Gli smartphone mettono a rischio il cuore dei giovani

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE TELEFONO TELEFONINO TABLET CELLULARE TECNOLOGIA PSICOTECNOPATOLOGIA BAMBINI GIOVANIIl cuore dei prossimi adulti è a rischio: ed è tutta colpa dei cellulari. I quarantenni di domani potrebbero avere i vasi sanguigni dei settantenni di oggi, un invecchiamento precoce che secondo gli esperti è da attribuire all’uso dei cellulari di notte che sarebbe responsabile dell’aterosclerosi dilagante. Gli studiosi parlano di una preoccupante esplosione dei disturbi del sonno fra gli adolescenti che utilizzano le tecnologie di comunicazione mobile a tarda notte: con l’espansione dei telefoni mobili nei mercati emergenti il problema potrebbe presto interessare anche i Paesi in via di sviluppo. Le analisi sono contenute nel rapporto The Heart of the Matter, sviluppato dall’Intelligence Unit del settimanale britannico The Economist.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Rapporti sessuali senza precauzioni: in aumento le giovanissime incinte

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADRE BAMBINA AMOREOltre quattro ragazze su dieci, tra le under 25, non utilizza metodi contraccettivi (e nessun tipo di protezione) quando sceglie di fare l’amore per la prima volta. Rispetto ad un’analoga ricerca dl 2010 si registra un +5% di giovanissime che affrontano il sesso senza precauzioni. Sono i dati raccolti nel 2013 dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia illustrati a Napoli durante il Congresso nazionale dei ginecologi italiani

La prima fonte di informazioni sulla contraccezione sono le amiche (76%), seguite dalla mamma (37%) ma è alta la percentuale di chi decide da sola (34%). Nel nostro paese la contraccezione ormonale è utilizzata solo dal 16,2% della popolazione, un dato molto basso. Il numero delle maternità tra le minorenni superano le seimila l’anno. Diecimila minorenni all’anno restano incinte e il 57% di loro decide di interrompere la gravidanza. Nella maggior parte dei casi si tratta di un “incidente” dovuto, appunto, alla non consapevolezza dell’importanza della scelta della maternità.

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Se usi troppo lo smartphone rischi la demenza digitale

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE SOCIAL TECNOLOGIA TABLET CELLULARE TELEFONINO TELEFONO (5)La demenza digitale, così è stata chiamata questa nuova “condizione”, si verifica quando il paziente usa troppo lo smartphone, soprattutto se il soggetto è un bambino: è quanto emerso da ricerche condotte dal Centro Brain Balance a Seoul, in Corea Del Sud. E se pensate che sia un argomento su cui sorridere vi voglio ricordare che la Corea Del Sud è lo stato dove sono nati colossi come Samsung ed Lg, e di smartphone (e di malattie correlate all’uso intensivo degli stessi) se ne intendono molto più della giovane Europa o dei giovanissimi Stati Uniti. Tornando allo studio, il risultato della ricerca suggerisce che chi utilizza eccessivamente lo smartphone può avvertire gli stessi sintomi e la perdita di capacità cognitive osservate nei pazienti con altre forme di demenza, quando l’uso di tale strumento diventa cronico, fatto che non ci deve affatto meravigliare visto che si sta sempre più diffondendo una condizione di “dipendenza da smartphone“.

Squilibrio tra lato sinistro e lato destro del cervello

Il dottor Byun Gi-won spiega: l’uso estensivo di smartphone può creare uno squilibrio nel cervello perché determina una attivazione maggiore sul lato sinistro, quello deputato al linguaggio, il ragionamento e la logica. La parte destra del cervello controlla la creatività, la concentrazione, e l’emozione. Il conseguente squilibrio neurologico potrebbe portare a un deterioramento delle capacità cognitive. Sintomi di demenza digitale possono includere la perdita di memoria e di attenzione. Inoltre, può essere influenzata la regolazione delle emozioni.

I bambini rischiano di più

I bambini con il cervello in formazione non completamente sviluppato, si trovano ad affrontare il più alto rischio d’influenza negativa. Se il lato sinistro del cervello sviluppa normalmente e il lato destro si ferma, lo squilibrio può portare a seri problemi cognitivi».
Il The Telegraph riporta che quasi il 20 per cento degli utenti di smartphone è di età compresa tra i dieci e diciannove anni, il quindici per cento di loro è a rischio di sviluppare la demenza digitale. Gli smartphone sono stati accusati di creare dipendenza, declino nell’interazione sociale faccia a faccia e perfino il cancro. La demenza digitale è l’ultima di una serie di crescenti preoccupazioni, gli esperti spiegano che la demenza digitale è un “esordio precoce” della diagnosi più critica.

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Il sesso orale provoca cancro alla gola

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SESSO SESSUALITA RAPPORTO SESSUALE ATTRAZIONE DONNA UOMO ORGASMO ECCITAZIONE AMORE COPPIAI dati sulla diffusione e la mortalità dei tumori nella popolazione ci dicono che l’andamento per alcuni tipi di cancro fa ben sperare per il futuro: l’incidenza di molti tumori comuni, come quello del colon, della prostata, dei polmoni, è infatti in calo. Ma non tutti i tumori sono purtroppo in diminuzione: aumentano i casi, soprattutto tra gli uomini, di tumore orofaringeo, che colpisce cioè il palato molle, la base della lingua, l’arco delle tonsille e la parte posteriore della gola. E gli scienziati si interrogano su quale sia il ruolo del sesso orale nella diffusione di queste neoplasie.

Papilloma virus e cancro

I due maggiori fattori di rischio per i tumori orofaringei sono il fumo e l’alcol. Ma mentre altri tipi di tumori che colpiscono zone molto vicine, come la laringe e le corde vocali, stanno diminuendo negli Stati Uniti, dove il fumo è in netto calo da anni, il cancro dell’orofaringe è in aumento. La colpa è delle infezioni da HPV (papilloma virus), un virus sessualmente trasmesso che, soprattutto nel suo tipo 16, è in grado di causare l’insorgenza del cancro nei tessuti colpiti.
La ricerca più recente, che ha cercato di stabilire la diffusione del virus e il suo legame con il carcinoma orofaringeo a cellule squamose, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Jama e porta la firma di Maura Gillison, oncologa dell’Ohio State University. Intervistata dal magazine americano The Atlantic , Gillison ha spiegato che non deve stupire l’età spesso avanzata di alcuni dei pazienti diagnosticati, perché il periodo di latenza tra l’iniziale infezione e l’insorgenza del tumore può essere anche molto lungo.

Leggi anche: In un rapporto orale dove va a finire e cosa accade allo sperma ingoiato? Può dare problemi alla salute? Posso rimanere incinta?

Maggior numero di partner, maggior rischio

Nelle sue ricerche passate Gillison aveva stabilito che le persone che hanno avuto più partner sessuali, (comprendendo sia il sesso vaginale che il sesso orale) nel corso della loro vita hanno un rischio maggiore di sviluppare un tumore dell’orofaringe, e che l’infezione da HPV 16 è correlata a questo tipo di cancro. Ma quanto è diffuso il virus nella popolazione generale, e quindi quanto alto il rischio? Il suo nuovo studio ha preso in esame 5.579 uomini e donne di età compresa tra 14 e 69 anni, attingendo a soggetti che erano già stati reclutati per il National Health and Nutrition Examination Survey, e ha chiesto loro di raccogliere un campione di saliva. Il virus è stato poi ricercato nelle cellule orali presenti nella saliva, e trovato nel 7% dei campioni, con una forte prevalenza nelle fasce di età comprese tra 30 e 34 anni e tra 60 e 64, e tra gli uomini (10 per cento contro il 3,6 per cento delle donne). La ricerca conferma inoltre il legame direttamente proporzionale tra numero di partner sessuali e probabilità di infezione.

In Italia si è registrato un aumento dell’incidenza di tumori all’orofaringe: a cosa è dovuto?

Questo tipo di tumori in realtà è incluso nella categoria più generale dei tumori delle vie aerodigestive superiori, non ci sono dati specifici per queste sedi per l’Italia. Abbiamo però dati europei in cui è incluso anche il nostro paese, che fanno riferimento agli anni dal 1988 al 2002, in cui è evidente che questi tipi di tumore HPV correlati hanno un’incidenza in crescita rispetto a altri tumori non correlati al papilloma virus.

E’ il sesso orale il responsabile di questo incremento dei casi di tumore legati all’HPV?

Non solo rapporti orali, ma avere più partner, in particolare aver avuto oltre 20 partner sessuali, aumenta il rischio. La trasmissione del virus attraverso il sesso orale è comunque la via più accreditata. Gli uomini sono più soggetti a contrarre l’infezione a livello orale, si suppone perché è più diffusa la pratica del sesso orale da parte dell’uomo sulla donna che non viceversa. Il cambiamento nei costumi sessuali negli ultimi 20 anni si riflette nell’andamento dell’incidenza di questa malattia.

Quali sono gli altri responsabili?

Altri responsabili dell’infezione orale sono il fumo di tabacco, che causa un’irritazione cronica della mucosa che altera le difese immunitarie della zona, il fumo di marijuana e l’assunzione di alcol. Questi fattori contribuiscono alla persistenza dell’infezione del virus a livello orale.

Leggi anche: HIV: dopo quanto si manifestano i sintomi? I 4 stadi dell’infezione

Contrarre il virus è cosa abbastanza comune?

Possiamo entrare in contatto durante la nostra vita con diversi papilloma virus ma la maggior parte viene eliminata dalle nostre difese immunitarie. Non sappiamo ancora quali sono i co-fattori fondamentali e perché in alcuni individui questo virus invece di essere clearato (eliminato n.d.r.) dà origine alla malattia. Il ruolo del sistema immunitario è senz’altro centrale, tanto è vero che nei soggetti HIV positivi l’incidenza dell’infezione orale da HPV è doppia rispetto alla popolazione generale.

Devono preoccupare i risultati della ricerca di Gillison?

Dall’HPV al tumore la strada è lunga, non sappiamo chi è più predisposto a svilupparlo. Molti di quelli che rientrano nel 7% in cui si è riscontrata la presenza di HPV elimineranno il virus. E quel che più conta è che i tumori dell’orofaringe sono correlati all’HPV di tipo 16. Il 7% individuato da Gillison è quello di tutti i papillomi. L’incidenza del tipo 16 è pari a circa l’1-2% del totale. Insomma solo una minima parte di tutte le infezioni HPV a livello orale è più frequentemente correlata al tumore.

Il vaccino può proteggere?

Esistono dati pubblicati che dicono che il vaccino protegge dal rischio di tumori dovuti all’HPV anche in sedi diverse dalla cervice ma per l’orofaringe non ci sono dati. Di sicuro si sta pensando di estendere la vaccinazione anche ai maschi.

Cosa si può fare per proteggersi dal rischio di infezione?

Le cose che dovremmo fare sempre: non fumare, non bere alcolici, e avere rapporti sessuali protetti, specie se non si conosce il partner.

In che direzione punta la ricerca?

La sfida principale è capire il processo di carcinogenesi. Individuare il percorso che porta dal contrarre l’infezione allo sviluppo del tumore. Dobbiamo capire perché in alcuni individui il virus non venga eliminato per poter poi efficacemente prevenire lo sviluppo della malattia tumorale. Non è un caso comunque che l’HPV 16 sia il genotipo più mutante e quindi il più subdolo, che perciò sfugge al sistema immunitario.

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Viviamo più a lungo ma siamo meno sani

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO ANZIANO VECCHIO NONNI MANI RUGOSEUna vita più lunga, ma meno sana di quella dei nonni e dei bisnonni: è quanto aspetta le generazioni più giovani secondo un ampio studio epidemiologico Continua a leggere

Tabagismo in aumento tra i giovanissimi: un 15enne su quattro fuma abitualmente

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FUMA SIGARETTA NICOTINA TABAGISMO TOSSICODIPENDENZALa sigaretta continua ad essere un vizio molto diffuso tra i giovani. Anche tra i minorenni. In Emilia-Romagna fuma il 23% dei 15enni, il 6% dei 13enni e addirittura l’1% degli 11enni.

Tra i ragazzi, la percentuale di chi fuma ogni giorno è in crescita: dello 0,2% negli 11enni; dello 0,8% nei 13enni; del 10% nei 15enni. A loro si aggiungono i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, dei quali fuma il 31%, e i giovani tra i 24-35enni (35% di fumatori), la fascia d’età in cui la sigaretta è più frequente. A dirlo sono i dati raccolti nel periodo 2009-2012 dal sistema di sorveglianza “Passi” (Politiche delle aziende sanitarie per la salute in Italia). Nei quattro anni presi in esame, sono state realizzate in Emilia-Romagna più di 13.800 interviste (oltre 150.000 a livello nazionale). E dalle risposte emerge che in regione fuma il 29% degli emiliano-romagnoli tra i 18 e i 69 anni, circa 873.000 persone. Il 22%, invece, è un ex fumatore mentre il 49% degli intervistati non ha mai fumato.

Il fumo di sigaretta, si legge nel report Passi Emilia-Romagna «è più diffuso tra gli adulti con molte difficoltà economiche (il 43%) e con bassi livelli di istruzione (il 60% di chi non ha titoli o ha solo quelli di scuola media o elementare). Tra i fumatori adulti, il 2% è occasionale (meno di una sigaretta al giorno), mentre il 27% è un forte fumatore (20 sigarette o più al giorno)». Più in generale, a livello statistico, «l’abitudine al fumo di sigaretta si conferma maggiore nelle classi d’età più giovani, negli uomini (32% contro il 26% delle donne), nelle persone con un basso livello d’istruzione, in quelle con molte difficoltà economiche e in quelle con cittadinanza italiana o provenienti da altri Paesi a sviluppo avanzato». Dal report “Passi”, la percentuale di fumatori in Emilia-Romagna appare nel complesso stabile nel periodo 2007-2012. In particolare «la mancata diminuzione negli ultra 50enni è legata alla componente femminile, nella quale si evidenzia una minor propensione a smettere di fumare». Il 39% dei fumatori ha dichiarato di aver provato a smettere di fumare negli ultimi 12 mesi (circa 349.000 persone). La maggior parte di loro ha però ripreso a fumare (82%), mentre l’11% non fuma più da meno di sei mesi.

Chi è riuscito ad abbandonare la sigaretta è solo il 7% e quasi tutti spiegano di esserci riusciti da soli. Chi si è aiutato con farmaci o cerotti è appena l’1%, ancora meno chi si è rivolto a corsi organizzati dalle Ausl. Arduo smettere di fumare anche per chi soffre di patologie croniche: continua ad accendere sigarette circa un quarto di chi soffre di cuore, diabete o è malato di tumore, circa un terzo di chi ha patologie respiratorie croniche. Nel report si stima anche che circa il 42% degli intervistati non fumatori sia esposto anche solo occasionalmente al fumo passivo: per il 15% si stima che l’esposizione avvenga con alta frequenza.

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In forte aumento il numero di minorenni che fuma la sigaretta elettronica

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SIGARETTA ELETTRONICA FUMARE NICOTINA FUMO SMETTEREIl fumo elettronico è un fenomeno consistente anche Oltreoceano, soprattutto fra i giovani. La quota di studenti delle scuole medie e superiori che utilizzano le ‘e-cig’ risulta raddoppiata nel 2012 rispetto all’anno precedente, mostrano i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc): per esempio, uno studente su 10 delle scuole superiori ha dichiarato di aver provato la ‘e-cig’ durante l’anno precedente, mentre nel 2011 era uno a 20.

Circa il 3% dei ragazzi ha dichiarato di aver utilizzato una sigaretta elettronica negli ultimi 30 giorni. In totale, 1,8 milioni di studenti delle scuole medie e superiori ha ammesso di aver ‘svapato’ nel 2012. “E’ un fenomeno che sta prendendo davvero piede fra i giovani”, evidenzia Thomas Frieden, direttore dei Cdc.

Una delle maggiori preoccupazioni tra i funzionari della sanità americana è che le ‘e-cig’ diventino un cancello d’entrata per il fumo ‘vero’ tra giovani che altrimenti non avrebbero mai provato le sigarette. Ma l’indagine ha rilevato che la maggior parte degli studenti che avevano sperimentato la sigarette elettronica, aveva anche fumato sigarette tradizionali. Eppure, uno studente delle scuole medie su 5 non aveva mai acceso una sigaretta normale, così come il 7% dei ragazzi delle superiori. Sempre secondo i dati dei Cdc, il 6% degli adulti nel 2011 aveva provato una ‘e-cig’, una percentuale doppia rispetto al 2010. Per il 2012 i numeri non sono ancora disponibili ma lo saranno a breve.

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Infezioni sessuali in aumento tra i minorenni italiani

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COPPIA AMORE SESSO RAPPORTO INNAMORATIMalattie sessualmente trasmissibili sempre più diffuse, specie tra i giovani. In Italia il 3% dei ragazzi e il 5% delle ragazze sotto i 25 anni hanno già contratto un’infezione di tipo sessuale. In particolare, 400 di loro ogni anno si infettano con Hiv e i casi di condilomatosi tra maschi e femmine dai 14 ai 19 anni sono triplicati dal 2004 al 2009. A far luce sull’entità di un fenomeno diffuso e spesso poco considerato, è il direttore del centro operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, Barbara Suligoi.

Aumenta il rischio di sterilità

Il problema non è solo italiano. Ogni anno nel mondo, 111 milioni di giovani sotto i 25 anni si ammalano di infezioni sessuali di tipo batterico, e «si presume che contando anche quelle virali, la cifra possa triplicare». Infezioni che facilitano l’insorgenza di malattie dell’apparato riproduttivo e sono causa principale di sterilità. Per esempio l’infezione da Chlamydia, «prima causa di sterilità se non trattata con antibiotici, riguarda ben l’8,3% delle under 19 in Italia», spiega Suligoi. Altissimi anche i numeri relativi alla diffusione dell’Hpv, cui sono correlati, ogni anno in Europa, 700mila casi di condilomi e carcinomi. E i tumori dovuti al virus Hpv non sono solo un problema femminile, colpiscono in Europa 32mila donne e oltre 15mila uomini.

Vaccino 

Numeri bipartisan anche per l’Italia, dove il 10% delle donne e il 60% degli uomini ha contratto il virus dell’Hpv. Ma il picco più alto, il 25%, è tra le giovanissime sotto i 20 anni. «Cifre rilevanti che suggeriscono l’opportunità di vaccinare anche i maschi per limitare in modo importante la diffusione del virus», conclude Suligoi. Il vaccino, conclude l’esperta, riguarda invece solo le ragazze dodicenni, e «in questa fascia interessata, la copertura si aggira intorno al 56-60% e varia molto da regione a regione».

FONTE ANSA

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