Differenza tra massaggio drenante e massaggio linfodrenante

MEDICINA ONLINE DRENAGGIO LINFA LINFODRENAGGIO MASSAGGIO LINFODRENANTE MANUALE MECCANICO PRESSOTERAPIA GAMBALE MACCHINARIO ESTETICA VASI GAMBE CELLULITE GRASSO PEDANA VIBRANTEEsistono differenze tra massaggio drenante e massaggio linfodrenante? Salvo non specificato altrimenti dal medico, fisioterapista o estetista che esegue il trattamento, le due denominazioni indicano la stessa identica tecnica, cioè il drenaggio linfatico di una o più zone del corpo tramite un massaggio manuale di vario tipo.

Con “linfodrenaggio” si indica appunto un drenaggio (uno spostamento, per intenderci) della linfa dalla periferia al centro del corpo, con il principale scopo di rimetterla in circolo ed evitare che si accumuli, ciò per ridurre gli edemi periferici, migliorare la circolazione sanguigna/linfatica e migliorare l’ossigenazione dei tessuti.

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Differenza tra pressoterapia e cavitazione: quale preferire?

MEDICINA ONLINE DRENAGGIO LINFA LINFODRENAGGIO MASSAGGIO LINFODRENANTE MANUALE MECCANICO PRESSOTERAPIA GAMBALE MACCHINARIO ESTETICA VASI GAMBE CELLULITE GRASSO PEDANA VIBRANTEPressoterapia

La pressoterapia è un trattamento non invasivo che ha il fine di drenare (spostare, semplificando) il liquido linfatico dalla periferia al centro del corpo, con il principale scopo di rimetterla in circolo ed evitare che si accumuli, ciò per ridurre gli edemi periferici, migliorare la circolazione sanguigna/linfatica e migliorare l’ossigenazione dei tessuti. Tale drenaggio viene effettuato da una serie di gambali (o bracciali, se viene usata sulle braccia) che si gonfiano e si sgonfiano in modo coordinato e ritmico in modo da spingere la linfa in una data direzione, esattamente come fanno le mani dell’operatore durante un drenaggio linfatico manuale, quello che comunemente viene chiamato “massaggio linfodrenante”. Lo scopo principale della pressoterapia è quello di migliorare la circolazione e ridurre gli accumuli di liquidi che si formano tipicamente negli arti inferiori: ciò può favorire un lieve miglioramento della cellulite nelle sue fasi iniziali. Ciascun trattamento dura circa 20/30 minuti (ma il tempo varia in funzione della zona da trattare). Il sollievo determinato dall’azione drenante della pressoterapia sono avvertiti già al termine della prima seduta. I risultati “estetici” diventano macroscopici generalmente dalla quarta/quinta seduta – normalmente un ciclo di pressoterapia varia da 8 a 12. Il prezzo a seduta è generalmente molto più basso rispetto ad una cavitazione. La pressoterapia può essere effettuata sia dai medici che dalle estetiste.

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Cavitazione

La cavitazione è un trattamento completamente diverso dalla pressoterapia, non invasivo (pur essendo però più invasivo rispetto alla pressoterapia) finalizzato a ridurre lo spessore delle adiposità localizzate presenti in qualsiasi parte del corpo (come glutei, fianchi, pancia, braccia) attraverso l’utilizzo di ultrasuoni a bassa frequenza. Mediante tale tecnica, semplificando, gli ultrasuoni fanno “esplodere” gli adipociti, i quali rilasciano i grassi che contengono. Tali grassi vengono poi raccolti dal sistema linfatico che li convoglia al sistema sanguigno e quindi ai reni ed espulsi con l’urina. Ciascun trattamento dura circa 20 minuti (ma il tempo varia in funzione della zona da trattare) ed è importante, una volta finita la seduta, bere molta acqua ed effettuare un massaggio linfodrenante, per favorire l’azione della circolazione linfatica che dovrà trasportare i grassi cavitati, in direzione del circolo sanguigno. I primi risultati sono già visibili dalla prima seduta, ma diventano macroscopici generalmente dalla terza seduta – normalmente un ciclo di cavitazione varia da 8 a 12. Il prezzo a seduta è generalmente molto più alto rispetto ad una pressoterapia, anche perché una seduta di cavitazione solitamente comprende anche un massaggio linfodrenante. La cavitazione estetica (con frequenze al di sopra degli 80 kHz, le meno efficaci) può essere effettuata da una estetista, mentre la cavitazione medica (con frequenze al di sotto degli 80 kHz, le più efficaci) può essere effettuata per legge solo dai medici.

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Quale delle due tecniche fa per me?

La pressoterapia ha tali vantaggi principali rispetto alla cavitazione:

  • minore invasività;
  • meno operatore-dipendente;
  • minore prezzo;
  • maggior senso di sollievo (le gambe appaiono subito meno pesanti);
  • più indicata per stasi ed accumuli di liquido, specie agli arti inferiori.

La pressoterapia ha tali svantaggi principali rispetto alla cavitazione:

  • maggiori sedute richieste;
  • risultati raggiunti più lentamente;
  • minore efficacia su cellulite, specie su quella in stadi avanzati;
  • minore efficacia su accumuli di grasso.

La cavitazione MEDICA ha tali vantaggi principali rispetto alla pressoterapia:

  • minori sedute richieste;
  • risultati raggiunti più rapidamente;
  • maggiore efficacia su cellulite, specie su quella in stadi avanzati;
  • maggiore efficacia su accumuli di grasso.

La cavitazione MEDICA ha tali svantaggi principali rispetto alla pressoterapia:

  • maggior costo;
  • più operatore-dipendente;
  • maggiore invasività (si sente un seppur lieve dolore, con potenze elevate e frequenze al di sotto dei 30 kHz);
  • minore efficacia su stasi ed accumuli di liquido.

Semplificando:

Se avete le gambe gonfie, ritenzione idrica e stasi circolatoria, preferite la pressoterapia.

Se avete invece accumuli adiposi circoscritti e cellulite, preferite la cavitazione MEDICA con massaggio linfodrenante finale (eventualmente in associazione con la mesoterapia).

Nulla vieta di eseguire entrambi i trattamenti.

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Linfodrenaggio manuale con metodo Vodder e Leduc: controindicazioni e tecniche

MEDICINA ONLINE DRENAGGIO LINFA LINFODRENAGGIO MASSAGGIO LINFODRENANTE MANUALE MECCANICO PRESSOTERAPIA GAMBALE MACCHINARIO ESTETICA VASI GAMBE CELLULITE GRASSO PEDANA VIBRANTEDurante gli anni Trenta, Emil Vodder, un fisioterapista danese, diede vita al metodo di linfodrenaggio che porta il suo nome e che si basa sullo studio del sistema linfatico. Il metodo Vodder ebbe un enorme successo nell’ambito estetico tanto da essere considerato un metodo rivoluzionario per il trattamento della pelle. Inoltre ebbe anche il riconoscimento ufficiale da parte di importanti Società Scientifiche di Flebolinfologia. Il dottor Vodder ebbe numerosi collaboratori, tra cui i coniugi Wittlinger, i quali fondarono la Dr. Vodder Schule a Walcshsee (Austria) e dove si impegnarono a diffondere i contenuti originali del metodo Vodder. Il massaggio drenante linfatico manuale con metodo Vodder è una tecnica di massaggio che si distingue per la sua specifica manualità. Se il massaggio viene eseguito correttamente dimostra i suoi risultati a livello dei tessuti superficiali senza andare a toccare i muscoli.

Per quale motivo si pratica la tecnica Vodder?

La tecnica manuale di Vodder ha come obiettivo la stimolazione dello scorrimento meccanico della linfa nella direzione del flusso dei vasi ematici allontanando i liquidi in eccesso, con il principale scopo di ridurre gli edemi periferici, migliorare la circolazione sanguigna/linfatica e migliorare l’ossigenzaione dei tessuti.

Come viene eseguito?

Il metodo Vodder viene eseguito facendo una manipolazione dei tessuti con delle leggere pressioni circolari e ovali. Deve esserci una delicatezza nei movimenti per non provocare danni ai capillari sanguigni e linfatici. La manipolazione della pelle deve essere indolore e non deve cagionare arrossamenti.

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Le controindicazioni del metodo Vodder

Il metodo Vodder presenta delle controindicazioni che potrebbero peggiorare o complicare eventuali patologie in atto, quali ad esempio :

  • infiammazioni acute;
  • tumori maligni (cancro);
  • infezioni;
  • allergie;
  • insufficienza venosa grave;
  • trombosi venosa profonda, tromboflebiti;
  • edemi degli arti provocato da un’insufficienza cardiaca;
  • insufficienza cardiaca;
  • bronchiti acute;
  • malfunzionamenti renali o epatici.

In alcuni casi il metodo può essere utilizzato con dovuti accorgimenti e precauzioni. Come ad esempio :

  • tumori maligni trattati;
  • gravidanza;
  • asma;
  • distonie neurovegetative;
  • disturbi funzionali della ghiandola tiroide, ipertiroidismo;
  • ipotensione;
  • infiammazioni croniche.

Le origini del linfodrenaggio o drenaggio linfatico: cosa va a stimolare?

Il linfodrenaggio ( chiamato anche drenaggio linfatico) è un insieme di tecniche manuali che aiuta il drenaggio della linfa all’interno dei vasi linfatici. Il linfodrenaggio viene utilizzato sopratutto nel trattamento degli edemi, che sono provocati dall’accumulo eccessivo di liquido interstiziale. Le cause di questo accumulo possono essere le più svariate e non sempre il linfodrenaggio viene utilizzato come soluzione. Il massaggio linfodrenanate va a stimolare la parte superficiale della cute senza andare a toccare le fasce muscolari. Le origini del linfodrenaggio sono antichissime, ma in occidente questa tecnica è stata ripresa da Alexander Winiwarter, chirurgo austriaco vissuto a cavallo tra i secoli XIX e XX. Le sue teorie si distinguono per queste particolari caratteristiche:

  • massaggio leggero con direzione da prossimale a distale;
  • compressione;
  • elevazione delle estremità al fine di favorire il deflusso linfatico.

Il metodo di Winiwarter diversi anni più tardi venne approfondito da Emil Vodder, il quale ebbe un grande ruolo per la diffusione e la notorietà del linfodrenaggio.

Il linfodrenaggio viene eseguito facendo dei “sfioramenti” in modo da non recare danno alle strutture dei capillari sanguigni e linfatici. È fondamentale una conoscenza dell’anatomia dell’apparato linfatico per poter effettuare correttamente le manovre nelle varie strutture all’interno del corpo. I movimenti non devono mai partire dalla periferia e arrivare verso il centro perché questo potrebbe danneggiare la zona trattata. Le manovre, che generalmente sono tre ( appoggio, spinta, rilassamento), devono essere effettuate spingendo la linfa verso gli sbocchi naturali. Questi movimenti richiedono molta lentezza.

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Ecco le tecniche del linfodrenaggio manuale: metodo Vodder e metodo Leduc

Esistono diverse scuole di linfodrenaggio. Le più conosciute sono la “scuola Vodder” e la “scuola Leduc”. La scuola Vodder nasce grazie alle teorie di Emil Vodder. Venne presentata per la prima volta a Parigi nel 1936. Emil Vodder era un dottore in filosofia, nato a Copenaghen nel 1896 e poi si era trasferito in Francia a Cannes dove svolgeva l’attività di fisioterapista. Insieme alla collaborazione della moglie Estrid creò il suo metodo, il quale venne accolto con grande entusiasmo nel campo estetico. Emil Vodder non era un medico e per questa ragione la classe medica non gli diede mai il supporto e l’approvazione necessaria.

La scuola Leduc nasce sucessivamente a quella di Vodder. Entrambe si basano sugli stessi principi ma si distinguono per la tipologia dei movimenti.

Il metodo Vodder prevede:

  • movimenti a cerchi fermi
  • movimenti a pompaggio
  • movimenti erogatori
  • movimenti rotatori

La prima fase inizia premendo con le dita sulla cute della persona e disegnando cerchi a spirale sempre più grandi. La direzione del movimento circolatorio dipende dal deflusso linfatico. Nei movimenti a pompaggio la direzione è rivolta verso il basso e le dita della mano che devono essere ben tese disegnano curve in senso ovale, mentre non si utilizzano i polpastrelli. Nei movimenti erogatori si disegnano forme a spirale ruotando il polso. Invece nei movimenti rotatori il polso viene alzato ed abbassato; allo stesso tempo appoggiando la mano sulla cute si esegue un movimento rotatorio a forma di spirale; questa tecnica viene eseguita durante la fase pressoria.

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Linfodrenaggio Leduc: su quali manovre si basa questo metodo

Il linfodrenaggio Leduc si basa su un più ristretto numero di manovre mentre le tecniche di applicazione cambiano in dipendenza del disturbo oggetto del trattamento. È necessario procedere ad un bendaggio di tipo non compressivo degli arti edematosi, partendo dalla periferia verso il centro. Due sono le manovre principali della tecnica Leduc: la manovra di richiamo e quella di riassorbimento.

La prima prevede lo svuotamento dei collettori di evacuazione ubicati a valle della zona che deve essere drenata mentre lo scopo della seconda manovra è consentire l’eliminazione delle proteine: ciò si ottiene lavorando sulle zone infiltrate con lo scopo di far penetrare i liquidi nei vasi linfatici superficiali; in questo modo la linfa viene condotta in direzione dei collettori.

Nella tecnica del linfodrenaggio è importante seguire tre principi fondamentali:

  • iniziare il trattamento dalla zona prossimale in modo da svuotare questa prima di quella distale ed affinché i liquidi di quest’ultima trovino lo spazio necessario nel momento della loro fuoriuscita.
  • Alla fine del trattamento non ci devono essere arrossamenti a livello della cute trattata
  • il linfodrenaggio non deve causare dolore.

Per eseguire in maniera corretta la tecnica del linfodrenaggio sono necessarie manualità ed esperienza. Infatti tutti i movimenti devono essere condotti nella stessa direzione dei flussi linfatici e la pressione dei movimenti esercitati sulla cute deve essere tale da non causare al paziente dolori; in questo modo alla fine della seduta terapeutica non dovrebbero presentarsi episodi di arrossamento della pelle. Inoltre è utile che il terapista adotti alcune precauzioni quali, ad esempio, mantenere una idonea temperatura confortevole dell’ambiente e delle proprie mani.

È importante che la muscolatura del soggetto sia rilassata e che tutte le zone oggetto del linfodrenaggio siano accuratamente protette. Ogni seduta inizia con movimenti pressori effettuati dall’operatore via via crescenti e si conclude con una pausa di riposo di almeno quindici minuti. Bisogna evitare di usare creme ed oli ed anzi è necessario mantenere il contatto diretto con la pelle del soggetto senza intermediazioni. In questo modo si agevola la spinta dei liquidi ristagnanti attraverso l’attrito esercitato con le mani, cosa che risulterebbe non possibile in presenza di oli che renderebbero i movimenti eccessivamente scivolosi. Tramite un movimento pressorio delle mani idoneo alle condizioni del paziente si previene il passaggio dei liquidi linfatici dalla zona tessutale ai vasi ematici ed altresì si favorisce il corretto drenaggio degli stessi.

Applicazione del linfodrenaggio in estetica

Diversi sono i campi di applicazione del linfodrenaggio nell’ambito dell’estetica; a seguito di interventi di liposuzione o di liposcultura e soprattutto nella soluzione di uno dei problemi di inestetismo che assillano maggiormente le donne e cioè la cellulite. In realtà quest’ultimo problema ha una eziologia di natura tale che pensare di poterlo risolvere con un semplice massaggio drenante è sicuramente illusorio.

Il linfodrenaggio nel caso del trattamento della cellulite è più che altro un palliativo a cui si ricorre prescindendo dal proprio stile di vita; e questo è un errore in cui cadono molte donne che il più delle volte godono di benefici di poca durata e comunque molto onerosi. Sarebbe invece auspicabile affiancare queste tecniche estetiche ad una strategia di miglioramento del proprio stile di vita.

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Differenza tra pressoterapia e radiofrequenza: quale preferire?

MEDICINA ONLINE DRENAGGIO LINFA LINFODRENAGGIO MASSAGGIO LINFODRENANTE MANUALE MECCANICO PRESSOTERAPIA GAMBALE MACCHINARIO ESTETICA VASI GAMBE CELLULITE GRASSO PEDANA VIBRANTEPressoterapia

La pressoterapia è un trattamento non invasivo che ha il fine di drenare (spostare, semplificando) il liquido linfatico dalla periferia al centro del corpo, con il principale scopo di rimetterla in circolo ed evitare che si accumuli, ciò per ridurre gli edemi periferici, migliorare la circolazione sanguigna/linfatica e migliorare l’ossigenazione dei tessuti. Tale drenaggio viene effettuato da una serie di gambali (o bracciali, se viene usata sulle braccia) che si gonfiano e si sgonfiano in modo coordinato e ritmico in modo da spingere la linfa in una data direzione, esattamente come fanno le mani dell’operatore durante un drenaggio linfatico manuale, quello che comunemente viene chiamato “massaggio linfodrenante”. Lo scopo principale della pressoterapia è quello di migliorare la circolazione e ridurre gli accumuli di liquidi che si formano tipicamente negli arti inferiori: ciò può favorire un lieve miglioramento della cellulite nelle sue fasi iniziali. Ciascun trattamento dura circa 20/30 minuti (ma il tempo varia in funzione della zona da trattare). Il sollievo determinato dall’azione drenante della pressoterapia sono avvertiti già al termine della prima seduta. I risultati “estetici” diventano macroscopici generalmente dalla quarta/quinta seduta – normalmente un ciclo di pressoterapia varia da 8 a 12. Il prezzo a seduta è generalmente molto più basso rispetto ad una cavitazione. La pressoterapia può essere effettuata sia dai medici che dalle estetiste.

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Radiofrequenza

La radiofrequenza è un innovativo trattamento di medicina estetica che si basa sul principio della cessione di calore. È una procedura di rimodellamento semplice e veloce, non invasivo e indolore: grazie ad una manopola particolare vengono trasmesse onde elettromagnetiche sul tessuto da trattare, che restituiscono una sensazione di calore al paziente. L’effetto principale di tali onde è quello di favorire l’afflusso sanguigno e stimolare la formazione di nuovo collagene, con l’effetto di rendere la cute più tesa, vitale e compatta, per tale motivo la radiofrequenza è molto usata per lassità cutanee e rughe, ma migliora anche la cellulite, specie negli stadi iniziali e medi. La radiofrequenza è uno strumento innocuo, ma solo se usato da mani capaci! Nel caso opposto si possono verificare dei danni ai tessuti. Proprio per questo motivo il Ministero della Salute ha vietato per legge alle estetiste di effettuare trattamenti di radiofrequenza ad alta potenza (oltre i 50 W e frequenza di uscita a 0,3 MHz), permettendo loro solo l’uso di strumenti a bassa potenza (massimo 50 W e 0,4 MHz). Tali strumenti a bassa potenza, usati dalle estetiste, hanno un effetto minore rispetto a quello che per legge può usare solo il medico. Le sedute di radiofrequenza durano generalmente 20/30 minuti ed un protocollo completo consta di circa 8/10 sedute, ma questi numeri sono indicativi perché molto dipende dalla situazione estetica di partenza e dalla zona da trattare.

Per approfondire, leggi anche:

Quale delle due tecniche fa per me?

La pressoterapia ha tali vantaggi principali rispetto alla radiofrequenza:

  • minore prezzo;
  • meno operatore-dipendente;
  • maggior senso di sollievo (le gambe appaiono meno pesanti);
  • più indicata per stasi ed accumuli di liquido, specie agli arti inferiori.

La pressoterapia ha tali svantaggi principali rispetto alla radiofrequenza:

  • minore efficacia su cellulite, specie su quella in stadi avanzati;
  • minore efficacia su accumuli di grasso.

La radiofrequenza ha tali vantaggi principali rispetto alla pressoterapia:

  • risultati generalmente più rapidi;
  • maggiore efficacia su cellulite;
  • decisamente maggiore efficacia su rughe, lassità cutanee ed invecchiamento cutaneo.

La radiofrequenza ha tali svantaggi principali rispetto alla pressoterapia:

  • maggior costo;
  • più operatore-dipendente;
  • maggiore invasività (il calore può essere lievemente fastidioso per alcuni);
  • minore efficacia su stasi ed accumuli di liquido.

Semplificando:

Se avete le gambe gonfie, ritenzione idrica e stasi circolatoria, preferite la pressoterapia.

Se avete invece rughe e lassità, oppure cellulite, allora preferite la radiofrequenza. In caso di rughe/lassità, si può associare anche la mesoterapia; in caso di cellulite si può associare anche pressoterapia e cavitazione MEDICA).

Nulla vieta di eseguire entrambi i trattamenti.

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Peli incarniti: cause, creme, infezione, depilazione e rimedi naturali

MEDICINA ONLINE PELI INCARNITI CAUSE CREME INFEZIONE DEPILAZIONE ZONE RIMEDI PELLE CUTE DOLORE COME RIMUOVERLI.jpgI peli incarniti sono dei peli che, successivamente alla depilazione, ricrescono sottopelle, senza fuoriuscire dall’epidermide. I peli non riescono ad uscire al di fuori dell’epidermide soprattutto per due ragioni: pelle secca o peli ricci. La pelle secca è dura e quindi difficile da rompere per i peli; nel secondo caso, si tratta della tendenza a curvarsi dei peli ricci che quindi non si svilupperanno verticalmente verso l’epidermide.

Conseguenze

Oltre ad essere antiestetici poiché visibili ma inarrivabili per cerette e rasoi, i peli incarniti possono determinare infiammazione (follicolite). Ogni pelo incarnito forma un piccolo brufolo quasi sempre pruriginoso e lievemente doloroso. Questi brufoletti segnalano la presenza di leggere irritazioni, dall’irritazione si passa facilmente all’infezione del follicolo pilifero, con formazione di pus e sangue.
Queste infiammazioni quindi, non solo sono antiestetiche, ma provocano prurito, bruciore, dolore e a volte dopo la guarigione, lasciano piccole ma brutte cicatrici.

Leggi anche: Eliminare i peletti dal viso con rimedi casalinghi e con il laser

Come prevenire i peli incarniti

Di seguito elenchiamo alcune regole per prevenire i peli incariniti:

  • Mantenere la pelle idratata: una pelle idratata e morbida consente al pelo di uscire facilmente.
  • Esfoliare la pelle: l’eliminazione delle cellule morte libera i pori consentendo la fuoriuscita del pelo, me contrastando la formazione di infezioni.
  • Scegliere il sistema di depilazione più adatto alla parte ed alle specifiche esigenze: il sistema di depilazione dovrebbe variare non solo in base alla zona da trattare, ma anche in base alla lunghezza e alla quantità dei peli.
  • Non accostare nella stessa depilazione diversi metodi: è sbagliato applicare creme depilatorie o passare la lametta, su una cute già stressata dallo strappo di ceretta; abbiate cura di aspettare almeno 12 ore prima di reintervenire sulla pelle.
  • Curare l’infezione causata dai peli incarniti prima di effettuare una nuova depilazione: l’utilizzo di rasoi, creme o depilatori su zone infette provoca infatti un aumento dei batteri e della stessa infezione.

Leggi anche: Follicolite da depilazione inguinale ed alle gambe: rimedi naturali

Zone maggiormente interessate

Le parti del corpo più esposte al problema, sono le gambe, la zona bikini e le ascelle per le donne, e la pancia il petto ed il volto per gli uomini.
Per le donne, il problema sembra più diffuso perché sono molteplici le zone da depilare e le modalità di depilazione fai da te, spesso effettuate senza adeguata accortenza e preparazione, che quindi sottopongono zone del corpo delicate, come ascelle e bikini, a continuo stress.
Anche gli uomini sono però soggetti al problema dei peli incarniti a causa dell’uso quotidiano del rasoio per la rasatura della barba che sottopone la pelle ad uno stress continuo nonostante la pelle maschile sia generalmente più spessa e resistente di quella femminile. Il problema della follicolite da barba si verifica soprattutto nei soggetti con pelo molto riccio e talvolta, in casi gravi è necessario evitare la rasatura e farsi crescere la barba. Inoltre i canoni di bellezza attuali impongono un corpo muscoloso e glabro, per cui molti giovanissimi depilano anche altre parti del corpo, soprattutto il torace, con conseguente maggiore possibilità di avere peli incarniti.

Leggi anche: Differenza tra ceretta brasiliana e classica: pro, contro e consigli per farla bene

Quali sono le tecniche di depilazione responsabili dei peli incarniti?

La depilazione quindi, sia che si tratti di parti estese che di zone piccole e delicate, andrebbe sempre effettuata con le opportune cautele. L’ideale sarebbe rivolgersi a centri estetici che effettuano trattamenti delicati e con un adeguata preparazione della pelle; è raro però che si ricorra sistematicamente a questi ultimi, per motivi economici, ma anche di altra natura: fragilità capillare oppure impossibilità o indisponibilità nell’aspettare i tempi necessari tra una ceretta e l’altra, poiché per fare la ceretta c’è bisogno di far crescere i peli ad una lunghezza adatta allo strappo. Quindi molto più comunemente si ricorre a rasoi o creme, pratiche veloci ma sicuramente irritanti per le zone delicate e i maggiori responsabili dei peli incarniti.Vediamo quindi quali sono gli effetti dei diversi metodi depilatori.
Il rasoio è il sistema peggiore in quanto non solo taglia il pelo obliquamente rendendone più difficile la fuoriuscita, ma le lame rimuovono le cellule superficiali rendendo la pelle più delicata e quindi più soggetta ad irritazioni ed infiammazioni.
Le creme depilatorie semplici ed indolori, eliminano i peli grazie a sostanze che indeboliscono la struttura della cheratina. Anche in questo caso però, i peli vengono recisi ma non strappati dal bulbo e quindi si incarniscono più facilmente. Inoltre le sostanze chimiche sono piuttosto irritanti e quindi facilitano le infiammazioni.
Gli epilatori elettrici grazie alle testine rotanti strappano i peli dal follicolo. Se usati correttamente, cioè mantenendolo in posizione verticale e quando i peli sono della giusta lunghezza, non causano peli incarniti in quanto strappano il pelo senza spezzarlo.
La ceretta sembra essere il metodo più adatto per diminuire l’incidenza di peli incarniti, essa infatti, se fatta quando il pelo è abbastanza lungo, lo ingloba tutto nella cera strappandolo con tutto il bulbo. Purtroppo è controindicata per chi soffre di vasodilatazione, soprattutto quella a caldo, così come in generale lo strappo di una qualsiasi ceretta è controindicato per chi soffre di fragilità capillare.

Leggi anche: La differenza tra epilazione e depilazione e le rispettive tecniche

Che fare per evitare la formazione di peli sottopelle?

La prevenzione è il vero rimedio per combattere i peli incarniti: cura della pelle e una corretta depilazione, sono gli unici veri alleati nella lotta ai peli incarniti. La pelle deve essere quindi idratata, morbida e pulita dalle scorie quanto più spesso possibile, per favorire la fuoriuscita del pelo: l’idratazione deve avvenire attraverso l’applicazione di creme ed in generale lozioni a base di olio ed acqua (molto usate sono quelle a base di olio di mandorle), che ammorbidiscono ed umidificano la pelle, prevenendone la secchezza. Bisogna tenere presente inoltre che le fasi immediatamente precedenti e successive alla depilazione sono fondamentali per aiutare la pelle a sopportate lo stress del rasoio o della ceretta, e prevenire peli incarniti: la pelle quindi va ben idratata soprattutto dopo la rasatura. Inoltre è bene proteggere le zone appena depilate evitando indumenti troppo stretti che strofinando sulla pelle possono accentuare l’irritazione.
L’esfoliazione, ovvero l’eliminazione meccanica delle più superficiali cellule morte delle pelle, necessaria per rimuovere ogni ostacolo che ostruisce i pori, può essere attuata in diversi modi:

  • Molto diffuso è l’utilizzo di solito attraverso guanti o spugnette specifiche, che sfregate contro la pelle, portano via le cellule morte, senza però irritare la cute. I guanti esfolianti sono prodotti in vari materiali e venduti sia in farmacia che nei comuni venditori di prodotti per l’estetica ed il benessere. Importante è scegliere dei guanti fatti con estratti naturali, per diminuire l’incidenza di irritazioni ed allergie causati da materiali grezzi, che tendono a procurare abrasioni più che esfoliazioni della pelle.
  • Un altro rimedio simile, è lo scrub, ovvero l’applicazione di lozioni granulate che hanno un simile effetto esfoliante ma sicuramente inferiore rispetto ai guanti; il massaggio effettuato con questi composti granulati ha comunque vari benefici: oltre ad una leggera esfoliazione è utile ad esempio come contributo per la riattivazioni della microcircolazione.

Il metodo preventivo e curativo più usato, resta comunque il guanto esfoliante, utile ad eliminare lo strato superficiale della cute, sia come quotidiana cura preventiva della pelle che come metodo per “liberare” i peli già incarniti.

Leggi anche: Ceretta: quale scegliere? Tecniche a confronto con pro e contro

Trattamenti contro i peli incarniti

Che fare se nonostante tutto i peli non riescono ad uscire dal derma e continuano a crescere sotto pelle creando rossori e infezioni batteriche soprattutto nelle zone più delicate? Ovviamente se l’infezione risulta dolorosa e protratta nel tempo, bisogna rivolgersi al medico per la prescrizione di farmaci, spesso sotto forma di crema, per risolvere il problema. Se infatti i foruncoli non vengono curati e l’epidermide viene ancora stressata con pinzette non disinfettate, e depilazione con rasoi e cerette la situazione si può aggravare sviluppando infezioni ancora più gravi. Quando si è in presenza di peli incarniti quindi si dovrebbe sospendere ogni trattamento di depilazione fino a quando la situazione non si sia completamente ristabilizzata. Se il problema persiste per eliminare i peli superflui si può pensare di ricorrere alla terapia laser per un’epilazione definitiva.

Leggi anche: Depilazione inguine: i metodi più efficaci, indolori e sicuri

Rimedi naturali e fai da te

Nella maggior parte dei casi, però, è possibile eliminare i peli incarniti con rimedi semplici e casalinghi.
Il trattamento più efficace è quello di massaggiare la parte con acqua calda ed oli (mandorla o karitè) in modo da ammorbidire la pelle, aprire i pori e far fuoriuscire il pelo che potrà essere poi estratto con un ago o con una pinzetta sterilizzata.
Un rimedio fai da te per curare l’inestetismo è quello delle cipolle.

Ingredienti:

  • Due grosse cipolle rosse.
  • 1 cucchiaio di olio di oliva.
  • 1 bicchiere di sale grosso da cucina.

Preparazione:

  • Tagliate le cipolle sottilmente e cospargetele interamente di sale.
  • Lasciate macerare le cipolle per oltre due ore e poi unite l’olio.
  • Impastate il tutto e lasciate ancora riposare.
  • Quando il composto sarà omogeneo versatelo in acqua calda e lasciate emulsionare per circa un’ora.

Applicazione:

  • Mescolate e bagnate una spugnetta nel liquido ottenuto e con questa strofinate delicatamente la parte con i peli incarniti.
  • Grazie al potere antinfiammatorio della cipolla ed alla capacità emolliente dell’olio, la pelle sarà decongestionata ed i pori si apriranno lasciando fuoriuscire i peli che potranno facilmente essere eliminati con la pinzetta.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Imenoplastica: la ricostruzione chirurgica dell’imene lacerato

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A patient undergoes surgery at Intermountain Medical Center, which is known for its low cost, high quality, evidence-based health care system.

La ricostruzione dell’imene o imenoplastica è l’intervento chirurgico di riparazione dell’imene lacerato. L’ imene è un sottile strato di tessuto, una membrana che, è di solito intatta, nelle donne giovani (vergini) e che ha la funzione di barriera all’ingresso della vagina.
In alcune culture è molto importante che l’ imene sia intatto fino al matrimonio.
A volte l’intervento è necessario per ripararlo.
La riparazione dell’ imene o la ricostruzione di un nuovo imene può variare da persona a persona.
La consultazione con un chirurgo esperto, aiuterà a capire quale tecnica usare e che cosa esattamente ci si può aspettare.

Che cos’è la ricostruzione dell’ imene?
La ricostruzione richiede:

  • un anestetico locale
  • nessun ricovero ospedaliero
  • punti di sutura riassorbibili
  • tempo di guarigione di circa 6 settimane (I rischi di infezione e febbre sono minimi)

la ricostruzione dell’ imene consente una nuova lacerazione della membrana provocando dolore e sanguinamento.

La ricostruzione dell’ imene: non solo sesso
Contrariamente alla credenza popolare, l’ imene può rompersi per una serie di motivi non sessuali come:

  • equitazione
  • ginnastica
  • inserimento di un tampone
  • donne che nascono senza imene
  • altre ragioni

La ricostruzione dell’ imene: chi la richiede?

Ci sono:

  • Le donne che hanno avuto figli
  • Le vittime di stupro
  • Le donne il cui imene si è rotto nel corso della loro vita
  • Le donne che provengono da alcune culture e tradizioni
  • che considerano imene intatto come prova della verginità
  • Le donne che sono in procinto di sposarsi
  • Le donne che vogliono sentirsi di nuovo giovani
  • Donne che non hanno mai avuto l’imene
  • soddisfazione sessuale

l’elenco potrebbe continuare.

La ricostruzione dell’ imene: come viene eseguita
Esistono varie tecniche nel mondo.  Quelle più diffuse sono:

La ricostruzione dell’ imene di base o tradizionale
L’ imenoplastica di base di solito consiste nel ricucire i resti o le tracce dell’imene lacerato.
I punti di sutura che vengono utilizzati durante questo processo sono riassorbibili.
Il chirurgo di solito somministra un anestetico locale.
La procedura è abbastanza semplice e dura circa 30 minuti.
Questa procedura viene di solito eseguita in ambulatorio, si è in grado di tornare alle normali attività il giorno dopo l’intervento, ovviamente seguendo delle raccomandazioni.

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La ricostruzione dell’ imene.
 Potenziali rischi e complicazioni

la procedura chirurgica presenta alcune complicazioni e potenziali rischi.

  • Post-operatoria lividi, gonfiore e dolore sono i sintomi più marcati.

La maggior parte dei chirurghi concordano sul fatto che un maggiore riposo a letto, permettendo una guarigione naturale sia l’opzione più saggia per risolvere tali problemi. Sarà il medico a prescrivere farmaci antidolorifici se necessari.

  • Sanguinamento

Il sanguinamento non è un motivo di preoccupazione, se dura solo pochi giorni dopo l’intervento chirurgico. La maggior parte dei chirurghi concorda nell’affermare che questa emorragia è simile ad un sanguinamento mestruale in termini di intensità e, quindi, non deve essere percepito negativamente.
Il sanguinamento sarà persistente in caso si siano formati degli ematomi. un ematoma può essere chirurgicamente drenato e trattato da parte del chirurgo, ma non  sempre i chirurghi scelgono il trattamento immediato. Questo significa che si dovrà convivere con un ematoma che è noto per essere doloroso.

  • ematomi

se l’ematoma non è trattato correttamente potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

Tali ematomi possono anche complicarsi evolvendo in coaguli di sangue che possono portare ad embolia.

  • decolorazione

C’è la possibilità che l’ imene trattato possa scolorirsi, potrebbe essere temporaneo e si risolve senza alcun farmaco o potrebbe trasformarsi in depigmentazione permanente.

  • Intorpidimento

Al contrario di dolore post-operatorio, alcuni pazienti potrebbero lamentarsi di avvertire un certo intorpidimento nella zona vaginale. Anche se questo è previsto per alcune ore dopo l’intervento chirurgico a causa dell’uso di anestetici, l’intorpidimento potrebbe continuare per giorni. Lo scenario peggiore si verifica quando il torpore è causata da una lesione del nervo che si è verificato durante l’intervento chirurgico.

La ricostruzione dell’imene è un intervento chirurgico a tutti gli effetti, aldilà delle implicazioni psicologiche e sociali si dovrebbe sempre riflettere bene su quelle che sono le proprie aspettative e soprattutto di non sottoporsi a questo tipo d’intervento sotto pressioni esterne. 

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Trapianto di faccia: i casi più famosi al mondo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO OSPEDALE CHIRURGIA SALA OPERATORIA OPERAZIONE CHIRURGICAOrmai molti sono i casi di trapianti chirurgici di faccia realizzati in giro per il mondo; una chirurgia ricostruttiva portata all’estremo ed eseguita con tecniche ogni volta sempre più avanzate, culminata con il caso di Grzegorz, il trentenne polacco che il 15 maggio 2013 è stato sottoposto al primo trapianto facciale urgente del mondo, trasportato d’emergenza in ospedale dopo un drammatico incidente con un macchinario tagliapietre. 

Tempi record

L’intervento chirurgico, eseguito dai medici del centro oncologico di Gliwice, una città del sud della Polonia nella regione della Slesia, è stato attuato in tempi record: dopo un primo tentativo che aveva permesso di salvare la vista e la parte inferiore del viso, il secondo ingresso nella camera operatoria è avvenuto a distanza di quattro settimane dall’incidente, al contrario di quello che avviene di solito. In 27 ore sono riusciti a ricostruire il volto del paziente – che successivamente è stato sottoposto ad una cura di farmaci anti rigetto, come da prassi – con un risultato molto soddisfacente, per quello che è il trapianto del volto più veloce mai fatto, come ricordato dal dottor Adam Maciejewski:

“L’intervento permetterà al paziente di tornare alla vita normale. Sarà in grado di respirare, mangiare, vedere.”

Per recuperare la motricità del viso ci sono voluti otto mesi. L’operazione è stata successivamente riconosciuta all’ASRM come il miglior esempio di chirurgia ricostruttiva del 2013.

Il trapianto di faccia più complesso

Un altro caso diventato famoso è quello relativo allo sfortunato Richard Lee Norris, noto per quello che è probabilmente il trapianto facciale più complicato che sia mai stato eseguito. Questo ragazzo americano, è stato raggiunto al volto da un colpo di pistola che gli ha devastato il viso, passando attraverso cute. ossa, muscoli e denti. Dopo numerosi interventi di chirurgia plastica oggi mostra una nuova faccia. All’epoca dell’incidente (1997) Richard Lee Norris aveva 23 anni e non esistevano ancora i trapianti facciali. Per più di dieci anni ha vissuto chiuso in casa vergognandosi di quello che era diventato ed uscendo solo la notte, con il volto coperto – nonostante gli interventi di ricostruzione parziale del viso. E’ stata la notizia di un donatore anonimo – i cui organi hanno salvato altri 5 pazienti – a fargli tornare la speranza, assieme all’equipe dei medici del reparto di chirurgia plastica, ricostruttiva e maxillo-facciale della Scuola di medicina dell’Università del Maryland. Il paziente è stato così sottoposto ad un intervento di 36 ore, durante il quale hanno lavorato 150 persone, fra medici, infermieri e personale sanitario e in cui gli sono stati sostituiti mascella, denti, lingua, muscoli e nervi. Sono state inoltre utilizzate tecniche d’avanguardia e medicine sperimentali, grazie anche alle sovvenzioni date nei progetti volti a ridare un volto ai veterani che subiscono gravi lesioni negli scenari di guerra dove gli USA sono impegnati. Dopo aver superato con successo la fase post operatoria, Richard Lee Norris ha annunciato di essere fiero del suo nuovo volto e di voler essere studiato per il resto della sua vita.

Altri casi famosi

Il caso di Grzegorz e di Richard Lee Norris non sono gli unici trapianti di faccia realizzati al mondo, ci sono molti altri casi diventati famosi, tra cui spiccano la polacca Joanna (operata dallo stesso Adam Maciejewski) e la francesa Isabelle Dinoire, purtroppo in seguito deceduta.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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