Raffreddore nel neonato: come curarlo, cosa fare e prevenirlo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEIl raffreddore è un’infezione del tratto respiratorio superiore che può essere causato da diversi virus ma che non risparmia nemmeno i bambini più piccoli visto che il neonato può contare solo su un sistema immunitario ancora in formazione. Malanno stagionale per eccellenza, comunque, il nasino chiuso (e tutto quello che ne consegue) non devono spaventare le mamme e i papà ma, visto che – specialmente nei primi mesi di vita del bebè – i timori sono all’ordine del giorno, ecco rimedi contro il raffreddore.

Raffreddore bambini: come curarlo?

Se si presenta nel corso dei primi tre mesi di vita, anche il più banale dei raffreddori deve essere visto da un pediatra che saprà consigliare ai neo-genitori il metodo migliore per intervenire. Nell’attesa della visita, però, è necessario liberare il naso dei bebè (che, in questo periodo della loro vita, non hanno ancora imparato a respirare con la bocca) utilizzando delle semplicissime pompette create ad hoc e facilmente disponibili in farmacia. Se il muco è abbondante, poi, è preferibile – prima dell’aspirazione – lavare le narici del bimbo con qualche goccia (2 o 3 al massimo) di soluzione fisiologica di modo che la pulizia risulti più approfondita.

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Prevenire il raffreddore: come fare?

Nel caso dei bambini (piccoli o più grandi che siano), poi, vige sempre l’antica regola secondo la quale prevenire è meglio di curare. Per assicurare ai figli un autunno e un inverno lontani dal raffreddore, quindi, è indispensabile far loro respirare il più possibile aria pulita evitando di tenerli chiusi in casa e senza rinunciare alle passeggiate all’aperto anche durante i mesi più freddi. Contemporaneamente, poi, ci si dovrà ricordare di areare la loro cameretta e gli spazi della casa nei quali i piccoli trascorrono la maggior parte del tempo. Anche un ambiente troppo secco, poi, può facilitare la comparsa del raffreddore: per questo è utile servirsi di umidificatori ad hoc e, quando si riscontrano i primi sintomi di nasino chiuso, sottoporre i bambini a bagni di vapore lasciando scorrere l’acqua calda in bagno finché l’ambiente non diventerà “nebbioso” e rimanendo poi nella stanza il più a lungo possibile almeno una volta al giorno.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Coliche nei neonati: i migliori rimedi naturali

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEUn neonato con le coliche, che piange disperato ed inconsolabile per ore, è un banco di prova impegnativo per la pazienza e l’entusiasmo di mamma e papà, soprattutto se sono al primo figlio e rimangono svegli tutta la notte a causa di ciò.

Come riconoscere le coliche gassose neonatali?

Di solito il problema determina crisi improvvise di pianto, che non si interrompono in nessun modo e che sono molto forti. Possono durare molti minuti o addirittura ore. Il bambino urla a più non posso e stringe i pugni, porta le gambe al petto, tiene gli occhi chiusi e la punta della lingua verso l’alto, un tipico segnale del dolore. Il pianto si può accompagnare a sudore freddo. Il viso del neonato diventa rosso. Il bimbo può avere raucedine e crisi di apnea. Le coliche si manifestano a qualche settimana dalla nascita, spesso entro il primo mese di vita del bambino; sono più frequenti nelle ore serali e notturne ma possono presentarsi in qualunque momento della giornata.

Strategie

Nella maggioranza dei casi questo problema si risolve da solo nel giro di pochi mesi, senza conseguenze per il bambino, tuttavia una cura vera e propria per le coliche dei neonati non esiste. Esistono tuttavia alcuni accorgimenti per ridurre il rischio di coliche. Si può tentare di intervenire sull’alimentazione del bambino. Quelli allattati al seno dovrebbero, intanto, continuare a poppare, dal momento che il latte materno non è di norma la causa delle coliche. La mamma che allatta, però, può eliminare dalla propria dieta alcuni alimenti come latticini, legumi e verdure a foglia larga. Per i bambini nutriti col biberon, è possibile scegliere tra diversi tipi di latte formulato appositamente per ridurre la formazione di gas intestinali. Se il piccolo è particolarmente “avido” durante la poppata è inoltre più facile che ingerisca molta aria. In questi casi, allora, si può tentare di metterlo al seno prima che sia troppo affamato, oppure interrompere ogni tanto la poppata per fargli fare il ruttino. Se si usa il biberon, invece, è opportuno correggere la posizione del bimbo e l’inclinazione della bottiglia, sempre per scongiurare l’ingestione di fastidiose bolle d’aria e il conseguente mal di pancia.

Rimedi naturali

Possono essere utili le tisane a base di finocchio, anice o camomilla, facendo però in modo che il liquido non venga assunto dal neonato in quantità tali da interferire con l’allattamento. È preferibile, inoltre, che le tisane non contengano zucchero. Un altro sistema per alleviare le coliche è il massaggio, da effettuare in senso circolare sulla pancia del neonato. Un’altra tecnica consiste nello sdraiare il bambino sulla schiena e nel portargli le ginocchia al petto, oppure muovergli le gambe in modo da simulare una “pedalata”. Anche tenere il piccolo a pancia in giù, magari sul petto della madre o del padre, può aiutare. Utili anche lunghe passeggiate nel passeggino per distrarre il bambino e calmarlo.

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Essere bravi genitori: cinque consigli per crescere fratelli uniti

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BAMBINI FRATELLI FAMIGLIA GENITORI FAMIGLIA (4)Essere bravi genitori è la cosa più difficile al mondo, specie quando il figlio non è più uno solo ed il secondogenito va ad alterare degli equilibri che si erano creati in casa: si verifica la classica gelosia tra i figli (maschi o femmine) che nasconde quasi sempre la difficoltà del primogenito di accettare che il rapporto con mamma e papà non possa essere unico ed esclusivo. Tutto nasce da un desiderio di possesso: ogni figlio non vorrebbe ‘dividere’ i genitori con il fratello o la sorella ma non può prendersela con loro, quindi ‘sfoga’ le sue emozioni verso l’altro/a. La tipica competizione nel quotidiano scatta proprio per questa ragione più profonda ed è bene tenerlo a mente. In altre parole, i litigi sono fisiologici e non sono un segnale di scarso affetto tra fratelli: anche quando si punzecchiano (quasi) in continuazione, di fatto si vogliono bene. Tuttavia, mamma e papà devono il più possibile favorire lo sviluppo di una buona relazione tra fratelli e sorelle, e farli crescere uniti, evitando alcuni comportamenti che invece possono allontanarli. Ecco cinque consigli per evitare gli errori più comuni.

1 Non intervenire quando i bambini litigano
E’ molto importante lasciare che fratelli e sorelle risolvano da soli i loro conflitti, entro ovviamente certi limiti. “I bambini trovano le loro misure e l’intervento a favore di uno o dell’altro contribuisce invece ad aumentare la gelosia. Ma anche punire tutti nello stesso modo non è una buona strategia perché è percepito come ingiusto.  Un errore molto comune tra i genitori è poi quello di agire da giudici imbastendo una sorta di processo, che va avanti all’infinito, per stabilire chi ha iniziato la lite. Un atteggiamento del genere è controproducente e non porta a nulla. Dal punto di vista dell’esperta, l’approccio migliore è invece invitare i figli a cavarsela da soli cercando un accordo e riferendolo, poi, all’adulto.

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2 Quando un bambino picchia il fratello o la sorella, cercate di calmarlo con tono tranquillo e senza mai urlare
Se un figlio usa spesso le mani contro l’altro/a significa che è davvero molto arrabbiato e si sfoga contro il più debole, che di solito è il più piccolo. Attenzione, però, non significa che non voglia bene al fratello o alla sorella, in realtà il vero obiettivo della sua rabbia potrebbero essere mamma e papà. Al momento, di fronte all’episodio concreto, è opportuno invitare il bimbo che dà le botte al fratello a sospendere quello che sta facendo e calmarlo parlando in tono tranquillo. Non serve dirgli ‘non devi fare così’ ma è molto importante mostrare comprensione e contenerlo con modi pacati. Non si risponde mai alla rabbia urlando. Quando la situazione si ripete spesso il genitore dovrebbe interrogarsi e mettersi in discussione poiché l’azione violenta è sintomo di paura e angoscia di abbandono. Il bambino violento è spaventato a morte dall’idea di ‘non essere visto’ e dà la colpa a qualcuno, al fratello o alla sorella. Questo può capitare perché non è stato aiutato a sufficienza nella sua evoluzione e ha bisogno di stare più tempo insieme ai genitori. E’ fondamentale rassicurarlo e aiutarlo a superare la paura che i genitori spariscano. Un buon modo per farlo è chiacchierare con lui, andare a prenderlo a scuola una volta in più e condividere tempo e giochi. Fino alla fine della primaria, il gioco e le fiabe, da leggere insieme ad alta voce la sera, sono strumenti efficaci e preziosi per stemperare queste emozioni di ogni bambino.

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3 Evita una sorta di ‘spartizione’ tra mamma e papà nell’accudimento dei figli che non crea solidarietà
“Tu ti occupi del piccolo e io del grande!”. Certo, è possibile fare a turni, ma mamma e papà devono condividere insieme ogni aspetto dell’educazione e della vita dei figli.

4 Fare le stesse cose del fratello o della sorella per un periodo è positivo: aiuta a sviluppare l’empatia
A volte sono proprio le osservazioni e gli interventi inopportuni dei genitori a dividere i figli. Se il maggiore, per esempio, che magari frequenta già le medie, si mette a giocare con il fratellino (o sorellina), non è bene dire una cosa tipo: “Ma tu sei ormai troppo grande per questo gioco!”. In modo analogo, se il bambino chiede ancora biberon e ciuccio – ormai abbandonati da tempo – o di dormire accanto alla mamma perché vede farlo il fratellino o la sorellina, non deve essere un problema. In genere, atteggiamenti simili, in cui il bimbo sembra tornare più piccolo, indicano che quei progressi gli sono costati molta fatica. Questi episodi di regressione sono una grande occasione di ri-sperimentare una situazione ma non significa perdere le competenze già acquisite. Tornare indietro, semplicemente, rinfranca un po’ il bambino, ed è una sorta di terapia, quindi è bene lasciarlo fare. Dopo un po’, per aiutarlo (senza ansia) a riconquistare le sue abitudini, è sufficiente sostenerlo con un atteggiamento sereno e positivo. “Riccardo, mi sa che il gelato, in fondo, ti piace di più del latte nel biberon, eh… perché tu sei grande!”. In ogni caso, è un segnale positivo immedesimarsi nel piccolo è un modo per capirlo. Di fatto, mettersi al posto dell’altro vuol dire provare empatia ed un bimbo di tre-quattro anni lo fa concretamente. Anche nel caso contrario quando è il bambino più giovane a voler imitare il grande, non è corretto bloccarlo subito perché è ‘piccolo’: è invece appropriato incoraggiare questi momenti. “Bene, mi piace che giocate insieme, ecco qui delle penne per te anche se non sai ancora scrivere!”.

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5 Asseconda la complicità dei tuoi figli e non osteggiarli quando fanno ‘banda’
Nella relazioni tra fratelli o sorelle, arriva un momento in cui i figli si ‘coalizzano’ contro i genitori, nonostante, magari, la differenza di età. E’ tipico il caso di nascondere le marachelle: “Prendiamo insieme un altro pezzetto di cioccolato!”, “Diciamo alla mamma che il vaso l’ha rotto il gatto”. Fare fronte comune diventa una sorta di colla, e getta le basi di quella solidarietà che dura tutta la vita ; è fondamentale non osteggiare questi comportamenti, al contrario, i genitori dovrebbero leggere la creatività dietro a tutto ciò, in base all’età dei bambini”. Se a metà della scuola primaria, per esempio, i figli preparano dei cartelli perché desiderano un computer, si tratta di una ‘sommossa’ positiva. Anche in seguito, quando sono più grandi, fratelli e sorelle possono mettersi insieme per ottenere un permesso speciale o una particolare concessione. Questo senso di complicità dovrebbe essere assecondato perché è parte positiva della relazione tra figli.

Articolo di Marzia Rubega pubblicato su: https://www.nostrofiglio.it/bambino/psicologia/come-crescere-fratelli-uniti-4-principi-guida-ai-genitori

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Capire se sono incinta: i primi 7 sintomi di gravidanza

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma A CAPIRE SONO INCINTA SINTOMI GRAVIDANZA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina AnoI primi sintomi e segni  dell’esordio esordio di una gravidanza si confondono facilmente sia con la sindrome premestruale sia con disturbi di differente origine (ad esempio, quelli causati dallo stress). Come si fa, dunque, a capire se si è incinta oppure no? L’unico metodo certo è il test di gravidanza, benché anch’esso abbia alcuni limiti (se effettuato nel modo errato o troppo precocemente), insieme al primo sintomo di dolce attesa, ovvero l’assenza di mestruazioni. Vi sono, comunque, alcuni segnali da considerare e che potrebbero rappresentare la spia di una gravidanza, impariamo a riconoscere i sette più importanti, che sono anche i più precoci.

1) Ritardo delle mestruazioni

Sembra banale ricordarlo, ma il sintomo più “veritiero” ed evidente di una gravidanza è la mancanza di mestruazioni. Ma un ritardo può essere considerato la norma, laddove il ciclo mestruale si presenta solitamente irregolare. Così come in presenza di stress, traumi o cambio di stagione. Chiaramente, se il ritardo si protrae a lungo e le mestruazioni non compaiono, l’ipotesi di una gravidanza si fa più nitida.

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2) Gonfiore e tensione delle mammelle

La gravidanza può annunciarsi con una sensazione di gonfiore della mammella e dolore al seno. Ma questi sintomi sono comuni anche alla sindrome premestruale e, dunque, con essa facilmente confondibili. C’è da aggiungere, però, che molte donne all’inizio della gravidanza percepiscono un cambiamento nella forma e nell’aspetto del seno. Quest’ultimo appare, dunque, non solo più gonfio e teso ma anche “diverso”: capita, infatti, che il capezzolo diventi più “scuro”. Anche in questo caso, sapersi osservare con attenzione è un ottimo modo per imparare a conoscersi e a prendersi cura di sé. A tale proposito leggi anche: Mastodinia: quando il seno è gonfio e dolorante

3) Sonnolenza o stanchezza eccessiva

Anche in questo caso, si tratta di sintomi spesso presenti in gravidanza ma comuni anche a numerose condizioni diverse dall’attesa. Sonnolenza e stanchezza possono, infatti, essere dovute a stress, eccesso di lavoro, cambio di stagione, carenze nutrizionali o patologie in corso (acute oppure croniche).

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4) Nausea e repulsione per alcuni alimenti e odori

Quando si pensa ai primi sintomi di gravidanza, la nausea è una delle immagini più associate. E, infatti, la nausea gravidica fa parte di una sintomatologia molto comune, spia di una gravidanza che procede nel modo migliore. Quindi, è vero che provare una sensazione di nausea o repulsione verso taluni cibi e profumi – soprattutto se tali cibi e profumi precedentemente ci piacevano ed all’improvviso li proviamo repugnanti – può essere sintomo di gravidanza. Il riconoscimento di questi segnali si fa più nitido – ripeto – se si inizia a sentire rifiuto proprio per ciò che fino al giorno prima si gradiva, per esempio per il caffè o un certo tipo di formaggio o di pesce, o ancora per il proprio profumo preferito. Ma bisogna sempre tener presente che la nausea si può associare anche a disturbi nervosi, virus gastrointestinali, digestione difficile, intossicazione alimentare ed intolleranze.

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5) Crampi addominali

All’inizio della gravidanza, nel momento dell’impianto, l’utero si contrae e provoca dolori all’addome. I “crampi da impianto” sono comuni a molte donne e rientrano dunque nella vasta sintomatologia precoce di gravidanza. Ma il mal di pancia può essere causato anche dalle mestruazioni in arrivo oppure da semplici disturbi intestinali o, ancora, da stress ed emotività.

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6) Vomito

Anche vomitare improvvisamente ed apparentemente senza alcun motivo, può essere sintomo di gravidanza, specie se ciò si associa a nausea provata per odori e cibi prima apprezzati. Il vomito da solo tuttavia non è molto attendibile come segno di gravidanza: può essere infatti determinato da molte altre condizioni e patologie, tra cui intossicazioni da cibo, farmaci, forte paura, ingestione di veleni ed affezioni gastrointestinali, epato-biliari o renali. Il vomito può inoltre essere inoltre correlato a mal d’auto, mal di mare e mal d’aria, oltre che a situazioni di ansia o stress cronico.

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7) Perdite ematiche

Le perdite di tipo ematico di solito sono correlate all’inizio delle mestruazioni. Ma, se ci si conosce bene, le perdite ematiche “anomale” possono anche rappresentare la spia di un esordio di gravidanza. Queste ultime si presentano più “leggere” e di colore diverso a quelle relative alle mestruazioni. Inoltre, in caso di gravidanza, le perdite ematiche non evolvono aumentando di intensità e quantità come durante il consueto svolgimento delle mestruazioni. Anche in questo caso, però, test e ginecologo rappresentano la via da perseguire per ottenere una risposta sicura.

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Il naturopata sbaglia terapia: bimbo rischia di morire

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma NATUROPATA TERAPIA BIMBO MORIRE Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Ano.jpgUn bambino inglese di appena quattro anni negli ultimi tempi aveva perso l’appetito, mangiava pochissimo ed era dimagrito molto, tutto ciò a causa colpa di una cura a base di una dose eccessiva integratori. Una situazione a rischio per la vita di questo bambino che soffre di autismo (un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale), che ha spinto i genitori a chiedere aiuto ai medici. Dopo una serie di test, i dottori hanno capito che il piccolo soffriva di ipercalcemia. Aveva livelli troppo alti di calcio nel sangue, ma anche di vitamina D. Una diagnosi che ha spinto la coppia a confessare di aver sottoposto il bimbo a una cura a base di ‘prodotti naturali’. Un cocktail di sostanze che ha danneggiato l’organismo del ragazzino e ha spinto gli esperti inglesi a lanciare un appello contro ‘le terapie fai-da-te’ sul British medical journal.

Integratori fai da te: rischio per la salute

Nella cura scelta dal naturopata inglese c’erano dosi eccessive di calcio, vitamina D, olio di fegato di merluzzo, latte di cammello, argento, zinco. La terapia era arricchita da solfato di magnesio, un ingrediente scelto per ‘depurare l’organismo’. “I genitori del bimbo ora sono devastati per quello che hanno fatto al figlio e per averlo fatto stare così male – spiega il report del Bmj – e la polizia ha aperto un’indagine nei confronti del naturopata che ha sbagliato la sua cura”. Ci sono volute ben due settimane per far guarire il bambino. Quando è stato ricoverato era iperidratato e aveva livelli di calcio altissimi, ora per fortuna è fuori pericolo. “Molte famiglie scelgono ‘cure naturali’ come queste – spiegano i medici del Bmj – ma questo caso dimostra che possono esserci gravi effetti collaterali che sono difficili da individuare anche per la mancanza di conoscenza di queste terapie”. E a volte anche la vita dei pazienti può essere a rischio aggiungono i medici inglesi. “Ci sono molti casi di complicanze, anche fatali, e probabilmente molti altri che non sono segnalati ai medici o che, a volte, non sono stati riconosciuti”.

Primum non nocere

“Il caso dimostra che purtroppo esistono persone che speculano sulla disperazione delle famiglie, a volte  per ignoranza altre volte con dolo – spiega Raffaele Falsperla, Presidente Società Italiana di Neurologia Pediatrica – . In Italia per fortuna esiste un “filtro” ed è il pediatria di famiglia che segue il bambino sin dalla nascita e rappresenta il vero “ambasciatore” nella tutela del minore.  A tutti va ricordato che il principio che dovrebbe guidare chiunque si occupa di salute del bambino è “ Primum non nocere”, cioè non fare nulla che potrebbe nuocere alla salute del bambino”. In questo caso la cura a base di integratori non sarebbe mai riuscita neppure a guarire il piccolo. “Gli integratori hanno delle indicazioni cliniche e non sono indicati nel caso di  disabilità intellettive non rientra fra queste. Dunque questo tipo di cura non era indicata per guarire il bambino autistico”.
Le “cure alternative”, spiegano ancora gli esperti del Bmj – sono molto diffuse tra i bambini con malattie croniche, tra cui l’autismo, per una serie di motivi. Questi possono includere l’insoddisfazione con le terapie tradizionali.

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Perdite bianche, gialle marroni in gravidanza: quando preoccuparsi e cosa fare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERDITE BIANCHE GIALLE GRAVIDANZA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina AnoLe gestanti sono purtroppo accompagnate da numerosi disturbi durante l’avventura che le porterà a diventare mamme. Uno di questi disturbi, tra i più diffusi e che spesso destano preoccupazione immotivata, è avere perdite di colori diversi. A differenza di altri sintomi più famosi come nausee, gonfiori e dolori di schiena le perdite scatenano spesso reazioni di panico nelle gestanti facendo temere loro il peggio, dal momento che l’unico tipo di perdite di cui si sente solitamente parlare sono quelle legate a situazioni di rischio per il nascituro, come le minacce d’aborto o il distacco della placenta. In realtà non sempre si tratta di un sintomo pericoloso per la salute della gestante e del feto, anzi certi tipi di perdite fanno parte del normale corso della gravidanza. Spesso le perdite in gravidanza tendono a comparire spontaneamente, e altrettanto spontaneamente scompaiono. E’ possibile che esse sopraggiungano dopo qualche movimento o trauma subito dal corpo o dagli organi genitali interni. Per togliersi ogni dubbio è comunque sempre buona norma affidarsi al proprio ginecologo, che saprà fare una corretta diagnosi e quindi indicazioni su cosa fare e prescriverà un’eventuale terapia. Di seguito esamineremo le più frequenti tipologie di macchie e le cause a cui possono essere legate.

Il colore delle perdite in gravidanza indica le possibili cause

Primo importante fattore che serve a comprendere se le perdite sono normali o se bisogna preoccuparsi ed in generale cosa fare quando si manifestano è il loro aspetto, cioè come si presentano riguardo all’odore ma soprattutto al colore.

1) Perdite marroni: le perdite marroni o rossastre sono in genere perdite ematiche, nel primo caso di sangue già secco, nel secondo di sangue vivo, e possono essere del tutto innocue come possono segnalare dei rischi per la futura mamma e per il feto. Sono più frequenti nei primi mesi, in cui indicano il normale procedere della gravidanza, e spesso derivano dai cambiamenti nella conformazione delle pareti uterine; negli ultimi mesi di gravidanza invece sono un po’ più preoccupanti in quanto potrebbero indicare eventuali problemi nella crescita del feto o nel suo posizionamento prima del parto. La diagnosi corretta può farla solo il ginecologo che segue la gravidanza, pertanto è meglio recarsi da lui il prima possibile.

2) Perdite rosa: di solito sono completamente innocue; possono consistere nella normale mucosa vaginale o anche in residui di ciclo mestruale. In ogni caso, è sempre bene chiamare il ginecologo per descrivergli la consistenza delle macchie e farsi consigliare sul da farsi.

3) Perdite mucose bianche: la leucorrea, cioè la presenza di perdite mucose biancastre, è molto frequente in gravidanza, soprattutto nei primi mesi, in quanto non è che la conseguenza di tutti i cambiamenti che avvengono all’interno del corpo della donna e degli assestamenti dei suoi organi genitali interni. Per quanto possano essere fastidiose, cercare di eliminarle è inutile e dannoso: inutile, perché tenderanno a ricomparire essendo fisiologiche; dannoso, perché il liquido biancastro che si viene a formare ha un’azione protettiva sulle mucose vaginali e pertanto le preserva da eventuali infezioni.

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4) Perdite giallastre: anche le perdite giallastre sono solitamente innocue, in quanto rientrano nella normale leucorrea da gravidanza. Bisogna iniziare a preoccuparsi solo se sono maleodoranti e sono accompagnate da prurito o bruciore: in questo caso quasi sicuramente sono causate da un’infezione, per cui è meglio recarsi dal ginecologo per capire come curarla e soprattutto farci dare dei consigli sui prodotti da usare per una corretta igiene intima in gravidanza e sui possibili rimedi naturali o farmacologici.

5) Perdite verdi: le perdite verdi in gravidanza sono quelle che suscita uno stato di maggior allarme per le donne, poiché a differenza di quelle biancastre a cui si è abituate, queste risultano del tutto nuove e quindi potenzialmente pericolose. In realtà è difficile che le perdite verdi siano sintomo di una minaccia d’aborto, è molto più probabile che siano sintomo di infezioni vaginali come la candida, fastidiosa per la mamma ma, se ben curata, senza nessuna conseguenza per il feto.

6) Trasparenti e acquose: le perdite di liquido trasparente simile ad acqua possono avere origini molto diverse; può trattarsi di una conseguenza dell’aumentata lubrificazione degli organi genitali interni, così come può trattarsi di perdita di urina, in quanto il feto crescendo preme maggiormente sulle pareti della vescica. Oppure può trattarsi di liquido amniotico, e in questo caso il liquido sarà molto abbondante oppure dalla fuoriuscita lenta ma continua, e accentuata da ogni minimo movimento del corpo; questo tipo di perdita indica che si sono rotte le acque e il bimbo è pronto per nascere.

Possibili cause di perdite durante la gravidanza

1) Perdite dopo il rapporto: se avete avuto delle perdite dopo un rapporto sessuale, sappiate che è normale in quanto il collo dell’utero è molto più sensibile alle stimolazioni, per cui la prossima volta dovrete fare molta più attenzione, e in ogni caso evitare di avere altri rapporti finché le perdite non si saranno attenuate. A differenza di quanto si pensa comunemente, non vi sono controindicazioni particolari nell’avere dei rapporti durante la gravidanza, anzi, secondo alcune ricerche il piacere fisico della mamma apporta dei benefici al feto, soprattutto nelle ultime settimane di gestazione; tuttavia è sempre meglio consultarsi con il proprio ginecologo che saprà consigliare i futuri genitori in base al tipo di gravidanza in atto, ad esempio potrebbe sconsigliare i rapporti in caso di gravidanza a rischio.

2) Perdite dopo visita ginecologica: se avete fatto una visita ginecologica interna e una volta arrivate a casa notate delle perdite ematiche o mucose non allarmatevi, in quanto la mucosa vaginale diventa molto sensibile alle sollecitazioni, quindi tende a sfaldarsi ad ogni minimo contatto; potrebbe anche trattarsi della rottura di qualche capillare, che provoca una piccola perdita di sangue.

3) Perdite prima del parto: qualche giorno prima del parto il tappo mucoso che isola l’utero dall’ambiente esterno tenderà a sfaldarsi, finendo in vagina per essere espulso attraverso delle perdite che la futura mamma ha così modo di constatare, per prepararsi alla fine della gravidanza; tali perdite possono essere accompagnate da macchioline di sangue o macchie marroncine.

4) Rottura delle acque: l’ultima perdita prima del parto è quella del liquido amniotico, quando si rompono le acque: il chiaro segnale che il travaglio è iniziato e bisogna pertanto correre in ospedale a far nascere il bambino!

In quale trimestre sono avvenute le perdite?

Per capire la natura e la gravità delle perdite in gravidanza, oltre che il colore e come sono è importante considerare anche il momento in cui esse si presentano, cioè se durante il primo, il secondo o il terzo trimestre. In alcune periodi infatti le perdite possono considerarsi quasi fisiologiche, naturalmente però bisogna sempre prestare attenzione a quantità e colore.

1) Primo trimestre: se le perdite si presentano nel primo trimestre, in particolare nel primo mese, sono praticamente normali, spesso sono addirittura il primo sintomo attraverso il quale la futura mamma si accorge di essere incinta. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole perdite ematiche, che non raggiungono l’intensità del flusso mestruale, la loro comparsa può portare la donna a sottoporsi al test di gravidanza o ad un prelievo del sangue per verificare l’effettiva gravidanza. Tali piccole perdite ematiche possono protrarsi fino al terzo mese e sono generalmente innocue, in quanto indicano che l’embrione si è impiantato nell’utero; bisogna preoccuparsi solo se diventano molto intense e frequenti: in questo caso è meglio recarsi il prima possibile al più vicino Pronto Soccorso. Se invece si tratta di perdite di liquido bianco, esse sono normali e indicano che la gravidanza procede correttamente; solo nel caso in cui si accompagnino a bruciori o pruriti intimi potrebbero rivelare un’infezione e quindi è meglio recarsi dal proprio ginecologo.

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2) Secondo trimestre: nel secondo trimestre di gravidanza le perdite di qualunque tipo tenderanno a diminuire, in quanto il feto è ormai ben impiantato nell’utero, infatti si riduce il rischio di aborto spontaneo. Se si verificano delle perdite ematiche, è bene recarsi subito al pronto soccorso per escludere eventuali patologie, infatti potrebbe trattarsi di un distacco della placenta, che si posiziona in modo anomalo rispetto alle pareti dell’utero, ma che se presa in tempo non ha conseguenze per il feto né per la mamma; potrebbe trattarsi anche di placenta previa, cioè di un posizionamento anomalo della placenta nella parte bassa dell’utero, piuttosto che in quella alta come avviene normalmente, ma non vi sarebbero conseguenze se non l’obbligo del parto cesareo per la futura mamma; oppure potrebbero essere semplici minacce d’aborto, risolvibili con il riposo assoluto e la modifica di uno stile di vita sregolato. Infine, si potrebbe trattare di aborto spontaneo vero e proprio, ma in tal caso le perdite sono molto abbondanti o comunque continue, e accompagnate da dolori molto forti, per cui ci si reca immediatamente al Pronto Soccorso.

3) Terzo trimestre: nel terzo trimestre ritorna nuovamente una presenza accentuata di perdite vaginali, sia biancastre che acquose, legate a cause naturali, solo che spesso in questa fase aumenta la paura delle donne che avvicinandosi la data del parto temono la rottura delle acque. In realtà la rottura delle acque è continua e molto abbondante, per cui non è paragonabile a nessuna delle perdite sperimentate in gravidanza. Oltre che perdite acquose e biancastre in queste settimane della gravidanza potrebbero presentarsi frequentemente anche delle perdite ematiche poiché il collo dell’utero è molto sensibile e quindi tende a sfaldarsi con molta facilità; l’unico caso in cui preoccuparsi è se le perdite raggiungono una notevole intensità, in tal caso potrebbe trattarsi di un parto prematuro e pertanto è bene anche in questo caso recarsi subito al Pronto Soccorso.

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Perdite in gravidanza: quando preoccuparsi?

Le perdite in gravidanza possono essere sintomo di una patologia facilmente risolvibile o anche molto seria, per cui è sempre bene non sottovalutarle e accertarsi della natura di tali perdite rivolgendosi al ginecologo di fiducia. Esse, infatti, possono essere innocue ma anche un primo segno di minaccia di aborto.

1) Mestruo: talvolta accade che le mestruazioni continuino anche in gravidanza; questo perché il nostro corpo si basa su una sorta di memoria interna e pertanto continua ad espellere puntualmente ogni mese ciò che rimane dei cicli precedenti. Tuttavia non si tratta di una situazione da sottovalutare, in quanto le perdite ematiche in gravidanza possono essere anche sintomo di patologie serie.

2) Fibroma o polipo: a volte può capitare che le perdite siano dovute a uno o più polipi o fibromi, due diversi tipi di tumori benigni situati di solito sulle pareti del collo dell’utero, che di per sé non sono dannosi ma possono essere fonte di grande preoccupazione per le future mamme. In genere le perdite causate da un polipo o da un fibroma sono marroncine o rosate e completamente innocue.

3) Fecondazione assistita: nel caso la gestante sia stata sottoposta a fecondazione assistita, è abbastanza comune che si presentino delle perdite, in genere rosso scuro o marroncine, che si verificano a causa dei traumi subiti dalla vagina, sollecitata attraverso una tecnica di per sé innaturale, oppure potrebbe trattarsi di normali perdite da impianto. Tuttavia è anche possibile che siano il sintomo che l’embrione è stato espulso e quindi la gravidanza non è andata a buon fine. L’unico modo per conoscere la verità è aspettare l’esito degli esami e il conseguente responso del medico.

4) Infezione: se le perdite sono giallastre o verdastre, mucose e maleodoranti, e se sono accompagnate da bruciori o prurito, molto probabilmente la gestante ha contratto un’ infezione intima. La più comune delle vaginiti è la candidosi, che è provocata da un fungo che attacca i tessuti, e che tuttavia non è pericolosa per il feto. Per prevenire queste infezioni, è molto importante che la futura mamma segua una scrupolosa igiene intima: niente slip elasticizzati, perizoma, tanga, e via libera invece ad indumenti di cotone, che non comprimano troppo la pelle; inoltre sarebbe buona norma lavarsi ogni volta che si va in bagno ma semplicemente con l’acqua, in quanto i detergenti possono svolgere l’effetto contrario.

5) Distacco della placenta: il distacco della placenta si ha quando la placenta si distacca dalle pareti uterine, ma nella maggior parte dei casi non ha conseguenze gravi per la prosecuzione della gravidanza. Le perdite ematiche sono uno dei sintomi principali del distacco di placenta, non sono pericolose se prese in tempo, la gestante infatti dovrebbe recarsi immediatamente dal proprio ginecologo o ad un pronto soccorso per prendere gli opportuni provvedimenti.

6) Gravidanza extrauterina: si tratta di una gravidanza, detta anche ectopica, in cui l’embrione non si annida nell’utero ma al suo esterno, nelle tube di Falloppio; pertanto non potrà essere portata a termine normalmente ma dovrà essere interrotta, o aspettando che si risolva normalmente, oppure intervenendo attraverso farmaci o nei casi più estremi chirurgicamente. Le perdite che indicano una gravidanza extrauterina compaiono in genere alla settima o ottava settimana di gestazione, e consistono in perdite ematiche associate a forti dolori e crampi al basso ventre.

7) Minacce d’aborto o aborto spontaneo: in entrambi i casi si hanno perdite ematiche che sono indice di una situazione di pericolo, con la differenza che nella minaccia d’aborto le perdite sono meno abbondanti e accompagnate da dolori più blandi, mentre nel caso di un aborto già in corso le perdite sono molto abbondanti e accompagnate da dolori e crampi molto forti. L’unico rimedio per evitare minacce d’aborto successive è quello di trascorrere i rimanenti mesi nel riposo più totale, mentre una terapia prescritta molto frequentemente è l’assunzione di progesterone, un ormone che aiuta il regolare proseguimento della gravidanza, sotto forma di compresse, iniezioni o ovuli da inserire in vagina. Altri due rimedi molto utilizzati sono l’aspirinetta e l’eparina, due farmaci anticoagulanti che, come il progesterone, riducono le minacce di aborto, contribuendo in questo caso alla fluidificazione del sangue.

Diagnosi, cure e rimedi delle perdite in gravidanza

Come ripetuto più volte nonostante il più delle volte non ci sia motivo di allarmarsi la prima cosa che una donna dovrebbe fare quando si manifestano perdite di ogni genere in gravidanza è rivolgersi al suo ginecologo per capire esattamente cosa sono ed escludere l’eventualità di possibili cause patologiche. Di solito gli accertamenti prescritti dal ginecologo saranno: analisi del sangue, in particolare del valore beta hcg, l’ormone della gravidanza, associate ad un’ecografia, per verificare che il bambino sia in salute e che le perdite non siano sintomatiche di complicazioni della gravidanza. Nel caso in cui le perdite siano sintomo di una gravidanza a rischio, la gestante verrà obbligata al riposo forzato e assoluto fino al termine della gravidanza. Nel caso invece le perdite siano sì fastidiose, ma senza alcuna conseguenza grave per la gestante, l’unica soluzione è imparare a conviverci, e magari utilizzare un salvaslip per quelle più abbondanti. Spesso si sente attraverso il passaparola di rimedi naturali come lavande vaginali a base di yogurt o di bicarbonato per alleviare le perdite: in realtà è meglio evitare qualsiasi agente esterno a contatto con gli organi genitali, e limitarsi ad assumere solo i farmaci prescritti dal ginecologo.

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