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Chirurgo sospeso: “bruciava” il fegato dei pazienti per incidere le sue iniziali
Ci sono notizie che hanno tutto l’aspetto di Fake News, invece sono tristemente reali ma decisamente sorprendenti. Stupisce, infatti, quanta fantasia si possa sfoderare in certe situazioni. A quanti medici sarebbe venuto in mente di firmare gli organi dei propri pazienti con le proprie iniziali? Anche perché non si ottiene poi così tanta fama attraverso un gesto simile. Eppure è accaduto davvero e l’autore di cotanta creatività è un chirurgo di nome Simon Bramhall.
Un fegato firmato
Sono in tanti a vantarsi di possedere un oggetto, un abito o un accessorio firmato da qualche stilista famoso. Ma mai prima d’ora qualcuno aveva pensato di avere una firma anche in qualche organo. Eppure, pare che c’è anche chi ha lanciato questa moda. Simon Bramhall, 53 anni, ha recentemente ammesso di aver inciso le sue inziali – SB – sul fegato dei propri pazienti, utilizzando un raggio che serve per sigillare i vasi sanguigni.
Trapianto con firma
Secondo quanto riportato dal The Telegraph, l’uomo avrebbe firmato diversi fegati di uomini a cui era stato eseguito il trapianto. E’ da sottolineare che la procedura non sembra dannosa, in quanto i segni si attenuano con il tempo. Tuttavia, pare che il fegato di una donna tardasse a guarire e, in seguito a un’attenta analisi condotta da altri medici, è stato possibile rilevare le iniziali di Simon Bramhall.
Un chirurgo rinomato
Il paradosso è che Bramhall non aveva bisogno di firmare alcunché considerando che era un dottore abbastanza conosciuto nella zona. Infatti aveva lavorato per ben 12 anni come chirurgo del fegato, pancreas e milza presso il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, nel West Midlands. Ma non solo: era rinomato anche come insegnante di medicina. Inoltre i media avevano già parlato di lui per aver salvato un paziente che rischiava di morire a seguito di un incidente avvenuto con un aereo privato.
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Nel 2013 le prime evidenze
Fu nell’anno 2013 che un collega si rese conto che il fegato di una donna aveva incise le iniziali (SB) del noto chirurgo. In quell’anno fu inizialmente sospeso, ma pochi mesi dopo uno dei suoi pazienti ha richiesto la reintegrazione al fine di «poter salvare più vite». In parte anche per questo nel 2014 il chirurgo era di nuovo operativo ma le indagini continuavano ancora. Prima della fine dello stesso anno, però, fu lui stesso a dimettersi a causa dello stress eccessivo.
Un caso complesso
Alcuni giorni fa il procuratore Tony Badenoch ha dichiarato che il caso di Simon Bramhall era «altamente insolito e complesso» e che non vi erano «precedenti legali nel diritto penale». Sul Guardian si legge che «ciò che ha fatto non è solo eticamente sbagliato, ma anche criminale». Inoltre, il consiglio medico generale ha dichiarato che «rischia di far screditare la professione, e casi simili non devono essere ripetuti. Anche se questo comportamento di per sé non è così grave da richiedere alcuna restrizione alla registrazione di Bramhall, è necessario emettere un avvertimento formale».
Un ottimo chirurgo?
Alcuni giorni fa il procuratore della Crown Prosecution Elizabeth Reid ha parlato di Simon Bramhall come di un «rispettabile chirurgo» che, tuttavia, ha abusato del suo potere.
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In quale giorno è meglio operarsi per avere più possibilità di non morire?
Andare “sotto i ferri” non è mai piacevole, anche quando i medici rassicurano il paziente: purtroppo anche l’operazione di routine più facile del mondo può non andare nel migliore dei modi. Ma esiste un giorno della settimana dove è più facile che le cose vadano “per il verso giusto”?
I tre giorni “d’oro”
La risposta potrebbe essere SI, leggendo le conclusioni di uno studio pubblicato sul British Journal of Surgery, in cui tre chirurghi svedesi hanno indagato gli esiti delle procedure operatorie a cui sono stati sottoposti oltre 228 mila pazienti tra il 1997 e il 2014 per rimuovere un tumore da un organo del tratto digerente: esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato e vie biliari. Prendendo in esame il giorno della settimana in cui era stato effettuato l’intervento ed i tassi di sopravvivenza, gli autori della ricerca hanno osservato che le migliori possibilità di sopravvivenza sono maggiori per quei pazienti operati nei primi tre giorni della settimana: lunedì, martedì e mercoledì.
E da giovedì alla domenica?
Le possibilità di sopravvivenza calano da giovedì in poi. Ma per quale motivo accade ciò? I ricercatori un’ipotesi rispetto a quanto visto l’hanno formulata, nelle conclusioni del lavoro: l’aumento del rischio potrebbe essere una conseguenza dello stress e della fatica a cui i chirurghi sono sottoposti durante la settimana, che li vede sempre più stanchi a mano che la settimana avanza, fatto che viene aggravato dal dato che spesso nel weekend lavorano, nello staff, dei soggetti con meno esperienza e meno motivati.
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Sbagliata l’operazione al pene: 17enne denuncia il chirurgo
Entra in sala operatoria per essere sottoposto a un intervento chirurgico per l’asportazione di una chiazza dal prepuzio del pene e si sveglia quasi circonciso. Sottoposto invece che all’operazione prevista a una – non richiesta e non necessaria – frenuloplastica, intervento che comporta l’asportazione del frenulo, ovvero del “filetto” che collega glande e prepuzio. Un risveglio choc per un diciassettenne che l’anno scorso aveva affidato il “gioiello di famiglia” a un medico chirurgo dell’ospedale di Schiavonia.
L’errore in sala operatoria è costato alla dottoressa F. M. una denuncia da parte del malcapitato paziente – che punta evidentemente a un risarcimento danni – e, chiuse le indagini a suo carico, è arrivato l’avviso di garanzia per il camice bianco. Il pubblico ministero Benedetto Roberti si appresta quindi a chiedere il processo per il medico. L’ipotesi di reato è di lesioni personali colpose.
Il diciassettenne è entrato in sala operatoria il 24 marzo 2016: l’intervento era finalizzato all’asportazione di un’area biancastra comparsa sul prepuzio. Il chirurgo, la stessa dottoressa che aveva visitato il paziente solo due giorni prima, ha eseguito invece una frenuloplastica al pene, per la quale non era stato dato alcun consenso. L’intervento non era né previsto né necessario. Secondo l’accusa il medico avrebbe così causato al giovane “una ferita chirurgica non necessitata di carattere permanente e non suscettibile di miglioramenti”. Indietro, insomma, non si torna. L’intervento ha poi comportato una convalescenza di venti giorni.
L’operazione corretta è stata eseguita solo successivamente, quando è risultato evidente che quella a cui era stato sottoposto il diciassettenne era stata sbagliata. Al medico il pubblico ministero contesta quindi la negligenza e l’imprudenza non solo in quanto fatto in sala operatoria ma anche nel leggere prima e in preparazione dell’intervento le valutazioni pre-operatorie che lei stessa, pochi giorni prima, aveva redatto.
Il fatto è che la nuova “fisionomia” del suo pene non ha per nulla soddisfatto il giovane che, pur consapevole che non potrà riavere il suo frenulo, non vuole soprassedere con chi ha trattato con tanta superficialità uno dei suoi “beni” più preziosi.
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Ipoparatiroidismo e ipocalcemia post chirurgici ed autoimmuni: sintomi e cure
L’ipoparatiroidismo è una malattia in cui le paratiroidi non producono quantità sufficienti di ormone paratiroideo (PTH) comportando principalmente l’insorgenza di ipocalcemia; tale deficit di produzione è legato soprattutto a cause iatrogene (lesioni durante interventi chirurgici al collo, ad esempio durante una tiroidectomia totale o parziale) o a cause autoimmunitarie. Una diagnosi precoce permette di limitare gli effetti collaterali dell’ipoparatiroidismo, come problemi ai denti, cataratta e calcificazioni cerebrali. L’ipoparatiroidismo si caratterizza:
- dal punto di vista diagnostico con ipocalcemia associata a iperfosforemia (i livelli ematici di calcio nel sangue diminuiscono, mentre quelli di fosforo aumentano);
- dal punto di vista clinico per sintomi legati all’ipereccitabilità neuromuscolare.
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Le paratiroidi sono ghiandole localizzate nel collo che producono un ormone (ormone paratidoideo o paratormone) in grado di controllare i livelli di calcio, di fosforo e di vitamina D nel sangue e, pertanto, lo stato di salute delle ossa. Il deficit di calcio ionizzato è particolarmente importante per la compresenza di iperfosforemia che determina aumento della quota di calcio legato. L’ipocalcemia aumenta l’eccitabilità neuromuscolare determinando una condizione nota come tetania. L’ipocalcemia cronica, inoltre, determina sofferenza del sistema nervoso centrale (visibili con l’elettroencefalogramma) ed alterazioni elettrocardiografiche specifiche (allungamento del QT).
Cause
La causa più frequente di ipoparatiroidismo è l’asportazione chirurgica delle paratiroidi (paratiroidectomia). Questa può avvenire durante gli interventi di asportazione della tiroide (tiroidectomia) o per rimozione involontaria o per lesione dei vasi che irrorano la paratiroide. Il rischio di ipoparatiroidismo è inversamente proporzionale all’esperienza del chirurgo (dal 0.5 al 10%). In ogni modo l’ipoparatiroidismo che ne deriva può essere transitorio o permanente.
La mancata formazione delle paratiroidi (agenesia) può essere isolata o associata ad alterazioni di altre ghiandole come il timo (Sindrome di Di George).
La produzione di anticorpi anti-paratiroidi determina, invece, il quadro di ipoparatiroidismo autoimmune che può essere isolato o associato ad altre malattie autoimmuni come il morbo di Addison, la gastrite atrofia e il diabete tipo 1 (Sindrome Polighiandolare Autoimmune).
Forme sporadiche di ipoparatiroidismo primario possono riscontrarsi nel caso di malattie da accumulo di rame (morbo di Wilson) o di ferro (emocromatosi o nella talassemia).
L’ipoparatiroidismo funzionale, può essere causato da severa ipomagnesemia in quanto il magnesio è fondamentale per la normale secrezione di PTH. Sono inoltre segnalate delle forme familiari di resistenza al PTH (pseudoipoparatiroidismo) o di secrezione di PTH inattivo.
L’ipoparatiroidismo idiopatico, infine, ha cause sconosciute.
In conclusione le cause di ipoparatirodismo possono essere così riassunte:
a) Ipoparatiroidismo postchirurgico (iatrogeno)
b) Ipoparatiroidismo autommune
Isolato
Sindrome Polighiandolare
c) Agenesia delle paratiroidi
Isolata
Sindrome di Di George
d) Infiltrazione delle paratiroidi
Emocromatosi
Morbo di Wilson
e) Ipoparatiroidismo funzionale
Ipomagnesemia
Neonati di madri iperparatiroidee
f) Pseudoipoparatiroidismo
g) Secrezione di PTH inattivo
h) Ipoparatiroidismo idiopatico
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Sintomi
La gravità dei sintomi dipende dalla severità e dalla cronicità dell’ipocalcemia.
Una rapida diminuzione della calcemia favorisce la comparsa di crisi tetanica. Questa è solitamente preceduta da parestesie (formicolio) intorno alla bocca e alle mani. Successivamente possono comparire spasmi al volto ed agli arti. Caratteristica è la comparsa di “mano ad ostetrico” e nei casi più gravi di ipocalcemia, soprattutto nei bambini, può presentarsi anche spasmo laringeo.
La tetania latente, invece, può essere messa in evidenza con la ricerca del segno di Chvostek (rapida contrazione dei muscoli dell’emivolto in risposta alla percussione del nervo facciale) e del segno di Trousseau (comparsa di mano ad ostetrico dopo pochi minuti di compressione sul braccio medinate sfigmomanometro).
La cute può presentarsi secca e predisposta alle infezioni da candida. Le unghie sono fragili e deformate con striature trasversali.
Infine va ricordato che l’iperventilazione da disturbi emotivi può causare alcalosi e precipitare un’ipocalcemia.
Diagnosi
La diagnosi è innanzitutto clinica anche se nell’ipoaratiroidismo cronico la sintomatologia può essere sfumata.
Il laboratorio evidenzia bassi valori di paratormone (PTH) in presenza di calcio basso (ipocalcemia ) e fosforo alto (iperfosforemia). L’eliminazione di calcio nelle urine (calciuria) può essere alta se la calcemia è molto alta.
La diagnosi difefrenziale è con tutte le altre condizioni con ipocalcemia che si caratterizzano, tuttavia, per la presenza di valori elevati di PTH (pseudoipoparatiroidismo, insufficienza renale cronica, deficit di vitamina D, tubulopatie con perdita di calcio, malassorbimenti, pancreatite acuta, metastasi osteoblastiche). Esistono, tuttavia, delle forme familiari caratterizzate da ipocalcemia e ipercalciuria con PTH normal-bassi che devono essere distinte in quanto, in queste forme, un terapia con il calcio determina un peggiormento della calciuria e della funzione renale e pertanto non deve essere somministrato.
Terapia
L’obiettivo del trattamento dell’ipoparatiroidismo è ripristinare l’equilibrio nelle concentrazioni di calcio e degli altri minerali nell’organismo ed è basato sull’assunzione, che in genere deve proseguire per tutta la vita, di:
- calcio (calcio carbonato);
- vitamina D (calcifediolo o calcitriolo).
Nel caso di ipoparatiroidismo il dosaggio di vitamina D richiesto è solitamente superiore alla norma in quanto l’attività dell’1-alfa-idrossilasi renale è ridotta a causa dei bassi valori di PTH.
Le crisi tetaniche, invece, richiedono un intervento immediato con somministrazione di calcio per via endovenosa.
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Prevenzione
L’ipoparatiroidismo autoimmune non è prevenibile. L’ipoparatiroidismo postchirurgico può essere prevenuto evitando di danneggiare per quanto possibile le paratiroidi in corso di interventi chirurgici al collo, affidantosi quindi ad un chirurgo esperto.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Trapianto di faccia: i casi più famosi al mondo
Ormai molti sono i casi di trapianti chirurgici di faccia realizzati in giro per il mondo; una chirurgia ricostruttiva portata all’estremo ed eseguita con tecniche ogni volta sempre più avanzate, culminata con il caso di Grzegorz, il trentenne polacco che il 15 maggio 2013 è stato sottoposto al primo trapianto facciale urgente del mondo, trasportato d’emergenza in ospedale dopo un drammatico incidente con un macchinario tagliapietre.
Tempi record
L’intervento chirurgico, eseguito dai medici del centro oncologico di Gliwice, una città del sud della Polonia nella regione della Slesia, è stato attuato in tempi record: dopo un primo tentativo che aveva permesso di salvare la vista e la parte inferiore del viso, il secondo ingresso nella camera operatoria è avvenuto a distanza di quattro settimane dall’incidente, al contrario di quello che avviene di solito. In 27 ore sono riusciti a ricostruire il volto del paziente – che successivamente è stato sottoposto ad una cura di farmaci anti rigetto, come da prassi – con un risultato molto soddisfacente, per quello che è il trapianto del volto più veloce mai fatto, come ricordato dal dottor Adam Maciejewski:
“L’intervento permetterà al paziente di tornare alla vita normale. Sarà in grado di respirare, mangiare, vedere.”
Per recuperare la motricità del viso ci sono voluti otto mesi. L’operazione è stata successivamente riconosciuta all’ASRM come il miglior esempio di chirurgia ricostruttiva del 2013.
Il trapianto di faccia più complesso
Un altro caso diventato famoso è quello relativo allo sfortunato Richard Lee Norris, noto per quello che è probabilmente il trapianto facciale più complicato che sia mai stato eseguito. Questo ragazzo americano, è stato raggiunto al volto da un colpo di pistola che gli ha devastato il viso, passando attraverso cute. ossa, muscoli e denti. Dopo numerosi interventi di chirurgia plastica oggi mostra una nuova faccia. All’epoca dell’incidente (1997) Richard Lee Norris aveva 23 anni e non esistevano ancora i trapianti facciali. Per più di dieci anni ha vissuto chiuso in casa vergognandosi di quello che era diventato ed uscendo solo la notte, con il volto coperto – nonostante gli interventi di ricostruzione parziale del viso. E’ stata la notizia di un donatore anonimo – i cui organi hanno salvato altri 5 pazienti – a fargli tornare la speranza, assieme all’equipe dei medici del reparto di chirurgia plastica, ricostruttiva e maxillo-facciale della Scuola di medicina dell’Università del Maryland. Il paziente è stato così sottoposto ad un intervento di 36 ore, durante il quale hanno lavorato 150 persone, fra medici, infermieri e personale sanitario e in cui gli sono stati sostituiti mascella, denti, lingua, muscoli e nervi. Sono state inoltre utilizzate tecniche d’avanguardia e medicine sperimentali, grazie anche alle sovvenzioni date nei progetti volti a ridare un volto ai veterani che subiscono gravi lesioni negli scenari di guerra dove gli USA sono impegnati. Dopo aver superato con successo la fase post operatoria, Richard Lee Norris ha annunciato di essere fiero del suo nuovo volto e di voler essere studiato per il resto della sua vita.
Altri casi famosi
Il caso di Grzegorz e di Richard Lee Norris non sono gli unici trapianti di faccia realizzati al mondo, ci sono molti altri casi diventati famosi, tra cui spiccano la polacca Joanna (operata dallo stesso Adam Maciejewski) e la francesa Isabelle Dinoire, purtroppo in seguito deceduta.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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