Differenza tra rotula e menisco

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HDLa rotula o patella (in inglese “patella”) è un osso sesamoide inserito nel tendine del muscolo quadricipite della coscia. Posteriormente alla rotula vi è l’articolazione femoro-tibiale racchiusa all’interno della propria capsula articolare. La parte flessoria del ginocchio è detta cavo popliteo. La rotula poggia su un cuscinetto adiposo detto corpo di Hoffa che le permette di scorrere sulle strutture posteriori. È collegata inoltre all’articolazione del ginocchio mediante i legamenti alari, che, medialmente raggiungono, attraverso la capsula, il menisco mediale, mentre lateralmente si fonde alla fascia lata.

I menischi (in inglese “meniscus”) sono invece delle strutture fibro-cartilaginee presenti fra costituenti articolari le cui superfici non risultano congruenti tra loro. Nel ginocchio si trovano due menischi (vedi anche foto in alto):

  • il menisco mediale ha forma di semiluna e tra i due è il più piccolo;
  • il menisco laterale è quello più grande e rispetto al mediale la sua forma è più aperta e rappresenta più un ferro di cavallo.

Il menisco laterale e il menisco mediale sono uniti tra loro dal legamento trasverso del ginocchio posto anteriormente ad essi.

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Differenza tra femore e anca

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA FEMORE ANCA ARTICOLAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’anca in anatomia è la regione che unisce la regione pelvica del tronco (il segmento centrale del nostro corpo) all’arto inferiore. Comunemente con “anca” si può intendere anche l’articolazione coxofemorale, cioè l’enartrosi tra il cotile (o acetabolo) dell’osso iliaco e la testa del femore. L’articolazione coxofemorale è anche chiamata “articolazione dell’anca”.

Il femore è invece il nome dell’osso principale dell’arto inferiore, situato nella coscia e messo in comunicazione con l’osso iliaco tramite l’articolazione coxofemorale. È l’osso più lungo, voluminoso e resistente dello scheletro.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Differenza tra tendine rotuleo e semitendinoso

medicina online muscoli di anca e coscia gamba visti posteriormente glutei tendine muscolo semitendinoso muscoli posteriori coscia muscolo bicipite femorale semimembranoso anatomia funziIl tendine rotuleo (o tendine della patella, in inglese “patellar ligament”) è un tendine che fa parte dell’articolazione del ginocchio: in essa collega la rotula con la tuberosità della tibia (parte superiore della tibia); è la porzione distale del tendine comune del quadricipite femorale. È un tendine dalla forma piatta, piuttosto resistente lungo circa 8 cm e largo 3,5/4 cm, la sua porzione centrale (terzo centrale) viene utilizzata negli interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore.

Muscolo e tendine semitendinoso
Il muscolo semitendinoso è un muscolo si­tuato superficialmente nella parte postero-mediale della coscia; è carnoso nella porzione su­periore, tendineo in quella inferiore. Origina in alto dalla tuberosità ischiatica e discende verti­calmente fino alla parte media della coscia, do­ve continua in un lungo tendine, il tendine semitendinoso, che concorre al­la costituzione della zampa d’oca, inserendosi nella parte superiore della faccia mediale della tibia. La zampa d’oca corrisponde all’inserzione dei muscoli sartorio, gracile e semitendinoso sulla porzione superiore della faccia antero-mediale della tibia, che assume appunto una forma che ricorda quella della zampa di un’oca. Poste­riormente è in rapporto, in alto, con il muscolo grande gluteo e quindi con la fascia femorale; anteriormente corrisponde ai muscoli grande adduttore e semimembranoso. Insieme al tendi­ne del muscolo semimembranoso costituisce il limite supero-interno della fossa poplitea.

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Tendine rotuleo: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HDIl tendine rotuleo (o tendine della patella, in inglese “patellar ligament”) è un tendine che fa parte dell’articolazione del ginocchio: in essa collega la rotula con la tuberosità della tibia (parte superiore della tibia); è la porzione distale del tendine comune del quadricipite femorale. È un tendine dalla forma piatta, piuttosto resistente lungo circa 8 cm e largo 3,5/4 cm, la sua porzione centrale (terzo centrale) viene utilizzata negli interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore.

Patologie frequenti
Si può verificare una tendinite quando la persona, spesso atleta, non segue un allenamento nella maniera corretta. Il tendine rotuleo può anche essere coinvolto durante la sindrome dolorosa femoro-rotulea, inoltre- in caso di cadute – può essere sollecitato enormemente e non resistendo allo sforzo si può rompere.

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Differenza tra distorsione, distrazione, strappo e contusione

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA TRAUMA MUSCOLO OSSO FRATTURA LUSSAZIONE DISTORSIONE STRAPPO DISTRAZIONE  MOVIMENTO ROTTURA MUSCOLARE ATTIVITA FISICA SPORT MOVIMENTO GAMBA PIEDE GINNASTICA SCARPE CORRERE CRAMPI MIOCLONIE SPASMO.jpgLa “distorsione” è una lesione della capsula e dei legamenti, a volte  con lacerazione, ma senza rottura; provoca una fuoriuscita di sangue nella sede articolare per cui si verifica gonfiore e tumefazione. Ci può essere anche dolore intenso e il movimento è bloccato. Interessa di solito la caviglia, il ginocchio e il polso, è favorita da un tono muscolare insufficiente ed è provocata da un movimento brusco che sposta l’articolazione portando temporaneamente i capi articolari al di là dei limiti fisiologici. E’ più frequente negli adulti che nei bambini e la sua gravità è estremamente variabile  in quanto può comportare danni di varia entità alle componenti dell’articolazione: capsula, legamenti, tendini e menisco. La distorsione a carico della caviglia può portare a distorsioni recidivanti anche per tutta la vita, a causa di disfunzioni permanenti e mancanza di risposta muscolo-tendinea. In caso di distorsione è necessario mettere l’arto in posizione sollevata, applicare una borsa del ghiaccio e rivolgersi al medico, anche per escludere la presenza di fratture.

Lo “strappo muscolare” (anche chiamato “rottura muscolare”) è una lesione di uno o più fasci di fibre muscolari causata da uno stiramento improvviso che determina la rottura delle fibre del muscolo. Solitamente si manifesta a seguito di violente contrazioni o scatti improvvisi ed è molto frequente soprattutto fra coloro che praticano degli sport dove è richiesto un movimento muscolare di tipo esplosivo ad esempio nel calcio, nel body building, nelle gare di salto, ect. A volte invece colpisce le persone non allenate oppure coloro che non si sono sufficientemente riscaldati prima di affrontare un allenamento. Gli strappi muscolari interessano soprattutto i muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale), mentre è più raro che colpiscano i muscoli addominali o dorsali. In generale però lo strappo muscolare può colpire qualsiasi muscolo del corpo. Il disturbo può coinvolgere un diverso numero di fibre muscolari e, sulla base al numero di fibre interessate,  sono stati individuati 3 gradi:

  • Strappo muscolare di primo grado: si manifesta quando si lesionano poche fibre muscolari;
  • Strappo muscolare di secondo grado: si manifesta quando si lesionano parecchie fibre a seguito di una contrazione muscolare;
  • Strappo muscolare di terzo grado: si manifesta quando si lesionano quasi tutte le fibre e si verifica anche una lacerazione muscolare.

Il termine “distrazione” è sinonimo di strappo muscolare.

La “contusione” infine  è un trauma prodotto da un urto con un corpo contundente, senza lacerazione della cute. Dopo il trauma sulla cute compare un’ecchimosi, una macchia inizialmente rossa e poi violacea che con il tempo assume una colorazione giallognola, prima di scomparire. È il risultato di una rottura di capillari che versano il sangue nei tessuti superficiali; se il travaso di sangue è più abbondante si ha invece un ematoma, più esteso, gonfio e scuro. In caso di ematomi ed ecchimosi è consigliabile applicare degli impacchi di ghiaccio per indurre una vasocostrizione ed eventualmente un bendaggio non stretto. Si possono inoltre applicare delle apposite pomate. Se la contusione non interessa zone a rischio, come ad esempio la testa o zone ove sono presenti organi interni, non c’è da preoccuparsi: ecchimosi ed ematomi regrediscono spontaneamente in poco tempo.

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Dolori alle articolazioni: consigli per la prevenzione e cura

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAIN.jpgL’osteoartrite è la forma più diffusa di artrite. Da tempo non viene più considerato una semplice conseguenza dell’invecchiamento ed i ricercatori attualmente stanno prendendo in considerazione diverse cause possibili:

  • anomalie muscolo-scheletriche,
  • anomalie genetiche,
  • obesità,
  • lesioni e stress derivanti da un uso eccessivo.

Ovviamente non si può intervenire né sul patrimonio genetico né sulle malformazioni scheletriche, però è possibile modificare il proprio stile di vita, in modo tale da proteggere le articolazioni e contribuire alla prevenzione ed alla cura dell’osteoartrite. Ecco alcuni consigli:

  1. Mantenete il peso forma. Maggiore è il vostro peso, maggiore è lo stress articolare, soprattutto a carico del femore, delle ginocchia, della schiena e dei piedi.
  2. Fate movimento. L’esercizio fisico protegge le articolazioni perché rinforza i muscoli che le circondano. Se i muscoli sono più forti, le articolazioni non fanno attrito le une contro le altre, e quindi la cartilagine non si usura.
  3. State dritti con la schiena. Una buona postura protegge le articolazioni del collo, della schiena, del femore e delle ginocchia.
  4. Usate le articolazioni maggiori. Quando sollevate o trasportate un peso, cercate di usare le articolazioni ed i muscoli più forti e più grandi. In questo modo riuscirete a evitare le lesioni e lo stress a carico delle articolazioni più piccole.
  5. Concedetevi momenti di pausa. Alternate alcuni momenti di riposo ai momenti di attività fisica intensa. Lo stress sulle articolazioni, se ripetuto per lunghi periodi, può accelerare il processo di usura che provoca l’osteoartrite.
  6. Ascoltate il vostro corpo. Se provate dolore, non fate finta di niente. Il dolore dopo l’attività o l’esercizio fisico può essere un sintomo di stress eccessivo delle articolazioni.
  7. Non siate statici. Se cambiate posizione regolarmente, riuscite a diminuire la rigidità dei muscoli e delle articolazioni.
  8. Non cercate di fare tutto e subito. Non iniziate attività per cui il vostro organismo non è preparato. Cominciate le nuove attività lentamente e in condizioni di sicurezza finché il vostro corpo non inizia a reagire: in questo modo diminuirete il rischio di lesioni.
  9. Indossate tutte le protezioni utili. Non lasciate a casa il casco e le polsiere. Assicuratevi di avere protezioni comode e della vostra taglia.
  10. Chiedete aiuto. Non cercate di fare lavori che non riuscite a gestire da soli. Fatevi dare una mano da qualcun altro.

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Articolazioni: cosa sono, come sono fatte e come funzionano

MEDICINA ONLINE ARTRITE ARTROSI ARTICOLAZIONE GLUCOSAMINA CONDROITINA INTEGRATORE OSSO LEGAMENTO TENDINE DIFFERENZA MOBILI SEMIMOBILI ARTRITE REUMATOIDE SINOVIALI FISSE FATTORE REUMATOIDE.jpgLe articolazioni sono strutture anatomiche, a volte anche complesse, che mettono in reciproco contatto due o più ossa. Per evitare fenomeni degenerativi dovuti all’usura, nella maggior parte dei casi si tratta di un contatto non diretto, ma mediato da tessuto fibroso o cartilagineo e/o da liquido. Nel corpo umano esistono moltissime articolazioni (360 circa), che si distinguono per forma e grado di mobilità. Alcune di esse, come quelle che costituiscono la volta cranica, hanno una possibilità di movimento nulla.

La maggior parte delle articolazioni rientra tuttavia nella categoria delle mobili (vedi immagine in alto) caratterizzate da una struttura anatomica particolare. Esse sono infatti costituite da diversi elementi:

  • le superfici articolari di due ossa;
  • lo strato di tessuto cartilagineo;
  • la capsula articolare;
  • la cavità articolare;
  • la membrana sinoviale;
  • la sinovia;
  • i legamenti intrinseci.

Nel loro insieme, il compito delle articolazioni è di tenere uniti i vari segmenti ossei, in modo tale che lo scheletro possa espletare la sua funzione di sostegno, mobilità e protezione.

Le articolazioni si suddividono, dal punto di vista strutturale, in:

  • articolazioni fibrose: le ossa sono unite da tessuto fibroso;
  • articolazioni cartilaginee: le ossa sono legate da cartilagine;
  • articolazioni sinoviali: le ossa sono separate da una cavità, oltre che essere legate per mezzo di strutture.

articolazioni-noeneLa suddivisione più conosciuta è tuttavia quella su base funzionale. Le ossa dello scheletro umano sono connesse infatti per mezzo di articolazioni a cui sono consentiti movimenti di vario tipo e grado. Le articolazioni si suddividono, dal punto di vista funzionale, in:

  • articolazioni immobili o sinartrosi: legano strettamente i capi ossei, come una cerniera lampo chiusa, tanto da impedirne i movimenti;
  • articolazioni ipomobili o anfiartrosi: legano due superfici articolari, ricoperte da cartilagine, tramite legamenti interossei; tra le due superfici c’è un disco fibrocartilagineo che permette soltanto determinati movimenti, che sono limitati;
  • articolazioni mobili o diartrosi: permettono un ampio range di movimento, in una o più direzioni dello spazio (ginocchio, spalla, dita…).

Le articolazioni sono dotate di una cavità articolare e i capi ossei sono rivestiti dalla cartilagine articolare il cui significato è quello di rendere scorrevole il movimento articolare. All’interno dello spazio articolare è presente una piccola quantità (virtuale) di liquido sinoviale, detto anche sinovia, che lubrifica e nutre la cartilagine ed è prodotto dalla membrana sinoviale. Quest’ultima riveste la restante parte della cavità articolare ed è rivestita a sua volta all’esterno dalla capsula articolare, una struttura resistente, di natura fibrosa, che avvolge le articolazioni ed è rinforzata dai legamenti che danno stabilità all’articolazione. Anche i tendini, che costituiscono la parte finale dei muscoli e si inseriscono sull’osso, contribuiscono al movimento articolare di flessione, estensione, lateralità e roteazione. Infine, altre strutture presenti solo in alcune articolazioni sono i dischi e i menischi che fungono da ammortizzatori (es. ginocchio). In tutti i casi, la struttura di un’articolazione ne influenza il grado di mobilità.

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Dolore articolare

Il dolore articolare è la manifestazione dolorosa di uno stato infiammatorio a carico delle articolazioni.
Esistono patologie che possono coinvolgere le strutture articolari o periarticolari provocando infiammazioni, a causa delle quali i movimenti delle articolazioni colpite risultano alterati e dolorosi. Le sedi più frequentemente interessate dal problema sono ginocchia, gomiti, caviglie, spalle e polsi.

  • Borsite: è l’infiammazione delle piccole sacche che si trovano tra ossa, tendini e muscoli. Le borse contengono liquido sinoviale, è quandosi infiammano determinano dolore che può subire un’infezione batterica. La parte colpita, così, si arrossa e si gonfia. Si cura con antibiotici, impacchi freddi e riposo.
  • Tendiniti: si tratta dell’infiammazione dei tendini, in genere a causa di traumi. Il sintomo principale è il dolore. Si cura, a seconda della gravità, con antinfiammatori, impacchi freddi, riposo e poi la fisioterapia adeguata.
  • Sinovite: è l’infiammazione, dovuta a traumi o infezioni, della membrana sinoviale. Essa produce più liquido, si ispessisce e si gonfia, provocando dolore, calore (per via del maggiore afflusso di sangue) e versamento. Si cura con antinfiammatori, riposo, uso di fasce elastiche e, nei casi più gravi, si effettua l’aspirazione del liquido sinoviale in eccesso.

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Differenze tra ginocchio valgo e varo: terapie, esercizi e consigli per raddrizzare le gambe

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO GAMBE STORTE GINOCCHIO VARO GINOCCHIO VALGO GINOCCHIO NORMALE TIBIA FERONE ANGOLO ASSE LONGITUDINALE GINOCCHIA GAMBE A X Y

Negli arti inferiori normali, il ginocchio si pone lungo l’asse longitudinale passante tra due ossa, il femore e la tibia. Se il ginocchio devia verso l’interno o l’esterno, si parla rispettivamente di ginocchio “valgo” e “varo”. E’ importante ricordare, però, che l’arto normale non è perfettamente “dritto”: femore e tibia normali formano tra di loro un angolo di circa 170 gradi ed in questo caso si parlerà di ginocchio valgo fisiologico (il ginocchio sarà quindi lievemente verso l’interno). Un angolo maggiore di 170° determina varismo, mentre un angolo inferiore di 170° determina valgismo patologico.

Il ginocchio valgo

Con “ginocchio valgo” o “valgismo del ginocchio” in medicina si intende una deformità del ginocchio per cui questo tende verso l’interno. Ciò accade quando il femore e la tibia non sono perfettamente allineati, ma formano un angolo ottuso aperto lateralmente. Nel ginocchio valgo le ginocchia si avvicinano tra loro rispetto al normale. Questa condizione viene definita, nel linguaggio comune, “ginocchia a X” o “gambe a X“. Molto spesso il ginocchio valgo si manifesta già in età puberale come un disturbo evolutivo senza cause evidenti e solitamente viene corretto senza bisogno di alcun intervento prima dei 9 anni di vita. Si procede intervenendo con delle terapie correttive oppure, in casi dove il difetto è grave, il trattamento vede solo la soluzione chirurgica. Il ginocchio valgo è la conseguenza della mancata calcificazione ossea e compare dal momento in cui interviene l’azione del peso corporeo, cioè quando il bambino inizia a muovere i primi passi. Nell’adolescente, invece, si manifesta nei soggetti costituzionalmente gracili e con i muscoli poso sviluppati. In questo caso, la causa potrebbe essere attribuita a disturbi di tipo ormonale che ostacolano la cartilagine di coniugazione. I principali sintomi avvertiti dall’individuo coinvolto sono in genere: difficoltà a camminare, deformazione, malformazione, zoppicamento, dolore e gonfiore della parte interessata. Anche la rotula può soffrire del malallineamento in valgo, sviluppando così una sindrome dolorosa rotulea. L’operazione chirurgica che viene praticata in questi casi è la osteotomia. Questo tipo di intervento permette di migliorare l’angolazione della rotula consentendo all’osso di assumere una posizione naturale e regolare. Quando il valgismo è rilevante, il ginocchio valgo può causare dolore e la comparsa di disturbi alle ossa o alle articolazioni, come la meniscopatia. La meniscopatia è il complesso dei sintomi più o meno dolorosi che fanno sospettare la presenza di lesioni acute o croniche ad uno o entrambi i menischi. Il menisco serve all’assorbimento delle forze di trasmissione del carico, alla trasmissione e alla distribuzione dei carichi in flesso-estensione; è fondamentale per la stabilità articolare e partecipa alla lubrificazione articolare. In caso di dubbi sul coinvolgimento di questa parte del ginocchio nel problema, una risonanza magnetica permette di valutare al meglio lo stato delle strutture articolari.

Il ginocchio varo

Il ginocchio si definisce “varo” (“varismo del ginocchio“) quando femore e tibia non sono perfettamente allineati, ma formano un angolo ottuso aperto medialmente. Quindi, mentre il ginocchio valgo tende verso l’interno, al contrario il ginocchio varo tende verso l’esterno. Nel ginocchio varo le ginocchia si allontanano tra loro rispetto al normale. Questa condizione viene comunemente definita “gambe a parentesi contrapposte” o “ginocchia a O” o “ginocchia da cowboy”, tipiche dei calciatori professionisti. Le cause sono le medesime del ginocchio valgo. Tra le altre ipotizzabili, possono esserci: eventuali lesioni legamentose inveterate, fratture malconsolidate, artrosi, disturbi neurologici, malattie ossee focali, ecc. Se le gambe sono gravemente arcuate, può essere un segno di rachitismo, causato da una carenza di vitamina D. Altre cause, più estreme, di ginocchio varo includono il morbo di Blount, displasie ossee, e intossicazione da piombo o fluoro. I sintomi più comuni del ginocchio varo sono facilmente riconoscibili: ginocchia che non si toccano stando con i piedi uniti, gambe arcuate su entrambi i lati del corpo, gambe storte oltre i 3 anni di età. In tutti i casi, la diagnosi definitiva deve avvenire tramite una radiografia.

Leggi anche: Alluce valgo: sintomi iniziali, dolore, correttore, esercizi e operazione

Come “raddrizzare” le gambe?

Le terapie per il ginocchio varo e per quello valgo comprendono vari strumenti, che variano in funzione di molti fattori soggettivi tra cui gravità di varismo o valgismo ed età del soggetto:

  • nei casi meno gravi e nei bambini, si possono usare particolari plantari correttivi e lavoro di rinforzo e riequilibrio muscolare dell’arto inferiore e del “core” (la parte centrale del corpo), eseguito con l’aiuto del fisioterapista. Sempre il fisoterapista può mobilizzare gradatamente il ginocchio ed usare una serie di tecniche fisiatriche che includono radiofrequenza, TENS, radarterapia;
  • nei casi più gravi (ad esempio con angoli molto patologici e/o con degenerazione in artrosi dell’articolazione), negli adulti e nei soggetti in cui le terapie mediante plantari e fisioterapia non hanno funzionato, la terapia è chirurgica mediante osteotomia e protesi.

Esercizi

Di seguito riportiamo alcuni esercizi utili per “raddrizzare” le gambe.

Esercizio 1

Dalla posizione in piedi vai in appoggio sul piede dal lato dove vuoi migliorare il ginocchio varo.
Noterai una caduta all’interno dell’arco plantare nel momento in cui andrai a portare il peso del corpo su una sola gamba. Da questa posizione dovrai cercare di recuperare l’arco plantare e avvicinare la testa del primo metatarso verso il calcagno, utilizzando la muscolatura che si trova alla base del piede.
Ripeti per 10 volte, poi riposati un paio di minuti, per poi eseguire altre due serie da 10 ripetizioni.

Esercizio 2

Posizionati in appoggio su un piede solo (il piede dela gamba con il problema che dobbiamo migliorare). Piegati sulla gamba a terra e stendi la gamba. Ripeti per 10 volte, poi riposati un paio di minuti, per poi eseguire altre due serie da 10 ripetizioni.

Esercizio 3

Dalla posizione in piedi porta indietro la gamba senza problema al ginocchio, effettuando degli affondi profondi e torna in posizione di partenza. Evita un’iperestensione nel ginocchio recurvato. Ripeti per 10 volte, poi riposati un paio di minuti, per poi eseguire altre due serie da 10 ripetizioni.

Esercizio 4

Dalla posizione accovacciata con i piedi paralleli leggermente divaricati, distendi le ginocchia mantenendo le mani sul pavimento o sui piedi o sugli stinchi. Non andare in distensione completa del ginocchio, basta una semi estensione. Ripeti per 10 volte, poi riposati un paio di minuti, per poi eseguire altre due serie da 10 ripetizioni.

Consigli

Consigli sempre validi per migliorare la situazione generale, sono:

  • evitare obesità e sovrappeso, mediante una dieta adeguata ed attività fisica regolare, soprattutto se il paziente è un bambino;
  • assumere un integratore specifico per le articolazioni, contenente glucosamina e condroitina, come questo: https://amzn.to/3DN2D2E;
  • assumere la giusta quantità di minerali come calcio e vitamine, anche con un integratore come questo: https://amzn.to/3dA9xxJ;
  • se possibile intraprendere il trattamento precocemente, fin dall’infanzia;
  • evitare calzature inadatte;
  • usare una ginocchiera specifica, come questa: https://amzn.to/3SpYbuL;
  • avere una buona igiene posturale;
  • evitare sport che sottopongono le ginocchia a stress eccessivi.

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