Colonscopia tradizionale o colonscopia virtuale: quale scegliere?

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBODella colonscopia tradizionale ne ho parlato qui. In questo articolo parlo invece di un relativamente nuovo sistema di colonscopia, denominata “virtuale”, nata nel 1994. La procedura è una buona alternativa alla colonscopia tradizionale realizzata grazie all’endoscopia.

Cos’è la colonscopia virtuale?

La colonscopia virtuale (in inglese “virtual colonoscopy”, “CT colonography” o “CT pneumocolon” o “MR colonography”) è una procedura di diagnostica per immagini che permette di studiare le pareti interne del colon (intestino crasso) e del colon in maniera non invasiva, risparmiando al paziente il fastidio fisico e psicologico legato alla procedura tradizionale, che necessita dell’inserimento di una sonda endoscopica nell’intestino tramite l’ano).

Quali sono i vantaggi rispetto alla tecnica tradizionale?

Oltre all’indubbio vantaggio di evitare al paziente il fastidio dell’inserimento di una sonda nell’ano, altri vantaggi della colonscopia virtuale rispetto a quella tradizionale sono diversi:

  • è meno rischiosa (la sonda della colonscopia tradizionale in rari casi può lesionale l’intestino);
  • non servono sedativi. La mancanza di sedazione riduce anche il rischio globale della procedura poiché alcune persone possono avere reazioni avverse anche gravi (ad esempio shock allergico) ai farmaci sedativi utilizzati durante la colonscopia convenzionale;
  • la durata dell’esame è inferiore;
  • permette di studiare l’intero colon, mentre la colonscopia tradizionale in alcuni casi non permette la valutazione completa del colon destro (cieco);
  • fornisce immagini più chiare e dettagliate rispetto a una radiografia o ad una TC convenzionale;
  • le dimissioni sono immediate con possibilità di guidare e riprendere al più presto le normali attività giornaliere e lavorative senza alcun problema né fastidio residuo.

Infine la colonscopia virtuale, rispetto a quella tradizionale, fornisce un vantaggio secondario nel rivelare malattie o anomalie al di fuori del colon. Uno studio su adulti asintomatici sottoposti a colonscopia virtuale di routine ha rilevato che è stato rilevato circa un cancro extracolonico insospettato ogni 300 screening oltre a circa un cancro del colon-retto invasivo ogni 500 screening, per un tasso complessivo di circa un cancro insospettato di qualsiasi tipo rilevato ogni 200 screening. Il cancro del colon-retto invasivo è stato il tumore maligno più comune rilevato, seguito dal carcinoma a cellule renali.

Svantaggi

La colonscopia virtuale presenta alcuni svantaggi:

  • durante la colonscopia virtuale – al contrario di quel che avviene in quella tradizionale – NON è possibile effettuare tecniche diagnostiche e interventistiche come prelevare campioni di tessuto (biopsia) o rimuovere polipi, quindi è necessario eseguire comunque una colonscopia convenzionale se vengono rilevate anomalie;
  • allo stato attuale della tecnologia, la colonscopia virtuale NON ha lo stesso livello di dettaglio fornito da una colonscopia convenzionale, quindi polipi più piccoli tra 2 e 10 millimetri di diametro potrebbero non essere visualizzati nelle immagini;
  • ha una bassa capacità di individuare lesioni piatte (poco rilevate rispetto alla parete intestinale);
  • la colonscopia virtuale eseguita tramite TC espone il paziente a radiazioni ionizzanti che, seppur minime, ne impedisce l’esecuzione in gravidanza. Per lo stesso motivo la colonscopia virtuale non può essere effettuata troppe volte in un tempo ravvicinato, esattamente come avviene con una radiografia o una TC.

Nonostante i molti vantaggi forniti dalla tecnica virtuale, la colonscopia tradizionale con endoscopia è ancora oggi considerata il “gold standard” per lo screening del cancro del colon-retto dalla stragrande maggioranza delle comunità mediche e di ricerca

Quando si usa una colonscopia virtuale?

La procedura è usata per diagnosticare le malattie del colon e intestinali, tra cui polipi, diverticolosi e cancro al colon-retto. E’ usata quando, all’analisi delle feci, si riscontra presenza di sangue occulto o quando, per forte ansia, è impossibile eseguire una colonscopia tradizionale o il paziente si oppone fortemente all’inserimento della sonda nell’ano.

Con quali sintomi e segni si esegue l’esame?

La colonscopia virtuale potrebbe essere indicata in presenza di vari sintomi e segni, specie se fastidiosi e persistenti, tra cui:

  • dolori addominali;
  • sanguinamento rettale (occulto o macroscopico);
  • feci nere (melena);
  • stipsi cronica;
  • diarrea cronica;
  • anemia sideropenica di origine sconosciuta (potrebbe essere determinata da un sanguinamento intestinale causato dalla presenza di un tumore maligno);
  • tenesmo (sensazione di incompleta evacuazione delle feci);
  • emissione di escrementi nastriformi o di altro materiale che può indicare la presenza di numerosi parassiti intestinali;
  • vomito fecaloide;
  • presenza di abbondante muco nelle feci;
  • sintomi e segni di occlusione o subocclusione intestinale;
  • sintomi e segni che potrebbero indicare la presenza di polipi, di diverticoli, di stenosi intestinale o di un cancro al colon-retto.

Per approfondire:

Quale tecnologia usa?

La colonscopia virtuale viene eseguita tramite tomografia computerizzata (TC, in questo caso si usano radiazioni ionizzanti, le stesse usate nelle radiografie) o mediante risonanza magnetica (MRI). La colonscopia virtuale tramite risonanza magnetica ha il vantaggio di non esporre il paziente alle radiazioni ionizzanti.

Controindicazioni

Non esistono controindicazioni particolari all’esecuzione di una colonscopia virtuale, tuttavia, se eseguita con tecnica TC, non deve essere eseguita in gravidanza ed è preferibile evitare di eseguire troppe volte l’esame in un tempo ravvicinato, dal momento che vengono usate radiazioni ionizzanti.

Gravidanza

La colonscopia virtuale eseguita con tecnica TC (tomografia computerizzata), dal momento che usa radiazioni ionizzanti, NON deve essere eseguita in gravidanza, poiché potrebbe avere un effetto teratogeno, ovvero determinare malformazioni nel feto. La colonscopia virtuale eseguita con tecnica RM (risonanza magnetica) può essere eseguita in gravidanza, ma solo in casi particolari. Durante la gravidanza, infatti, le risonanze magnetiche non sono controindicate in senso assoluto, anche se la prudenza consiglia di evitarle nelle prime 10-12 settimane a meno che non siano assolutamente indispensabili e urgenti. In definitiva quindi, durante la gravidanza, è comunque preferibile effettuare una colonscopia tradizionale, con endoscopia.

Come ci si prepara all’esame?

Sebbene i preparativi per la colonscopia virtuale varino, al paziente viene solitamente chiesto di assumere lassativi o altri agenti orali a casa il giorno prima della procedura per eliminare le feci dal colon. Una supposta viene anche utilizzata per pulire il retto da qualsiasi materia fecale rimanente. Al paziente può anche essere somministrata una soluzione progettata per ricoprire eventuali feci residue che potrebbero non essere state eliminate dal lassativo, chiamata “etichettatura fecale”. Ciò consente al medico (di solito un radiologo consulente), visualizzando le immagini 3D, di sottrarre efficacemente le feci residue, che altrimenti potrebbero dare risultati falsi positivi.

Procedura

La colonscopia virtuale si svolge nel reparto di radiologia di un ospedale o di un centro medico. Durante la procedura:

  • Il paziente viene posto in posizione supina (con la pancia verso l’alto) sul lettino.
  • Al paziente può essere somministrato un dosaggio di butilscopolamina (BUSCOPAN ®) per via endovenosa per ridurre al minimo l’attività muscolare nell’area.
  • Un tubo sottile può essere inserito nell’ano, in modo che l’aria possa essere pompata attraverso il tubo per gonfiare il colon per una migliore visualizzazione.
  • Il tavolo si muove attraverso lo scanner per produrre una serie di sezioni trasversali bidimensionali lungo la lunghezza del colon. Un programma per computer mette insieme queste immagini per creare un’immagine tridimensionale che può essere visualizzata sullo schermo video.
  • Al paziente viene chiesto di trattenere il respiro durante la scansione per evitare distorsioni delle immagini.
  • La scansione viene quindi ripetuta con il paziente sdraiato in posizione prona (con la pancia verso il basso).
  • Dopo l’esame, le immagini prodotte dallo scanner devono essere elaborate in un’immagine 3D che consente al medico di muoversi attraverso l’intestino come se stesse effettuando una normale colonscopia.
  • Eventuali anomalie sono valutate in genere da un medico radiologo, da un medico gastroenterologo e/o da un chirurgo generale.

Quanto dura l’esame?

L’esame dura circa 10-15 minuti.

L’esame è doloroso o fastidioso?

La colonscopia virtuale non richiede sedativi e non è doloroso, tuttavia alcuni pazienti possono trovare fastidioso l’inserimento del tubo sottile nell’ano, se previsto.

Dopo l’esame

Il paziente può riprendere la normale attività dopo la procedura, ma se vengono rilevate anomalie e il paziente necessita di una colonscopia convenzionale, può essere eseguita lo stesso giorno.

Prezzo

Il costo di una colonscopia virtuale effettuata privatamente oscilla generalmente tra i 120 ed i 500 euro.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Le mele: un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

Le mele un tesoro di vitamine, fibre e sali minerali

La mela è uno dei primi frutti che viene utilizzato nello svezzamento, non solo per la facilità con cui può essere schiacciato per renderlo deglutibile, ma anche per il sapore gradevolmente dolce e aromatico che è fonte di piacevoli sensazioni gustative. Dal punto di vista della nutrizione del bambino questo frutto in particolare e i pomi in genere (mela e pera) uniti con il succo di agrumi, per prevenire l’imbrunimento della polpa, sono un’ottima fonte di nutrimento per l’elevato contenuto di acqua con zuccheri, acidi organici, vitamine, sali minerali e fibra, svolgono un ruolo importante anche nella regolazione della funzione intestinale.

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Calorie, fruttosio e diabete

La mela, come tutta la frutta, rappresenta un alimento importante per ogni età. Il contenuto calorico della mela sbucciata è infatti di sole 50 Kcal in 100 g, ed è dovuto prevalentemente a zuccheri semplici (14 g/100 g di cui 8 g di fruttosio).
Gli zuccheri “semplici” diversamente dagli zuccheri “complessi” (amido, glicogeno, ecc.) non richiedono digestione e pertanto vengono assorbiti rapidamente per essere utilizzati a scopo energetico. Gli zuccheri sono importanti per la contrazione muscolare ed in particolare per il funzionamento di altri due tipi di cellule: quelle del cervello e dei globuli rossi del sangue che utilizzano prevalentemente il glucosio per il loro metabolismo. La presenza di fruttosio in quantità significative nei pomi (mela e pera) è di estrema importanza non tanto per il maggior potere dolcificante rispetto al glucosio, quanto per il fatto che il fruttosio non stimola direttamente la produzione di insulina e quindi influisce in modo marginale sulla glicemia. Per questo motivo i pomi possono essere consumati, in quantità adeguate, anche dai diabetici. Recenti studi dimostrano inoltre che una piccola dose di fruttosio, come quella assumibile da una porzione di frutta (150 g), in un pasto a base di cibi ad alto indice glicemico (dolci, pane, riso, pasta, ecc.) tende a ridurre la risposta glicemica poiché favorisce l’utilizzo del glucosio da parte del fegato.
Il glucosio è lo zucchero metabolico per eccellenza, presente nei cereali (nella forma polimerica di amido) e anche negli ortaggi e nella frutta (sia pure in minore quantità). La sua importanza nel metabolismo cellulare è tale che la quantità di glucosio presente nel circolo sanguigno viene mantenuta costante (70-120 mg/100 ml) mediante l’azione di ormoni tra di loro antagonisti: insulina e glucagone, entrambi prodotti dal pancreas. Dopo un pasto ricco di zuccheri si evidenzia una maggiore produzione cerebrale di serotonina che agisce sulla sensazione di benessere e svolge un’azione antidepressiva; questa situazione favorevole all’organismo, soprattutto al nostro umore, è dovuta al coinvolgimento dello zucchero nel trasporto del triptofano (precursore della serotonina) attraverso la barriera ematoencefalica e non si verifica dopo un pasto ricco di proteine.
È questo un buon motivo per mantenere le nostre abitudini alimentari mediterranee che si basano su di un regolare consumo di alimenti di origine vegetale ed in particolare di frutta e ortaggi.

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Acidi organici e tannini

Interessante risulta essere anche la presenza nella mela di piccole quantità di acidi organici (0,25-0,5 g %): tra questi predomina l’acido malico (90%), mentre l’acido citrico contribuisce solo per il 10% e scarsa è la quantità di acido ascorbico che varia tra 5 e 20 mg % a seconda della varietà di mela. Queste quantità, anche se modeste, rappresentano nell’alimentazione giornaliera un’ottima fonte di micronutrienti (vitamine e sali minerali) soprattutto se la mela viene consumata fresca. Gli acidi organici insieme ai tannini (composti polifenolici) contribuiscono non solo alle proprietà organolettiche della mela, ma anche ai suoi effetti benefici sulla salute dell’uomo. I primi infatti sono importanti per la loro azione regolatrice sull’equilibrio acido-base del sangue e sulla tipologia dei microrganismi che popolano la flora batterica intestinale, mentre i secondi per le proprietà astringenti ed antiossidanti.

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Fibra solubile ed insolubile

La polpa della mela contiene anche fibra, componente non nutriente in quanto non digeribile, ma che svolge un effetto protettivo sul nostro organismo regolando il tempo di transito intestinale del bolo alimentare, l’assorbimento di taluni nutrienti (glucosio, colesterolo, ecc.) e fornendo materiale nutritivo alla flora batterica intestinale. La fibra della frutta è costituita da due frazioni: quella insolubile (cellulosa, emicellulosa e lignina) che trattiene acqua e gas prodotti nell’intestino, aumentando così la massa fecale e velocizzando il transito; quella solubile (pectine), che nella mela è circa il 25% del totale, forma nell’intestino una massa gelatinosa che intrappola il glucosio modulandone l’assorbimento e quindi riducendo il picco glicemico dopo il pasto. Durante il transito nell’intestino la fibra solubile viene metabolizzata dalla flora batterica ottenendo due importanti risultati:
1) la proliferazione di microrganismi “buoni” favorevoli al nostro organismo e perciò detti “probiotici
2) la produzione di acidi grassi a catena corta (ac. acetico, propionico e butirrico) che abbassano il pH del colon neutralizzando le fermentazioni putride delle proteine indigerite e forniscono nutrimento per l’epitelio del colon.
La buccia della mela, contrariamente a quanto comunemente affermato, non ha un contenuto in nutrienti così importante da far preferire il consumo del frutto intero. La mela privata della buccia e del torsolo perde poco del valore nutritivo del frutto intero, solo una modesta parte di micronutrienti e di fibra, mentre mantiene il prezioso apporto in carotenoidi (circa 20 g/100 g).

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FONTI DI QUESTO ARTICOLO:

FONTE 1

FONTE 2

FONTE 3

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