Dipendenza da alcol: come fare per smettere di bere alcolici e superalcolici

MEDICINA ONLINE ALCOL ALCOOL ALCOLICI BIRRA VINO VODKA ETILICO ETANOLO DROGA DIPENDENZA ALCOLISTA BERE TOSSICODIPENDENZA AIUTO ALCOLISTI ANONIMI SUPERALCOLICI RUM COCKTAIL COME USCIRNE CONSIGLI MARITO FEGATO CIRROSI EPATICA.jpgIl bere alcolici e/o superalcolici, che siano vino, birra, cocktail o qualsiasi altra bevanda contenente etanolo, a dispetto del nome, non è quasi mai un vizio, né una abitudine, bensì una vera e propria tossicodipendenza, dal momento che l’alcol è a tutti gli effetti una droga, seppur legale, talmente potente da essere inserita al quinto posto delle 20 droghe più pericolose al mondo dalla classifica LANCET, prima di LSD, ketamina, anfetamine, tabacco e cannabis. I danni dell’alcol non si limitano a quelli che provoca al nostro organismo, ma vanno oltre: basti pensare agli incidenti stradali mortali che esso provoca. Ovvio che non stiamo parlando di chi bene una birra il sabato sera, bensì di bevitori abituali che ogni giorno consumano elevate quantità di bevande alcoliche.

Se sei qui è perché probabilmente sei un alcolista (o amico o parente di un alcolista) e non riesci a mantenere lucidità e consapevolezza nel momento di scegliere se bere o non bere. Devi sapere che probabilmente non lo fai per il piacere di bere, ma forse solo per placare l’ansia che deriva dai tuoi problemi di vita ed i sintomi che derivano dall’astinenza. Tuttavia bere non risolverà i tuoi problemi e placherà solo temporaneamente i sintomi di astinenza, portandoti a bere sempre di più. Questo circolo vizioso non si fermerà mai da solo, perché si autoalimenta. Il circolo vizioso si può spezzare? E’ dura, ma si può! Vediamo oggi alcuni consigli per riuscirci. Ti anticipo che – soprattutto se sei un bevitore accanito da molto tempo – questo non sarà un processo semplice e senza possibili ricadute, ma già il fatto che sei qui oggi significa che hai ammesso di avere un problema di alcolismo, quindi – ti assicuro – sei già un passo avanti! Cominciamo:

1) Prendi un foglio e scrivi i motivi per cui vuoi smettere di bere. Ecco qui qualche esempio in cui forse ti ritroverai:

  • Perché vuoi ricominciare ad avere relazioni sane ed amorevoli con i tuoi amici, con la tua compagna e con la tua famiglia.
  • Perché non vuoi essere uno schiavo delle tue dipendenze.
  • Perché stai perdendo il sonno, dimenticando di mangiare e ti senti sempre stanco e depresso a causa del tuo problema.
  • Perché sei ingrassato.
  • Perché quando bevi diventi violento con amici, partner, figli.
  • Perché stai spendendo troppi soldi in alcolici.
  • Perché ti sei stancato di passare i pomeriggi e le serate ai pub ed ai bar per bere.
  • Perché senti di aver perso il rispetto per te stesso, la tua dignità e “il controllo sulla tua vita”.
  • Perché stai letteralmente buttando via la tua salute.
  • Perché quando bevi e ti metti alla guida, diventi estremamente pericoloso per te e per gli altri.
  • Perché vuoi smettere di dare un esempio così cattivo ai tuoi figli.

2) Rendi difficile l’accesso alle bevande alcoliche. Elimina completamente tutte le scorte di alcolici che hai a disposizione in casa ed in cantina.

3) Non smettere di bere del tutto. Anche se sarebbe preferibile smettere completamente dall’oggi al domani, per alcuni è davvero impossibile: in questo caso potrebbe essere utile un periodo di diminuzione graduale:

  • Impegnati per limitare ogni giorno di più la quantità di tempo che passi a bere: datti dei limiti temporali.
  • Diminuisci il numero di bicchieri bevuti, anche dilazionando molto i tempi, ma, una volta “scalato” il numero, non tornare più indietro.

4) Ricompensati per il tuo buon comportamento. Pianifica dei premi per ogni successo raggiunto, ad esempio se riesci a stare un giorno senza bere, mangia il tuo dolce preferito o fatti un piccolo regalo, come un paio di scarpe che volevi a tutti i costi. Evita solo di “mettere in palio” un drink: ciò tenderebbe infatti a mitizzare ancor di più un comportamento che invece devi imparare a dimenticare.

5) Se entri in un pub o un bar, fatti accompagnare da una persona che possa controllarti e che – se proprio dovessi bere – può guidare la macchina al posto tuo per tornare a casa.

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6) Mantieniti impegnato. Il tuo alcolismo cronico può essere nato perché ti sentivi solo, annoiato e non riuscivi a pensare a niente di meglio da fare. Adesso è il momento di prendere la vita nelle tue mani creando una routine significativa che ridurrà al minimo il tempo a tua disposizione e la tua volontà di bere. Ecco come:

  • Allenati. Inizia ad amare la corsa, l’escursionismo o gli sport di squadra. Fare attività fisica ti terrà lontano dall’alcol, inoltre andare al parco o in palestra è una ottima occasione per socializzare con ragazzi e ragazzi che condividono con te la stessa passione.
  • Sviluppa degli hobby che ti tengano lontano dall’alcol. Dipingi all’aperto, segui un corso di fotografia, o passa del tempo a leggere nel parco.
  • Se senti di star “cadendo in tentazione”, distraiti ascoltando della musica o facendo qualsiasi altra cosa.

7) Capisci i motivi alla base. L’alcolismo è quasi sempre il sintomo di un disturbo d’ansia che non deve essere sottovalutato. Spesso il desiderio di bere interviene in un momento in cui ci si sente tristi e l’alcol è un modo per evitare di pensare ai motivi per cui ci si sente così. Chiediti quali sono questi motivi, anche grazie all’aiuto di un medico e di uno psicoterapeuta.

8) Parlane con altri alcolisti. Cerca gruppi di auto-aiuto per condividere il tuo problema con altre persone che soffrono di alcolismo.

9) Trova aiuto su internet. Cerca l’argomento e leggi i consigli delle altre persone che soffrono di problemi simili su forum autorevoli.

10) Evita situazioni pericolose. Evita di andare con gli amici in pub e bar dove loro di possono “bere davanti agli occhi” e dove puoi più facilmente cadere in tentazione.

11) Cerca informazioni e parlane col medico e con lo psicoterapeuta. Se hai cercato di smettere di bere da solo molte volte e non sei stato in grado di farlo, potresti aver bisogno di chiedere aiuto. Parlane col medico e lo psicoterapeuta: potranno consigliarti le giuste terapie, come quella farmacologica e quella cognitivo-comportamentale.

Se credi di avere un problema di dipendenza dall’alcol, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Flakka: la droga che ha l’effetto di trasformarti in zombie [VIDEO]

La Flakka si sta diffondendo ed è molto pericolosa. Il mondo delle droghe non smette di sorprendere, in quest’ultimo periodo una sostanza sta facendo parlare molto di sé, in particolare in Florida, per gli effetti sconvolgenti e devastanti che ha sul corpo delle persone che la assumono: stiamo parlando della Flakka. Vediamo insieme cos’è, che effetti ha su di noi e perché è rischioso farne uso.

Flakka o flaca

La Flakka, o flaca in spagnolo, è un catinone sintetico chiamato anche alpha-PVP che deriva da una foglia, chiamata “qāt”: una pianta che contiene un alcaloide che ha un’azione stimolante e che provoca eccitazione ed euforia, oltre a creare dipendenza. Considerata più potente della metanfetamina, la flakka induce i consumatori all’abuso e ha effetti devastanti sul corpo.

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Effetti sul breve periodo

La flakka, quando entra nel nostro corpo, stimola la produzione di dopamina in grandi quantità. La dopamina è un neurotrasmettitore che ci aiuta a regolare lo stimolo della ricompensa e del piacere, per questo la flakka induce un forte senso di euforia. Come la cocaina e l’anfetamina, la flakka ha diversi sintomi che si presentano immediatamente:

  • euforia
  • battito cardiaco accelerato
  • aumento della pressione sanguigna
  • allerta
  • comportamenti aggressivi
  • allucinazioni
  • paranoia
  • istinto suicidario.

La droga può anche indurre al suicidio e ad attacchi cardiaci.

Quando l’effetto diminuisce

Il ‘down’ della flakka implica stanchezza e depressione, questi sintomi sono così forti da indurre il consumatore a drogarsi nuovamente inducendolo alla dipendenza. La flakka inoltre sviluppa man mano un livello di tolleranza tale che porta chi ne fa uso ad aver bisogno di quantità sempre maggiori di droga per riuscire a ‘sballarsi’: questo incrementa il rischio di overdose e morte.

Perché nei video le persone hanno convulsioni

In alcuni video è possibile vedere i consumatori di flakka dimenarsi e avere convulsioni, il motivo è legato all’abuso di questa droga che aumenta la temperatura corporea così rapidamente da danneggiare i muscoli e i reni.

Effetti sul lungo periodo

Il costante consumo di flakka ha effetti devastanti sui reni che rischiano il collasso, mentre non è ancora chiaro quali siano gli effetti sul cervello.

Come si presenta e si assume

La flakka si presenta sotto forma di cristalli maleodoranti bianchi o rosa che possono essere mangiati, sniffati, iniettati e vaporizzati nelle sigarette elettroniche. Proprio con la vaporizzazione si ottengono gli effetti più immediati e devastanti: si rischia infatti l’overdose.

Ecco di seguito una serie di video che mostra i tipici e sconvolgenti effetti di questa droga (attenzione immagini forti):

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Champix: funziona davvero per smettere di fumare?

MEDICINA ONLINE SMETTERE DI FUMARE CHAMPIX VARENICLINA FUMO SIGARETTA TOP TABACCO NICOTINA TABAGISMO DIPENDENZA TOSSICODIPENDENZA DANNI FARMACO AIUTO PACCHETTO SIGARETTE SAPORE CANCRO POLMONI ICTUS INFARTO.jpgAnche se la vareniclina (Champix, farmaco commercializzato dalla Pfizer che ha per indicazione la disassuefazione dal fumo) potrebbe indurre fenomeni di aggressività ed altri comportamenti anomali, oltre a sonnolenza e pensieri legati al suicidio in soggetti predisposti, ne spezziamo invece una lancia a favore, perché sembrano notevolmente incoraggianti i primi risultati ottenuti. Fonti interne all’azienda parlano di probabilità di successo fino a 4 volte superiori per i pazienti che si sono appoggiati al farmaco anche se, è bene ricordarlo, il supporto farmacologico risulta scarsamente utile in mancanza di una ferma volontà nel perseguire l’obiettivo: la percentuale più alta di successi (circa il 40%) si riscontra nei pazienti che si rivolgono a programmi di supporto psicologico che oggi trovano ideale complemento nella terapia farmacologica.

Quanto costa smettere di fumare? La cura completa con Champix prevede almeno 3 mesi di terapia con un costo mensile di poco superiore a €100 , sicuramente non molto di più della cifra abitualmente spesa in tabaccheria.

La terapia inizia infatti con la somministrazione di una compressa da 0.5 mg per 3 giorni, successivamente si passa a due compresse al giorno da 0.5 mg per ulteriori 4 giorni. Da questo momento il paziente dovrà smettere di fumare (eventualmente tollerato per una sola ulteriore settimana) e per le 12 settimane successive dovrà assumere due compresse da 1 mg al giorno. Passato questo periodo il medico valuterà se ridurre progressivamente la dose oppure continuare per un secondo ciclo di 12 settimane.

 In commercio sono disponibili 3 confezioni (prezzi aggiornati a ottobre 2016):
  • Champix 11 cpr 0.5 mg + 14 cpr 1 mg € 60.05
  • Champix 28 cpr 1 mg € 67.15
  • Champix 56 cpr 1 mg € 124.65

La prima confezione è studiata per l’inizio della terapia, in modo da coprire le prime due settimane, mentre le altre 2 servono al paziente nella seconda fase rispettivamente per blocchi di 2 e 4 settimane. Un normale ciclo costerebbe quindi € 60.05 + 3 * € 124.65 = € 434. Parafrasando una nota pubblicità verrebbe da pensare: sigarette per 3 mesi € 250, cura con Champix € 430, la tua salute? Non ha prezzo…

Per approfondire può essere interessante la relazione di valutazione per l’autorizzazione all’immissione in commercio ed una più ambia scheda sul prodotto, completa di foglietto illustrativo.

In data 1° luglio 2009 la FDA americana ha richiesto alle aziende farmaceutiche che commercializzano il farmaco negli Stati Uniti di inserire sulla confezione l’avviso della possibilità di gravi eventi avversi di tipo psichiatrico (peraltro segnalati sul foglietto illustrativo) tra cui:

  • cambiamento del comportamento,
  • umore depresso,
  • ostilità,
  • pensiero suicidario.

Anche per questi motivi il farmaco richiede ricetta medica ed è quantomai importante un continuo controllo da parte del medico sull’eventuale comparsa di manifestazioni psicologiche anormali.

Questo farmaco non dovrebbe essere somministrato a chi ha – o sta ancora soffrendo di – malattie psichiatriche, in particolar modo depressione.

Smettere di fumare, oltre ad abbattere drasticamente il rischio di sviluppare tumore al polmone o tumori in bocca/gola, ha diversi vantaggi pratici ed immediati:

  • ho la pelle indiscutibilmente più bella, liscia, luminosa, meno gonfiori, viso più teso e dall’aspetto meno preoccupato, più aperto e sereno;
  • ho meno cellulite sulle cosce;
  • ho capelli più luminosi;
  • dormo meglio;
  • ho denti più bianchi con meno macchie;
  • ho vestiti, casa e macchina che non puzzano più;
  • risparmio circa 150 euro al mese;
  • ho un respiro molto più profondo, faccio le scale quasi correndo;
  • gusto tanto di più il cibo, mangiare e bere sono una vera festa;
  • ho un ciclo mestruale regolare e ho meno dolore durante il ciclo;
  • ho tanta energia in più per divertirmi e mi stanco di meno a lavorare;
  • faccio sport con più soddisfazione.

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Perché fumi? La risposta più diffusa è anche la più sbagliata

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Le 10 fasi più una che accomunano tutti i fumatoriSe chiedi ad un fumatore: “Perché fumi quando sai che fumare e pericoloso?”, la risposta più sentita è: “Perché mi piace fumare“. Io stesso, quando fumavo, ne ero assolutamente certo: fumare mi piaceva e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea. Sebbene il fumatore sia in buona fede e creda davvero che questa sia la pura verità, in realtà è una risposta totalmente sbagliata dal punto di vista scientifico. La realtà è che il fumo non è un vizio, bensì una tossicodipendenza, ed al fumatore non piace fumare, bensì fuma perché non gli piace provare i sintomi dell’astinenza da nicotina, causati dal fumo stesso. Un fumatore non ammetterà mai di essere caduto in un vero e proprio circolo vizioso per alcuni versi simile a quello in cui si trova un eroinomane, almeno finché non gli sarà chiaro il meccanismo della tossicodipendenza da nicotina.

La nicotina è una droga

L’errore di partenza è pensare che il fumo sia un vizio, una sorta di cattiva abitudine. Non è un errore di poco conto ed in Italia lo commettono ancora quasi tutti. In realtà fumare non è una cattiva abitudine. Una cattiva abitudine è mangiare ogni giorno cibi fritti ed ipercalorici. Una cattiva abitudine è gettare una cartaccia per strada e non nei cestini appositi. Fumare non è una cattiva abitudine, è una tossicodipendenza e la nicotina è una droga che dà forte assuefazione, al pari di cocaina o eroina. Dopo le prime sigarette fumate (in cui in effetti la nicotina determina sintomi piacevoli correlati al rilascio di dopamina) il neo-fumatore si ritrova gradatamente a vivere in un circolo vizioso che dura potenzialmente tutta la vita e di cui è all’oscuro, in cui non c’è più piacere reale, ma solo sollievo dai sintomi di astinenza scambiato per piacere:

  1. il fumatore, come tutti i tossicodipendenti, deve combattere sempre per mantenere una quantità minima di sostanza nel sangue, nel caso del fumatore è la nicotina;
  2. per mantenere questo livello di nicotina, fuma una sigaretta;
  3. appena la concentrazione di nicotina (immessa nel sangue con l’ultima sigaretta) si abbassa al di sotto del livello minimo, il fumatore sente una crisi di astinenza, esattamente come avviene in un eroinomane o un cocainomane;
  4. si sente in ansia, inquieto e di cattivo umore (lui non se ne rende conto, ma sono i sintomi da astinenza da nicotina);
  5. l’unico sollievo viene da un’ altra sigaretta, se la accende e cosi il fumatore si rifornisce di nicotina nel sangue, ripristinando quel livello minimo che gli permette di non sentire i sintomi dell’astinenza: quindi si sente meglio. Così lui crede di aver piacere nel fumare, ma la realtà è che fumando ha solo spento i brutti sintomi dell’astinenza causati dall’aver fumato la sigaretta precedente, in un circolo vizioso infinito.

Essere un fumatore significa indossare un paio di scarpe strette tutto il giorno, solo per il piacere di provare la sera, nel togliersele. Non solo. Essere un fumatore è come essere un bravo equilibrista. E’ necessario per il fumatore mantenere sempre un livello di nicotina “normale” che gli impedisca di provare i sintomi dell’astinenza. E’ per questo che, come per tutte le tossicodipendenze, è difficile smettere. Spenta l’ultima sigaretta, dopo circa una mezz’ora, i livelli di nicotina nel sangue si abbassano al punto che si sente il “craving“, cioè l’astinenza che ci porta a desiderare fortemente di fumare di nuovo ed è a questo punto che ci sono due strade:

  • accendersi una sigaretta, cioè spegnere i sintomi dell’astinenza creando i presupposti per nuovi sintomi di astinenza e continuare in questo circolo vizioso per tutta la vita;
  • non accendersi una sigaretta, sentire per un certo periodo i sintomi dell’astinenza, ma – alla fine – uscire dal circolo vizioso e smettere di fumare.

La verità e che, questo “certo periodo“, per fortuna non dura per sempre. Dopo alcuni giorni dopo aver smesso, i sintomi fisici fastidiosi creati dall’astinenza, diminuiscono progressivamente d’intensità. Inizialmente l’ex fumatore pensa che vorrebbe fumare ogni cinque minuti, ma nei giorni successivi la voglia di fumare diminuisce e – dopo qualche mese – smette di pensarci. Tutto sta a resistere i primi giorni (di solito un paio di settimane) che sono quelli più duri e dove le ricadute sono più frequenti. Perché non provare? Resistete due settimane senza fumare, per liberarvi per sempre da questa tossicodipendenza che non vi fornisce alcun piacere reale, ma che vi ruba soldi, bellezza, salute ed 11 anni di vita. Così la prossima volta che vi chiederanno “perché fumi?”, voi potrete orgogliosamente rispondere “fumavo perché ero schiavo della nicotina, ma ora non lo sono più: ho smesso!”.

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Differenza tra cocaina e crack

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZA.jpgCocaina in polvere e crack sono droghe entrambe correlate alla pianta della Coca, con effetti sull’organismo per alcuni versi simili ed entrambe generano dipendenza, tuttavia esistono molte differenze tra esse. Il modo in cui le due droghe sono realizzate, il modo in cui vengono consumate, il loro costo, alcuni effetti e altri fattori sono differenti.

Cocaina in polvere
La cocaina è un derivato delle foglie di coca (Erythroxylum coca). Il suo principio attivo, l’alcaloide della cocaina, è presente in molte forme consumabili: foglie di coca, pasta di coca, cocaina in povere e cocaina base. La cocaina in polvere è una sostanza polverosa di colore bianco che viene inalata o sciolta in acqua e iniettata in vena. Questa forma di cocaina non può essere fumata ma può essere sniffata. Essa è il prodotto della combinazione di pasta di coca e acido cloridrico. Il costo della cocaina in polvere è maggiore di quello del crack. Gli effetti della cocaina inalata sono più lenti e iniziano anche dopo 20 minuti dall’assunzione e durare fino a 1 ora. Se consumata con iniezione gli effetti della cocaina sono più immediati, iniziano da 1 minuto dopo l’assunzione e durano per circa 30 minuti. Negli Stati Uniti la cocaina che entra illegalmente è tutta in polvere e poi una parte viene trasformata in crack in loco.

Crack
Il crack è una mescolanza di cocaina con acqua e bicarbonato di sodio opportunamente trattata: essa si coagula in cristalli solidi che poi possono essere fumati. Il fumo di crack impiega circa 20 secondi per raggiungere il cervello e far iniziare gli effetti psicotropi che durano poi circa 30 minuti. Il nome deriva dal rumore che la droga fa quando viene scaldata per essere inalata: un leggero crepitio. Il crack ha una tendenza ad instaurare dipendenza psichica e fisica maggiore della cocaina in polvere, inoltre il suo uso induce più facilmente comportamenti violenti.

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Pene diverse
Le pene associate a queste due droghe sono diverse a seconda del paese per la diversa pericolosità, in USA ad esempio il possesso di 500 gr. di cocaina equivale al possesso di 28 gr. di Crack. Quindi, nonostante spesso siano confuse da media e non addetti ai lavori, crack e cocaina sono due droghe distinte pur avendo una base chimica comune. La polvere di cocaina e il crack sono semplicemente due differenti forme di cocaina.

La cocaina in polvere, rispetto al crack:

  • costa di più;
  • può essere sniffata o iniettata ma non fumata;
  • instaura dipendenza psichica e fisica minore;
  • induce comportamenti meno violenti.

Il crack, rispetto alla cocaina in polvere:

  • costa di meno;
  • può essere fumata;
  • instaura dipendenza psichica e fisica maggiore;
  • induce comportamenti più violenti.

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Cocaina: trattamenti psicoterapici per contrastare la dipendenza

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZAEsistono vari tipi di intervento psicoterapico per contrastare la dipendenza da cocaina, specie nel periodo dell’astinenza.

La terapia cognitivo-comportamentale del cocainismo
La terapia cognitivo-comportamentale si basa sui principi di apprendimento sociale. Essa si concentra sull’identificazione dei fattori cognitivi e ambientali che controllano i problemi comportamentali. Lo scopo di questo approccio è che la gente impari condotte alternative all’uso di cocaina e pratichi strategie di autocontrollo. La CBT è particolarmente utile contro la dipendenza da cocaina in quanto presenta un approccio breve, adatto alla maggior parte dei programmi clinici, personalizzato, adattabile ad un ampia gamma di pazienti, e compatibile con altri trattamenti che i cocainomani devono ricevere come, ad esempio, la terapia farmacologica.
Sebbene la CBT (Cognitive-behavioural therapy) sia solitamente associata a bassi livelli di mantenimento della terapia stessa, il suo principale beneficio sembra essere la moderazione del consumo, in particolare nei soggetti che presentano elevate capacità intellettuali, con depressione e pesantemente dipendenti. Inoltre, tra quest’ultima tipologia di pazienti, la CBT sembra produrre migliori risultati della psicoterapia e del trattamento residenziale.Anche la portata con la quale i partecipanti completano i compiti assegnati per casa appare influenzare i risultati del trattamento. Così, durante la CBT e durante tutto l’anno seguente alla fase 1, i dipendenti di cocaina partecipanti, con un forte tasso di compiti svolti, mostrano un uso di cocaina significativamente più basso.
Questi risultati suggeriscono che la buona volontà di completare sessioni di lavoro straordinario a casa è un importante mediatore di risposta al trattamento. Tuttavia gli utenti con minori capacità cognitive appaiono non beneficiarne completamente, poiché il loro livello di dropout appare essere troppo più alto di quello riscontrato negli utenti con maggiori capacità cognitive. Diversi studi hanno dimostrato che i livelli di ritenzione e astinenza sono molto più bassi entro il gruppo precedente, con trattamenti dalle performance migliori su test cognitivi che dei dropout. Questi risultati consigliano che le abilità cognitive del paziente dovrebbero essere prese in considerazione quando si scelgono le impostazioni del trattamento, specialmente perchè studi empirici evidenziano come l’uso cronico di cocaina possa avere effetti dannosi sulle funzioni cognitive. Infine, altri studi hanno dimostrato che gli utenti cocainomani con problemi di comorbidità alcoolica durante il trattamento comportamentale presentano tassi più bassi di astinenza da cocaina degli utenti che non facevano uso di alcool all’entrata in trattamento.

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La terapia di coppia comportamentale
Le terapie di coppia a carattere comportamentale sono trattamenti che possono integrarsi con i trattamenti sanitari ed hanno come obbiettivo quello di sostenere l’astinenza, migliorare i rapporti all’interno delle coppia e ridurre eventuali comportamenti violenti tra i partner.
La terapia familiare strategica breve
è stato sviluppato come un approccio che ha l’obbiettivo di supportare le famiglie che abbiano membri di età adolescenziale. è stato realizzato all’interno del Cocaine Collaborative Study del Nida per raggiungere o mantenere l’astinenza e per aiutare i soggetti ad affrontare difficoltà personali anche non direttamente connesse all’uso di droga.

Terapia della famiglia
La terapia della famiglia ha un riscontro di notevole rilievo sia in ambito italiano ed europeo che oltre oceano. In Italia l’applicazione di tale paradigma si è rivelato di grande utilità per il trattamento di famiglie con dinamiche particolarmente complesse secondo le ricerche e la manualistica realizzata in diverse scuole con questo indirizzo. Autori come Stanton, o come Cancrini in Italia, hanno effettivamente contribuito ad aggiungere strumenti concettuali di comprensione e di intervento nel settore delle dipendenze.

La terapia motivazionale
L’approccio incardinato sui riferimenti teorici di Prochaska e DiClemente (1986) relativo al riconoscimento, al sostegno e all’evoluzione del quadro motivazionale del paziente costituisce un elemento di grande impatto nel trattamento delle dipendenze, naturalmente anche nel caso del cocainismo. L’approccio motivazionale può essere usato singolarmente, oppure contemporaneamente ad altri trattamenti o come preludio a successivi interventi psicoterapeutici o farmacologici e psicosociali.

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La psicoterapia psicodinamica
L’applicazione dell’approccio psicodinamico conduce ad una serie di importanti problemi di valutazione. Innumerevoli sono infatti i saggi sulla problematicità del rapporto tra gli obbiettivi di evoluzione generale dei processi di funzionamento endopsichici del soggetto e la ricerca di soluzione dei sintomi che lo spingono a chiedere un trattamento. L’approccio psicodinamico infatti, almeno nella sua caratterizzazione prevalente, si pone come una terapia generale e non sintomatica anche se nel corso degli ultimi anni siano state elaborate forme più flessibili ed orientate a specifiche esigenze cliniche dei pazienti. Ad esempio sia a livello internazionale che in Italia sono state sperimentate nel settore delle dipendenze terapie psicodinamiche focali o forme brevi applicate sia in modo isolato che in integrazione con altri tipi di trattamento.
La ricerca sugli aspetti psicopatologici e sulle tecniche di intervento psicodinamico sono state molto intense sia oltre oceano che in Europa e soprattutto in Francia. Tuttavia pochissimi di questi contributi sono stati canalizzati in ricerche che avessero un rilievo valutativo con una prospettiva di epidemiologia clinica.

La terapia dei 12 passi
Il trattamento che utilizza la terapia dei 12 passi ha origine dall’approccio sviluppato nei gruppi degli Alcolisti Anonimi. E’ controverso considerare tale approccio come intervento psicosociale, o psicoterapia o nessuna di queste due cose. Tralasciando tale questione è possibile dire che la sua evoluzione, che sostiene sia le componenti motivazionali che la presa di coscienza della problematicità della propria situazione, ha consentito di realizzare un intervento sistematico che valorizza le risorse del paziente e il riconoscimento dei suoi molteplici bisogni. Questo approccio è stato usato anche nel trattamento del cocainismo in associazione con alcolismo e sono state sviluppate ricerche per la sua valutazione in termini di ritenzione in trattamento e di efficacia.

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Cocaina: i sintomi in caso di uso, abuso ed overdose

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZALa cocaina è una potente droga psicoattiva che agisce a vari livelli sia fisici che neurologici in chi la assume. La portata dei sintomi è data dalla quantità di sostanza assunta e dalla tolleranza raggiunta dal dipendente, in genere si hanno a livello comportamentale un innalzamento del tono dell’umore, euforia, insonnia, aumento delle potenzialità fisiche e mentali (resistenza alla fatica), migliore attenzione, lucidità mentale, percezione sensoriale. In caso di sovradosaggio si hanno sintomi di confusione, ansia, irritabilità, panico, aggressività.

A livello fisico i sintomi comuni nell’uso di cocaina includono: tachicardia, sudorazione, dilatazione della pupilla (midriasi), aumento della pressione e della temperatura corporea, riduzione dell’appetito. In casi di overdose da cocaina i sintomi peggiorano in convulsioni, aritmie, coma fino a morte per arresto cardiaco. La principale azione della cocaina a livello chimico è di bloccare il recupero di dopamina nel terminale presinaptico impedendo il riassorbimento di dopamina da parte del neurone stesso. Il risultato è un aumento del livello di dopamina e anche di norepinefrina e serotonina. In queste variazioni chimiche a livello neurologico sono probabilmente da ricercare le cause dei sintomi comportamentali sopra descritti.

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Il lungo consumo di cocaina porta ad una tolleranza sempre maggiore per gli effetti euforici e a sintomi assimilabili a stati schizofrenici con estrema eccitabilità, insonnia, paranoia e perdita di interesse sessuale fino a casi estremi di allucinazioni e depressione. Altri sintomi sono una generale riduzione della attività dovuta probabilmente alla privazione del sonno e all’alimentazione non corretta che la dipendenza da Cocaina comporta. Altri sintomi fisici evidenti in un cocainomane possono essere la perdita di peso e a seconda che la sostanza sia inspirata: riniti, eczemi alle narici o perforazione del setto nasale o, in caso di iniezione della sostanza: infezioni e trasmissione di patologie, come epatite o AIDS. L’assunzione prolungata di cocaina determina modifiche sostanziali a livello dei meccanismi di comunicazione tra i neuroni, i sintomi sono la tolleranza e la dipendenza fisica dalla sostanza anche se la medicina sta ancora studiando queste variazioni e le loro complesse risultanti neurologiche. Il sintomo più visibile è il craving (ovvero la ricerca ossessiva per la sostanza) che caratterizza il cocainomane e che chi non ha la dipendenza può solo vagamente capire.

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Uso cronico di cocaina: i danni al naso e ai denti

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZALa cocaina è purtroppo una droga subdola, perché non si manifesta con sintomi fisici evidenti fino a che la dipendenza e l’abuso sono molto gravi e protratti nel corso del tempo. È importante notare che la droga attua dei danni talvolta irreparabili al naso e ai denti, organi che per primi sono colpiti dalla sostanza al momento dell’assunzione. La cocaina può essere sniffata, inalata, ma anche consumata mediante lo sfregamento nelle gengive. Questa pratica induce alla formazione di una serie di patologie a danno delle mucose del naso e dei denti che prima di altre si manifestano come evidenti.

Effetti della cocaina sui denti

Carie e parodontiti sono le prime manifestazioni dell’abuso che interessano le persone dipendenti da cocaina. Questi problemi sono legati ad un costante indebolimento della dentatura e delle gengive, a causa della mancanza di sali minerali, ma come avviene nel caso di abusi da sostanze stupefacenti, le persone sono spesso indotte a vivere delle situazioni di stress che le inducono a ridurre se non a sospendere la corretta igiene orale.

Chi consuma abitualmente cocaina è inoltre indotto a ricercare cibi zuccherini a causa delle fasi di ipoglicemia, con conseguente accumulo di placca e creazione di un ambiente acido nel cavo orale. Questa abitudine alimentare, legata alla scarsa igiene orale e all’indebolimento del cavo orale inducono alla comparsa di carie e di parodontiti anche gravi. A questo aspetto si associa la sovra-attivazione dei muscoli facciali che si propone come la causa della comparsa di problemi quali il bruxismo e la xerostomia. Queste patologie inducono al sovraccarico meccanico dei denti che può avere delle conseguenze anche nella postura e nel sistema osseo scheletrico, ma anche portare all’usura precoce dei denti, a scheggiature, all’erosione ed alla perdita del dente.

La riduzione della salivazione tipica dell’abuso di sostanze induce alla scomparsa dell’effetto antibatterico e protettivo della saliva, che perde i suoi enzimi e quindi aumenta i rischi di infezione al cavo orale. Il soggetto dipendente da cocaina è però continuamente anestetizzato, quindi non si accorge del dolore o se lo fa è troppo tardi per salvare una situazione che può rilevarsi già gravemente compromessa.

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Effetti della cocaina sul naso

I danni della cocaina sul setto nasale sono causati dalla droga che entra a contatto attraverso l’inalazione o la ‘sniffata’ e che va ad intaccare l’integrità e la salute delle mucose nasali. Fin dalle prime assunzioni, chi consuma cocaina nota la formazione di crosticine giallognole e secche che tendono ad infettarsi e quindi ulcerarsi. Con il passare del tempo e con l’abuso della sostanza, la rigenerazione cellulare viene meno e nei casi più gravi si creano dei veri e propri buchi che sono il preludio al collasso del setto nasale.
Si tratta indubbiamente di una situazione drammatica, perché il crollo del setto nasale induce all’afflosciamento della pelle del naso e il degenero coinvolge molto spesso anche le strutture limitrofe alla bocca e le ossa del cranio, con gravissimi rischi per la salute dei soggetti dipendenti da cocaina.

Per approfondire: Effetti fisici dell’uso di cocaina su naso, bocca, pelle, palato, lingua

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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