Con “comorbilità” (o “comorbidità“, i due termini sono sinonimi) in campo medico si indica per definizione la coesistenza di più patologie diverse in uno stesso individuo. Il termine può riferirsi alla coesistenza di due o Continua a leggere
Archivi tag: malattia
Differenza tra epidemia, endemia, pandemia, sindemia
Epidemia
Il termine “epidemia” indica il diffondersi di una malattia, in genere infettiva, che colpisce in modo spesso rapidissimo quasi simultaneamente una collettività di individui, ovvero una data popolazione umana, con una ben delimitata Continua a leggere
Anatomia, fisiologia e fisiopatologia: definizione e significato
Con “anatomia” ci si riferisce per definizione all’insieme delle discipline scientifiche che studiano morfologicamente il corpo degli esseri viventi sia dal punto di vista microscopico che macroscopico, che sono:
- anatomia umana, che studia la morfologia del corpo umano;
- anatomia animale, che studia la morfologia degli animali;
- anatomia vegetale, che studia la morfologia dei vegetali.
Eziologia in medicina: significato, etimologia ed esempi
Il termine “eziologia” (in passato “etiologia”) in medicina descrive tutti gli avvenimenti, i motivi e le variabili che hanno causato una patologia, sia in modo diretto che indiretto. Dire “l’eziologia del tumore al polmone è il fumo di sigaretta” equivale quindi a Continua a leggere
Dolore nel lato sinistro e destro del corpo: a cosa corrisponde?

Il lato sinistro del corpo equivale al lato destro dell’immagine e viceversa
L’addome ed il torace del nostro corpo contengono organi che sono fondamentali per il funzionamento del nostro organismo. Molto spesso i meno esperti tendono a confondere la posizione di questi organi: sono a destra o a sinistra? Oppure capita a tutti di avere dei dolori in una data posizione del corpo e non sapere esattamente a quali organi possano corrispondere. Oggi facciamo chiarezza, anche con l’ausilio dell’immagine in alto, tenendo conto di due informazioni fondamentali:
- il lato sinistro del corpo equivale al lato destro dell’immagine e viceversa, ad esempio la milza è nel lato sinistro del corpo ma nell’immagine è rappresentata sul lato destro. Dal punto di vista “anatomico” devi imparare ad immaginare un corpo umano come se lo stessi guardando di fronte a te.
- un dolore può essere percepito in un punto ma può essere causato da una patologia che riguarda un tessuto anche molto distante da quel punto, ad esempio può essere riferito al braccio sinistro ma in realtà avere origine nel cuore, come avviene nell’infarto del miocardio.
Per approfondire, leggi anche:
- Differenza tra dolore acuto, cronico, persistente ed episodico con esempi
- Quali sono i dolori più diffusi?
- Differenza tra dolore somatico, viscerale, superficiale e profondo
- Differenza tra dolore somatico e psicosomatico
- Dolore: come si misura? La scala visiva e numerica verbale
- Dolore: quando chiamare il medico e cosa riferirgli
- Dolore: esistono esami specifici per rilevarlo?
- Perché sentiamo dolore? Il meccanismo di trasmissione del dolore
Organi posizionati nel lato sinistro di torace ed addome
Gli organi e tessuti posizionati nel lato sinistro di torace ed addome, sono:
- il polmone sinistro;
- la pleura sinistra;
- il lobo sinistro del fegato;
- la scapola e la clavicola sinistra;
- la parte sinistra dello sterno;
- una parte dell’esofago;
- lo stomaco;
- la milza;
- una parte dell’aorta;
- le coste ed i muscoli intercostali;
- il corpo e la coda del pancreas;
- la parte finale del colon trasverso;
- il colon discendente;
- il sigma;
- l’ovaio sinistro nelle donne;
- il rene sinistro;
- la porzione sinistra dell’intestino tenue;
- le fasce muscolari.
Organi posizionati nel lato destro di torace ed addome
Gli organi e tessuti posizionati nel lato destro di torace ed addome, sono:
- il polmone destro;
- la pleura destra;
- la maggior parte del fegato;
- la scapola e la clavicola destra;
- la parte destra dello sterno;
- una parte dell’esofago;
- una parte dell’aorta;
- le coste ed i muscoli intercostali;
- la testa del pancreas;
- la parte iniziale del colon trasverso;
- il colon ascendente;
- l’appendice vermiforme;
- l’ovaio destro nelle donne;
- il rene destro;
- la porzione destra dell’intestino tenue;
- le fasce muscolari.
Leggi anche:
- Dove si trova il pancreas ed a che serve?
- Glucagone: cos’è, a cosa serve, alto, adrenalina e diabete
- Somatostatina: cos’è ed a cosa serve? Efficacia come farmaco antitumorale
- Polipeptide pancreatico: cos’è, a che serve, perché aumenta o diminuisce?
- Gastrina alta, bassa, valori, funzioni, cos’è e dove è prodotta
I dolori alla parte alta del fianco sinistro possono essere determinati da:
- patologie del fegato;
- ulcera allo stomaco;
- patologie del diaframma;
- ulcera al duodeno;
- colica biliare;
- traumi;
- patologie della milza;
- emorragie;
- pancreatite acuta.
I dolori alla parte centrale del fianco sinistro possono essere determinati da:
- calcoli renali;
- traumi;
- malattia diverticolare del colon;
- costipazione;
- infiammazione intestinale;
- emorragie;
- patologie della milza.
I dolori alla parte bassa del fianco sinistro possono essere determinati da:
- malattia diverticolare del colon;
- dolore pelvico di origine ginecologica;
- traumi;
- emorragie;
- ernia inguinale.
I dolori alla parte alta del fianco destro possono essere determinati da:
- patologie del fegato;
- patologie del diaframma;
- ulcera al duodeno;
- colica biliare;
- colecistite;
- traumi;
- emorragie;
- pancreatite acuta.
I dolori alla parte centrale del fianco destro possono essere determinati da:
- calcoli renali;
- traumi;
- malattia diverticolare del colon;
- infiammazione intestinale;
- emorragie.
I dolori alla parte bassa del fianco destro possono essere determinati da:
- malattia diverticolare del colon;
- dolore pelvico di origine ginecologica;
- traumi;
- emorragie;
- ernia inguinale.
Leggi anche:
- Gastrite cronica, quando il bruciore di stomaco non dà tregua
- Apparato digerente: cos’è, com’è fatto, a che serve e come funziona?
- Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi
- Differenza tra ulcera gastrica, duodenale, peptica ed esofagea
- Ulcera peptica: complicanze, cura, dieta, quando è pericolosa
- L’esofagogastroduodenoscopia: cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?
- Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?
- Differenza tra ulcera ed erosione con esempi
- Ulcera a stomaco, intestinale, da stress, perforante e sanguinante
- Differenze tra il diabete di tipo 1 e 2 (insulino dipendente e resistente)
- Insulina alta: cause, diabete, prediabete, valori normali e cure
- Glicemia alta o bassa: valori normali, che patologie indica e come si controlla nei diabetici
- Si può vivere senza pancreas? Conseguenze della pancreasectomia
- Differenza tra fegato, pancreas e cistifellea
- Cos’è una ghiandola endocrina? A che servono gli ormoni ed il sistema endocrino?
- Differenza tra ghiandola esocrina ed endocrina con esempi
- Diabete di tipo 2: cause, fattori di rischio, sintomi e cure
- Diabete di tipo 1: cause, fattori di rischio, sintomi e cure
- Dove si trova il fegato ed a che serve?
- Fegato ed epatociti: anatomia, funzioni e patologie in sintesi
- Cistifellea: cos’è, a cosa serve e dove si trova
- Dotto epatico comune, cistico e coledoco: anatomia del sistema biliare
- Duodeno: anatomia e funzioni in sintesi
- Differenza tra intestino tenue e crasso
- Ittero emolitico, colestatico, ostruttivo, neonatale: significato, occhi, cura
- Bilirubina diretta e indiretta: ittero, significato, patologie collegate
- Colecistite acuta e cronica litiasica e alitiasica: cause, terapia, dieta e rimedi naturali
- Si può vivere senza cistifellea?
- Sindrome post-colecistectomia: conseguenze dell’asportazione della cistifellea
- Punti di dolorabilità di fegato, colecisti, stomaco e pancreas
- Differenza tra cirrosi e fibrosi
- Elastografia epatica (FibroScan) per cirrosi: valori, preparazione all’esame, risultati
- Legatura/sclerosi delle varici esofagee: perché si esegue, quali sono i rischi?
- Cirrosi epatica e fegato: sintomi, dieta, diagnosi, terapia e prevenzione
- Epatiti croniche: cosa sono, sintomi, diagnosi e cura
- Differenza tra fegato, pancreas e cistifellea
- Bocca secca ed asciutta da ansia, diabete, malattie del fegato: diagnosi e cure
- Il consumo di caffè riduce del 40% il rischio di cancro fegato
- Angioma epatico, una massa all’interno del fegato: è un cancro?
- Addome acuto: linee guida, assistenza, come si indaga e trattamento
- Quadranti addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti
- Regioni addominali: semeiotica, anatomia ed organi contenuti
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!
Ipocondria: cosa significa, sintomi fisici, cause, come combatterla
Gli ipocondriaci sono soggetti generalmente sani che però credono realmente di essere malati. Di solito l’ipocondriaco tende a sovrastimare sintomi lievi o aspecifici, interpretandoli come segno di patologie gravi, spesso anche rare ed improbabili. Ad esempio un ipocondriaco giovane ed in forma, con un lieve dolore al braccio sinistro ad esempio derivante da una semplice epicondilite, può convincersi di avere un infarto del miocardio in atto. L’ipocondriaco passa molto tempo a leggere articoli di medicina al fine di “saperne di più” sulla malattia che pensa di avere, con l’obiettivo di fare una sorta di auto-diagnosi-precoce. Oltre alla più tipica e diffusa forma nevrotica ovvero collegata ad un disturbo d’ansia del soggetto, alcune gravi manifestazioni di ipocondria, ad esempio in presenza di deliri e allucinazioni, possono essere classificate come veri e propri disturbi psichici; in questo caso l’ipocondria viene definita un disturbo somatoforme, paragonabile alle malattie psicosomatiche.
Quanto è diffusa l’ipocondria?
Gli uomini e le donne sono colpiti nella stessa percentuale dall’ipocondria (2%), e la fascia di età maggiormente coinvolta dalla malattia è quella tra i quaranta e i cinquant’anni.
Etimologia del termine ipocondria
Il termine “ipocondria” deriva dal greco ὑποχόνδρια:
- υπό: suffisso che significa “sotto”;
- χονδρίον: che indica la cartilagine del diaframma costale.
Veniva quindi usato un termine che indicava un malessere che veniva spesso localizzato dal paziente a livello della fascia addominale, e di conseguenza era curato con terapie usate nelle patologie addominali. Solo in tempi recenti si comprese che la causa del dolore addominale riferito era collegata ad aspetti psicologici dell’individuo e non ad una patologia organica addominale.
Leggi anche:
- Differenza tra i vari tipi di disturbo di personalità
- I 20 disturbi psichiatrici più strani che abbiate mai visto
- Sindrome di Münchhausen: fingere di essere malati per sentirsi amati
- Münchhausen per procura: perché questa mamma tortura il proprio bambino?
- Depressione maggiore e minore, suicidio, diagnosi e cura: fai il test e scopri se sei a rischio
- Perché mi capita di piangere senza motivo? Come affrontare il problema?
Sintomi riferiti dal paziente ipocondriaco
I sintomi tipici riferiti dall’ipocondriaco, sono spesso riferibili a teoriche alterazioni nervose, respiratorie, gastrointestinali e/o cardiovascolari. I sintomi possono essere in realtà non riferibili ad alcuna patologia, oppure, possono essere meno gravi di quanto il paziente ipocondriaco pensi o infine essere indicativi di una patologia molto meno grave di quella creduta. Pur se differenti tra soggetto e soggetto, tali sintomi classicamente sono:
- sintomi gastrointestinali (diarrea, stipsi, cattiva digestione, meteorismo, flatulenza, alterato colore/consistenza delle feci…);
- aritmie (tachicardia, extrasistoli atriali, palpitazioni cardiache…);
- dolori muscolari o osteoarticolari;
- cefalea cronica;
- affanno;
- ansia;
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- dispnea (sensazione di respirazione difficoltosa).
Caratteristiche che indicano un comportamento ipocondriaco
Il soggetto ipocondriaco, come già più volte riferito, tende a:
- riferire sintomi non realmente presenti;
- riferire sintomi più gravi rispetto alla gravità del sintomo;
- sospettare una malattia in realtà inesistente;
- sospettare una patologia ben più grave di quella esistente;
- sospettare una patologia rara ed improbabile.
I sintomi riferiti – a detta del soggetto ipocondriaco – tendono fortemente a persistere ed essere riferiti anche dopo una valutazione medica approfondita, in cui sia praticamente certo che tali sintomi non indicano nessuna effettiva patologia, o comunque non una patologia abbastanza grave da giustificare il livello di ansia e paura dell’ipocondriaco. Spesso l’ipocondriaco vuole un “secondo parere” e va alla continua ricerca di un medico che, finalmente, confermerà in pieno la patologia che è convinto di avere. Spesso l’ipocondriaco riconduce sintomi “banali” a malattie rare ed imprababili, ad esempio un semplice affanno nella sua testa diventa “ho la Linfangioleiomiomatosi”.
Ricordiamo che il soggetto ipocondriaco, al contrario del soggetto affetto dalla Sindrome di Münchhausen, è in “buona fede”, cioè crede davvero di avere una certa patologia ed in cuor suo, sa di non inventarsi alcun sintomo. A tal proposito, leggi anche: Differenza tra ipocondria e Sindrome di Münchhausen
Cause dell’ipocondria
Tra le cause principali dell’ipocondria vi sono l’ansia e la depressione e da un punto di vista psicologico essa è definibile come un meccanismo di difesa da un pericolo interno o esterno, associato alla vita relazionale e sociale oppure all’identità personale. Lo scopo dell’ipocondriaco, conscio od inconscio, è quello di allontanarsi dalla vera causa di pericolo (ad esempio una malattia), oppure dalla causa di un fallimento nella vita (ad esempio nello studio, nel lavoro, nella famiglia) e di intensificare le manifestazioni rassicuranti e di attenzione svolte dall’ambiente circostante nei suoi confronti.
Terapia dell’ipocondria
Nella cura dell’ipocondria, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è probabilmente lo strumento migliore. Si tratta di una psicoterapia breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema e, insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali, nell’intento di spezzare i circoli viziosi dell‘ipocondria. In ogni caso la cura dell’ipocondria può risultare particolarmente difficoltosa, in quanto i soggetti non sono mai del tutto sicuri che la causa dei loro mali sia soltanto di tipo psicologico, anzi tendono ad essere fermamente convinti del contrario. Generalmente la psicoterapia è possibile davvero solo in quei casi in cui la persona si preoccupa incessantemente di avere delle malattie, ma si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate.
Ipocondria e supporto farmacologico
La cura farmacologica dell’ipocondria si basa fondamentalmente sugli antidepressivi, sia triciclici che SSRI. Quest’ultima classe presenta, rispetto alle precedenti, una maggiore maneggevolezza e minori effetti collaterali. Dato che l’ipocondria viene spesso assimilata al disturbo ossessivo-compulsivo, considerando le preoccupazioni del paziente come delle ossessioni di malattia, la terapia farmacologica rispecchia le linee guida per tale disturbo, con alti dosaggi di antidepressivi ad azione serotoninergica assunti per periodi prolungati. Nelle forme lievi la prescrizione di sole benzodiazepine può essere sufficiente, ma generalmente non costituisce una forma di cura dell’ipocondria e ottiene soltanto di placare l’ansia a breve termine.
La terapia farmacologica a volte è impossibile nel paziente ipocondriaco, perché spesso il soggetto tende a rifiutare i farmaci, temendo che essi possano arrecare solo ulteriori danni al proprio organismo già “malato”.
Leggi anche:
- Perché si piange? Per quale motivo si piange di gioia, di dolore e dal ridere?
- Disturbo da attacchi di panico: sensazione di morte imminente e angoscia
- Perché le donne piangono dopo aver fatto l’amore? Le cause della depressione post coitale e come superarla
- Depressione post parto: come riconoscere i primi sintomi e superarla
- Lacrime: di che sono fatte, a che servono e cosa le produce?
- Lacrime: di che sono fatte, a che servono e cosa le produce?
- Le lacrime femminili riducono l’eccitazione sessuale maschile
- Differente approccio di psicologo, psicoterapeuta e psichiatra
- Combatti lo stress e ritrova il benessere psicofisico con il decalogo del buonumore
- Liberarsi dalla dipendenza affettiva e dalla paura dell’abbandono
- Dipendenza affettiva: riconoscerla, affrontarla e superarla
- I difetti femminili che gli uomini odiano e che le donne sottovalutano spesso
- Perché la donna tradisce l’uomo? Nove donne raccontano senza censure il loro tradimento
- Un semplice test per misurare i tuoi livelli di autostima e migliorarli
- Aumenta la tua autostima ed impara ad amarti
- Il peggior nemico siamo noi stessi: i segnali che ci stiamo autosabotando
- Scopri come affronti la vita e le sue difficoltà, con il “Test del bosco”
- Impara a camminare da solo e non cadrai mai
- Le 5 cose che indicano che stai con qualcuno che ti farà sicuramente soffrire
- I 10 uomini da evitare accuratamente in una relazione
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!
Differenza tra incidenza e prevalenza: significato ed esempi
La spiegazione, nel nostro caso, riguarda l’ambito medico tuttavia i concetti possono essere applicati a qualsiasi campo dove viene applicata la statistica.
Incidenza e tasso di incidenza
L’incidenza è un indicatore statistico che misura la velocità di comparsa di nuovi casi di una certa malattia, per esempio di un determinato tipo di tumore, nell’ambito di una popolazione di riferimento in un preciso arco di tempo. Viene espressa sotto forma di tasso di incidenza, ovvero il rapporto tra il numero di nuovi casi di malattia e il numero di persone considerate in un preciso arco di tempo ed in un preciso ambito, per esempio “10 nuovi casi di tumore epatico ogni 100 persone in un mese”, ovvero un tasso di incidenza di 0,1. Il suo valore è un numero che può andare da 0 ad infinito. L’incidenza è correlata al concetto di stima della probabilità di ammalarsi e può quindi essere utile quando si vuole prevedere il numero di nuovi casi di una data patologia.
Rischio incidente
Il rischio incidente si calcola mettendo al numeratore il numero di nuovi casi di malattia registrati durante il periodo di osservazione ed al denominatore il numero di persone a rischio di ammalarsi (o di avere l’evento) all’inizio del periodo di osservazione. L’incidenza esprime quindi la probabilità che si manifesti una certa malattia in un campione di persone a rischio, mentre il tasso di incidenza invece non esprime una probabilità, ma la velocità con cui questa malattia si manifesta. Il rischio incidente converge con il tasso di incidenza quando si tratta di eventi rari (che colpiscono meno del 10% della popolazione) e il numero di soggetti persi durante il periodo di osservazione è trascurabile.
Prevalenza
La prevalenza è un indicatore statistico che misura il rapporto fra il numero di eventi sanitari rilevati in una popolazione in un definito momento (o in un breve arco temporale) e il numero degli individui della popolazione osservati nello stesso periodo. Per migliorare la leggibilità del dato si moltiplica il risultato per una costante (pari a dieci o un suo multiplo). Esiste una distinzione tra prevalenza puntuale e prevalenza periodale:
- prevalenza puntuale: l’osservazione del numero di individui malati e che possono sviluppare la malattia è riferita ad un definito momento (ad es. al 31/12 di un anno).
- prevalenza periodale: l’osservazione si riferisce ad un breve arco temporale.
La necessità di distinguere le due è legata alle diverse necessità di indagine epidemiologica, relative allo studio statistico preso in esame. Conoscere la prevalenza di una malattia consente di comprendere il suo impatto sulla salute pubblica, di pianificare le risorse in base alla sua prevalenza attesa e programmarle in base alla sua variazione temporale. Ad esempio conoscere la prevalenza di una malattia infettiva che richiede isolamento può consentire di programmare il numero di posti in ospedale in sezioni di isolamento e variarli nel tempo i n relazione all’aumento o alla diminuzione prevista della prevalenza della malattia basati su modelli previsionali.
SEMPLIFICANDO: La prevalenza prende in considerazione i casi già esistenti, mentre l’incidenza si riferisce ai casi nuovi. In nessun caso la prevalenza consente di valutare la probabilità di ammalarsi: il concetto di stima della probabilità di ammalarsi è connesso invece all’incidenza della malattia.
Leggi anche:
- Differenza tra specificità e sensibilità in medicina: significato ed esempi
- Differenza tra valore predittivo positivo e negativo
- Intervallo di confidenza in medicina: significato, esempi, calcolo
- Differenza tra remissione parziale, totale e guarigione
- Differenza tra temperatura reale e percepita
- Differenza tra pressione idrostatica, oncotica ed osmotica
- Differenza tra elemento, composto e miscuglio con esempi
- Differenza tra miscuglio omogeneo ed eterogeneo con esempi
- Differenza tra aldosi e chetosi con esempi
- Differenza tra soluzione, sospensione aerosol ed emulsione in chimica
- Differenza tra impermeabile, idrorepellente e resistente all’acqua
- Differenza tra atomo e elemento
- Differenza tra atomo e nucleo
- Differenza tra anfipatica ed anfotera
- Differenze tra H2O e H2S in chimica
- Differenze e punti in comune tra chimica e fisica
- Differenza tra fisica classica e quantistica
- Differenza tra soluzione e miscuglio in chimica con esempi
- Differenza tra soluzione e miscela in chimica con esempi
- Differenza tra miscela omogenea ed eterogenea
- Differenza tra soluzione e dispersione in chimica con esempi
- Liquido in chimica: definizione e caratteristiche fisiche
- Differenza tra fluido e liquido
- Differenza tra liquidi volatili e non volatili in chimica
- Differenza tra fluido newtoniano e non newtoniano con esempi
- Differenza tra fluido ideale e reale
- Differenza tra densità e viscosità di un fluido con esempi
- Cos’è la densità in chimica? Densità di acqua ed aria a varie temperature
- Massa e peso di un corpo sulla Luna rispetto alla Terra
- Massa e peso sui vari pianeti del Sistema Solare rispetto alla Terra
- Differenza tra densità e peso specifico
- Differenza tra densità reale ed assoluta con esempi
- Esempio di esercizio svolto sul calcolo della densità
- Differenza tra densità e concentrazione
- Differenza tra massa e peso in fisica ed in medicina
- Quanto pesa un litro di acqua liquida o ghiacciata?
- Differenza tra acqua distillata e demineralizzata e loro usi
- Differenza tra orbita ed orbitale (in chimica ed astronomia)
- Differenza tra elettrone, fotone, protone e ione
- Differenza tra acidi e basi
- Differenza tra stella, pianeta e satellite con esempi
- Qual è la giusta percentuale di grasso che dobbiamo avere nel corpo?
- Quanti litri e percentuale di acqua sono presenti nel nostro corpo?
Lo staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!
Differenza tra remissione parziale, totale e guarigione
La “remissione parziale” si verifica quando il cancro risponde al trattamento ma c’è ancora un residuo di malattia, per quanto inferiore rispetto alla situazione iniziale. Per tale motivo è necessario continuare indagini e terapia.
La “remissione completa” della malattia si verifica se non ci sono più tracce di tumore rilevabili con i mezzi diagnostici a disposizione, dagli esami del sangue alle indagini per immagini. In questo periodo è necessario che il paziente prosegua con indagini periodiche che escludano ricadute. Generalmente più tempo passa dal momento della diagnosi e meno probabile è una ricaduta.
La “guarigione” è la condizione a cui si giunge se la remissione totale si mantiene per diversi anni: la probabilità di guarigione aumenta quanto più ci si allontana nel tempo dal momento della diagnosi. La guarigione non esclude al 100% una ricaduta.
Leggi anche:
- Differenza tra tumore benigno, maligno, neoplasia, cancro e metastasi
- Differenza tra adenocarcinoma e carcinoma con esempi
- Cos’è un tumore? Perché viene il cancro? Quali sono le cause?
- Differenza tra cancro e carcinoma con esempi
- Stadiazione e classificazione TNM: cancro curabile o terminale?
- Cosa sono le metastasi? Tutti i tumori danno metastasi?
- Gli uomini possono avere il tumore al seno?
- Differenza tra metaplasia, displasia e neoplasia con esempi
- Differenza tra tumore e tessuto normale con esempi
- Cancro al seno: sintomi precoci, diagnosi, terapia e prevenzione
- Chemioterapia: durata, in pastiglie, come funziona, fa male, perché farla?
- Differenza tra chemioterapia adiuvante e neoadiuvante
- Differenza tra chemioterapia sistemica e loco-regionale
- Chemioterapia: gli effetti collaterali più e meno comuni
- La visita senologica: come, quando e perchè farla?
- A cosa serve e come si fa l’autopalpazione del seno?
- Riconoscere il cancro al seno: sintomi precoci e tardivi
- Tumore al seno: sintomi e segni visibili
- Tumore al seno: stadiazione, prognosi e sopravvivenza
- Cancro al seno: metastasi e sintomi avanzati del tumore
- Differenza tra ecografia e mammografia nella diagnosi di tumore al seno
- Noduli al seno: quando preoccuparsi ed andare dal medico?
- Differenza tra prevenzione primaria, secondaria e terziaria con esempi
- Capire se si ha un tumore: come viene diagnosticato un cancro
- Come nasce un cancro? Cosa sono i cancerogeni e come avviene la cancerogenesi?
- Come prevenire i tumori ed il cancro? I 10 cambiamenti consigliati
- Differenza tra ipertrofia muscolare sarcolplasmatica e miofibrillare
- Ipertrofia muscolare: cosa significa e come si raggiunge
- Differenza tra ipertrofia ed iperplasia con esempi
- Differenza tra iperplasia e neoplasia
- Differenza tra atrofia, distrofia ed aplasia con esempi
- Esofago di Barrett: sintomi iniziali, diagnosi, terapia, dieta e chirurgia
- Tumore del colon retto: diagnosi, metastasi, prognosi e stadiazione
- Tumore del colon retto: sintomi iniziali, tardivi e ritardo nella diagnosi
- Tumore del colon retto: trattamento chirurgico, radioterapia e chemioterapia
- Tumore del colon retto con metastasi: chirurgia, chemioterapia e terapie biologiche
- Tumore del colon retto: terapia personalizzata col test RAS
- Anticorpi monoclonali contro il tumore del colon retto metastatico
Lo staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!