà di “stitichezza funzionale”, il che significa che non vi sono malattie gravi e conosciute alla base di questo disturbo.

Se la causa della stitichezze è dovuta ad una specifica malattia, la cura dovrà essere indirizzata a risolvere quella specifica causa.
Per esempio, se l’insufficiente funzionamento della tiroide è la causa della stitichezza, si dovrà assumere un ormone della tiroide (Eutirox) come terapia sostitutiva.
Se la causa della stitichezze è dovuta ad una specifica malattia, la cura dovrà essere indirizzata a risolvere quella specifica causa.

Per esempio, se l’insufficiente funzionamento della tiroide è la causa della stitichezza, si dovrà assumere un ormone della tiroide (Eutirox) come terapia sostitutiva.
Nella maggioranza delle persone i lassativi stimolanti debbono essere l’ultima risorsa ed assunti sotto la supervisione del medico.
Il Medico Gastroenterologo è esperto nel capire quando è necessario un lassativo e soprattutto quale tipo è il più idoneo per quella persona.

Esistono infatti numerosi tipi di lassativi che agiscono in maniera diversa nell’intestino.
La cosa più importante è sapere che una cura che funziona deve essere seguita per molto tempo e con costanza.Poiché la stitichezza non insorge in un giorno non ci si deve aspettare che essa si risolva in un giorno.

Il nostro intestino è come un orologio e come tale deve essere trattato.
Cercare di andare in bagno sempre alla stessa ora anche se lo stimolo è assente.
In tal caso è utile provocare lo stimolo con una supposta di glicerina. Non avere fretta e non essere disturbati da pretendenti al bagno.

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TIPI DI LASSATIVI

  •  Lassativi formanti massa. Questi debbono essere assunti con molta acqua. Essi sono anche conosciuti come integratori di fibre, ed agiscono trattenendo il contenuto d’acqua nell’intestino.
    In tal modo le feci diventano più soffici, con più massa e sono più facili da espellere.
    Generalmente questi lassativi possono interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci.
    E’ pertanto consigliabile di assumere i farmaci almeno a due ore di distanza (prima o dopo) dal lassativo.
    Essi possono causare gonfiore e dolore addominale in quanto le fibre vengono digerite dai batteri del colon con produzione di gas.
    Molte persone in cui i lassativi formanti massa non fanno effetto lamentano più gonfiore e più dolori addominali.
    Questo avviene in quanto la stipsi è abbastanza ostinata, e quindi la massa di feci e fibre progredisce più lentamente e i batteri del colon (microbiota) hanno più tempo per fermentare il contenuto.
  • Lassativi stimolanti. Questi agiscono stimolando le contrazioni ritmiche (peristalsi) dei muscoli dell’intestino.
    Questi lassativi come il bisacodile, la senna o la cascara agiscono più rapidamente degli altri lassativi proprio per il loro effetto di contrazione sulla muscolatura intestinale. Possono però causare crampi addominali, dare assuefazione e soprattutto contrastare il normale funzionamento dell’intestino.
    Se assunti per anni possono determinare una totale immobilità dell’intestino con stitichezza irreversibile.
    Pertanto possono essere assunti solo per brevi periodi e mai continuativamente.
  •  Lassativi osmotici. Essi impediscono ai liquidi presenti nell’intestino di essere riassorbiti e facilitano la loro progressione all’interno di esso, determinando così la sua distensione.
    La distensione a sua volta innesca la normale contrattilità dei visceri (peristalsi) e quindi determina una evacuazione in modo naturale.
    Questi possono essere usati regolarmente per la cura della stipsi o per la preparazione dell’intestino per la colonscopia (magnesio citrato, latte di magnesia, polietilenglicole).
    Questa classe di lassativi è utile negli individui che soffrono di stitichezza da cause sconosciute (idiopatica).In dosi elevate sono anche utili nella inerzia del colon o stipsi atonica.I soggetti diabetici debbono essere accuratamente monitorati per evitare squilibri elettrolitici dovuti a questi prodotti.
  • Lassativi ammorbidenti.
    Essi inumidiscono le feci e ne prevengono la disidratazione.
    Questi (docusato sodico) sono raccomandati dopo un parto o la chirurgia rettale ed in tutti quei casi in cui bisogna evitare al massimo lo sforzo della defecazione. Sono tuttavia poco efficaci nella stipsi severa ed il loro uso prolungato può causare disturbi elettrolitici.
  • Lassativi lubrificanti.
    Rendono le feci untuose e lubrificate per consentirne un passaggio più agevole nell’intestino. Olii minerali quali la paraffina e la vasellina sono i più usati.
    Stimolano la defecazione circa otto ore dopo l’ingestione.
  •  Lassativi salini. Sono anche questi lassativi osmotici (latte di magnesia, magnesio citrato) che trattengono acqua nel colon per facilitare il passaggio delle feci.
    Possono essere usati nella stipsi acuta, se non vi sono segni di occlusione intestinale.
    Un loro uso massiccio e prolungato può determinare squilibri elettrolitici soprattutto nei bambini e nelle persone con malattie renali.
  • Farmaci con prescrizione medica. Negli ultimi anni la ricerca farmacologica ha compiuto passi da gigante in questo campo.
    Sono di recente disponibili in farmacia la prucalopride (Resolor) e la linaclotide (Constella).
    Il primo agisce stimolando la peristalsi intestinale, quando questa sia assente o insufficiente e lo si prescrive nelle forme di stitichezza atonica o adinamica.
    Il secondo agisce promuovendo la secrezione di acqua e ioni cloro all’interno del colon e lo si prescrive per la stipsi con gonfiore e dolore, come nell’intestino irritabile.Trattandosi di farmaci sicuri ma complessi vanno prescritti dallo specialista Gastroenterologo che saprà consigliarli alla persona giusta nel momento giusto, nella dose corretta e per le indicazioni particolari di ognuno.

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Quanto pesano le feci prodotte in un giorno?

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDEIl peso delle feci è estremamente variabile, tuttavia uno studio inglese del 1992 ha provato a rispondere a questa domanda raccogliendo dati sulla quantità di feci emessa quotidianamente da 20 diverse popolazioni, con questi risultati:

  • la quantità media di feci emessa in un giorno è stata di 106 grammi;
  • la quantità minima di feci giornaliere è stata 72 g;
  • la quantità massima è stata 471 g/die.

Questa grossa variabilità è dovuta alla variabilità individuale, all’eventuale presenza di patologie o altro, ma principalmente si verifica in base alla diversa quantità di fibre assunte con la dieta, fattore che determina anche le volte settimanali in cui si va di corpo. E’ interessante sottolineare che all’aumentare della quantità di feci emesse diminuisce il rischio di cancro al colon, quindi una alimentazione ricca di fibre, e la conseguente regolarità intestinale, è davvero – come accennato all’inizio dell’articolo – uno degli ingredienti di una vita sana. Per ridurre  drasticamente il rischio di cancro al colon, è necessario espellere almeno 150 grammi di feci al giorno (risultato che si ottiene consumando almeno 18 grammi di fibra giornalmente); a tal proposito leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

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Stitichezza o stipsi acuta e cronica: terapie farmacologiche

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STITICHEZZA STIPSI ACUTA CRONICA FARMACI TERAPIE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata.jpgI farmaci usati nel trattamento della stipsi sono diversi: antrachinoni, lassativi di volume, emollienti/lubrificanti, anticolinesterasici (o para-simpaticomimetici), lassativi salini.

Leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

Antrachinoni (o lassativi di contatto): agiscono aumentando la motilità intestinale, ma i loro effetti collaterali (crampi addominali) ne ostacolano l’impiego. Non sono raccomandati per la cura dell’ostruzione intestinale.

  • Bisacodile (es. Dulcolax, Stixenil, Alaxa): assumere per os 5-10 mg di farmaco la sera (effetto in 10-12 ore); in alternativa, assumere per via rettale 5 mg di farmaco alla mattina, sottoforma di supposte (effetto in 20-60 minuti)
  • Senna (es. Xprep, Agiolax, Pursennid, Falquilax): il farmaco esercita la propria attività terapeutica in 8-12 ore. Disponibile in polvere e solvente per soluzione orale, assumere uno o due cucchiaini di prodotto alla sera. Non superare la dose consigliata.
  • Docusato sodico (es. Macrolax, Sorbiclis): assumere per via orale max. 500 mg di farmaco al dì, preferibilmente in dosi frazionate.

Altri farmaci appartenenti a questa categoria possono essere costituiti da: olio di ricino, cascara, frangula, rabarbaro, aloe.

Leggi anche: L’apparato digerente: cos’è, com’è fatto, a che serve e come funziona?

Lassativi di volume: aumentando la massa fecale, i lassativi di volume favoriscono la peristalsi. È doveroso sapere che questi farmaci espletano la propria attività terapeutica dopo alcuni giorni di trattamento: l’effetto, pertanto, non è immediato. Sono indicati generalmente per i pazienti che non assumono fibre a sufficienza con l’alimentazione. I lassativi di volume devono sempre essere associati ad un’abbondante assunzione di liquidi, per evitare l’ostruzione intestinale.

  • Metilcellulosa: esercita la propria funzione anche come emolliente. Assumere il farmaco per la cura della stitichezza alla posologia di 2 tavolette da 1 grammo, con abbondante acqua, 6 volte al dì. Consultare il medico.
  • Gomma Sterculia (es. Normacol): assumere 2-4 bustine al dì, contenenti ognuna 6,1 grammi di gomma sterculia. Si raccomanda di assumere il prodotto con abbondante acqua per la cura di episodi saltuari di stitichezza.
  • Semi di Psillio (es. Fibrolax): si raccomanda di assumere il farmaco per via orale, alla posologia di 3,5 grammi dopo i pasti, 2-3 volte al dì, per 2-3 giorni. Assumere il prodotto per la cura della stitichezza con molta acqua, al fine di aumentare il contenuto fecale.

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Emollienti/lubrificanti: il capostipite di questa classe di farmaci è la paraffina liquida: gli attivi sono indicati in caso di emorroidi e ragadi nel contesto della stitichezza.

  • Paraffina liquida (es. Lacrilube, Paraf L BIN): la posologia indicativa è 10-30 ml, quando necessario.
  • Olio d’arachidi: formulato sottoforma di clismi, lubrifica ed ammorbidisce il contenuto intestinale (compatto), favorendo la motilità intestinale.
  • Glicerina (es. Supposte di Glicerina San Pellegrino): sottoforma di clismi, assumere 5,6 grammi di farmaco per via rettale; in alternativa, inserire una supposta da 2-3 grammi, al bisogno.

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Lassativi osmotici: attraverso un meccanismo osmotico, questi farmaci sono in grado di trattenere i liquidi nell’intestino, oppure agiscono modificando la distribuzione dei liquidi nella massa fecale:

  • Lattulosio (es. Duphalac, Epalfen, Normase): si raccomanda di iniziare la cura per la stitichezza con una posologia bassa (15 ml di soluzione al 62-74%), due volte al dì. La dose va modificata secondo la gravità della condizione.
  • Macrogol (es. Movicol, Isocolan, Selg Esse, Moviprep, Paxabel): la dose va stabilita in base al soggetto.

Anticolinesterasici (o para-simpaticomimetici): questi farmaci contro la stitichezza sono chiamati così perché aumentano l’attività del sistema parasimpatico nell’apparato digerente, favorendo di conseguenza la peristalsi. Non rappresentano i farmaci di prima linea per trattare la stitichezza, dato che comportano numerosi effetti collaterali di tipo gastro-intestinale.

  • Betanecolo(es. Myocholine): è un farmaco agonista colinergico utilizzato – seppur raramente – per svuotare la vescica, ed esercitare un blando effetto procinetico. In genere, viene assunto per via orale alla posologia di 10-50 mg tre volte al dì: la modalità di somministrazione va rispettata secondo le indicazioni del medico.
  • Neostigmina (es. Prostigmina): reperibile in fiale (1ml) per iniezione intramuscolare/endovenosa lenta o in compresse da assumere per bocca. La peristalsi intestinale è osservabile dopo 20-30 minuti dall’iniezione. Eventualmente, per facilitare il transito, è possibile applicare un clistere (150-200 ml al 15-20% di glicerina), dopo 30 minuti dall’iniezione.

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Lassativi salini: indicati per uso occasionale nel trattamento della stitichezza o prima di un intervento chirurgico a livello del colon (l’intestino dev’essere completamente pulito).

  • Fosfati (es. Sod Fos Sof Clisma, Sod Fos Zet Clisma): utilizzati per lo più prima di esami radiologici all’intestino o interventi chirurgici. La posologia va stabilita dal medico.
  • Idrossido di magnesio (ES. Magnesia, Maalox): sono impiegati quando è richiesto un rapido svuotamento dell’intestino. Assumere il farmaco preferibilmente al mattino: in genere è necessario un cucchiaino di prodotto con abbondante acqua (il farmaco è reperibile come polvere per sospensione orale da 90 grammi di attivo su 100 grammi di prodotto). L’uso smodato può dare coliche.
  • Sodio Citrato (es. Biochetasi, Novilax): per riequilibrare la motilità intestinale nel contesto della stitichezza, assumere due compresse effervescenti (425 mg di sodio citrato) tre volte al dì, con acqua.

Per approfondire: Farmaci lassativi per la stitichezza: i più efficaci, con e senza ricetta

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STITICHEZZA ACUTA CRONICA CURA SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa stitichezza è un disturbo frequente che consiste nella difficoltà – obiettivamente osservabile e/o soggettivamente percepita – nell’atto della defecazione, cioè l’insieme degli atti fisiologici, volontari ed involontari, che determinano l’espulsione delle feci, raccolte nell’intestino crasso, attraverso l’ano, necessario per svuotare in tutto od in parte l’intestino.
Solitamente la stipsi è anche caratterizzata dalla durezza e dalla secchezza delle feci, che ne rende difficile l’espulsione: questo stato delle feci può essere dovuto a eccessivo assorbimento di acqua da parte del colon e spesso specie nella stipsi cronica è legato a episodiche o ricorrenti coprostasi ma non è obbligatoriamente connesso a questa: il soggetto può infatti avvertire difficoltà ad evacuare a prescindere dalla lentezza del traffico fecale che caratterizza la coprostasi.

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Classificazione e fisiopatologia
La stipsi è il risultato di un’alterazione nella propulsione del bolo fecale e/o della evacuazione dello stesso. I disturbi della progressione possono essere correlati ad una ridotta massa fecale (diete incongrue, scarso introito di fibre, alterazioni elettrolitiche), ad affezioni organiche del colon che meccanicamente impediscono il passaggio del bolo fecale, oppure ad alterazioni funzionali intestinali, quali la stipsi cronica a lento transito o l’atonia coli. I disturbi della evacuazione sono anche correlabili ad alterazioni organiche della regione ano-rettale (ragadi, fistole, emorroidi, neoplasie ano-rettali, m. di Hirschsprung, tubercolosi intestinale) o ad alterazioni funzionali, quali la dischezia rettale o la sindrome del perineo discendente. La malattia celiaca può presentarsi con stipsi (i primi lavori inglesi sulla malattia celiaca evidenziarono che il sintomo più frequente di questa malattia era la stipsi e non la diarrea). Nei bambini una causa frequente di stipsi è l’intolleranza alimentare.
La stipsi (sia acuta che cronica) è in media connotata da difficoltà e dolori nel transito degli escrementi ed è usualmente accompagnata da scarsi stimoli all’evacuazione. La stitichezza dà sintomi locali, come modesti dolori locali o diffusi, che possono riacutizzarsi fino a diventare una colica, alcune volte possono portare a modificazioni dell’alvo con encopresi.
La stitichezza può influire sullo stato generale: mal di testa, cardiopalmo, insonnia, alitosi. Possono comparire difficoltà digestive e una diminuzione dell’appetito. Sono frequenti le dermatosi (orticaria, eczema, acne), causate probabilmente da autointossicazione dovuta all’assorbimento di sostanze che avrebbero dovuto essere eliminate, ma che invece permangono troppo a lungo nell’intestino.
Secondo recenti statistiche su un campione consistente di soggetti attenzionati il 40 % della popolazione mondiale soffre o ha sofferto di stipsi almeno una volta nella vita.
La stipsi può essere primitiva o secondaria. È secondaria se generata da fattori terzi, temporanei o stabili che siano. Ad es. febbre, farmaci, invalidità psicofisica, etc… La stipsi acuta (quindi temporanea e facilmente regredibile) è quasi sempre secondaria.

Stispi cronica
La Stipsi cronica va distinta dalla semplice stipsi generica (acuta o saltuaria), in quanto a differenza da quest’ultima costituisce una condizione a tutti gli effetti clinica e perché il trattamento iniziale di questa con modificazioni dietetiche, uso di fibre, tentativi di regolarizzare l’alvo e lo stile di vita non è sostenuto da solide evidenze cliniche ed è spesso causa di notevole frustrazione da parte dei pazienti. Costituisce infatti una falsa convinzione che questa condizione, anche nelle sue forme più severe, sia una variante fisiologica, più o meno mal sopportata, dello stato di salute e non una condizione clinica che, quando di grado severo, può essere incapacitante. La Stipsi cronica in media è autodiagnosticata dal paziente, talvolta incontrando difficoltà perché i non specialisti possono attribuirne i sintomi ad altre patologie o sindromi.

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Identificazione e classificazione
La stipsi cronica clinicamente è divisibile in:

  • stipsi silente
  • stipsi complicata
  • stipsi riferita

Inizialmente questa sarebbe stata definita dagli stessi pazienti, secondo criteri soggettivi, in termini di ridotta frequenza dell’alvo e disturbi addominali imputati ad una difficoltosa ed insufficiente evacuazione (stitichezza quantitativa). Alcuni studiosi indicarono il criterio di 3 evacuazioni per settimana (il 98° percentile della frequenza dell’alvo statisticamente riportata dalla popolazione adulta) come frequenza minima per non considerarsi affetti dal disturbo. Il punto è che evacuare ogni 2-3 giorni è potenzialmente ancora considerabile normale e il 60% di coloro che si definiscono stitici hanno un’attività apparentemente in termini di frequenza più regolare della norma (una volta al giorno), accusando i sintomi di una stitichezza fisiologica sulla base di un malessere esclusivamente soggettivo. Oggi si procede alla diagnosi in base ai Criteri di Roma III. Per esser definita cronica  la stipsi:

  • deve presentare almeno alcune caratteristiche (ad es. sforzo, sensazione di incompleto svuotamento, meno di 3 evacuazioni a settimana, …) negli ultimi 3 mesi con un esordio da almeno 6 mesi
  • le cosiddette “feci non formate” si presentano raramente senza lassativi
  • non deve rientrare nella diagnosi di Sindrome dell’intestino irritabile

Primitiva o secondaria
La stipsi cronica può essere primitiva o secondaria. E’ secondaria se generata da fattori terzi, ad es. farmaci, invalidità psicofisica, etc… cioè può essere secondaria a numerose condizioni morbose, nosologicamente determinate, in cui il sintomo è quindi ciò che si manifesta di una patologia organica gastrointestinale o extraintestinale. Nella maggior parte dei casi la stipsi cronica è primitiva o idiopatica, rappresenta cioè un’entità autonoma che, in assenza di lesioni organiche o biochimiche, è ricollegabile a patologia cosiddetta «funzionale» della motilità del viscere. Nella pratica clinica si distingue nelle forme di stipsi idiopatica:

  • la stipsi cronica idiopatica semplice, che risponde ai comuni trattamenti medici
  • la stipsi cronica idiopatica intrattabile, che non risponde ai comuni presidi terapeutici di tipo medico ed è suscettibile di approccio chirurgico.

Caratteristiche e sintomi
Le dosi fecali sono scarse e spesso hanno un aspetto molto secco e duro; la defecazione non è mai completa. Come esame complementare si può usare la manometria colica delle 24 ore e clisma opaco ed eventualmente la defecografia. Può essere utile per monitorizzare nel tempo la consistenza delle feci e i miglioramenti ottenuti con la terapia l’uso della Bristol stool scale. Il quadro clinico della stipsi cronica non è però dato solo dalla frequenza e difficoltà con cui si va al bagno ma anche da una serie di sintomi spesso associati (ad es. gonfiore e dolore addominale) e dal come tutto questo interagisce con l’esistenza e la quotidianità psicosociale della persona.

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Terapie della stipsi
La diagnosi è multifattoriale e talvolta complessa, quindi le terapie possono variare. In media tra i farmaci utilizzati c’è in via preferenziale il macrogol, in via secondaria il prucalopride. Nei casi in cui la stipsi cronica sia effetto e parte della Sindrome dell’Intestino Irritabile negli ultimi anni è emerso che un notevole miglioramento sia dato dalle diete a basso contenuto di Fodmap. Per approfondire leggi: Stitichezza o stipsi acuta e cronica: terapie farmacologiche

Cause
La stipsi specie quella cronica essendo un sintomo e una sindrome può essere causata da numerosi fattori (di cui un tot sono di matrice ambientale psicologica e persino soggettiva) tra cui anche – ma assolutamente non per forza o solo – da coprostasi (movimento troppo lento del materiale digerito attraverso il colon, che determina una eccessiva quantità di acqua assorbita dall’intestino) che a sua volta può essere dovuta a molti fattori (insufficiente assunzione di liquidi, stati di decubito prolungato).

Cause primarie

Funzionali

  • idiopatica;
  • malattia di Hirschsprung;
  • pseudo-ostruzione intestinale;
  • malattia di Chagas;
  • miopatia congenita dello sfintere anale;
  • iperglanglionosi;
  • Iipogangliosi;
  • inertia coli;
  • anismo o dissinergia pelvica;

Ostruttive

  • Stenosi (derivate da malattie infiammatorie croniche intestinali, neoplasie o disfunzioni anatomiche)
  • Outlet obstruction (prolasso mucoso,sindrome del perineo discendente…)

Ginecologiche

  • Rettocele;
  • Rilassamento pelvico.

Cause secondarie

Malattie connettivali

  • Amiloidosi;
  • Sclerosi sistemica.

Malattie batteriche

  • Tubercolosi intestinale;

Stile di vita

  • Disidratazione;
  • Scarsa assunzione di fibre alimentari;
  • Sedentarietà;
  • Soppressione o posposizione volontaria della defecazione.

Farmaci

  • Antiacidi;
  • Anticolinergici;
  • Anticonvulsivanti o Antiepilettici;
  • Antidepressivi;
  • Antistaminici;
  • Antiparkinsoniani;
  • Antipsicotici;
  • Calcio-Antagonisti;
  • Calcio supplementi;
  • Diuretici;
  • Terapia marziale;
  • Lassativi per usi cronici (specie con gli stimolanti/irritanti p.e.: Antrachinonici);
  • Antinfiammatori FANS;
  • Oppiodi Maggiori;
  • Oppiodi minori;
  • Antitussigeni;
  • Codeino simili;

Malattie metaboliche

  • Diabete Mellito;
  • Avvelenamento da metalli pesanti;
  • Avvelenamento da mercurio
  • Ipercalcemia;
  • Ipokaliemia;
  • Ipotiroidismo;
  • Ipomagniesemia;
  • Porfiria;
  • Uremia.

Malattie neurologiche

  • Neuropatia autonomica;
  • Sclerosi multipla;
  • Neuropatie paraneoplastiche;
  • Morbo di Parkinson.

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Disturbi psichiatrici

  • Disturbi del comportamento alimentare;
  • Stress situazionale.

Rimedi
Nei casi di stipsi lieve e saltuaria (ed escludendo i casi in cui la stitichezza dipende da fattori patologici gravi) si indicano le seguenti misure:

  • Camminare di più o realizzare un’altra attività che ponga in movimento il corpo. Normalmente aiutano 20 minuti di movimento al giorno a ritmo accelerato e per tonificare la muscolatura addominale e stimolare quella intestinale; svolgere, lontano dai pasti, un’intensa attività fisica di tipo “cardio” è sicuramente un valido aiuto contro la stitichezza.
  • In determinati casi maggior quantità di fibre alimentari: legumi, verdura cotta e soprattutto cruda, cereali, e in generale tutti gli alimenti ricchi di fibre vegetali: psillio, crusca.
  • Assumere maggior quantità di liquidi: acqua (a digiuno), brodo, latte, succo di frutta.
  • Evitare invece di assumere fibre nei casi in cui la stipsi sia dovuta da patologie funzionali come morbo di Hirschsprung, da problemi motori come la pseudo ostruzione intestinale oppure da problemi anatomici come le stenosi.

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Differenza tra stipsi, stitichezza e costipazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA STIPSI STITICHEZZA COSTIPAZIO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgTempo fa un paziente mi ha fatto questa domanda:

Che differenza c’è tra stipsi, stitichezza e costipazione?

Nessuna richiesta è banale quando si tratta della nostra salute. La risposta a questa domanda è estremamente semplice: non esiste alcuna differenza tra stipsi, stitichezza e costipazione, sono tre sinonimi che indicano lo stesso identico disturbo consistente nella difficoltà nell’atto della defecazione, cioè l’insieme degli atti fisiologici, volontari ed involontari, che determinano l’espulsione delle feci, raccolte nell’intestino crasso, attraverso l’ano, necessario per svuotare in tutto od in parte l’intestino.

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