Frequenza cardiaca normale, alta, bassa, a riposo e sotto sforzo

La frequenza cardiaca corrisponde al numero di battiti del cuore al minuto e si misura in “bpm”, cioè “battiti per minuto“. In italiano spesso si usa l’acronimo “Fc” per indicarla, mentre in inglese viene usato “Hr” (heart rate). Insieme alla temperatura corporea, la pressione sanguigna ed il ritmo respiratorio, la frequenza cardiaca è una delle funzioni vitali dell’essere umano e sue alterazioni possono compromettere il funzionamento normale dell’organismo, per tale motivo la sua misurazione è uno dei dati più importanti sia durante una normale visita medica di routine, sia – a maggior ragione – nelle emergenze, quando possono verificarsi arresti cardiaci.

Frequenza cardiaca: valori normali a riposo in neonati, bambini ed adulti

A riposo la frequenza cardiaca di un essere umano adulto è di circa 70 bpm nell’uomo e di circa 75 bpm nelle donne, mentre nei neonati la frequenza a riposo è di circa 100-180 bpm.

Età Frequenza cardiaca normale a riposo
Neonati da 90 a 180
Bambino da 80 a 100
Adolescenti da 70 a 120
Adulti da 60 a 90

Valori al di sotto di questi range di valori possono determinare una bradicardia che determina ridotto afflusso sanguigno agli organi vitali, tra cui il cervello (particolarmente “avido” di nutrimento sanguigno) e determinare sincope (cioè uno svenimento con perdita di sensi e caduta per perdita di tono posturale).

Frequenze cardiache al di sopra di questi range possono essere raggiunti anche da individui sani, quando compiono uno sforzo. I valori massimi possibili, raggiunti (salvo patologie) quando il soggetto è sottoposto a sforzo elevato e prolungato, variano da persona a persona in funzione dell’età, dello stato di salute generale e dell’allenamento (un giovane sportivo sano gestisce frequenze cardiache elevate più facilmente di un sedentario anziano con patologie).

Bradicardia nell’adulto < 60 battiti al minuto
Normale nell’adulto 60-90 battiti al minuto
Tachicardia nell’adulto > 90 battiti al minuto

Per approfondire:

Valori massimi possibili

Il cuore sotto sforzo aumenta la sua frequenza fino a un valore massimo. Tale valore può essere determinato in modo diretto solo mediante una specifica prova sotto sforzo. In alternativa alla misura diretta, la frequenza cardiaca massima può essere stimata con la formula di Cooper:

FC_max = 220 – età,

oppure con una formula più precisa (Tanaka H, Monahan, Seals), secondo cui:

FC_max = 208 – (0,7 × età).

La frequenza cardiaca massima è correlata ad altri parametri come la gittata sistolica, e la quantità massima di ossigeno che un individuo può utilizzare nell’unità di tempo. I valori massimi sono in riferimento ad attività continuative, potendosi reggere il carico massimo per un tempo indicativo di 10 minuti, che si riduce sensibilmente da persona a persona.

Patologie del ritmo cardiaco

Le irregolarità del battito cardiaco (aritmie) sono numerose: come già prima accennato, se la frequenza cardiaca è più alta della norma, si parla di tachicardia, se più bassa di bradicardia; sia tachicardia che bradicardia possono essere sia normali che patologiche.

Dove si misura la frequenza cardiaca?

La frequenza cardiaca può essere misurata palpando con uno o due dita l’arteria radiale (al polso), vedi foto in basso:

MEDICINA ONLINE POLSO RADIALE CUORE FREQUENZA CARDIACA BATTITI CARDIACI MISURARE NORMALI ALTI BASSI RIPOSO SFORZO  Pulse Locations Carotid Pulse medial sternocleidomastoid.jpg

oppure palpando l’arteria carotide (sul collo), vedi foto in basso:

MEDICINA ONLINE POLSO CAROTIDEO CUORE FREQUENZA CARDIACA BATTITI CARDIACI MISURARE NORMALI ALTI BASSI RIPOSO SFORZO  Pulse Locations Carotid Pulse medial sternocleidomastoid.jpgLa pressione applicata dev’essere leggera soprattutto in corrispondenza della carotide, ma abbastanza elevata per avvertire chiaramente la frequenza. Un polso “debole” può essere più difficile da misurare da personale non sanitario.

Con quali strumento si può misurare automaticamente la frequenza cardiaca?

La frequenza cardiaca può anche essere misurata facilmente con uno strumento chiamato “cardiofrequenzimetro“, molto utile in vari ambiti oltre quello medico, ad esempio quello sportivo. Un ottimo cardiofrequenzimetro, perfetto anche per il fitness, è questo: http://amzn.to/2DBxIZq

Anche i moderni pulsiossimetri (anche chiamati ossimetri o saturimetri) oltre alla quantità di emoglobina legata nel sangue, restituiscono anche il valore della frequenza cardiaca. Un esempio di pulsiossimetro è questo: http://amzn.to/2DtGJQ6

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Dispnea ansiosa, notturna e cardiaca: sintomi, diagnosi e cura

MEDICINA ONLINE SONNO UOMO DIVANO DORMIRE INSONNIA STANCHEZZA STRESS ASTENIA ABBIOCCO SONNELLINO PISOLINO.La dispnea o fame d’aria, (in inglese dyspnea o shortness of breath) è un sintomo caratterizzato da respirazione difficoltosa. La dispnea può essere fisiologica (cioè normale) quando si manifesta nel compiere uno sforzo pesante, specie in soggetti non particolarmente allenati allo sforzo. La dispnea è patologica (cioè indicare la presenza di una patologia) se si verifica in situazioni in cui il corpo non viene sottoposto a sforzo (a riposo) o quando viene sottoposto a sforzi molto lievi. Le cause più comuni sono: asma bronchiale, polmonite, ischemia cardiaca, malattia polmonare interstiziale, insufficienza cardiaca congestizia, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), stenosi laringo-tracheale o cause psicogene. I fattori di rischio includono l’età avanzata, la vita sedentaria, l’obesità, il fumo (attivo, passivo e terziario), l’ipertensione, l’iperlipidemia, il diabete e l’inquinamento ambientale.

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Dispnea ansiosa o da stati depressivi

La dispnea ansiosa è un disturbo che, negli ultimi anni, sembra colpire un numero sempre maggiore di persone, crescita che va di pari passo con l’aumentare delle persone affette da stati d’ansia (più o meno gravi), crisi di panico e altri disturbi di questo genere ma comunque afferenti la dimensione psicologica. La prima cosa da fare in caso si sospetti dispnea ansiosa è assicurarsi che il disturbo non sia in realtà il sintomo di un’altra patologia a carico del cuore o dei polmoni; una volta escluse motivazioni più gravi è piuttosto comune constatare che la dispnea sia di tipo ansioso, dipenda quindi da uno stato d’ansia, da un problema psicologico che, una volta risolto, permetterà di superare anche la dispnea. Come intuibile, la diagnosi di dispnea ansiosa si fa per esclusione, cioè escludendo cause organiche di dispnea. La dispnea ansiosa può essere curata in maniera efficace prima di tutto grazie ad un sostegno psicologico teso a identificare le ragioni scatenanti dell’ansia e all’affrontare queste ragioni: un aiuto psicoterapico è certamente il più consigliato.

Sintomi legati alla dispnea ansiosa

La dispnea ansiosa ha una sintomatologia abbastanza facile da identificare, oltre ovviamente al sintomo principe della dispnea, cioè la “fame d’aria” dovuta alla difficoltà a respirare, quella di tipo ansioso risulta accompagnata da frequenti stati d’ansia o comunque da un diffuso malessere di tipo psicologico (caratterizzato da stress eccessivo, attacchi di panico, etc) tale che è lo stesso paziente, in condizioni normali, a ricondurre le ragioni della dispnea a motivazioni di carattere psicologico. La dispnea ansiosa, oltre all’ansia, può essere accompagnata da sintomi quali:

  • dolore: frequentemente i pazienti con dispnea ansiosa riferiscono di una sensazione di dolore o comunque “oppressione” a livello toracico;
  • aritmia: questo tipo di sintomo è quello che causa più preoccupazioni ai pazienti, l’aritmia, frequentemente accompagnata da palpitazioni, associata alla fame d’aria tipica della dispnea può indurre i pazienti ad ipotizzare problemi di tipo cardiaco quando in realtà si tratta di sintomi abbastanza tipici di un forte stato d’ansia;
  • iperidrosi: la sudorazione eccessiva è un altro sintomo che accompagna un forte stato d’ansia, compare quindi frequentemente nei pazienti con problemi di dispnea ansiosa.

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Dispnea notturna e di origine cardiaca

La “dispnea parossistica notturna” (anche chiamata “asma cardiaco“) è l’improvvisa comparsa di difficoltà respiratoria nel corso della notte che tende a presentarsi quando il soggetto permane per un certo periodo di tempo in posizione coricata (clinostatismo) a causa del riposo notturno. La causa di questo tipo di dispnea è risiede nell’incapacità del cuore a garantire la sua normale funzione contrattile (funzione di pompa), situazione questa che configura il quadro dell’insufficienza cardiaca del ventricolo sinistro. Su questa, l’aumento dell’afflusso di sangue al cuore in posizione coricata (aumento del ritorno venoso) rappresenta la concausa che scompensa acutamente il precario compenso cardiaco. Come conseguenza di tale deficit funzionale cardiaco, il sangue tende a ristagnare all’interno dei capillari polmonari (microscopici vasi sanguigni polmonari che rendono possibili gli scambi dei gas respiratori ossigeno e anidride carbonica nei polmoni) determinando in tale sede un aumento della pressione che rende più difficoltoso lo scambio dei gas respiratori (edema interstiziale) e provoca la concomitante stimolazione meccanica dei recettori di tosse presenti nel torace e la compressione dei bronchioli con aumento delle resistenze delle vie aeree (di qui il termine asma cardiaco). Questa situazione si può verificare occasionalmente anche di giorno.

Quali sono i sintomi della dispnea parossistica notturna?

Il principale sintomo della dispnea parossistica notturna è ovviamente la dispnea (fame d’aria da difficoltà respiratoria) la quale, avendo come principale caratteristica quella di comparire in clinostatismo (posizione coricata) e tendendo a risolversi nel momento in cui il paziente assume la posizione eretta (ortostatismo), viene indicata con il termine ortopnea (cioè quella dispnea che insorge da sdraiati ed obbliga all’ortostatismo per non farla verificare). All’ortopnea si possono associare:

  • tosse secca e insistente;
  • sibili espiratori;
  • tachicardia;
  • ansietà;
  • tendenza del paziente a ricercare sollievo, oltre che con l’assunzione della posizione seduta, respirando anche a bocca aperta ed a volume maggiore o aprendo una finestra per respirare aria fresca.

Cura della dispnea notturna e cardiaca

La dispnea parossistica notturna può essere risolta migliorando il labile compenso funzionale cardiaco che ne è alla base e riducendo l’eccessivo afflusso di sangue alla regione toracica favorito, nel corso della notte, dalla posizione coricata. Un semplice accorgimento preventivo può essere rappresentato dall’aumentare il numero e lo spessore dei cuscini o nel mantenere una posizione semi-assisa nel corso del riposo notturno. Nel caso in cui si presenti un episodio acuto notturno, lo stesso tenderà a risolversi tanto più rapidamente quanto più prontamente il paziente sarà in grado di assumere una posizione seduta nel letto mantenendo le gambe a penzoloni o, meglio ancora, ponendosi addirittura in piedi in quanto la rapidità con la quale il sangue tenderà a portarsi verso le regioni più declivi del corpo consentirà di ridurre più velocemente la congestione di sangue al torace ed a risolvere lo scompenso clinico.

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Insufficienza mitralica lieve, moderata, severa e sport

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma INSUFFICIENZA MITRALICA LIEVE E SPORT  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLeggi prima: Insufficienza della valvola mitralica lieve, moderata, severa: sintomi, diagnosi e terapia

Mentre l’elevata prevalenza (fino al 90%) di insufficienze “fisiologiche” delle valvole del cuore destro nell’atleta può essere interpretata come diretta conseguenza del fisiologico sovraccarico di volume delle sezioni destre, il riscontro di insufficienze delle valvole del cuore sinistro in un soggetto giovane deve sempre richiamare l’attenzione su eventuali alterazioni morfologiche magari anche minime. In linea generale, perché un’insufficienza valvolare sinistra possa essere accettata come “fisiologica” deve essere di lieve entità (jet centrale, pochi centimetri sotto la valvola), in assenza di alterazioni strutturali a carico dei lembi valvolari, delle camere cardiache. L’insufficienza mitralica può riconoscere un’eziologia multipla: reumatica (sempre più rara), congenita da cleft del lembo anteriore (vedi canale atrioventricolare),degenerativa da prolasso della valvola mitrale, da calcifica zione dell’anulus e del lembo posteriore (vedi capitolo atleta master), infettiva (endocardite). Nella definizione della gravità dell’insufficienza mitralica ai fini dell’idoneità sportiva il primo elemento di giudizio è rappresentato proprio dall’eziologia essendo ovvio che:

  • nelle forme secondarie (ad es. nella sindrome di Marfan), il giudizio  è condizionato dalla malattia di base;
  • nelle forme primitive (reumatica o da prolasso dei lembi) il giudizio deve essere formulato in relazione all’entità dell’impegno emodinamico, valutato in base alle dimensioni della cavità atriale e ventricolare sinistra (ECG ed ECO), al comportamento della funzione ventricolare sinistra a riposo e sotto sforzo (indagini con ECO-Doppler da sforzo e/o ventricolografia radioisotopica) ed infine alla eventuale presenza di aritmie al TE e all’HOLTER comprendente una seduta di allenamento.

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Ai fini pratici, si considera:

  • lieve: una insufficienza caratterizzata dal solo reperto stetoacustico, confermato da un piccolo jet di rigurgito all’ECO , con normalità dell’ECG e delle dimensioni atriali e ventricolari sinistre all’ECO;
  • moderata: quando ad un jet di rigurgito intermedio corrisponde un lieve ingrandimento ventricolare sinistro (volume indicizzato per la superficie corporea), con funzione ventricolare a riposo e da   forzo conservata (normale incremento della frazione di eiezione durante sforzo di tipo dinamico);
  • severa: negli altri casi.

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PARAMETRO LIEVE  MODERATA   SEVERA
Area del Jet al Color-Doppler (cm2) < 4 < 20% dell’area dell’atrio sinistro 4 – 8 20 – 40 % dell’area dell’atrio sinistro > 8 > 40% dell’area dell’atrio sinistro
Vena Contracta (mm) < 3  3 – 6.9  ≥ 7
Area dell’orifizio regurgitante (cm2) < 0.2 0.2 – 0.39 ≥0.4
Diametro Atriale Sinistro Normale Moderatamente Aumentato Aumentato
Volumi Ventricolari Sinistri Normali Lievemente Aumentati Moderatamente Aumentati
Funzione Contrattile Ventricolare Sinistra Normale Normale Ridotta

Idoneità sportiva

I casi con insufficienza mitralica lieve potranno praticare sport dei gruppi A e B. In casi selezionati, potrà essere presa in considerazione l’idoneità per tutti gli altri gruppi di sport ad impegno più elevato, ma solo assicurando un accurato monitoraggio nel tempo delle dimensioni e della funzione contrattile del ventricolo sinistro (con idoneità semestrale). Nei casi con insufficienza moderata non sarà consentita alcuna attività sportiva agonistica ad eccezione delle attività appartenenti ai gruppi A e B. Nei casi con insufficienza severa non sarà consentita alcuna attività sportiva agonistica. Nei soggetti corretti chirurgicamente mediante plastica valvolare, il giudizio potrà essere riconsiderato sulla base della potenziale evolutività della patologia responsabile dell’alterazione valvolare, della funzionalità della valvola dopo l’intervento, le dimensioni e la funzione del ventricolo sinistro a riposo e durante sforzo, la presenza o meno di aritmie significative al TE e HOLTER comprendente una seduta di allenamento.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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