Come si separa il siero dal sangue?

MEDICINA ONLINE PRELIEVO VALORI ANEMIA DONAZIONE SANGUE ANALISI BLOOD LABORATORI VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTRINE WALLPAPER HI RES PIC PICTURE PHOPer ottenere il siero dal sangue, in seguito al prelievo ematico, si attende la coagulazione.

In seguito si separa la fase liquida del sangue dalla parte corpuscolare – tramite centrifugazione del campione biologico – e si ottiene dunque il siero sanguigno.

Ricordiamo che il siero sanguigno equivale ad un plasma (cioè la parte liquida del sangue) privato di fibrinogeno, fattore VIII, fattore V e protrombina.

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Differenza tra siero e plasma

MEDICINA ONLINE PRELIEVO VALORI ANEMIA DONAZIONE SANGUE ANALISI BLOOD LABORATORI VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTIl plasma è la parte liquida del sangue: dal caratteristico colore giallo paglierino è composto per il 90% da acqua, in cui sono disciolti sali e proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno e fattori della coagulazione prodotti dal fegato, le immunoglobuline (o anticorpi per la difesa) prodotte dai linfociti.

Il siero sanguigno – o più semplicemente “siero” – è semplicemente plasma privo di fibrinogeno, fattore VIII, fattore V e protrombina. Si ottiene lasciando coagulare il sangue e successivamente centrifugandolo (o semplicemente lasciando depositare sul fondo del recipiente la parte coagulata, più pesante).

La differenza fra siero e plasma è molto importante. Il siero è un liquido incoagulabile; il plasma, al contrario, lasciato a se stesso in un recipiente coagula spontaneamente a causa del fibrinogeno e delle altre proteine della coagulazione che contiene.

La differenza consiste pertanto soprattutto nel diverso contenuto in proteine correlate ai meccanismi della coagulazione e dell’emostasi. In laboratorio molti esami ematochimici si eseguono indifferentemente su siero o su plasma; alcuni soltanto richiedono necessariamente l’uno o l’altro componente del sangue. Fra questi si citano ovviamente per la misura quantitativa dei fattori della coagulazione, che si eseguono necessariamente sul plasma. Quando possibile si preferisce operare sul siero che è più facile da trattare.

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Differenza tra plasma liquido e secco

technician placing blood tubes in the laboratory centrifuge

technician placing blood tubes in the laboratory centrifuge

Il plasma è la parte liquida del sangue: dal caratteristico colore giallo paglierino è composto per il 90% da acqua, in cui sono disciolti sali e proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno e fattori della coagulazione prodotti dal fegato, le immunoglobuline (o anticorpi per la difesa) prodotte dai linfociti.

Plasma liquido

Può essere conservato per un periodo massimo di 1 anno, a -30 °C e a condizione che il congelamento avvenga entro 6 ore dal prelievo (da un solo donatore). Dopo un rapido scongelamento, il plasma deve essere impiegato tempestivamente.

Plasma secco

Si ottiene mediante liofilizzazione (essiccazione ottenuta per raffreddamento) di una miscela di plasma prelevato da me no di 6 giorni da un numero massimo di 12 donatori. La durata della conservazione è di 5 anni a temperatura ambiente; è impiegato in soluzione in un solvente specifico.

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Plasma e suoi derivati (plasmaderivati)

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUOREIl plasma è la parte liquida del sangue: dal caratteristico colore giallo paglierino è composto per il 90% da acqua, in cui sono disciolti sali e proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno e fattori della coagulazione prodotti dal fegato, le immunoglobuline (o anticorpi per la difesa) prodotte dai linfociti. Tra le sue numerose funzioni vi è quella di mezzo di scambio di minerali essenziali e contribuisce a mantenere un giusto pH del nostro corpo. E’ comunemente trasfuso a pazienti traumatizzati e pazienti con malattie epatiche gravi.

Derivati del plasma (plasmaderivati) sono ottenuti attraverso un processo noto come frazionamento, e sono: albumina, fibrinogeno, fattore VIII, fattore IX, immunoglobuline.

  • Albumina, trasporta diverse componenti del sangue e sostanze nutritive. È una proteina utilizzata nel trattamento di alcune malattie del fegato e dei reni (cirrosi, nefrosi, ecc.), per la cura di stati patologici gravi come lo shock da ustioni, da tra uma, ecc.
  • Fibrinogeno, è una glicoproteina del plasma sanguigno sintetizzata dal fegato e dal tessuto endoteliale. Il fibrinogeno è il precursore della fibrina, presente nel plasma sanguigno sotto forma di molecole proteiche ed è essenziale nella coagulazione del sangue poiché esso è trasformato dalla trombina tramite un processo di polimerizzazione in fibrina necessaria alla formazione del trombo emostatico.
  • Immunoglobuline, sostanze protettive o anticorpi che si sviluppano normalmente a contatto con diversi agenti estranei all’organismo, o dopo vaccinazioni. Vengono utilizzate in vari tipi di difetti immunologici o per patologie autoimmunitarie.
  • Fattori della coagulazione (VIII e IX), fondamentali per i pazienti affetti da emofilia A e B che hanno una carenza nel sangue di fattore VIII o IX. Negli ultimi anni l’uso di questi preparati altamente purificati e assai efficaci ha permesso una vita normale a chi soffre di emofilia.

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Plasma e cellule (elementi corpuscolati) che compongono il sangue

MEDICINA ONLINE SANGUE BLOOD LABORATORY VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTRINE WALLPAPER HI RES PIC PICTURE PHOTO.jpgIl sangue è comporto da due parti:

  • parte cellulare (elementi corpuscolati o figurati): globuli rossi, globuli bianche e piastrine, il 40-45% del sangue;
  • parte liquida (plasma), il 55-60% del sangue.

Ecco, nello specifico, una rapida descrizione delle sue componenti:

Parte cellulare

Globuli rossi: sono numerosi, un mm³ di sangue ne globuli rossicontiene dai 4 ai 5 milioni e vivono circa 120 giorni. Trasportano ossigeno dai polmoni ai tessuti dell’organismo, qui raccolgono anidride carbonica che riportano ai polmoni dove viene eliminata. Il trasporto dell’ossigeno è assicurato grazie ad una molecola, l‘emoglobina, che contiene ferro. I pazienti che traggono i maggiori vantaggi da trasfusione di globuli rossi sono quelli affetti da anemia cronica e quelli con emorragia acuta..

Globuli bianchi: sono molto meno numerosi dei globuli rossi: 1 globulo bianco ogni 600 globuli rossi circa e sono suddivisi in gruppi: neutrofili, linfociti, monociti, eosinofili, basofili, ciascuno dei quali è diversamente impegnato nei confronti dei vari microrganismi che possono aggredire il nostro corpo. Costituiscono un esercito sempre pronto a difendere l’organismo da tutto ciò che il nostro corpo non riconosce come proprio.

Piastrine: intervengono nell’arresto della perdita di sangue, possono essere ricavate da frazionamento o direttamente da un donatore con un processo noto come aferesi: il sangue viene prelevato dal donatore in uno strumento che lo separa nei suoi componenti e lo restituisce al donatore in un processo continuo.

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Parte liquida

Plasma: dal caratteristico colore giallo paglierino è composto per il 90% da acqua, in cui sono disciolti sali e proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno e fattori della coagulazione prodotti dal fegato, le immunoglobuline (o anticorpi per la difesa) prodotte dai linfociti. Tra le sue numerose funzioni vi è quella di mezzo di scambio di minerali essenziali e contribuisce a mantenere un giusto pH del nostro corpo. E’ comunemente trasfuso a pazienti traumatizzati e pazienti con malattie epatiche gravi.

Derivati del plasma (plasmaderivati) sono ottenuti attraverso un processo noto come frazionamento, e sono: albumina, fibrinogeno, fattore VIII, fattore IX, immunoglobuline.

  • Albumina, trasporta diverse componenti del sangue e sostanze nutritive. È una proteina utilizzata nel trattamento di alcune malattie del fegato e dei reni (cirrosi, nefrosi, ecc.), per la cura di stati patologici gravi come lo shock da ustioni, da tra uma, ecc.
  • Fibrinogeno, è una glicoproteina del plasma sanguigno sintetizzata dal fegato e dal tessuto endoteliale. Il fibrinogeno è il precursore della fibrina, presente nel plasma sanguigno sotto forma di molecole proteiche ed è essenziale nella coagulazione del sangue poiché esso è trasformato dalla trombina tramite un processo di polimerizzazione in fibrina necessaria alla formazione del trombo emostatico.
  • Immunoglobuline, sostanze protettive o anticorpi che si sviluppano normalmente a contatto con diversi agenti estranei all’organismo, o dopo vaccinazioni. Vengono utilizzate in vari tipi di difetti immunologici o per patologie autoimmunitarie.
  • Fattori della coagulazione (VIII e IX), fondamentali per i pazienti affetti da emofilia A e B che hanno una carenza nel sangue di fattore VIII o IX. Negli ultimi anni l’uso di questi preparati altamente purificati e assai efficaci ha permesso una vita normale a chi soffre di emofilia.

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Differenza tra acidosi ed alcalosi, metabolica e respiratoria

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA ACIDOSI ALCALOSI RESPIRATORIA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon i termini “acidosi” ed “alcalosi”, in fisiologia e patologia, si intende una condizione caratterizzata dall’alterazione del pH del plasma sanguigno, dovuto ad un eccesso di acidità o di basicità.
In condizioni normali il pH del sangue del nostro corpo si mantiene entro un ristretto intervallo compreso tra 7.35 e 7.45 per assicurare il funzionamento appropriato dei processi metabolici ed il rilascio del giusto quantitativo di ossigeno ai tessuti. Detto questo, quando il valore del pH è alterato, si possono verificare due situazioni:

  • acidosi: consiste in una diminuzione del pH al di sotto del valore di 7.35 (acidemia);
  • alcalosi: consiste in un’eccessiva basicità del sangue che provoca l’aumento del pH sopra a 7.45.

Alcuni autori preferiscono indicare con il termine “acidemia” questa condizione e con “acidosi” ogni condizione che tenda ad aggiungere acidi o a rimuovere basi dai fluidi corporei, anche in presenza di un pH ancora normale. In teoria il termine “acidosi” potrebbe essere riferito a qualsiasi liquido corporeo extracellulare; per convenzione – però – accademicamente si applica questo termine al plasma, ritenendolo rappresentativo dell’acqua corporea.
Le cause che possono determinare queste due condizioni sono estremamente varie. Molti disturbi e patologie possono infatti interferire col controllo del pH nell’organismo e far sì che il pH del sangue esca dai limiti di normalità, come ad esempio alcuni tipi di febbre, le encefaliti, le neoplasie, alcuni tipi di alimentazione, traumi, patologie polmonari, gravidanza, farmaci, nevrosi e patologie della tiroide.

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Respiratoria e metabolica
Sia l’acidosi che l’alcalosi possono essere classificate in “respiratoria” e “metabolica” in base alla concentrazione plasmatica di bicarbonato e di anidride carbonica, che valutate insieme forniscono un’indicazione di massima sui principali apparati coinvolti.

In sintesi si parla di:

  • acidosi respiratoria quando la riduzione (o la tendenza alla riduzione) del pH del plasma corporeo è legata ad un aumento della anidride carbonica (CO2) disciolta nel sangue;
  • acidosi metabolica quando la riduzione (o la tendenza alla riduzione) del pH del plasma corporeo è dovuta ad un accumulo di acidi o da una riduzione dei bicarbonati;

e di:

  • alcalosi respiratoria quando l’aumento (o la tendenza all’aumento) del pH del plasma corporeo è causato da diminuzione dell’anidride carbonica (CO2) disciolta nel sangue;
  • alcalosi metabolica quando l’aumento (o la tendenza all’aumento) del pH del plasma corporeo è causato da una perdita di acidi o da un accumulo di bicarbonati.

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Gap anionico
Il calcolo del gap anionico è spesso utile nella diagnosi differenziale dell’acidosi metabolica. Il gap anionico viene calcolato sottraendo la somma delle concentrazioni del Cl e del HCO3alla concentrazione plasmatica del Na; un aumento del gap anionico rivela la presenza di un eccesso di equivalenti acidi, acidosi metabolica. Quando è presente un’acidosi metabolica con gap anionico normale, si deve sospettare un’alterazione dell’escrezione renale dello ione H+.

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Prostatite batterica e abatterica: sintomi e rimedi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PROSTATITE BATTERICA ABATTERICA SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgPrima di iniziare a parlare della prostatite, è necessario un piccolo accenno di fisiologia. La prostata è una ghiandola fibromuscolare che appartiene all’apparato urogenitale atta alla produzione del secreto prostatico, un fluido che durante l’eiaculazione, nell’uretra, si mescola con gli spermatozoi prodotti dai testicoli per dare origine al liquido seminale. La prostata dell’uomo può essere palpata mediante esame rettale, essendo collocata circa 5 cm anteriormente al retto e all’ano. Nel soggetto normale è piramidale, simile ad una castagna, ma talvolta assume una forma a mezzaluna o in caso di ipertrofia a ciambella.

Che cos’è la prostatite?

La prostatite è un’infiammazione a carico della ghiandola prostatica, interessa dal 30% al 50% degli uomini sessualmente attivi e in genere colpisce coloro che non hanno ancora raggiunto i cinquant’anni.
La prostatite acuta batterica è dovuta a un’infezione batterica a carico della ghiandola.
La prostatite cronica batterica non è molto comune ed è dovuta a una proliferazione batterica in loco che può coinvolgere anche le vescicole seminali, i dotti deferenti, gli epididimi e i testicoli.
La prostatite cronica abatterica può esordire a ogni età, ma in genere colpisce gli uomini over 25. L’esordio sintomatico non è imputabile a cause rilevabili.
La sindrome dolorosa del pavimento pelvico si caratterizza per il permanere di uno spasmo a carico della muscolatura del pavimento perineale (muscoli elevatori dell’ano), spesso con conseguente infiammazione dei nervi pudendi. Gli esami non rilevano, anche in questo caso, la presenza di batteri patogeni, enterobatteri proveniente dall’ampolla rettale del paziente esclusi (E.Coli, Proteus, Klebsiella, Enterococco, ecc).
La prostatite asintomatica, come indicato dal nome, non presenta sintomi che il paziente riesce a riferire, la sua presenza infatti non si accompagna a dolore o fastidio, con conseguente ritardo nella diagnosi.

Quali sono le cause della prostatite?

La prostatite acuta batterica è dovuta a un’infezione batterica a carico delle vie urinarie.
La prostatite cronica batterica, sovente recidivante nel tempo, è causata dalla proliferazione dei batteri a livello della prostata.
La comparsa dei sintomi della prostatite cronica abatterica non è direttamente collegabile a cause specifiche: l’esame delle urine, dello sperma e il tampone uretrale non rilevano la presenza di batteri patogeni. I sintomi possono presentarsi, attenuarsi, regredire e poi ricomparire.
Le cause dell’insorgenza della sindrome dolorosa del pavimento pelvico possono essere molteplici; la malattia spesso si presenta in seguito a una prostatite. In altri casi può insorgere a seguito di disturbi proctologici come fistole, ragadi ed emorroidi o può essere essa stessa responsabile della loro manifestazione. Può inoltre manifestarsi a seguito di un periodo di stress o di sovraccarico psico-fisico.

Quali sono i sintomi della prostatite?

Segni e sintomi caratteristici della prostatite sono:

  • disuria
  • bruciore alla minzione
  • iperpiressia
  • dolore pelvico
  • eiaculazione precoce
  • impotenza
  • talvolta incontinenza e infertilità.

In particolare la prostatite acuta batterica può manifestarsi con:

  • brividi
  • febbre
  • dolore nella parte bassa della schiena e nella zona genitale
  • frequenza – urgenza minzionale (spesso di notte)
  • dolore o bruciore durante la minzione
  • dolori muscolari

La prostatite asintomatica non esordisce con dolori o fastidi riferibili dal paziente, ma vi sono segni di infiammazione o infezione nello sperma o nel secreto prostatico.

Come prevenire la prostatite?

È consigliabile evitare le attività con le quali si corre un rischio di traumi perineali. Anche un’attività sessuale regolare è salutare.

Diagnosi

Per la diagnosi il medico potrà avvalersi di:

  • esame fisico generale;
  • visita urologica con esplorazione digito-rettale finalizzata alla palpazione della prostata;
  • esami di laboratorio: esame delle urine, esame del secreto prostatico, esame del liquido seminale;
  • ecografia vescico-prostatica e più raramente ecografia trans rettale;

Trattamenti

Il trattamento può variare in base al tipo di prostatite diagnosticata.

Nel caso della prostatite abatterica e della sindrome cronica dolorosa del pavimento pelvico possono essere utili:

  • farmaci anti-infiammatori;
  • bagni caldi;
  • modifiche all’alimentazione;
  • aumento dell’assunzione di liquidi;
  • favorire l’eiaculazione, per agevolare il drenaggio della prostata e il rilassamento muscolare;
  • infiltrazioni dei nervi pudendi o della prostata.

Nel caso della prostatite batterica cronica e acuta il trattamento può prevedere:

  • farmaci (antibiotici e sulfamidici);
  • modifiche all’alimentazione;
  • integratori.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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