Differenza tra uovo sodo, alla coque e all’occhio di bue: cottura e calorie

MEDICINA ONLINE MANGIARE YOGURT UOVA LEGUMI MAGRA DIABETE CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIEUovo alla coque: tempo di cottura

Per ottenere un buon uovo alla coque si deve seguire una preparazione precisa rispettando il tempo di cottura, per evitare di avere, appunto, un uovo sodo o un uovo non abbastanza cotto. L’uovo alla coque è la soluzione più veloce per preparare un uovo: il tempo di cottura infatti si aggira intorno ai tre minuti dal momento in cui l’acqua inizia a bollire, e può essere lievemente diversa a seconda di come si vuole mangiare l’albume. E’ un piatto molto nutriente e lo si può consumare in diversi momenti della giornata: a colazione, se si propende per una colazione proteica, come spuntino di metà mattinata, ma anche a pranzo o a merenda. Le uova alla coque sono più facilmente e rapidamente digeribili rispetto a quelle sode.

L’uovo alla coque è sconsigliato nelle persone che potrebbero essere più sensibili alla salmonellosi, vale a dire bambini e anziani. Le uova alla coque sono controindicate anche nelle persone con deficit del sistema immunitario.

Consigli per la cottura dell’uovo alla coque

L’uovo deve essere a temperatura ambiente; se l’uovo è ancora freddo, immergendolo nell’acqua bollente, potrebbe rompersi. Quindi dovrete estrarre l’uovo dal frigo tempo prima. Un ulteriore accorgimento nel cuocere l’uovo alla coque è quello di apportare un piccolo forellino con uno spillo sulla punta più grossa dell’uovo, per evitare che l’uovo a contatto con l’acqua calda si fessuri. Mettete quindi sul fuoco un pentolino con dell’acqua (sufficiente per coprire l’uovo) e portate ad ebollizione. Raggiunta l’ebollizione, abbassate un po’ la fiamma e immergete l’uovo, aiutandovi con un cucchiaio. Lasciate cuocere per circa tre minuti. Alla fine dei tre minuti tirate fuori l’uovo dal pentolino con un cucchiaio e mettetelo sotto l’acqua fredda corrente, finché non sarà raffreddato, in modo tale da riuscire a tenerlo in mano senza scottarvi.

Come consumare un uovo alla coque?

Appena raffreddato, mettete l’uovo in un portauovo con la parte appuntita verso il basso. Una volta messo l’uovo nel portauovo dovete aprirlo con un coltellino seghettato.
L’apertura deve essere sufficiente a far passare il cucchiaino con cui poi lo mangerete.
Colpitelo delicatamente sino ad inciderlo e poi cercate di tagliare via la calotta superiore senza distruggerne il resto. Alcuni mangiano l’uovo alla coque aggiungendo sale, ma il nostro consiglio è quello di mangiarlo al naturale.

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Uovo sodo (o bollito): tempo di cottura

Come nel caso delle uova alla coque il segreto è sta nel tempo di cottura: se lascerete cuocere poco rimarrà col tuorlo un po’ morbido e non sufficientemente cotto. Per un’insalata può anche andare bene. Se lo lasciate cuocere troppo, diventerà secco e il tuorlo assumerà un colore verdastro: quello è il sintomo di una cottura troppo prolungata. Non avrà un gusto cattivo ma risulterà troppo pastoso.
Mettete le uova da cucinare in un pentolino con acqua fredda e fate in modo che l’acqua copra appena le uova e la pentola sia abbastanza alta da contenerle tutte senza far uscire l’acqua che bolle e senza lasciare troppo spazio alle uova (altrimenti sbatterannno tra loro e si romperanno); attendete il bollore dell’acqua. Dal momento del bollore, accendete un timer e impostate un tempo di 7 minuti. In realtà il tempo di cottura di un uovo sodo si aggira tra i 7 ed i 10 minuti, ma dipende molto dalla dimensione delle uova: più l’uovo è grande e per più tempo dovrà cuocere. Terminato il tempo di cottura scolate le vostra uova sode e fatele raffreddare sotto l’acqua corrente.

Uova all’occhio di bue

Il procedimento per cucinare le uova all’occhio di bue è davvero semplice ma va fatto nel modo e con i tempi giusti, onde evitare che il tuorlo si raddensi troppo, ma anche che sia troppo liquido, fermo restando che ognuno lo può cuocere secondo i propri gusti soggettivi. Prendere una padella bassa ma con un diametro abbastanza largo e metterla sul fuoco, a fuoco basso con un paio di cucchiai di olio extravergine di oliva. Appena l’olio si è lievemente scaldato, aprire direttamente in pentola le uova, prestando attenzione a che non si rompa il tuorlo e che non finiscano in padella dei pezzi di buccia (in questo caso toglieteli prontamente con un cucchiaino, prima che l’uovo si riscaldi rendendo più difficile questa operazione).
Prendere quindi un cucchiaio e con estrema attenzione, raccogliete l’olio caldo della pentola e versatelo sopra le uova, che si andranno a cuocere con l’olio bollente. Ripetere l’operazione fino a che il tuorlo delle uova e l’albume non appaiono visibilmente cotti (in quel caso cambiano colore). A questo punto, mettere sale e pepe secondo il proprio gusto e se lo gradite, solo un minuto prima di levare dal fuoco, mettere su ogni uovo una sottiletta. Il nostro consiglio è quello di evitare il sale.

Calorie di uovo sodo, alla coque e all’occhio di bue

A seconda del tipo di cottura, le calorie delle uova sono diverse, ecco i valori per 100 grammi:

  • uovo sodo o alla coque: 155 calorie;
  • uovo all’occhio di bue: 160 – 170 calorie.

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Differenza tra uovo di gallina, anatra, oca e tacchina: quale scegliere?

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA GALLO POLLO GALLINA CHIOCCIA CAPPONE PULCINO MANDIBOLA CARATTERISTICHE NASO DENTI ANIMALE DIVERSITA SFONDO HDLe uova sono un alimento consumato in ogni angolo del globo, specie quelle di gallina che sono quelle talmente più consumate che, nel linguaggio comune, con “uovo” si intende proprio l’uovo di gallina e non di altro animale. E’ però importante ricordare che in commercio è possibile reperire uova di diversi animali e di diverse misure. Gli animali ovipari sfruttati in Italia sono: gallina, quaglia, oca, anatra, faraona e tacchina. La differenza sostanziale tra i diversi tipi di uova sta nell’apporto energetico ed in quello lipidico, come si apprezza dalla seguente tabella:

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Quale uovo preferire?

Un individuo sano adulto, che non soffra di particolari patologie, può assumere senza alcun problema tutti i tipi di uovo, facendo ovviamente attenzione alle quantità settimanali, che devono essere di 4 uova nel caso di quelle di gallina. Diverso è il discorso nel caso di soggetto con patologie caratterizzate da alterazioni del quadro lipidico ematico, come dislipidemie ed ipercolesterolemia: in questa eventualità in linea di massima è preferibile prediligere le uova di gallina e quelle di tacchina a quelle di oca o di anatra, salvo diverso parere del medico curante.

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Quante uova mangiare a settimana ed al giorno? Come mangiarle?

MEDICINA ONLINE MANGIARE YOGURT UOVA LEGUMI MAGRA DIABETE CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIEUn uovo di gallina intero pesa mediamente tra i 50 ed i 70 grammi, dei quali mediamente circa 50 – 55 grammi costituiti da albume e tuorlo che forniscono circa

  • 64 – 70 kcal;
  • 6 – 6,5 grammi di proteine;
  • 4,5 – 5 grammi di grassi.

L’apporto nutrizionale dell’uovo è caratterizzato da una porzione lipidica del colesterolo che ammonta a circa 200 mg per uovo, tenendo anche in considerazione che gli acidi grassi sono per lo più di tipo saturo. Detto questo, è possibile stabilire che l’apporto medio di uova nella dieta di un individuo sano ed adulto è di 4 uova a settimana, divise in due assunzioni di due uova massimo in un solo giorno. Attenzione alle uova occultate negli alimenti, ad esempio in alcuni dolci e pasta all’uovo, alle quali è comunque possibile risalire mediante le etichette poste sulle confezioni). In individui particolari, come sportivi ed atleti professionisti, questa quota può essere anche più elevata in base al diverso metabolismo basale e fabbisogno calorico giornaliero.

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Quante uova può consumare chi soffre di colesterolo alto?

Il mio consiglio è quello di non superare le 2-3 uova a settimana facendo attenzione non solo al consumo delle uova in sé ma anche a tutti quegli alimenti che possono contenerle, come dolci, paste fresche, alcune salse a base di uova, e come componenti di alcune ricette, visto che spesso sono usate perché fanno da legante tra i vari ingredienti.

Come mangiare le uova? Meglio sode o alla coque?

Meglio le uova alla coque piuttosto che sode: sono sufficienti 3 minuti di bollitura, rispetto ai circa 7 che servono per farle sode, per godere dei benefici delle uova e digerirle più facilmente e rapidamente. E’ preferibile evitare invece l’uovo “all’occhio di bue” fritto.

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Differenza tra dieta mediterranea, vegetariana e vegana

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La dieta vegetariana viene seguita da coloro che seguono una alimentazione che non comprenda parti del corpo di un animale (carne e pesce), ma può includere prodotti di origine animale, come miele, latte e uova e loro derivati (come formaggi o prodotti che li contengono, es. le torte).

La dieta vegana è invece seguita da colore che che non mangiano nulla che abbia un’origine animale, quindi non mangiano carne e pesce ma neanche latte, prodotti caseari o uova.

La dieta mediterranea è un modello di alimentazione ispirato ai modelli alimentari diffusi in alcuni paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, come la Spagna, la Grecia, il Marocco ed ovviamente l’Italia. La dieta mediterranea è riconosciuta dall’UNESCO e si basa su alimenti tradizionalmente consumati in questi paesi in una proporzione che privilegia cereali, frutta, verdura, semi, olio di oliva (grasso insaturo), rispetto ad un più raro uso di carni rosse e grassi animali (grassi saturi), mentre presenta un consumo moderato di pesce, carne bianca (pollame), legumi, uova, latticini, vino rosso, dolci.

Pur non esistendo attualmente studi sperimentali che mettano a confronto la dieta mediterranea con quella vegetariana e vegana, valutando l’effetto delle tre diete nello stesso gruppo di soggetti a tempi diversi, si può però ammettere che esistono tanti punti in comune tra i tre modelli di alimentazione, specie valutando i vantaggi per la salute. Sia la dieta mediterranea che la vegetariana/vegana sono infatti ricche in acidi grassi monoinsaturi (grassi “buoni”), fibre e antiossidanti, inoltre entrambe le diete assicurano anche un basso apporto di grassi totali e soprattutto di saturi. Difficile dire allo stato attuale della ricerca, quale sia la più salutare: ulteriori ricerche in futuro – forse – potranno chiarire tutti i dubbi. Quello che è certo oggi è che le tre diete hanno dei punti a favore molto importanti, elencati di seguito.

Dieta mediterranea: i punti a favore

La dieta mediterranea è, dal punto di vista nutrizionale, un regime alimentare salutare, adatto a chi desidera perdere peso in modo naturale e controllato o a chi sia normopeso e voglia mantenere il proprio peso forma. La dieta Mediterranea è amata e consigliata dai medici perché si propone sana e completa, quindi vediamo quali sono i suoi punti di forza:

  • è una dieta completa: la dieta Mediterranea apporta carboidrati complessi, vitamine e sali minerali, con la frutta e la verdura, nonché un’importante quantità di proteine leggere, attinte dalla carne bianca come il pollo e il tacchino;
  • i metodi di cottura sono salubri: dal vapore alla scelta di consumare alimenti vegetali crudi, la dieta Mediterranea punta su tutto all’integrità delle sostanze nutritive;
  • i grassi sono buoni: dall’olio extravergine di oliva fino ai grassi contenuti nel pesce, la dieta Mediterranea è ricca di omega 3 e di omega 6 che proteggono l’organismo e migliorano le funzioni vitali;
  • è gustosa e varia quindi può essere seguita facilmente da tutti.

Dieta vegetariana e vegana: i punti a favore

La dieta vegetariana e quella vegana vanta molte buone caratteristiche che possono essere sfruttate da chi sta cercando di perdere peso in modo naturale e da chi è normopeso e vuole rimanere in forma:

  • è leggera: grazie alla mancanza di alimenti fibrosi e di origine naturale, la dieta vegetariana è sicuramente leggera e facilita la digestione, quindi si propone ideale per chi desidera seguire una dieta ricca di fibre e votata alla depurazione;
  • è “divertente”: le verdure possono essere preparate in mille e più modi, quindi arricchite con cereali e altri ingredienti gustosi. Largo alla fantasia, perché la dieta vegetariana è buona e colorata, perfetta per chi desidera perdere i chili in eccesso rispettando la natura;
  • è cruelty free: la dieta vegetariana ama gli animali e li rispetta, quindi si propone come un regime dietetico perfetto per chi desidera rispettare l’ambiente;
  • è varia: sfatiamo il mito che la dieta vegetariana sia sinonimo di dieta monotona: specie negli ultimi tempi le ricette vegetariane si sono esponenzialmente moltiplicate sul web!

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La cioccolata calda contiene più sale delle patatine fritte

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI SALE SALT KIND MANDORLE ROSSE FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETUna tazza di cioccolata calda sembrerebbe al di sopra di ogni sospetto, invece un’indagine condotta tempo fa in Gran Bretagna ha dimostrato che può contenere più sale di un pacchetto di patatine. La scoperta è stata fatta dalla ‘Consensus Action on Salt and Health’, un gruppo supportato da esperti scientifici che si batte per la riduzione del contenuto di sale nei prodotti dell’industria alimentare, ed è riportata dalla BBC.

La ricerca

I ricercatori dell’organizzazione hanno esaminato varie categorie di cibi confezionati e hanno scoperto che i limiti indicati dalle linee guida nazionali sono stati superati pressoché in tutte le tipologie di prodotti – dalle zuppe ai piatti a base di pesce – tranne una. In particolare, proprio una particolare marca di cioccolata calda è risultata contenere 16 volte più sale del limite massimo previsto per tali bevande. L’azienda dolciaria ha replicato che parte di questo contenuto di sale deriva dal sodio intrinseco contenuto nel latte e in altri ingredienti e parte invece è stato aggiunto per “esaltare il sapore di cioccolato”. Sale che, osserva la nutrizionista Katharine Jenner, direttrice della campagna di Cash, è “un killer dimenticato”.

Usata un’App

Il test condotto dall’organizzazione con base alla Queen Mary University di Londra ha messo a confronto due panieri della spesa, ognuno contenente prodotti alimentari simili, ma con diverse quantità di sale. Per l’indagine è stata utilizzata un’App disponibile in Gb: si chiama ‘FoodSwitch’, è gratuita e consente agli utenti di scansionare il codice a barre di cibi e bevande confezionati e ricevere informazioni nutrizionali, insieme al suggerimento di prodotti simili, ma più sani. L’esito del test ha in qualche caso spiazzato. Solo i panini erano in linea con gli obiettivi volontari concordati con l’industria sull’apporto di sale. I ricercatori hanno anche scoperto che la differenza fra il contenuto di sale del paniere ‘non sano’ e quello del paniere ‘sano’ era di ben 57 grammi.

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Differenza tra dieta e dieta di mantenimento

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Dieta dimagrante (ipocalorica)

La differenza tra dieta dimagrante e dieta di mantenimento risiede principalmente nei tempi e nella quantità di calorie che essa fornisce al soggetto. Normalmente, in caso di sovrappeso od obesità, il soggetto viene sottoposto a dieta dimagrante (ipocalorica), cioè ad una dieta solitamente ipoglucidica ed ipolipidica che fornisca al paziente una quantità di calorie più bassa rispetto al suo fabbisogno calorico giornaliero determinato dalla somma tra le calorie bruciate dal suo metabolismo basale e le calorie che consuma nelle attività di tutti i giorni (sportive e non). Ad esempio se un soggetto in sovrappeso ha un fabbisogno calorico di 2000 calorie, l’obiettivo di una dieta ipocalorica sarà di fornirgli ad esempio 1800 calorie in modo che le 200 calorie di cui il soggetto ha bisogno siano “prese” dal grasso disponibile ed in sovrappiù nel suo corpo. La dieta ipocalorica, unita ad una aumentata attività fisica (che determina sul medio periodo un aumento della massa magra e del metabolismo basale), determina quindi dimagrimento. La dieta dimagrante viene portata avanti per un periodo variabile, eventualmente con piccole variazioni nella quantità calorica, finché non il soggetto non raggiunge – auspicabilmente! – il peso forma adeguato al suo sesso, altezza ed età.

Dieta di mantenimento (lievemente ipocalorica o normocalorica)

Raggiunto il peso forma, il soggetto è “normopeso” e non ha quindi più bisogno di dimagrire ulteriormente dal momento che ciò lo farebbe diventare “sottopeso“. In questo momento la dieta dovrebbe cambiare: non più ipocalorica, bensì “normocalorica”, cioè una dieta non più dimagrante ma solo appunto “di mantenimento” del peso forma raggiunto, dal momento che fornisce al corpo una quantità di calorie esattamente pari al fabbisogno calorico giornaliero. In alcuni casi la dieta di mantenimento può essere lievemente ipocalorica in modo da procedere con un lieve dimagrimento anche in prossimità del raggiungimento del peso forma, ottenuto con la dieta dimagrante. Ricordiamo che, una volta raggiunto il peso forma, non potremo tornare a mangiare più del nostro fabbisogno giornaliero, altrimenti torneremo inevitabilmente in sovrappeso!

Dieta di mantenimento: quante calorie deve avere?

Questa domanda mi viene fatta spesso, ma non ha molto senso: una dieta di mantenimento deve avere le calorie necessarie al fabbisogno calorico giornaliero (o lievemente inferiore, come abbiamo appena visto) e quindi è variabile e soggettivo.

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Differenza tra dieta, regime alimentare, consigli ed educazione alimentare

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Con “educazione alimentare” si intende una serie di informazioni, generalmente trasmesse a bambini e giovani a scuola ma anche in famigliariguardo alla conoscenza degli alimenti e delle loro proprietà, alla conoscenza del concetto di caloria, carboidrato, grasso e proteina, e – in generale –  a tutte quelle informazioni che possono favorire nel giovanissimo la conoscenza di quello che voglia dire “alimentarsi in modo corretto e bilanciato”. L’educazione alimentare, spesso sottovalutata in Italia (ed il risultato è che i giovani italiani sono secondi al mondo per sovrappeso/obesità dopo gli USA), è invece importantissima, non solo per evitare l’eccesso di grasso con tutti i problemi estetici e psicologici che rappresentano per il bambino, ma anche e soprattutto per evitargli pericolose patologie come ipertensione, ipercolesterolemia e diabete. Per tale motivo ricordiamo che i genitori DEVONO rivestire un ruolo chiave nell’educazione alimentare dei propri figli, mettendo l’accento sul fatto che tale educazione comincia fin dalla sperimentazione del gusto nei primi anni di vita del bambino: cibi troppo salati da piccolo, potrebbero determinare ipertensione in età adulta.

Regime alimentare e consigli alimentari

Con “regime alimentare” e “consigli alimentari” non si intende una dieta specifica, bensì un concetto molto vasto che comprende un insieme di informazioni e – appunto – consigli alimentari (una sorta di “modus vivendi” alimentare) che hanno lo scopo di perseguire salute e peso corporeo ideale sia in soggetti non sportivi, in questo caso si parla genericamente di “regime alimentare sano”, che sportivi (“regime alimentare per sportivi”). La differenza con una dieta vera e propria è estremamente importante, specie in alcuni ambiti come ad esempio una palestra dove un personal trainer può “consigliare” di assumere una maggiore quantità di proteine ma non può – per legge – formulare una dieta iperproteica.

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Dieta

La dieta è atto medico spesso usato con lo scopo del dimagrimento, che si basa non solo sul calcolo esatto di metabolismo basale e fabbisogno calorico giornaliero (tramite anamnesi e bioimpedenziometria) ma anche su alcune analisi (ad esempio analisi del sangue) che possono scoprire determinate patologie di cui il medico dovrà tener conto nello sviluppo della dieta specifica. Una dieta veramente completa dovrà fornire indicazioni anche di tipo psicologico-comportamentale. E’ importante ricordare che una “dieta” non è soltanto utile in caso di dimagrimento (dieta ipocalorica), ma può essere anche importante in caso di necessità di ingrassare (dieta ipercalorica) ad esempio in soggetti affetti da anoressia. Infine una dieta diventa una vera e propria terapia nel momento in cui ha l’obiettivo di “curare” (o diminuire il rischio di) una patologia, come ad esempio:

  • una dieta ipocalorica ipoglucidica: per paziente sovrappeso/obeso con prediabete/diabete;
  • una dieta normocaloria ipoglucidica: per paziente normopeso con prediabete/diabete o con elevato rischio di sviluppare tali patologie;
  • una dieta ipoproteica: per paziente con patologie renali;
  • una dieta ipocalorica iposodica: per paziente sovrappeso/obeso con ipertensione arteriosa;
  • una dieta normocalorica iposodica: per paziente normopeso con ipertensione arteriosa o con elevato rischio di sviluppare ipertensione.

In tale sede ci preme ricordare che una apparentemente “semplice” dieta, come quelle che fornisce illegalmente un naturopata o un istruttore di palestra o come quelle che trovate sulle riviste di moda, può potenzialmente creare moltissimi danni alla vostra salute, specie se chi la fornisce ha l’intenzione di “adattarla” a chiunque, senza tener conto delle eventuali patologie presenti tra i clienti ed i lettori.

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